La prima che incontriamo affrontando l'argomento è del 1825 ed era stata una nota promulgata dal Tribunale di Londra per regolamentare la vita dei bambini-spazzacamino che, in quegli anni appena trascorsi, erano morti come mosche a causa degli incidenti sui tetti o dentro i comignoli. Alcuni accenni vi si facevano inoltre nei provvedimenti sanitari che il Governo era stato costretto a prendere verso la capitale e le maggiori città per scongiurare l'inevitabile (e inevitato) rischio di epidemie.
Non si trattava di una vera e propria legge riformatrice (act in inglese) ma più un'indicazione di comportamenti da seguire e per i quali i vari tribunali potevano intervenire.
Per una prima promulgazione di legge riguardo il problema bisognerà attendere ancora fino al 1833.
1831 - Short time Committee
La legge in oggetto, chiamata Factory Act fu figlia di una grande agitazione sociale che scosse la Gran Bretagna nel 1831 quando tra la popolazione si formò un gruppo chiamato Short time Committee per richiedere a gran voce al Parlamento una riduzione per legge dell'orario di lavoro, in modo che fosse portato da 14-16 a 10. Si trattava di una mossa coraggiosa per un periodo nel quale il lo sciopero comportava il licenziamento e, spesso una bella punizione fisica da parte del padrone.
A sponsorizzare la richiesta arrivata in Parlamento ci fu Michael Sadler, ma ci vollero due anni prima che la commissione preposta (royal committee) dall'allora governo Whig/Progressista arrivasse ad una conclusione.
1832 - Sadler's Report
Per una maggiore obiettività sull'argomento si ascoltarono al riguardo 48 persone che avevano lavorato (ed erano sopravvissute) all'industria tessile da bambini e i ricchi membri della Camera dei Comuni appresero che per i ragazzini delle classi più povere era comune lavorare più di 12 ore tutti i giorni mentre i loro figli si lamentavano di quanto fosse difficile il collegio privato a cui erano iscritti. Parlarono medici e studiosi per dimostrare che nell'età della crescita un simile sforzo fisico era estremamente dannoso e, nel caso delle ragazze, spesso comportava l'impossibilità di portare a termine una gravidanza, con conseguente morte della madre e del piccolo.
Il cosiddetto Sadler's Report che raccoglieva tutte le testimonianze e una lunga considerazione finale uscì nel 1832 e creò grande scandalo perchè molti, poco interessati alla cosa, si erano sempre tenuti alla larga da una maggiore informazione e conoscenza dell'argomento e vennero letteralmente investiti dalla loro stessa ignoranza.
La protesta degli intellettuali e dei borghesi idealisti sfociò in una riforma vera e propria nel 1833.
1833 - Factory Act
La grande "conquista" sancì i seguenti punti:
- I ragazzi dai 18 agli 11 anni potevano lavorare al massimo 12 ore al giorno
- I bambini tra gli 11 e i 9 anni potevano lavorare al massimo 8 ore
- Per i bambini di questa fascia erano vietati i turni di notte
- L'impiego di ragazzini di età inferiore era severamente probito
- L'assunzione di minori doveva avvenire a fronte di un certificato che ne attestasse l'età
- I bambini dovevano frequentare la scuola per almeno 2 ore tutti i giorni
- Vennero istituite 4 cariche di ispettori che supervisionassero la questione.
A noi sembra una riforma comunque disumana: 12 ore al giorno! Orrore!
Ma la parte che deve davvero indignare è che questa riforma, per quanto discutibile, aveva un lato oscuro e cioè era applicata solo all'industria tessile, dove i bambini solitamente erano impiegati dai 5 anni in avanti; negli altri rami della produzione, come le miniere, l'edilizia, la siderurgia, la marina, ecc. questa riforma non era valida. Bell'uguaglianza!
