29 maggio 2010

Lo strano matrimonio del Principe Reggente e della Principessa Carolina di Brunswick

Una volta un mio amico [un mio carissimo amico] mi ha chiesto come mai la storia mi appassionasse tanto; molto candidamente io gli risposi che la parte migliore della storia è quella che le persone non conoscono, i dettagli, i pettegolezzi, la quotidianità. Dopo un po' di anni è quello che credo ancora e lui, ogni volta che parliamo di storia, mi dice che in realtà io non ho davvero l'anima della storica, ma sono solo una appassionata di gossip storico. Penso che sia vero.

Riflettendo su tutto ciò, per questo blog ho deciso di aggiungere una rubrica nuova, intitolata Gossip Storico, una bella seduta di pettegolezzo tra matrone e malelingue di due secoli fa. Forse sono dettagli che interessano solo a me, ma credo che da qui si possa prendere spunto per fare approfondimenti utili alle nostre analisi storiche, al nostro approfondimento, dopotutto io penso seriamente che la storia non debba essere esclusivamente un mandare a memoria date e luoghi che dieci minuti dopo si sono già dimenticati, no, io credo che studiare, amare e approfondire la storia sia qualcosa di molto più ampio, certo ci saranno i luoghi, i personaggi e tanti numeri, ma non solo quelli. Perchè penso questo?
Perchè la storia ufficiale la scrivono i potenti e i vincitori, mentre la storia di tutti i giorni... beh, al mondo non c'era solo loro, ma un'infinità di persone comuni che hanno fatto storia tanto quanto Giulio Cesare, Attila, Carlo Magno o Cavour ^_^, naturalmente senza nulla togliere in merito a questi.

Senza contare che il gossip del 1800 è molto più interessante del leggere quelle riviste senza spessore che ogni giorno ci propongono in edicola, fors epiù culturalmente elevato dello scoprire che Briatore ha chiamato suo figlio Falcon [per carità, ottimo nome per un personaggio storico, il protagonista di un bel romance ambientato nella Conquista Normanna, ma forse non proprio indicatissimo al giorno d'oggi, specie con quella N finale -.-].

Bene, se volete tuffarvi nella nostra seduta di pettegolezzo, che per inciso non avrà nulla da invidiare alle vecchine zitelle alla Miss Marple o alle signore di Cranford, allora benvenuti e benvenute in questa rubrica che ha come primo argomento di discussione lo strano matrimonio del Principe Reggente e della Principessa Carolina di Brunswick.

Intanto bisogna dire che questo matrimonio così famoso non incominciò proprio nel migliore dei modi da entrambe le parti.
Prinny, il soprannome con cui abitualmente gli inglesi si riferiscono a Giorgio IV prima che diventasse Giorgio IV, cioè era ancora Principe (lui era il famoso Principe Reggente), non era proprio entusiasta di questa sposa.
D'altra parte, credo neanche la nostra Carolina smaniasse dalla voglia di legarsi mani e piedi ad un tipo simile... insomma, ci voleva tanto coraggio e molta diplomazia.

Ammettiamolo, non si trattò di amore a prima vista e, per i più critici, forse neanche di amore...

Acquaforte di Giorgio IV e Carolina di Brunswick
il giorno del loro matrimonio
Lo stesso Prinny alcuni anni addietro aveva segretamente sposato una vedova cattolica [oddio! Una papista! Nulla che gli inglesi odino di più!], tale Maria Fitzherbert; il matrimonio comunque venne annullato in fretta e furia non appena la notizia si sparse all'interno della corte; motivazione ufficiale: andava contro il Royal Marriage Act, una sorta di lista delle caratteristiche che dovevano essere possedute dalla persona che entrava a far parte della famiglia reale. Inutile dire che Maria non ne possedesse molte e, anche se le avesse avute, difficilmente il suo matrimonio sarebbe comunque durato.
Lo scandalo del matrimonio segreto di Prinny fu qualcosa di molto simile a quello perpetrato dal figlio della Regina Vittoria, lo stesso che appare nel film La vera storia di Jack lo Squartatore e vera causa della sequenza di omicidi delle varie prostitute inglesi su cui sta indagando Johnny Depp.

Dopo lo scandalo di Maria Fitzherbert, comunque, a palazzo si adoperarono alacremente per trovare a Prinny una sposa suitable, cioè una candidata adatta a ricoprire un giorno il ruolo di regina del Regno Unito.
La scelta cadde appunto su Carolina di Brunswick, cugina di Prinny, nobile e di sangue reale.
Carolina comunque non apparve subito come una ninfa agli occhi del Principe, ella infatti era già piuttosto avanti con l'età, addirittura 27 anni!
Inoltre, sebbene potesse essere definita graziosa, era piuttosto sgraziata e aveva movimenti bruschi e a scatti.
Prinny non fu contento della scelta, ma la sposa era stata designata addirittura da suo padre Re Giorgio III [qualcuno si ricorda che Giorgio III era infermo di mente???] e il padre aveva promesso al suo erede di saldare i suoi molti debiti se avesse accettato le nozze.

E Prinny lo fece!
In cambio delle 630.000£ di debito si prese Carolina di Brunswick e mise una pietra sopra alla parola matrimonio.
E qui le malelingue si scatenarono.
Io immagino solo come dovesse essere contenta Carolina, Prinny infatti non era un adone, già a quell'età era paffutello e piuttosto scialbo.
Capite adesso come mai non si riusciva ad inscenare tanto bene la storia del matrimonio d'amore che tanto piace al popolo?
Insomma, gli inizi non furono dei migliori.

I primi problemi iniziarono già al banchetto per le nozze, dove il Principe, al posto che rivolgere costantemente la sua attenzione alla novella sposa, continuò a guardare e vezzeggiare la sua favorita (la sua amnte), Lady Jersey [certo che prendersi una con un nome tanto ridicolo! Ci voleva del coraggio ad accompagnarsi ad una che ha per parenti nylon e lycra! Una che si chiamasse Lady Jeans o Lady Denim no?].
Il comportamento di Prinny fu così privo di gusto nei confronti della moglie che lo stesso re dovette riprendere il figlio in modo che concludesse in maniera degna la cerimonia senza causare uno scandalo con la famiglia di lei che, come si è detto, poteva contare una buona percentuale di sangue blu.
[Fossi stata io alla prima notte di nozze avrei detto al caro consorte "Vai a letto coi tuoi soldi e le tue puttane" ma a quel tempo le spose, e le principesse soprattutto, erano decisamente troppo sottomesse per i miei gusti, Carolina compresa, almeno per il momento].

Ad ogni modo la cerimonia riuscì a concludersi, ecco cosa ci riporta English Monarchs riguardo l'evento:
The marriage ceremony proceeded as arranged, attended by his well pleased father, on the evening of 8th April, 1795 at the Chapel Royal at St. James’ Palace. The bride wore a elaborate dress of silver tissue and lace and a velvet robe lined with ermine. The distraught bridegroom spent his wedding night lying on the bedroom floor by the fireplace in a drunken stupor.

Although he was repelled by his wife, George eventually did his duty and brought himself to consummate the marriage and the Princess of Wales gave birth to a daughter and heir to the throne, Princess Charlotte, on 7th January, 1796.

********
La cerimonia procedette come era stata organizzata, al coscpetto del di lui padre, la sera dell'8 Aprile 1895 nella Cappela Reale di St. James Palace.
La sposa indossava un elaborato vestito di merletto d'argento e un mantello di velluto bordato d'ermellino.

Lo sposo reale trascorse la sua notte di nozze sul pavimento di fronte al camino completamente ubriaco.

Nonostate trovasse la moglie repellente, Giorgio compì il suo dovere e si sforzò di consumare il suo matrimonio tanto che la Principessa di Galles diede la luce il 7 Gennaio 1796 ad una bambina ed erede al trono, la principessa Charlotte.


Benchè disapprovi il tono assolutamente misogino del racconto, specialmente nella parte dove viene detto che il principe si sforzò di consumare il matrimonio [che è sta storia? E lei non doveva provare ribrezzo per uno che era andato a letto con mezza Inghilterra e che la sera del matrimonio si era ubriacato tanto da finire disteso di fronte al camino anzichè con lei?], il tutto descrive abbastanza lucidamente la cerimonia e il clima in cui si svolse.

Carolina Principessa di Galles
Tratto dalla rivista LIFE, 1820 ca.
Una volta entrata ufficialmente a far parte della famiglia reale, le critiche alla povera Carolina non si risparmiarono, le sue maniere un po' rozze e sgraziate divennero ben presto la presa in giro delle feste da ballo e fu addirittura confezionata una bambola con gote rosse che balzava automaticamente in piedi con movimenti scattanti e bruschi che la raffigurava (e che andò a ruba).

