22 aprile 2010

Mash Up! Quando i classici diventano parodie horror

È un fenomeno a cui non siamo abituati, dobbiamo ancora fare l'occhio agli scaffali colmi di questi titoli che mi lasciano quantomeno perplessa.

Di che parlo?
Dei Mash Up, delle rivisitazioni moderne dei grandi classici ottocenteschi in chiave horror.
Jane Austen, Charlotte Bronte e le loro consorelle, unite nella gloria e nella (dis)grazia che si sta abbattendo sulle loro vicende sentimentali narrate con tanta cura e qualche tocco di soprannaturale.

Mash Up, una parola presa dal mio campo d'azione, l'informatica, la programmazione, che i nerd come dovrei essere io (e chissà che non lo sia =P) utilizzano per indicare gli ibridi, applicazioni o programmi che forniscono dati di risultanza ottenuti dinamicamente da più fonti, come Google.
Mash Up si adatta bene a quello che sono questi romanzi, che prendono spunto da un testo ma vi aggiungono molto altro, strutturando una vicenda simile, ma con caratteristiche differenti nei personaggi e nelle provocazioni.

Ha iniziato la cara zia Jane Austen, come sempre, che con l'apporto di Seth Grahame-Smith ha partorito una nuova versione del famosissimo Orgoglio e Pregiudizio, trasformando la vicenda d'amore di Lizzie e Darcy in un'avventura gotica con protagonisti diversi non morti che seminano il terrore per la tranquilla, pettegola e campagnola cittadina di Meryton dove le sorelle Bennett risiedono.
Ecco quindi che vede la luce Orgoglio e Pregiudizio e Zombie, titolo che sulla scia del successo internazionale è arrivato (miracolosamente) anche in Italia ad opera della casa editrice Nord [e qui lasciatemi fare qualche commento cattivo, visto che per altri titoli di livello culturale e letterario decisamente più elevato stiamo ancora aspettando e aspetteremo ancora a lungo: ogni riferimento ad Elizabeth Gaskell e a North&South è puramente casuale].
I risultati ottenuti da questo primo esperimento mash up sono stati soddisfacenti sia a livello di marketing che per quanto riguarda la narrazione, originando un prodotto gradevole e un interessante merge tra due generi, due personaggi e due trame decisamente difficili da abbinare.
È cosa nota e universalmente riconosciuta che uno zombie in possesso di un cervello debba essere in cerca di altro cervello

Questo l'incipit del nuovo bestseller horror, ricalcato sul quello dell'originale.
Il libro, a quanto mi è stato detto, promette bene come vendite e come storia, accontentando sia gli esosi editori che i disgraziati lettori; sarei quindi interessata ad aggiungerlo ai miei acquisti non appena uscirà la versione economica tascabile super scontata [cioè il 30 di febbraio].

Ma non crediate che l'onda inarrestabile di carta stampata si sia esaurita qui!
Assolutamente perchè attratti dal business forse più che dall'ispirazione, molti altri si sono cimentati nell'impresa di rivisitare i romanzi ottocenteschi con qualche tocco di soprannaturale.
Ecco quindi che si aggiungono alla lista dei mash-up anche Sense and Sensibility and Sea Monsters, questa volta uno spin off, cioè una continuazione, che vede come ambientazione quella di Ragione e Sentimento, stessi personaggi che ritornano.
Ma non è tutto: dopo Ragione e Sentimento e mostri marini, di prossima pubblicazione anche in Italia (tanto per dire che piove sempre sul bagnato), ecco che ci viene proposta la rivisitazione di un altro classico: Manfield Park che diventa un interessante (sebbene forse un tantinello anacronistico) Mansfield Park and Mummies, recentemente uscito nelle librerie d'oltralpe e negli store online come Amazon e co.

E non è ancora tutto!
È infatti stato recentemente dato alle stampe, il 13 aprile, l'edizione di Jane Slayre, una riscrittura del classico della Bronte con l'introduzione di elementi fantastici: Jane in questo libro non solo sarà l'istitutrice della piccola Adéle a casa dei Rochester e con un'infanzia difficile, ma dovrà anche vedersela con inquietanti creature della notte, come i licantropi, e, naturalmente, coronare il suo sogno d'amore con Mr Rochester.

Insomma, molti titoli sono stati cannibalizzati e trasformati in pseudo parodie in chiave horror dell'originale.
Sebbene le parodie mi siano sempre piaciute, specialmente dei libri della Austen (alcune con lettura in chiave moderna sono impagabili), questo accanimento sul soprannaturale mi sembra che calchi un po'... forzato.

Che l'horror sia sempre stato di tendenza non è una novità, basta pensare a quanto truculento possa essere il racconto di Cappuccetto Rosso o quanto inquietante sia ancora oggi la favola di Pollicino, che per salvare se stesso e i fratelli li traveste da principesse così che l'orco uccida le sue figlie al loro posto.
E Hansel e Gretel? Insomma, da sempre il macabro ha una certa presa sul pubblico.

Che paranormale e magia, creature favolistiche ecc. fossero famose anche nei secoli scorsi non è una novità, visto che la stessa Catherine Morland, protagonista di Northanger Abbey, altro libro della zia Jane, è un'accanita lettrice di gothic novels, cioè di romanzi gotici, dove il soprannaturale è sempre una chiave importante della vicenda, come nell'Udolpho o ne Il monaco.

A questo punto, da persona e da lettrice io mi chiedo:
  • Gli scrittori moderni sono così a secco di idee da dover andare a saccheggiare i classici?
  • O sono forse gli editori, che per puntare sul sicuro decidono di giocare qualcosa che è, appunto "classico"
  • Oppure devo credere che se in una storia non ci sono almeno un paio di zanne e un bel vampiro fustacchione il libro non si vende? Conosco un sacco di titoli interessanti senza sangue e senza non morti, se la cosa può interessare a qualcuno.
  • I non morti sono così imprescindibili che dobbiamo andare a rivisitare i classici di sempre in chiave Twilight? Cosa facciamo: l'Iliade alla Percy Jackson e l'Odissea stile Intervista col vampiro?
Per carità, non ho niente contro Twilight! Io A.D.O.R.O. Twilight e sono stata io stessa a costringere i miei amici a leggerlo e a scatenare una specie di reazione a catena, ho sognato settimane, mesi interi con quel libro tra le mani come se fosse il capolavoro di una vita e, anche se non lo era, forse non lo è, forse chissà, a me piace ugualmente.

Comprendo che tutto ciò possa aver innescato un processo di mercato che ha portato alla pubblicazione più o meno forsennata di una montagna di carta sul modello vampiri-licantropi-zombie-non morti in generale, ma bisognava proprio arrivare ai classici?
Tutti questi autori non potevano produrre niente di meglio? Un'idea originale? Certo, la prima lo è stata, ma le altre duecentomila copie sulla sua falsariga? Dobbiamo farci invadere da tutto ciò?

Francamente, e qui faccio davverp la crudele, non mi sarei aspettata tutta quest'invasione e questo successo, ma forse qualcun altro sì, visto che sono stati lanciati con tanta foga sul mercato editoriale sia nostrano che internazionale (dove la letteratura e la narrativa galoppano molto più che nel nostro Bel Paese).

Mi rendo conto che questo genere "a metà" possa piacere come no, ai chi leggerà l'ardua sentenza, di sicuro è sintomo della società moderna, di ciò che piace e di ciò che ci appassiona, senz'altro una manifestazione che l'horror non ha sicuramente perso terreno con il passare del tempo.

I mash up di Jane Austen, Charlotte Bronte, Abrham Lincoln e tutti gli altri, sono un interessante spunto di riflessione sulla narrativa che cambia nel tempo (ma cambia davvero?), chissà, forse tra qualche centinaio d'anni dedicheranno loro una puntata del Superquark del futuro e, chissà, forse ci sarà incluso anche questo articolo.

Ecco una lista dei titoli pubblicati fin'ora, solo il primo anche in italiano (dovrei dire "grazie al Cielo"?)

