7 febbraio 2010

La venditrice di fiori

Quest'oggi, con un po' più di tempo per l'approfondimento, vorrei analizzare questa controversa figura professionale, poco comune nella nostra società, ma diffusissima in quella passata: la venditrice di fiori.

La prima cosa da dire è una precisazione, ovvero: le venditrici di fiori non erano delle fioriste. C'è una differenza abissale tra queste due categorie di persone, sia per quanto riguarda al cultura che la vita, credo quindi sia importante non confonderle.

Le venditrici di fiori erano perlopiù donne anziane, che cercavano di guadagnare qualche spicciolo vendendo mazzolini di fiori ai passanti per pochi spiccioli. Era un lavoro svolto anche da alcune bambine, magari troppo piccole per essere sfruttate da qualche padrone schiavista o inabili per via di deformazioni e ferite.

Vi erano poi diversi uomini che svolgevano questa professione, sebbene in numero nettamente inferiore rispetto all'altro sesso: mutilati, malati, zoppi, storpi e così via. Questi sedevano su una panchina con la loro mercanzia esponendola al pubblico, ma si trattava di una minoranza.

A differenza delle fioriste, che possedevano un negozio proprio o lavoravano in quello del marito o padrone, le venditrici di fiori girovagavano per le strade delle città, specialmente quelle grandi e molto frequentate come Londra, Liverpool o Manchester, proponendo ai passanti di acquistare uno dei loro mazzetti.
I fiori che vendevano non erano belli come quelli dei fioristi, spesso erano sciupati o appassiti perché venivano tenuti per tutto il giorno nel cesto che avevano sottobraccio, a contatto con lo smog della grande metropoli, nero e pestilenziale.
I fiorellini, inoltre, non erano i migliori fin dall'inizio.
Se la venditrice guadagnava a sufficienza, poteva permettersi di andare a comperare i fiori più brutti a Covent Garden, il grande mercato di Londra, o un luogo analogo nella città dove lavorava, prendeva, insomma, quel che non compravano i fioristi, mentre se era povera o alle prime armi, di solito si doveva accontentare degli scarti o delle corolle appassite, dopo che erano state esposte per tutta la giornata, quindi ormai invendibili.

Quando la venditrice, donna o bambina che fosse, aveva a disposizione i fiori, sistemava questi in mazzolini, legati con gli scarti della canapa, i fili di corde gettati via o altro materiale, dopodiché sistemava il suo misero bottino nel cesto sottobraccio e cominciava il suo pellegrinaggio, interpellando ogni passante circa la sua mercanzia.
I mazzolini costavano pochi penny e per quel che erano, era più un gesto di carità che una reale necessità del compratore, ma a differenza della carità, non esprimeva automaticamente la pietà che si poteva provare, non ferendo quindi l'orgoglio della venditrice.
Molti, comunque, ignoravano le venditrici, a volte scacciandole in malo modo e percuotendole con pedate o bastonate, c'erano infatti borghesi che disprezzavano quella categoria e, se non riuscivano a ignorarle, sfogavano su di loro la frustrazione repressa dell'esistenza, saltuariamente rovinando il loro lavoro e i loro mazzetti; questo sfogo era rivolto a loro così come su altre categorie di derelitti che popolavano la strada nel tentativo di guadagnarsi da vivere con un lavoretto, ad esempio i famosi lustrascarpe, i venditori di giornali ecc.



A mio avvio il comportamento di questi è deprecabile da qualunque punto di vista, specialmente considerando che, nel caso non ci si fosse potuto guadagnare il pane quotidiano a quel modo, molti lustrascarpe sarebbero diventati ladruncoli e borseggiatori e molte ragazzine venditrici di fiori sarebbero state costrette ad entrare nei bordelli ad un'età in cui, generalmente, si frequentano ancora le scuole elementari.

Il guadagno di una giornata di lavoro delle venditrici era una cosa irrisoria, quanto bastava per comprarsi da mangiare (e ricordiamo che i poveri delle metropoli inglesi già mangiavano gli scarti della borghesia), a volte non era sufficiente e la ragazzina o la vecchia doveva aspettare due giorni per mettere sotto i denti qualcosa di commestibile.

Il lavoro delle venditrici di fiori era più comune di quanto oggigiorno riusciamo a credere, ogni angolo e ogni marciapiede aveva la sua piccola corte di straccione che, col paniere sotto braccio, chiamava i potenziali clienti vendendo loro i mazzetti migliori.


L'altra faccia della medaglia: prostitute e piccole ladruncole
Le venditrici di fiori, nell'immaginario collettivo Vittoriano, vengono spesso affiancate a figure di meretrici e ladre, imbroglioncelle di bassa lega, anche per questo erano a volte disprezzate.

