28 marzo 2010

The College Chapel Eton from the Thames

Ciao a tutti, oggi girovagando per la rete e i blog che seguo, mi sono imbattuta in un bellissimo dipinto di Eton, la scuola di cui abbiamo parlato in questo post: Eton College - "Floreat Etona".

Ecco il dipinto in questione:


Come dice il titolo, è una visione del college, ed in particolare della cappella, dal fiume Tamigi, che scorre poco distante.

Scheda tecnica
Autore: Joseph Paul Pettitt
Olio su tela
Dimensioni: 23½ x 35 5/8 in.
Il quadro fa parte della galleria di Sotheby's ed è stato venduto per £3,290.

Spero che l'immagine renda l'idea della scuola e soprattutto la maestosità degli edifici che paiono nascere dal nulla in una radura.
Oltre a questo, il quadro trasmette anche l'idea che da quelle parti il mondo giri completamente intorno alla scuola.

Bacioni



Mauser

24 marzo 2010

Arredamento Georgiano

Ho parlato qualche giorno fa dell'arredamento Neoclassico per iniziare un po' ad approfondire il tipo di mobilia che si poteva trovare in una casa georgiana (avevo un po' bistrattato questo periodo ^_^) ed era mia intenzione parlare anche di quello georgiano, ma con la confusione che ne è nata ho preferito togliermi subito il dente.

Parlando di arredamento georgiano bisogna immaginare dei mobili di classe e di gusto. Certo anche loro hanno avuto le loro correnti pacchiane, chi non ne ha, ma per principio dimenticativi il barocchetto doratissimo che era così in voga alla corte dei Luigi di Francia; per quanto mi riguarda il georgiano è lo stile d'arredamento che preferisco in tutti quelli del XVIII e XIX secolo.


Periodo storico e clima culturale
Naturalmente, l'arredamento georgiano è tipico del periodo storico georgiano [ma va? e chi l'avrebbe detto? Sei un genio!], in particolare dei regni dei primi tre Giorgio: Giorgio I, Giorgio II e Giorgio III.

Parlando di questi tre personaggi ci sono dettagli che saltano subito agli occhi e il primo fra tutti è senz'altro quello che G1, G2 e G3, come li ho ribattezzati, sembrano non godere di una identità propria, l'avete notato anche voi? Ci si riferisce a loro al plurale, il periodo storico che rappresentano è associato a tutti e tre come se nessuno fosse spiccato per qualcosa di particolare. In effetti è vero... per la cultura inglese, certo, il periodo georgiano è stato particolare rispetto a quelli che l'hanno preceduto e seguito, questo perchè tutti e tre i Giorgio che hanno regnato erano di origine tedesca, figli di una cultura differente e abituati a ritmi e stili ben diversi da quelli della corte inglese. È naturale, quindi, che l'abbiano plasmata a loro immagine.

Lo stile georgiano, sia in campo artistico che architettonico, inizia col regno di Giorgio I e viene usualmente fatto terminare con la fine del regno di Giorgio III.
Nell'arredamento riconducibile allo stile georgiano, che è tipicamente inglese, visto che altrove imperversa il barocco e il barocchetto (nelle sue amenità dorate), si possono a loro volta distinguere tre fasi: la Early Georgian, tipica del primo periodo e caratterizzata da linee morbide e sinuose, il Gothic Georgian, caratterizzato da una struttura più massiccia e squadrata, ispirata sia dallo stile gotico che dal Tudor, e l'ultima fase, detta Chippendale, ma nella quale vengono considerati anche stili di altri mastri ebanisti, come Hepplewhite e Adam.


Analisi dello stile e delle sue correnti derivate
Lo stile georgiano si caratterizza per la sua raffinatezza senza finire eccessivamente nel pacchiano, come invece accadde per il barocco.

Esso è la contrapposizione inglese allo sfarzo della corte francese,eccessiva, vistosa, decisamente kitch in molte sue manifestazioni e forme.

Lo stile georgiano, invece, è figlio della praticità tedesca e del gusto inglese, che dà vita ad un tipo di mobilio equilibrato e utile; ma esso prende anche spunto nelle sue decorazioni dal barocco francese e mantiene la raffinatezza derivata dalla lavorazione raffinatissima del legno.

A differenza del barocco (tripudio di oro e regali maestà), lo stile georgiano predilige una colorazione naturale, in particolare il rosso mogano, questo tuttavia genera un effetto piuttosto scuro in una stanza poco illuminata e arredata completamente in questo stile, dando l’effetto di mobilia massiccia e di ambiente buio.

Oltre al colore naturale del legno, che deve essere tirato a lucido, sono adoperate anche tinture pastello come il rosa polvere, il bianco, il panna, l’azzurrino e il verde pisello, sebbene in misura decisamente minore.

Le caratteristiche del georgiano prevedono i seguenti punti importanti:

- Armonia e simmetria nelle forme, nei colori e nelle decorazioni
- Colori pallidi e delicati oppure naturali
- Grande lavoro d’intarsio da parte degli ebanisti, con raffinate decorazioni che adornino il mobilio


Le gambe dei mobili hanno forma affusolata, che sarà poi ripresa dallo stile neoclassico, la forma a faretra sta cominciando a delinearsi, mentre permangono terminazioni e piedi a pomo o a zampa d’animale, solitamente leone; non di rado si trova un mix tra le due, con zampe di leone che afferrano pomi di legno e d’ottone.

Primo stile georgiano o Early Georgian
Il primo stile georgiano si caratterizza per forme aeree e sinuose, molto delicate nella mobilia e guarnite con minute rappresentazioni naturalistiche in legno. Permangono i piedi a zampa, le grandi specchiere barocche e tipiche del settecento, ornate di decorazioni che ricordano il corallo mario.

