29 giugno 2010

Ranelagh Gardens

Ciao a tutti, come va?
Spero tutto ok, io sto cercando di portarmi avanti col lavoro e scrivere qualche post in questi giorni di relax (mi hanno finalmente concesso un ponte, hurra!).

Immagino che l'argomento di oggi sia sconosciuto ai più, parleremo infatti dei Ranelagh Gardens, una forma di giardino aperto al pubblico che costituì il principale rivale dei Vauxhall Gardens, di cui abbiamo parlato in precedenza.

I Ranelagh Gardens, conosciuti anche come Ranelegh o Ranleigh, a seconda dell pronuncia inglese adoperata, erano giardini d'intrattenimento situati nel quartiere londinese di Chelsea; essi ebbero il loro periodo di maggiore splendore tra la fine del diciottesimo secolo e la prima metà del diciannovesimo.


Storia
I Giardini Ranelagh prendono il loro inconsueto nome da Ranelagh House, una grande dimora appartenente costruita tra il 1688-1689 dal primo Conte di Ranelagh, finanziatore del Chelsea Hospital, che sorgeva poco distante (1685–1702).
Secondo Antiquities of Middlesex di Bowack, datato 1705, l'intera costruzione di Ranelagh House fu progettata e fatta costruire sotto la supervisione del conte, che si occupò anche di un primo embrione dei giardino.
La costruzione principale sarà poi demolita nel 1805 e, successivamente, lo spazio divenne un campo da calcio, precisamente il campo di allenamento del Fulham F.C., conosciuto con il nome di Ranelagh Ground.


Il Chelsea Hospital (costruzione a sinistra) e i
Giardini Ranelagh (destra - Rotunda) con l'imbarcadero
by Thomas Bowles
Nel 1741 la casa (ancora in piedi) e i terreni vennero acquistati da una cooperativa che faceva capo al direttore del Theatre Royal, Drury Lane, Sir Thomas Robinson, il quale, avendo fiuto per gli affari e sfruttando l'esempio dato dai Vauxhall, aprì al pubblico il parco come meta per l'intrattenimento nel 1742, ottenendo fin da subito un grandissimo successo di pubblico e critiche (Robinson trattava il tutto come un grande teatro con una gigantesca coreografia).
Rispetto ai Vauxhall, ormai in decadenza, i Ranelagh guadagnarono moltissimi punti, definendosi come la nuova meta imprescindibile del divertimento all'aperto, con attrazioni e personaggi decisamente degni di nota.

Horace Walpole, di cui avevamo già parlato nel post dedicato a Strawberry Hill, scrisse riguardo ai Ranelagh Gardens:
It has totally beat Vauxhall... You can't set your foot without treading on a Prince, or Duke of Cumberland. Hanno [i Ranelagh Gardens] totalmente sconfitto Vauxhall... Non puoi fare un passo senza imbatterti in un principe o nel Duca di Cumberland.
- Horace Walpole

Una parte dei giardini fu inizialmente demolita nel 1803, negli anni successivi altre parti furono chiuse o reinvestite.

Attualmente, a differenza di quanto è accaduto per i Vauxhall Gardens (cfr. Cosa ne fu dei Vauxhall Gardens), buona parte del territorio verde una volta adibito a parco è stato annesso al Chelsea Hospital e ospita l'annuale motra floreale, molto seguita in Inghilterra, conosciuta come Chelsera Flower Show, di cui si fa cenno nel libro di Katie Fforde intitolato Un sentimento inopportuno.


L'esterno della Rotunda, il padiglione cinese e alcuni sentieri
by Thomas Bowles, 1754

Innovazioni e logistica
La più grande invenzione dei Ranelagh fu l'apertura di feste e balli mascherati a tutti i presenti nel giardino.
Prima, infatti, le maschere erano un intrattenimento esclusivo dell'aristocrazia, che le adoperava nei salotti e nei ritrovi al chiuso, a Ranelagh, invece, chiunque poteva entrare con una maschera, durante un evento organizzato.

Come si è detto, Ranelagh Gardens era situato a Chelsea, all'angolo opposto dei Cremorne Gardens, che apriranno più avanti, quando la fama dei Ranelagh sarà ormai scemata e questi saranno prossimi alla chiusura.
I Ranelagh Gardens, che si affacciavano sulla riva del Tamigi, avevano per l'approdo un maestoso ingresso che si affacciava, in prospettiva, su tutto il parco e sulla villa Ranelagh House, creando un panorama suggestivo e affascinante.
La comodità di poter essere raggiunti con imbarcazioni, anzichè in carrozza, era inoltre da non sottovalutare: le strade della capitale, benchè fossimo nel Settecento, erano comunque affollatissime di carrozze e di pedoni e ci si spostava a rilento, senza contare che un viaggio via acqua era sicuramente più inconsueto e suggestivo.
Tutti i palazzi bene di Londra che si affacciavano sul Tamigi avevano un approdo o un imbarcadero per potersi spostare, una moda molto in voga già ai tempi dei Tudor.


L'interno della Rotunda
by Canaletto in 1754.

Il centro del Ranelagh Gardens era costituito dal grande edificiò rococò di forma circolare del diametro di 120 piedi (ca. 37 metri). La progettazione dell'edificio era ad opera dell'architetto William Jones, che era precedemente arruolato nella Compagnia delle Indie Orientali.

In questa costruzione, nel 1765, Mozart, di appena nove anni, si esibì per gli spettatori dei Ranelagh Gardens, suscitando stupore e ammirazione per le sue doti di bambino prodigio.

Il pittore italiano Canaletto dipinse i giardini varie volte, per diverse commissioni, in particolare si ricordano i quadri d'insieme e due interni della Rotunda, la costruzione a pianta circolare a cui abbiamo accennto prima.

Oltre alla Rotunda, di cui si è già detto, nei giardini vi era inoltre un padiglione cinese, seguendo la moda, allora molto in voga, delle cineserie e giapponeserie e il fascino esercitato dal lontano Oriente. Il padiglione venne aggiunto successivamente all'apertura, nel 1750, assieme ad un lago artificial e a diverse nuove piste e sentieri da passeggio.

Grazie all'atmosfera romantica e alle deliziose macchie di cespugli, come direbbe la signora Bennett, Ranelagh Gardens erano un luogo ideale per innamorati e corteggiatori, tanto che Edward Gibbon scrisse:
The most convenient place for courtships of every kind — the best market we have in England.
- Edward Gibbon
Il posto più conveniente per fare una corte di qualsiasi tipo - il miglior mercato che abbiamo in Inghilterra.

La rotonda fu la prima parte ad essere demolita, nel 1803, a causa di vari danni subiti.
Successivamente svariate parti del parco furono chiuse poichè i soldi non erano sufficienti al mantenimento dell'intera struttura.

Dopo di allora, con la struttura dimezzata e l'intrattenimento divenuto di bassa leva, i giardini finirono in fretta la loro vita come centro dell'intrattenimento.

Ridisegnati nel corso dell'Ottocento da John Gibson, furono poi annessi ai territori del Chelsea Hospital.


Se volete visitare i Ranelagh Gardens, o quel che ne rimane, vi lascio una piantina su come raggiungerla, ad ogni modo sono vicinissimi ad alla fermata della metro di Putney Bridge; a Londra la metro arriva praticamente dappertutto [mica come nella mia città, dove se si va a piedi si fa prima.. >:(].



