29 agosto 2010

Giorgio III - l'annosa questione della pazzia del re

Concludiamo questo secolare approfondimento sul nostro amico Giorgio III, parlando della cosa che senz'altro l'ha reso famoso: la sua follia.
Un capitolo interamente dedicato a questo argomento, più breve dei precedenti, nella speranza di fare un po' di chiarezza nel mare di dubbi e pregiudizi che lo circonda.

La pazzia che colpì Giorgio III è stata per lunghi anni materia di studio e di dibattito di esimi storici.

La tesi della porfiria
George III
by Sir Joshua Reynolds
Con le diagnosi di allora, le concezioni mediche moderne e diverse analisi effettuate sul cadavere del vecchio re, si è ormai certi che il disagio mentale del re fosse dovuto ad una particolare forma di porfiria, una malattia del sangue.
La malattia è stata desunta pochi anni fa in uno studio basato sul suo comportamento riportato dalle cronache del tempo e dalle testimonianze, soprattutto dei diplomatici: di fatto uno studio antropologico e sociologico più che medico, anche perchè di cartelle cliniche ovviamente non ne esistevano.


Anche conosciuta come malattia del vampiro, la porfiria nella forma di Giorgio III (porfiria acuta intermittente con sindrome neurologica) attacca i centri nervosi ed il cevello per l'eccessiva produzione di porfirine, le molecole create dall'emoglobina che a lungo andare diventano ovviamente tossiche e portano ad una serie di problemi difficili da affrontare durante il giorno se non sostenuti da un'intensa terapia a base di enzimi bovini.
Viene chiamata malattia del vampiro non perchè i freddi succhiasangue del folklore europeo sono tornati di moda grazie all'intuizione della Meyer, che ha proprio scatenato un autentico fenomeno vampiresco, ma poichè in alcune forme porta come segni evidenti del male pallore e colorito lattiginoso, occhi cerchiati, orbite segnate da capillari rossi e la perdita di quasi tutti i denti (solitamente rimangono i due canini, caratterizzati da una radice molto profonda), ecco quindi come la malattia abbia in parte contributo alla nascita della figura europea del vampiro e soprattutto del suo aspetto, alimentata da altri miti e forme di crudezza delle storie folcloristiche delle varie regioni.

La figura storica che invece ispirò ambientazioni e miti circa la cattiveria del vampiro, fu Vald III di Valacchia, detto l'Impalatore, figlio di Vald II Dracul, da cui prende il nome più famoso scelto da Bram Stroker per il suo personaggio.

Delle tre forme di porfiria conosciute sino ad oggi, si ritiene che il re avesse quella comunemente denominata come acuta intermittente, questo perchè in altri casi la malattia sarebbe dovuta essere manifesta anche in antenati o discendenti, cosa che invece non si è verificata.
Portrait of George III in his Coronation Robes
by Allan Ramsay
La constatazione ha portato anche ad una serie di considerazioni circa la legittimità di Giorgio e/o dei suoi nipoti o di tutti insieme, se preferite essere romantici e credere nelle storie di bastardi reali, in tutti i sensi, ma non sarebbe neanche la prima volta, basta vedere il caso del re Macellaio della casa Savoia (quindi Made in Italy) e di molti altri, visto che la storia e le case reali sono costellate di figli illegittimi la cui condizione di nascita viene considerata legittima per non suscitare scandali e polemiche.
I discendenti dei reali più prolifici, quelli che sfruttavano grandemente a loro posizione per godere dei diritti che ne derivavano, compreso quello di poter alzare le gonne ad ogni ragazza nelle vicinanze, probabilmente sono ancora sparsi per i paesi d'Europa senza sapere di essere pronipoti di Carlo II, Giorgio I, Federico di Prussia o Bonaparte.


L'abuso di arsenico e l'intossicazione farmacologica
La diagnosi della pazzia emersa a causa di porfiria non è comunque unanime e vi sono correnti di pensiero che riconducono l'infermità mentale del sovrano ad un abuso di arsenico, una sostanza all'epoca molto presente nella vita delle persone, sfortunatamente anche tossica. A sostenere questa variante sono alcuni studi fatti dall'Università del Kent, che hanno trovato elevate percentuali di arsenico in un campione di capelli prelevato al cadavere. È da escludere un avvelenamento doloso, più probabile l'ipotesi di un'intossicazione farmacologica graduale e continuata, ad esempio con l'utilizzo giornaliero di arsenico per le proprietà che gli si attribuivano.
La ricerca è stata esposta sul periodico di approfondimento scientifico Le Scienze.


Portrait of George III
by Thomas Gainborough
Riguardo la follia di Giorgio III, molto si è scritto e detto, in particolare è da segnalare lo spettacolo teatrale intitolato La pazzia di Re Giorgio, scritto da Alan Bennett, autore anche del famoso La sovrana lettrice (su Elisabetta I); la piece teatrale è stata poi trasposta in lungometraggio nel 1995, con un film diretto da Nicholas Haytner dal titolo omonimo.



Questo è quanto fino ad ora sono riuscita a racimolare circa Giorgio III, re del Regno Unito; considerata la mole di materiale, spero almeno che l'approfondimento sia stato interessante, altrimenti per tre interi post vi siete dovuti sorbire un'avvicendarsi di date e cifre riguardanti un personaggio che vi stava veramente antipatico o, cosa ancora più probabile, di cui non ve ne fregava assolutamente niente.

Dalla prossima settimana cercherò di essere più snella nei miei approfondimenti e di tornare all'originale filosofia sulle biografie di personaggi un po' meno famosi; ringrazio Sara per lo spunto che mi ha fornito ed esorto ancora una volta chi legge ad esprimere eventuali dubbi o richieste di approfondimenti: da parte mia cercherò di fare il possibile per incastrare le vostre curiosità coi post che ho in agenda, naturalmente sempre tempo e lavoro permettendo.

Credo proprio che adesso me ne andrò a dormire, dopo un matrimonio con pranzo di 5 ore ho bisogno di riposare i piedi ridotti a due fette di prosciutto.


Colgo l'occasione per fare nuovamente a Francesca, la sposa,
le mie più vive e sentite congratulazioni per il suo matrimonio, augurandole una vita lunga e felice assieme a suo marito.
Felicitazioni!






Mauser

26 agosto 2010

Giorgio III - condotta politica e gestione del potere

Continuiamo il nostro approfondimento sul nostro amico Giorgio III.
Nel post precedente, Giorgio III, generalità e vita privata, avevamo parlato della sua storia personale, delle date che avevano caratterizzato la sua vita e di ciò che l'aveva segnata.
In questo cambiamo completamente registro e ci dedichiamo ad una analisi approfondita della sua linea di condotta politica e di governo.

Ho volutamente lasciato trascorrere un paio di giorni tra il primo post e questo perchè possiate metabolizzare bene tutte le informazioni che vi ho passato, alcuni riferimenti della vita di Giorgio avranno riscontri sulla sua condotta politica ecc.
Eppoi anche perchè questo post è stato così lungo da scrivere che di fare le cose di fretta me ne scappava la voglia, sebbene l'argomento sia veramente interessante e mi abbia dato modo di fare riflessioni ed approfondimenti sui quali non mi ero mai soffermata, specie sulla giustificazione di alcuni comportamenti di Giorgio.
Quindi... cominciamo!


King George III
by Matthew Brown
Giorgio III viene spesso ricordato dalla storia solo per due eventi abbastanza disastrosi: la Guerra dei sette anni e la dichiarazione d'indipendenza delle colonie americane, che all'epoca della salita al trono del re erano ancora proprietà inglese.

