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21 febbraio 2013

L'omnibus

Cari lettori,
come state? Tra un post e l'altro continua a passare ancora tanto tempo, ma sto facendo del mio meglio per continuare ad aggiornare ogni volta che ne ho la possibilità. Questa volta l'occasione è venuta da un'influenza di troppo che mi ha costretta a casa una settimana, ma che mi ha lasciato anche un paio di giorni abbastanza lucida da poter abbozzare un post senza che apparisse del tutto ridicolo o apparisse scritto da un drogato all'ultimo stadio.

An Omnibus Passing The "Three Compasses Inn"
by James Pollard
Oggi ho deciso di rispolverare un po' i mezzi di trasporto del XIX secolo per vedere come era strutturato il trasporto urbano durante il regno dell'ultimo re Giorgio (IV) e fino ai primi del Novecento. Volevo soffermarmi su un mezzo, l'omnibus, antenato delle moderne linee urbane di autobus, tram e metropolitana.

22 settembre 2012

Royal Ascot 2012

È passato un po' in sordina, ma c'è stata. La storica gara di Ascot anche quest'anno ha attirato fotografi e curiosi per la stravaganza della sua ufficiosa sfilata di cappellini.
Il 19 giugno le rappresentanti più in vista del Regno Unito si sono date battaglia a colpi di ombrellini, piume e originalità.

11 dicembre 2010

Un cappello da equitazione

Diversi post fa abbiamo parlato dell'abbigliamento da amazzone, cioè quello indossato dalle signore per cavalcare durante Seicente, Settecento e Ottocento.
Se volete rispolverare il post insieme a quello relativo alla cavalcata all'amazzone, qui trovate i link:
Cavalcare all'amazzone
La tenuta da amazzone

Ebbene, in riferimento a tutto quanto abbiamo letto e scritto date un'occhiata a QUESTO
Di primo acchito, se non fossi stata depistata dal titolo, avrei detto che fosse lo splendido cappello piumato per un abito da promenade, cioè da passeggiata pomeridiana, oppure da sera, magari in coordinato con un bel mantello.
E invece no.
Il presente cappello piumato non è altro che un cappello da equitazione, probabilmente facente parte di un set completo di gonna, giacca e mantella color tortora o grigio antracite di una ricca signora del 1780.

In barba a tutti quelli che dicono che per fare sport e movimento occorrono abiti comodi e pratici, questa è la prova vivente che in passato tutto era diverso da come lo è per noi oggi, non si andava a cavallo coperti di lycra e con le scarpe della Mizuno, ma bardati di tutto punto come se il cavallo stesse puntando dritto al ballo sociale.

Un divertente intermedio, un confronto tra il mondo di oggi e quello di due secoli fa

Baci a tutti,
ci vediamo nei prossimi giorni con qualche post un po' più succulento




Mauser

8 novembre 2010

La tenuta da amazzone

Suggerimenti musicali
Per la lettura di questo post è vivamente consigliato il sottofondo di: Samarcanda di Vecchioni e No reins dei Rascal Flatts. Plus... Let 'Er Rip delle Dixie Chicks dal sapore tipicamente country.




Carissimi e carissime,
come state?
Io bene, anche se sono esaurita al 100% come una pila zinco carbone; la scorsa settimana sono stata assegnata come partecipante e organizzatrice del Festival della Scienza di Genova e per circa sette giorni ho fatto a meno degli elementi basilari di un qualsiasi programmatore, vale a dire internet e pc e, capitemi, quando finalmente all'alba delle otto riuscivo a rimettere piede a casa i computer non erano precisamente il mio primo pensiero, o almeno non tanto quanto una bella dormita, lo dimostra il fatto che oggi mi sono cimentata nella cernita dei feeds che erano arrivati in questi giorni, saliti a quota 394 come non succedeva dai tempi delle vacanze estive, ogni volta la situazione peggiora, devo smetterla di abbonarmi a tutto quello che mi interessa ¬_¬
Ad ogni modo è stata una bellissima esperienza, molto istruttiva e divertente, anche se il mio lavoro era decisamente privilegiato rispetto a quello degli altri ragazzi presenti.