Titolo Originale
Traduzione
Autore
Orgoglio e Pregiudizio e Zombie
Jane Austen - Seth Grahame Smith
Orgoglio e Pregiudizio e Zombie: l'alba dei terribili
Seth Grahme Smith
Ragione e Sentimento e mostri marini
Jane Austen - Ben H. Winters
L'abbazia di Northnager, angeli e draghi
Jane Austen - Vera Nazarian
Mansfield Park e mummie
Jane Austen - Vera Nazarian
Jane Slayre
Charlotte Bronte - Sherri Browning Erwin
Mr Darcy: vampiro
Jane Austen - Amanda Grange
Pride and Platypus: Mr. Darcy's Dreadful Secret
Orgoglio e ornitorinchi: il terribile segreto di Mr Darcy
Jane Austen - Vera Nazarian
Android Karenina
Android Karenina
Leo Tolstoj - Ben H. Winters
Little Women and Werewolves
Piccole Donne e lupi mannari
Louisa May Alcott - Porter Grand


Bacioni



Mauser

20 aprile 2010

Jane Eyre by Zeffirelli in tv

Rieccoci con un po' di news, da cui prendo spunto per scrivere un post su questo film, grandioso, drammatico, carico come le nuvole che promettono pioggia e grigio allo stesso modo come lo voleva la sua creatrice Charlotte Bronte.

Spulciando tra gli aggiornamenti dei miei blog preferiti, ed in particolare tra quelli di Isn't it romantic? mi è saltato all'occhio l'aggiornamento che informava i lettori della prossima messa in onda del lungometraggio per il prossimo 28 Aprile su Rete4, ore 21.10, quindi in prima serata.

Assolutamente imperdibile!

Adoro questo film, ma più di tutto ne adoro le ambientazioni, una fotografia e una scena specialissime, curatissime, splendide. E un fotografo che meriterebbe ben più di un Oscar.

Zeffirelli, artista della macchina da presa, pittore del colore e delle ambientazioni naturali, confeziona una specie di controparte femminile del suo Fratello sole, sorella luna, trasponendo la famosissima storia della Bronte, che conta edizioni filmiche fin dalla primissima storia del cinema, così come innumerevoli miniserie per la televisioni, prodotti sia nostrani che esteri di qualità abbastanza buona.
Il suo risultato finale, posso quasi dire che surclassa tutti gli altri per la sua elevatezza psicologica, per la sua rappresentazione dei caratteri, per la sua fedeltà alla narrazione originale.
Per riuscire a trasmettere allo spettatore le stesse sensazioni del libro, senza cambiare una sola virgola.

Tra tutte le versioni, e credete ad una che le ha viste davvero quasi tutte, questa spicca senz'altro.
E il motivo per cui lo fa è proprio per la sua essenza austera e triste. I personaggi sono assolutamente grigi, rigidi, fin troppo moralisti, non sono quegli eroi senza macchia e senza paura, fieri, algidi e orgogliosi come quelli della Asuten, nè ironici come i protagonisti dei romanzi Settecenteschi, i cattivi non sono dannati e perseguitati, con l'ossessione del male, semplicemente per il fatto che bene e male si confono, si fondono e diventano un tuttuno: ognuno ha la sua storia fatta di piccole e grandi sofferenze, fatta di repressione, proprio come si usava al tempo (piena epoca Vittoriana).
Lui è un uomo decisamente privo di carattere, lei è bruttina ed insignificante, insomma, ci si chiede, che cosa può trasmettere un film del genere? Come può piacere?
Eppure amano, vivono, sognano, sperano... in modo diverso dalla nostra abitudine ma con altrettanta passione e con molto sentimento.

Sta, a mio dire, proprio qui la sua grandezza, che porta sullo schermo tutta la verità dell'esistenza trasmessa dal libro della zia Charlotte, fatto di personaggi che procrastinano all'infinito perchè non hanno mai sufficiente forza di volontà per opporsi a determinate situazioni, persone che pur di non scegliere decisono addirittura di andare non solo contro la legge degli uomini, ma anche contro quella di Dio contraendo un secondo matrimonio ed essendo quindi accusati di poligamia.
Eppure tutto il loro tormento traspare dalle espressioni di questa Jane, dagli ambienti grigi, dagli abiti sgualciti e qui sta la grandezza di Zeffirelli che riesce a dare a chi guarda le sensazioni di chi vive quell situazini, una cosa che non tutti i registi riescono a fare, creando prodotti fenomenali, ma che lasciano lo spettatore freddo e poco coinvolto.

La natura che li circonda incarna la loro battaglia interiore, quello che non dicono e non fanno e i pentimenti per ciò che non hanno né detto né fatto, comportamento da cui forse Lizzie Bennett ed Emma Woodhouse dovrebbero imparare qualcosa.

Il cielo della brughiera come gli occhi persi di chi riflette sulle proprie scelte, i prati verdeggianti coperti di pioggia e sferzati dal vento come l'animo di questo protagonisti, non arido come si potrebbe credere, ma vivo, fiorente, eppure costretto e segnato dalla vita come il terreno e le piante lo sono dagli agenti atmosferici.
E anche l'erica, piccola, semplice, un tocco di colore in un mare senza fine di verde, è la speranza, l'amore che questa Jane e questo Mr Rochester provano l'uno per l'altra, vissuto intensamente, ostacolato più dalla staticità che dal susseguirsi degli eventi.

Ma i temporali, continui come sono nell'Inghilterra del nord, assolutamente normali, rappresentano tutto il dilemma di quest'uomo e questa donna e della governante, che sa ma non può parlare. Dell'avvocato, che interviene proprio il giorno del matrimonio, così come della moglie di lui, folle, pazza, incoerente, scatenata.

E per finire, c'è il sole quando Jane e Mr Rochester si incontrano nuovamente dopo la disgrazia del castello, sole e bruma sulla riva del fiume quando escono per una passeggiata e lei lo accompagna, da allora e per sempre.

Io credo che sia difficile rappresentare un carattere differente dal proprio, i caratteri forti, forse, sono più facili rispetto a questi remissivi, silenziosi, timidi, timorati di Dio e degli uomini, così diversi da come siamo abituati a porci nella vita moderna, difficili da comprendere e, quindi, ancora di più da concepire e interpretare.



Zeffirelli è riuscito a creare un'ennesima opera d'arte, tanto reale, tanto opaca e grigia da sembrare surreale, come L'impero delle luci di Magritte, un mondo troppo simile al nostro perchè noi riusciamo ad associarlo ad un'avventura, ad una storia, ad un romanzo.
Un libro (e un film) basati sulla quotidianità, sulle piccole cose, più sui pensieri che sulle azioni.

Attori bravissimi come se ne trovano pochi danno i volti e i caratteri di questi personaggi eterni nel passato e nel presente, classici fino alla nausea, tanto che, all'ennesimo film di Jane Eyre mi sono veramente chiesta se il cinema avesse mai prodotto qualcosa di diverso, tante erano le versioni e le sfaccettature di questi.

Una Charlotte Gainsbourg giovanissima che rende finalmente giustizia al personaggio dell'autentica Jane Eyre.

Assolutamente consigliato agli amanti del genere Period Dramas che adorano i film in costume (e la buona recitazione), ma anche per gli appassionati dell'Ottocento, così come delle storie vere e autentiche.
Un film che in Italia è stato praticamente dimenticato, tanto ignorato che è diventato un habitué come riempitivo di Rete4 quando termina temporaneamente le puntate di Poirot o i telefilm di terza mano e terza categoria (salvo solo il mio adorato Bones).

Sabadi Blog scrive un interessante post su questo libro e questo film, intitolandolo significativamente:
Jane Eyre, la rivoluzionaria
Curioso definire un personaligno grigio e puritano come Jane "rivoluzionaria", ma la motivazione e l'analisi che ne fanno meritano davvero di essere divultate, ecco quindi il testo (una parte) dell'articolo originale che consiglio caldamente di leggere.

Perché un romanzo come Jane Eyre riscuote subito successo e viene preso di mira?

L’epoca vittoriana (Vittoria regnerà dal 1837 al 1901) è adombrata da un potente alone di puritanesimo – si dice che si coprivano persino le gambe dei tavoli - che corre in parallelo all’ingresso delle donne nel mondo del lavoro: in fabbrica, nell’artigianato, nell’istruzione.

Fu un evento di necessità contingente, scaturito da nuove identità sociali che la produzione di massa, transitata dalle campagne alla città, stava generando inesorabilmente. Jane Eyre è il simbolo di una nuova categoria di lavoratori: le istitutrici.

Le istitutrici sostituiscono i precettori che istruivano la nobiltà. Le governess sono i precettori della nuova alta borghesia. Sono giovani donne della classe media, ben istruite, che lasciano la famiglia per motivi di ristrettezza economica, e prestano servizio insegnando ai figli della piccola nobiltà e della ricca borghesia.

La governess rappresenta una figura sociale assai controversa. Non è un caso che proprio in quest’epoca saranno dati alle stampe oltre cento romanzi con protagonista un’istitutrice. L’ondata di puritanesimo che pervade l’Inghilterra, prende di mira le donne che lavorano e che di conseguenza cercano di emanciparsi dall’ineluttabile legame di dipendenza sociale ed economica che le lega prima al padre e poi al marito. Il ruolo dell’istitutrice viene guardato con sospetto, disprezzo, come una figura ibrida di donna: né madre, né moglie, forse pazza o isterica, potenzialmente puttana, destinata a finire i suoi giorni in un ospizio nella più tetra solitudine.