La più crudele di tutte, comunque, fu Lady Jersey, l'amante del Principe.
La sua cattiveria, forse acuita dal fatto che l'altra avesse almeno diritto al rispetto totale, almeno in maniera ufficiale, e al titolo di Principessa ed Erede d'Inghilterra la portò ad atti di vera malignità nei confronti di Carolina, come l'aver sfoggiato di fronte alla Principessa di Galles un paio di braccialetti di perle che Prinny aveva originariamente presentato alla consorte come regalo di nozze [mica come il caro Principe Alberto che ha regalato alla sua Vittoria l'anello con zaffiro e diamanti!], ma che aveva poi ripreso per dare all'odiosa Lady Jersey, che naturalmente non si fece scrupolo di far conoscere in giro i dettagli della cosa, mettendo però in imbarazzo non solo la Principessa, ma anche il Principe col suo comportamento poco corretto nei confronti della moglie, ciò abbassò di molto la popolarità del futuro sovrano presso i suoi sudditi, a cui non piacque il suo atteggiamento, sebbene la "sposa tedesca" non fosse stata la benvenuta neppure tra i sudditi per via delle sue origini teutoniche.

La descrizioni che ci giungono di Carolina di Brunswick da parte dei suoi contemporanei non furono delle più amichevoli.
La sua bellezza, comune e un po' scialba, dicevano, sarebbe sfiorita presto se non avesse continuato a "tenersi" un po'.
Le sue maniere erano goffe, i suoi discorsi esitanti tanto da rasentare la balbuzie e il suo gusto in fatto di abbigliamento addirittura atroce, quest'ultima caratteristica deve essere quella che nei secoli è stata tramandata fino ad Elisabetta II e alla sua famiglia che sfortunatamente non brilla certo per classe e raffinatezza [a parte Lady Diana, ma lei era una parente acquisita].

Lady Mary Berry, la stessa che contribuì a rendere la quadriglia popolare in Inghilterra, scrisse sul suo giornale per signore:
Such an over-dressed, bare-bosomed, painted eye-browed figure one never saw
*********
Non ho mai visto una tale figura così troppo vestita, col petto scoperto e le sopracciglia dipinte.

Non certo commenti lusinghieri visto che il suo gusto in fatto di abiti veniva considerato bizzarro e provinciale e il fatto che, invecchiando, continuasse ad abbigliarsi con le gonne di una ragazzina non contribuì a migliorare la sua presentazione al pubblico, tanto che la casa reale stessa la emarginò, anche a causa delle sue frequentazioni dalla dubbia moralità.

The Princess evidently preferred gay company, a certain sprinkling of intelligence with a good flow of animal spirits being the ordinary passports to her society. No questions appear to have been asked of either sex; it is therefore not surprising that several of the favoured circle were celebrated more or less for their independence of moral obligations.



Per Mary Barry queste sue caratteristiche erano l'evidenza della natura lussuriosa della Principessa di Galles; a quanto pare la stampa scandalistica del tempo non aveva peli sulla lingua nel criticare i reali, esattamente come al giorno d'oggi si è accanita su Sarah Fergusson o sul secondo matrimonio del Principe Carlo.

...even if this meant exposing her decidedly lustful nature

Sono le dure parole di Lady Barry.

Caricatura di Carolina e di Bartolomeo
Pergami che enfatizza i difetti di lei
Secondo il Duca di Buckingham queste sue manchevolezze derivavano dal fatto che nessuno avesse mai corretto i suoi sbagli durante l'infanzia e la fanciullezza, mentre non erano state esaltate le sue virtù innate; per questo ella rimase per tutta la vita infantile, pigra e capricciosa, tanto da terrorizzare i domestici e le domestiche con i suoi improvvisi scatti d'ira.

In un tale clima, inutile dire che Prinny trovò molti alleati nel sostenere che Carolina non fosse una moglie adatta a lui, tantomeno una madre degna per l'erede, la Principessa Charlotte, che incontrava la sua genitrice solamente una volta a settimana, per il resto fu cresciuta da balie, servi e istitutori/trici.
Sfruttando questa situazione e la sua natura piagnucolosa, Carolina recitò a lungo la parte della vittima agli occhi del popolo, che la compiangeva per la sorte toccatale e per l'intransigenza del consorte [la prima a odiarla, ma a supportarla fu la stessa Jane Austen che scrisse più volte di trovarla odiosa, ma di essere costretta a sostenerla perchè ella, a tutti gli effetti, non solo la sua Principessa, ma una donna e, soprattutto, una madre].

Libro scandalistico
sulle relazioni della Principessa
Ella comunque non si dimostrò mai una buona madre per Charlotte e non fu mai neanche molo affezionata alla figliola, come purtroppo accadeva fin troppo spesso nelle case reali, dove i genitori erano più impegnati a dirigere lo stato e organizzare la corte e i suoi divertimenti piuttosto che nell'educazione dei figli che un giorno sarebbero saliti al trono dopo di loro.

Con il passare degli anni la relazione con il Principe peggiorò, tanto che egli non riuscì più a tollerare la presenza della moglie e mise in atto una politica di ostracismo della consorte, che venne bandita dai ritrovi comuni del Principe Reggente, come Carlton House; per vendetta, Carolina tenne una propria corte privata a Kensington Palace.
Questo comportamento dell'eccentrica coppia diede adito ad una serie infinita di indiscrezioni sui due sposi e venivano puntualmente pubblicati scoop sensazionali sulle relazioni extraconiugali, ma soprattutto illecite, dei due, ecco qualche trafiletto
… her Royal Highness had associates of an infinitely lower grade to whom she often devoted herself with an abandonment of self respect that equally perplexed and disgusted the ladies of her suite. With such a Court, as may be imagined, the pursuits of the Princess were not remarkable for dignity were often remarkable for its violation.”
***********
...Sua Altezza Reale si è nel tempo affiancata con un'infinità di personaggi di basso grado ai quali ella si dedicava con un abbandono scandaloso, priva di contegno tanto da disgustare le signore del suo stesso seguito. Con una simile corte, potete immaginare, le occupazioni della Principessa non erano notevoli per dignità, piuttosto per la violazione di questa.

Nel 1814 Carolina si trasferì in Europa e viaggiò in Germania e Svizzera, per un certo periodo soggiornò anche in Italia, dando scandalo soprattutto a Genova [la mia città ^_^] dove era solita presentarsi per le strade in abiti discinti.

Il Principe inviò delle spie ad indagare non solo sul suo comportamento e sulle sue manchevolezze, ma anche sul peso che essa rappresentava per la casa regnante e per la sua immagine.

I rapporti erano qualcosa che faceva accapponare la pelle, per l'epoca: la Principessa era solita dare spettacoli e party fino a mattina, indossava abiti discinti non di gusto sulla sua persona, vestiti che erano stati disegnati per ragazze con la metà dei suoi anni (lei era sulla quarantina). Intratteneva relazioni scandalose, si era tinta i capelli biondi di nero e si scopriva il seno e il petto in pubblico.
Ecco la descrizione che Lady Bressborough ne fece durante una festa
The first thing I saw in the room was a short, very fat, elderly woman, with an extremely red face (owing, I suppose, to the heat) in a girl’s white frock looking dress, but with shoulder, back, and neck, quite low (disgustingly so) down to the middle of her stomach; very black hair and eyebrows, which gave her a fierce look, and a wreath of light pink roses on her head…I could not bear the sort of whispering and talking all round about…”
*********
La prima cosa che notai nella stanza fu una bassa figura grassottella avanti negli anni, estremamente rossa in viso (immagino perchè era accaldata) in un abito a coda da giovinetta, ma con le spalle, la schiena e il colletto estremamente bassi (disgustosamente scoperti) fino alla metà dello stomaco. Capelli molto scuri e sopracciglia che le davano un aspetto feroce, in aggiunta una rosa rosa tra i capelli.
Non posso riportare il tipo di commenti e pettegolezzi che la contornavano.

Ed ecco di seguito un link dove una persona appassionata ha raccolto tutti gli stralci di giornali ottocenteschi dove si parlava del comportamento irriverente della Principessa di Galles: grazie a quest'opera possiamo farci un'idea ben chiara su come fosse l'andazzo
History 1793-1844 ~ Chapter 20: Queen Caroline

Illustrazione di Carolina di Brunswick tratta
dall'Enciclopedia Britannica
Si può dire che Carolina apprese dal marito ogni sorta di cattiva abitudine: era arrivata in Inghilterra illibata e vestita solo con cattivo gusto, ma le sue manchevolezze e i difetti peggioravano di anno in anno.
In Milano Carolina ebbe una relazione con Bartolomeo Pergami che risultò solo l'ultimo di una lunga serie di relazioni extraconiugali che la donna aveva intessuto durante gli anni sperperando il denaro della corona come mantenimento dei suoi amanti.

Prinny, che in quanto a relazioni adultere non era secondo a nessuno, condannò duramente la moglie e la goccia che fece traboccare il vaso del loro rapporto fu la prematura scomparsa della Principessa Charlotte in tenerà età che sancì definitivamente la chiusura di qualsiasi tipo di relazione ci fosse tra il Principe e la Principessa di Galles.

Nel 1820 Giorgio III morì e Prinny, salì al trono.
Carolina ritornò in Inghilterra per reclamare i suoi diritti di Regina e, morale della favola, il popolo inglese aveva così in antipatia Giorgio IV che per fargli dispetto decise di supportare la sua lasciva, indisciplinata e stravagante consorte.
[non era proprio un sovrano amato... -.-].
Naturalmente alcuni fedeli e ciechi sostenitori della casa reale passarono oltre i pettegolezzi su di lei e sulle sue abitudini, sostenendo che si trattasse esclusivamente di dicerie.
Carolina, comunque, approfittò largamente della sua popolarità presso il popolo, ma ciò non impedì a suo marito di richiedere ufficialmente la separazione e, successivamente, il dirvorzio dalla consorte.