Detto ciò, sono rimasta un tantino indietro con gli aggiornamenti del blog ed è per questo che oggi mi sono rimessa a scrivere, argomento odierno: la tenuta da amazzone.
Vi ricorda qualcosa l'argomento? Sicuramente sì, qualche mese fa (forse addirittura l'anno scorso) avevamo affrontato la particolarità della cavalcata all'amazzone, di cui potete trovare i reperti al link sopra, oggi invece andiamo ad analizzare come le signore si vestivano per montare a cavallo.
Già perchè l'abbigliamento da cavallerizza era una parte fondamentale del guardaroba di una signora e anche delle signorine (sia nubili che zitelle), specialmente per quanto riguardava la borghesia industriale del nord e la gentry, la nobiltà terriera spesso distante dalle mode londinesi e dai modi di atteggiarsi composti e affettati.
Gli inglesi sono sempre stati amanti delle battute di caccia a fagiani, lepri, cinghiali e piccoli volatili, la loro passione per gli animali si trasmetteva quindi alle bestie utilizzate per questo genere di hobbies, vale a dire cavalli e cani.
L'antichita' classica credeva nell'esistenza di un popolo di guerrieri formato esclusivamente da donne che combattevano a cavallo. Erano le Amazzoni. Vivevano nella Cappadocia sulle rive del fiume Termodone, combattevano a cavalcioni, inforcando il cavallo ,come gli uomini per un'epoca in cui le donne non cavalcavano e basta.
Illustrazione tratta dal manga
Otoyomegatari di Kaoru Mori
La parola “Amazzone”, cosi' viene chiamata una donna a cavallo, sia che monti a cavalcioni sia nel modo tradizionale, non deriva, come comunemente si crede dal greco alfa privativo e “mazos”, seno, ma dall'ittita Zòna, cioe' “bella cintura”; il termine allude alla bellezza e alla ricchezza dell'abbigliamento e degli accessori della donna o alla sua bellezza fisica (per maggiori informazioni consiglio di consultare i seguenti manga, che oltre ad una bellissima storia possiedono anche la specialità di avere disegni raffinatissimi con cui ci si può fare un'idea: Anatolia story di Chie Shinohara, edito in Italia da Star Comics, ambientato durante l'impero ittita, e Otoyomegatari di Kaoru Mori della stessa autrice di Emma, che narra le vicende delle tribù del deserto, attualmente inedito).
L'espressione di “Montare all'Amazzone” ha fatto la sua comparsa soltanto alla fine del Medioevo, probabilmente nell'Italia del Trecento, prima le donne montavano a cavalcioni come gli uomini, famoso è l'esempio di Cesonia, quarta moglie dell'Imperatore Caligola, che cavalcava al fianco del marito dinnanzi alle legioni schierate; già, avete letto bene, proprio quel Caligola che fece provocatoriamente nominare senatore il proprio cavallo Incitatus, evidentemente marito e moglie avevano in comune la passione per le attività equestri... [poichè non vengo da studi classici, se ci fosse qualche imprecisione riguardo questo aneddoto vi pregherei di informarmi, è un episodio storico a cui sono affezionata].
Soltanto nella seconda meta' del Settecento viene introdotta in Inghilterra la sella da Amazzone, permettendo alle donne di guidare il cavallo, in posizione avvenente, con le gambe coperte, quasi altrettanto bene quanto l'uomo, questo è da ricercarsi prevalentemente anche nella mentalità sempre più puritana e di fanatismo religioso che si stava sviluppando, che vedeva nelle gambe scoperte segni di peccato carnale, donne dissolute ecc.