Ma in realtà Giorgio III ha fatto da protagonista a molte altre vicende storiche importanti, ad esempio le campagne contro Napoleone, il congresso di Vienna, il Royal Marriage Act, l'Atto d'Unione con cui Inghilterra e Irlanda si unificarono definitivamente, ecc.

L'ascesa al trono di Giorgio fu molto benvoluta dalla popolazione inglese, che vedevain lui un sovrano nuovo e INGLESE; il fatto che i suoi predecessori fossero entrambi di nazionalità germanica, nati e cresciuti su suolo tedesco, con una mentalità molto crucca, non aveva contribuito a renderli amati dal loro nuovo popolo, per questo la casata di Hanover salita al trono britannico aveva riscosso tiepidi festeggiamenti in occasione delle grandi ricorrenze reali.
Ma Giorgio III era inglese e, come si è detto, questo fatto lo rese benvoluto e acclamato e il popolo, felice di questa svolta, fu più propenso a perdonare in lui alcuni errori di gioventù e alcuni comportamenti impulsivi e non ragionati, come non aveva fatto con gli agi e i lussi di cui si erano contornati Giorgio I e Giorgio II; anche Giorgio IV per la sua vita dissoluta e la sua condotta menefreghista non riscosse la popolarità del genitore, con cui vi furono continui contrasti.

A dispetto di ciò, però, i primi anni del governo di Giorgio vennero contraddistinti da un'instabilità politica notevole, soprattutto originatasi a causa della partecipazione alla Guerra dei Sette anni al fianco della Prussia e dai comportamenti del re, che era senz'altro giovane e inesperto nella guida di uno stato.


Politica accentratrice
Di orientamento apertamente Tory (cioè tradizionalista), cosa della quale non mi stupisco affatto, Giorgio III cercò in ogni modo di favorire il partito radicale piuttosto che la sua controparte Whig (riformisti), arrivando addirittura quasi ad estinguere questi ultimi dalla politica inglese.
King George III
by Thomas Gainborough
Questo lasciava presagire già da allora quale sarebbe diventata la linea politica del re (peraltro influenzata dalla madre); Giorgio infatti cercò di accaparrarsi il controllo totale della politica inglese, sebbene non sempre con mezzi lgittimi. Corrompendo i ministri in Parlamento e i personaggi più influenti della scena politica, Giorgio si aggiudicò il supporto necessario a far passare qualsiasi legge e riforma [questo non vi dice nulla??? Non vi ricorda una certa situazione italiana...], come il Royal Marriage Act, che a conti fatti non aveva il quorum necessario per essere approvato alle Camere.
Oltre alla corruzione, non proprio un comportamento esemplare, Giorgio III si dimostrò abile nello scegliere ministri affidabili (nel senso di affidabili per lui, che facessero ciò che volea), ma anche retti di spirito e capaci di gestire situazioni spinose e delicatissime.
Tra questi Frederick North e William Pitt il Giovane.
Alcune volte Giorgio III, nella sua frenetica ricerca di personaggi che lo assecondassero e supportassero incondizionatamente nelle sue idee politiche e nelle sue manovre, fu vittima di inetti senza capacità che lo lecchinarono perbene, ma che all fine non conclusero seriamente nulla che aiutasse o lui o la nazione, finendo per fare grandi pasticci burocratici e attirarsi il malcontento popolare.


Tra monarchia assoluta e monarchia parlmentare
Il controllo totale che Giorgio III cercò di avere sulla politica inglese è un segno evidente di quanto fosse difficile mantenere un paese costituzionale in un mondo ancora governato dall'Ancien Regime, in Inghilterra qualsiasi riforma, per quanto proposta con la migliore delle intenzioni, corretta o scorretta che fosse, passava dal Parlamento, il che è uno dei fondamenti della democrazia. Tuttavia il resto del mondo politico era ancora assestato sulle basi di una monarchia assoluta, dell'Ancien Regime, che per quanto distorto dai capricci di sovrani e ministri, consentiva una flessibilità di idee e di interventi superiore a quella di una nazione Parlamentare.

Mi spiego meglio: se in Francia c'era da prendere una decisione riguardo le tasse sul grano, ne avrebbero discusso tra loro i ministri preposti e la firma finale sarebbe stata del re. La legge doveva essere controllata e approvata da un numero minimo di alte cariche, il che snelliva, se non la burocrazia, almeno i tempi, che si assistevano sui 3 mesi di discussione e approntamento.
La stessa legge in Inghilterra, doveva essere presentata ai ministri che l'approvassero, visionata dal re e dal Parlamento e approvata da DUE Camere!
Signori... conoscendo i tempi della burocrazia, specie di quella italiana, è evidente che il processo avrebbe richiesto almeno 6 mesi tra tempi costituzionali e tempi morti, sempre che andasse tutto liscio e che la suddetta legge non andasse modificata e ridiscussa.

In un mondo governato dalla monarchia assoluta, un paese a monarchia parlamentare si trovava svantaggiato dal punto di vista del "tempo", solo contro tutti.
È vero che l'Inghilterra era stata l'unico paese con un Parlamento per diversi secoli, o comunque uno dei pochissimi, ma nel Settecento il ruolo di monarchi vari mutò rispetto al passato e tutti sappiamo che la lunga mano della monarchia non fu mai tanto lunga come in questo periodo, intrallazzando e gestendo le cose come pareva e piaceva ai re, tanto che qualcuno disse basta (ogni riferimento alla Rivoluzione Francese è puramente casual =P), insomma, per qualche tempo la tentazione assolutista ci fu, ma non fu neanche presa in considerazione.

Per spiegare la cosa vi riporto un esempio: il confronto che farò adesso non è molto pertinente con Giorgio III, ma lo è per spiegarvi la situazione politica in cui ci stiamo muovendo e il perchè non dovremmo condannare duramente Giorgio III per la sua politica accentratrice; l'esempio è quello del caso della nave Amistad, su cui è stato fatto anche un bel film piuttosto realistico con Anthony Hopkins, Morgan Freeman e Matthew McConaughey.
C'è una parte del film in cui la Regina Isabella II di Spagna (l'ambientazione è il 1837) si lamenta via lettera con il Presidente degli Stati Uniti per la lentezza burocratica che il caso Amistad sta avendo, quando in Spagna sarebbe stato risolto in brevissimo tempo secondo i suoi desideri, mentre là si dava ancora ascolto ai cavilli e alle proteste di un avvocatuccio di provincia, di un gruppo di schiavi e di alcuni abolizionisti senza rilievo.

L'ambasciatore spagnolo riferisce, in merito:
Ciò che più sconcerta sua Maestà è tutta questa indipendenza dei tribunali americani

Ebbene, in quel frangente Anthony Hopkins, che interpreta il 6° presidente USA, ormai in pensione, John Quincy Adams, dice una cosa molto realistica:

Ciò che sua Maestà desidera è un tribunale che si comporti come fanno i suoi.
I tribunali con cui questa bambina di undici anni si balocca nel suo magico regno chiamato Spagna. Un tribunale che fa ciò che gli viene ordinato, un tribunale con cui si giocherella come si fa con una bambola.
Un tribunale, caso bizzarro, del quale il nostro Presidente andrebbe fierissimo.

Un tribunale che segue il suo volere ignorando la legittimità delle azioni compiute.

