Da una parte è una pretesa che il mio egoismo femminista pretende, dall'altro è senz'altro un'esigenza per capire meglio dal punto di vista sociologico e antropologico sia l'epoca Georgiana che Vittoriana.
Non confondiamole e non mischiamole, i caratteri e i comportamenti in queste due parti della storia non erano "simili", ma anzi diversissimi.
Non è vero che le condizioni di donne, bambini e lavoratori, diritti e doveri sono stati una conquista moderna, a meno che per moderna voi non intendiate gli ultimi quattrocento anni, ma francamente ne dubito, e comunque non è vero, esso è un processo lento e antico e a ciascuno di noi pare quasi di essere arrivati alla perfezione: cosa devono aver pensato tutte le donne che il 2 giugno 1945 sono andate a votare per la prima volta? "Finalmente l'emancipazione!", o almeno credo; ma il processo si è arrestato? Considerando la strada percorsa da allora, direi proprio di no...
Ecco quindi perchè ci tengo tanto ad approfondire le varie condizioni sociali: conoscere gli uomini e il loro comportamento è fondamentale per capire le epoche storiche, altrimenti si rischia di cadere in errori grossolani paragonando quello che fu a quello di adesso, senza tener conto del fatto che, invece, le cose giravano in maniera differente e non mi riferisco solo alle donne, ma ad ogni aspetto della vita.
Bando alle ciance, quindi, parliamo di queste signore, o meglio, di queste signorine, visto che protagoniste di questo post saranno le ragazze in famiglia, cioè prima di prender marito.
Cinque erano gli aggettivi con cui una ragazza di buona famiglia doveva essere definita (con buona famiglia mi riferisco principalmente alla borghesia, ai ricchi, che avevano regole decisamente più ferree della nobiltà per darsi un tono):
- educata
- signorile
- di buona famiglia
- raffinata
- caritatevole
Educata
La parvenza di educazione e signoriltà era cosa importante in un'epoca di apparenze, dove tutto doveva essere regolato e perfetto.
Non cadiamo però nell'annoso tranello che riguarda il "tipo" di educazione.
Una ragazza non doveva essere colta e intelligenze, quelle erano caratteristiche quasi disprezzate perchè una ragazza intelligenze e con opinioni sue era inevitabile che si creasse delle idee che potevano non coincidere con quelle del padre o del marito, sovvertendo quindi il naturale ordine gerarchico in cui doveva stare. Una persona colta e intelligente era troppo "indipendente " perchè fosse tollerata.
No, quindi, l'educazione riguardava materie decisamente differenti: doveva essere elgante e gentile con gli interlocutori, conoscere l'etichetta, saper mandare avanti la casa, cucinare, rammendare, cucire, ricamare.
Era, insomma, quella che sapeva dire di no in un modo per cui replicare sarebbe stato "scortese". Quella che, attraverso i suoi modi, non poteva essere ripresa.
Penso che sia cosa triste che l'educazione di una persona sia portata a questo livello, ma d'altro canto è da tenere in considerazione il fatto che la donna era vista unicamente come madre e moglie, non come un essere umano indipendente come gli uomini, era quindi totalmente sottomessa alle regole che i maschi potevano permettersi di non rispettare e, naturalmente, ad ogni uomo che avesse una qualche parentela con lei, vale a dire: padre, fratelli, cugini, cognati e mariti. Addirittura figli e chi ha visto Barry Lyndon sa di cosa parlo.
Signorile
Per dire che non doveva essere sciatta o pacchiana e non avere comportamenti per i quali ci si sarebbe dovuti vergognare.
Le sorelle Bennett più piccole, Lydia e Kitty, non erano decisamente "signorili", mentre lo erano Lizzie e Jane, se non fosse stato per l'aria dimessa dei loro abiti e il fatto che la loro povertà trasparisse da come si presentavano (vestiti, cappellini, sottane infangate, camminata a disagio per via delle scarpe, ecc.).
Signorile è riferito al comportamento e all'apparenza.
Una ragazza che vestiva con colori troppo appariscenti come giallo, rosso o viola, non era signorile, a meno che non fosse sposata, sebbene in quel caso si preferisse scegliere colori come nero, grigio, blu, marrone, verde e svariate tonalità di arancione scuro e color mattone.