Il fatto che Jane Eyre riesca a riscattarsi da questo inevitabile destino, la rende bersaglio degli attacchi di molti commentatori puritani suoi contemporanei, come Lady Eastlake, che la considerano il simbolo della dissolutezza dei costumi sociali [chi??? Jane Eyre? Ma stiamo scherzando?Dove credeva di essere, su Candid Camera???].

Questo perché Jane Eyre, nella sua durezza di fondo, è pur sempre una storia a lieto fine, dove trionfa l’amore e i cattivi muoiono. Muore la matrigna, muore la pazza moglie di Rochester, muore il terribile cugino John che aveva vessato la piccola Jane. Inoltre Jane Eyre sposa un uomo che le è superiore per classe sociale. C’è abbastanza per far vacillare il solido impianto morale vittoriano che non poteva tollerare l’esito di una trama narrativa che di fatto sanciva, per la prima volta, il diritto all’autodeterminazione di una ragazza, soggetto sociale all’epoca inesistente.


Alla luce di quanto detto da me e da quanto esposto da Sabadi Blog (detto per quanto concerne il libro, ma attualissimo anche per il film che ne è una trasposizione ben più che fedele), io vi suggerisco di guardarlo e farvi una vostra opinione, poi ditemi se non vale la pena di riabilitarlo un pochino, per l'Italia che lo ha prodotto, per il grande regista che l'ha girato, per la recitazione sublime e per la storia senza età che rappresenta.


A presto, con affetto



Mauser

19 aprile 2010

Una giornata nel Settecento

Carissimi,
oggi giornata dai molti interventi ihihih.

Questo più che un post è una news e riguarda un'iniziativa del FAI: Fondo Ambiente Italiano che ha organizzato per l'11 Maggio 2010 un'intera giornata all'insegna del Settecento e dei suoi costumi, quindi comprendente anche il Periodo Georgiano che noi qui approfondiamo (ma certo non disdegnamo donzelle in paniers e affascinanti bucanieri ^_^).

Dame, mercanti, popolani e soldati di altri tempi tornano per una storica domenica in costume. L '11 Maggio Villa Della Porta Bozzolo, Casalzuigno (Varese), rivivrà vicende e gesta del Settecento grazie ad una fedele e suggestiva ricostruzione che coinvolgerà tutti i visitatori.


Questo lo slogan dell'evento che si preannuncia interessantissimo!

Nella splendida cornice di Villa della Porta Bozzolo a Varese, che merita di essere visitata anche senza l'esibizione di costumi d'epoca, si celebrerà questo ritrovo di appassionati e artisti per un tuffo nella cultura del tempo, nei costumi di ricchi broccati e morbide batiste.

Un'avvincente rievocazione, che vedrà trasformarsi in un'autentica antica dimora del passato per ospitare “Una giornata nel settecento: vita di corte e rivolte di popolo”.
L'intera giornata sarà orchestrata dagli attori della Compagnia di San Giorgio il Drago e dalle loro colorate scenografie.
Protagonista dell'evento l'intero pubblico che inscenerà vicende, intrighi e peripezie della vita quotidiana dell'epoca. E per finire una vera sommossa del popolo ad animare le corti della villa.

Guide in costumi d'epoca accompagneranno tutti i curiosi alla scoperta dei raffinati interni delle sale cinquecentesche della Villa, ricche di affreschi e decorazioni rococò. Inoltre, gli amanti della buona cucina potranno apprezzare il pranzo , scegliendo tra due menu a tema, presso il ristorante della Villa: “La Locanda del Baco da Seta”.

Ecco il link dell'evento:
FAI: Un giorno nel Settecento

Ed ecco la brochure ufficiale che ho recuperato ieri (è un po' spiegazzata =3)
Brochure

Se siete appassionati e volete vedere la splendida scenografia di personaggi in abiti tipici del Settecento o siete curiosi di assaggiare le specialità dell'epoca, questa è l'occasione adatta!
Per ulteriori informazioni sulla manifestazione consiglio di contattare il FAI direttamente dal loro sito internet.

Baci



Mauser

Come si parlava due secoli fa: in famiglia e fuori

La parte di come si parlava una volta mi affascina terribilmente, ecco quindi che mi accingo ad aggiungere un nuovo post alla lista di come ci si riferiva alle persone e al modo corretto di farlo.
Argomento odierno, come si parlava in casa e fuori, trascurando momentaneamente l'alta nobilità che, come abbiamo visto, aveva una glassa di titoli formalissimi da adoperarsi in ogni circostanza.


Padre, madre e figli
Solitamente in una famiglia, anche di estrazione medio-bassa, la moglie si riferiva al marito chiamando Mr. ---- ovvero l'appellativo di "signore" seguito, a seconda dei casi, dal nome o dal cognome del marito. Questo particolare è molto evidente nei libri della Austen dove, per esempio, la madre delle ragazze si riferisce sempre al marito chiamandolo Mr Bennett oppure Signor Bennett in una concezione del tutto diversa da quella attuale.

Analogamente, anche il marito chiamava la moglie Mrs.---- così il signor Bennett chiama continuamente la consorte Signora Bennett o, nella versione originale Mrs. Bennett e nessuno si scandalizza.

I figli erano tenuti a portare un certo rispetto verso i genitori, ma le manifestazioni di questo erano differenti a seconda del sesso e, naturalmente, dell'educazione impartita.
Solitamente le figlie femmine chiamavano i genitori mama e papa dove l'accento cade sempre sulla seconda sillaba, come in francesi, ovvero la lingua da cui questi due termini sono mutuati.
Nel libro di Charles Dickens La Piccola Dorrit, la protagonista viene istruita sul modo più corretto di parlare ai propri genitori e le viene spiegato:

Papa is a preferable form of address. . . . Father is rather vulgar, my dear
Si preferisce utilizzare "papa"... "padre" è piuttosto volgare, mia cara

Questo tuttavia non era valido per i figli maschi, che era preferibile si riferissero ai genitori chiamando rispettivamente padre e madre.
In un passato arcaico, ancora adoperato in alcune regioni particolarmente tradizionaliste dell'Oriente, ad esempio in Cina o in Giappone, ancora oggi i figli si rivolgono ai genitori chiamandoli così oppure, ancora più formalmente, onorevole padre e onorevole madre; basta considerare il nome comune con cui vengono appellati i genitori, cioè okasan e otosan dove -san è il suffisso adoperato per "signore" e conferire rispetto, ecco quindi come il nome stesso con cui anche i comuni chiamano la propria madre e il proprio padre, risulta molto più formale di quello a cui siamo abituati in Occidente, e soprattutto nel mondo moderno [analogamente, non mi sembra sia corretto neanche trattare i propri genitori in maniera eccessivamente informale, soprattutto adoperando di fronte a loro forme verbali, termini, lessico, parolacce e quant'altro].

Per quanto riguarda le figlie femmine, quando un esterno si riferisce loro, differisce il modo in cui viene chiamata la maggiore e le minori.
La primogenita è chiamata Miss----- seguita dal proprio cognome, mentre per tutte le altre il Miss---- è seguito dal proprio nome di battesimo. Quando la primogenita esce dalla famiglia, magari per matrimonio, il titolo di primogenita passa alla seconda rimasta e così via.
Chi ha letto Ragione e Sentimenti della Austen ricorderà senz'altro come, durante le presentazioni, le tre sorelle vengono rispettivamente chiamate:
Miss Dashwood (Elinor)
Miss Marianne
Miss Margaret
Specialmente dal formale Colonnello Brandon.
Analogamente, quando nel romanzo La piccola Dorrit la famiglia si ferma ad alloggiare in una locanda, essi si registrano come: William Dorrit, Esquire; Frederick Dorrit, Esquire; Edward Dorrit, Esquire; Miss Dorrit; Miss Amy Dorrit.

Se l'interlocutore è un uomo, era considerato altamente inappropriato che questi adoperasse il semplice nome di battesimo di una ragazza. Questa usanza andò perdendosi nel tempo per quanto concerneva persone in grande confidenza e fidanzati (era piuttosto buffo vedere due che si sarebbero sposati parlarsi chiamandosi rispettivamente Signorina Greenwood e Signor Brown...).
Analogamente, nel libro Il fiore sbocciato di Kathleen E. Woodiwiss si riconosce come Adriana Sutton, la protagonista, dopo otto anni di lontananza da Colton Wyndham, suo fidanzato, si rifiuti di chiamarlo semplicemente Colton per una questione di etichetta, almeno finchè non sarà lui a chiederglielo con una certa sollecitudine.