Senza contare che, per quanto vigente, alla norma in questione servirà un buon secolo prima di essere correntemente applicata. Molti datori di lavoro si rifiutavano di adempiere agli obblighi sostenendo che il lavoro minorile era un sacrificio che il Paese doveva fare per mantenersi produttivo e competitivo [non vi ricorda niente quest frase? Qualcosa dell'attuale, degenerata politica contemporanea?], alcuni violarono deliberatamente e più volte le leggi, a volte venendo puniti e multati, altre no perchè gli ispettori erano pochi, mentre le industrie erano tantissimi.
Alcuni tra i più ferventi detrattori della riforma ritenevano giusto che i bambini, bocche in più da sfamare nell'economia domestica, contribuissero al bilancio familiare portando denaro a casa anzichè rubarlo andando a perdere tempo a scuola.
Servirà una nuova agitazione popolare, una nuova commissione d'inchiesta (1842) perchè il Parlamento ritornasse sulla questione, andando nuovamente a scontrarsi con un problema che non si poteva certo dire risolto.
1844
Sempre rimanendo nell'ambito tessile, che rappresentava la più grande forma industriale inglese, nel 1844 a seguito di nuovi movimenti sociali si cambiarono alcune note alla precedente legge.
La presente, più che una riforma a sé viene considerata un adeguamento e prevedeva
- I bambini tra gli 11 e i 9 anni potevano lavorare al massimo 6 ore e mezza al giorno
- Riduzione dell'orario di lavoro per l'impiego femminile ad un massimo di 12 ore al giorno
- Proibiti i turni di notte per le donne
1847
A seguito dell'adeguamento sopra descritto, il Parlamento istituì una nuova commissione d'inchiesta sull'impiego nell'industria, suddetta commissione, denominata Report of the Children's Employment Commission portò, tre anni dopo e a seguito di molti dibattiti sia sociali che parlamentari, ad un nuovo act, il quale, a differenza del precedente, si definì con una linea molto più rigida.
La principale regola imposta fu che
- Mantenendo valido tutto quanto disposto fino ad allora, tutti i salariati al di sotto dei dei 18 anni potevano lavorare un massimo di 10 ore al giorno.
Passeranno vent'anni giusti perchè tutte le conquiste ottenute fossero applicate ad ogni ramo della produzione. Il 1867 sarà l'anno della grande svolta dell'uguaglianza.
1867
A vent'anni esatti dalla resa esecutiva del secondo aggiornamento, finalmente il Parlamento ottiene di poter estendere la riforma del lavoro minorile a tutti i percorsi produttivi del Paese con più di 5 dipendenti, indipendentemente da quale sia il prodotto finale.
1901
All'alba del nuovo secolo si affaccia anche una nuova, importante conquista sociale per i lavoratori, cioè l'innalzamento dell'età minima per l'impiego, portata da 9 a 12 anni.
A breve provvederò ad aggiungere anche la tanto sospirata bibliografia, sitografia & co.
Prima di ciò, comunque, vi porto all'attenzione una storia che con il lavoro minorile ha parecchio a che fare ed è quella di Sung Bong Choi. Divenuto famoso grazie alla sua partecipazione ad un talent show sudcoreano, questo ragazzo appena ventenne si è mantenuto per più di 10 anni lavorando nei night club come venditore di bevande energetiche e gomme da masticare. Sung Bong, infatti, abbandonato in un orfanotrofio all'età di 3 anni, vi fuggì a 5 dopo ripetuti maltrattamenti; da allora è sopravvissuto per conto proprio nelle strade di Daejeon, una delle aree metropolitane più popolose della Corea.
Cantare è la sua grande passione e il suo proseguimento nelle selezioni dello show non è stato determinato dalla sua storia lacrimevole, ma specialmente dal suo grande talento per la musica lirica e operistica che ha coltivato da autodidatta e poi con lezioni appena ne ha avuto la possibilità economica.
Vi lascio un video dove lo si sente cantare Nella fantasia, una bellissima melodia scritta dal sommo Ennio Morricone e che merita davvero di essere ascoltata, nella speranza di farvi cosa gradita e portare un po' di serenità dopo due post di tristezza assoluta (o almeno per me è stato così riscoprendo, una volta di più, quanto degradanti fossero le condizioni di vita nei due secoli passati).
Un bacione
Mauser
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