He persuaded Lord Liverpool and his government to bring in an Act of parliament to deprive her of the title Queen and to declare the marriage “for ever wholly dissolved, annulled and made void”. The Whigs opposed the measure and their were public demonstrations against the new king.
************
Egli [Giorgio IV] persuase Lord Liverpool e il suo governo di perpetrare un atto parlamentare per privarla [Carolina] del titolo di Regina e per dichiarare il matrimonio "per sempre e completamente dissolto, annullato".
i Whig si opposero e ci furono dimostrazioni pubbliche contro il nuovo re.


Carolina sostenne che nella questione lei non fosse stata interpellata e un'altra volta recitò per il suo popolo la parte della vittima.

Carolina viene esclusa dalla cerimonia
d'incoronazione di Giorgio IV
Rappresentazione della rivista LIFE
Alla cerimonia d'incoronazione del marito, con i carteggi di divorzio ancora in fase di lavorazione, si presentò abbigliata e vestitia di tutto punto come una sovrana, ma venne scortata fuori dalla cattedrale.
Tentò più volte una seconda entrata in scena, ma senza successo.

La procedura di annullamento, comunque, si arrestò quando la Regina morì improvvisamente di disordini gastrici all'età di 53 anni.
La sua prematura e inaspettata scomparsa lascia ancora qualche dubbio circa le reali cause del decesso [dopotutto anche il marito di Caterina la Grande ufficialmente era morto di dissenteria...].

La storia di Carolina e Giorgio IV è sicuramente una novella da raccontare per ridere o per commiserare qualcuno.
Certo è, a mio avviso, che i comportamenti sconsiderati sia del Re che della Regina, che dovrebbero essere la guida e l'esempio della nazione, erano assai noncuranti del loro popolo e delle condizioni in cui versava rispetto al periodo che si stava vivendo: la tarda epoca Georgiana in cui vissero Prinny e Carolina non fu certo un tempo di allegria, spensieratezza e ricchezza, c'era fame, guerrà e povertà e non era ancora iniziato il grande periodo di riforme che segnerà quasi tutta l'epoca Vittoriana.
L'epoca Georgiana è stata, a tutti gli effetti, arretrata, cristallizzata su una società fatta di re spendaccioni e corti dei divertimenti come fu Versailles ben prima che tagliassero la testa a Luigi XVI.

Ritratto di Carolina di Brunswick
fatto da James Londale
Di questo si erano accorti anche i contemporanei di Giorgio IV e Carolina e fu per questo che il sovrano (e in fondo anche la consorte) furono così poco popolari presso i loro sudditi.
Essi prendevano solo il meglio, non esercitavano il potere se non per questioni personali e sfruttavano l'altissima carica di cui erano investiti esclusivamente per avere dalla vita ricchezza, lusso, svago e pochi obblighi.
Non credo si tratti di un modo di agire ammirevole, specialmente quando il tuo popolo muore di fame.

Io credo che sia stato solo per immensa fortuna (e qualche traversia storica differente) che l'Inghilterra non sia finita in una sanguinosa rivoluzione popolare. Certo, si era appena usciti dal periodo repubblicano che non era stato una passeggiata e si era espressamente fatta richiesta a re Carlo II di rientrare dal suo esilio, sì che l'Inghilterra era una monarchia parlamentare e non assoluta, ma... qualcuno come Giorgio IV sfrutto semplicemente la cosa a suo vantaggio, lasciando prendere le decisioni impopolari al Parlamento e facendo la bella vita al posto che governare: così non va bene!

Vi lascio con una caricatura di Giorgio IV e della consorte, rappresentati come due borse mangia-soldi, zeppe zeppe zeppe, io la trovo adorabile ^_^



Al prossimo pettegolezzo storico allora! E naturalmente ai prossimi approfondimenti!
Baci



Mauser

27 maggio 2010

Il "baciamano" della Regina e del Primo Ministro

Facciamo un bell'approfondimento storico oggi, affrontando alcune usanze che sono ancora adoperate, ma di cui nel corso degli anni si è persa la traccia.

Baciamano dei nobili a Lady Jane Grey
Ormai le elezioni inglesi sono giunte alla loro conclusione, Cameron è stato ufficialmente designato come Primo Ministro dai conservatori, i tory, ha avuto un colloquio privato con la regina (Elisabetta II), lei gli ha domandato formalmente di organizzare un nuovo governo per lo Stato e lui ha risposto "yes", cioè "sì" ed è stata quindi investito della carica di Primo Ministro che si era guadagnato con le elezioni, ma che non è né definitiva né esecutiva finchè non si ha il benestare del sovrano, benestare che arrivato con l'onorevolissima concessione di poter baciare la mano del proprio re o della propria regina.

Tradizione dal retrogusto gotico o vintage?
Forse, di sicuro una tradizione tutta vittoriana che affonda le sue radici proprio ai tempi di un'altra regina, non Elisabetta II, ma Vittoria del Regno Unito.

Quando la regina salì al trono, molti avrebbero baciato le mani (e non solo quello) della sovrana per ottenere qualcosa da lei, vista la grandissima importanza che aveva acquisito.
Gli approcci che i gentiluomini tentarono con Vittoria furono molteplici e dei più disparati, erano infatti in tanti a pensare che una donna sola al governo fosse fin troppo facilmente influenzabile dalle differenti correnti interne della politica, ma soprattutto dal carisma degli uomini.
E il carisma di uno di questi, Lord Melbourne, era senz'altro innegabile.
Poco tempo dopo l'ascesa della regina fu noto a tutti che l'anziano gentiluomo stesse usando tutto il suo charme e tutta la sua esperienza per "fare colpo" sulla sovrana; si può dire che il piano di costui andò a buon fine perchè tra Lord Melbourne e Victoria si instaurò un rapporto esclusivo e molto speciale che subì una battuta d'arresto solo quando la regina si innamorò e sposò il Principe Alberto di Sassonia-Coburgo-Gotha, la storia d'amore del secolo.

William Lamb, Lord Melbourne
Primo Ministro
Ma la relazione sopravvisse ugualmente, tra malelingue e gelosie da parte dello stesso Alberto. Fu un rapporto tanto profondo che alla morte della di lui consorte e dei figli ella gli offrì una stanza a Windsor e i due trascorrevano insieme più di sei ore al giorno. La cosa si ridimensionò solamente quando i consiglieri di stato informarono la regina che questa condotta avrebbe portato a dei problemi, soprattutto visto che concerneva Lord Melbourne, un uomo dal passato non proprio candido e sicuramente travagliato.
  • [1812] La moglie di Melbourne, Caroline Lamb, ebbe una relazione extraconiugale con Lord Byron
  • [1836] Melbourne ebbe una relazione con l'autrice Caroline Norton, il cui marito l'accusò di adulterio e cercò di estorcere all'uomo 1400£
[in realtà, oltre ai pettegolezzi bisogna anche dire che moltissime persone avevano Lord Melbourne in antipatia ed egli non era certo un uomo amabile come sosteneva Vittoria].

Le malelingue si sprecarono sulla faccenda, benchè a tutti gli effetti la relazione tra la regina e Lord Melbourne fosse del tutto casta; Victoria infatti affermerà per tutta la vita che Lord Melbourne fosse per lei come un padre, figura che a lei era sempre mancata parecchio, mancanza acuita anche dalla presenza ingombrante della madre, della balia e dell'amante della genitrice.

Lady Flora Hastings,
dipinto di William Skelton

A tutti gli effetti il rapporto tra Melbourne e Vittoria fu un continuo balletto tra gossip storico e puritanesimo.
Se da una parte si faceva di tutto per salvare le apparenze, dall'altro Vittoria, forse per ingenuità giovanile, cadde in diversi falli che sarebbero stati fatali per altri, come l'episodio di Lady Flora Hastings, una lady-in-waiting, cioè una dell dame di Sua Maestà, che morì presumibilmente di cancro durante il periodo di maggior influenza di Melbourne su Vittoria.
Il Primo Ministro persuase la sovrana che la causa della morte della giovane fosse una gravidanza di questa, che stava per partorire un figlio bastardo e la regina stessa, non accertando le cause effettive del decesso, cadde nelle parole di Melbourne e il giorno del funerale si recò a teatro, comportamento che alla sua successiva comparsa ad Ascot le costò il nomignolo di Mrs Melbourne.

Nonostante tutto il mal [e tutto il bene, naturalmente] che si possa dire su Melbourne, non fu comunque da lui che iniziò la faccenda del "baciamano reale", i baciamano infatti era in passato un saluto, nello specifico un saluto di congedo, dopo che il sovrano aveva assegnato al Primo Ministro designato l'incarico di formare il governo e questi l'aveva accettato.