Che bisogno c'era che una ragazza fosse signorile?
Una risposta banale e dolorosa: non doveva mettere a disagio la famiglia, non doveva essere causa di chiacchiere che avrebbero rovinato la reputazione degli uomini di casa, i quali potevano, però, rovinare a piacimento quella delle sorelle/figlie senza eccessivi rimorsi. Una famiglia caduta nello scandalo a causa del comportamento di una delle donne di casa era da evitare come la peste, casomai decidesse di trascinare nel disonore anche i suoi conoscenti.
Signorile era, insomma, un sinonimo di eleganza e compitezza.
Di buona famiglia
Ahimè, questa è la persecuzione delle donne e non se la possono neanche scegliere liberamente!
Dall'epoca antica la famiglia fa, ma quante matte sono saltate fuori da famiglie sane? E quante altre da famiglie zeppe di malati di mente, ma ricche come il mare?
Perchè era importante che una ragazza fosse di buona famiglia?
Perchè aveva denaro e conoscenze importanti che potevano aiutare coloro i quali entravano in contatto con lei.
In un'epoca come quella Georgiana le conoscenze erano più di semplici amici, c'erano relazioni importanti, matrimoni alle volte, favori da chiedere o fare. Se uno aveva la fortuna di scegliere una sposa con una dote di mezza considerazione, ma agganci importanti, era apposto per quanto riguardava soldi e alloggio, a meno che le conoscenze di lei fossero particolarmente pidocchie.
Le conoscenze di una famiglia aumentavano con la sua scala sociale, ma più si saliva e più erano numerose, sempre meno ci si poteva fidare: la gente che ti cerca solo perchè conosci "qualcuno" non è piacevole, specialmente quando ti accorgi che ti ronzano attorno solo per quello e ciò era umiliante per le ragazze (almeno per quelle con un cervello).
Chi ha letto Il conte di Montecristo di Dumas sa che Danglar, uno dei cospiratori contro Edmond Dantes, organizza un vero e proprio mercato di sposalizi per la figlia, prima fidanzata ad Albert de Morcef, poi ad Andrea Cavalcanti e lei costretta ad accettare i due pretendenti senza batter ciglio (salvo poi fuggire con l'amante lesbica =P).
Anche Villefort non è da meno, ma almeno sua figlia Valentine, sebbene non si ribelli, ammette di essere innamorata di Maximilien Morrel, un misero armatore marsigliese, quale disonore!
E per aiutarla, il nonno è costretto addirittura ad ammettere di essere un assassino, altrimenti a poco servivano le preghiere di Valentine: sarebbe andata in sposa a Franz D'Epinay anche senza il suo stesso consenso.
Come dicevo, però, essere di buona famiglia era un'arma a doppio taglio, le poverine rischiavano di essere associate a questo o quel corteggiatore a seconda degli interessi del proprio capofamiglia, che naturalmente non teneva minimamente in considerazione le loro opinioni.
Un altro caso di "buona famiglia" era quello delle ragazze che venivano da famiglie in salute, cioè garantivano un discreto rigiro di sangue dopo tutti i cugini primi che si erano sposati negli anni precedenti. Il che ridava nuovo vigore alla stirpe (è poco pertinente, ma il libro di ambientazione Tudor Blaze Windham - l'amante del re di Bertrice Small spiega con accuratezza il problema della mancanza di un erede per le casate).
Raffinata
Lo status sociale, si sa, fa molto, ma simularlo fa ancora di più. Chi è appassionato di gialli sa che una moltitudine di ladri di gioielli dei romanzi più famosi, per entrare nelle case più altolocate, si fa passare per un nobile o un ricco con abiti griffati e accento snob.
Bene, la ragazza doveva manifestare queste caratteristiche, comportarsi sempre con gusto, come se la sua famiglia fosse parente della Regina, doveva essere appropriata in ogni situazione, al di là della sua estrazione. Il miglior esempio che mi viene in mente è quello di Becky Sharp da La fiera della vanità, dove questa ragazza di campagna, aiutat da un indubbio fascino, dalla lingua sciolta e dai suoi comportamenti raffinati riesce a stregare tutti e a farsi addirittura passare per la nipote di qualche nobiluomo nonostante le sue origini fossero ben più che misere.
