31 dicembre 2010

Misteri a Penny House by Miranda Jarrett

Sottotitolo: il vero mistero è come abbiano avuto il coraggio di pubblicarlo.

Da un po' di tempo non scrivevo recensioni di libri per la mia rubrica letteraria.
Meno male... dirà sicuramente qualcuno.
Avrebbe ragione, ma consapevole del mio errore, ecco che ritorno per metterci una pezza sopra e farvi ridere un po' con un libercolo che più insignificante non si può e le mie disavventure al seguito, perchè io sono una di quelle persone che non riesce a leggere normalmente come fanno tutti ^__^

Dire che dall'esperienza non si impara niente, è una banalità che tutti conosciamo fin troppo bene. Per amore di autrici e generi letterari, così come per dar loro una seconda possibilità, ci ritroviamo a cascare negli stessi errori già commessi, questa volta perseverando diabolicamente sulla strada del male.

La sostanza è in realtà un favore che vi chiedo: impeditemi assolutamente di leggere romanzetti da supermercato o brucerò un libro per la prima volta nella mia vita senza sentirmi in colpa.

Questo è stato il mio madornale errore: dopo aver avuto la batosta con la Saga dei Dilhorne, di cui avevo già ampiamente parlato in precedenza, ho dato una seconda possibilità a quel genere di romanzi, ottenendo l'ennesima delusione. Alè, vai con le campane a morto!

Anche stavolta è stata tutta colpa mia, perchè sono davvero specialista nel ricascare nelle trappole dell'editoria: stavo camminando bella bella tra gli scaffali dell'edicola mentre l'edicolante serviva la solita vecchietta centenaria che paga dieci euro di giornali con gli spiccioli da 1, 2 e 5 cent e mi sono imbattuta nella libreria dei romance.
Avrei dovuto imparare qualche mese fa ad ignorarli con ostinazione, invece ne ho preso uno in mano e ho letto la trama, poi l'ho posato e via dicendo finchè la vecchietta non ha finito.
Quando è stato il mio turno di pagare avevo in mano la Trilogia degli intrighi di Penny House, ovvero l'edizione integrale dei tre libri di Miranda Jarrett con protagoniste le tre sorelle Penny in un'edizione rispettabile (niente amplessi in copertina, per intenderci), tipo quelle dei Passione che sono assai discutibili.

Felice di me ho dimenticato il libro su uno scaffale per qualche mese, in attesa di terminare gli arretrati di anni di acquisti sconsiderati: quanto sono giovane e ingenua...
Così sotto Natale, con qualche giorno di tempo per leggere, l'ho ripreso in mano: mamma mia!
Mi ci mancavano gli ABBA che canticchiavano la canzone in sottofondo e poi ero proprio ridotta male, non per gli ABBA, che mi piacciono, ma per il libro!
Oddio che noia!

Facciamo una breve analisi (e a questo punto vi consiglio davvero di tenere gli ABBA come sottofondo, giusto per non aprirvi una vena mentre leggete, il link è poco sopra).


Trama e Personaggi
Il libro sarebbe costituito da tre storie, ovvero quelle delle tre sorelle Penny [Penny? Ma un cognome normale?] rimaste casualmente (e provvidenzialmente per la narrazione) orfane.
Visto che però l'introduzione è la medesima per tutte e tre le vicende vista da tre paia di occhi diverse, stringerò un po', come avventura invece ve ne racconterò solamente una, perchè le altre due sono esattamente uguali, sembrano fatte con lo stampino, basta sostituire ai puntini [...] il nome della protagonista e del suo boy e avrete la trama dei tre libri, trama intercambiabile, la nuova frontiera della narrativa conteporanea, parbleu!
Neanche gli stampi per torte in silicone hanno fatto fortuna quanto questa geniale trovata!

Dunque... siamo nell'Ottocento [clichè n°1] e in campagna, dove vivono le tre sorelle Penny: Amariah (la saccente), Bethany (l'insignificante) e Cassia (la lagna), le figlie del vicario di uno sconosciuto paesello povero che potrebbe apparire su Country Living, dove tutti stravedono per 'sti tre pesci lessi.