I re, in passato, anche nel caso di monarchie parlamentari particolarmente eque come l'Inghilterra, avevano uno spessore politico veramente significativo.
Rappresentazione del baciamano degli ambasciatori
esteri come saluto alla Regina Vittoria

Non solo, volendo, avrebbero potuto influenzare l'esito delle elezioni esprimendo le loro opinioni, ma potevano anche mettere il veto sulla scelta compiuta dal loro popolo, come accadde per un certo periodo quando Vittoria rifiutò, all'esito delle elezioni, di passare il testimone da Primo Ministro dal suo adorato Lord Melbourne al nuovo ministro prescelto: Robert Peel.

La disaprovazione di Vittoria emerse definitivamente con il cosiddetto scandalo delle camere da letto, niente a che vedere con qualcosa di hard o pettegolezzi piccanti, ma il rifiuto categorico della regina di lasciar decidere al nuovo Primo Ministro il suo personale di camera, le sue serve, insomma, che di consuetudine erano designate tra sostenitori del partito dominante e, benchè i Tory fossero al potere, lei continuava a preferire i Whig di Melbourne.

Alla fine la regina dovette cedere e consetì a Peel di espletare le formalità che da secoli si tramandavano nella casa reale inglese, ma al successivo cambio della guardia, quando Peel diede le dimissioni in seguito alla grande revoca dell Corn Laws, cioè le leggi sui cereali, e venne rimpiazzato da Lord John Russell, si ebbero nuovamente incomprensioni e ques'ultimo non fu mai davvero uno dei favoriti della sovrana.

Caricatura di Sir Robert Peel
Il significato del baciamano reale, è quindi una accettazione della volontà del sovrano, nel caso del Primo Ministro, trattandosi del primo colloquio ufficiale, il baciamano assume il significato di presa di potere ufficiale della carica e, in via ufficiale, dell'acconsentire alla volontà del re o della regina di formare un nuovo governo.
Naturalmente si tratta di una procedura non indispensabile, ma necessaria per preservare l'apparenza di buoni rapporti tra la casa reale, riassunto dello Stato, e il governo, che deteneva il potere effettivo.

Beh, baciamano e similari sono ormai residui del passato, forse davvero retaggi vintage del passato, tuttavia forse il fatto che siano ancora perpetrati dimostra o che siamo degli inguiaribili romantici a cui piacciono certe formalità affettate, o che la pubblicità e l'immagine contano più della sostanza o... chissà, forse che quel gesto suggella davvero una pace tra i due poteri dello Stato, che da quel momento, dall'espletazione di quel gesto, avrebbero appianato le divergenze di partito e d'opinione per lavorare insieme nell'interesse dell'Inghilterra e del popolo.
Chissà... io lo spero.

Nel frattempo ringrazio il blog Virtual Victorian per lo spunto datomi per questo post.
Thank you!



Mauser

25 maggio 2010

Mostra "Victoria and Albert: Art and Love"

Carissimi, ben ritrovati!
Argomento odierno è un evento che si sta tenendo al Victoria and Albert Museum di Londra, quindi non proprio dietro l'angolo, ma un avvenimento davvero molto interessante che, potendo, andrei a vedere per direttissima.

Se avete particolarmente apprezzato i costumi e le ricostruzioni del recente film-documentario The Young Victoria, allora questa mostra britannica diventerà senz'altro un must see it!

Già perchè l'argomento della mostra, aperta dal 19 Marzo, è il comune e condiviso amore per l'arte della famosissima coppia reale inglese, che ha collezionato circa un migliaio di opere d'arte tra quadri, gioielli, sculture e quant'altro.

Ritratti accostati dei due sovrani
Molta della loro collezione è conservata ancora nelle residenze reali britanniche, mentre una parte si trova al Victoria and Albert Museum.
La collezione propone al pubblico circa 400 opere d'arte acquistate in un periodo che va dal 1839 fino alla morte del Principe Alberto, nel 1861.
Parure con collana, spille e orecchini che Alberto regalò alla consorte
Molti romantici sono alcuni pezzi, specialmente gioielli, che i due coniugi acquistarono l'uno come regalo per l'altra; particolarmente famosi sono una parure composta da coroncina, collier, bracciale e orecchini cesellati finemente come se si trattasse di boccioli di fiori, un dono di Alberto alla moglie, che per gran parte della vita mantenne un aspetto piuttosto fanciullesco, quindi adatto ad indossare simili ornamenti che le conferivano un aspetto candido e un po' infantile senza renderla ridicola.
(immagine a latere)

Ma questo è niente!
Quale donna non sarebbe incantata di ricevere uno zaffiro gigante circondato da dodici diamanti purissimi che brilla come quelli di bigiotteria? [è assodato che i gioielli falsi di bigiotteria brillino decisamente più di quelli veri].

L'anello con zaffiro e diamanti fu regalato da Alberto a Vittoria il giorno del loro matrimonio
La Regina, invece, concentrò maggiormente la sua attenzione per il marito procurandosi bellissime opere pittoriche, soprattutto il dipinto di Franz Xaver Winterhalter intitolato Secret Portrait che rappresenta la giovane regina in deshabillé [non aspettatevi roba osé, siamo nel 1800 e a quell'epoca non erano mica come le veline moderne che ogni 2x3 gli esce qualcosa dalla scollatura! No, il deshabillé di Victoria era solo una rappresentazione rilassata e coi capelli sciolti]; si trattava del regalo a sorpresa fatto dalla sovrana al marito per il suo ventiquattresimo compleanno [-.- che compleanno... come se una al giorno d'oggi al marito regalasse una copia di Playboy...].

Secret Portrait di Vittorian in deshabillé regalo ad Alberto per il suo 24° compleanno
Altro regalo famoso fu il ritratto di Victoria in abito nuziale, dono della Regina al marito per il settimo anniversario di matrimonio [sti due non facevano altro che farsi regali! Beati loro che avevano i soldi, ma altro da fare no? Chessò, pensare alle casse dello stato in rovina?].

Consiglio caldamente di visitare il sito della collzione, che mette a disposizione più di 1000 illustrazioni in alta qualità che rendono finalmente giustizia a queste opre, almeno a sufficienza per tutti coloro che non potranno salire sulprimo volo low cost per Londra, visitare la mostra e tornare in tempo il lunedì per la prima ora di lezione o il rientro in ufficio.

Victoria and Albert Art and Love

The Royal Collection Gallery

Personalmente lo farei, andrei a Londra e vedrei questa mostra, ma voglio andare in Inghilterra da quando avevo 15 anni e prima di questo ci sono moltissime altre cose che vorrei fare lassù, tra la crisi del vulcano islandese dal nome impronunciabile e tutto il resto, poi, non credo che ci riuscirò, quindi come moli di voi mi accontenterò delle immagini HD.

Ringrazio di cuore il blog Victorian Peeper per avermi dato queste splendide notizie.

Baci



Mauser

24 maggio 2010

Mash Up 2: Queen Victoria vs Zombies

Pensavate davvero di esservi liberati di questa persecuzione?
E invece no!
Sulla scia dei romanzi di cui abbiamo parlato nel post intitolato Mash Up: quando i classici diventano parodie horror, ecco che vi presento la nuova opera partorita dagli autori del genere.

Protagonista questa volta è un romanzo mash up intitolato Queen Victoria: Demon Hunter di A.E. Moorat.
Lo slogan del romanzo è:
She loved her coountry, she hated zombies

Una scelta singolare, devo dire, scegliere come protagonista proprio la regina Vittoria, o meglio, la scelta mi ha colpita particolarmente più di quanto avesse fatto quando erano uscite Jane Slayer, i vari Jane Austen rivisitati ecc, forse perchè la regina Vittoria è un personaggio realmente esistito mentre gli altri sono opere di fantasia, chissà... di sicuro mi sono sempre rapportata piuttosto male con le rivisitazioni storiche, mi sento sempre come se qualcuno andasse a toccare la storia della mia famiglia, che per me è inviolabile.

Naturalmente il romanzo è una specie di alternate universe AU per gli appassionati del genere, pieno di sangue e di cadaveri e, naturalmente di zombie affamati!

Il romanzo è anche lo sponsor di un concorso per cineasti che mette in palio 100£ di libri della casa editrice Hodder&Stoughton per il vincitore: tema del concorso, naturalmente una vicenda soprannaturale stile mash up che abbia a che fare con vampiri, mangiauomini e quant'altro.
Per maggiori informazioni ecco il link del concorso.

...eh già, non c'è proprio limite al peggio...



Mauser

23 maggio 2010

La quadriglia

Carissimi, ben ritrovati!
Oggi ritorno un po' sull'argomento balli e danze del passato, presa da una vena romantica che non ha ancora intenzione di esaurirsi.

Abbiamo parlato qualche tempo fa dello scandaloso Valzer, ne abbiamo approfondito un po' la storia e abbiamo riso assieme all'ultimo link che ho postato, questa volta invece voglio dedicarmi ad un altro ballo, ugualmente importante ma a volte un po' bistrattato: sto parlando della quadriglia.



Come quasi tutti i balli, la quadriglia aveva origini popolari, in particolare si trattava in origine di una danza paesana francese, poi esportata in tutta Europa e in tutto il mondo.
In Inghilterra era molto diffusa, soprattutto tra la nobiltà terriera dell'interno, la gentry, mentre a Londra la popolarità di questo ballo cominciò a scemare con la seconda metà dell'Ottocento essendo giudicato troppo "popolare" a dispetto del fatto che le origini di tutti i balli erano popolari: essa venne sostituita dal valzer, che a quel punto smise di essere uno scandalo.

