Particolarmente diffuso tra le persone di campagna e tra le donne del West, dove le donne lavoravano sotto il sole molte ore al giorno, il sunbonnet era il connubio perfetto tra la freschezza di una comoda cuffia di cotone o lino e la protezione di un cappellino così in voga fino alla metà del XIX, quando il cappello femminile cominciò a diventare sempre di più un accessorio meramente estetico, una appendice ornata di nastri, gale, fiori e pizzi atta a sfoggiare la ricchezza dell'indossatrice e priva di un motivo diverso dall'estetica.
L'origine del sunbonnet, nella sua forma di "cuffia parasole" è probabilmente medievale. Ricordiamoci che, a differenza di quello che insegnano i romanzi e i romance e la filmografia contemporanea al riguardo (parlo soprattutto delle produzioni di ambientazione medievale dagli anni '60 agli anni '80), le eroine del passato non andavano in giro con la chioma al vento né col capo cinto da diademi e corone (riservati alle occasioni più prestigiose), ma indossavano tutte un copricapo diversificato a seconda del periodo, della moda e della classe sociale.
Esso poteva essere una cuffia, un cappello a punta come quello delle streghe, un soggolo, un cappello floscio alla moda rinascimentale, una corona di stoffa, un velo, una retina... nel caso delle classi meno abbienti, esattamente come le persone delle campagne georgiane e vittoriane, l'unico copricapo disponibile per costo e tessuti era la cuffia, con qualche variante sul tema, proprio per ripararsi dal sole: signore e signori ecco il sunbonnet ante litteram medievale.
La sua foggia era pressappoco quella del sunbonnet, la visiera non sempre era presente e forse assomigliava più ad un baschetto francese con una fascia molto larga o ad un cappello da cuoco, ma era indossato da tutte le donne delle classi più povere come simbolo di dignità e decenza. Nel Medioevo, infatti, la Chiesa comandava che le donne tenessero un abbigliamento sobrio, privo di orpelli e ornamenti inutili, ma improntato alla praticità e le più conformate a quest'idea erano proprio le popolane in quanto avevano poco delle pietre e degli ori e delle sete di cui si ricoprivano le nobildonne e le mogli dei commercianti e quando non c'erano neanche i soldi per un cappellino, allora uno scialle, un velo o qualsiasi telo anche sgualcito poteva andare bene da drappeggiarsi sulla testa, dopotutto il velo della Madonna aveva dettato la moda fino ad allora e si poteva continuare a portare avanti la tradizione.
Nonostante le nobildonne raramente abbiano rinunciato a sfoggiare la loro ricchezza, tutte giravano col capo più o meno coperto anche solo da un impalpabile velo di lino o pizzo sul capo.
Come detto nel post di reciminazioni contro stupidi registi e ignoranti costumisti, che visto l'argomento odierno vi invito a leggere, i copricapi introdotti dal Medioevo in poi e mantenuti ininterrottamente fino alla seconda metà dell'Ottocento in quasi tutte le funzioni quotidiane facevano in modo che i capelli non si sparpagliassero o apparissero troppo disordinati, dopotutto il fascino bohemienne è un'invenzione recente dell'ultima parte dell'Ottocento, e inoltre servivano a ripararsi dall'abbronzatura (la bellezza ha prescritto un incarnato cereo fino alla fine del XIX secolo) e dai raggi del sole (svenimenti per la calura, colpi di sole, bruciature, ecc.).
La differenza principale tra il bonnet e il sunbonnet sta nella fattura, nei materiali e nella larghezza della visiera del cappello, mentre nel bonnet questa è appena accennata ad incorniciare il volto e spesso è decorata all'interno da satin, raso, seta o altri tessuti che mettessero in risalto l'incarnato, il sunbonnet ha una visiera molto ampia che corre per tutto l'ovale del viso e di profilo questo non si riconosce assolutamente, risultando completamente coperto dal semicerchio del cappello.
Sunbonnet Sue con il cagnolino, una dei Sunbonnets Babies |
Una caratteristica particolare del sunbonnet è infatti una striscia rigida che incornicia il viso femminile e che serve per proteggerlo dal sole; nelle zone del West e in campagna questo era molto importante sia per proteggersi da insolazioni e ustioni che per mantenere bianca la pelle come voleva la moda del tempo.
La forma classica del cappellino era costituita da un'ampia cuffia in tessuto che copriva il capo fino alla nuca, questa era arricciata sul bordo da cui partiva il contorno viso, questo era rigido e realizzato tramite sostegni di legno leggero, in vimini o inamidato in modo che assumesse la forma ovale della faccia; alle due estremità inferiori partivano i nastri che servivano per legare il cappellino sotto il meno, come il classico bonnet.