Foggia e materiali
I vesititi per cavalcare si assomigliavano un po' tutti, c'erano caratteristiche imprescindibili al punto da essersi mantenute per secoli.
La loro invenzione risale circa alla metà del Seicento, prima di allora le donne adoperavano i loro abiti quotidiani per montare, mentre da allora si iniziò a differenziare sempre di più questo genere di abbigliamento corredandolo di gonne, giubbe, cappelli e stivali appositi che nel corso dei secoli hanno subito via via sempre più midifiche, ma di cui è rimasta intatta l'idea di fondo.
Innanzi tutto, quasi tutti gli abiti per cavalcare erano formati da due pezzi, la parte soprastante era caratterizzata da una camicia di tessuto pesante come lana o vari strati di cotone, il più delle volte a collo alto per proteggersi da spifferi e correnti che avrebbero causato raffreddori e infreddature che, per l'epoca, erano malanni pericolosissimi che conducevano anche alla morte (cfr. La medicina), col passare del tempo il collo alto venne guarnito da cache-col, fazzoletti e cravattini da signora sempre più raffinati.
Sopra la camicia era saltuariamente portato un panciotto o una fascia per l'addome, per non prendere freddo durante la cavalcata, uno strato sopra ancora c'era la giacca; la blusa era di spesso tessuto coprente, velluto, lana, panno e feltro, era molto resistente e rigida, rimase di forma attillata per tutto il periodo che si conta dal Seicento al Novecento, tre secoli in cui la moda cambiò, ma non le parti di fondo.
Sentite cosa scrive Bertrice Small nel suo libro L'amante del re, certo un po' anacronistico considerando che è ambientato al tempo di Enrico VIII e quindi ben prima dell'invenzione delle tenute da amazzone in velluto tipiche dell'Ottocento, ma comunque una buona descrizione:
In fretta si liberò della gonna e del corpetto di tutti i giorni e indossò una camicia bianca pulita e una gonna da cavallerizza di velluto scuro, un po' consunta, ma resistente.
Qualsiasi ne fosse stato un tempo il colore, la stoffa era ora scolorita in una tinta indefinibile. Da un angolo tirò fuori gli stivali da cavallerizza e li infilò, storcendo la bocca per il fatto che le stringevano in punta, essendo stati fatti ormai da cinque anni, quando i suoi piedi erano più piccoli. Alzandosi le venne in mente che probabilmente lord Wyndham aveva fatto fare anche degli stivali nuovi per lei. Nuovi stivali e una gonna da cavallerizza di velluto blu con un corpetto intonato e un cappello con una piuma bianca!




Ed ecco un'altra descrizione tratta sempre dal libro di poc'anzi:
«Il conte vi manda anche un completo da amazzone, milady»
La voce di Heartha interruppe le riflessioni di Blaze.
«Ooh!», esclamò lei con palese entusiasmo «Velluto blu! Blu scuro! Ho sempre sognato di avere una gonna e un giacca da cavallerizza così! Come poteva saperlo?» I suoi occhi scorsero lungo il pesante velluto di cui era costituita la gonna fino all'orlo, vicino al quale erano posati a terra un paio di stivali di pelle nera.
«Ooooh», sospirò Blaze, sedendosi subito sul letto e togliendosi una scarpa per provare lo stival. Con delicatezza le sue mani accarezzarono la morbida pelle mentre infilava il suo piede slanciato dentro lo stivale, tirando lentamente lungo la gamba.




Inizialmente per cavalcare erano usati quasi tutti i colori, mentre sarà Maria Antonietta ad introdurre l'usanza dei colori scuri come verdone, marrone, blu, antracite e aranciato scuro, riprendendoli dalla moda maschile, che li impiegava da sempre al posto di rosso, giallo e bianco, poco pratici per la caccia dove ci si sporcava facilmente di erba, terra e sangue, senza contare che tinte tanto vistose avrebbero spaventato la servaggina a chilometri di distanza.


La foggia tipicamente da maschile, per non dire militare, degli abiti da amazzone nacque con l'invenzione stessa di questi vestiti, ovunque troviamo infatti giacche bordate di passamaneria, galloni e alamari, bottoni in metallo, doppiopetto, marsine, ecc.
La moda femminile a proposito degli abiti da caccia fu inizialmente dettata dalla corte francese, più attenta e raffinata ai dettagli, principalmente per i motivi esposti nell'appofondimento intitolato: Sul perchè la Francia fu la passerella d'Europa, dall'Ottocento in poi, però, quest'usanza cambiò, iniziando a seguire i connotati della moda dettati principalmente in suolo inglese.