E adesso la nostra consueta sezione dedicata agli approfondimenti


Sitografia & Bibliografia
Wikipedia (EN) - Ranelagh Gardens

LLC Books, Former Parks and Open Spaces of London: Vauxhall Gardens, Westcombe Park, Promenade Concert, St George's Fields, Ranelagh Gardens, Abney Park

Chelsea Historical Pageant: Old Ranelagh Gardens, Royal Hospital


LLC Books, Fulham F.c. Home Grounds: Craven Cottage, Loftus Road, Wimbledon and Putney Commons, Ranelagh Gardens, Barn Elms, Hurlingham Park

Cyril Fitz Gerald, Ranelagh and its items



Spero che il post sia stato interessante,
ciao!



Mauser

26 giugno 2010

Geneva Fluter

Carissimi, carissime, come va?
Consultando la mia agenda di pubblicazione mi sono accorta che è da un po' che non aggiungiamo materiale alla rubrica dedicata agli oggetti del passato.
Cercherò quindi di farmi perdonari propinandovi qualcosa che difficilmente avrete visto nell'epoca moderna: il Geneva fluter.

Guardandolo cosa vi ricorda? Cosa sembra? Un oggetto per il burro? Uno strumento di tortura? Un soprammobile?
Molte donne dell'Ottocento probabilmente l'avrebbero riconosciuto, ma non noi che abitiamo un mondo completamente diverso.
E adesso la grande rivelazione: il Geneva fluter è un ferro da stiro.
Ma allora perchè non chiamarlo semplicemente "ferro"? E come mai dargli questa forma inconsueta tutta seghettata e ricurva?
Tante domande, altrettante risposte.

Il Geneva fluter, come potete vedere dalle varie immagini, è formato da una scatolina che funge da "base", questa si apre a libretto: la parte superiore esterna è formata da tanti triangoli, mentre la parte sottostante ha dei piedi più o meno decorati per essere comodamente appoggiata al tavolo. Nella parte centrale disposta tra i due coperchi andava messa la brace ardente, in modo che sprigionasse il suo calore e scaldasse il metallo di cui era fatto l'oggetto (ferro o acciaio).

La parte staccabile, invece, ricorda vagamente un ferro da stiro da viaggio, ma a differenza dei moderni ferri a cui siamo abituati, non ha né coda né punta, bensì è formata da un rettangolo di metallo ricurvo verso l'esterno con un manico per essere comodamente tenuto in mano senza scottarsi; la parte sotto del ferro è seghettata in maniera speculare a quella della base, in modo che le due possano combaciare perfettamente.

A cosa serviva il Geneva Fluter?
No, non è uno dei misteri dell'umanità, il Geneva Fluter serviva per stirare i vestiti formando i plissé, ovvero quelle piegoline perfette alle gonne o alle camicie, tutte uguali. Sicuramente ne rammenterete diverse forme e fogge.
In passato, per stirare questi indumenti, che con il lavaggio avevano perso la loro piega originaria, veniva adoperato queto strumento.

Le gonne plissettate erano particolarmente in voga nella seconda metà dell'Ottocento, prima di allora una piega simil la si faceva ai volant delle sottovesti e, visto il numero che se ne indossava, non era certo un lavoro da prendere sottogamba e sottovalutare, occorreva molto tempo per queste piegoline e per renderle perfette, senza contare che si rischiava sempre di bruciacchiare un po' la stoffa (cose che capitano ancora adesso ^_^) o di sbagliare l'inclinazione della piega.

Per utilizzare il Geneva Fluter la signora metteva i carboni ardenti nella base a libretto e aspettava che si scaldasse, nel frattempo poteva posizionare il "ferro" sulla stufa, in modo che il procedimento fosse più rapido. Poi, con molta cura, posizionava la stoffa sulla base e incastrava il ferro qualche istante, in modo che prendesse la forma, facendolo basculare seguendo la forma ricurva della superficie del ferro. Fatto un pezzetto si passava a quello successivo e così via, finchè tutta la parte richiesta non era perfettamente pieghettata in maniera impeccabile.

Esistevano diverse varianti al Geneva Fluter, quella di cui abbiamo parlato è la "classica" e la più diffusa, ma in altre la parte del "ferro" era svolta da una rotella seghettata con manico, simile a quella che si usa per tagliare i ravioli, che passava e ripassava sulla superficie della stoffa, rendendola pieghettata (vedere immagine a latere).

L'invenzione di questo strumento è della prima metà dell'Ottocento e si deve ad una ditta americana di Geneva, in Illinois, da cui questo tipo di ferro ha preso il nome: Geneva Ill. Hand Fluter; la società ha prodotto ed esportato questo strumento ed altri per la cura e la gestione della casa in tutta l'America e il vecchio continente.

Per quanto mi riguarda, la scoperta del Geneva fluter è stata davvero interessante, non avrei mai immaginato esistessero strumenti del genere, ma dopotutto, a qualche modo dovevano pur fare...
Molti sono gli oggetti che sono andati perduti nel tempo e, per noi italiani, è anche difficile recuperarne qualcuno ai mercatini delle pulci e simili, perchè in Italia non erano molto diffusi, mentre erano largamente commerciati sia in America (prima e dopo la Guerra di Secessione del 1861) che in Inghilterra.

Soeri che l'approfondimento sia risultato interessante anche per voi, a presto!


Baci



Mauser






25 giugno 2010

Caroline Norton e i diritti della donna sposata

Miei cari, come state?
Recentemente, spulciando la rete, è emersa una grande quantità di personaggi semi sconosciuti ai più, di cui però vorrei parlare.
Molte persone del passato che hanno compiuto grandi gesta per la vita e i diritti delle persone, che dovrebbero essere ricordati ad ogni assemblea ufficiale della materia, sono invece relegati nell'oblio, dimenticati.

Regina Strinasacchi è stata l'esempio lampante che abbiamo approfondito di recente, una donna tanto brava da aver suonato alla pari con Mozart, tanto musicalmente raffinata che il celebre compositore le ha addirittura scritto appositamente una partitura per il loro duetto passato alla storia, eppure lei non è neanche citata nei libri di storia e musica. Ricercare del materiale su di lei è stato difficilissimo, non c'è neanche una sua immagine, in giro, quando di altre ero riuscita a recuperare qualcosina, ma di Regina nulla.
Eppure qualcuno ha compreso il suo talento e sono oltremodo onorata del fatto che il post che ho scritto sia stato scelto da Paperblog per la prima pagina della rubrica culturale, quello che mi auguro davvero non è solo rendere popolare il mio blog, che so approfondisce argomenti di nicchia per appassionati, ma forse rispolverare personaggi e figure che davvero meritano la fama e la notorietà. Non sarà il Georgiana's Garden a donargliela, ma spero che li aiuti a fare un passetto.

Con questa filosofia mi accingo a scrivere un nuovo post della rubrica VIP, che si popola sempre più. La donna di oggi, sì, un'altra donna, si chiama Caroline Norton.
I suoi meriti e le sue virtù non sono il frutto di qualche cocktail genetico di creatività, arte e talento, non sono conoscenze che l'hanno portata a scoperte e invenzioni indimenticabili, ma quello che è stato speciale, in lei, è il coraggio che l'ha contraddistinta nel portare avanti una battaglia persa in partenza per i diritti delle donne sposate e divorziate.