Le tre sono (provvidenzialmente) appena rimaste orfane del padre, dopo aver perso la madre già da un pezzo e stanno aspettando la lettura del testamento, dove si afferma che il padre non ha lasciato praticamente nulla, le tre demoralizzate pensano già di dover andare a lavorare, quando si scopre che in verità, una cosa il padre l'ha lasciata: una casa da gioco a Londra.

Perchè tutti i padri e, soprattutto, tutti i vicari inglesi possiedono un casinò nella capitale all'insaputa della famiglia, vero?

Le tre belle [perchè brutte non lo sono di certo, sono le eroine!] si fingono sconvolte dai maneggi del genitore, poi prendono i bagagli e partono a rotta di collo per Londra.

Tanto di corsa che tra un po' si inciampano anche nelle sottane.

Crowd at roulette table
by Leslie Saalburg
Giustamente le tre ragazze, educate alle buone maniere e alla modestia, in un'impeto di coerenza pensano subito che le intenzioni del genitore dovessero essere delle migliori: devolvere tutte le ricchezze del casinò alle opere pie.

Come no, tesori! È la prima cosa che penso anche io!
Ma certo, cosa credevate, che il proprietario del Casinò del Pincopallino Paradiso Fiscale fosse invece un riciclatore di denaro sporco oppure un faccendiere?
Andiamo, che animi malpensanti!
Confronto a loro Madre Teresa di Calcutta era una principiante! Loro fanno del bene!


Evidentemente, però, il padre delle ragazze era davvero in buonafede, non si è neanche arricchito, infatti ha lasciato le figlie in miseria, che animo nobile. Questo genitore è un po' come all'idraulico che gli si allaga la cucina...

Naturalmente la prima cosa che le tre fanno è ristrutturare il casinò, attualmente lasciato all'incuria per via del padre malato e, per attestarne la proprietà gli cambiano nome in Penny House.

Ok gente, cosa sono quelle risate?
Perchè ridacchiate?
Penny House è perfettamente accettabile per una casa da gioco!
Non importa se penny richiama alla povertà, è solo un caso!
E anche house, lo so che sembra un cottage del Suffolk, ma dovete capire che le belle ragazze intedevano dare un taglio più umano al casinò, più caldo e accogliente, come di... casa!
Certo, perchè alla fine è questo che i clienti vanno a cercare in una stanza da gioco con donne e dadi truccati.

Non è mica colpa loro se il nome sembra quello di un supermercato, la Coop dei poveri...

Non per essere moralista, ma una digressione la devo fare, senno qualcuno mi verrà a dire che questo post non l'ho scritto io:


In italiano la casa da gioco, che in inglese si chiama gambling house, si chiama casinò e, guarda un po', richiama la parola casino, sinonimo di bordello, non precisamente il posto dove tre ragazzette perbene che non sanno neanche da che parte sono girate dovrebbero stare, almeno per l'integrità della loro effimera virtù.


Dunque, eravamo rimaste che le tre erano arrivate a Penny House e decidono di riaprirla al pubblico, Cassia, la minore e la più effervescente delle tre è dedicata all'arredamento, insomma fa l'arredatrice del posto, come se sapesse cosa ci va in un casinò...
Prima cosa: accaparrarsi un quadro all'asta, una bellissima Indovina (qualcosa del genere) dall'enigmatico sorriso [ma che è, la Gioconda?] che starebbe benissimo sopra chissà quale tavolo.
Così, mentre le sorelle sfregano e strofinano perchè anche il personale è poco, lei fa shopping e si fa soffiare il quadro da Richard Blackely dopo una battaglia serratissima, neanche si stessero accaparrando l'ultimo Caravaggio.

L'espressione dell'eroina
Immaginate un po' chi è costui?
Ehi! Come avete fatto a scoprire che è proprio l'eroe?
Avete i poter ESP tipo È quasi magia Johnny?

In un impeto di anacronimo [ah, mi mancava...] la ragazza e il signore danno scandalo litigando come al mercato in mezzo agli acquirenti dell'asta e lei se ne va inviperita pestando i piedi e facendo i capricci.