Sfortunatamente la raffinatezza spesso era inversamente proporzionale al patrimonio posseduto, al quale, invece, si abbinava bene l'eccentricità: come dice Jafar nel film Disney Aladdin, «Chi ha i soldi delle regole se ne infischia» e, bisogna dire, purtroppo è davvero così. Molte ragazze povere erano molto più raffinate di ragazze ricche.
L'aggettivo "raffinato" riguardava soprattutto il costo delle cose: più un oggetto era caro e più era raffinato, ad esempio la zuppa di tartaruga così idolatrata dalle sorelline Bennett o le maniche a sbuffo di cui Anna Shirley parla sempre durante la sua infanzia, così come i comportamenti: era raffinato ciò che era affettato.
Caritatevole
La storia puritana dell'Inghilterra, bisogna dirlo, ha lasciato il tempo che ha trovato, per usare le parole della mia prof di lettere, è durata lo spazio di un mattino, ma ugualmente ha lasciato segni importanti, sia in Gran Bretagna che in America.
La religione era al centro della vita delle giovani donne, cresciute casa-e-chiesa. Non che questo fosse sbagliato, tutt'altro! Ma molto spesso quella del caritatevole era solo una facciata o, ancor più tristemente, una scusa per pulirsi la coscienza dalle malfatte.
Quante persone pensano di poter cancellare i propri peccati solo distribuendo un po' dei loro averi, ma mai senza privarsi davvero di qualcosa? Ben pochi... i più danno via ciò di cui possono fare a meno e questa è carità un po' falsa.
Ma a quel tempo le ragazze erano davvero buone e pie, o almeno dovevano sembrarlo, era fondamentale. Poi potevano essere delle arpie, delle streghe appena voltato l'angolo, ma davanti agli altri degli angioletti con tanto di arpa e aureola.
Facciata, falsità, purtroppo la religione era strumentalizzata già a quel tempo e, badate, mi sto riferendo agli anglicani, perchè i cattolici erano una minoranza disprezzata quasi come gli ebrei, a loro erano precluse le università, diversi mestieri e la residenza in determinate zone (cfr. Legge delle dieci miglia).
Insomma, riassumendo, una donna doveva essere apparentemente irreprensibile.
Meglio ancora se dopo il matrimonio sfornava subito un figlio maschio e continuava a mettere al mondo progenie per diversi lustri senza crepare troppo presto di parto. Anche meglio se i suoi pargoli erano più delle sue pargolette.
Quello che faceva in casa, poi, non era importante: poteva essere dedita al gioco d'azzardo, all'alcool e all'ubriachezza, poteva intrattenere relazioni extraconiugali, purchè discrete. Avere hobbies eccentrici non era considerato troppo male.
La chiave della propria indipendenza era volgere un matrimonio a proprio favore: assolti gli obblighi da fanciulla, quelli descritti sopra, era libera da catene, a meno che il marito non fosse un brontolone pignolo e insopportabile.
Concludiamo quindi qui il nostro viaggio tra i cinque aggettivi della figlia borghese.
Ho precisato borghese perchè questi, nel periodo che noi approfondiamo, cercavano di darsi un tono ed entrare in contatto con l'aristocrazia un po' decadente, mentre i nobili, radicati nella loro posizione di superiorità, pensavano di potersi permettere ogni genere di stranezza, intanto il giudizio di uno di loro era sempre soggetto a quello dei suoi pari e mai ad un giudice.
Spero che l'argomento sia stato interessante, bacioni a tutti!
Mauser
Finalmente un aggiornamento! *_*
RispondiEliminaHihihi bellissimo intervento, questo mi sarà utile! :D
Poverine queste ragazze, solo per questi 5 aggettivi non le invidio <.<''
Ma non mi è chiaro: questo è uno specchio solo georgiano o anche vittoriano?? o.o'
Beatrice*
Lo so, sono un po' in ritardo coi post, soooorryyyyy, ho avuto una settimana da urlo e sono esaurita completa, fortuna che il post l'avevo cominciato nello scorso weekend...
RispondiEliminaCmq questi aggettivi sono universali per un periodo che va dal 1700 al 1900, chiaramente poi ci sono dettagli particolari che variavano di epoca in epoca: la modestia era particolarmente sentita in ambito Regency, la religiosità e compitezza in quello vittoriano, mentre si prediligeva una certa qual cultura classicheggiante e capacità di canto/ballo e conversazione in tempo georgiano
Hai aggiornato, meno male!!!