In questo campo la Regina Maria Antonietta fu un'autentica icona, essendo ella stessa molto appassionata di equitazione e caccia, è a lei che dobbiamo l'introduzione del tricorno come copricapo classico per la caccia (naturalmente ripreso dall foggia maschile), almeno finchè non fu soppiantato dal cilindro [qui si nota bene il passaggio dalla moda francese a quella inglese che soppiantò il cappello a tre punte, introducendo la tuba].




Come cambia la moda
Seicento
La moda delle amazzoni si modificò molto nel corso del tempo, ma come si è detto alcuni dettagli rimasero immutati per lungo tempo.
Nel Seicento la moda femminile per le cavallerizze prevedeva gonne voluminose, lunghe giacche fino alla coscia con maniche molto ampie e risvoltate, camicia e fogge prevalentemente militare.
Durante questo periodo la caccia dalla donne venne praticata esclusivamente in continente, in Inghilterra infatti, alle prese con il Protettorato di Cromwell, era considerato disdicevole da morire per una donna salire su un cavallo.


Rococò
Ritratto della giovane Maria Antonietta
Arrivati all'epoca di Maria Antonietta le cose cambiarono, l'Inghilterra si era finalmente liberata del periodo repubblicano, reintroducendo l'usanza della caccia anche per le signore.
La regina francese dettò la moda ridimensionando le gonne, mantenendo un alto numero di sottogonne, ma rendendo il tutto meno voluminoso, restrinse le giacche fino a renderle striminzite in modo che esaltassero la vita di vespa e il petto, introdusse i colori scuri, gli stivali da caccia e il tricorno anche per le signore; sotto i capelli erano modestamente intrecciati in stile mozartiano.
In questo periodo appare anche per la prima volta la redingote, il capo d'abbigliamento intramontabile, antenato del trench e dell'impermeabile, a quel tempo aveva ancora tre ampi colletti a mantellina che coprivano le spalle e proteggevano dalla pioggia, ma per maggiori informazioni vi rimando al post dedicato, sennò facciamo notte.


Periodo napoleonico e Reggenza inglese

Questo periodo vide un cambiamento drastico della moda per signore che si ripercosse anche nella linea degli abiti da cavallerizza; caratterizzato dalla vita particolarmente alta, l'abbigliamento da amazzone del periodo napoleonico è forse l'unico in cui non si ha il riscontro di un abito a due pezzi adoperato per cavalcare, esso era infatti costituito da un vestito di lana pettinata, spesso di colore chiaro e una giacca di lunghezza variabile, fabbricata nei colori scuri per la caccia e nei materiali pesanti, principalmente velluto, naturalmente corredata dall'immancabile cappellino a budino o bonnet.
In questo caso l'amazzone sotto la gonna chiara indossava pantaloni lunghi con la staffa.
Questi abiti erano decisamente meno voluminosi dei precedenti anche perchè non prevedevano l'utilizzo della sottogonna e la loro foggia non era scampanata come per tutti gli altri tipi di gonne, bensì lineare, a tubo, quindi difficile renderli ampi e svolazzanti come si era fatto con Maria Antonietta e come si farà in seguito.


Tenuta da amazzone
1830
Intermezzo
Si chiama intermezzo il periodo di passaggio che si ha intorno agli anni Venti dell'Ottocento.
Tempo di grandi cambiamenti, questo periodo privo di un'identità specifica è invece teatro del passaggio epocale dagli abiti stile impero a quella che diventerà poi la foggia vittoriana e, infine, quella moderna.
La vita dei vestiti infatti si abbassa drasticamente, andando a posizionarsi pressappoco all'altezza dell'ombelico e abbandonando la foggia tagliata sotto il seno [quella che fa sembrare ogni ragazza incinta, per intenderci, anche con i capi moderni].
Gli abiti per la caccia non sono esenti dal mutamento: le gonne che erano diventate minimaliste in epoca napoleonica tornando ad essere ingombranti e vaporose, le maniche dalla forma semplice e lineare, spesso neanche decorate da bottoni, cominciarono a diventare vaporose fino ad assumere la classica foggia a palloncino, come quelle adorate da Anne Shirley.