Pfui! Tsk, mezza tacca.

Lui è l'eroe, quindi, per quanto dispotico, è anche un bel quarto di manzo, denti bianchissimi e passato avventuroso nella Marina di Sua Maestà e poi alle Barbados.

Andiamo, quanti di voi non sono andati alle Barbados almeno una volta nella vita...

Blackley, che vuole elevare la sua condizione sociale [un borghese, chiamatelo col suo nome] ha due obiettivi: sposare un'aristocratica ed entrare nella nobiltà.
Punta Lady Anne, una marchesina insignificante, peccato che la famiglia non sia tanto contenta del fatto che lui voglia portare la novella sposa in una specie di catapecchia abbandonata nella brughiera inglese.
Per una serie di circostanze che non sto a raccontarvi, Blackley chiede a Cassia Penny [ogni volta che lo sento è peggio! Che scelta infelice questo cognome, abbinato ai nomi poi èanche peggio...] di fargli da designer e a dispetto del fatto che detesti cordialmente il fusto in questione, si ricicla come arredatrice d'interni abbattendo pareti [O.o] e innalzando colonne doriche, acquistando tappeti pregiati e rovistando nei fienili alla ricerca di statue di Ercole mezzo svestito che una brava ragazza non dovrebbe mai vedere.
In tutto questo si innamora di Blackely.

Più figo di me? Devi solo provarci,
Blackely, io sono Mr Darcy!

Perchè è naturale innamorarsi di un uomo che si detesta, no? Dopotutto bisogna lsciar perdere i pregiudizi e guardare oltre l'apparenza. Credetemi, l'eroina ha colto in pieno questa parte e, infatti, lo sbircia nudo un paio di volte, bisogna guardare, e allora guardiamo!

Combinazione vede addominali da atleta, petto scolpito, peluria assortita, capelli da shampoo Pantene e fascino a mille.
Naturalmente gli ormoni le partono in rotta verso la luna e comincia a sbavare innamorarsi.

Ah, l'avevo già detto, vabbè, meglio ribadire il concetto che lei non si concederebbe a nessuno che non fosse l'uomo che ama, anche se non lo ammetterebbe sotto tortura.

Nella scena seguente sta già allargando le gambe.
E mica una volta!

Santa pazienza, se si fa una cosa bisogna farla bene, no? Carpe diem!
Miranda: Che volevate aspettare? Il matrimonio? Ma insomma, mica siamo nell'Ottocento! Ops, lo siamo davvero... vabbè, tanto l'eroina è già anacronistica, qualcosa in più non potrà certo peggiorare le cose... Scene da porno film, la ragazza non sembra neanche vergine, Moana in confronto era una pivellina.

Segue scenata di gelosia da parte di lei che si sente usata. Fa una piazzata quando lui rimanda la dichiarazione e la proposta a Lady Anne, perchè anche lui si sta innamorando, e quando cerca di regalarle una collana di ametiste lei dice a Blackley che non vuol essere la sua amante.

Un po' tardi, non credi tesoro?

Poi riparte per Londra abbandonando casa finita e innamorato al loro destino insieme a Lady Anne, che non è certo una sgualdrinella bollente borghesuccia senza status come Cassia, ma una nobile titolata.
Confidenze con le sorelle che scoprono il misfatto in un battito di ciglia: hanno l'occhio lungo le altre due, mica svampite come questa Cassia...

Sapete, è una deformazione professionale che viene quando si diventa direttori di un casinò. Anche Andy Garcia/Terry Benedict in Ocean's Eleven aveva lo stesso problema, rammentate?

Blackley si fa prendere dai sensi di colpa per come ha trattato Cassia.

Ma se era stata lei a buttarsi svestita nel suo letto?
Per una volta che un uomo non ragiona in base al sesso...
E abbandona tutti i suoi princìpi di scalata sociale, prende la prima carrozza e si mette in viaggio per Londra dove incontra una sciupatissima Cassia, malata d'amore immaginario, che gli scoppia a piangere tra le braccia.
Proposta di matrimonio e successive nozze al casinò.
Speculzioni da parte della stampa scandalista.

Fine primo libro.