Tra ragazze, comunque, specie se in grande confidenza o amiche di lunga data, era comune che ci si chiamasese con il solo nome proprio.


La servitù
Per i servi era abitudine chiamare i propri padroni sir e madam (all'inglese, non alla francese con la "e" finale), quindi signore e signora o anche padrone e padrona per una questione di rispetto.
Per i figli, l'appellativo era Mr e Miss, cioè signorino e signorina, il primo particolarmente detestato dai figli maschi perchè a volte si ritrovavano trentenni in casa dei genitori con le cameriere che li chiamavano ancora signorino quando magari erano sposati e padri di famiglia.


Per quanto riguarda il processo inveso, le cose cambiavano a seconda del ruolo che si aveva all'interno del personale di casa.

Il maggiordomo era solitamente chiamato per cognome, ad esempio Harrocks è il maggiordomo di sir Pitt Crawley nel libro Vanity Fair di Thackeray.

Per le cameriere e il personale di grado più basso, come ad esempio valletti, stallieri e sguatteri/e, ci si appellava ad essi con il loro nome di battesimo.
A causa però del grande ricircolo di personale all'interno di una casa Vittoriana, specialmente le grandi proprietà fuori da Londra, con una cinquantina di servitori, i camerieri e le cameriere erano quasi sempre chiamati col nome di chi li aveva preceduti (magari anche di diversi anni) per non costringere i padroni ad imparare nuovamente i loro nomi.
Ecco quindi che quasi tutti i valletti erano chiamati James, John o Charles, mentre si potevano avere quasi tutte le cameriere chiamate Mary quando queste invece si chiamavano Alice o Margaret.
Era un modo di lavorare a mio avviso orribile perchè cancellava la tua identità personale, una cosa alla quale io sono particolarmente legata.

La governante, invece, era sempre chiamata Mrs, signora, anche se non era sposata, come nella maggior parte dei casi, per esempio si veda la Mrs Medlock di Il giardino segreto di Frances H. Burnett.

Bene, ci salutiamo anche per oggi, ma per che per il momento l'argomento sia stato sufficientemente approfondito.

A presto



Mauser

17 aprile 2010

Come si parlava due secoli fa: rivolgersi a qualcuno

Abbiamo approfondito qualche giorno fa l'ordine di precedenza, l'imprescindibile scaletta di titoli, ordini e compiti che era adoperata come paradigma per gestire le dispute d'importanza e organizzare eventi e conoscenze: Titoli nobiliari: l'ordine di precedenza.

L'argomento di oggi, invece, vuole essere un mix tra lo studio dei titoli nobiliari e il modo di esprimersi che si usava nell'Ottocento, ecco quindi come siamo arrivati a questo post dove analizzeremo la forma più corretta di rivolgersi ad un interlocutore a seconda del suo grado e della sua importanza. E naturalmente anche della considerazione in cui lo si tiene.

Premetto già fin d'ora che alcune traduzioni potrebbero risultare non del tutto precise, la colpa di ciò è integralmente mia, visto che un inglese arcaico come quello dell'Ottocento andrebbe tradotto con un italiano altrettanto arcaico, tipo quello di Verga o di Collodi, ma soprattutto quello di Federico de Roberto che col suo I Vicerè fornisce decisamente un lessico completo della terminologia e dei titoli nobiliari corretti.
Ma... non lo conosco. Purtroppo il suddetto italiano non mi è semplice come l'acqua e io non padroneggio appieno il ventaglio di titoli ancor più complicati che erano invece in vigore nei vari stati d'Italia. Senza contare, naturalmente, che alcune cariche non erano riportabili come grado o nome.
Insomma, è il lavoro di un'autodidatta.

Ma partiamo adesso con il nostro vero post.
Riferirsi a qualcuno, nel Settecento prima e nell'Ottocento poi, non era un problema da sottovalutare.
La forma da utilizzare cambiava a seconda che si stesse intrattenendo una conversazione con quella suddetta persona, che si stesse parlando di lui, sia in ambito formale che informale, che si stesse scrivendo una nota o che lo si stesse invitando ad un evento mondano, ad esempio ad un ballo organizzato.
Se le declinazioni latine vi hanno messi in croce, qui riscoprirete un problema molto simile.
Senza contare l'annosa questione dei faux-nobles, letteralmente "falsi nobili", cioè coloro che non erano veramente dei peers, ma che per rispetto e cortesia ci si riferiva loro con il titolo di lord o lady [evvai: complichiamo un po' le cose! Tanto per dire che piove sempre sul bagnato...].


Conversazione diretta
Facciamo un po' di chiarezza in questo intrico di preferenze, inchini formali e "messeri" cominciando col vedere come ci si riferiva ai nobili in una conversazione diretta; a questo proposito consiglio caldamente di rispolverare il post: Come si parlava due secoli fa: Tu, Lei e Voi.

Titolo
In Inglese
Spiegazione
Vostra Maestà
Your Majesty
Per riferirsi al re o alla regina
Vostra Altezza Reale
Your Royal Highness
Per riferirsi alla sposa del monarca, ai suoi figli e ai parenti
Vostra Altezza
Your Highness
Per i nipoti, le nipoti e i cugini/e del sovrano
Duca e Duchessa
Duke and Duchess
Per un duca o una duchessa membro della gentry (cioè duca reale)
Vostra Grazia Your Grace
Per un duca o una duchessa o un Arcivescovo della Chiesa d’Inghilterra
Mio signore / Mio Lord
My Lord
Per un nobile (peer) di rango inferiore al duca e per i Vescovi della Chiesa d’Inghilterra
Lord (Signore)
Lord
Per un conte, un marchese o un visconte; saltuariamente utilizzato anche per i baroni
Lady (Signora) Lady
Corrispettivo femminile del Lord, viene indipendentemente adoperato per marchese, contesse, viscontesse e baronesse
Sir
Sir
Per riferirsi a baronetti e cavalieri, si costruisce:
Sir+Nome+Cognome
Barone
Baron
Adoperato per riferirsi ad un Giudice dello Scacchiere e, in ambienti molto formali, per i veri baroni
Dama
Dame / Lady
Per riferirsi alle mogli di baronetti e cavalieri. Nel caso si scelga di chiamarle “lady” la costruzione diventa
Lady+NomeMarito+Cognome, ma per chiarezza si preferisce Dame
Milord
Milord / My Lord
Per un giudice e per i membri della Camera dei Comuni
Vostra Eccellenza
Your Worship
Per coloro che amministrano la giustizia, ad esempio giudici comuni ecc, in caso non abbiano titoli di rango più elevato
Dottore
Doctor
Fino al periodo Regency esso indicava un “dottore della Divinità”, cioè un teologo o un laureato in teologia (pastore).
Solo successivamente andò a designare un medico
Amministratore / Balivo
Esquire / Squire
La traduzione corretta sarebbe “scudiero”, ma si preferisce adoperare la notazione di “amministratore”.
La carica era adoperata dagli amministratori della giustizia dei possidenti terrieri e dai loro balivi


Ecco qui, vi siete confusi perbene le idee?
Ottimo, e adesso, prima di procedere, vediamo qualche osservazione.
Vostra Eccellenza che in Italia è un titolo adoperato per gli alti prelati della Chiesa Cattolica, non ha il corrispettivo negli alti prelati della Chiesa Anglicana, bensì viene adoperato per gli amministratori di giustizia. Per i Vescovi e gli Arcivescovi viene usato il titolo di Vostra Grazia, nel caso di un Arcivescovo, oppure My Lord nel caso di semplici vescovi.

Il caso del Barone èparticolare, poichè il titolo di Barone stesso viene usato per chi è insignito del titolo solo nell'ambito di circostanze estremamente formali (ad esempio un ballo all'ambasciata o a Buckingham Palace), mentre in circostanze normali ci si riferisce a lui come ad un qualsiasi Lord.

Ricordiamoci inoltre che ci sono Duchi, Marchesi e Conti di qualcosa, quindi il loro titolo sarà sempre costruito come segue:
Titolo + of + Qualcosa
Quindi avremo il Duca di Derby, cioè Lord Derby, il Marchese di Roccatagliata, cioè Lord Roccatagliata, il Duca d'Albany (è uno dei titoli reali) e così via.
Ma il Visconte non è di qualcosa, perchè il suo titolo fa riferimento al cognome, quindi si costruirà sempre
Visconte + Titolo
sebbene ci si rivolga a lui come Lord Palmerston ecc, come un qualsiasi altro nobile.