Prima che diciate o pensiate qualcosa, vi dico subito che non si tratta di una suffragetta, nossignori, Caroline non era una donna che si batteva per il voto e le pari opportunità, ma solo per le opportunità, perchè è da ricordare che durante i secoli passati una donna sposata non aveva diritti, di nessun tipo.

Per pura coincidenza qualche giorno fa mi sono ritrovata a conversare con alcuni colleghi (uomini), discutendo di come fosse cambiata la figura femminile nel Novecento, diventando sempre più indipendente dall'uomo; a quanto ho avuto modo di capire, questa indipendenza ideologica e materiale della donna mette parecchio a disagio alcuni uomini, che vedono minata la loro figura di supporto e colonna portante, visto che ormai una donna è indipendente senza avere un uomo che la sorregga e protegga.
Il paragone con Caroline mi ha straziata perchè, sebbene qualcuno sostenza che nell'epoca moderna si stia andando troppo verso l'emancipazione femminile, dall'altra ho visto chiaramente cosa c'era, o meglio, cosa non c'era prima e penso che nessun essere umano, uomo, donna o bambino, meriti di essere trattato come lo erano le donne durante Settecento e Ottocento dalla legge e dal punto di vista puramente legale.

Si dice tanto dei diritti che la Rivoluzione Americana e quella Francese hanno portato, li chiamano diritti dell'uomo, ma a tutti gli effetti, essi sono stati diritti solo per gli uomini, non per le donne.
Ditemi che sono femminista, ditemi che sono imparziale, essendo donna a mia volta, ditemi anche che sono figlia del mio tempo, del consumismo, del baby boom anni 90 e di McDonald, prendete la canzone degli Eiffel65 intitolata Figli di Pitagora, ascoltatela e dite pure che sono figlia di tutto quello, una donna in carriera, indipendente, single e tutto questo. Ma sono abbastanza adulta, obiettiva e storicamente matura per poter valutare Caroline Norton per quello che era. Caroline era una donna coraggiosa che lottava per i duoi diritti di essere umano, ma soprattutto di madre, era sola ed era osteggiata e nonostante questo ha portato avanti la sua causa, dando inizio ad una nuova epoca della legge e dei diritti.
Caroline non era una santa, non era una martire, ma era una madre coraggiosa e questo le ha fatto e le fa onore.

Leggete la sua storia e ditemi se non è un personaggio che merita di essere ricordato non solo dalle suffragette e dalle femministe, ma da qualsiasi giurista, da qualsiasi essere umano.


Infanzia e matrimonio
La famiglia di Caroline era culturalmente piuttosto elevata ed attiva.
Caroline stessa era nipote di uno scrittore di teatro, Richard Brinsley Sheridan. Sua madre, Caroline Henrietta Sheridan, nata Callander, era una scrittrice, che tuttavia la stessa Caroline definirà, più avanti, come autrice di romanzetti sullo stile dell'epoca, ma privi di attrattive; la famiglia di sua madre era scozzese e imparentata con diversi lord e lady della terra di Scozia.
Il padre di Caroline, Thomas Sheridan, attore, soldato e governatore, morì in Sud Africa quando questa era solo una bambina di otto anni, una cosa non troppo insolita per l'epoca, lasciando tuttavia la famiglia in una situazione economica piuttosto precaria, anche questa non una novità.
Grazie all'intervento del Duca di York, amico del nonno di Caroline, alla madre e alle figlie fu permesso di alloggiare presso Hampton Court, dove le due rimasero per diversi anni.
Le tre sorelle Sheridan crebbero in un ambiente abbastanza quieto, manifestando da giovani la loro bellezza inconsueta che portò la primogenita, Helen, a maritarsi con un facoltoso peer inglese i cui successori saranno poi governatori del Canada e vicerè d'India. L'ultimogenita delle tre sorelle, Georgiana, era considerata la più graziosa delle sorelle e sposerà un noto duca inglese, diventando Duchessa di Somerset.

Caroline Norton
by Frank Stone
Quando Caroline compì i 16 anni, George Norton, facoltoso membro del Parlamento, affascinato dalla sua bellezza, macchiò irrimediabilmente la sua reputazione violentandola e, successivamente, la chiese in moglie per ripagare la famiglia di lei [bel ripago! Aspetta me che ti ripago! Scusa amore... mi è scivolato l'arsenico nel tuo tè... quanto mi dispiace... Oh, sei già morto? Pazienza...].

Questo episodio dell'esistenza di Caroline fu sempre piuttosto controverso, visto che il marito si rifiutò per tutta l'esistenza di ammettere la sua colpa a riguardo, ma la stessa Caroline ne parlerà in pubblico durante una seduta parlmentare.

Le carte sbagliate di quel matrimonio c'erano tutte: Caroline era troppo giovane e non molto certa di volersi accasare con un uomo più anziano, molto tradizionalista, possessivo e violento, d'altra parte ci vorrebbe del coraggio a biasimarla nel non voler sposare un uomo che l'ha violentata... -.-
Le ristrettezze economiche della famiglia di Caroline, tuttavia, e le ripetute pressioni della madre di lei, favorevole a quell'unione, portarono infine alle nozze della ragazza quando questa era appena diciannovenne.

Come probabilmente Caroline e altri si erano aspettati, George Norton non si rivelò un buon marito.
Egli infatti era un uomo violento, meschino, infedele e dedito ai vizi dell'alcool; Norton picchiava ripetutamente la consorte come sfogo della sua frustrazione, specialmente lavorativa (la sua carriera aveva subito una battuta d'arresto clamorosa); questi comportamenti non cessarono neanche quando Caroline rimase incinta e proseguirono fino quasi al termine della gravidanza, per ripendere una volta partorito [un vero sposino dal cuore d'oro, non c'è che dire. La mia proposta dell'arsenico è sempre valida, ma a questo punto lo ucciderei anche a coltellate].

Nei primi anni del matrimonio, Caroline cercò di crearsi un proprio posto in società costituendo un salotto composto di conoscenze varie e interessanti, tra questi diversi illuministi e letterati, avventurieri e il futuro re Leopoldo del Belgio (quello che, per intenderci, organizzerà e pianificherà il matrimonio di Vittoria e Alberto); il suo comportamento non fu privo di scandali, visto che era pettegolezzo comune nei salotti bene che la signora Norton frequentasse i suoi letterati non solo in salotto, ma anche in camera da letto.
A dispetto del carattere possessivo del marito, Norton incoraggiò questa linea di condotta sperando in un avanzamento della propria carriera [non per essere meschina, Norton, ma stai praticamente mandando tua moglie a battere i marciapiedi -.-]. Fu solo grazie a sua moglie (e ai suoi favori) che nel 1831 l'uomo venne promosso Magistrato della Polizia Metropolitana.


Divorzio e scandali
Portrait of the Hon Mrs Caroline Norton
by sir George Hayter
Il matrimonio, neanche il caso di dirlo, fu un autentico disastro, aggravato dal fatto che lei mal sopportasse il dispotismo e le maniere violente del consorte.
Dopo tre figli e qualche anno di tira-e-molla tra i due, l'unione finalmente ebbe termine ufficialmente nel 1836.