Benchè il georgiano sia uno stile che ama proporzioni, simmetria e armonia di linee, nelle decorazioni il suo gusto è diverso da quello del barocco classico francese, le forme sono molto più sottili, sebben intricate, ma mantengono la loro specularità nelle varie parti del mobile.

Il primo georgiano è leggero e grazioso, con intagli floreali e naturalistici come ornamento, i colori sono aranciati o rossicci e non ancora così scuri come si tende a dire dello stile in generale.


Georgiano gotico o Gothic Georgian
Questo stile si rifà in parte al modello gotico tardo medievale, più a quelle delle leggende che a quello reale di case e chiese.

Lo stile comincia a diventare più massiccio, le decorazioni geometriche e le linee più squadrate. Anche i colori si scuriscono, molto impiegato è l’ebano che, come si sa,ha una sfumatura molto scura tendente al nero.

In questo periodo dello stile georgiano, scompaiono temporaneamente zampe e sfere come decorazione delle gambe dei mobili; queste ultime, tuttavia, mantengono la loro forma a faretra. Molto significativi, per quanto riguarda questa corrente, sono i letti.


Late Georgian o Chippendale
Lo stile late georgian si compone di alcune caratteristiche comuni a tutti i famosi ebanisti che ne sono stati esponenti, tra questi Chippendale (sia padre che figlio), Hepplewhite e Adam.

Lo stile late georgian eredita dal gotico una forma più massiccia rispetto a quella del primo georgiano, anche la sagoma dei mobili è leggermente più squadrata, ma questi riprendono le loro caratteristiche decorative originarie e ritroviamo anche zampe e pomi.

I colori si sono scuriti nel tempo e dall’aranciato si è passati al rosso più intenso, al mogano e al ciliegio. Raramente vengono dipinti di chiaro come accadeva in precedenza.

In quest’ultima parte del periodo georgiano si concentrano tre figure di ebanisti di spicco che creano mobili veramente splendidi, si tratta di Chippendale sr, Hepplewhite ed Adam, di questi Chippendale è il più famoso.

Tutti e tre tentato di dare alle forme squadrate del gotico una sagoma più longilinea e delicata, in una specie di “ritorno alle origini”, ma mantenendo alcuni angoli particolarment acuti e motivi ornamentali tratti anche dalla geometria perfetta: ellissi, cuspidi, rombi, mentre va calando la richiesta di decorazioni floreali come foglie di acanto e altre piante.

Una caratteristica che accomuna tutti e tre gli stili del georgiano è il fatto che i mobili, a differenza dello stile barocco o neoclassico, non vengono decorati con pitture sui ripiani.

La forma piuttosto bombata, inoltre, rende i mobili georgiani ideali per contenere una miriade di cassetti, cassettini, ripiani a scomparsa e scomparti segreti [è, insomma, il mobile prediletto per i racconti del mistero ^_^]

Le rifiniture della mobilia georgiana sono molto curate, sia per quanto riguarda il lavoro di decorazione e intaglio, sia per le aggiunte in ottone, oro, radica e così via.


La sedia e la poltrona: confronto tra due scuole di pensiero
Ovvero: come capire la gente dell'epoca dal tipo di sedile

Nell’epoca georgiana alcuni dei mobili che ci sono più familiari assunsero la forma a cui noi siamo abituati ad associali, per esempio la sedia.
È infatti un’invenzione di quest’epoca la sedia a seduta larga, con lo schienale staccato dalla seduta (più o meno imbottito).

Di forma arrotondata, ovale o a conchiglia, essa è munita di braccioli imbottiti e decorata con riccioli e intarsi (per maggiro chiarezza vedere figura a lato).

Perché, direte voi? Beh, la sedia larga serviva alle signore per potersi accomodare assieme alle loro gigantesche gonne sorrette da paniers, le crinoline dell’epoca, ovverossia semisfere di materiale semirigido, come giunco, legno e così via, che servivano per dare alla parte inferiore dei vestiti la caratteristicha forma a barca, larga ai lati e piatta sul ventre. Essendo questi paniers piuttosto ingombranti, bisognava che ci si potesse sedere senza rovinarli né accomodarcisi sopra, ecco quindi perché si aveva necessità di una sedia con seduta larga. E schienale comodo per appoggiarcisi.

Anche la poltrona assume una forma a noi non ignota, è infatti invenzione di tempo georgiano la classica “poltrona ad ali” detta anche “poltrona alata” o “winged armchair”, caratterizzata da una seduta molto bassa, uno schienale alto di forma trapezoidale, corredato ai lati da dei poggia testa che arrivavano fino ai braccioli.

Costruita in velluto, damasco o tessuto tipo arazzo, la poltrona alata ebbe un grandissimo successo per tutto il Settecento e Ottocento, in particolar modo rimase adoperata dalla nobiltà di campagna, a cui è ancora fedele, ancora oggi.

Ideale per leggere, la poltrona alata è conosciuta per essere comoda e spaziosa, ma avere, allo stesso tempo, una forma autorevole, vero emblema del capofamiglia britannico.


Una tipica stanza georgiana
Caratteristica imprescindibile è lo stile scuro e, con il passare del tempo, anche leggermente massiccio dei mobili, caratteristica ereditata dal gotico. Questi sono quasi tutti mobili da parete, in particolar modo è la credenza e le sue sorelle da ingresso a farla da padrona assieme allo scrittoio (chiamato bureau).

La stanza prevede anche l’impiego di tendaggi di tessuto pesante, come velluto e damasco, altamente impenetrabili alla luce e tappeti sui pavimenti, in particolare provenienti dall’esotico Medio Oriente.

Lo stile georgiano predilige soprammobili a vista, piatti esposti nelle credenze, orologi da mensola che fanno bella mostra di sé sopra il camino o la commode, pendole dall’aspetto solido negli angoli. Per un certo periodo l’esposizione di cineserie, come i grandi vasi bianchi e blu di dinastia Ming fu un autentico must nelle case dei benestanti.