Il caso di Lady e Dame come mogli dei cavalieri e dei baronetti è già stato trattato nel post sull'Ordine di Precedenza, non starò quindi a rispiegarvi tutto occupando posto inutile.

Una cosa interessante da notare è che, quando gli inglesi, e i Victorians in particolare, non sanno che titolo affibiare a Tizio o Caio, allora lo chiamano sempre My Lord.


Riferirsi a qualcuno per iscritto
Occupiamoci adesso di sondare il terreno per quanto riguarda il riferimento a qualcuno per lettera o, più in generale, per iscritto. Naturalmente erano le circostanze che dettavano le regole, ma il tutto è riassumibile nella tabella che segue, purtroppo la traduzione rovinerebbe in parte l'effetto, quindi ho scelto di lasciare le parti di riferimento in inglese:

Titolo di riferimento
Trad. approssimativa
Spiegazione
The Most Reverend
Il molto riverito
Per riferirsi ad un Arcivescovo della Chiesa d’Inghilterra
His Grace
Sua Grazia
Per un Arcivescovo o un Duca
The Most Noble
Il molto nobile
Riferito ad un Marchese
The Right Honourable
Il veramente onorabile
Per un Conte, un Visconte o un Barone
The Right Reverend
Il veramente riverito
Per un Vescovo
The Right Honourable
Il veramente onorabile
Per i membri del Consiglio dei Ministri, i membri del Gabinetto Reale, i consiglieri ex officio e i figli maggiori dei peers che portano titoli di cortesia
The Venerable
Il venerabile
Per un arcidiacono
The Very Reverend
Il reverendissimo
Per un preside
The Reverend
Il reverendo
Adoperato per Rettori, Vicari, Canonici e tutti gli altri gradi del clero anglicano
The Honourable
L’onorevole
Per i membri del Parlamento


I non titolati
Discorso a parte va fatto per coloro che non potevano vantare un titolo nobiliare da sfoggiare assieme al proprio nome.
Queste persone cominciarono a partecipare ai grandi eventi mondani fin dal Settecento a causa della loro ricchezza, che li rendeva partiti desiderabili per le giovani donzelle in cerca di marito, ma soprattutto di una cospicua borsa su cui fare affidamento. I gentiluomini in questione (e le gentildonne che cercavano marito tra i nobili) erano invece desiderosi di integrarsi nel bel mondo, sposando o facendo sposare ai propri protetti/figli/nipoti ecc. un titolato.

Costoro tuttavia avevano un loro gergo con cui erano chiamati e a cui ci si riferiva.
A differenza di come siamo abituati coi nobili, questo era decisamente più semplice e lineare e comprendeva i riferimenti adoperati ancora oggi di Mr (diminutivo di Mister, a sua volta contrazione di Master), Mrs e Miss (diminutivi di Mistress, titolo con cui, fino ail XVII secolo ci si riferiva a tutte le signore, maritate o no; solo dopo di allora, in lingua inglese, esso divenne sinonimo di "amante" e "favorita") per riferirsi, rispettivamente, ad un uomo, ad una donna sposata o ad una ragazza nubile.
Questi appellativi erano adoperati anche in ambienti formali, in mancanza di meglio.

Nota: la notazione britannica (quindi ufficiale) vuole che Mr, Mrs e Miss siano scritti proprio così, mentre in America e in Canada si usa scrivers Mr., Mrs. e Miss. con il puntino finale.

In alcuni casi, era particolarmente adoperato il francese, ecco quindi che le ragazze erano appellate come ma Mademoiselle e le signore come Madame.

A questo punto siete pronti per scrivere una lettera a Sua Maestà e a tutti i suoi sottoposti.

Spero che il post sia stato interessante,

Bacioni!



Mauser


15 aprile 2010

Titoli nobiliari: l'ordine di precedenza

Ciao a tutti, come va? È da qualche giorno che non ci si sente, vero?
Io sono stata oberata di cose da fare, lavori da terminare e similari e ci vuol tutta che sia qui adesso a parlarvi un po' di come ci si rivolgeva agli altri due secoli fa.
Abbiamo approfondito in precedenza (qui) i titoli nobiliari inglesi.

Oggi discuteremo invece del grado di importanza, l'ordine di presentazione e i titoli da dare alle varie persone.

Cominciamo con un esempio pratico, tanto per chiarire il confuso concetto che ho in mente: state organizzando un fastoso ricevimento dove inviterete tutto il bel mondo inglese, facciamo che sia un ballo al palazzo reale che si verificava una volta l'anno; re e regina hanno poco tempo da dedicare all'organizzazione della festa, presi come sono da questioni politiche, la faccenda viene quindi dimandata al maestro della casa, il Lord Gran Ciambellano d'Inghilterra che sioccuperà di tutto: vi va di fare finta di essere quella persona? [aspettate di finire il post, per rispondere. A quel punto molti di voi saranno scappati a gambe leavte ihihihi].

Non solo i nobili parteciperanno alla festa, ma anche arricchiti pieni di soldi che cercano di piazzare le loro figlie, illustri professori, uomini di scienze e di lettere per intrattenere conversazioni "alte", stranieri.
E mettiamo che alla cena ufficiale prima del ballo siano invitati anche i grandi arcivescovi.

Stemma del Visconte Thompson
A questo punto, in che ordine e con quale importanza tutta questa miriade di persone verrà presentata al cospetto dei sovrani? Chi è più importante di chi? Chi conta e chi no?
Ecco un paradigma di discreta utilità per mandare a memoria l'elenco completo delle precedenze.

Precisazioni:
Tutti i nobili elencati di seguito, all'interno del titolo stesso sono posti per ordine di creazione, in particolare l'ordine segue anche la nazionalità nella seguente scaletta: Inglesi, Scozzesi, nobili della Gran Bretagna, Irlandesi, nobili del Regno Unito, quindi, per esempio, l'ordine corretto sarà marchesi inglesi, scozzesi, bretoni, irlandesi e del regno unito.

Prima di questa lista devono essere posti, in ordine, il Principe di Galles, i figli dei sovrani in ordine di nascita, i nipoti (figli di figli) sempre in ordine di nascita, i fratelli e le sorelle dei sovrani, i loro figli, gli zii dei sovrani e, per finire, i giovani principi di sangue reale.

Andiamo quindi al paradigma

Paradigma per l'ordine di precedenza
Stemma del Duca di Norfolk
Arcivescovo di Canterbury (Archibishop of Canterbury)
Lord Cancelliere (Lord Chancellor)
Arcivescovi di York, Armagh, Dublino (Archibishops of York, Armagh, Dublin)
Presidente del Concilio (President of Council)
Lord Guardasigilli (Lord Privy Seal)
Gran Maresciallo d'Inghilterra (The Earl Marshal)
Lord Tesoriere della Casa (Lord Steward of Household)
Lord Cimabellano della Casa (Lord Chamberlain of the Household)
Duchi (Dukes)
Marchesi (Marquises)
Figli maggiori dei duchi, in ordine d'importanza (Duke's eldest sons)
Conti (Earls)
Figli maggiori dei marchesi, in ordine d'importanza (Eldest sons of Marquises)
Figli minori dei duchi, in ordine d'importanza (Younger sons of Dukes)
Visconti (Viscounts)
Figli maggiori dei conti (Eldest sons of Earls)
Figli minori dei marchesi (Younger sons of Marquises)
Vescovi di Londra, Durham e Winchester (Bishops of London, Durham and Winchester)
Vescovi d'Inghilterra, in ordine di creazione (English Bishops according to date of consecration)
Stemma del Marchese di Montezemolo
Vescovo di Meath (iThe Bishop of Meath)
Altri vescovi irlandesi, in ordine di consacrazione (Other Irish Bishops in order of consecration)
Segretario di Stato (Secretary of State)
Baroni (Barons)
Rappresentante della Camera dei Comuni (Speaker of House of Commons)
Commissari dei Sigilli, qualora non abbiano titoli più importanti (Commissioners of the Great Seal)
Tesoriere della casa (Treasurer of the Household)
Capo delle scuderie (Master of the Horse)
Vice Ciambellano (Vice-Chamberlain of Household)
Segretario di Stato se di rango inferiore al Barone
Figli maggiori dei Visconti (Eldest sons of Viscounts)
Figli minori dei Conti (Younger sons of EarlsI)
Figli maggiori dei Baroni (Eldest sons of Barons)
Cavalieri dell'Ordine della Giarrettiera (Knights of the Garter) se non hanno ranghi più alti
Cancelliere dell'Ordine della Giarrettiera (Chancellor of the Garter)
Stemma del conte di Annandale e Hartfell
Cancelliere del Ministero del Tesoro (Chancellor of Exchequer)
Cancelliere del ducato di Lancaster (Chancellor of Duchy of Lancaster)
Capo di giustizia
Banditore (Master of the Rolls)
Commissari per il controllo contro la bancarotta (Commissioners of Bankruptey)
Figli minori dei Visconti (Younger sons of Viscounts)
Figli minori dei Baroni (Younger sons of Barons)
Baronetti d'Inghilterra, Scozia, Gran Bretagna, Irlanda e Regno Unito (Baronets of England, Scotland, Great Britain, Ireland & United Kingdom)
Cavalieri dell'Ordine del Cardo (Knights of the Thistle) se non hanno ranghi più alti
Cavalieri di San Patrizio (Knights of St. Patrick)
Cavalieri del Bagno, di San Michele e San Giorgio (Knights Grand Cross of the Bath; and St. Michael and St. George)
Cavalieri Bachelor (Knights Bachelors)
Figli maggiori dei figli minori della nobiltà (Eldest sons of younger sons of Peers)
Stemma di Sir Tormoid MacAoidh
Figli maggiori dei Baronetti (Eldest sons of Baronets)
Figli maggiori dei Cavalieri del Bagno (Eldest sons of Knights Grand Cross of the Bath)
Figli maggiori dei Cavalieri di San Michele e San Giorgio (Eldest sons of Knights Grand Cross of St. Michael and St. George
Figli maggiori dei Cavalieri Bachelors (Eldest sons of Knights Bachelors)
Figli minori dei figli minori della nobiltà (Younger sons of younger sons of the Peers)
Figli minori dei Baronetti (Younger sons of Baronets)
Scudieri del sovrano
Gentiluomini della Camera dei Sigilli
Scudieri dei Cavalieri del Bagno
Figli minori dei Cavalieri del Bagno, di San Michele, San Giorgio, ecc.
Generali degli uffici di rappresentanza
Colonnelli dell'Esercito e Capitani della Marina