Il calvario di Caroline era appena all'inizio.
Alla donna infatti vennero date una rendita minima (probabilmente fittizia da parte del marito) e fu privata anche dei guadagni che otteneva dalla vendita di due titoli da lei pubblicati: George Norton requisì per sè le somme, sostenendo che ogni bene lei avesse, essendo i libri strati pubblicati quando lei era ancora sposata, fosse di proprietà del marito. Se la cosa vi sembra strana, sappiate che così era la legge inglese del tempo: tutti i guadagni di una donna erano proprietà del marito e col divorzio non poteva rivendicare nulla di tutto ciò per sè.
Caroline gestì bene la situazione, specialmente coi suoi creditori, a cui disse che, se volevano essere pagati, dovevano rivolgersi a suo marito.

Ma questo sarebbe davvero ben poca cosa rispetto a ciò che successe dopo, perchè oltre a tutto ciò le venne preclusa la possibilità non solo di educare, ma anche solo di vedere i suoi tre bambini.
Anche questo non deve stupire, come non deve farlo il fatto che nessuno fosse troppo costernato dalla cosa: sempre per la legge inglse, i figli erano, fino alla maggiore età, proprietà del padre. [Sottolineamo la parola proprietà].
C'era quindi ben poco che Caroline potesse fare per avere i suoi diritti di madre riconosciuti.

La sua reputazione, inoltre, era irrimediabilmente rovinata: passato lo scandalo per la perdita della virtù, che per inciso non era stato neanche colpa sua, era subentrata la nomea di divorziata a rovinarle la vita e le amicizie; essere divorziati, almeno fino alla seconda metà dell'Ottocento, era uno scandalo enorme.
Non solo questo, George Norton mise in giro voci e dicerie secondo cui Caroline e Lord Melbourne, amico di famiglia, avessero intrattenuto una relazione extraconiugale quando lei era ancora sposata con lui.
Caroline Norton come protagonista del suo
romanzo: "The Undying One"
by Rivista LIFE 1883

Non solo, sfruttando la sua influenza Norton bloccò le pratiche di divorzio della consorte, lasciandola quindi in uno stato di moglie-non-moglie per cui lei era ancora totalmente dipendente da lui, sia economicamente che legalmente.


Tragedia e svolta
Una delle chiavi di volta su cui si erge tutta la vicenda di Caroline fu la morte del figlio minore, William.
Caduto da cavallo durante un'uscita solitaria, il ragazzinò riscontrò gravi conseguenze che, tuttavia, non vennero diagnosticate e curate in tempo e con efficienza.
Per togliersi ogni responsabilità sull'eventuale morte del bambino, Norton scrisse alla consorte consentendole di vedere il ragazzo, non accennando minimamente alle sue condizioni fisiche. Quella che a Caroline sembrò un grande conquista, si trasformò invece in tragedia.
William non sopravvisse al lungo e difficile viaggio fino in Scozia e morì prematuramente.
Distrutta dalla perdita, Caroline accusò ufficialmente il marito di negligenza e mancanza di doveri nei confronti dei figli, intentando anche un procedimento giudiziario.
Dopo di allora Norton permise alla moglie di vedere gli altri due figli rimasti.

Segnata dalla propria vicenda, Caroline divenne uno dei principali sostenitori delle nuove proposte di legge che erano state presentate in Parlamento per l'uguaglianza dei diritti e il riconoscimento di dirtti nel matrimonio alle donne sposate.
Al dibattito parlamentare e al vespaio di proteste che emerse dalle Camere, Caroline rispose con un discorso in cui descriveva dettagliatamente le condizioni del proprio matrimonio.
Suddette condizioni a noi possono sembrare barbare, la violenza domestica è cosa tuttora diffusa nel mondo, anche nel nostro Paese, ma non è certo legale o approvata, mentre in passato questa forma di violenza era non solo giustificata, ma anche tollerata, accettata e consigliata dalla stessa Chiesa, che sosteneva che un uomo avesse il diritto di battere la propria moglie, se lo riteneva opportuno.

Con l'insistente campagna di Caroline, si ebbero due importanti leggi, la Custody of Infants Act (1839) e la Matrimonial Causes Act (1857): con la prima la donna aveva la possibilità di custodia dei figli minorenni, in caso di divorzio, mentre tramite la seconda riforma si concedeva alla donna una maggior quantità di diritti nel matrimonio, come la possibilità di ereditare delle proprietà, avere guadagni propri, ecc.

Paradossalmente, Lord Melbourne, amico di vecchia data di Caroline, si oppose alla riforma per cui lei aveva lottato così animatamente.
Per questo suo comportamento fu aspramente ripreso dalla Regina Vittoria, che non era certo una suffragetta, anzi! Quasi mai era favorevole a questo genere di riforma, ma i tempi stavano cambiando e l'esigenza di determinate leggi era ormai prioritaria nella lista delle revisioni dell'antico codice britannico, non troppo diverso da quello del Medioevo.
Lord Melbourne sostenne la sua posizione asserendo che, "dando troppi diritti ad una moglie, in una famiglia si sarebbe venuto a creare un conflitto d'interessi e un conflitto di poteri".

Come la Regina Vittoria, anche Caroline Norton fu estranea, quando non contraria, al movimento femminista che in quegli anni stava cominciando a formarsi.
Ciò che voleva, sostenne Caroline, era solo vedere riconosciuti dei diritti naturali, non sovvertire l'ordine naturale delle cose.

The natural position of woman is inferiority to man. Amen! That is a thing of God's appointing, not of man's devising. I believe it sincerely, as part of my religion. I never pretended to the wild and ridiculous doctrine of equality.

- Caroline Norton


Ormai a noi l'uguaglianza dei sessi, delle opportunità e delle possibilità sembra una cosa naturale, ma non bisogna giudicare il passato alla luce delle riforme moderne e delle conquiste che secoli di donne e uomini hanno fatto, perchè sarebbe sbagliato e si avrebbe una visione storica poco obiettiva e distorta.
La verità era che nell'epoca Vittoriana la donna e l'uomo non erano considerati allo stesso modo e pensarla diversamente era una cosa quasi rivoluzionaria, dopotutto, era la motivazione più utilizzata, uomini e donne erano DAVVERO diversi. Quindi perchè dovevano avere gli stessi diritti?
Non credo che questo sia il luogo né il tempo più consono per un dibattito femminista, sulla parità dei sessi e quant'altro, ma credo che sia corretto dare il giusto peso alle cose, almeno dal mio punto di vista.


Vita sociale e relazioni
Legalmente impossibilitata nell'ottenimento del divorzio, sempre a causa del blocco fissato dal marito, Caroline cercò conforto in altri uomini, intrattenendo diverse relazioni.
Negli anni quaranta dell'Ottocento fu compagna del politico conservatore Sidney Herbert, una relazione conclusasi nel 1846 con il matrimonio di Herbert con un'altra donna.

Foto di Sir William Stirling-Maxwell
secondo marito di Caroline
Lasciato Herbert, Caroline conobbe lo scrittore e romanziere George Meredith e, durante il loro affaire, servì da ispiratrice alla figura di Diana creata da Meredith per il suo romanzo Diana of the Crossways. Anche questa relazione si concluse.

Con la morte di George Norton, nel 1875 Caroline fu finalmente libera dall'ingombrante vincolo del matrimonio e, nel 1877 si risposò con uno storico e scrittore scozzese, amico di vecchia data: Sir W. Stirling Maxwell; la donna morirà tre mesi dopo.