L'origine del ballo è da ricercare nelle parate militari francesi del 1600, dove esisteva una particolare figura a cavallo formata da quattro cavalieri che si muovevano lungo i lati di un quadrato o di una figura a 4 angoli.
Il nome quadriglia deriva probabilmente dalla parola cuadrillo, diminutivo spagnolo di cuadro, importata dal latino quadro, quadrato dal significato a noi fin troppo noto.

Questa rappresentazione ebbe così tanto successo dal popolo che le sue rappresentazioni passarono da quattro uomini a cavallo a quattro ballerini senza animali, in una formazione tipicamente danzante: fu intorno al 1740 che questa danza si evolvette in ballo ben complicato ed intricato, con passi e figure complesse.

L'introduzione ufficiale nelle feste di Francia avvenne nel 1760, mentre in Inghilterra si dovrà aspettare il 1808 con Miss Berry e sarà solo nel 1813 che diventerà ufficialmente di moda, grazie al contributo del Duca del Devonshire, che sponsorizzò questa danza.

La quadriglia rimase un ballo molto apprezzato fuori dalle grandi città mondane anche per la semplicità con cui poteva esere suonata la musica, riproducibile sia con organetti che con fisarmoniche, liuti o fiddle (i caratteristici violini campagnoli tipicamente gallesi e irlandesi).


Meccanica della danza
La quadriglia era ballata da un numero pari di ballerini, ovviamente coppie miste.

Solitamente a ballarla era un numero dispari di coppie, 7 o 5.
Era meglio non esgaerare in numero perchè le sale da ballo non erano delle piazze d'armi, come si potrebbe pensare, si potevano quindi avere problemi di spazio per far volteggiare la propria compagna o comporre le figure di base, rischiando di finire in braccio a quelli che erano seduti ai bordi.
Ta queste coppie vi era una coppia principale e diverse coppie secondarie (o side-couples) che si disponevano ai lati della prima.
La figura di ballo era eseguita prima dalla coppia principale e successivamente dalle coppie secondarie, disposte a quadrato.
Quando una coppia sta danzando ed eseguendo la figura, le altre sono a riposo, ferme nella loro posizione.

Nella versione inglese si prevedono, solitamente, 4 coppie di ballerini, mentre nell'originale francese se ne avevano solamente 2, mentre altre due si aggiungevano successivamente ai lati della figura.

Le cinque figure fatte nella quadriglia hanno mantenuto i nomi originari e popolani francesi, abbiamo quindi:
  1. Le Pantalon (i pantaloni)
  2. L’été (estate)
  3. La Poule (il pollo)
  4. La Pastourelle (la pastorella)
  5. Finale
In alcuni casi la figura de La Pastourelle poteva essere rimpiazzata da un'altra chiamata La Trénis, questo nome deriva dal maestro austriaco di danza Trenitz: nella versione austriaca della quadriglia erano ballate sei figure anzichè 5, sia La Pastourelle che La Trénis (come avrete capito, quest'ultimo è la storpiatura chic in francese del nome del maestro): rimaneva come quarta figura, La Trénis era la quinta e il tutto si concludeva con il Finale.


Era importante non ballare mai una danza che non si conosceva alla perfezione poichè i passi e le figure da fare erano molto difficili (al di là del numero esiguo) e non li si imparava certo in cinque minuti.



Le ragazze facevano molta pratica di danza quando erano in casa, non come me che qualche settimana fa sono stata ad una festa da ballo e, anche se non so ballare è bastato saltellare un po' sul posto e muovere a caso le mani per far finta di ballare e rendere felici i miei noiosi amici.

Ecco qualche video sulla quadriglia, su come si balla e sui passi da comporre: sfortunatamente alcuni di questi sono senza audio perchè YouTube censura la musica a causa dei diritti di copyright (???) quindi nisba, ma penso che le figure siano ugualmente interessanti.




Quello che segue è un bellissimo video di una quadriglia eseguita a André Rieu con un nutrito gruppo di ballerini di Vienna, naturalmente sorridere era d'obbligo!







Non vi è venuta voglia di ballare?
Io personalmente quando ballo assomiglio ad uno struzzo che vendemmia (frase protetta da copyright!) quindi cerco di esibirmi il più raramente possibile, solo nei casi in cui qualcuno si offenda se non lo faccio, però vedendo certe scene viene davvero voglia di alzarsi dalla sedia, trovare un compagno decente (il decente non è un optional -.-') e buttarsi in pista, questi non sono i balli moderni: quando ho detto a mia madre che avevo ballato lei mi ha detto "ma li conoscevi i passi?" sapendo della mia avversione per la danza; ho dovuto spiegarle che al giorno d'oggi i passi sono un extra.

Spero che sia stato interessante,
baci e a presto!



Mauser

22 maggio 2010

La proposta di matrimonio: il dipinto

Qualche tempo fa, attraverso un bellissimo blog che seguo, ho visto un quadro che credo faccia al caso nostro per il blog: è intitolato The Proposal cioè "La proposta" [di matrimonio, naturalmente] ed eccolo qui di seguito:

Per una visualizzazione ottimale dell'opera consiglio di cliccare sull'immagine e ingrandirla, così da cogliere anche i dettagli più nascosti in una miniatura.

Scheda tecnica:
Titolo dell'opera: The Proposal
Traduzione: La proposta di matrimonio
Autore: Frank Stone
Anno: sconosciuto
Tipo di pittura: olio su tela

Attraverso questo quadro, molto realistico, ma ricco di simboli allegorici, mi risulta più facile parlare un poco della proposta di matrimonio, badate, non intendo scrivere un post sopra (a quello penserò in futuro anche grazie alle info di oggi), ma solo fare un'analisi dell'opera, che a me, tra l'altro, piace moltissimo.

Guardandolo attentamente è possibile cogliere molti particolari, il quadro è allegorico al massimo, sebbene rappresenti la vita reale e combini insieme anche la descrizione dei valori dell'epoca, analizziamolo insieme nei suoi dettagli dividendoli per tipo:


I grandi valori

La ragazza: cioè colei che riceve la proposta, è minuta e pallida, tranquilla, non caratterizzata da colori vivi come capelli rossi o abiti vistosi, impersona la modestia e la finestra che le illumina le spalle è allegoria del fatto che non ci sono ombre nel suo passato, cioè scandali, una cosa che di certo non aiutava, come si è più e più volte detto (cfr. Come diventare zitella).

Il pretendente: è l'uomo a fare la prima mossa, come vuole la società che lo descrive sempre dominante sulla figura femminile ed è quindi lui a doversi muovere per primo.
L'uomo si protende verso l'amata, simbolo del suo desiderio di accoglierla nel suo mondo e di darle tutto ciò che può, questo è accentuato dal fatto che non ci troviamo esattamente nel momento della proposta, bensì qualche attimo prima, infatti l'uomo si sta ancora inginocchiando e non è ancora ai piedi della giovane, come vuole la tradizione.

La fedeltà della futura coppia: chi ha visto il quadro Ritratto dei coniugi Arnolfini, di Van Eyck sa perfettamente che dal Cinquecento in poi il cane nei dipinti è il più grande simbolo di fedeltà. A volte rappresenta la fedeltà in una coppia, a volte quella del ritratto nel quadro allo Stato, all'esercito, a qualsiasi cosa. Basta saperlo. Nello specifico di questo quadro pre-matrimoniale il cane è simbolo di fedeltà nel matrimonio, valore fondamentale nell'epoca Vittoriana di quando è stato ambientato e ritratto [se è così, come mai la prostituzione raggiungeva vette storiche???].


Simboli ed allegorie
Come si è detto, tutto in un quadro può essere una allegoria e in questo quadro che deve raffigurare una parte fondamentale della vita, l'inizio del matrimonio, ogni cosa ha un significato.

La finestra: illumina la ragazza sottolineando che sia onorata e che non ci siano ombre nel suo passato.

L'orologio che lui le porge: simbolo del tempo che desidera passare con lei, tutta la vita, nello specifico.

Il cane: come si è detto è simbolo di fedeltà

I bambini e la madre: rappresentano il passato e il futuro, la continuazione di quel matrimonio sarà una nuova vita, mentre la madre è la famiglia dalla quale lei si staccherà.

Lo straccio giallo: il giallo, simbolo sia di tradimento quanto di esuberanza, a volte irruenza, rappresenta qui la giovinezza, dove si agisce a volte con troppo impeto, spinto solo dalle passioni e poco dal cervello.

La posizione della ragazza: è una posizione tipica molto famosa, ripresa dai quadri dell'Annunciazione alla Vergine Maria, qualcosa vorrà pur significare... lei è pura, casta, onorata, padrona di casa (sta cucendo).

La veste che si allarga sui fianchi: fertilità dell'unione della coppia

L'acqua nella caraffa: l'acqua, che qui giunge attraverso la madre, è da sempre simbolo di purezza e purificazione, naturalmente è metafora del fatto che lei sia illibata, ma anche che la famiglia di lei garantisca questo fatto.