Granduchessa
Maria Nikolaevna
Vittoriano
La moda vittoriana la conosciamo tutti, è seguendo i suoi dettami che si modificano anche gli abiti per cavalcare, si ritorna alla vita sottile, ad una altezza accettabile, le donne mantengono comunque una certa sobrietà con colori scuri o spenti, le maniche a sbuffo tipiche degli anni 20-30 lasciano il posto ad una linea più classica e maschile, vengono introdotte giacche a coda, colletti alti per le camicie, cravattini e il cilindro, che si portava fissato al capo con spilloni, contornato da tulle o sciarpe di seta e broccato che dovevano svolazzare intorno al capo dell'amazzone.


Famosissima esponente della moda vittoriana e fautrice a sua volta di questa fu Elisabetta di Baviera, imperatrice d'Austria, per gli amici, Sissi, che anche nei film ci viene riproposta con la sua grandissima passione per la caccia e l'equitazione.


Imperatrice Sissi d'Austria,
nata Elisabetta Wittelsbach
È importante ricordare che nell'abbigliamento delle amazzoni non vennero mai introdotte sottogonne rigide come crinoline oppure tournure, questo perchè sarebbero state estremamente scomode e poco pratiche durante la cavalcata, si preferì quindi adottare supporti morbidi come sottogonne di stoffa e imbottiture, ma evitare legno, metallo e stecche di balena.
Immancabile era il bouquet all'occhiello con sei fiori diversi non doveva essere più grande d'un Luigi d'oro.


Edoardiano
L'epoca edoardiana segna la fine dell'evoluzione della moda dell'amazzone, non perchè Edoardo e compari abbiano distrutto tutto ciò, bensì perchè con l'invenzione dell'automobile e di altri mezzi di trasporto, con l'urbanizzazione massiccia si iniziò a cavalcare sempre meno anche tra gli habitué; qui gli abiti della fine dell'Ottocento, striminziti, attilati e che segnavano tremendamente il fisico della cavallerizza si assestano su una foggia ancora più maschile, le gonne perdono il soto substrati di pizzi, tulle e supporti, diventando solo tessuto con sottoveste, le giacche rimangono strette sul petto, ma si modificano le maniche, diventando strette all'avambraccio, ma a sbuffo tra le spalle e il gomito. I colletti delle camicie sono ora rigidi e altissimi, abbinati a cravattini da uomo, così come maschile è la foggia dei fuanti e dei polsini spessi e inamidati.


Per rendere un'idea, comunque, di quanto ancosa ci fosse da fare per quanto riguarda abitudini ed emancipazione, aggiungo solo che bisognerà aspettare la fine della Prima Guerra Mondiale perchè anche le donne inizino a cavalcare abitualmente con la sella da uomo senza che questo sembri uno scandalo.




Curiosità
Gli abiti d'Amazzone piu' eleganti erano quelli del celebre sarto parigino Humann, i cilindri quelli di Gibus il piu' noto cappellaio di quei tempi, l'ombrellaio Verdier vendeva graziosi bastoncini da Cavaliere combinati con un minuscolo parasole.


Le signore per bene preferivano vestirsi in blu scuro mentre le donne di facili costumi salivano a cavallo in abiti verdi o celesti e con cappelli Rembrandteschi a piuma ondeggiante.




Link interessanti
Side Saddle Museum - History of Riding Habits
I Like Historical Clothings - Paintings Riding Habits
I Like Historical Clothings - Paintings Riding Habits part 2
I Like Historical Cothings - Fashion Plate Riding Habit


Kristina Harris - Authentic Victorian Fashion Patterns: A Complete Lady's Wardrobe


Beh, spero che l'approfondimento sia stato interessante.
Ci sentiamo presto,
ciao!









Mauser

29 gennaio 2010

Cavalcare all'amazzone

Tutti senz'altro siamo a conoscenza della grande passione che gli inglesi hanno sempre dimostrato nei confronti di taluni animali, in special modo cani e cavalli sono sempre stati al centro del loro mondo, tanto da renderli spesso obiettivo di burle in cui tali animali contavano per loro più della vita di altri esseri umani.

In special modo i cavalli sono sempre stati animali apprezzati per la loro bellezza, eleganza e forza, anche nei lavori più umili.
In passato essi erano molto più importanti di oggi perchè gli unici mezzi di trasporto prima dell'invenzione della ferrovia, a parte i piedi, erano le carrozze, di cui abbiamo approfonditamente parlato qui e le bestie da soma.