Per quanto riguarda i suoi figli, il maggiore, Fletcher, morì di tubercolosi a Parigi all'età di trent'anni. La perdita di Fletcher segnò tremendamente la madre.
A quel punto rimaneva solo il figlio mediano, Thomas, che, a dispetto della sua salute piuttosto cagionevole, sopravvisse a sufficienza per ereditare il titolo di Lord Grantley dallo zio (il fratello della madre) e sposare una donna italiana conosciuta a Napoli, dove era in cura per la sua salute: Maria Chiara Elisa Federigo.
Il figlio di Thomas, John, numismatico e orticoltore di orchidee, eredità titolo e discendenza; fu protagonista di uno scandalo nel 1879, quando fuggì assieme alla moglie di un altro uomo, Katharine McVickar, figlia di un americano.
Il matrimonio di Katharine con il primo marito, Charles, sarà poi annullato in modo che la donna potesse legalmente sposarsi con John Norton.
Benchè non sia aggiornatissima sui titoli inglesi ancora in uso, mi pare che ci siano ancora eredi diretti per il titolo di Lord Grantley, quindi anche la discendenza di Caroline sia ancora in vita.
Il titolo di Lord Grantley è ancora in uso.


Bibliografia & Sitografia
Su Caroline Norton
Wikipedia (EN) - Caroline Norton
Caroline Norton and a Woman’s Legal Rights
Caroline Norton
Digital Library - Caroline Norton
BBC Historic Figures - Caroline Norton
Lady Caroline Elizabeth Sarah Sheridan Norton

Alan Chedzoy, A Scandalous Woman: The Story of Caroline Norton (libro)

Scritti da Caroline Norton
Caroline Norton, English Laws for women in the Nineteenth Century
Caroline Norton, A letter to the Queen on Lord Chancellor Cranworth's Marriage and Divorce Bill
Caroline Norton, The Letters of Caroline Norton to Lord Melbourne (libro)
Caroline Norton, Caroline Norton's Defense

Sull'argomento
Caroline Norton and the Victorian Divorce Laws
Mail Online - The wife who changed history (il titolo sarebbe da rivedere, ma vabbè...)



Spero che il post sia stato interessante ^_^

Baci a tutti



Mauser

21 giugno 2010

Westminster School - "Dat Deus Incrementum"

Carissimi, come state?
Questa volta sto cercando di fare la brava e di non lasciar passare troppo tempo tra un post e l'altro... è un obiettivo ambizioso, dal mio punto di vista, ma sto provandoci ^_^

Argomento di oggi è di nuovo la scuola e l'istruzione, tanto per rimanere in tema visti gli imminenti esami di maturità.
Dimentichiamoci della scuola italiana che fa pena, dove la disciplina è un optional e il livello d'insegnamento miserevole e andiamo a trovare una scuola britannica delle più famose.
Abbiamo parlato in precedenza di Eton, il più prestigioso tra gli istituti privati inglesi, senz'altro il più famoso: oggi visiteremo il Royal College of St. Peter in Westminster, comunemente noto come Westminster School, il più eccelso istituto del Regno Unito per grado di preparazione.

So che Westminster School non è famosa quanto Eton e so che molti non la conoscono, ma credetemi se vi dico che nessuna scuola potrà mai darvi una preparazione come questa. Se Eton ha fatto della sua storia e dei personaggi famosi il suo prestigio, Westminster si è lanciata su un altro tipo di propaganda, puntando su una preparazione serratissima e completa per i suoi studenti.
Nonostante questo, sappiate che nemmeno Westminster è nata ieri o l'altro ieri, ma vanta svariati secoli di storia alle sue spalle
Westminster School è una delle nove scuole pubbliche più antiche e prestigiose della Gran Bretagna e viene citata assieme ad altre nel Public Schools Act 1868.


Storia e origini
La storia dell Westminster School si divide nettamente in due periodi: il primo va dal 1179, probabile anno di fondazione, al 1540, anno di scioglimento dei monasteri per volere di Enrico VIII; il secondo periodo, come potrete immaginare, va dal 1540 ad oggi.

Come si è detto, si prende per buono l'anno 1179 come periodo di fondazione della Westminster School; inizialmente si trattava di una scuola pubblica nel concetto medievale del termine, ovvero aperta a tutti coloro che potevano permettersi di pagare la retta e le spese, ma non un tutore privato come accadeva per la nobiltà.
Il primo nucleo della scuola sorgeva proprio accanto all'omonima abbazia di Westminster ed era diretto da frati benedettini che, sotto l'ordine del papa Alessandro III, avevano costituito questa scuola per il pubblico insegnamento.

La scuola mantenne i suoi ritmi e le sue discipline fino al 1540 quando, a seguito del grande scisma anglicano, Enrico VIII dichiarò il dissolvimento di tutti i monasteri e gli ordini monastici.
A causa tuttavia del suo carattere "regale" (la parola Royal fa parte del nome ufficiale dell'istituto), il Re si preoccupò personalmente di mantenerne l'istituzione con 40 King's Scholars la cui istruzione era sovvenzionata dallo Stato e che dovevano andare a rappresentare l'eccellenza del Paese.

Durante il successivo regno di Maria I, detta la Sanguinaria, la religione cattolica venne restaurata nel Paese e così anche le abbazie e i conventi. La scuola s'ingrandì anche grazie al grande numero di spazi lasciati vacanti da monaci ritirati, scappati o uccisi.

Nel 1560, sotto il regno di Eisabetta I, la scuola venne ufficialmente ri-fondata con il personale di 40 Queen's Scholars (analogo a King's Scholars) scelti tra gli studenti eccellenti che avevano già frequentato un anno di corso a Westminster.
A quel tempo la scuola era ancora un istituto completamente maschile (come si è ripetuto, l'educazione delle giovinette non comprendeva campi come latino, matematica ecc, piuttosto venivano educate a casa a leggere e scrivere e venivano loro insegnate discipline come cucito, danza e ricamo cfr. La scuola pubblica e Le Riforme dell'Educazione e dell'Istruzione).
Elisabetta fu sempre molto legata all'istituto, visitando spesso i suoi allievi e premiando i migliori del campo. A tutti gli effetti il 1560 viene considerato l'anno della ri-fondazione della scuola.


Edifici e logistica
Gli edifici della Westminster School sono stati oggetto di molte dispute durante i secoli passati.
Trattandosi in origine di una proprietà religiosa, anche dopo la riforma di Enrico VIII e la rifondazione di Elisabetta I si è a lungo faticato e disquisito se gli edifici scolastici e religiosi fossero di proprietà dell'amministrazione scolastica oppure della Collegiata dell'Abbazia di Westminster; l'ultima parola a riguardo l'ha voluta proprietà dei primi, espropriandola ai canonici.
La disputa è durata più di 25 anni.

Al giorno d'oggi, le stanze di Westminster School sono Patrimonio dell'UNESCO e fanno parte del sito dell'Abbazia di Westminster.
All'interno della scuola si trovano stili tra i più differente, dalla College's Hall, esempio integro di refettorio medievale.
La Elizabethan Gallery è una costruzione eretta specificatamente perchè la sovrana potesse osservare i discepoli della scuola mentre seguivano le lezioni, si tratta quindi di un edificio cinquecentesco ancora in uso e in ottime condizioni.