A questo punto avrei anche potuto commettere un omicidio libresco.
E il peggio è che gli altri due sono esattamente uguali! Sembrano uno la copia dell'altro, Cassia nel secondo si chiama Amariah e nel terzo Bethany, di mezzo c'è sempre una scommessa e un fustacchione da modello Postalmarket.
Il casinò compare sempre di sfuggita.

Ed io mi domando: ma dopo che 'ste tre scervellate si sono opportunamente maritate, i consorti hanno continuato a permettere loro di gestire una sala da gioco piena di uomini che scommettono e giocano d'azzardo e vanno in cerca di donne?
Ma sono più sceme loro o i mariti?

Ma in quale realtà distorto è stato ambientato questo romanzo?
La prima "coppia col botto", Darcy e Lizzie
Non per essere pignola, ma in copertina c'è scritto 1805!
Eravamo in piena epoca napoleonica, andavano gli abiti stile impero e il pudore di Jane Austen, che non descrisse mai una scena tra soli gentiluomini perchè non sapeva come si comportassero tra di loro, essendo una tipica ragazza del Settecento.
Insomma, in confronto a queste ragazze da romanze, Lizzie Bennet è senza carattere ed iniziativa.
In fondo ci ha messo due dichiarazioni d'amore e una proposta di matrimonio prima di riuscire a vivere il suo happy ending con Darcy, mentre qui prima le eroine fanno un po' di esperienza, che nella vita non fa mai male, lavorano [come se all'epoca si potesse fare più dell'istitutrice] e si concedono anima e, soprattutto, corpo all'uomo che bramano [a dir la verità sembrano un po' delle ninfomani, ma lasciamo perdere la malizia], eppoi chi vuoi che si preoccupi della verginità di una ragazza che di mestiere lavora ad un casinò, andiamo... che mentalità sorpassata.


Considerazioni
  1. La mia prima considerazione è che l'autrice ha bisogno di un bravo analista.
  2. La seconda che necessiti urgentemente di un consulente storico, magari, chessò, un laureato in storia.
  3. La terza che abbia urgentissimo bisogno di un correttore di bozze, un editor, se vi piacciono gli anglicismi. Va bene anche la cugina incinta, se non c'è uno che lo fa di mestiere, basta che controllino le cretinaggini che scrive.
Miranda, la nostra cara mente perversa che ha partorito tutto questo popò di roba, è una ragazza indecisa se ambientare la sua vicenda ai giorni nostri o nel passato, ma visto che i costumi hanno sempre un grandissimo fascino sull'immaginario di una scrittrice, così come dei lettori, ecco che presto l'enigma è risolto. Peccato che le protagoniste, a parte un'ingombrante verginità e qualche barlume di pregiudizio ottocentesco, siano ragazze del XX secolo senza fallo, complete di istruzione superiore [tutte le ragazze lo erano, su, non date retta a chi dice il contrario] e desiderio d'indipendenza economica e psicologica.

In secondo luogo la nostra Miranda dovrebbe leggersi o farsi leggere, se non potesse altrimenti, qualche testo riguardo le buone maniere e i comportamenti accettati nel 1805.
Il meglio che riesce a mettere insieme sono tre ragazzette affette da falsa modestia che alla prima occasione... zac!
I pantaloncini inguinali di Simone, la Stella della Senna
Mandano a bagno tutti i loro bei principi, allargano le gambette e ci danno dentro come conigli insieme ad un uomo che di solito detestano, non fanno che litigarci, ma che amano da morire, perchè le coppie col botto fanno sempre tendenza e anche la più mite delle eroine diventa una pantera quando c'è da litigare col protagonista, sennò il lettore si suicida ben prima della metà del libro, quando inevitabilmente si accorgerà che questa trama è uguale a mille altre dei mille altri romanzetti da supermercato letti fino ad ora, con una costruzione caratteriale che non sta in piedi neanche nella Dimensione Parallela della Stella della Senna, dove in piena Rivoluzione Francese Simone indossa coulotte inguinali e maglietta stretch come divisa del suo costume da paladina che veste alla marinaria, no, pardon, quella era un'altra... rewind!