Non si trattava di un fenomeno diffusissimo, ma comunque esistenze e non ignorabile, trattato anche nelle varie analisi sulla possibilità di eliminazione della criminalità minorile, così come nelle (fallimentari) proposte di regolamentare la prostituzione nel tentativo di debellarla.
Con l'occhio di oggi si può dire poveri sciocchi, senza aversene a male, visto che il mestiere più antico del mondo continua ad essere assai praticato ancora oggi, sia qui in Italia, come in Inghilterra, i tentativi Vittoriani, quindi produssero pochi risultati nel campo della cancellazione dello stesso, ma si deve riconoscere loro alcuni meriti, di cui, tuttavia, parleremo più approfonditamente nel posto particolareggiato che prima o poi vi scriverò sopra.

Ma ad ogni modo, è innegabile che molte venditrici di fiori utilizzassero questa professione solo come facciata.
Le ragazzine richiamavano i clienti, sottraendo poi loro portafogli e portavalori dalle tasche o dalle borsette delle signore, magari lavorando in combutta con un complice.

Le donne adulte, invece, manifestavano il loro vero lavoro andando ancheggiando verso i potenziali clienti, a volte in abiti succinti mostrando parti del corpo o in atteggiamenti provocanti.

Penso sia inutile affossare un'intera categoria di lavoratrici solo perché alcune avevano scopi loschi, il marcio sta dappertutto, mi sembra assai ingiusto, quindi, prendersela con ogni venditrice come se si trattasse di una potenziale prostituta pronta ad adescare il clienti, come saltuariamente accadeva.


Difficili condizioni di lavoro
Fare la venditrice di fiori non era un mestiere facile.
Innanzi tutto la vita era sfiancante e nel tentativo di guadagnare denaro a sufficienza per pagarsi un tozzo di pane, spesso le ragazzine o le anziane dovevano lavorare dall'alba fin oltre il tramonto.
Covent (o i luoghi analoghi) dove si compravano i fiori apriva prestissimo, come i moderni mercati e forse di più, costringendole fin dal risveglio ad una levataccia e, probabilmente, ad una bella scarpinata da una parte all'altra della città.

Alcune ragazzine che avevano le gambe agili e giovani, andavano tutti i giorni dalla periferia di Londra fino in città, esse raccoglievano nei campi i mazzolini di erbe e boccioli selvatici e poi li andavano a vendere, anche in quel caso, però, il risultato non era bellissimo perché la ragazza doveva camminare parecchio prima di arrivare in un posto dove si potessero raccogliere fiorellini graziosi e altrettanta strada doveva farla al ritorno, percorrendo un lungo tragitto.

Procurati i fiori e annodati i mazzolini, bisognava venderli ed era regola non scritta non apparire troppo miserevoli agli occhi dei clienti.
Questo era tuttavia difficile: essendo povere le venditrici spesso indossavano abiti consunti su più strati, erano scalze e sporche e di sicuro un bagno non era il loro primo pensiero, visto che non lo facevano neanche i re tanto di frequente...

Avete mai provato a camminare scalzi? Quando sono al mare e mi tocca passeggiare su quei sassolini insopportabili divento lamentevole come un animale ferito, penso quindi che fosse terribile procedere scalzi sulle strade più o meno sterrate della città, con cocchi e sporcizia ovunque, ma è mestamente conciliante sapere che non era una condizione di povertà particolarmente rara, ma anzi molto diffusa, visto che le scarpe costavano carissime.


Motivazioni socio-economiche sulla presenza delle venditrici di fiori
Le motivazioni che gli storici hanno evidenziato possono essere molte, ma credo che la maggior parte abbia a che fare con il sovraffollamento delle città.
Facendo un breve riassunto delle varie teorie espresse a riguardo, bisogna ricordare che tra Settecento e Ottocento l'Inghilterra venne investita da due Rivoluzioni Industriali.
Queste, fenomeno senza precedenti, dissestarono il millenario equilibrio agricoltura-commercio-religione che da secoli, fin dal Medioevo, regolava la vita delle persone.



Così, mentre la Chiesa tentava di mantenere l'ordine tra le sue fila, il bilancio agricoltura-commercio cominciò pian piano a deteriorarsi.
I commercianti infatti, affascinati dall prospettive di guadagno che le nuove tecnologie offrivano, divennero imprenditori e industriali, costruendo fabbriche e impiegando personale dei luoghi dove queste sorgevano.
A loro volta, moli contadini che lavoravano nelle campagne, appresa la fortuna dei lavoranti delle fabbriche, inizialmente operai specializzati, furono colpiti dalla "febbre dell'oro" e si riversarono in massa nelle grandi città alla ricerca di fortuna per una vita migliore.
Qui la sovrabbondanza di persone crebbe con ritmi insostenibili, così i molti che non riuscivano a trovare lavoro nell'industria, finivano per rimanere invischiati nel circolo della vita cittadina, tra piccoli furti e lavori più o meno legali, o al limite della legge. Ben pochi facevano ritorno al loro luogo natale, dove di sicuro non li aspettava una vita più facile o confortevole.
Animata dal desiderio di crescita sociale, ma molo più probabilmente da quello di avere qualcosa da mangiare tutti i giorni e un tetto sopra la testa, la popolazione delle città aumentò e continuò ad aumentare.
Le risorse divennero insufficienti e la povertà diffusa creò nuove figure di genti che si arrangiavano come potevano per campare. Non si può fargliene una colpa, sopravvivere era difficile a causa di malattie, difficili condizioni sanitarie, insostenibilità della vita, durissima e poco gratificante.
Le venditrici di fiori, come i lustrascarpe, i venditori di giornali, i piccoli fattorini e molte altre figure, furono solo una delle molte sfaccettature di questa società all'avanguardia, percorsa dal ritmo dell'industria e delle scoperte che crescevano, ma affetta dal male incurabile della povertà e dalla criminalità.