Il collegio vero e proprio, compreso di dormitori, è costituito da diversi edifici, di cui i più importanti sono i dormitori denominati rispettivamente Houses of College, Dryden's and Wren's che si affacciano sull'antica infermeria del monastero benedettino.
Il progetto dell'edificio fu del famoso architetto britannico Richiard Boyle, Conte di Burlington, a sua volta autore di altre costruzioni di pregio e interesse come Chiswick House e Burlington House (Londra); i disegni di Burlington si basano a loro volta sull'originale progetto di sir Christopher Wren (da cui il nome di una delle costruzioni), originariamente un Old Westminster, cioè un displomato dell scuola (come esistono gli Old Etonians, ci sono anche gli Old Westminster ^_^).

Alcune delle aule della scuola, inoltre, sono state ricavate dall'antico dormitorio del monastero benedettino e successivamente rimaneggiate perchè fossero idonee agli scopi prescelti.

Gli edifici scolastici vennere gravemente danneggiati durante le bombe del 1941, nella Seconda Guerra Mondiale e la scuola, dopo un periodo di ristrutturazione, fu riaperta al pubblico nel 1950 con l'inaugurazione da parte del re Giorgio IV.


Discipline e materie d'insegnamento
Fino all'Ottocento la scuola mantenne una gamma di discipline varie, ma piuttosto tradizionaliste, incentrate più che altro sul campo umanistico che su quello scientifico.
Il curriculum studentesco prevedeva l'insegnamento di diverse lingue, sia antiche che moderne; le materie spaziavano dall'Inglese, Latino, Greco, Arabo ed Ebraico, le ultime due erano scelte stranamente insolite.

La disciplina è una delle chiavi d'insegnamento della scuola e la sua tradizione rigida ne è un segno distintivo.
Gli studenti di Westminster sono sorvegliati con grande attenzione per prevenire alla scuola qualsiasi tipo di scandalo: la supervisione degli insegnanti comprende non solo le ore di lezione e di doposcuola, ma anche tutto il circondario dell'istituto.

Il tradizionalismo della Westminster School è abbastanza evidente dalla sua storia: non solo i rettori dell'istituto si sono sempre rifiutati di spostare la sede in zone più idonee ad un edificio scolastico, ma sono fermamente rimasti saldi nella decisione di mantenere l'istituto principale nel centro della città.

Non solo, perfino durante l'epoca Vittoriana Westminster era conosciuta per il suo attaccamento alle regole del passato, poco incline ad accettare la nuova visione umanistica della cultura e della letteratura, così come alcune delle più eminenti scuole di pensiero europee dell'epoca che, si considerava, davano troppa libertà di spirito all'individuo, costituendo un modello sbagliato per gli allievi che dovevano andare a formare la nuova classe dirigente, quindi salda nelle proprie idee e posizioni.
Per dirlo i Victorians...

Anche l'accettazione del gentil sesso tra gli alunni è storia recente e, ancora ai giorni nostri, come ad Eton, si fatica ad integrare la cosa. A differenza della più famosa scuola inglese, la Westminster School ha permesso alle ragazze l'accesso ai corsi, ma solamente agli indirizzi superiori, quindi per alunne di età maggiore di 16 anni.
Nonostante il suo tradizionalismo, Westminster si è rivelata una scuola in grado di stare al passo con i tempi e le riforme sociali e culturali, forse più di altre.


Studenti
Benchè la scuola sia ufficialmente mista, cioè comprendente sia alunni che alunne, l'ingresso di queste ultime, oltre ad essere un fatto estremamente recente, è anche limitato nel numero e nell'età, il cui ingresso è solo al compimento del sedicesimo anno d'età, mentre per gli alunni maschi esistono corsi di studio elementari e medie.

Attualmente la scuola conta circa 750 studenti con una spesa trimestrale di 9.448£ compreso il pensionamento all'interno dell'istituto (£28,344 annuale), oppure il prezzo scende a £7,094 per la sola frequentazione più tasse per gli esami (£21,282).
Ricordo che i terms, cioè i termini di studio (volgarmente noi li chiameremmo trimestri, ma loro si riferiscono per ciascuno alla sua chiusura e ai relativi esami) sono 3, per un totale di 9 mesi di scuola.

Per gli alunni delle classi elementari (7-11 anni): l'accesso e il passaggio da una classe all'altra è regolato da una serie di esami redatti da insegnanti interni e colloqui orali.

Per gli alunni delle classi medie (13-15 anni): l'accesso è regolato dal Common Entrance, una serie di esami statali comuni che costituiscono la base della preparazione inglese. Naturalmente i vari studenti vengono esaminati anche dai propri insegnanti con molta rigidità oltre agli esami classici.

Per gli alunni delle classi superiori (16-18 anni): l'accesso è regolato dai risultati ottenuti sulle prove del GCSE (General Certificate of Secondary Education); è solo a questo punto del cammino scolastico che le ragazze hanno diritto all'accesso alla scuola, accesso rigidamente regolato dagli insegnanti e da punteggi e votazioni di vario genere secondo alcuni test di ammissione. Come si è detto, preparazione e disciplina costituiscono il punto di forza di questa scuola.



Oltre ai classici esami, esistono varianti e accessi diversi, oltre ad una precisa gerarchia scolastica.
Vi sono otto Queen's Scholars per ogni corso, scelti in base alle votazioni conseguite e al loro posizionamento (e superamento) del Challenge, l'esame successivo al Common Entrance; questi pensionano all'interno della scuola, in edifici prestabiliti.
Vi è inoltre l'Honorary Scholarships per coloro che superano con eccellenza i Challenge, ma non vogliono risiedere all'interno dell'edificio scolastico.
Il conseguimento di uno di questi due traguardi è l'obiettivo primario di tutti gli studenti della Westminster School.

A questo punto sorge spontaneo il paragone, da parte di una che ha fino le scuole da due anni, con l'istruzione italiana, dove l'importante non è conseguire un buon risultato, bensì passare, a qualsiasi modo ma passare, anche se c'è da fare ricorso al TAR non importa, il risultato conseguito è ben poca e miserevole cosa nel nostro Paese dove la scal sociale la si scala con le mazzette e i regali, piuttosto che con la meritocrazia.

La Westminster School possiede, inoltre, il più alto tasso di accettazione agli esami di ammissione alle prestigiose università inglesi, il circuito di Oxbridge (Oxford e Cambridge) in primis.