Questa era la monarchia assoluta, dove una bambina (Isabella II ha una dozzina d'anni) gestisce la politica spagnola e fa il bello e il cattivo tempo su questioni internazionali che coinvolgono la vita e la libertà degli uomini.
Non confondiamo quindi l'assolutismo di Giorgio III, per quanto egli fosse un re da tacchi rossi con quella che era davvero la monarchi assoluta; Giorgio non tentò mai di cambiare la natura politica inglese, cercò semplicemente di indirizzarla in una strada unita, perchè troppe fazioni e troppe linee di pensiero e di condotta, nel clima che regnava, avrebbero distrutto il Paese.

Egoista sì, quindi, ma non perchè fosse stupido, diciamo che le intenzioni di fondo potevano essere scusate.
Naturalmente si finisce sempre nel vecchio adagio il fine giustifica i mezzi, con la conseguente risposta che ciascuno di noi vuole dargli, in un caso o nell'altro svilupperemo una certa affinità con Giorgio III o un'antipatia senza eguali.
Ma di certo non lo si può definire un sovrano assolutista al pari di Luigi XVI, Ferdinando di Napoli, Federico di Prussia.


Il caso della Dichiarazione d'Indipendenza Americana
Drafting the Declaration of Independence
by Jean Leon Gerome Ferris
Oltre a questo, Giorgio III è speso ricordato per la Dichiarazione d'Indipendenza delle colonie americane, che all'epoca erano 13.
L'espempio di poco fa ha sovvertito un po' l'ordine degli avvenimenti, avendo parlato noi prima di un avvenimento accaduto quando l'America era già una piccola e arrancante federazione e lasciando a seguire la vicenda della sua nascita e indipendenza, certamente difficoltosa e travagliata come ogni indipendenza conquistata fino ad oggi, da quella dalla dittatura all'uscita serale dopo mezzanotte [non le metto sullo stesso piano, ma sempre d'indipendenza si tratta e, soprattutto, di dimostrare che si è maturi a sufficienza].

Gli stati del Nuovo Continente, durante il regno di Giorgio III, erano vessati da una politica inglese tendente a sminuirne il valore e la produzione e tassati nelle esportazioni e importazioni fino al furto; essi si ribellarono contro il governo britannico (famoso l'episodio del Boston Tea Party, quando per protesta contro le leggi del Tea Act, vennero gettati a mare casse e carichi di tè inglese) dando vita alla Guerra d'Indipendenza Americana, targata 1775, che cessò solamente nel 1781 dopo la sanguinosa battaglia di Saratoga, con il riconoscimento degli USA, all'epoca non ancora USA ma vabbè, da parte del Parlamento inglese e la stesura di quella che poteva essere considerata una prima bozza della carta dei diritti dell'uomo.

Molti criticano la linea durissima di repressione sia delle colonie che dell'insurrezione che Giorgio III mise in pratica contro le sue colonie, respingendo le richieste di maggiore libertà di scambio e di commercio e, invece, punendoli con ulteriori tasse, dazi e balzelli, scatenando proprio quello che aveva temuto: una seprazione definitva con guerra annessa e conflitto politico.

Effettivamente una linea più moderata, leggi meno intransigenti, definite dai coloni addirittura Intolerable Act, forse avrebbero condotto ad uno sviluppo storico differente, ma rimuginare sul passato è inutile e troppo spesso dimentichiamo che, per quanto il re fosse sempre il re, stiamo parlando di una monarchia parlamentare [torniamo al discorso di prima], la prima della storia, costituitasi nel 1244 con la stesura della Magna Charta quando, per essere cattivi, gli altri stati si stavano ancora dondolando sugli alberi mangiando banane.

Quindi, per quanto Giorgio III fosse pontente e accerchiato da fedelissimi che lo supportavano in toto, la guerra è comunque una questione che, perfino in un paese assoluto, non può decidere un uomo solo: quindi incolpiamo lui, ma con moderazione perchè una maggioranza di politici, parlamentari, senatori e quant'altro fu con lui e corrompere qualcuno per fare la guerra porta al successo solo se questo sulla guerra può specularci. Quindi chi ha deciso e approvato l'aggressione armata l'ha fatto per propria convenienza.

D'altra parte, come recita una frase scritta su uno dei palazzi più importanti della mia città:

La guerra e una lezione della storia che i popoli non ricordano mai abbastanza
Benito Mussolini


Triste constatare chi sia stato a pronunciarla.


La Rivoluzione Francese e il periodo bonapartista
Oltre a quanto citato sopra, era sempre Giorgio III sul trono inglese quando vi fu la Rivoluzione francese, quando l'Inghilterra divenne patria di rifugiati e disperati che scappavano dalla Parigi in tumulto o durante il periodo di repressione delle rivolte in Vandea.

Per finire, ancora lui sarà il re inglese al momento della salita al potere di Bonaparte e a onorare il Paese dopo la gloriosa (si fa per dire, una battaglia può essere considerata gloriosa solo fino ad un certo punto) battaglia navale di Trafalgar, al comando dell'Ammiraglio Horatio Nelson.

Horatio Nelson
by Lemuel Francis Abbott
Non parteciperà di persona alle trattative del Congresso di Vienna del 1815 che riorganizzeranno lo scacchiere europeo dopo il passaggio dell'Imperatore corso, che sotto questo aspetto può essere considerato un novello Attila, poichè già destituito dalla carica reale per infermità mentale (1811), il potere ormai passato a Giorgio IV, ancora Principe Reggente.


L'atto d'unione: nasce il Regno Unito
Come se tutto questo non fosse sufficiente per un uomo solo, c'è ancora un fatto storico, politicamente mastodontico che spesso ci scordiamo, ma che è fondamentale: l'Atto d'Unione.
Erroneamente anche io per comodità parlo di Inghilterra, quando invece bisognerebbe parlare di Regno Unito, perchè si tratta di una federazione (Inghilterra, Galles, Scozia e Irlanda del Nord), ma volete mettere scrivere tutte le volte sta pappardella di robetta quando capiscono tutti?

Il Regno Unito come federazione nasce proprio durante il governo di Giorgio III, nel 1707 per la precisione, quando Inghilterra e Scozia con i rispettivi Parlamenti votarono per l'unificazione. Ecco perchè parliamo di Atto d'Unione (che poi gli Atti d'Unione sono tre: con il Galles, con la Scozia e con l'Irlanda).
Le motivazioni che spinsero i due Paesi a intraprendere questa strada erano molto differenti:
  • L'Inghilterra spingeva per l'unificazione per assicurarsi di mettere sul trono un unico sovrano protestante che guidasse le due nazioni e non spingesse gli scozzesi ad una rivolta contro l'Inghilterra oppressiva, quest'ultima si era più vole dovuta guardare le spalle da questo genere di insurrezioni, l'ultima dell quali, guidata da Bonnie Charlie era stata l'ultima rivolta giacobita sedata da, guarda caso, Giorgio II.
  • La Scozia aveva ragioni diversissime: voleva assicurarsi una cerca stabilità politica ed economica, la prima delle due era perseguita da sempre, ma vista la natura un po' suscettibile degli scozzesi stessi, era sempre stata una mera utopia.
La parte più difficile, oltre a mettere d'accordo tutti i politici dei due schieramente, che come si sa cercano sempre di fare i propri interessi prima di quelli del popolo (chiamasi assioma della politica) fu conciliare le due diversissime professioni religiose.
Se l'Inghilterra era ufficialmente protestante dai tempi di Elisabetta I, derivante da una serie di misure di repressioni religiose durissime contro cattolici e papisti, la Scozia seguiva la Chiesa Scozzese, presbiteriana protestante di orientamento calvinista, figlia di un proprio scisma dalla Chiesa Cattolica romana.
C'era sempre stato attrito tra le due, ma adesso che il Paese era UNO, bisognava mettersi d'accordo e, soprattutto, essere tolleranti.
Il vero problema religioso, comunque, nascera con l'Atto d'Unione (chiamiamo Atto d'Unione II) del 1800 che annettè l'Irlanda.
Politicamente debole e incerta, la fase Parlamentare fu semplicissima, difficoltosa ancora più di quella scozzese la parte religiosa, perchè l'Irlanda, come tutti sappiamo, era ed è in prevalenza cattolica, non solo, ma cattolica romana, il peggio del peggio di quello che era stato violentemente represso in Inghilterra durante i secoli passati.
Si cercò di convertire l'Irlanda, ma l'attuale configurazione religiosa dimostra che i risultati furono piuttosto scadenti.
Come si evince dalle date, in entrambi gli Atti di Unione Giorgio III era ancora sul trono, abbastanza lucido e convinto della sua politica.