Altro accessorio molto adoperato era la composizione di fiori, che doveva essere maestosa e ricca, fatta all'interno di vasi di argento, bronzo o marmo.


Ai nostri giorni
Lo stile georgiano, sebbene con alcune modifiche per adattarlo alla vita e alle esigenze moderne, è ancora molto adoperato nell'arredamento grazie alle sue caratteristiche di sobrietà ed eleganza.

In particolare, esso è molto utilizzato negli Stati Uniti, dove rappresenta il massimo del gusto della cultura ed è adoperato per la mobilia di rappresentanza sia alla Casa Bianca che nelle ville dei senatori più influenti.


Nella sua variante bianca, esso è il simbolo dell'arredamento degli stati del Sud: Georgia (ha il nome con sè), Carolina e così via. Tipica di molte rappresentazioni è la classica villa padronale in stile coloniale, bianca a colonnato, con cucina stile georgiano, ripiani di colore pastello, grandi tavoli e pentole che bollono ovunque.

Lo stile georgiano all'estero dei paesi anglossassoni è poco usato perchè richiede spazi ampi e una conformazione della casa che mal si adatta alle esigenze di chi abita in appartamento, ma si confà più a ville e case di campagna.

In compenso è uno degli stili adoperati per l'arredamento della casa nelle svarate versioni del gioco di simulazione domestica The Sims, a cui io sono altamente dipendente, quasi quanto alla teina e caffeina.



Una cosa che tenevo a precisare, riguarda il susseguirsi di stili.
Non dobbiamo immaginare che gli stili siano come i pezzetti del domino, uno segue l'altro perfettamente e c'è una linea di confine ben netta e definita tra, poniamo, neoclassico e impero, questo perchè gli stili assomiglia, invece, più ai pezzi di un puzzle, uno segue sì l'altro, ma alcuni sono concomitanti sulla stessa colonna e una parte di uno dei pezzi finisce in quello che segue, si completano a vicenda, insomma.

Gli stili sono difficili da definire con precisione, essi mutano nel tempo e nelle loro caratteristiche, anche primare: se questa mutazione cambia completamente l'aspetto finale dell'oggetto, piuttosto che della scultura o dell'architettura, allora è nato un nuovo stile. Gli stili convivono uno con l'altro per diverso tempo e prendono caratteristiche, rubiandole, copiandole, ma sempre migliorandosi.

Per questo ritengo che sia sbagliato definire il georgiano come una linea matematica, che inizia all'anno X e finisce all'anno Y, esso ha continuato ad esistere in altri stili con altre caratteristiche ed è sopravvissuto anche se lo stile dominante era un altro.

Un secolo ricco e culturalmente vivace come il Settecento è normale che abbia avuto miriadi di stili artistici dal fantomatico 1700 al 1799, non credete? Soprattutto con tutto questo amore per la bellezza fine a se stessa, per l'apparenza e l'apparire.

Quindi diciamo NO agli stili come mattonelle vicine, ma divise, ma scegliamo qualche rappresentazione più calzante, qualcosa ad incastro, che concateni fortemente i suoi componenti [è un po' il discorso che si fa con le grandi civiltà del passato: da bambina credevo che l'ordine corretto fosse: Sumeri -> Egizi ->Babilonesi -> Assiri -> Greci -> Romani -> FINE; quando mia madre mi ha parlato degli Ittiti la prima volta sono entrata nel panico perchè erano contemporanei ad Egizi e Babilonesi eppure queste due civiltà non avevano nulla a che fare le une con le altre... o no? Beh, ci sono bambine che giocano alle torte di fango, bambine che risolvono i teoremi di Einstein e degli altri matematici a me incomprensibili e bambine paranoiate che a sette anni cominciano a mettere in discussione il periodare storico ^_^ Io credo di rientrare nella categoria "torte di fango"].

PS: se volete vedere splendidi mobili georgiani originali, consiglio di vedere le case aperte al pubblico al Royal Crescent di Bath, sono sicura che non rimarrete delusi!

Ora vi saluto, bacioni a tutti



Mauser

23 marzo 2010

Arredamento Neoclassico

Parlare di mobilia, premetterò, non è il mio forte, specialmente di quella del Settecento.
I mobili di quest'epoca o erano esageratamente adorni di motivi floreali, sculture, dorati più che la camera di Paris Hilton, oppure erano talmente essenziali che gli mancava anche l'indispensabile.
Premessa numero 2: sono una fan sfegatata dello stile country più puro, quello con le nodature del legno a vista, il colore rossiccio del ciliegio, rifiniture bronzate e pomelli di ceramica dipinti a fiorellini, più un tavolo da pranzo grande come una piazza d'armi: conoscendo i miei gusti di sicuro comprenderete come mai non mi piacciano gli stili del Settecento.

Ad ogni modo, non credo che sia un comportamento molto adulto non parlare di una cosa solo perchè non la approvo, anzi, credo che sia un buono spunto per una discussione e unos cambio di opinioni, che era un po' la mia idea originale per questo blog, sono quindi molto felice che qualcuno abbia trovato coraggio e voglia di scrivermi che cosa gli/le piacerebbe conoscere ^_^

PS: ho scelto di scrivere prima del mobilio che della medicina perchè quest'ultimo è un argomento lunghissimo e vorrei fare qualche ricerca più approfondita prima di imbarcarmi in un discorso su cui non sono molto esperta.


La definizione dello stile
Come si può facilmente intuire dal nome, il neoclassicismo in ambito architettonico e dell'arredamento si rifà al classicismo, cioè allo stile greco-romano costituito dalla semplicità delle linee, dalla purezza della forma e dalla praticità dell'utilizzo (quest'ultima si era un po' persa per strada durante il tempo del rococò che, come si sa, era un po' tanto pomposo ed eccessivamente decorato).