Il rito delle Case: la Rowling non ha inventato niente di nuovo
All'interno della Westminster School, così come in quasi tutti gli altri istituti dove gli studenti soggiornano anche per la notte, gli alunni vengono smistati all'inizio del loro corso di studi in una delle Case della scuola.
Le Case sono un po' la famiglia degli studenti, dove questi vengono seguiti dai prof di rappresentanza, dai seniors ecc ed è alla Casa di appartenenza che fanno riferimento i premi e le onoreficenze ricevute durante il percorso scolastico di uno studente.
Le Case portano in genere il nome di personaggi illustri legati al mondo della Westminster School e sono identificate da uno o due colori in abbinamento, le Case attualmente attive sono le seguenti:
  • College - CC
  • Grant's - GG
  • Rigaud's - RR
  • Busby's - BB
  • Liddell's - LL
  • Purcell's - PP
  • Ashburnham - AHH
  • Wren's - WW
  • Dryden's - DD
  • Hakluyt's - HH
  • Milne's - MM

Studenti famosi
  • Richard Hakluyt (1553–1616) - scrittore
  • Ben Jonson (1573–1637) - poeta e drammaturgo
  • Arthur Dee (1579–1651) - alchimista e medico di corte
  • George Herbert (1593–1633) - poeta ed oratore
  • John Dryden (1631–1700) - poeta e scrittore teatrale
  • John Locke (1632–1704) - filosofo
  • Cristopher Wren (1632–1704) - architetto, scienziato e co-fondatore della Royal Society
  • Robert Hooke (1635–1703) - scienziato (cfr. Royal Society)
  • Henry Purcell (1659–1695) - compositore
  • Augustus Henry Fitzroy, 3rd Duke of Grafton (1735–1811) - Primo Ministro inglese
  • Charles Wesley (1707–1788) - metodista, autore di oltre 6000 inni sacri
  • Edward Gibbon (1737 – 1794) - storico (cfr. Royal Society)
  • Jeremy Bentham (1748–1832) - avvocato, eccentrico e filosofo
  • Matthew Gregory "Monk" Lewis (1775–1818) - scrittore e drammaturgo
  • John Russell, 1st Earl Russell (1792–1878) - Primo Ministro inglese
  • A. A. Milne (1882–1956) - autore e giornalista
  • Andrew Huxley (b. 1917) - vincitore del Premio Nobel in fisiologia
  • Peter Ustinov (1921–2004) - attore, scrittore e narratore
  • Andrew Lloyd Weber (b. 1948) - compositore e scrittore teatrale
  • Dido Armstrong (b. 1971) - musicista britannica sotto lo pseudonimo di "Dido"
  • Mica Penniman (b. 1983) - musicista britannico sotto il nome di "Mika"

Spero proprio che l'approfondimento sia stato interessante, purtroppo non sono stata in grado di rintracciare qualche video passabile sulla scuola, dovrete accontentarvi delle fotografie che ho recuperato...

Lascio anche la solita sitografia/bibliografia, così chi fosse interessato può approfondire l'argomento (e magari scriverci qualcosa sopra, perchè no??)





Bibliografia&Sitografia
Wikipedia (IT) - Westminster School
Wikipedia (EN) - Westminster School
Westminster School Official Website
Fisher & Barker, Memoirs of Richard Busby with some accounts of Westminster School in Seventeenth Century
John Sargeaunt, Annals of Westminster School
William Lucas Collins,

20 giugno 2010

Brilliant green

Hello!
Come va? Spero tutto bene, io come vedete mi sto portando avanti col lavoro e sto scrivendo un po' di post nel tempo libero, deliziandomi delle mie ricerche ora che non ho più la consegna pressante del capitolo della mia fanfic su Harry Potter, rigorosamente Dramione.

Il post di oggi l'ho intitolato brilliant green e se tra voi c'è qualcuno con l'anima del detective alla Miss Marple o alla Hercule Poirot, sicuramente avrà colto immediatamente il richiamo a qualcosa che avevo già detto.
No?
Poco male, vi do un aiutino... rammentate il post sul cappellaio e sul famoso modo di dire «Essere matti come un cappellaio»?
Ahah! Adesso non avete più scusanti!
Sì, naturalmente mi sto riferendo al colore e alle sue... ehm, come metterla in maniera carina? Sì, insomma, proprietà collaterali, prima fra tutte la sua tossicità.

Ci fu un tempo, infatti, in cui i pigmenti coloranti avvelenavano le persone.

Il colore verde è il caso più eclatante: entrato nella rosa delle tinture relativamente tardi, dovette la sua fama principalmente al fatto che fosse difficilissimo da ricreare e, anche una volta tinta la stoffa di questa sfumatura, la colorazione tendeva a sbiadire a macchia di leopardo, creando effetti sicuramente scenografici, ma forse non proprio esempi di stile per la cultura dell'epoca, dove i jeans strappati e le camicette stropicciate non erano ancora il top dello chic.

Per lungo tempo durante Cinquecento, Seicento e Settecento si cercò di mettere a punto un pigmento colorante abbastanza resistente che non rendesse abiti e drappeggi inutilizzabili dopo essere stati adoperati una singola volta.

La grande scoperta dell'Emerald Green
La grande scoperta della colorazione verde fu ad opera del chimico Scheele, da cui deriverà poi una particolare gradazione di verde adoperata per tessuti e carta.
Dai suoi studi Scheele ottenne una pigmentazione abbastanza vivida e resistente che entrò subito in commercio.
A causa tuttavia delle sue protratte ricerche sull'arsenico e altre sostanze tossiche che componevano la formula chimica del verde, Scheele morirà nel 1786, proprio per una intossicazione da arsenico e metalli pesanti.

Nel 1814 due chimici tedeschi, Russ e Sattler cercarono a loro volta di migliorare le colorazioni che si erano tentate fino ad allora, quasi tutte a base di arsenico e malachite.
I loro esperimenti portarono alla sintetizzazione in laboratorio di un pigmento a base di arsenico che venne chiamato Emerald Green, estremamente tossico.

Formula chimica dell'emerald green
Cu(C2H3O2)2·3Cu(AsO2)2



A dispetto del fatto che un prolungato contatto con la sostanza portasse ad avvelenamento da arsenico e, quindi morte assai dolorosa, l'emerald green divenne ben presto la moda per i tintori di stoffe, i sarti, i tappezzieri e i criminali in genere.
Ma questo non fu che l'ultimo di una lunga serie di episodi con protagonista questo colore particolare, la sua produzione e il suo impiego.

In Inghilterra il commercio massivo di arsenico era iniziato nel 1812 a Perran-ar-Wortha, proseguito con l'apertura di un nuovo stabilimento nel 1834 a Bissoe nella Carnon Valley.
I locali stabilimenti di lavorazione del cotone e le filande diffusissime in quasi tutto il Nord del paese captarono quasi da subito le potenzialità del prodotto, iniziando ad utilizzare pigmenti e tinture a base di arsenico per la colorazione di stoffe e tessuti.
Oltre all'industria tessile, il verde dato dall'arsenico era adoperatissimo in molti altri ambiti industriali: nelle lampade di piombo, nella concia delle pelli, nella produzione di saponi e nel trattamento di carta da parati.


Manufacture of [emerald green] began in 1814 at the Wilhelm Dye and White Lead Company of Schweinfurt. It was more popular than Scheele’s green and was soon being used for printing on paper and cloth; it even coloured confectionary.
John Emsley, The Elements of Murder: A History of Poison

La produzione di emerald green iniziò nel 1814 alla Willhelm Dye and White Lead Company di Schweinfurt. In breve divenne molto più popolare del verde Scheele e iniziò ad essere utilizzato per carta e tessuti; venne addirittura utilizzato come colorante in pasticceria.

Con la produzione massiccia di questo colorante, si iniziarono ad avere molte varianti sulla formula di base.

L'origine di tutt i verdi-arsenico che conosciamo è il
Scheele Green: sulla cui formula lavorarono Rus e Sattler. Questa tonalità di verde, sebbene rappresentasse un passo in avanti rispetto alle colorazioni adoperate fino ad allora, era particolarmente spenta e sbiadita.

Emerald Green: conosciuto con moltissimi nomi, tra i quali Parrot Green, Vienna Green, Paris Green, Schweinfurt Green, Imperial Green, è il nome con cui si conosce al formula elaborata da Rus e Sattler nel 1814. L'emerald green, come dicono i suoi nomi, aveva una colorazione vivida ed intensa.