Nella parte posteriore del cappello poteva esserci un'altra aggiunta costituita da un lembo di stoffa che dalla cuffia scendeva a riparare anche il collo (per lo stesso motivo della faccia) fino ad adagiarsi sul colletto dell'abito, in modo da non lasciare spiragli di pelle scoperta al sole.
Dipinto ispirato a La casa nella prateria by Jim Lamb La ragazza indossa il caratteristico sunbonnet per i lavori di tutti i giorni |
In alcune varianti il cappello puritano aveva un lembo posteriore molto lungo che andava a coprire le spalle della ragazza, in altri casi questa funzione era svolta dall'ampio colletto bianco e rigido del vestito (erano tutti un po' omologati come abbigliamento, sia uomini che donne).
La versione bianca o in colori pastello è la più conosciuta del sunbonnet ed era impiegata dalle donne per i lavori di tutti i giorni, era indossato dall'alba al tramonto e veniva tolto solo quando si entrava in casa (dove era maleducazione tenere il cappello in testa), una volta varcata la soglia si potevano riconoscere tanti cappellini di cotone o lino appesi al retro della porta della cucina.
Ma i sunbonnets si prestavano moltissimo per sbizzarrire la fantasia femminile dell'epoca e, specialmente quelli "della domenica" o "della festa", come si usava dire, ed erano realizzati in tessuti sia stampati che ricamati a mano; si vedevano quadri e righe, pois, fiorellini, addirittura piccoli disegni e anche colori vivacissimi come il giallo, il verde e il rosso, una cosa rara per l'epoca, dove si prescriveva la massima serietà nel vestiario. Il tessuto prediletto per la realizzazione di questi copricapi era il suazette perché ricordava vagamente la lucentezza del costoso satin, purtroppo ormai non viene più prodotto a causa dell'introduzione dei tessuti sintetici e della possibilità per tutti di procurarsi scampoli lucidi e morbidi; la mistura che più si avvicina come risultato potrebbe essere formata al 50% da cotone e poliestere.
Le ragazze più vezzose ricamavano a mano il motivo della cuffia e dello stesso tessuto poteva essere ricoperta anche la parte rigida, quest'ultima poteva addirittura terminare col altro tessuto molle e arricciato sul davanti ad incorniciare il volto. C'era libertà per applicazioni di nastri e rouche, si usavano colori a contrasto e in abbondanza e il cappellino era, per le ragazze di campagna, una delle cose più care che avessero (molte non possedevano le scarpe), alcune ne avevano più versioni a seconda se dovevano presenziare alla messa, ad una visita o semplicemente lavorare.
Un sunbonnet vittoriano molto elaborato ed eccezionalmente realizzato in tessuto e vimini, questa caratteristica lo identifica come appartenente ad una ragazza ricca |
Col passare del tempo il sunbonnet divenne l'emblema di una certa provenienza o propensione country, ma poiché nell'Ottocento essere country non era minimamente di moda (provinciali) poche ragazze indossavano questo accessorio nelle grandi città, dove non sussisteva neanche la necessità di proteggersi dal sole.
Una circostanza particolare in cui le donne di città portavano il sunbonnet erano le sporadiche passeggiate al mare che compivano dall'epoca dlla Reggenza fino a metà Ottocento, prima che andare al mare diventasse di moda. In quel caso le dame avevano nel loro guardaroba una tenuta chiara e poco elaborata perché potessero passeggiare in libertà senza preoccuparsi del sole che bruciava la pelle o di provare eccessivamente caldo.
I sunbonnets erano invece estremamente diffusi nelle cittadine di provincia e di campagna anche dalle più ricche perché in quelle parti del territorio la moda non cambiava mai e si attraversarono i periodi Regency e Vittoriano in cui le contadinelle portavano sempre lo stesso tipo di vestito, con camicia chiara, gonna a fantasia non troppo ampia, saltuariamente un corsetto (ma mai per il lavoro nei campi) e niente scarpe. Pressappoco quello che la Principessa Aurora porta nel film Disney de La bella addormentata nel bosco: dal Medioevo il cambio di moda in campagna è stato minimale, altro che vita alta, vita bassa, ecc., il massimo della vanità erano le maniche a palloncino.
Durante la seconda metà dell'Ottocento la moda dei sunbonnets cominciò a scemare.
L'industria tessile incominciò a sfornare questi accessori in gran quantità facendo perdere tutta l'attrattiva della realizzazione manuale, inoltre una sempre maggiore ricchezza delle famiglie permise alle ragazze di potersi permettere l'acquisto dei modaioli cappellini "da cittadine" tramite i cataloghi postali e gli empori.