All'origine di tutto, sia come ispirazione che come lancio della moda, ci sono le recenti, per l'epoca, scoperte fatte negli scavi di Pompei ed Ercolano, venute alla luce dopo gli scavi di alcuni archeologi (l'archeologia comincia ad essere una materia di gran moda) dopo secoli sotto la cenere del Vesuvio.

Il neoclassicismo non nacque per caso, si sentiva infatti artisticamente la necessità di un cambiamento radicale nelle linee e nelle forme dopo un periodo di maestà che dovevano ostentare la loro ricchezza e il loro potere. Il barocco, il barocchetto, il rococò e gli altri stili che erano seguiti al periodo rinascimentale, erano infatti accomunati da un'enfasi particolare nelle decorazioni e nei colori, nel neoclassicismo, invece, si prediligeva la semplicità della linea, ispirata ai modelli architettonici classici latini.

Perchè la necessità così importante di questa semplicità?
Lo stile neoclassico si diffuse tra gli anni '70 e '90 del Settecento, fu padre del regency e dell'impero che si diffusero di lì a qualche anno, assomigliandovi, ma mantenendo una certa eleganza e determinate caratteristiche dei suoi predecessori, come intarsi e pitture.

A differenza di quanto si può credere, lo stile neoclassico non è sgraziato come, a volte, viene definito l'impero per via dei suoi angoli vivi e delle sue punte acuminate: le forme permangono rotonde e non ci si dimentica di decorazioni e incisioni, particolari non adoperati nello stile impero; ma soprattutto, il vero punto di svolta fu il passaggio dalla miriade di cassetti degli scrittoi barocchi alle grandi superifici lisce e piane di questo nuovo stile.


Decorazione del mobilio
Con tanto spazio a disposizione è evidente che gli ebanisti divennero non solo maestri scultori e artisti del legno, ma anche pittori sublimi e capaci di meraviglie tecniche come il mosaico fiorentino che, tramite l'ausilio di lastre di pietra sagomata, formavano sullo scrittoio o sul comodino una figura naturalistica, coppe di fiori, uccelli, saltuariamente paesaggi.

Ogni angolo del piano viene decorato con minuzia tramite legni di altri colori (ciliegio per lo scuro, mogano per il rossiccio, ebano per il nero, rosa per il miele e così via) con una tecnica simile a quella del mosaico fiorentino che dava vita a splendide figure realizzate interamente in legno.

Difficile dare vita a qualcosa di analogo su una superficie frammentata da cassetti e con lo spazio ridotto.

Ma escludendo i casi di mosaico e limitandoci alle rappresentazioni pittoriche su legno, si può dire che raffigurazioni bucoliche di esseri fantastici come putti, ninfe, divinità e foglie di acanto (quelle dei capitelli corinzi, per intenderci ^_^) la facevano da padrone, almeno in Francia, dove questo stile prese piede più che altrove.

In Inghilterra, invece, lo stile prediligeva le scene di caccia e di sottobosco o i fregi militari.


Come distinguere un mobile dalle gambe
L’amore per l’ornato a intaglio, in riferimento a quanto detto sopra sulle decorazioni, introduce una nuova tipologia di gamba: quella a unicorno o a faretra scanalata, che diverrà uno degli emblemi-firma della mobilia neoclassica e verrà definita gamba a consolle [ricordo che la consolle era il nome con cui ci si riferiva allo scrittoio ^_^].
La consolle da parata, cioè riccamente ornata, in particolare con foglie di acanto, sarà l’arredo di gran lunga più alla moda in questa fase storica.
Questo tipo di gamba si applicherà a qualsiasi parte del mobilio: sedie, pouff, panchetti, letti, cassettiere, settimanali, toelette e via dicendo.


Colorazioni tipiche
I colori degli arredi sono di preferenza il bianco, il giallo paglierino e l’oro, sebbene anche il rosso pompeiano, l’azzurro indaco e il verde pallido non manchino di sortire la preferenza della committenza.
Anche in questa fase si accorda gran favore all’uso del piano marmoreo, con larga preferenza al bianco di Carrara.



Dove era applicato
Le sedie da parata (o meublant), erano destinate alle pareti per il ristoro durante i balli; esse presentavano il caratteristico schienale diritto à la reine.
I sedili senza schienale erano voluminosi e li si trovavano disposti al centro dei salotti per l'intrattenimento. Erano detti courrants perché all’occorrenza facilmente spostabili.
Divani e bergerès di norma montavano gambe ribassate per accompagnare le linee dello schienale e solo con l’ausilio di comodi e giganteschi cuscini ricolmi di piume si riguadagnava l’altezza di sedie e poltrone senza costringere chi li adoperava a interminabili ore di tortura con le gambe ripiegate e la statura dei nani di Biancaneve.
Particolare favore viene accreditato alla scrivania a vista, detta bureau-plat, che assurge quasi a status simbol del periodo.
Tipicamente essa sarà provvista di vani segreti o piani di fuoriuscita per consentire l’estensione del tavolo scritturale o l’appoggio di oggetti e candelabri [non dimentichiamo quanto erano fondamentali, a volte tendiamo a scordarci di quanto fondamentale sia la luce elettrica].




La commode (cassettiera o mobile di appoggio fornito di ante e cassetti) conosce grande successo e diviene il mobile principe della casa di epoca neoclassica, spodestando in importanza perfino il trumeau (credenza ad ante, con cassetti incorporati e piccolo piano di appoggio) che in epoca Luigi XV era stato l’arredo principe, perfino la credenza opportunamente trasformata, acquista le sembianze della commode.