Quindi...
Insomma, tutti ne dicono peste e corna, ma questo re non è stato né migliore né peggiore di altri, visto che la somma delle sue vittorie militari e politiche bilancia quella delle sconfitte e umiliazioni.
Senza contare che, per una questione di fortuna/sfortuna, si è trovato in un momento storico davvero densissimo di avvenimenti di rilevanza internazionale!
Poveraccio, tutte a lui sono capitate le questioni spinose su cui vertevano i dibattiti filosofici dell'epoca e lui che ha fatto? Le ha risolte secondo la tradizione.
Ritratto di Giorgio III
by Allan Ramsay
(da notare i tacchi rossi alle scarpe)
Al riguardo, penso che il sottotitolo di uno dei libri riguardanti Giorgio III, che cito anche nelal bibliografia, sia significativo: A personal history, 'sto qua da solo ha condensato metà della storia moderna! L'ha fatta, vissuta al comando!
Io la chiamo jella, ma qualcuno potrebbe essere di parere opposto, certo si trattava di una responsabilità non irrilevante.

Sono dell'opinione che il grande accanimento che si fa contro questo personaggio sia da ricercare nel fatto che agli inglesi pesi ancora non poco di aver perso le colonie americane, tra l'altro in modo tanto disonorevole, per una quantità di motivi politici, economici, geografici e quant'altro, oltre allo smacco di aver dovuto concedere l'Indipendenza DOPO aver perso una battaglia, quella di Saratoga, contro un esercito al limite del ridicolo, che tuttavia era molto più motivato dei soldati britannici [al riguardo vorrei dire agli inglesi che, se l'Italia è riuscita a prenderle nella Battaglia di Adua, in Etiopia, contro un gruppo di guerriglieri poco più armati di bastoni e frecce, loro non devono assolutamente preoccuparsi di dover "salvare la faccia", tanto noi di figuracce storiche pessime ne abbiamo fatte a bizzeffe,tra voltabandiera, Re Lazzaroni e quant'altro].

Concludo qui, sperando che queste ultime considerazioni non vi abbiano urtato pià di taqnto e augurandomi di non aver sollevato un vespaio.

Ci si vede presto per il terzo e ultimo approfondimento: quello che mi preoccupa adesso è che, se ho fatto 3 post su Giorgio III, dovrò scriverne 4 su Giorgio IV... mamma mia, sono terrorizzata: che dico su 'sto tipo ora?

Baci





Mauser

24 agosto 2010

Giorgio III - generalità e vita privata

Eccomi che ritorno alla carica, concluse le ferie e rimessa in carreggiata col lavoro, alla mia occupazione preferita: scrivere di storia sul blog.
Seguendo il suggerimento di Sara, mi sono data all'approfondimento della biografia di un monarca su cui tanto si dice, ma poco di vero si sa.

Come sapete, di solito giro al largo dai personaggi troppo famosi, la loro vita suscita sempre un vespaio di polemiche tra i loro sostenitori e i loro detrattori, inoltre, tutti parlano dei personaggi come Napoleone o la Regina Vittoria, protagonisti di libri e libri, biografie, romanzi, novelle, aneddoti, tutto insomma. Ma a dispetto della mole di informazioni su di loro, altri altrettanto meritevoli come Regina Strinasacchi o Margaret Bryan sono caduti nel dimenticatoio.
Tristemente bisogna ammettere che ad una analisi superficiale della Storia, ci si ricorda solo dei potenti, dei governanti e, anche peggio, dei guerrafondai.

Mezzotinto di Giorgio III, all'epoca Principe di Galles
by James Macardell,
dipinto da by David Lüders

Ma nel caso di Giorgio III farò un'eccezione perchè su questo personaggio circolano più leggende che verità.

Con una differenza, rispetto ad altri: la bibliografia, la sitografia e quant'altro sono così ricche e piene di informazioni che, per comodità mia e per facilitare la lettura vostra, senza che stramazziate al suolo sperando in una flebo a metà post, ho decio di suddividerlo in tre parti in base ai macroargomenti che lo riguardano.
C'è molto da dire al suo riguardo, non come negli altri casi, dove per trovare informazioni bisogna minacciare qualcuno, no, su di lui si sono scritti fiumi d'inchiostro, è un reale e un potente, la sua vita è stata documentata minuto per minuto negli annali di corte, i suoi domestici hanno contato quante volte si è fatto il bagno, quante si è grattato il naso e quale fosse il suo piatto preferito. Neanche stipandocelo sarebbe stato tutto in un unico post e, come avete avuto modo di accorgervi in questo periodo, la capacità di sintesi non rientra nei miei meriti.
E adesso a noi!


Generalità
Il nostro eroe nacque a Norfolk House, in St, James Square, a Londra, il 4 giugno 1738 [un giorno dopo di me e uno prima di Draco Malfoy ^___^]; gli vennero posti i nomi di George William Frederick; appartenente alla casata di Hanover, di origini tipicamente germaniche, Giorgio III sarà il primo reale inglese di questa casata ad essere di madrelingua inglese, nato e cresciuto su suolo britannico e, per questo molto amato dal popolo, che si sentiva poco rappresentato dai reali Giorgio I e Giorgio II che l'avevano preceduto.

Il futuro Giorgio III nacque da Federico di Hanover, figlio primogenito di Giorgio II, futuro erede al trono e Principe di Galles; sua madre era Augusta du Sassonia-Gotha-Altemburg, anch'ella di famiglia tedesca.
Giorgio non fu il figlio primogenito della coppia dei Principi di Galles, preceduto per nascita dalla sorella Augusta Carlotta, ma fu il primo maschio e, strano per l'epoca, sopravvisse all'infanzia e alla giovinezza.

A causa della prematura scomparsa del padre Federico, Principe di Galles, all'età di 44 anni (le teorie al riguardo sono piuttosto variopinte, una delle più famose recita che il Principe mo a causa del colpo di una palla da cricket che gli spezzò lo sterno) e prima della dipartita di Giorgio II, Giorgio III divenne l'erede al trono designato.
Stemma araldico del Regno Unito
dal 1816 al 1837

All'epoca Giorgio era appena tredicenne e per quanto la sua educazione fosse già stata impostata verso il comando di una nazione, gran parte delle conoscenze circa politica e governo gli erano mancanti.
A seguire personalmente la sua formazione fu la madre Augusta, che istillò in lui il senso della patria e i suoi doveri di futuro regnante d'Inghilterra, valori che Giorgio non perderà mai di vista per tutta la vita e, per quanto sconsiderate e assurde possano essere state le sue manovre politiche e le sue proposte, sarà sempre e comunque in favore della sua patria inglese che agirà.