La lista è bella lunga e considerate che di solito le signore la conoscevano a memoria, mentre molti uomini, come dicono loro stessi, non riuscivano neanche a comprendere come si potesse mandare a memoria queste informazioni inutili.

Insieme ai Vescovi e agli Arcivescovi della Chiesa Anglicana, i peers, cioè i nobili (ricordiamo: duchi, marchesi, conti e baroni) componevano la Camera dei Lords (House of Lords).
Solitamente i peers erano ricchi, facoltosi, possedevano vastissimi possedimenti terrieri e avevano molti privilegi spettanti dalla loro posizione, come il poter gestire i tribunali o le diocesi nella loro terra (Lady Catherine de Burgh, la zia di Mr Darcy, è patrona del signor Collins, che fa da curato nella cappella poco distante dalal villa, mentre Sebastian Alexander, dal libro Il segreto di Olivia di Carolyn Jewel si trova a dover giudicare gli assassini del fratello e della cognata in qualità di amministratore della legge nella zona).

Stemma del conte di Mountbatten of Bruma
Un'altra particolarità era che, in determinate circostanze particolarmente formali, i peers potevano indossare una corona a distinzione del loro rango.

Il titolo dei peers, a parte alcuni casi creati nell'Ottocento, erano trasmissibili ereditariamente ai figli.
Nel caso il figlio morisse e rimanesse come erede il nipote, il titolo sarebbe passato direttamente a lui.
Nel caso non ci fossero eredi legittimi il titolo poteva passare al fratello del detentore o al primo erede maschio in linea di successione. In alcuni rari casi il titolo andava estinguendosi ed era poi riassegnato dal sovrano ad una nuova famiglia.

Un caso diverso si aveva per le signore, esse avevano tutte il titolo di Lady ed era acquisito per matrimonio (quasi come la cittadinanza ^_^), una popolana che sposasse un conte diventava contessa e non c'era niente da discutere.
Ogni signora peer aveva diritto al titolo di lady, comprese le mogli di cavalieri, baronetti ecc, anche se questi ultimi non erano lords. In quel caso, soprattutto dalla metà dell'ottocento, per fare distinzione si preferì dare loro il titolo di Dama, Dame in inglese.
Stemma della contessa di Wessex
La moglie di un Sir era una Dame. Alcune sono diventate famose e il titolo viene tutt'ora assegnato anche alle "non mogli di sirs" come viene concessa la signoria di baronetto. In particolare diverse autrici inglesi, tra cui Barbara Cartland potevano vantare questo privilegio.

Alcune note:
Come avrete notato al secondo posto ci stanno gli arcivescovi di York, Armagh e Dublino, rappresentano rispettivamente le varie parti della Gran Bretagna, cioè Inghilterra, Scozia e Irlanda.


Beh, spero che questo intervento possa essere stato interessante, in realtà è solo l'introduzione per il prossimo pos dove parleremo di come rivolgersi alle persone in base al loro rango e alla loro posizione, un piccolo tuffo su come si parlava qualche secolo fa.

baci



Mauser

10 aprile 2010

Traversie in libreria: capitolo 1

Carissimi lettori,
qualche giorno fa abbiamo parlato di Pamela, Samela, Fielding, Richardson e chi più ne ha più ne metta.
Per non essere da meno, ho spulciato su Anobii.it, il mio sito di libri preferito che mi aiuta anche un po' a tenere i conti delle folli spese che faccio in libreria, i titoli annessi.
Ho scoperto un mondo di cui non conoscevo l'esistenza, così, armata di tanta pazienza, mi sono decisa a fare un acquisto significativo di romanzi settecenteschi.

Questo post non c'entra niente con la storia o che, ma si tratta semplicemente delle traversie di una qualsiasi ventenne alla ricerca disperata di titoli che probabilmente sono dimenticati da diversi secoli, da quando, cioè, erano dei bestsellers dell'epoca.

Munita di lista, cosa che faccio sempre, altrimenti mi perdo l'obiettivo principale, mi sono recata alla mia libreria di fiducia assieme ad alcuni amici che mi sopportano in queste circostanze (li ho pregati di distogliermi da qualunque acquisto non fosse nel foglio, ma tant'è mi ci è scappata la scappatella =P).

Poichè la mia libreria di fiducia non è un megastore come quelli della Fox del film C'è post@ per te, sapevo che molti dei miei titoli dovevano essere ordinati (parto sempre pessimista, così quando arrivo non mi scandalizzo troppo ^_^), anche se devo dire che Pamela è proprio un "classico classico" come lo chiama il critico dell'Indice di cui ho riportato la recensione, quindi, da accanita lettrice, mi aspetterei che figurasse non solo nel catalogo, ma anche sugli scaffali di TUTTE le librerie d'Italia, se non almeno del mondo civile.

Dovevo prepararmi alla battaglia, sono entrata e ho cominciato a rovistare con accanimento nello scaffale storico, un misero scaffaletto dove sono ammonticchiati quasi nascosti, autori del Seicento, Settecento e Ottocento all together appassionately, per dirla alla Julie Andrews.
Lo spazio dedicato ai romanzi storici, storici nel senso che hanno passato un bel po' di storia, non di ambientazione, è sempre più ridotto in favore di porcherie che brucerei volentieri nel camino.

Arrampicandomi stile Cita sullo scaffale, sono riuscita ad afferrare una versione di Pamela che, da sola, avrebbe appesantito la mia borsa da passeggio di qualhe chilo.
Il commesso, disperato ai miei fallimentari tentativi, vinto dalla pietà o preoccupato che rovinassi qualche volume vedendomi nella parte della "morte del cigno" su uno scaffale, è accorso in mio aiuto.
Quando avevo dodici anni decisi che avrei sposato un bibliotecario o un possidente di libreria, in modo che potessi leggere in continuazione. Con l'età (anche se non è passato molto ^//^) la mia idea non sarebbe cambiata, se non fosse che mi ritrovo a fare i conti con la cruda realtà: arrivata ad un compleanno dove la prima cirfra è un 2 e la seconda una X, ho abbassato il tiro e mi accontenterei anche di un commesso da libreria.
Vi assicuro, quello che mi ha servita me lo sarei sposato seduta stante.
Pazientemente ha recuperato i titoli che la mia scarsa altezza mi impediva di raggiungere ed è rimasto a sentire paziente i miei sproloqui circa autori morti da tre secoli corredato dall'edificante scenetta (mimata) del mio migliore amico che si infilzava con una spada mentre parlavo di ciò.
Non so quale santo gli abbia dato tanta pazienza, ma mi ha ascoltata, ha guardato tutti gli scaffali alla ricerca di Shamela, secondo libro sulla lista dei miei "lo voglio assolutamente", ha persino guardato in magazzino e poi, vedendo la mia faccia delusa, l'ha aggiunto come n° 1 alla lista di quelli da ordinare.