L'arredamento: semplice e dimesso indica che lo status di lei è inferiore a quello di lui, che invece è elegante e raffinato come un borghese o un nobile campagnolo di piccola taglia. Può essere interpretato come metafora d'amore, del fatto che lui scelga la sua sposa più in basso di quello che egli stesso è, quindi più per lei che per la dote che ne otterrebbe.

Spero che questo approfondimento sia stato gradito, era una cosa che volevo fare da tempo perchè il quadro è molto grazioso.
Mi auguro anche di poter ripetere l'esperienza con altri dipinti.

Baci



Mauser

21 maggio 2010

London Streets&Places Names

Un post veloce veloce e molto leggero (specialmente se paragonato all'ultimo fatto, anche come argomento ^_^) in cui vorrei analizzare un po' con voi i nomi delle strade di Londra e Westmister [Leggi West Minister], la loro storia, soprattutto da dove vengono codesti nomi.
Per comodità l'ho aggiunto alla categoria dei Luoghi Famosi.

Molte strade a Londra hanno, ma soprattutto avevano, nomi molto significativi il cui significato è andato via via scomparendo a causa di contrazioni e dimenticanze.
È storia assai famosa a cui siamo abituati anche in Italia, ci si dimentica da dove viene il nome e piano piano il suo significato, l'importanza, il perchè è stato afficato dalla toponomastica quel nome a quella strada.

Addle Street
Immaginiamo per un attimo di addentrarci nell'Ufficio Toponomastica dei bureau di Londra, cosa potremmo scoprire tra le pile di scartoffie e i vecchi archivi ingialliti che puzzano di muffa?

Un mondo intero, state a vedere! vi metterò per ogni strada nome e significato originario

Addle Street: storpiatura del nome originario che era King-Adel-Street, strada dedicata al re Adelstran, un sovrano sassone (quindi prima del 1066)

Ald Gate (Aldgate): storpiatura di Old Gate. Si tratta di uno dei quattro accessi originari alla città, precisamente il più antico, menzionati nel regno di Re Edgar (967); da allora ha mantenuto costantemente il suo nome.

Bloomsbury (oggi)
Ave-Mary Lane: il nome alla strada fu dato in epoca papista (prima della riforma anglicana voluta da Enrico VIII), prese questo nome dai vari alloggi di amanuensi e scrivani che abitavano nei dintorni e che erano in larga maggioranza religiosi monastici.

Barbican: prende il nome da un'antica torre di guardia che sorgeva sul posto e che fu distrutta dal Re Enrico III; il nome singolare deriva dal fatto che nel Medioevo e nei periodi seguenti la torre di guardia si chiamava barbacane (cfr. L'arciere di Azincourt).

Bloomsbury: originariamente si trattava di un villaggio di nome Lomsbury dove si trovavano le scuderie reali finchè non bruciarono completamente nel 1354 e non vennero ricostruite, ma spostate.

Blossom's Inn, Lawrence Lane: il nome deriva dallo stemma di San Lorenzo raffigurato in una edicola (edicola in senso medievale e artistico, non un giornalaio ^_^) contornato da fiori che è il simbolo della strada.
Bridewell
Bridewell: prende il nome da una vicina fonte intitolata a Santa Brigida (St. Bridget spring), conosciuta anche come St. Bride's Well. Qui sorgeva il palazzo reale fino al 1533 quando il re Enrico VI donò la costruzione come luogo di lavoro per i poveri e si trasferì. Il palazzò bruciò completamente nel 1666 e fu ricostruito nel 1682.

Cannon row: strada molto importante che prende il nome dal Cannone di Santo Stefano, di Westminster, che spara nelle grandi occasioni e che si trova proprio in questo luogo.

Charing Cross: prende il nome da un grande incrocio, punto nodale (e mercato all'aperto) voluto da Re Edoardo I in onore della moglie, proprio nel punto dove adesso si trova la statua del re Carlo I.
Prima di divenire luogo di passaggio fondamentale era un villaggio.

Cannon Row durante una manifestazione
della polizia cittadina
Charterhouse (aka Charter House): come dice il nome, una delle proprietà certosine dove sorgeva un convento dell'ordine omonimo. Durante la grande purga dei cattolici voluta da Enrico VIII l'abbazia venne distrutta e rimase solamente il nome originario.

Cheapside: questo quartiere prende il nome da un grande mercato che si teneva in zona prima ancora della conquista normanna. Poichè i prezzi erano abbastanza giuste e le mercanzie discrete, gli venne appioppato questo nome, ovvero "conveniente", non "povero" come nell'etimologia moderna.

Clifford's Inn: si tratta di una costruzione concessa dal re Edoardo II alla famiglia Clifford, successivamente venduta da questi alla facoltà di legge e ai suoi studenti.

Charterhouse
Covent: il nome originario era Convent Garden e, leggendo bene, ci si accorge facilmente che si trattava di un parco di proprietà dell'abbazia di Westminster. Durante la purga cattolica venne concesso al conte di Bedford.

Cripple Gate: costruito prima della conquista normanna, prende il nome da zoppi e storpi che andavano lì a pregare per l'elemosina, una specie di piccola Corte dei Miracoli alla parigina.

Goodman's Field: in origine si trattava delle proprietà di un tale Goodman, il cui nome è immortalato per sempre nella storia attraverso questo luogo.

St. John's Gate
Gacechurch Street: prende il nome da Grasschurch Street, a sua volta chiamata così per le pozioni, le erbe e i medicamenti venduti dai religiosi.

Holborn: prende il nome da Oldbourne

St. John's Gate: in origine apparteneva all'orgine religioso cavalleresco di San Giovanni di Gerusalemme (St. John of Jerusalem), successivamente venne espropriato da Enrico VIII, mantenendo comunque il suo nome originario.

King Street: come è facile intuire, era la strada più praticata dal sovrano per andare e venire dal suo palazzo a Westminster.

Lombard Street
Lombard Street: una strada con un nome tutto italiano, infatti quel lombard viene proprio da Lombardia. In questa strada risiedevano infatti i grandi mercanti, commercianti e banchieri del Nord Italia, specialmente Genovesi e Veneziani, che per ignoranza erano universalmente conosciuti come Lombards, come se fossimo tutti della Pianura Padana (sono genovese e il primo che mi chiama "lombarda" lo facico a fettine, è una questione di campanilismo).
Il nome si è mantenuto nei secoli anche per la grande importanza del luogo, sede di corporazioni importanti,importatori di sete e tessuti fin dal Medioevo e ugualmente potentissime durante il lungo monopolio commerciale della Lega Anseatica in Inghilterra.

London Stone: non si conserva vera memoria del perchè si chiami così, ma gli annali ci rivelano che fu ceduta alla Chiesta di Cristo, Canterbury, prima della conquista normanna.

St. Martin's le grand
St. Martin's le grand: prende il nome da un seminario sacerdotale fondato nel 1056 e soppresso da Enrico VIII durante la sua riforma, nel 1548.

Mark Lane: il cui nome originario era Mart Lane, prende il nome dal mercato pubblico (mart) che vi sorgeva in passato.

Mews: il nome deriva dalla falconeria real che si trovava proprio in questi luoghi e che venne successivamente spostata.

Mews
Paternoster Row: come è facile intuire dal nome, è di origine papista. Qui risiedevano alcuni dei più importanti scrivani e miniaturisti d'Inghilterra che compilavano ogni sorta di libri, soprattutto religiosi contenenti preghiere come il Paternoster, ovvero il Padre Nostro, molti Ave, richieste di Grazia e ringraziamenti a Dio. Poichè la maggior parte di costoro era di Fede cattolica, la strada mantenne un nome facilmente identificabile che fungesse anche come ghetto.

Spero che il post sia stato interessante.
A parte qualche foto moderna quando non è stato possibile reperire di meglio, le altre sono quasi tutte stampe di epoca Regency, quando venivano raffigurati con grande cura gli edifici storici di Londra, soprattutto per esaltare le caratteristiche palladiane e neoclassiche dell'architettura in voga all'epoca.

Baci a tutti,
a presto



Mauser

20 maggio 2010

Quanto e perchè la religione influenzava la vita

Ehehe, come potrete immaginare dalla velocità (naturalmente relativa =P) con cui arriva questo post, le osservazioni e i quesiti di Claudia mi hanno colpita e interessata particolarmente e io non sono riuscita a frenarmi tanto da non scrivere queste righe: non che me ne dispiaccia, ogni suggerimento è ben accetto e dà uno spunto interessante per qualche nuovo post e approfondimento, era proprio questa l'idea che avevo del blog: chi sa, parli! E quando si hanno dubbi e curiosità è ancora meglio!

Per chiarezza, vi riporto quello che Claudia ha scritto come commento al post sui Cinque aggettivi della figlia borghese:

Mi interesserebbe approfondire un argomento. L'aspetto che mi colpisce sempre maggiormente nella letteratura georgiana & co. - per intendersi :-) - è quello della pietudine, che forse è ciò che urta di più il lettore moderno. Mi viene in mente Caroline in Shirley della Brontë che deve fare il "cesto dell'ebreo", o Emma che fa visita alle Bates anche se non le può soffrire. Come dici tu molto determinante è l'intransigenza del credo anglicano, e ancora mi viene in mente la Brontë che nei romanzi minori è davvero feroce verso il cattolicesimo. Mi piacerebbe se si potesse approfondire come la religione condizionasse la vita delle persone, delle donne in particolare.