L'ascesa al trono di Giorgio III avverrà ne 1760, con la scomparsa di Giorgio II; la battuta d'arresto della sua politica si ebbe nel 1811, quando quasi cieco e già gravemente malato in maniera degenerativa tanto da impedirgli di governare con lucidità, fu costretto a promulgare il Regency Act dove cedeva il timone della nazione al figlio primogenito, futuro Giorgio IV, a noi anche noto come Principe Reggente.
Giorgio IV, tuttavia, non era ritenuto dal padre idoneo alla guida del Paese, era viziato, arrogante e incapace nella gestione amministrativa di uno stato, più interessato al proprio divertimento che al mantenimento della nazione: anche se vecchio, stanco e pazzo, Giorgio III si rivelò più intelligente e lungimirante di quanto non fecero i suoi ministri che lo spinsero al gesto di cessione.

Il 29 gennaio 1820, morì al Castello di Windsor, assistito dal figlio prediletto, Federico Augusto, duca di York e d'Albany.
Gli succederanno, nell'ordine, Giorgio IV e successivamente il fratello Guglielmo IV. Entrambi moriranno senza eredi legittimi che potessero succedergli al trono, lasciando quindi la vecchia Inghilterra nelle mani della nipotina Vittoria, unica figlia del duca di Kent.

In Gran Bretagna Giorgio III fu chiamato: Giorgio Terzo, per grazia di Dio, Re di Gran Bretagna, Francia e Irlanda, Difensore della Fede, etc.
Nel 1801 quando la Gran Bretagna si unì con l'Irlanda, colse l'occasione per far cadere le proprie pretese al trono di Francia e abbandonò l'utilizzo del "etc." che era stato aggiunto durante il regno di Elisabetta I.


Matrimonio, figli e altre relazioni
Ritratto della Regina Carlotta (17 anni)
by Esther Denner
All'epoca dell'incoronazione Giorgio III era ancora scapolo e, a differenza dei suoi antenati reali (Giorgio I e Giorgio II) non aveva seminato bastardi dal sangue blu per tutta l'Inghilterra, si prospettava quindi l'impellente necessità di trovare al principe, appena ventiduenne, una sposa adeguata che potesse generargli un erede legittimo al più presto [il tempo stringe].
La mancanza di un erede del sovrano era fonte di preoccupazione per la corte e per il popolo, che vedeva messa in crisi l'"economia" di personaggi della famiglia reale, venendo a mancare una figura di riferimento nel caso del decesso del re [insomma, ma che porta jella erano! 'Sto qui ha appena ventidue anni e già pensate alla sua morte! Capisco l'essere previdenti, ma mi sembra un tantino esagerato, mica era come Edoardo VI o il Principe Arturo, era sano e forte e robusto, non moribondo!].

Essendo inoltre Giorgio stato tenuto lontano dalla corte reale per espressa decisione materna, che non nutriva fiducia né nell'esempio né nella politica del suocero Giorgio II, per Giorgio III non erano stati presi accordi politici di alleanze tramite matrimonio, come era usanza.
Insomma, era uno scapolo d'oro sul mercato dei matrimoni ad alto livello ed è facile intuire come la maggior parte delle case reali europee si fosse gettata a pesce sulla preda, giovane, inesperta e potente.
A tale scopo, la corte di portaborse inglese organizzò una specie di tour delle spose in giro per il continente, visitando i castelli delle potenziali candidate e presentandole di volta in volta al Re, nella speranza che scegliesse con oculatezza

[...] forse che in questa occasione,
una moglie trovare potrà,
può essere il giorno in cui Derek dirà
"Mi gioco la libertà---"
Sfilata di beltà...

Così cantava il Gran Ciambellano nel film L'incantesimo del lago, anche se a me questo povero Giorgio III appare più come un toro da monta portato in parata, che tristezza...

La scelta definitiva, comunque, cadde sulla duchessa Sofia Carlotta di Mecleburgo-Strelitz, a sua volta di estrazione tedesca, che il giovane re sposò l'8 settembre 1861 nella cappella di St. James Palace.

Per l'occasione del matrimonio del sovrano, il caricaturista e autore di opere satiriche James Gillray pubblicò una rappresentazione raffigurante due paia di piedi sulle coltri di un letto nuziale, in posizione inequivocabile; la vignetta, intitolata Fashionable Contrast, voleva essere un simpatico regalo di nozze al re e alla sua giovane sposa, mettendo in evidenza come queste due persone fossero fisicamente diversissime: Giorgio era infatti un gran bel pezzo di figliolo, di corporatura robusta, alto e con piedi decisamente fuori misura, per i suoi tempi; la sua mogliettina Carlotta, invece, era minuta e piccina, di corporatura esile come un giunco e a differenza del marito, aveva piedini minuscoli. Ecco da dove nasce questa contrapposizione, che tuttavia venne ben accettata dal sovrano.

Fashionable Contrasts;
or The Duchess's little Shoe yeilding to the Magnitude of the Duke's Foot
by James Gillray

A dispetto, comunque, delle differenze fisiche, seguendo la regola che gli opposti si attraggono, Giorgio e Carlotta ebbero uno dei pochi matrimoni felici della storia della monarchia. Contraddistinto da una pace coniugale e da una tranquillità domestica rare, il matrimonio di questi due sovrani fu coronato non solo dalla felicità loro, ma anche dalla buona fortuna.
Giorgio e Carlotta procrearono quindici figli — nove maschi e sei femmine — più di ogni altro coppia reale inglese.
Due dei loro figli diventarono Re del Regno Unito; un altro diventò Re di Hannover; una figlia diventò Regina di Württemberg.

Ecco la lista chilometrica dei figli del re:
Illustrazione raffigurante
Hannah Lightfoot
Come si è detto, Quello tra Giorgio III e Carlotta fu un matrimonio felice, coronato da soddisfazioni, per questo il re non tenne mai un corteo di amanti e favorite come avevano fatto Giorgio I e Giorgio II, sempre pronti ad alzare le gonnelle a qualche ragazza appena giunta a palazzo.
Nella storia ufficiale vengono fatti solo due possibili nomi di candidate al titolo di amante, entrambe contate prima del suo matrimonio con Carlotta.

Il nome più famoso è quello di Hannah Lightfoot, di origine quacchera, che attirò il futuro sovrano, all'epoca quidicenne, per la sua purezza di spirito e di idee legate alla sua dottrina di vita e alla sua bontà innata.
La relazione tra i due, si dice, portò alla nascita di uno o due figli: George Rex e John Mackelcan, ma specialmente sull'ultimo si hanno seri dubbi.
Leggende metropolitane favoleggiano di un ipotetico matrimonio segreto tra Giorgio e Hannah, ma si tratta per lo più di teorie campate in aria che nascono ad ogni generazione di reali (vedi il caso del Duca di Clarence citato come vero nel film La vera storia di Jack lo Squartatore, oppure la Principessa Lavinia di Cumberland, che riteneva fosse discendente del fratello di Giorgio III, il duca di Cumberland, da parte della madre Olive), nello specifico questa favoletta, nata tardiva durante l'epoca vittoriana, era un semplice destabilizzante per la politica ferma della regina, atta a toglierle credibilità sostenendo che né lei né Giorgio IV avevano diritti al trono, che sarebbe dovuto passare a George Rex e ai suoi discendenti.