Un ultimo appunto: lo stile neoclassico è spesso confuso con lo stile impero. In realtà questi due sono profondamente diversi in quanto lo stile impero è "pesante", pomposo e riempitivo, con imbottiture enormi e strutture massicce, sebbene prediliga linee semplici e piuttosto squadrate e pochi rilievi.
Nello stile neoclassico, invece, prevale lo stile a colonna, angoli e rotondità, qualche stucco e diverse decorazioni.
Se vedete un mobile che pare il Partenone, sappiate che è neoclassico, non impero come molti credono e molti altri vogliono farvi credere ^_^

Spero che questa introduzione su uno degli stili d'arredamento più diffusi sia stata interessante.
Baci e a presto



Mauser

22 marzo 2010

Come ricevere ospiti a cena

Liberamente tratto dal libro di Isabella Beeton, mi accingo adesso a spiegare come una brava padrona di casa doveva organizzarsi con gli ospiti.

Tavola apparecchiata in stile vittoriano
Teniamo conto, innanzi tutto, che senza televisione, radio, cinema e così via, la socialità era l'unico svago delle persone a parte musica e lettura e anche l'unico veicolo per far viaggiare quelle informazioni inutili, ma oltremodo divertenti che chiamiamo pettegolezzi.
Ogni tanto mi fermo a pensare come sarebbe la mia vita senza Internet, senza film, senza cinema, senza tv (questa non sarebbe una grande mancanza viste le schifesse che propongono ultimamente...-.-') e mi rendo conto di quanto grande dovesse essere il desiderio di conoscenza e di divertimento che doveva animare quelle creature nel Settecento, ma soprattutto nell'Ottocento, oltretutto vincolate da catene morali degne di Sansone.


Chi invitare?
Dipinto raffigurante un tipica cena vittoriana mista
L'invito è una parte fondamentale, ma questo credo che non sia neanche il caso di dirlo: andava fatto almeno una settimana prima, ma più preferibilmente due.
Bisognava fare anche molta attenzione agli invitati e a come abbinarli, in particolare bisognava tenere conto che:
  • era usanza avere un egual numero di uomini e donne,
  • preferibilmente anche un numero speculare di single, in modo, eventualmente, da farli conoscere e accoppiarli (non scordiamo che il mercato dei matrimoni era il divertimento dell'epoca ^_^)
  • La regola non scritta era fare in modo che la serata fosse un motivo di divertimento per tutti, quindi bisognava evitare di radunare in un'unica stanza persone e famiglie che non potevano sopportarsi, perchè l'atmosfera e la conversazione non ne avrebbe giovato (e si sarebbe anche riusciato un effetto Romeo e Giulietta tra gli ospiti più giovani). In questi casi, inoltre, si rischiava di ricevere moltissimi rifiuti.

Prestare quindi attenzioni agli invitati e alla loro soddisfazione durante la cena era uno dei doveri di una brava padrona di casa.
Zuppa di pomodoro
Il tipo di invitati, inoltre, doveva essere scelto in base al tono che si voleva dare alla serata: comico, intellettuale, raffinato e così via.

Il numero degli invitati, era usanza dire, non doveva essere inferiore al numero delle Grazie (3) e mai superiore a quello delle Muse.
Generalmente, comunque, Musa più o meno, una cena di 10 o 12 persone era l'ideale per portare prestigio alla famiglia ed essere a sua volta sufficientemente divertente.




Come apparecchiare la tavola
Molti di voi certo sapranno che esiste un vero e proprio galateo su come preparare la tavola, disposse piatti e posate, quale porcellana utilizzare, come arrangiare il centrotavola e così via.
In epoca vittoriana la tavola andava inizialmente predisposta con un panno di feltro, per proteggere il legno del tavolo dagli sbalzi termici dove veniva a contatto con la zuppiera o con il vino fresco.
Successivamente andava disposta una tovaglia damascata, di colore rigorosamente bianco o panna: essa poteva essere ricamata e rifinita riccamente con merletti, pizzi, pennacchi e così via.
Le due tovaglie andavano tolte dal tavolo prima del dessert.


La moda dei centrini, molto in voga da un certo periodo in poi, li considerava tollerabili a pranzo, ma assolutamente da evitare durante la cena, ecco quindi che essi non dovevano assolutamente comparire.

I tovaglioli andavano sistemati dentro i piatti, ripiegati con cura in modo che i disegni fossero sulla parte a vista e graziosamente arrangiati formando composizioni di tovaglioli molto raffinate, oppure fermati con elaborati fermagli in argento.


Il centrotavola prevedeva rigorosamente l'argento, per la cena i fiori andavano sistemati in una composizione a mezza sfera che non fosse troppo alta, se invece il centrotavola era anche un porta-frutta, bisognava tenere conto del tipo di frutta che si doveva predisporre: generalmente la piramide era la struttura più usata, con frutti esotivi, fragole o lamponi, mentre con mirtilli e simili si doveva prediligere una composizione bassa.

Particolari in argento, centrini e tovaglioli
Da non dimenticare era il candelabro, a noi sembra superfluo e conta solo per le cenette a lume di candela, ma in passato era davvero l'unica fonte di luce in una casa. Il candelabro era spesso integrato nel centrotavola e poteva avere dimensioni grandiose, lavorazioni raffinate e intersi di pregio, era quindi buona abitudine della padrona e dei maggiordomi tenere gli argenti da tavola puliti e luccicanti e, naturalmente, predisposti sul desco in caso di ospiti, specialmente importanti.


Il tipo di posate, di argenti e di porcellane da utilizzare dipendeva dal menu, erano sconsigliabili motivi marini se si stava mangiando cacciagione [ma va? e chi l'avrebbe detto >_>] e così via.
Porcellane di una cena vittoriana
La disposizione delle posate era sempre dall'esterno all'interno, come succede oggi, la più esterna per la prima portata e le altre a seguire, salvo le forchettine da dolce e i chucchiaini che potevano essere disposti orizzontalmente sopra il piatto oppure portati in tavola assieme a frutta e dessert.

