I ricchi, i borghesi e gli altri benestanti erano coccolati dalla società, tenuti in una certa considerazione, lisciati e ammansiti con facilitazioni di ogni tipo da parte della burocrazia e della vita, credo che siano stati premiati a sufficienza già durante l'esistenza, dare loro troppa considerazione per trascurare la parte popolare delle abitazioni sarebbe ingiusto, loro, i ricchi, avevano ricchezze per un'esistenza più confortevole e quadri che ritraessero le ipotetiche virtù, ma dei poveracci si tende sempre a dimenticarsi.
Poichè sono dell'opinione che la Storia non sia fatta solo dai grandi, dai ricchi e dai potenti, mi accingo oggi a parlare delle abitazioni anche della povera gente.
L'esistenza era difficilissima per tutti, rispetto alle comodità e agli aiuti tecnologici a cui siamo avvezzi noi uomini e donne del XX e XXI secolo, ma per costoro lo era il doppio degli altri perchè il lavoro era estenuante e non si trattava solo di grattare il pennino su un foglio di carta, per quanto antipatico potesse essere il padrone.
In città
Le abitazioni dei poveri erano, nelle città, rinserrate in edifici fatiscenti, in casupole e in "bassi", locali al piano terra o scantinati che ricevevano aria e luce solo da una porta [li cita Sophia Loren nel personaggio di Filumena Marturano in Matrimonio all'italiana].
In questo squallore di luoghi come Whitechapel, forse Jack lo Squartatore ha fatto un piacere a quelle poverette, uccidendole.
Elizabeth Gaskell e Charles Dickens più di tutti gli altri autori criticarono aspramente le difficili condizioni della classe lavoratrice nelle città.
I poveri che abitavano le città erano in larga misura proletari impiegati nell'indotto dei porti o nell fabbriche delle città industriali, vi erano poi reduci di guerra spesso infermi o inabili al lavoro, una folta schiera di piccoli criminali e prostitute e vari disoccupati perchè, a differenza di quel che si crede, anche nell'Ottocento il tasso era altissimo
Una casa di povera gente era costituita da una sola stanza per famiglia dove spesso abitavano i genitori con tutti i figli che non erano certo pochi, e alle volte anche i genitori vedovi di uno dei due. Nel libro I giorni del tè e delle rose la protagonista Fiona abita in una casa composta di tre stanze insieme a padre, madre, zio e quattro fratelli più piccoli.
La mobilia era costituita da un tavolaccio al posto del letto, duro e scomodo, e giacigli di stracci o paglia sul pavimento per il resto dei familiari come le cucce dei cani.
Una stufa era un grandissimo possedimento che, purtroppo, non tutti potevano permettersi. Dalla metà dell'Ottocento, quando cominciarono a diffondersi massivamente, chi poteva ne acquistava di seconda mano, già adoperate da altri, ma in quel caso i rischi di incendi e perdite erano altissimi a causa delle precarie condizioni dell'oggetto.
Nelle zone agricole
In campagna v'era più spazio, ma casolari e capanne e stalle si confondevano; spesso nello stesso locale dormivano gli uomini, la capra e l'asino [Gesù non è nato al Grand Hotel, ma neanche in un posto tanto peggiore della media... l'affituario infatti lo cede senza problemi a Giuseppe e Maria].
Spesso le coppie giovani e anziani, i bambini e le donne usavano i locali disponibili in promiscuità fra loro e con gli animali, con poca aria e luce, mentre i giovanotti non ancora sposati dormivano in un sacco nel fienile.
La vita in campagna era durissima, faticosa e distruttiva per il fisico; ancora nel Novecento i contadini italiani non conoscevano né comprendevano le ferie, le vacanze o la pausa dal lavoro nei campi [gli stessi miei nonni si allontanavano insieme dal loro appezzamento soltanto in ocasione di matrimoni o celebrazioni importantissime].
Le abitazioni erano costruite con le pietre locali, cementate con malta naturale e argilla che rendesse le pareti solide, i tetti di paglia e canne erano periodicamente rinnovati in quanto marcivano con facilità, specialmente durante le stagioni autunnali e invernali e per proteggerli dall'acqua venivano coperti con catrame o bitume, che rende il tutto impermeabile, ma purtroppo anche facilmente infiammabile.
Il riscalamento interno era dato da un focolare nel pavimento e un'apertura nel tetto da cui potesse fuoriuscire il fumo, all'epoca non badavano molto alle polveri sottili. Le pareti in pietra erano coperte con arazzi e mezzeri pesanti in lana che coibentassero l'ambiente e non c'erano vetri alle finestre.
Moli abitavano in grotte naturali, fra i ruderi di antichi conventi distrutti dopo la riforma anglicana di Enrico VIII, case o cotruzioni, oppure ricorrevano agli asili che potevano offrire i religiosi rimasti in zona, specialmente i conventi ancora operativi.
Lo storico settecentesco Giuseppe Maria Galantia ci ha lasciato delle Descrizioni della situazione in cui si dice, tra l'altro:
Il contadino viene spogliato di quanto raccoglie dai baroni, dal clro, dai frati mendicanti, dai governatori, dalle tasse e dai tribunali, dall'avvocato e dal medico.
Un panno grossolano e una camicia di canavaccio forma tutto il suo vestire. Un pezzo di pane di granoturco, una minestra di cavoli condita di sale, vino cattivo di cui fa un uso indiscreto, ecco tutto il suo pranzo. Un tugurio meschino e sordido, esposto a tutti gli elementi, forma la sua abitazione.
Vive in perpetue angustie ed oppressioni e molti sono coloro che abbandonano un ingrato travagli per darsi a furti e rapine...
Anche il poeta Giovanni Meli, nel primo anno dell'Ottocento, scriveva le sue Riflessioni sullo stato presente nel regno di Sicilia intorno all'agricoltuira e alla pastorizia e doveva ancora costatare, dopo alcuni tentativi di riforma:
Il primo aspetto della maggior parte dei paesi e dei casali dell'isola annunzia la fame e la miseria. Non vi si trova da comprare né carne né caci né del pane perchè, tolto qualche benestante che panifica per uso proprio, i villani si nutrono d'erbe e di legumi, e nell'autunno di alcuni frutti spesso selvatici e di fichi d'India.
Non s'incontrano che facce squallide sopra corpi macilenti, coperti di lane sudice e cenciose.
Come vedete la situazione dei meno poveri non era paradisiaca.
Il fatto che ci si sia dimenticati o quasi di tutto ciò è, secondo me, una mancanza di rispetto verso queste persone che avevano tanta dignità quanto il Duca di Clarence e, quindi, non meritavano di finire nell'oblio collettivo.
Paradossalmente in campagna si stava meglio, se il raccolto non andava perduto si aveva da mangiare per tutti qualcosa di nutriente...
Come vedete le epoche del passato erano dei veri inferni, eppure uomini e donne robusti e coraggiosi hanno permesso che il loro lavoro e le loro piccole conquiste portassero alla florida quanto comoda esistenza moderna. Dimenticarci di loro non è solo maleducazione, ma è anche privare queste persone dei loro meriti, di cui noi tutti cogliamo i gustosi frutti seduti su comode poltrone ergonomiche di fronte ad un pc tecnologicamente avanzato, contattando il mondo dall'altra parte dell'oceano.
Mauser
Grazie per questo articolo! :D
RispondiEliminaMolto bello davvero. E anche molto utili le descrizioni degli ambienti e le immagini. Come sempre mi sei utilissima!=D
RispondiEliminasilvia: stupendo, non riesco a trovare nulla di più intelligente da dire.
RispondiEliminasei informatissima :)
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