Questa illustrazione raffigurante un sunbonnet è tratta da un libro per l'infanzia edito nel 1913 in America |
Dal Novecento in poi la moda dell'abbronzatura cominciò a prendere piede e così l'ultima motivazione che ancora teneva in piedi l'uso di questi cappellini cadde sotto il peso della nuova tendenza, ma le donne anziane che lavoravano e lavorano i campi utilizzano ancora oggi coprirsi con questi cappelli, non solo per proteggersi dalle bruciature o dall'abbronzatura, ma anche per salvaguardarsi il capo dai raggi battenti del sole.
In America sopravvivono ancora oggi alcuni esempi di sunbonnets in uso principalmente nelle aree rurali, dopotutto negli Stati Uniti esistono ancora interi villaggi senza elettricità né luce o gas (per buona conoscenza di Bella Swann che pensava che Forks fosse un posto dimenticato da Dio e anche per Pittacus Lore che ha spedito i suoi protagonisti in una zona ancora "evoluta"), si tratta perlopiù di località montane sulle Rocky Mountains, ma stiamo anche parlando del XXI secolo, con il mondo costantemente connesso tramite la tentacolare rete informatica, un mondo dove la teoria del caos assume tutta un'altra prospettiva.
Nella nostra Italia, dove questa moda non arrivò mai, le donne che lavoravano i campi o nelle risaie usavano coprirsi il capo con ampi fazzoletti fino agli anni Settanta, questi erano annodati o sotto il mento o dietro la nuca ed erano portati (sebbene nella versione migliore) anche la domenica in chiesa perché era considerato sconveniente apparirvi col capo scoperto, al contrario di ciò che si prescriveva agli uomini, ovvero togliersi il cappello.
Una variante del sunbonnet, suo parente stretto e molto famoso è il cappello da olandese (dutch cap) che può essere considerato un ottimo mix tra il cappello puritano (a punta e ornato da un nastro con fibbia) e una cuffia di cotone, lino o pizzo.
La particolarità del cappello olandese è di avere due lembi triangolari cuciti sulla fronte che potevano essere portati o sciolti lungo il viso per ripararlo dal sole o dal vento o ripiegati all'insù nella classica foggia che tutti ricordiamo.
Nell'iconografia che conosciamo, di solito il dutch cap viene associato a lunghe trecce bionde e incarnato molto chiaro, ormai i lembi si sono notevolmente accorciati in lunghezza tanto da apparire come due riccioli ai lati del viso, ma più spesso erano lunghi fino alle spalle.
A questi interessantissimi link troverete delle guide pratiche per cucire il vostro sunbonnet molto country girl
Unsung sewing patterns | Sunbonnet for ladies
Pick up some Creativity | Pioneer Sunbonnet Tutorial
Curiosità
Per via dei Sunbonnets Babies, di cui le protagoniste indiscusse sono May e Sue, i bambini col grande cappellino country sono uno dei temi preferiti nel cucito patchwork, in particolare si realizzano sagomando diversi scampoli di stoffa a formare il cappello, l'abito, il grembiule o i nastri e li si cuciono sopra una tela che fa di base, generalmente di un'unica fantasia.
Queste realizzazioni dal sapore molto campagnolo (spesso si usa stoffa a fiorellini o quadretti, scozzese, ecc) sono impiegate sia nell'arredamento infantile che nella personalizzazione di case country, ma si prestano anche per borse, porta-accessori e coperte o plaid.
Links, fonti e sitografia
Merriam-Webster Dictionary | Sunbonnet
Springfield Greene County Library | Sunbonnet
Sunbonnet Smart
Time Travel Craft | Sunbonnets
Spero che anche questo approfondimento sia stato interessante come, mi auguro, i precedenti.
Un bacione a tutti e a presto!
Mauser
Molto interessante...Buon primo maggio!
RispondiEliminaInteressantissimo e come sempre eccellentemente sviluppato. Brava M!
RispondiEliminaBaci
Adoro i tuoi post su cappelli, cuffiette e varie, sono davvero spassosi!
RispondiEliminaEvvai! Adesso devo rimettere mano a pagine e pagine di storie. Ma va bene, si sacrifica tutto per la coerenza ^.^ anche perché sennò mi sogno Mauser di notte che mi rincorre con i pestelli da stiro (tipo vichingo) sgridandomi per i capelli sciolti al vento.
RispondiEliminaÈ consolante sapere che suscito lo stesso terrore sia nella vita reale che in quella virtuale e che la gente mi immagina sempre a rincorrerla minacciandola di atrocità alla minima imperfezione marginale, mi fa sentire ancora più coerente di quanto già non mi credo =)
RispondiEliminaFelice di provocare una sì piacevole sensazione nelle persone che stimo =) (spero sia una bella sensazione)
RispondiElimina.. mi sono da poco avvicinata al ricamo Redwork che impiega principalmente modelli di Sunbonnet Sue e non sapevo cosa fosse..adesso so grazie al tuo articolo molto esauriente .. grazie
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