In una cena di gala si avevano, in media, otto forchette e otto coltelli, più un set per il sale per ciascuno. Per una cena informale il numero di argenti sulla tavola si contava sui 24 pezzi.


I bicchieri da porto, sherry e liquori vari andavano portati in tavola solo quando era richiesto dal padrone di casa (le donne non bevevano liquori a tavola).


Il menu
Abbiamo abbondamente parlato di un menu del genere in un post di qualche tempo fa: La cena in epoca vittoriana, che può tornarci utile in questa occasione per ripassare un po' i piatti tipici. Non starò quindi a ripetere tutto ciò che ho già detto a riguardo, ma farò degli accenni.
In particolare, le cene di epoca Georgiana e Vittoriana erano conosciute per l'interminabile processione di zuppe, carni, pesci, insalate, dessert e così via che poteva raggiungere le 9 portate, praticamente quelle di un moderno matrimonio in grande; il cibo era un modo per ostentare ricchezza, visto che molti non avevano da mangiare >_>




La cena è servita!
Tavola imbandita
All'annuncio della cena, fatto solitamente da un maggiordomo, il padrone di casa porgeva il proprio braccio destro alla signora più importante tra gli invitati (classe sociale, età, nascita, intelligenza, quella che si riteneva più in alto, insomma), scortandola al proprio posto a tavola, ovvero seduta alla sua destra.


Se la signora in questione è sposata e il marito è presente tra gli invitati, questi verrà scortato dalla padrona di casa verso il tavolo, dove sedrà a sua volta alla destra.
In cene miste era importante separare le coppie sposate in modo che la conversazione fosse più varia e gli ospiti evitassero di formare una coppia continua che chiacchierava solo tra loro e solo se interpellata con i padroni.
Oltre al padrone e la padrona, che procedono per primi verso la tavola, il resto degli invitati procederanno a loro volta come disposto dai padroni di casa, che si preoccuperanno all'annuncio di formare delle coppie secondo l'estrazione sociale, i comuni interessi e così via.


Un'usanza che si diffuse nel corso degli anni fu quella di posizionare sul tavolo dei cartoncini con sopra scritto il nome degli ospiti dove si desiderava che questi sedessero, ma quest'ultima abitudine fu considerata per molto tempo piuttosto pacchiana, se si escludono ricevumenti particolarmente frequentati.
Se si decideva di adoperare i cartoncini era importante che i nomi fossero scritti correttamente, un dettaglio a cui la signora di casa doveva senza dubbio prestare la giusta attenzione per evitare figure imbarazzanti con i propri ospiti.





Come e cosa mangiare
Il primo piatto servito di solito è la zuppa di pesce, che viene fatta girare in tondo partendo dal posto dove è seduta la padrona di casa, proseguendo con l'uomo seduto alla sua destra.
È quindi da sfatare il detto, tanto caro a mio padre, che dice "Il padrone di casa per primo", perchè egli era invece servito per ultimo: è anche per questo che nessuno deve cominciare a mangiare prima che inizi lui stesso, che è l'ultimo, servito dopo tutti gli altri.


È generlamente considerata maleducazione chiedere il bis della zuppa o del pesce, questo perchè alcuni ospiti dovrebbero aspettare troppo prima di essere serviti.

A questo punto dobbiamo fare una distinzione sul tipo di servizio offerto dai padroni di casa, premetto che entrambi sono apprezzati ed egualmente raffinati.
Nel servizio alla francese la servitù portain tavola la zuppiera, che viene fatta girare tra gli ospiti seguendo l'ordine specificato sopra e ciascuno si serve da sè, mentre nel servizio all'inglese è il maggiordomo o chi definito per servire in tavola che predispone nei piatti degli ospiti la portata.

Il vino non va mai bevuto da soli, gli uomini, infatti, solitamente servono il bicchiere alla donna alla loro sinistra, offrendoglielo galantemente.
Non va mai chiesto ad una signora se gradisce il vino prima della fine della zuppa e, terminata questa, bisogna attendere che il gentiluomo alla destra della padrona di casa richieda il privilegio di dividere il vino: ciò è un segnale per gli altri ospiti, che possono quindi procedere nell'offrire vino alle dame a loro assegnate.
In alcune case, e con il procedere del secolo, questa usanza cominciò a scomparire, sostituita dalla servitù che riempie i bicchieri appena terminata la zuppa e si preoccupa di non lasciarli mai vuoti, salvo specifica richiesta del commensale.


La cena si considera conclusa con la portata del dessert, che viene posto sulla tavola assieme alla forchettina da dolce e ad una minuscola scodellina d'acqua, dove i gentiluomini immergeranno l'angolo del tovagliolo per pulirsi la bocca prima del dolce.

Il comportamente delle signore è, invece, regolato dalle azioni della padrona di casa: generalmente, comunque, le signore si bagnano appena la punta delle dita nell'acqua, visto che pulirsi col tovagliolo è considerata una preprogativa maschile (e il cibo è posto in tavola già tagliato, non da rosicchiare come i cani, sporcandosi bocca e mani).


Finita la cena si mette in tavola la frutta, poi si fanno uno o due giri di vino, chiacchierando amabilmente.

Dopodichè è usanza che la padrona di casa si alzi e, accompagnata da tutte le altre signore, sia nubili che sposate, si ritirerà in una stanza a discutere di cose da donne, spettegolare, cucire, suonare o cantare per intrattenere le altre; anche la lettura ad alta voce di sonetti e poesie era molto quotata.

Ciò dava il tempo agli uomini di ritirarsi nello studio o in un salottino per sorseggiare del cognac o del whiskey e fumare il sigaro: fumare il sigaro di fronte ad una signora era considerato altamente maleducato.