Passando al terzo titolo, mi sono data agli impegnati e in due siamo riusciti a recuperare una versione Feltrinelli in due volumi di Tom Jones, considerato il capolavoro letterario di Henry Fielding.
Strano ma vero, l'edizione Feltrinelli era anche provvista di una discreta copertina, una cosa che, coi libri Feltrinelli, non mi era mai successa (sono rimasta traumatizzata da quelle date ai libri di Stefano Benni).
Tom Jones è finito nelle mie mani assieme ad una edizione Garzanti di Joseph Andrews, altro libro di Fielding trovato per caso mentre cercavamo affannosamente alla ricerca dei titoli di cui sopra. Della serie: non era nella mia lista, ma me lo dia ugualmente.

Arrivando al banco per pagare ho pensato con soddisfazione a quanto ero stata brava a non lasciarmi tentare troppo, ho afferrato al volo anche L'arciere di Azincourt di Bernard Cornwell che avevo adocchiato da un po' (e non c'entra niente con l'epoca Vittoriana e Georgiana).

Il ragazzo, sempre gentile, mi ha chiesto le generalità per la prenotazione, a quel punto, vinta da un dubbio cosmico, ho guardato la copia Rizzoli BUR di Pamela che avevo in mano e, perdonate la crudezza del mio linguaggio, ma mi si sono rivoltate le budella, al che ho implorato il commesso di ordinarmi lo stesso libro edizione Garzanti: mi spiace per la Rizzoli, ma chi ha fatto la copertina di Pamela dovrebbe vedere un bravo psicologo, non credo sia né normale né pertinente, soprattutto considerando che è un romanzo del Settecento ambientato nello stesso secolo.
Cosa c'entra con la pop-art moderna? Mica siamo nel film di Sofia Coppola! Per maggiore chiarezza, posto la suddetta copertina a lato, è quella violetta con quella bambola assassina al centro che incuterebbe terrore perfino a chi è sopravvissuto indenne a L'esorcista (cioè non io).

Insomma, oggi sono andata a prendere i volumi ordinati con immensa soddisfazione.
Il commesso che mi ha servita questa volta mi ha guardata con una costernazione che non ricordavo da quando ho messo piede per la prima volta nel megastore Feltrinelli aperto da poco, dove i commessi sono lì solo per finta, sembrano di cera e, probabilmente, per dirla con le parole di Kathleen Kelly, non hanno mai letto un libro in vita loro.
Quella volta domandare qualche libro strano mi ha marchiata a fuoco e il commesso di turno stava giudicando se ero scesa da Marte o da Saturno e a quale specie aliena appartenessi (da allora ho imparato che da Feltrinelli non si chiede mai, se vuoi fare domande, vai da Mondadori dove i commessi sono più loquaci e competenti).

Una sostanziosa parte del mio stipendio è già volata in libri e siamo solo al 10 di Aprile, temo per il resto della somma.
Come amo ripetere, se comprassi davvero tutti i libri che m'interessano, vivrei sotto un ponte, coperta proprio dai miei amatissimi volumi.
Ma volete mettere la soddisfazione di avere in mano l'edizione Marsilio in copertina e risvolto interno della Marsilio per Shamela, mai ristampato da allora, così come tutti i libri settecenteschi di Richardson e Fielding nella stessa edizione?
Se volete acquistare Shamela devo mettervi in guardia, perchè è difficilmente reperibile, visto che ne esiste solo l'edizione Marsilio con una prefazione più lunga del vero testo.
Per Pamela, invece, non lasciatevi scoraggiare dalle dimensioni, con perseveranza (e una purga) si può arrivare in fondo.

Nel frattempo mi consolo col mio L'arciere di Azincourt che si è rivelato un ottimo acquisto.



Mauser

9 aprile 2010

Strawberry Hill

On lofty hills like Windsor
Such heroes ought to dwell
Yet the little folk on Strawberry Hill

Like Strawberry-Hill as well.

Horace Walpole su Strawberry Hill

Carissimi, ecco che ci ritroviamo per un nuovo post.
Lo so, lo so, ho migliaia di arretrato e, credetemi, non solo per gli argomenti di cui dovrei scrivere (ho una pila di libri che aspetta di essere finita, la mia scrivania sembra il campo di Ha.ngs 1066 prima, dopo e durante la battaglia, dovrei andare in piscina due volte a settimana, fare i compiti di coreano...).

Avevo deciso che il prossimo post sarebbe stato su Hyde Park, ma visto che mi è stato espressamente chiesto qualcosa su Strawberry Hill e che un approfondimento sull'argomento avrebbe fatto bene anche a me, ho accantonato l'idea originaria e mi sono dedicata a questa, spero che non dispiaccia a nessuno ^_^

Qualcuno di voi è probabile che non abbia mai sentito parlare di questo luogo, in effetti non è molto conosciuto, ma è passato alla storia per essere, nella metà del Settecento, il primo edificio che riprese lo stile gotico, dando vita allo stile architettonico che verrà poi chiamato neogotico, di cui abbiamo già accennato qualcosa nel post riguardante lo Stile Georgiano.


Un po' di storia
La casa, simbolo stesso di Strawberry Hill, venne costruita nel 1698 dal Conte di Bradford; la forma originaria era molto più modesta di quella che possiamo vedere oggi, questo perchè nel corso degli anni fu più volte rimaneggiata.

Le opere di ammodernamento più significative arrivarono circa un secolo dopo, quando la proprietà venne acquistata nel 1742 da Horace Walpole, uomo di lettere figlio del Primo Ministro.
Walpole, come scrisse egli stesso in una confidenza, aveva trascorso un periodo di amore per la capitale, ma sopraffatto dalla vita frenetica, decise di stabilirsi un po' al di fuori dalla cerchia cittadina, acquistando il terreno di Stawberry Hill con la relativa casa che chiamò, vezzosamente "il mio piccolo castello gotico".

Con altri due amici fondò il Comitato del Gusto per il restauro e il restyling della proprietà, della cerchia facevano parte l'architetto (dilettante) John Chute e il disegnatore Richard Bentley.
Bentley lascerà ilgruppo dopo un litigio nel 1761.
A supervisionare i lavori verrà chiamato William Robinson dal Royal Office of Works, quest'ultimo era l'ente nazionale, attivo fin dal quattordicesimo secolo, che supervisionava la costruzione di immobili e i lavori, un po' un incrocio tra il catasto cittadino e il piano regolatore della città.

La prima sessione di lavori alla villa incominciò nel 1749, subito dopo l'acquisto da parte di Horace Walpole, e terminò nel 1753.
Una successiva fase di modifica venne inaugurata nel 1760 e completata nel 1776.

Dopo la scomparsa di Walpole la villa rimase ai suoi discendenti, che tuttavia non la abitarono spesso e presto venne dimenticata tra le varie proprietà e lasciata al corso degli eventi.

Dal 1923 fino allo spostamento della sede principale, la villa di Strawberry Hill ha ospitato il St. Mary's College


Stile e stili
Per la nuova presentazione della casa, i tre uomini guardarono a moltissimi esempi di architettura inglese: Westminster Abbey, Canterbury e la tomba di Edoardo il Confessore (vi ricordate di lui? Fu l'ultimo re sassone "ufficiale" prima dello scontro tra Aroldo, designato dalle lobby, e Guglielmo il Conquistatore, designato, a suo dire, per "volere di Dio").
I risultato fu un miscuglio eterogeneo e abbastanza ben amalgamato, sebbene come la maggior parte delle costruzioniche scimmiottavano il passato, risultasse un po' pacchiana, soprattutto negli interni.
In particolare questo effetto un po' kitch derivava dal fatto che Walpole avesse deciso di inglobare nello stile della mobilia moltissimi dettagli ripresi da svariate costruzioni religiose, soprattutto abbazie, capirete anche voi che lo stile scelto per la facciata di un palazzo o di una chiesa difficilmente si adatta a diventare il contorno di una libreria... lo stile esteriore è sempre più robusto e massiccio rispetto a quello degli interni che possono permettersi stucchi e dipinti. Ecco quindi che un sovvertimento di questi ruoli creò il fin troppo famoso effetto "troppo", ovvero una stanza che appariva troppo piccola per i mobili che conteneva.
Questa caratteristica è molto comune nello stile della mobilia neogotica ed è possibile accorgersene vedendo molti esempio, tra cui Neuschwanstein, il Castello delle fiabe di Ludwig, in Baviera.

L'arredamento neogotico può piacere oppure no, certo è che per Strawberry Hill forse esso risultava un pochino eccessivo.