Le persone più povere consideravano il cavallo un animale nobile, utile, costoso ma molto produttivo e lo sfruttavano per trainare carri e diligenze, per arare i campi e girare le macine.
I nobili invece, affascinati dalla maestosità di queste bestie, li allevavano come corridori e li cavalcavano durante battute di caccia e passeggiate, erano lo sfoggio della loro ricchezza e del loro potere.

Che gli uomini andassero a cavallo non è una novità di cui stupirci, storia vecchia di migliaia di anni, che però, in epoche come quelle vittoriana e georgiana, fosse permesso cavalcare anche alle signore era un altro paio di maniche.
Già, infatti l'ammirazione per questo animale rasentava l'adorazione, tanto che anche alle signore era permesso cavalcare ed era considerata una buona dote in una sposa, inoltre era uno sport che, per usare le parole dell'Imperatrice Sofia dal film di Sissi, "aiuta a mantenere il personale", cioè una forma fisica longilinea ed aggraziata.

Certo non crediate che le donne cavalcassero come gli uomini... e c'era una moltitudine di altre cose che non potevano fare, come partecipare a determinate battute di caccia o lanciare la bestia al galoppo.
Ma in special modo il loro modo di montare era significativo, sia per il nome contraddittorio che per la posizione in cui dovevano stare.

Esse infatti cavalcavano all'amazzone.
Il nome può trarre in inganno, visto che le Amazzoni erano una tribù di donne guerriere della Cappadocia (centro Turchia) citate in molti miti greci (ad esempio quello di Ercole), consociute per la loro forza.
Di sicuro le Amazzoni non cavalcavano all'"amazzone", che prevedeva sella e finimenti molto particolari, mentre a quel tempo si cavalcava ancora praticamente senza sella, tutt'al più con una coperta.
Cavalcare all'amazzone è infatti una pratica (rigorosamente femminile) in cui la donna si posiziona su un particolare tipo di sella con le gambe tutte da una parte, un po' come le streghe sulle scope, per intenderci.

Perchè questo? Vi chiederete senz'altro...

Beh, ci sono molte risposte, ma la maggior parte ha a che fare con la mentalità dell'epoca che vedeva un affronto in una donna che cavalcava in arcione, ovvero a gambe divaricate sulla sella.
Noi ci facciamo poco caso, ma evidentemente per l'epoca il riferimento sessuale della cosa era imprescindibile [il che lascia pensare che per avere una fantasia così sviluppata i cari Victorians non battessero chiodo tanto spesso >_>].
Insomma, una donna che cavalcava "da uomo" era uno scandalo per la buona società, era una donna perduta, dissoluta e di facili costumi, poco importava che fosse vergine.
Una che per apprezzare maggiormente il piacere di una cavalcata decide di stare in equilibrio sulla sella senza sembrare un sacco di patate è senz'altro una meretrice pronta ad allargare le gambe al primo che passa. mica una sportiva!
[In effetti la fantasia in passato non mancava, proabilmente per via del fatto che la TV dovevano ancora inventarla].

Vabbè, osservazioni caustiche a parte, era estremamente sconveniente farsi vedere in suddetta posizione in pubblico, quindi le signore che apprezzavano una cavalcata "come si comanda" si limitavano a praticarla in privato, lontane da occhi indiscreti.

Altra motivazione altrettanto freudiana era che cavalcando in arcione si sarebbero automaticamente sollevate gran parte delle gonne, mettendo in mostra caviglie e sottovesti di pizzo, altro riferimento sessuale molto esplicito visto che le caviglie erano considerate una parte intima che solo il marito poteva vedere e la biancheria, vien da sè, non doveva neanche essere pensata dagli altri uomini (d'altro canto, era consuetudine in epoca vittoriana far l'amore con camicie e sottovesti indosso, la nudità era considerata sporca e motivo d'imbarazzo).
Una donna vista in biancheria era una donna compromessa, anche se l'uomo non l'aveva toccata neanche con l'unghia del dito mignolo.
A tal proposito ricordo che nel telefilm della BBC Orgoglio e pregiudizio c'è una scena dove il signor Collins vede sua cugina Lydia in sottoveste, questo avrebbe portato, nell'Ottocento, ad un immediato matrimonio; Collins è nella scena giustamente sconvolto, mentre Lydia, che è sciocca e senza principi, la prende con leggerezza ridendo.