Senza contare che la stessa popolazione inglese, in termini di numeri, era superiore a quanto il Paese riuscisse a mantenere con le sue stesse risorse. Questo purtroppo era un problema diffuso già dal passato, essendo l'Inghilterra un Paese economicamente forte, ma per lo più privo delle risorse primarie necessarie a mantenere la sua popolazione, molto numerosa a causa dell'economia forte.


Oggi
Come si è spiegato sopra, il fenomeno delle venditrici, trattandosi di una professione poco redditizia, per non dire miserabile, è sintomo di una società povera, sovraffollata, ma in via di sviluppo.
Nel mondo attuale, sebbene questo esercizio sia scomparso dalle nostre strade, lasciando il posto a mendicanti comuni e qualche venditore Made in China o di prodotti contraffatti, esso non è stato debellato dall'intero mondo.
In paesi come l'India (tra l'altro di cultura parzialmente derivata da quella inglese vittoriana), l'Indonesia, alcuni stati africani o sud americani, esso è ancora diffuso.


Riferimenti letterari e artistici
Alcune fortunate venditrici sono state protagoniste di opere di ambientazione Vittoriana o Edoardiana.
Il primo riferimento che viene in mente è Eliza Doolittle, interpretata a teatro dalla bravissima Julie Andrews e al cinema da Audrey Hepburn nella commedia (amara) My fair lady.

Il riferimento che, tuttavia, mi è più caro, è quello di Emma, il manga giapponese creato da una Kaoru Mori al limite della precisione storica.
Emma infatti, ragazzina di campagna rimasta orfana, viene rapita da commercianti di bambini che, giunti a Londra, tentano di venderla alla proprietaria di un bordello nonostante la sua giovanissima età. Sfruttando un momento di disattenzione la bambina riesce a scappare per le strade della capitale, finendo per perdervicisi, ma trovando il modo di sopravvivere confezionando mazzolini di fiori. Successivamente, animata dal desiderio di guadagnarsi un'esistenza onesta basata sul lavoro, Emma viene presa per dei lavoretti in una famiglia e qui incontra la sua protettrice, Mrs Stoner, vedova ed ex istitutrice, che la assume come cameriera e la educa secondo i dettami della moralità Vittoriana.
Il riferimento al primo lavoro di Emma si ritroverà più volte nella storia, sarà lei stessa a pagare una piccola venditrice, acquistando un mazzolino di mughetti e violette e sarà il suo innamorato, William Jones, che, dopo aver appreso la vera storia della ragazza da un amico e aver inutilmente inseguito il suo treno, avrà compassione di un'altra piccola venditrice, comprando a sua volta un mazzetto, rivendendo in lei la sua Emma di cui ha finalmente scoperto la storia (che naturalmente continua per quasi altrettanti volumi, quindi non si tratta del finale ^_^).



Anche nel variopinto ed eterogeneo universo di personaggi di Charles Dickens a volte fanno capolino le venditrici, corredo di storie come Oliver Twist oppure David Copperfield, dove vi si fanno saltuari riferimenti. Anche in altre opere le venditrici fanno capolino tra i personaggi secondari e le comparse, sintomo di quanto la loro professione fosse diffusa.

Dal punto di vista musicale, molte sono le canzoni popolari inglesi che parlano di venditrici di fiori, a voltre drammatiche come accadeva nelle canzoni di una volta; anche i grandi compositori hanno scritto pezzi e brani divenuti famosi in opere liriche, come I più bei fior comprate (anche conosciuto come La fioraia fiorentina), scritto da Gioacchino Rossini, di cui vi lascio il link.


Beh, spero che il post vi sia piaciuto,
ci vediamo presto!



Mauser

2 commenti:

  1. Wow! Bellissimo post! E poi mi hai messo la curiosità di questo manga che ho gia cominciato a leggere! *.*

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  2. Spero non ti deluda, a me personalmente piace moltissimo, secondo me è un autentico capolavoro.

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