Comunque sia, oltre che anacronistiche queste tre buone a nulla sono addirittura disposte a prendersi un casinò in rovina e riportarlo alla gloria, per il bene delle opere pie delle carie suore, come faceva il loro amato genitore vicario, che non voglio sapere cosa faceva nel tempo libero, tantomeno se la madre di queste tre svampite fosse la stessa, e quindi la stupidità l'abbiano ereditata dal padre, oppure se invece erano tre diverse, e allora si scoprirebbero molte cose.
Un vero peccato che la Jarrett si sia dimenticata di informarci su questa interessantissima questione, non pensate?

Insomma, qui siamo ben oltre la svampitezza, Io sono svampita, ma queste tre, a parte una fortuna cosmica, sono deficienti!

Ok, lasciamo perdere.
Se per caso Miranda Jarrett oppure Misteri a Penny House dovessero capitare nel vostro campo visivo, ognoratelo ostinatamente come avrei dovuto fare anche io, io che la lezione non l'ho imparata, ma avrei dovuto per risparmiarmi l'ennesima batosta letteraria.
Questa collezione di romanzi non è stata capace neanche di tenermi compagnia in un momento in cui ne avevo bisogno, è assolutamente stupido oltre che inutile.
Una vera bidonata.
Il presente romanzo appartiene all'ulima categoria
Lasciatelo perdere e con lui anche la Jarrett, fidatevi che è meglio, io ci sono già passata, se quelo che volete sono romanzi storici o romance storici, puntate su Euroclub, lo so che è un salasso, ma almeno avrete meno brutte sorprese e un minimo di attendibilità in più, poi c'è sempre ebay, non è il caso che andiate al negozio specifico ^__^

Qui la scheda del libro su aNobii.





Mauser

10 commenti:

  1. Monica cara non sai le risate che mi sono fatta a leggere la tua favorevolissima recensione!!!! Direi che NON corro a comprare il..pardon i libri alla Feltrinelli più vicina!

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  2. Fai bene, risparmia per qualcosa che ne valga di più, questo qui è utile solo come carta per il camino.

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  3. come si può non ridere ad una recensione così... XD in effetti la maggior parte dei romance è un pò insignificante e la trama nel complesso è uguale ma io li leggo perchè comunque sono leggeri...

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  4. Mi associo, anche io li leggo per questo, letture leggere distraggono la mente e tolgono pesi dall'animo, inoltre danno anche un po' di speranza nel futuro/amore.
    Tuttavia... un livello minimo lo devo avere (e già così ho la casa piena di porcherie), la Kleypas che scrive libretti da supermercato la posso ancora digerire, ma questi qui è stato veramente insipido, o meglio, tutti e tre sono stati sciapi da morire

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  5. Leggo con piacere questo carinissimo blog e l'ho inserito fra i 12 scelti per il premio Sunshine Award!
    Ti prego di leggere il post in cui ti ho premiato e le regole del premio a questo link:

    http://lacollezionistadidettagli.blogspot.com/2011/01/innanzitutto-grazie-carissima-emanuela.html

    Complimenti ancora per il tuo blog e tantissimi auguri!

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  6. XD XD XD Quanti "complimenti"! Fai sempre spanciare dalle risate!
    PS: sai che ho trovato "I giorni del tè e delle rose" per purissimo-issimo-issimo caso?! Il cuore mi ha saltato un battito!

    Marty

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  7. mi son proprio divertita, purtroppo in un giro all'iper ci son cascata pure io, presa dalla copertina effetto '800 .... un libro da bruciare con assoluta tranquillità :-)
    ciao cara

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  8. Pure per me è stata la stessa cosa, hanno proprio ragione che non si dovrebbe giudicare un libro dalla copertina, guarda che porcherie ci hanno rifilato =(

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  9. Approfittano di noi in modo davvero bieco, questi signori del marketing editoriale! La tua recensione è spassosa, ironica ed erudita. La cara Miranda pare aver frullato e pasticciato nella sua mente contorta Sister Act, Piccole Donne e un po' di Jane Austen a caso...!

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  10. Che peccato :D
    www.u-scrubs.com

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