Trovate difficile confrontarvi con questi concetti di puritanesimo? Io sì eppure l'etichetta di "puritana" me la sono sentita appioppare ben più di una volta!
In effetti la società moderna, con le sue pance scoperte, i derriere completamente esposti, le mutandine e perizomi a vista e le sue ragazze che parlano peggio degli scaricatori del porto non aiuta a farci comprendere la modestia dell'epoca, certo sbagliata, ma figlia di una cultura differente.
Probabilmente è a causa del proibizionismo del nostro passato che siamo arrivati a talune regole forse troppo liberali, ma questa è la mera opinione di una che ha frequentato la scuola con delle ragazze che sembravano uscite dal Postribolo di Zia Poppea.
Decisamente non so quale sia la strada migliore tra le due, come si dice, il giusto sta nella moderazione.

Ma torniamo a noi. C'è ancora un motivo per cui le donne cavalcavano all'amazzone, ovvero per comodità.
Certo si era in bilico più che cavalcando in arcione, ma se con le crinoline, gli ornamenti e le scarpette di allora sembrava difficoltoso salire in carrozza, figuriamoci cosa doveva essere montare! E cavalcare!

Bene, abbiamo elencato le motivazioni principali, adesso vediamo l'origine di tutto questo: ricordate il concetto vittoriano di donna=pallida=svenevole=debole eccetera eccetera?
Bene, è innegabile che per cavalcare occorra un minimo di polso per tenere l'animale sotto controllo, ecco, questa è la caratteristicha che le donne del tempo non dovevano avere, carattere.
Quindi, per ovviare alla cosa, le ragazze venivano messe sulla groppa direttamente piazzate con le gambe di lato e accompagnate, ovvero guidate per le redini, lungo il percorso.
Ma questo tipo di sudditanza continua stava stretta addirittura alle donne di allora che piano piano riuscirono a conquistarsi la loro piccola fetta di indipendenza nella cavalcata, dopotutto non erano un semplice sacco di mele sulla groppa di un animale da soma! Senza contare che, in mancanza di un po' di appiglio, incidenti di sorta erano molto frequenti.

La sella per la monta all'amazzone
Non era una sella come quelle da uomini, essa infatti aveva una seduta più piatta e più ampia, in modo che la signora potesse accomodarsi con tutti i paramenti della sua tenuta da amazzone (la semplicità era una virtù che, dopo l'epoca della Reggenza, si perse per strada).

A differenza della sella tradizionale, inoltre, essa era, per così dire, storta da una parte, nello specifico sulla sinistra.
Infatti la sella da amazzone in inglese viene chiamata sidesaddle cioè, appunto, sella laterale.
Il pomo della sella, caratterizzato dalla classica forma a coda di rondine, era piazzato leggermente spostato a sinistra, in questo modo, sedendosi, la signora aveva la piegatura della gamba destra esattamente in concomitanza con esso, fungendo un po' da appiglio per rimanere in equilibrio.

La gamba sinistra, invece, passa sul fianco del cavallo, morbidamente, come nella cavalcata in arcione. Con la gamba sinistra si impartivano all'animale i comandi "di tacco" o "di sperone" ovvero determinate indicazioni ottenute premendo con le ginocchia sul costato dell'animale, magari per spronarlo al trotto o a prendere velocità.
A differenza di quel che si crede, il costume dell'epoca non prevedeva che cavalieri e amazzoni (cioè coloro che cavalcavano) indossassero speroni sulle calzature: questo avrebbe rischiato di ferire l'animale in maniera pericolosa, generando azioni a catena di panico nella bestia e, successivamente, nel fantino.
Gli inglesi, inoltre, amavano molto le loro bestie, selezionate con cura grazie a incroci di generazioni di purosangue e difficilmente avrebbero permesso di rovinare una delle loro creature.