Questa divisione sessista ha stentato ad essere sradicata e, ancora oggi, ci sono donne che in Inghilterra, terminata la cena, si ritirano con le altre per permettere agli uomini di bere e fumare.
Personalmente non mi piace molto l'usanza, ma ve ne si fa cenno svariate volte in alcuni libri, anche moderni.




Toeletta per la cena
Abbigliarsi per la cena richiedeva gusto e discernimento: non si tratta di un invito di gala, salvo alcuni casi, ma bisogna comunque vestirsi con un certo gusto e decoro. Esistono poi casi particolari, come le cene prima dei balli, dove è consentito essere vestiti molto elegantemente.


Un accessorio fondamentale per la cena, gala o non gala, erano i guanti bianchi.
Le donne, che li indossavano lunghi fino al gomito, dovevano tenerli fino all'ingresso nella sala da pranzo (così che, quando erano scortate a tavola dai gentiluomini, non ci fosse contatto fisico diretto [e che contatto fisico direte voi!]); anche i signori indossavano guanti bianchi, come quelli dei cartoni di Topolino, candidi o panna, allacciati al polso da un bottoncino di madreperla.
Essi andavano tolti quando si cominciava a servire la zuppa.
Mai mangiare coi guanti! Sacrilegio!

Oltre a tutto ciò era fondamentale tenere conto, per la padrona di casa, che il servizio al tavolo doveva essere continuativo per ciascuna portata, era cioè impensabile che passasse molto tempo tra un ospite servito e un altro, non dovevano esistere questi momenti di stop. Il cameriere, inoltre, doveva essere il meno invadente possibile.
In compenso il tempo che intercorreva tra le varie portate poteva essere molto lungo per favorire brindisi e la conversazione.


Beh, dopo questo approfondimento, credo di essere pronta per una cena in un ristoriante a 5*.


Ora scappo, bacioni




Mauser

18 marzo 2010

Come assumere la servitù

Prendendo spunto da alcuni commenti e attingendo a piene mani dal libro di Isabella Beeton "Mrs Beeton's Book of Household Management", mi è venuto lo spunto di scrivere un post su come una brava padrona di casa doveva assumere il personale domestico e, naturalmente, come questo doveva proporsi.

L'argomento mi sta a cuore, visto che cercare lavoro nella società moderna è oltremodo difficile, tra la crisi, la carenza del lavoro e il precariato diffuso [sono una precaria anche io, segretaria con contratto co.co.co.] mi sembrava interessante vedere come andavano le cose nel passato, forse animata dalla speranza che il mondo del lavoro fosse migliore.

Trovare lavoro, per chi era sveglio e volenteroso, non era difficile, ma bisognava essere disposti a sgobbare parecchio, perchè a quel tempo tutti i lavori, dallo scrivano alla lavandaia erano durissimi, sia per gli uomini che per le donne e bisognava, anche all'epoca, essere disposti a non rimanere fossilizzati in una zona, dove magari le proprie aspettative di occupazione non erano un granchè, ma recarsi anche in altre regioni e sotto padroni diversi.

Il mondo del lavoro girava parecchio, forse quanto i nostri "tempi moderni", alcuni sostengono ancora di più, questo perchè, almeno per la servitù (ed è di loro che parleremo oggi) il concetto di fedeltà ad una casata, ai propri padroni, era qualcosa di inesistente.
Con la fame e la vita dura, dovrebbe infatti venir naturale cercare di elevare la propria posizione quanto più possibile, in relazione a quanto già fatto, all'esperienza accumulata e alle referenze acquisite: inoltre, in una grande magione come poteva essere una country house inglese, era difficile fare carriera, si rischiava di fare la sguattera di cucina tutta la vita.

Per questo gli uomini, ma soprattutto le donne, cambiavano spesso lavoro e il tempo che passavano in una dimora, a parte casi particolari come quello di governanti eterne e altro, non superava quasi mai i 3 anni.

Che cosa doveva fare, quindi, una brava padrona di casa o una governante quando una delle sue cameriere o cuoche si licenziava? Cercarne un'altra... e come? Ecco qualche strada.


Il passaparola
Sicuramente il metodo più efficace di tutti.
Inutile che vi spieghi come funzioni, sentireste insultata la vostra intelligenza.
Il metodo più sicuro era chiedere ai propri dipendenti rimasti, questi infatti, se si trovavano bene nel loro posto di lavoro, avrebbero consigliato solitamente parenti (sorelle, fratelli, cugini/e) o amici fidati per fare bella figura e sperare in una piccola promozione o, nel caso, nel training del nuovo arrivato, che comportava comunque l'avere qualcuno sotto di sè da schiavizzare a piacimento.

Anche domandare a chi se ne stava andando poteva essere un'ottima scelta, perchè questi avrebbe consigliato qualcuno di fidato per il ruolo che aveva ricoperto e che sapeva meglio di altri come andava svolto: camerieri e cameriere di casa, infatti,s viluppavano un certo attaccamento alla propria mansione e, escludendo i casi di chi detestava il proprio impiego, solitamente consigliavano persone che sapessero svolgere bene ciò che loro avevano fatto fino ad allora.

Se la situazione era drammatica e nessuno dei candidati ottenuti con questa strada soddisfaceva le proprie richieste, c'erano sempre vicini, amici e parenti vari che potevano raccomandare qualcuno. La raccomandazione era fondamentale.

Analogamente, anche per chi cercava lavoro il metodo del passaparola era la fonte primaria di informazioni, come la stessa Agnes Grey, dall'omonimo libro di Anne Bronte dice; e lei stessa viene assunta come istitutrice proprio tramite conoscenze di famiglia.