Cartolina vittoriana con angelo e fanciulli
Ebbene, cara Claudia, hai aperto il vaso di Pandora!
Rimpiangerai il momento in cui hai cliccato il pulsante "Posta" all'atto di inserire il tuo commento.

La questione della religione, va detto, è sempre spinosa, c'è sempre qualcuno che interpreta male ciò che si dice, in un verso o nell'altro, mi sono sentita dire da due persone diverse sia che ero una atea senza speranza con la credenza di poter spiegare ogni fenomeno religioso con la scienza e la logica, sia una fervente cattolica che non accetta le risposte della suddetta scienza e logica.
Capirete che con questo genere di esperienza la mia faccia può solo essere la seguente:
?_?

Per una questione di trasparenza nei vostri confronti, che sicuramente dovete sapere a priori come la penso, dico subito che sono cattolica, sfortunatamente per me non praticante quanto vorrei. Ma nei confronti di questo argomento, del perchè e percome la religione influenzava la vita passata, cerco di pormi in maniera assolutamente obiettiva, per fare un lavoro di ricerca e analisi degno del nome e non una cosa a metà o dalla valenza insignificante.

Iniziamo dal...

Perchè
La religione in passato era ovunque. Ed era imprescindibile.
Adesso qualcuno mi ammazzerà, ma questa diffusione e questo proselitismo era determinato soprattutto dal fatto che la religione dava alle persone, soprattutto a quelle comuni, risposte che non potevano avere da altre fonti.
E. Percy Moran, A fair puritan, 1897
Library of Congress Prints and Photographs
Division Washington, D.C. 20540 USA
Non solo dava risposte, ma lo faceva in modo comprensibile e suscitando un certo interesse attraverso "favole" ricche di morale cristiana, come le romanzatissime vite dei santi che circolavano nel Medioevo e, sotto certi aspetti, anche presenti nella Bibbia e nel Nuovo Testamento (vedi Parabole et similia).
Senza spingersi troppo indietro, questo era dovuto principalmente al fatto che lo sviluppo scientifico era piuttosto arretrato e oltre a ciò era molto complesso per le persone comuni, che spesso erano analfabete e, anche se sapevano leggere e scrivere, di sicuro non avevano nozioni di fisica nucleare e movimentazione dei corpi come un moderno bambino di quinta elementare che ti tiene una lezione sulla formula della relatività (avete presente il programma in onda su Cielo che s'intitola Sei più bravo di un bambino di 5a?).
Facile quindi capire come mai fosse tanto diffusa e le persone vi si affidassero così ciecamente: la religione insegnava a stare al mondo, offriva esempi e spiegazioni, già solo per questo poteva essere abbracciata, essa inoltre forniva motivazioni e spiegazioni su cose soprannaturali, come la vita e la morte, sul comportamento giusto da seguire e sul modo di ottenere il Paradiso: non male! Abbassandoci di livello direi che è molto più di 3x2.

Più la religione era diffusa e più si diffondeva, in un processo assai famoso, dove chi ha più mezzi ha la possibilità di comprarsene altri, un po' come il calciomercato, dove chi vince di più può permettersi i giocatori migliori e, di conseguenza, continuerà ad essere tra i grandi vincitori.
Era talmente tanto diffusa che sembrava strano non essere cristiani.

Stampa raffigurante un
capannello di donne puritane
Senza contare che in Inghilterra nell'epoca Georgiana, sulla quale mi soffermerò particolarmente in questo post, si era appena usciti dal difficoltoso periodo repubblicano del Protettorato di Cromwell, basato sul ferventismo religioso chiamato puritanesimo che si affidava alla Bibbia e alle Scritture come guida della vita e interpretava quasi letteralmente le parole che vi erano scritte. Il Lord Protettore aveva introdotto norme e regole della vita che si rifacevano alla sua visione del Credo, come la non celebrazione del Natale o il comportamento particolarmente remissivo e modesto delle persone, casualmente e soprattutto donne.
Nonostante il Protettorato fosse caduto già da circa un secolo, l'abitudine era difficile a morire e, sebbene non ci si trovasse in un periodo di particolare estremismo religioso, la repubblica aveva lasciato un marchio quasi indelebile negli usi e costumi, visibile ancora oggi, soprattutto perchè essi erano stati imposti con la forza al popolo, che all'ascesa di Cromwell non era puritano nella sua totalità, un po' come il passaggio da cattolicesimo ad anglicanesimo nel Cinquecento, ai tempi di Enrico VIII.

Discorso a parte va fatto per il periodo Vittoriano, dove la religione era uno dei grandi valori delle persone, essendo questo uno dei pilastri della vita, essa era quasi imprescindibile nella giornata quotidiana.
Cartolina vittoriana
raffigurante una croce

fiorita (moda dell'epoca)
Perchè era uno dei pilastri? Il modello di vita Vittoriano doveva essere irreprensibile sotto qualsiasi punto di vista: uno che pecca e commette sbagli senza pentirsene, senza umiliarsi per questo, almeno nel profondo, non è una bella persona, al di là della sua religione, ma visto che si veniva dal periodo Georgiano, dove la religione era presente in maniera massiccia, non lo si poteva trascurare. Senza contare che l'Inghilterra si era configurata come la più opposta nazione alla Francia post Napoleonica, dove religione, stagioni, regole e quant'altro erano state sovvertite e quindi, per una questione di opposti, la nostra Inghilterra aveva deciso di porsi come un modello di tradizionalismo e conformismo, testimoniato dal forte governo Tory che si era avuto a inizio Ottocento.


Quanto
Considerato quanto detto poco fa e le motivazioni che ne portavano la diffusione, è facile immaginare quanto essa fosse onnipresente sia tra le persone che negli aspetti della vita.
Non solo, ma anche l'approccio quotidiano che il protestantesimo e l'anglicanesimo ne fano contribuisce a renderla sempre più diffusa nelle case e tra le persone.
Cartolina con coro maschile della chiesa di paese
Volete qualche esempio? Beh, giorni di digiuno, giorni per la semina, giorni del raccolto e giorni importanti (ricordate i San Michele e quant'altro di cui abbiamo parlato nel post dedicato alle festività?), ogni aspetto era regolato da qualcosa di religioso e ancora oggi, sebbene se ne sia persa la motivazione e l'origine, si ha quotidianamente a che fare con questa cosa, basti pensare che il pesce nelle mense aziendali inglesi e americane al venerdì è imprescindibile, questo perchè il venerdì è giorno di penitenza e digiuno, dove non si può consumare carne "grassa" e "sanguigna", questa è una caratteristica diffusa ancora oggi non solo nei paesi anglicani, ma anche nel nostro paese, sebbene il Papa stesso abbia dichiarato che il venerdì non fosse più giorno di digiuno, sebbene rimanga di penitenza.

Senza contare che molte persone utilizzavano la religione per esercitare del potere: più i propri fedeli sono dediti alla religione e più dipendono dalle parole e dalle affermazioni del locale religioso (pastore), ma se questi è una persona cattiva, allora egli adopererà questa sua influenza per prendere dai propri fedeli senza dare insegnamenti e ritorni in cambio.
Certo è che in Inghilterra la struttura di parrocchie e diocesi è un po' differente: i pastori si sposano e hanno figli senza problemi, ma devono mantenere una dignitosa compostezza di esempio per la comunità, molto spesso le loro mancanze sono riprese dai loro stessi compaesani, alcuni (e alcune) dei quali sono particolarmente edotti in manteria di Bibbia e Sacre Scritture a causa della configurazione stessa della religione protestante/anglicana, dove è il fedele che si pone direttamente in comunicazione con l'Altissimo.


Chi
Naturalmente la religione riguarda tutti.
Particolarità della religiosità nel passato era il suo essere diffusissima soprattutto nelle casti più basse: popolo, borghesia ecc, mentre i nobili si comportavano in maniera decisamente poco esemplare. Perchè ciò?
Altra croce floreale
alla
maniera vittoriana
Perchè il popolo credeva per le motivazioni espresse nel perchè, ovvero perchè era affamato di risposte e storie di vita che davano l'esempio, mentre i borghesi erano credenti esemplari per quanto detto nel quanto, dove si spiega che la religione era un pilastro della vita vittoriana: e cosa ripeto dall'inizio di questo blog? (ora faccio un po' la maestrina ^_^) che sono stati i borghesi a regolare la vita, il mondo intero dall'Ottocento in poi.
Quindi i borghesi che cercavano di essere irreprensibili per farsi accettare dai nobili criticoni, si aggrappavano a qualsiasi modello accettato e la religione è sempre un modello.
Naturalmente c'erano uomini e donne borghesi veramente pii ed ammirevoli, che credevano seriamente nella redenzione dell'anima e nella salvezza, la religione è una cosa molto personale, generalizzare, quindi, era vero fino ad un certo punto.
Era chiaro che, dando la religione stessa un'impostazione di vita e seguendola per essere irreprendibili, le persone conoscevano esclusivamente quel modo di comportarsi e ne esaltavano i pregi e le virtù: fare ad altri modi era quasi inconcepibile, erano già considerati strani i papisti (cioè i cattolici), figuriamoci esponenti di altre religioni o, addirittura atei!
Rammentate il film Chocolat con Juliet Binoche e Johnny Depp?
Quando Vianne Rocher arriva al paesino sperduto e apre la cioccolateria si sparge subito il pettegolezzo che sia sola, non sposata, con una figlia e addirittura atea.
E ricordate le parole dei bambini che sbirciano dalla vetrina?
- Ho sentito dire che è atea
- E che cos'è?
- Non lo so...