Le tre figlie più giovani del Re Giorgio III
by John Singleton Copley
Il fatto che George Rex fosse comunque nato illegittimo, anche se il padre avesse poi sposato Hannah Lightfoot, non ha minimamente sfiorato i fautori della messinscena (poco realistica), che hanno evidentemente dimenticato come, per l'ereditarietà di un titolo nobiliare è necessaria la nascita legittima, il titolo di re è un titolo nobiliare e, come tale, segue la stessa filosofia.
In passato non era possibile riconoscere strada facendo i propri bastardi e renderli legittimi dopo perchè la legittimità si stabiliva in base alla nascita del bambino: semplicemente se i genitori erano sposati o meno: nel caso di George Rex, non lo erano.
L'idea, comunque, di un matrimonio tra queste due persone è quasi da escludere, Giorgio era infatti il primo a considerare un suo dovere di principe e monarca avere una sposa adeguata e, a tutti gli effetti, Hannah non lo era, come gli fece notare anche Lord Bute, Primo Ministro.

Un altro personaggio, molto famoso, che a volte viene accostato a quello di Giorgio, è Sarah Lennox, facente parte delle quattro sorelle Lennox passate alla storia e su cui è stato girato un telefilm BBC [guarda caso...] intitolato Aristocrats, che narra appunto le vite di queste donne.
Sarah, che all'epoca era amante di Giorgio II, pare che fosse rimasta colpita dal giovane nipote (decisamente prestante, giovane e aitante come NON era il nonno), anche Giorgio fu colpito da Sarah, ma nulla di più si sa circa al loro relazione, che comunque non generò prole.


Link utili e bibliografia
Al seguente indirizzo potrete trovare le carte natali e l'oroscopo del personaggio di Giorgio III elaborato da Samuel Hemmings:
Analisi delle carte natali con il significato simbolico dei gradi zodiacali
Firma di Giorgio III
Al riguardo devo dire che, per quanto Giorgio III fosse religiosissimo, all'epoca la distinzione tra religione e lettura delle stelle era labile e anche il più devoto dei sovrani si affidava a predizioni astrali per l'inizio di campagne militari ecc (cfr. Elizabeth, the Golden Age con Cate Blanchett, che interpreta streghe e veggenti per conoscere sia l'esito della battaglia con la Spagna e la sua Invincibile Armada, sia il destino del suo amore per il pirata interpretato da Clive Owen).

Vero come la finzione. La psicopatologia al cinema, vol.1
Al link citato sopra troverete un estratto di come la pazzia del sovrano Giorgio III sia stata trasposta in una piece teatrale e anche in un film, viene inoltre analizzata la metodologia con cui disagi psichici vengono presentati sul grande schermo; sotto la sezione di Giorgio III sono presenti altri film famosi, per la curiosità di chi vuole approfondire l'argomento.

Links
Wikipedia (IT) - Giorgio III del Regno Unito
Wikipedia (EN) - George III of the United Kingdom
Biografieonline.it - Giorgio III, monarchia e follia
Englishmonarchs.co.uk - George III
Cronologia - Anno 1760
Anobii.com - Alan Bennet, La pazzia di Re Giorgio da questo libro e dalla piece è stato tratto il film seguente
MyMovies - La pazzia di Re Giorgio (film 1995)
The old New York City project - La testa di Re Giorgio
True Love - King George III And Hannah Lightfoot
King George III


Libri su Giorgio III e sulla sua politica
John Cannon, George III
Jeremy Black, George III, America's Last King
Christopher Hibbert, George III a personal history
Ritratto di Giorgio, Principe di Galles
con il fratello Federico, futuro Duca di York

by Benjamin West
Peter David Garne Thomas, George III
G.M. Ditchfield, George III: An Essay in Monarchy
Jonathan Marsden, The Wisdom of George the Third

Kenneth Baker, George III: A Life in Caricature
(contiene anche le illustrazioni di James Gillray di cui si è fatto accenno nel post)
Horace Walpole, Memoirs of the Reign of King George III
(scritto dal fondatore di Strawberry Hill)


Libri sui figli e sulla famiglia di Giorgio III
John Van Der Kiste, George III's children
Flora Fraser, Princesses, The Six Daughters of George III
Dorothy Margaret Stuart, The Daughters of George III
Stella Tillyard, A Royal Affair, George III and his scandalous sibilings
Christopher Lloyd,
George III and Queen Charlotte
Michael Kreps, Hannah Regina, Britain's Quaker Queen (su Hannah Lightfoot)
Eleanor Hibbert, The Prince and the Quakeress (su Hannah Lightfoot)


Narrativa
Hester Davenport, Faithful Handmaid - Fanny Burney at the court of King George III



Per oggi chiudo qui, questo post mi esaurisce peggio delle pile zinco-carbone...
Ci sentiamo presto con la seconda parte della biografia riguardante la politica di Giorgio III.

Baci a tutti





Mauser

23 agosto 2010

In tv «Sissi, la favorita dello Zar»

Segnalazione veloce veloce per tutti gli appassionati di cinema in costume che seguono questo blog.
Questa settimana su La7 andrà in onda il film Sissi, la favorita dello Zar.
Non lasciatevi trarre in inganno dal titolo, non si tratta dell'ennesima avventura della famosa principessa Elisabetta di Baviera, bensì un film completamente diverso che ha in comune con l'altro l'attrice principale, a interpretare la parte della protagonista è infatti la giovane Romy Schneider, reduce dai film di rilievo sull'imperatrice austriaca, sulla Regina Vittoria e dal film dove per la prima volta conobbe Alain Delon, con cui poi si fidanzerà (mi riferisco al titolo L'amante pura).

La trama del film:
Durante il Congresso di Vienna del 1815, Sissi, la figlia di un orchestrale, è innamorata di Ferdinand, il segretario del conte di Metternich. Vista dallo Zar con addosso uno splendido abito, viene introdotta da lui a una festa. Sospettata di essere una spia, Sissi si inventa storie stravaganti che, inaspettatamente, hanno un riscontro nella realtà e in questo modo salva l'Austria dopo la fuga di Napoleone dall'isola d'Elba. Sissi è Romy Schneider, ma il film non ha niente a che fare con la famosa serie, interpretata dalla stessa attrice, sulla Sissi storica: Elisabetta di Baviera, la bella e sfortunata moglie di Francesco Giuseppe.


Come vedete la trama è completamente differente, ma è comunque un prodotto che ci permette di vedere, ancora una volta, la giovane Romy Schneider in panni storici, con abiti sontuosi e ambientazioni da favola del periodo su cui noi ci soffermiamo.

Programmate il registratore e date un'occhiata al lungometraggio targato 1959, non si tratterà di un capolavoro, ma come altre produzioni della Schneider sulla scia di Sissi, ad esempio La giovane Regina Vittoria (1954) e Katia, regina senza corona (1959), girate più o meno tutti in contemporanea con la trilogia principale, è un prodotto apprezzabile per i costumi e per la recitazione e naturalmente, per chi piace, per la bellezza della giovane attrice.

Programmazione su: La7
Data: 24 Agosto 2010
Dalle 14.00
Alle: 16.05



Saluti!