RispondiEliminaHAHAHAHA, scherzi a parte, anche stavolta il post è STU-PEN-DO. *.*
Concordo :-) Finalmente un nuovo post!
RispondiEliminaNiente da dire, davvero molto completo, e complimenti per i riferimenti amplissimi che fai alla letteratura, sei davvero molto enciclopedica.
Mi interesserebbe approfondire un argomento. L'aspetto che mi colpisce sempre maggiormente nella letteratura georgiana & co. - per intendersi :-) - è quello della pietudine, che forse è ciò che urta di più il lettore moderno. Mi viene in mente Caroline in Shirley della Brontë che deve fare il "cesto dell'ebreo", o Emma che fa visita alle Bates anche se non le può soffrire. Come dici tu molto determinante è l'intransigenza del credo anglicano, e ancora mi viene in mente la Brontë che nei romanzi minori è davvero feroce verso il cattolicesimo. Mi piacerebbe se si potesse approfondire come la religione condizionasse la vita delle persone, delle donne in particolare. Se ne avrai tempo, of course! Magari puoi fornire qualche dritta di lettura, intanto :-)
Claudia
P.S. Scusa, un'altra cosa... potresti mettere anche il nome dei quadri che usi come illustrazioni? Grazie :D
Oddio, scusa se non bazzico per il blog da un po'! Non credere che ti abbia abbandonato, sai! ;) Questo rimane comunque uno dei miei blog preferiti, nonché l'unica finestra aperta sul mondo vittoriano e georgiano!
RispondiEliminaContinua così e ricorda che ti seguo!
Nari
Lale:
RispondiEliminaBellissimo post! Grazie infinite, penso che sarà molto utile per comprendere i libri del periodo!
Ahaha! Vedo che i miei post vi sono mancati... sapeste a me! Avevo un certo bisogno fisico di scrivere, ma col tempo che ho, più di un paio di parole per sera non si riesce, poi anche cercare le immagini diventa sempre problematico quando gli argomenti sono così definiti (dato che molte sono frutto di ricerca a caso su internet, prometto che da questo momento cercherò di essere più metodica e di scrivere autore e titolo del quadro per ciascuna, se riesco a recuperarlo ^_^).
RispondiElimina@Claudia: l'argomento che hai sollevato è davvero molto interessante, sono tentatissima di approfondirlo a breve (per breve intendo il tempo che ho a disposizione) perchè è significativo e posso rispondere senza troppa ricerca, solo bisogna scrivere il tutto in una prosa accettabile... >_>
Diciamo che "accettabile" non è un aggettivo che si abbina bene dopo 12 ore in ufficio ^///^ ma tenterò e darò massima priorità a questo, mi sento ispirata!
Questi 5 requisiti per una signorina sono stati validi fino al 1993, anno del mio matrimonio alla venerabile età di 35 anni. I miei acquisiti hanno sottolineato che non potevano considerarmi di "buona famiglia" in quanto mio padre non era laureato, non potevano considerarmi educata e signorile in quanto donna lavoratrice ed essere dirigente di banca ai loro occhi precludeva la dolce ingenuità tipica delle delicate fanciulle di una volta che non parlavano certo di argomenti maschili come la finanza e i bilanci e la borsa. E, infine, neppure raffinata e caritatevole in quanto la domenica dormivo fino a tardi e i miei acquisti fatti con il mio emolumento erano "volgari" perché scelti da me.
EliminaVent'anni dopo e, a freddo, considero queste critiche come i granellini di sabbia che hanno fatto traballare il mio matrimonio poi definitivamente crollato per un figlio handicappato. Sebbene l'handicap sia insorto di gran lunga dopo la nascita e per motivi sanitari, acclarati in giudizio definitivo, ebbene, la colpa mi è stata attribuita perché non di buona famiglia. Di fatto non ho ancora chiaro se questi 5 concetti servivano a mettere la signorina al riparo dei fatti della vita o a renderla ancora più colpevolizzabile.
Nuovo layout! Mi piace, è più rapido da consultare :-)
RispondiEliminaClaudia