Lo stile di Strawberry Hill, comunque, sebbene definito neogotico a tutti gli effetti quale "iniziatore della corrente neogotica" possiede ancora forti ingerenze della cultura francese rococò del tempo, ecco perchè gli storici e gli architetti più accurati preferiscono definirlo come rococò-gotico (Rococo-Gothic) piuttosto che semplicemente neogotico.

L'introduzione del neogotico negli stili non fu proprio solo dell'arredamento o dell'architettura, ma esso venne largamente adoperato anche nella risistemazione del giardino.


Le stanze
Passiamo ora ad illustrare alcune delle stanze più significative della magione

La stanza Rotonda o «Round Room»
Fa parte delle stanze "rosse" per via dello spiccato colore della tappezzeria che le accomuna. Essa fu pensata sia come stanza di rappresentanza che come studio da disegno.
Lo stile riprende quello della Galleria Grande, di cui parleremo più avanti.
Il progetto e l'arredamento furono di Robert Adam, la cui mano è facilmente identificabile: nel progetto originario essa doveva essere una camera da letto, idea poi rivista nel tempo. Caratteristica difficilmente ignorabile è l'assoluta simmetria che pervade tutto l'ambiente e porta il visitatore a sollevare istintivamente lo sguardo al soffitto, diviso meticolosamente e concepito come una copia del rosone della cattedrale di St. Paul

La camera da letto settentrionale o «Great North Bedchamber»
Si tratta della camera da letto principale o "di rappresentanza".
La stanza è decorata e arredata in stil francese, quindi con svolazzi e temi floreali.
La camera è inoltre impreziosita dalla tappezzeria stile Aubusson ornata di festoni floreali di colore vivido che risaltano su fondo pallido [come riuscissero a dormire in un posto del genere è un mistero, sarà che a me fa venire la pelle d'ora... -.-].

La Galleria Grande o «Long Gallery»
La grande galleria principale, definita "ricca come il Paradiso" è il fulcro dell'intera casa.
Ovunque il visitatore guardi, i suoi occhi vengono portati al soffitto, decorato con 57 ricchissimi disegni a volute e ventagli gotici nei colori bianco e oro. Addirittura eccessivi, per non dire senz'altro pesanti alla vista.
Le pareti sono tappezzate di damasco rosso, mentre un'intero muro di specchi si contrappone all fila di finestre sul lato opposto, per dare alla stanza un'impressione di luce e profondità. Ogni specchio era incorniciato da un inricato lavoro altraforo ripreso anche nella realizzazione del giardino sottostante, e sormontato da una baldacchino a cupola dorata [direi anche leggermente pacchiano...].

La cattedra o «Tribune»
Chiamata tribune in onore della Tribuna dei Medici, che all'epoca andava molto di moda, si trattava dell'antico centro del castello medievale dove probabilmente erano custoditi gli ori e i tesori.
Questa ha assunto diversi nomi "tribuna", "gabinetto" (in senso politico) o "cappella".

La biblioteca o «The Library»
È in questa stanza che tutto lo stile gotico che Walpole aveva sognato si riversa, rasentando addirittura il cattivo gusto.
Tutte le pareti della stanza sono coperte da scaffalature lignee in stile neogotico dove venivano ammucchiati i libri collezionati da Walpole.
Il soffitto richiama immagini della cattedrale di St. Paul, già citata nell'arredamento della stanza Rotonda.


Il Salone Grande o «Great Parlour» detto anche Refettorio
Assieme alla biblioteca, il refettorio fa parte delle due nuove ali introdotte con le modifiche architettoniche del 1754 da Walpole.
Come vuole la tradizione settecentesca, i tavoli per il desinare non si trovavano direttamente nella stanza, ma erano montati e smontati dalla servitù all'occorrenza, ecco quindi perchè essi non figurino nelle illustrazioni.
Il grande camino gotico è opera di Richard Bentley, situato esattamente a metà del muro più lungo, mentre i divani addossati alle pareti probabilmente dovevano provenire dalla casa di Horace Walpole in Arlington Street.

L'ingresso e la scalinata
Gli ingressi erano moltissimi, ma si trattava perlopiù di porte di servizio da cui entrava e usciva la servitù della casa. Gli ospiti si facevano ricevere passando dal portone principale e poi fatti salire attraverso una scalinata che faceva assomiglia il percorso all'ascesa in una torre gotica.
La notte l'atrio era illuminato esclusivamente da una lanterna in stile giapponese che pendeva al centro della tromba delle scale.

Il chiostro o «Great Cloister» poi stanza da tè
Ai piedi della torre il visitatore si ritrova nel Chiostro grande, un'introduzione fatta in modo da dare l'impressione di trovarsi in un'antica abbazia gotica. Fatto costruire nel 1760-1761, i suoi portici verranno poi chiusi e nei muri aperte grandi finestre: il camminamento verrà trasformato nella stanza da tè della villa.


Le idee di Walpole e il progetto originario
Oltre a riammodernare l'intera struttura architettonica della casa, Horace Walpole importò diverse idee importanti: prima fra tutte l'instaurazione di una propria editoriale all'interno della villa, dove stampava diversi testi a carattere storico o artistico, molti dei quali erano stati scritti proprio da lui.
Non solo, nella villa si ambientò anche una delle prime novelle "gotiche" che giocheranno un ruolo fondamentale nell'editoria di passaggio tra Settecento e Ottocento, letture ambitissime dalle ragazze che potevano scovare i crudeli quanto affascinanti percorsi dell'animo umano alla ricerca della propria grandezza.

Non solo Walpole fu letterato e scrittore, ma anche collezionista: la sua mania di raccogliere testi, oggetti, reperti provenienti da qualsiasi parte fu definita quasi ossessiva.
La villa di Strawberry Hill fu il luogo dove egli raccolse con meticolosa precisione tutte le sue collezioni; sfortunatamente, durante il periodo di abbandono e le aste della mobilia della casa, molte sue opere raccolte, così come altri oggetti andarono dispersi in collezioni private.


Strawberry Hill oggi
La villa di Strawberry Hill è ancora al suo posto, miracolosamente risparmiata dai bombardamenti tedeschi che durante la Seconda Guerra mondiale rischiarono di distruggerla.
Purtroppo per molti anni la casa è rimasta inabitata, abbandonata all'aggressione da parte degli agenti atmosferici e naturali, causando danni molto gravi alla struttura, specialmente alle parti in legno.

Un gruppo di appassionati, denominato Strawberry Hill Friends si è però preoccupato di recuperare l'edificio e la zona del parco circostante.
Il processo è stato molto lungo, durato negli anni e portato avanti grazie al contributo e alle donazioni di appassionati e associazioni benefiche o culturali; ancora oggi i lavori di restauro dello stabile e della tenuta vanno avanti.

Grazie all'opera di recupero, la casa è stata alla Restoration, una rosa di location compilata dalla BBC come possibili candidate per la rappresentazioni di interni o esterni delle loro fiction in costume, i cosiddetti Period Dramas oppure Bonnets Dramas per via del cappellino ottocentesco chiamato appunto "bonnet" che indossano la maggior parte delle eroine Regency.

Attualmente Strawberry Hill è un’area del London Borough of Richmond upon Thames nei pressi di Twickenham. Per chi volesse visitare la villa, essa non è molto distante dall'omonima stazione ferroviaria di Strawberry Hill, in perfetto stile vittoriano, costruita verso la fine del diciannovesimo secolo.

Patron della villa
A sovrintendere i lavori di restauro e pubblicizzare Strawberry Hill ci sono diversi patron del progetto e del parco, eccone una lista, alcuni sono dei diretti discendenti di Horace Walpole.
  • Il Marchese di Cholmondeley (7° Marchese di Cholmondeley)
  • La Contessa di Derby
  • Lady Rose Cholmondeley (moglie del marchese)
  • Lord Walpole
  • Lord Waldegrave of North Hill
  • Lady King
  • Mrs Mavis Batey
  • Mrs Lynn Fitzwater
  • Mrs James Teacher
  • Professor John Wilton-Ely
Per chi fosse interessato alla villa, ecco il sito ufficiale da cui è possibile ricavare moltissime informazioni utili sullo stato dei lavori e sulle visite:
Friends of Strawberry Hill

A questo indirizzo, invece, è possibile reperire un sunto della storia di Strawberry Hill tramite le lettere che Horace Walpole indirizzò a diversi suoi amici
Strawberry Hill Letters

Posto anche un interessante libro riguardante la villa scritto davvero divinamente:
Strawberry Hill: Horace Walpole's Gothic Castle

Io vi saluto, a presto e bacioni a tutti!



Mauser


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