Mauser

22 agosto 2010

Ristampa de «I giorni de tè e delle rose»

Passo solo per una comunicazione di servizio, visto che oggi ho già fatto il mio dovere ed ho pubblicato un post.

Volevo segnalarvi che la casa editrice Sonzogno ha messo in ristampa il libro di Jennifer Donnelly intitolato I giorni del tè e delle rose.

Personalmente non l'ho mai letto, ma sta nella mia wish list da quasi tre anni, questo perchè in giro è introvabile e i giudizi che ho potuto recuperare riguardo questo volume sono tutti da 4 e 5 stelle, con opinioni soddisfatte che si sperticano in lodi per la storia e la narrazione, senza però aspettarsi un capolavoro, su questo sono tutti d'accordo.

I giorni del tè e delle rose sembra essere una di quelle chicche quasi dimenticate, introvabili perfino nell'usato, ma comunque di grande valore letterario ed affettivo, pare infatti che una volta letto ci si affezioni a questo libro.

Il volume è acquistabile online sui siti di commercio elettronico come IBS o Bol, oppure su Libreriauniversitaria o ancora Unilibro.
Su alcuni di essi risulta ancora fuori catalogo oppure non disponibile, ma è una scritta destinata a cambiare.

Affrettatevi a prenotarlo presso la vostra libreria di fiducia o ad acquistarlo su internet perchè sembra che la prima ristampa stia già andando in esaurimento ^___^

Per ulteriori informazioni circa critica e commenti segnalo:
Anobii - I giorni del tè e delle rose
Ciao.it - I giorni del tè e delle rose
Isn't it romantic?
Il piacere della lettura
Immergiti in un mondo... rosa!
Sotto i fiori di lillà


La data ufficiale di rimessa sul mercato del titolo è il

28 Agosto 2010

Ringrazio il blog Isn't it romantic? per aver comunicato questa splendida notizia a tutti noi.


Baci





Mauser

19 agosto 2010

Considerazioni circa Jane Bennet

Hello, come state?
In questi giorni ho preso decisamente troppo sole, ecco quindi che comincio a vaneggiare di ragionamenti malatissimi.
No, non mi sono sbronzata con la grappa valdostana, semmai avrò fatto un'indigestione di Tegole, i classici biscotti rotondi di cui sono ghiottissima, ma credo che quelle non potrebbero peggiorare la mia scarsa salute mentale... forse è l'aria troppo pulita...

Naturalmente come avrete facilmente dedotto dal titolo, le considerazioni "fuori luogo" riguardano il personaggio di Jane Bennet, una delle protagoniste di Orgoglio e Pregiudizio, l'intramontabile bestselller di Jane Austen che da due secoli riesce ad essere ancora venduto senza che commessi e passanti storcano troppo l'aristocratico nasino.

La sottoscritta è come Bella Swan, che gira e rilegge periodicamente il celebrativo alla cara Jane contenente tutte le sue opere e rileggendo Jane e guardando periodicamente gli sceneggiati televisivi e cinematografici, mi chiedo ogni volta se sia andato persa qualche informazione basilare circa Jane Bennet.

Mi spiego meglio: il personaggio di Jane non è certo un "secondario di spicco", ovvero un personaggio secondario a cui ogni tanto viene concessa la scena, nossignore, il personaggio di Jane è fondamentale allo svolgimento della vicenda che noi tutti conosciamo, è Jane, infatti, che innesca tutto il complesso meccanismo di relazioni ballando e conversando amabilmente con il signor Charles Bingley, appena giunto in città, ed è solo perchè Bingley si è ambientato così bene che Darcy, suo "compagno di merende" si vede costretto a fare dell'assurda conversazione con Sir Lucas, finendo per offendere irreparabilmente Lizzie, seduta poco distante che sta origliando la frase.

E non paghi, è sempre Jane che viene mollata, spingendo sempre più Lizzie a odiare Darcy per il suo comportamento una volta appreso che è stato lui il mandante della decisione di Bingley (che poverino non è neanche capace di pensare con la sua testa); infine, è una lettera di Jane che avvisa Elizabeth della fuga d'amore di Lydia con Wickham il bastardo mentitore ed è solo con il riallacciarsi dei rapporti tra i Bennet e Bingley che Darcy ha l'opportunità e il coraggio di confessarsi per la seconda volta all'amata Lizzie.

Come si evince da tutto ciò, Jane è un personaggio fondamentale, sebbene io la trovi simpatica solo fino ad un certo punto (la trovo piuttosto vittimista e di scarso spessore psicologico), quindi vedendo diverse rappresentazioni mi sorgono spontanee due domande:

1) Perchè mai il ruolo di Jane nelle vicende girate è pari a quello di un cavallo?
2) Perchè Jane, la cui bellezza è indiscussa, viene sempre messa in secondo piano essendo interpretata da attrici neanche lontanamente paragonabili a quelle che recitano la parte di Lizzie?

Si tratta di due questioni filosofiche che dovrei discutere con Aristotele, Platone e Seneca, tuttavia, vista la mancata disponibilità dei suddetti, troppo impegnati con talkshow e Bruno Vespa, temo che dovrò rispondere da sola alle annose questioni e anche fornire qualche motivazione.

Mi rendo conto che, cinematograficamente parlando, avere una vicenda con più storie protagoniste (Darcy+Lizzie e Bingley+Jane e Lydia+Wickham corredate dall'intreccio di vicende umane) potrebbe portare a qualche difficoltà nella gestione, specialmente se il regista non vuole finire sul banale con uno di quei film polpettoni dove, di cinque sorelle, alla fine si sposano tutte, pure la zia vedova e la cognata zitella in un finale facilone da ricovero urgente per diabete.
Detto ciò, capisco perchè la vicenda di Lizzie e Darcy, decisamente più complessa, corredata di fatti avvincenti e scene "accattivanti" per lo spettatore medio, passi in primo piano e venga automaticamente eletta a storia-di-Orgoglio-e-Pregiudizio, in una conclusione decisamente superficiale.
Però ancora non mi spiego come Jane possa diventare così insulsa come personaggio.

Su di lei si sono accaniti tutti i registi, i costumisti e perfino quelli del casting pur di metterla in seconda luce, perchè se la protagonista del film/telefilm (nel nostro caso Lizzie) non è bellissima, la più bella almeno della contea, allora non ha neanche senso parlarne, no? Che motivo c'è di incentrareuna vicenda su una ragazza che non è "la più bella di tutte"? [e a questo punto tutti i brillanti insegnamenti di Bridget Jones sono volati dalla finestra].

Jane viene spesso interpretata da attrici decisamente non adatte al ruolo. Non solo nella maggior parte dei casi prive delle più basilari doti recitative, ma anche, esteticamente parlando, non certo delle ninfe.
Jane, nella maggior parte dei casi è una ragazza comune, quando non decisamente brutta.
Un caso su tutti mi ha irritata oltremodo ed è stato il serial a puntate della BBC, anno 1996, lo stesso che conta nel cast l'affascinante Colin Firth versione Mr Darcy.
Ecco, non per essere crudele, ma in quel film Jane assomiglia ad un cavallo!