Annunci sui quotidiani
L'annuncio sui giornali, prevalentemente locali, era anch'esso un ottimo metodo, peccato che fosse però più costoso, perchè gli annunci si pagavano in base al numero di parole, come i telegrammi.
In epoca Vittoriana soprattutto, era usanza pubblicare sui quotidiani, specialmente quelli che uscivano spesso, quindi una volta a settimana, qualsiasi tipo di informazione: dalla nascita dei figli all'apertura di una galleria, agli sconti e ai suggerimenti, perfino racconti e romanzi a puntate, i cosiddetti romanzi d'appendice.

I quotidiani avevano un'apposita area riservata dove si potevano pubblicare annunci riguardante il personale a servizio, specialmente servitù, giardinieri, istitutrici e così via.
Jane Eyre, protagonista dell'omonimo romanzo di un'altra delle sorelle Bronte, Charlotte, trova il suo primo impiego a casa Rochester proprio tramite un'inserzione sul giornale e lo stesso vale per moltissime sue simili.

Chi cercava personale pubblicava qualche riga riguardante le referenze da presentare, l'indirizzo da contattare o a chi fare riferimento, le mansioni da svolgere e l'esperienza richiesta.

Saltuariamente era richiesto di trasferirsi, per esempio durante il boom delle Colonie Americane, tra Sette e Ottocento capitù che alcune famiglie di emigrati in America richiedessero sui giornali famosi della loro capitale personale disposto a trasferirsi per un periodo nelle colonie.
Questo fu valevole anche per colonie come l'India (cfr. Il giardino segreto) e l'Australia (cfr. Georgie) e altri luoghi sotto la giurisdizione del Commonwealth dove si aveva un grande flusso di inglesi, ad esempio Hong Kong e la Cina in alcune sue regioni (cfr. La locanda della sesta felicità con Ingrid Bergman, L'amore ai tempi del colera e ancora Anna and the King con Jodie Foster nei panni dell'istitutrice).

Naturalmente per chi cercava l'avoro c'era la possibilità di pubblicare il proprio curriculum nel caso qualche datore fosse interessato leggendo il quotidiano, giocandoli sul tempo, per intenderci.


Referenze
Come adesso si usa spedire i propri curricula alle società dove si aspira di lavorare, anche all'epoca si usava qualcosa di simile: venuto a sapere della mancanza di personale (problematica latente) oppure desideroso di essere assunto presso una tale famiglia, il candidato poteva presentarsi dalla padrona o dalla governante con una lettera di referenze.
Questa lettera, simile alla moderna lettera di presentazione era tipicamente uno scritto da parte del precedente (o dei precedenti) datori di lavoro che testimoniavano che costui o costei era stato a servizio presso di loro e si era comportato correttamente. Alcune volte i precedenti datori si dilungavano nello spiegare le motivazioni che erano seguite alla partenza della persona oppure aggiungevano i compiti svolti e le mansioni che gli/le riuscivano meglio.

Non scrivere una lettera di presentazione era considerato sinonimo di non aver lavorato bene per il proprio precedente datore, per questo chi non poteva portare referenze o era al primo impiego o era visto con sospetto da parte dell'esaminatore.
[L'unica a non DOVER portare lettera di referenze è, naturalmente Mary Poppins, "praticamente perfetta sotto ogni aspetto"].

A tal proposito cito un brano tratto da un romanzo di Lisa Kleypas dove la protagonista, Sophie, si candida per un posto di aiutante presso il capo dei Bow Street Runners, sir Ross Cannon, e viene assunta come cameriera, qui si spiega qualcosa sulla lettera di presentazione:

Si riscosse e riprese il colloquio. «Avete portato delle referenze, signorina Sydney?»
La donna scosse la testa. «Temo che il mio precedente datore di lavoro non sia disposto a raccomandarmi.»
«Perchè no?»
La sua compostezza venne finalmente meno e un'ondata di rossore le imporporò il viso.
«Ho lavorato per molti anni per una lontana cugina. Mi ha consentito di abitare a casa sua, dopo lamorte dei miei genitori, nonostante non fosse una donna falcoltosa. In cambio della sua carità, mi è stato chiesto di servire come cameriera tuttofare. Credo che la cugina Ernestine fosse soddisfatta del mio impegno finchè...»

Lisa Kleypas, L'amante di Lady Sophia, Mondadori 2009

Si scoprirà qualche riga più avanti che il motivo per cui Ernestine era così poco soddisfatta di Sophia era perchè lei aveva avuto un amante [che scandalo! Mamma mia!].


Uffici di Collocamento
L'ufficio di collocamente, sebbene con un altro nome [Centro per l'impiego, ndr] esisteva anche all'epoca. In questo ufficio chi era in cerca di lavoro e chi di personale si scambiavano le richieste e le necessità, entrando finalmente in contatto con lo scopo di soddisfare ciascuno le esigenze dell'altro.

Al centro di collocamente si compilavano dei moduli, appositamente archiviati per mansione in grado di svolgere, luogo di nascita, età e competenze varie, mentre i richiedenti scrivevano ciò di cui avevano bisogno.
Attraverso un gioco di collegamento fatto da impiegati ed impiegate, le due persone venivano congiunte e fatte conoscere, a volte senza neanche vedersi si stipulava il contratto in base a carte e referenze.

L'ufficio di collocamente era comunque l'ultima spiaggia, anche perchè andava pagato il servizio e non era una spesa che tutti potevano permettersi, specialmente chi aveva poca servitù.


Bene, spero che il post sia stato esauriente, mi sono davvero divertita a scriverlo, mi spiace di non essere stata tanto coerente con le vostre richieste, cercherò di migliorare, anche se a volte non riesco a resistere all'impulso di scrivere di getto ciò a cui sono appassionata in quel momento.

Bacioni grandi a tutti e buona serata



Mauser


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