Oppure le parole di Josephine, durissime


J: Ho sentito dire che lei non va in chiesa
V: No
J: Durerà poco


Bene, abbiamo approfondito il Perchè e il Quanto, perfino il Chi, vediamo adesso questo come si traduceva nella vita di tutti i giorni, metterò qualche esempio.

Tristemente, l'apparenza contava più dell'essenza.
Se uno riusciva ad apparire come un fervente religioso anche se non lo era, aveva risolto i suoi guai.
Nonno che legge alla nipote alcuni
passi della Bibbia
Pensate che sia morale affermare di essere ferventi religiosi, praticare quotidianamente e poi andarsene in giro abbigliati come le nobili dei tempi di Maria Antonietta, con la gonna a la polonaise che impiegava più stoffa di quanto ne servisse a vestire tutti gli orfani del villaggio e con audaci scollature che mettevano impudicamente in mostra i seni e le spalle? Era forse morale fare la Comunione e poi essere l'amante di tutta la corte, come nel caso della Du Barry, l'amante di Luigi XV?
Quando leggo di certe cose, il periodo georgiano ad alti livelli mi sembra tutto una maschera, ma almeno questo sarebbe coerente con lo spirito e la filosofia dell'epoca.
D'altra parte la figura stessa chiave del Settecento è quella del debosciato, del libertino, del nullafacente che passa le sue giornate tra ozi e vizi, pensate davvero che una persona del genere potrebbe essere religiosa nel modo che ci viene mostrato di essere?

Questo però era un problema della classe alta, perchè nella classe basso-borghese e tra i popolani la religione era fondamentale: i religiosi sapevano (nel senso che avevano la conoscenza, studiavano addirittura il latino, infarcendo le loro conversazioni con citazioni classiche spesso inappropriate) e la religione spiegava, era quindi tenuta in altissima considerazione, basti fare un confronto col libro di Samuel Richardson, e mi sto riferendo alla solita Pamela, dove la contrapposizione tra Mr B. e la nostra eroina popolana è evidentissima:

  • Mr B. è ricco e benestante, eppure è un uomo di pochi valori, che chiede addirittura alla protagonista di tenere con lui una relazione sessuale al di fuori del matrimonio.
  • Pamela, invece, è una popolana di bassa estrazione, molto religiosa (una religiosità presa dritta dritta dal puritanesimo) che si scandalizza alla proposta "indecente" del suo padrone, la rifiuta senza fallo per corerenza coi suoi principi e piuttosto fugge
  • Ispirato dal comportamento di Pamela, Mr B. si redime, riacquista la sua Fede e i suoi valori e torna per proporre alla ragazza le sue intenzioni serissime di matrimonio
  • Pamela è nuovamente sconvolta, visto che non si era mai sentito di un nobile che sposa una popolana [la ragazza era poco informata sugli eventi dell'epoca, le badanti c'erano comunque e una moltitudine di vecchi bavosi sposava la sua ventenne cameriera; ma si sa, Elisa di Rivombrosa non era ancora arrivata e quindi...]
  • Fermo nella sua idea, certo che sia giusta, Mr B. continua le sue manovre per convincere la giovane delle sue intenzioni, finchè la spunta. Il lieto fine è corredato dal fattoc he lui l'abbia perseguito con l'ausilio dei valori di perseveranza trasmessigli dalla ritrovata Fede cristiana.

La classe sociale dove la religione era più seguita, più opprimete, se volete, era quella borghese.
Figlia del commercio, che cercava di darsi un tono, discendente dei puritani (che non erano nobili perchè questi erano fuggiti in Olanda assieme al re per salvarsi le chiappe).

Versione seicentesca della Bibbia inglese
Uomini e donne della classe media andavano a messa ogni dì, a volte più volte nella giornata. Ascoltavano rapiti le parole dei loro pastori, commentavano e leggevano in casa le Scritture, soprattutto l'Antico Testamento, portavano nomi biblici e da essi cercavano di trarre esempi per sè e per i loro figli: la pazienza di Giobbe, la Fede di Elisabetta, la verginità di Maria, il sacrificio di Isacco, i molti figli di Giacobbe, il perdono di Giuseppe venduto dai fratelli, Salomone il grande re del passato, Davide che sconfigge il gigante Golia, la punizione di Betsabea per aver tradito il marito Uria con Davide, Noemi la saggia, Giuditta e Oloferne.
Insomma, si capisce fin troppo bene, ciascuno di costoro ha qualcosa da insegnare ed è esempio per le donne e gli uomini: in ogni caso, la Fede in Dio li salva e li premia.
Non solo ci si basava sulle storie della Bibbia come insegnamento, ma in molti casi si seguivano le sue indicazioni di vita: il venerdì, giorno della morte di Cristo, giorno di digiuno, domenica giorno di Dio e giorno di gloria.
Senza contare che anglicanesimo e protestantesimo si rifanno più all'Antico Testamento che al Nuovo, come accade invece nel cattolicesimo, ecco quindi che molte tradizioni dei primi due assomigliano a quelle ebraiche, come l'usanza dei pani azzimi o di preparare le uova, l'agnello e il pesce in onore dei tre grandi profeti (Mosè, Aronne e Miriam).

Sempre nell'apparenza di perfetti religiosi e credenti senza macchia, i personaggi della borghesia si comportavano in maniera pia e buona verso i meno fortunati.
Qui però stanno le note dolenti perchè, forse in un eccesso di zelo, si tendeva più a compatire che ad aiutare gli sfortunati: le prostitute erano donne perdute, ok, ma come dice la protagonista di La vera storia di Jack lo Squartatore, sapete, quella coi capelli rossi


Non sono nata puttana


Credo sia una frase che qualcuno in più avrebbe dovuto tenere a mente, perchè quelle donne, nella maggior parte dei casi, battevano le strade e i marciapiedi per necessità e non certo per vocazione, brama e lussuria (tristemente, in quei casi di solito erano a ben altri livelli della catena sociale).

Oppure i bambini che rubacchiavano, ladruncoli senz'altro colpevoli, ma senza famiglia, senza aiuti che cercavano di sopravvivere in quel sottobosco di criminalità che erano le strade delle città, spesso diretti da altri ragazzi poco più grandi che facevano i gradassi o da avidi uomini di malaffare.
E qui citiamo Aladdin, addirittura un film Disney, peggio, una canzone!


Ma se vuoi mangiar, devi rubacchiar, è una vecchia storia che nessuno cambierà


Tristemente il più delel volte finiva che i poveri rubavano ad altri poveri come loro, altra verità incontestabile.
La vita dei poveracci era dura, ancora di più doveva esserla quandoe rano compatiti da chi stava meglio, anzichè aiutati, perchè purtroppo queste persone così apparentemente buone e pie della borghesia settecentesca e ottocentesca aiutavano (quando andava bene) solo i loro simili che non avevano peccato.

Bibbia del Seicento aperta sulla pagina del Nuovo Testamento
Era tollerabile aiutare due donne sole, magari malate, ma non chi era stato vittima di un disastro finanziario o di speculazione economica e si era visto portar via tutti i suoi averi (aveva cercato di arricchirsi ed era stato punito), magari finendo alla prigione di Newgate per debiti, come il padre di Amy Dorrit ne La piccola Dorrit di Charles Dickens, oppure come accade a Mr Thornton in North&South di Elizabeth Gaskell.
Ma rammentate le durissime parole che Lady Catherine DeBurgh rivolge alla signora Collins in Orgoglio e Pregiudizio?


Signora Collins, dovete imparare a tracciare una linea ben netta tra i poveri da aiutare e i poveri da non aiutare.

Io personalmente le trovo parole raccapriccianti.


Spero che la mia spiegazione sia stata abbastanza lucida, mi rendo conto che potrebbe aver creato ancor più confusione perchè il concetto è ampio e abbraccia molti fattori e molti antefatti delle epoche che studiamo, scelte storiche e politiche molto particolari, dettagli magari irrilevanti che, tuttavia, assumono una connotazione diversa quando si tratta di particolari situazioni.
I concetti che mi stavano più a cuore era bannare l'idea di fanatismo religioso fine a se stesso: sì, c'era, ma abbiamo spiegato bene come mai.
La discendenza dal puritanesimo non è un dettaglio da sottovalutare, anzi! Ha lasciato segni che non si cancelleranno mai.
Per finire, tutto il gioco delle maschere e dell'apparenza, una continua contrapposizione delle maschere di Settecento e Ottocento, un balletto tra l'epoca Georgiana, sfarzosa, pomposa, piena di ostentazione di ricchezza, e quella Vittoriana, dove ad essere esposte erano le virtù delle persone.
In entrambi questi periodi la falsità della gente ha portato a preconcetti davvero degni di nota.

Fatemi avere eventuali quesiti nel caso il post non sia stato chiaro,
intao vi lascio i...

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