I suoi lineamenti sono grossolani, ha occhi opachi e il sorriso storto, per l'epoca sarebbe stata considerata decisamente grassa e ha delle mani da contadina che innamorano. Sarò crudele: assomiglia a Pippo Franco. Questa Jane sembra una drogata all'ultimo stadio, priva di polso, vitalità, qualsiasi cosa: non posso credere che sia considerata una delle bellezze dell'Hertfordshire perchè in confronto perfino io sembro Miss Italia!
Sarebbe stata perfetta per la parte di Charlotte Lucas, l'amica quasi-zitella di Lizzie, che nello sceneggiato è decisamente più bella di lei.
Inconcepibile che Charlotte sia più affascinante della bionda ed eterea Jane, una tipica rosa inglese con i capelli biondi e gli occhi chiari, descritta con volto delicato, lineamenti aggraziati e un sorriso molto luminoso, così come gli occhi.
Decisamente non poteva essere un ciospo per attirare l'attenzione di Bingley al primo sguardo, essere definita da egli come la perla della contea; doveva essere quantomeno carina perchè un gentiluomo di città, con due sorelle altezzose sì, ma belle al seguito, si accorgesse di lei.


Eppure l'ha fatto e la prima a dirci il motivo è Jane Austen, per la quale Jane Bennet è decisamente bella, non graziosa, non carina, non accontentiamoci di mezze misure, Jane è la più bella della festa nonostante sia non precisamente ricca, ma questo non ha a che fare con la sua avvenenza.
Jane è più bella di Lizzie, che è bella sì, ma niente in confronto alla sorella.
Ecco cosa si è perso per strada negli sceneggiati, la bellezza di una Jane che non deve far sfigurare la protagonista.

Ecco quindi che nelle parti di Lizzie vengono scelte attrici di spicco: Greer Garson (1940), Jennifer Ehle (1996) e Keira Knightley (2006), sebbene quest'ultima io la giudichi decisamente pessima nella parte.

E per Jane?
Sconosciute ragazzette o attrici di seconda categoria, sempre in riferimento alla principale Lizzie, biondine e (a volte) anche carine, ma nulla di che, niente che buchi lo schermo.
Paradossalmente si mette più cura nella scelta di Bingley, che deve avere proprio la faccia da babbeo bonaccione, sennò la storia non regge.
Come detto, quella del 1996 è la pellicola dove siamo scesi più in basso, Jane è decisamente bruttina.
Nello sceneggiato 1940 Jane è graziosa (unico esempio di una Jane mora, ma in effetti l'intera pellicola si caratterizza un po' come anticonformista circa i desideri della Austen), mentre in quello del 2006 passabile, ma le hanno creato un carattere così remissivo e subordinato che letteralmente sparisce alle spalle dell'aggressiva Lizzie-Keira Knightley, che probabilmente si era dimenticata ancora di svestire i panni dei Pirati dei Caraibi, perchè una ragazza regency tanto manesca, violenta e maleducata di sicuro non me la sarei decisamente immaginata, non frutto della penna della Austen, almeno...

Tutto questo, so, ha a che fare con la mia personalissima concezione di bellezza cinematografica, ma so che gli autori avrebbero potuto prestare un po' più di attenzione nel casting delle suddette attrici; è mia ferrea convinzione, però, che se l'attrice che interpreta Lizzie è una brava attrice, allora nessun regista dovrebbe preoccuparsi che questa scompaia dietro la bellezza della sorella.
Dobbiamo quindi dedurne che le attrici di Elizabeth Bennet hanno manchevolezze significative tali da giustificare suddette scelte filmiche?
Francamente, credevo che Greer Garson fosse una donna di fama e talento internazionali, apprezzata per il suo pathos, sebbene nel film sia un po' vecchiotta per la parte di Lizzie (passati i 30, assomiglia quasi alla nonna di Darcy nelle scene a coppia e nonostante questo è anche la rappresentazione che preferisco).
Jennifer Ehle (classe O&P 996) si caratterizza per un personaggio molto fedele all'originale austeniano, così come tutta la produzione (a parte la scena dove Darcy esce nudo dal laghetto, ma direi che gliela si può far passare senza troppe critiche); forse la Ehle manca un pochino di spessore, come attrice, ma la sua interpretazione è godibilissima: era così necessario lo scempio fatto a Jane, senza bellezza e senza carattere? Docile e insignificante?

Terminiamo con la versione 2006, dove invece Keira Knightley è davvero l'anello debole della catena di attrici; Jane qui ha più spessore che negli altri film, non è una co-protagonista, ma ci stanno lavorando, tuttavia è forse basandomi principalmente su quest'ultimo adattamento che ho formulato l'idea che fossero le carenze di Elizabeth a giustificare i tagli a Jane.
Osservando attentamente qualche foto che ritrae Lizzie e la sorella maggiore Jane, ci si accorge immediatamente di quanto l'accostamento penalizzi la seconda: la Knightley, per quanto possa trovare discutibile la sua recitazione e le sue smorfiette, è una donna davvero molto bella, i suoi lineamenti fini sono decisamente aristocratici e se non avesse lo sguardo sempre atteggiato ad arrampicatrice sociale, con qualche modifica sarebbe stata una Lizzie Bennet perfetta.

Caratterialmente parlando, mentre Jane nel libro ha un ruolo di spicco come confidente della sorella Lizzie, e dalla cui bocca o tramite la quale apprendiamo la maggior parte degli stati d'animo delle sorelle Bennet, nei film Jane è ridotta a semplice comparsa.
Fa un sorrisetto, un inchino, poche parole e poi campo libero a Elizabeth, non sia mai che ella debba dividere con la sorella maggiore una scena a tre, quando invece dividevano la camera e il letto! [non pensate male, all'epoca i letti erano solo matrimoniali, anche piccoli ad essere onesti, e tutte le sorelle lo dividevano con le altre, il lusso del letto "privato" sarà una cosa arrivata molto dopo, questo perchè due o tre sorelle che dividevano lo stesso letto occupavano meno posto e all'epoca anche le case più nobili non erano proprio spaziose, in quanto a stanze da letto...].

Credo che concluderò qui, senza una vera motivazione.
Questo post non vuole trovare delle risposte, per le quali, oltre ai sopracitati filosofi, dovrei anche interpellare molti registi, ma farò finta di niente, un po' come Roberto Giacobbo che disseppellisce scheletri e misteri, ti fa trovare una panciata di terrore peggio dei film di Dario Argento discutento con nonchalance di UFO, extraterrestri, mummie, imperatori, fantasmi e fenomeni soprannaturali lasciando poi lo spettatore con un palmo di naso, senza dare alcuna spiegazione sulle motivazioni scientifiche che nella maggior parte dei casi si celano dietro a certuni espisodi.
Nossignori, questo post voleva solo esprimervi le mie considerazioni al riguardo di questo personaggio trattato un po' troppo male, per i miei gusti, sminuito nel corpo e nella mente per una questione di "marketing cinematografico" e di bilancio dell'economia di un film (economia intesa come economia di ruoli, non certo di denaro ^___^).

Volevo solo condividere con voi che mi leggete questi miei pensieri e soprattutto domandarvi se anche voi avete notato questo accanimento nei confronti di Jane, al di là che sia un personaggio piacevole oppure no. Trovate anche voi che le mie considerazioni siano veritiere o si tratta solo di una forma di mania di persecuzione su terzi e di teoria del complotto che mi sono figurata essere stata messa in atto nei confronti della maggiore delle sorelle di O&P?

Fatemi sapere, sono molto curiosa al riguardo.

Fino ad ora le ragazze che hanno interpretato la parte di Jane Bennet per qualche trasposizione di Orgoglio e Pregiudizio sono state:
- Maureen O'Sullivan -> 1940 [film]
- Susannah Harker -> 1996 [miniserie]
- Rosamund Pike -> 2006 [film]

Saluti!




Mauser


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