Il secolo dell'arsenico: come i Victorians furono avvelenati quotidianamente
Come è facile intuire, la grandissima diffusione dell'arsenico nell'ambito quotidiano (addirittura alimentare) portò l'Inghilterra del diciannovesimo secolo ad un vero e proprio avvelenamento collettivo da questa sostanza.

La natura tossica della sostanza non venne riconosciuta fino al 1822, quando la sua composizione chimica fu finalmente resa pubblica

…its poisonous nature was revealed. Manufacturers then changed the recipe, adding other ingredients to lighten the colour, and changing its name accordingly in an effort to disguise its true nature.
John Emsley, The Elements of Murder: A History of Poison

...la sua natura tossica venne rivelata. Le industrie cambiarono immediatamente la formula, aggiungendo ingredienti per variarne il colore o cambiando il nome del prodotto per cammuffarne la vera natura.

The girl embroidering
by Georg Friedrich Kersting
Quando fu chiaro che l'emerald green altri non era se non un veleno, il suo massiccio utilizzo cominciò a calare rapidamente. Sfortunatamente il processo che portò dalla scoperta delle proprietà tossiche della sostanza alla comune conoscenza di ciò fu lentissimo e si dovette scontrare contro le grandi e potentissime lobby industriali che impiegavano il Scheele Green e l'Emerald Green nelle loro fabbriche.
Il primo settore interessato fu quell dell'abbigliamento, che già dagli anni 20-30 dell'Ottocento cominciò a disertare le colorazioni a base di verde-arsenico.
Ma il caso più sensalizionale fu senza dubbio quello del settore della carta da parati, la cui produzione e colorazione continuò ben oltre la metà del secolo, cioè circa trent'anni dopo che era stata scientificamente provata la sua tossicità.

Nel 1815 il chimico tedesco Leopold Gmelin (1788-1853) iniziò a sospettare un avvelenamento da arsenico dovuto alla presenza di questa sostanza come colorante di tappezzerie, che appestavano l'aria dove si radunava la famiglia.
Sfortunatamente per le persone dell'epoca, gli avvertimenti dell'uomo caddero nel vuoto e la produzione di carta da parati verde aumentò notevolmente.
Nel 1861 la produzione di carta con Scheele Green o Emerald Green era ancora elevatissima e l'Inghilterra ne era il più grande consumatore mondale. A nulla servirono i ripetuti avvisi di molissimi chimici e medici dell'epoca a cui, dopo ripetuti esperimenti, fu chiaro che la moltitudine di casi di avvelenamento era dovuta alla presenza di arsenico in quasi tutti gli oggetti di uso e contatto quotidiano.

Si può dire che il vero calo di vendite del tintura verde prodotta tramite arsenico si ebbe solamente dopo il 1870, quando la tintura cominciò ad essere sostituita da composti sintetici prodotti e studiati in laboratorio; certo questi ultimi non furono molto meno velenosi, specie nei casi in cui contenevano significative quantità di piombo o rame, ma era comunque un passetto avanti verso il rigetto dell'arsenico.


Le gravi conseguenze
La reazione ritardata alle avvertenze espresse dagli studiosi dell'epoca portò a conseguenze gravissime per la popolazione e per i lavoratori.

Moltissime fabbriche che producevano gli oggetti elencati sopra, oltre ad andare incontro a crolli finanziari a causa del calo dell vendite, si ritrovarono con centinaia di migliaia di ragazze intossicate da arsenico fin dalla giovane età: esse manifestavano disagi fisici e psicologici dovuti al progressivo e continuo avvelenamento perpetrato durante le lunghe ore di lavoro a contatto con la sostanza e i materiali colorati con questa.

Non solo, la percentuale di sofferenti e di morti per avvelnamento da arsenico fu talmente alta che non si è in grado di ritrovare, nella Storia, un tale avvelenamento massiccio di popolazione dovuta ad una singola causa.
I numeri sono raccapriccianti e parlano non solo di avvertimenti non seguiti, dimenticati, derisi, ma anche di speculazione da parte di imprenditori "furbi" che, con il loro comportamento, contribuirono a stroncare la vita di molti innocenti.


La storia del passato, purtroppo, parla spesso di morti a causa dell'ignoranza nelle varie materie e della scienza particolarmente arretrata che, prima di terminare gli studi, stava già commercializzando i suoi prodotti: più che una materia di conoscenza, sembrava un business come un altro per fare soldi a scapito dei poveracci.
Il discorso sull'emerald green è solo uno dei molti che si potrebbero fare, forse neanche l'esempio più significativo.

Una volta mi è stato chiesto come mai amassi tanto la storia, io penso che studiarla e conoscerla sia un modo per imparare dagli errori senza doverci passare in prima persona e credo che gli insegnamento del passato, provati sulla pelle di chi è venuto prima di noi, non dovrebbero cadere nel vuoto.

A tale proposito temo sia inevitabile dire, a questo punto, che il presente blog è un blog di approfondimento storico, certo fatto da una appassionata e non da una professionista, ma in questo campo intendo comportarmi esattamente come una che della storia ha fatto il suo mestiere.
Pertanto, è doveroso che io ammetta che non si parlerà solo di argomenti "leggeri", purtroppo la storia ci fornisce moltissimo materiale più impegnato di cui parlare e su cui riflettere e io intendo parlare anche di ciò, per quanto scomodo esso possa sembrare.
Al tempo dei Victorians, come prima, non c'erano solo bei vestiti e feste favolose, intendo essere assolutamente obiettiva sulla vita all'epoca, sebbene io pensi seriamente che condire il tutto con un po' di umorismo possa aiutare.


Letture interessanti & Sitografia
Killer Wallpaper by Andrew Mehard
White House Museum - The Green Room (riferito alla Casa Bianca degli USA)
Wikipedia - Brilliant Green
Wikipedia - Paris Green
Jane Austen World - Emerald Green or Paris Green, the Deadly Regency Pigment
Two Nerdy History Girls - A deadly shade of green
Pigments through the ages - Emeral green
John Emsley, The elements of murder
(Google Books p.118)

The Arsenic Waltz
or "how poison-green got its name"


Per sdrammatizzare un po' l'argomento, visto che sul finire siamo arrivati ad un punto di discussione decisamente serioso e grave, consiglio l'ascolto della canzone Toxic di Britney Spears, seguita dal video di Byoncé e Lady GaGa Telphone, per rimanere sul tema "macabro".
A seguire una bella canzone dei Brilliant Green, il gruppo Jpop che ha scelto il nome dell'argomento da noi trattato, io consiglio vivamente la opening dell'anime Gintama, il titolo della canzone è Pray, il ritmo è molto sincopato, quindi premetto che potrebbe non piacere...

In aggiunta, la visione di un film che sicuramente la maggior parte di voi conosce, se non a menadito, almeno a grandi linee; naturalmente sto parlando di Arsenico e vecchi merletti, che vede una divertente interpretazione di Cary Grant agli albori della carriera (siamo nel 1944, fors epiù vicini al secolo dei Victorians che a quello attuale), ancora giovane, ad interpretare lo svampito nipote di due candide vecchine il cui passatempo preferito è avvelenare le persone con vino di sambuco corretto con arsenico.

Baci a tutti, a presto!



Mauser


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