Pericoli

Come è facile intuire, montare all'amazzone risulta più difficile perchè il baricentro è spostato su un lato, il che rischia di sbilanciare l'amazzone da un lato o dall'altro.
Nello specifico, se essa cadesse di schiena le sue gambe rimarrebbero impigliate nella sella laterale, provocando, fratture a parte, anche un disorientamento della bestia che la disarcionerebbe.

Se invece lo sbilanciamento avviene in avanti (svenimento, cedimento delle cinghie) la donna cadrebbe rovinosamente in avanti, rischiando fratture di vario genere, traumi, ma, soprattutto, di finire sotto gli zoccoli della propria cavalcatura.



Pratica
A differenza di quel che si può credere, le donne che cavalcavano all'amazzone erano la maggioranza (una percentuale superiore a 90) e questa pratica era diffusa sia nella borghesia che nell'aristocrazia e perfino nel West!

Non mi credete? Date un'occhiata alla foto di lato: l'amazzone che salta l'ostacolo vale dieci dei cowboy che la guardano! Tanto per dire le donnine...

Come accennato, la donne che cavalcavano all'amazzone, se avevano pratica alle spalle potevano raggiungere lo stesso livello degli uomini (e a volte fargli anche un baffo =P), esse erano veloci ed ottime saltatrici.
Nelle competizioni moderne ci sono ancora poche, ma valide atlete che gareggiano nel dressage o nel salto ad ostacoli montando all'amazzone come si usava una volta. Tutto è regolare e regolamentato a dovere.



Vi cito un brano tratto dal libro Un'estate da ricordare di Mary Balogh, dove, nello specifico, una delle donne che popolano questa avventura parla alla protagonista della sua passione per la cavalcata in arcione, un po' con l'intento di sconvolgerla e un po' perchè si lascia trasportare dalla cosa. Inutile dire che la nostra puritana protagonista era abbastanza pietrificata. Nello specifico si fa anche riferimento al fatto che alle donne fossero per lo più precluse le battute di caccia grossa

«Andate a cavallo, Miss Edgeworth?» le cheise di sorpresa Lady Freyia nel mezzo di una discussione sui vantaggi di passare a Londra almeno una parte dell'anno.
«Naturalmente» rispose Lauren.
«Partecipate alla caccia alla volpe?»
«No, non l'ho mai fatto.»
«Ma vi considerate una cavallerizza esperta?»
«Dipende da uello che intendete per esperta. Certo so...»
«Attraversate mai la campagna al galoppo?» chiese Lady Freyia. «Saltate le siepi invece di passare dal cancello? Rischiate l'osso del collo per il puro piacere di sentire fra le cosce l'animale?»
Mary Balogh, Un'estate da ricordare, Mondadori


Se siete preoccupati per Lauren, sappiate che se la cava egregiamente in questa situazione spinosa, Lady Freyia nel libro è famosa per non avere peli sulla lingua e non per cattiveria, è semplicemente la sua natura. D'altro canto l'educazione delle ragazze vittoriane riusciva a trarle d'impaccio anche da situazioni tanto imbarazzanti, se utilizzata con cervello.


Ed ecco qualche interessante video su come si cavalca all'amazzone.
Il primo è quasi una prova di dressage in salsa ottocentesca con tanto di costume, vengono inquadrati parecchi dettagli interessanti:



Questa invece è la competizione britannica denominata Ride2TheSide, internazionale e famosissima, ecco un video con delle immagini della gara e tanta ironia ^_^




E concludiamo con le proposte di lettura, come nei programmi di Superquark; tutti i libri che cito, purtroppo, sono solo in lingua inglese, ma sono di facile reperibilità online, io in particolare mi rifaccio quasi sempre ad Amazon che mi offre molti spunti al riguardo
Bene, per questo post ci lasciamo qui, ma scordatevi che molli l'argomento perchè c'è ancora molto da dire al riguardo!
A presto!
Bacioni



Mauser





PS: infine vi lascio la più spettacolare delle immagini che ho trovato durante le mie ricerche sulla cavalcata all'amazzone: santo Cielo, non avevo mai visto niente di simile! Altro che Lady Oscar!



Hai qualche idea?
Vorresti approfondire un argomento particolare?
Ci sono curiosità di cui vorresti scrivessimo?

Manda una mail a
georgianagarden@gmail.com