31 ottobre 2009

Brache e Pantaloni

Dopo aver dedicato così tanto spazio in questo blog alla descrizione di alcuni dei costumi femminili più tipici delle epoche in esame sentivo davvero il bisogno di parlare un po' anche di come si vestivano gli uomini.
In realtà la complessità del vestito maschile non era di molto inferiore a quella femminile, sebbene i fortunati maschietti non dovessero stringersi i fianchi nei corsetti e avere cerchi di botte tra le gambe [leggete crinolina].
Che la disparità dei sessi fosse evidente non è un segreto per nessuno, probabilmente ci scriverò qualcosa a riguardo quando sarò sufficientemente ispirata [sì, la settimana dei sette giovedì...], però non bisogna sottovalutare quanto gli abiti potessere essere ugualmente scomodi e, oltre che scomodi, poco salutari.

L'invenzione di cui si sentiva principalmente la mancanza, nella mia mente sarcastica, era l'impermeabile: ho letto fiumi di libri con eroi ed eroine e antieroi e antieorine e personaggi comuni che cavalcano sotto l'acqua, nella neve, in pieno ciclone, che fanno chilometri a piedi e arrivano fradici, buscandosi immancabilmente una bell broncopolmonite fulminante che li eliminava direttamente dalle pagine del libro oppure permetteva loro di sopravvivere ancora qualche tempo, sebbene molto più temprati nell spirito, ma soprattutto nel corpo. Tutto perchè non c'era l'impermeabile...

Bene, ma allora da quale capo di abbigliamento iniziare?
Da un po' di secoli a questa parte è caratteristica che l'uomo indossi i pantaloni. Sebbene la storia abbia lasciato a noi posteri innumerevoli grand'uomini in gonna e minigonna, scozzesi, romani, arabi, egizi e chi più ne ha più ne metta, pare che ormai se non porti le brache tu non possa essere definito veramente un uomo [infatti in alcuni romanzi all'eroina bastano un paio di calzoni per farsi scambiare per un maschio].

Quindi avrete capito che faremo un excursus sulla moda di portare i pantaloni. Non credo farebbe tanto male neppure alle generazioni di oggi visto che pare fare tendenza il cavallo al ginocchio e la stoffa sotto le scarpe...

Ma torniamo a noi.
I pantaloni sono, nell'immaginario moderno, solo in tre modi: lunghi, corti e pinocchietto [volgarmente detti "da acqua in casa"], a quel tempo la distinzione tra i vari tipi di brache era decisamente simile. Permaneva il 3, numero perfetto, e infatti si riconoscevano tre particolari categorie: breeches, pantaloons, trousers.

I pantaloni, dal periodo della Reggenza in poi, erano fabbricati in lana, cotone, lino o seta.
Per farsi confezionare un paio di brache i gentiluomini dalla media borgheria in su si recavano dai sarti maschili che, come per le loro controparti femminili, proponevano svariati modelli e cartamodelli, avevano tagli "di tendenza" e cucivano a mano l'abbigliamento dei signori.

La lavorazione dei pantaloni impiegava all'incirca la metà del tempo che, invece, era riservato ad una gonna; dopo la prima imbastitura il cliente tornava dal sarto per la prova degli abiti e si aggiustavano le ultime finiture, a quel punto i pantaloni venivano cuciti e si toglieva l'imbastitura.
Alcuni uomini particolarmente abbienti potevano vantare la visita del sarto a casa propria, che vi si recava assieme ad alcuni assistenti e ai capi per le prove (a volte se ne faceva più di una e i pantaloni non erano mai ordinati uno per volta).
Questa procedura, tuttavia, valeva quasi esclusivamente per le prove, per la scelta dei tessuti e i modelli ci si recava in negozio dove il sarto aveva a disposizione certo più materiale intorno a lui.
Come è facile immaginare, i sarti maschili erano solo uomini, anche perchè, se era considera sconveniente che una ragazza toccasse con troppa familiarità una persona a cui non era sentimentalmente legata o non fossero parenti, figuriamoci se poteva ricoprire il ruolo di sarta da uomo!

Addentriamoci adesso nei meandri dei tre tipi di pantaloni.
Le prime che analizzeremo sono le Breeches, ovvero le brache.
Si trattava dei pantaloni corti al ginocchio indossati con le calze bianche. Erano un capo d'abbigliamento tipico del secolo precedente che stava lentamente perdendo consensi nei nuovi rampolli britannici, ma, come è facile intuire per un Paese così attaccato alle tradizioni, il passaggio fu lentissimo e molto graduale.
Quando quasi tutti per la vita quotidiana indossavano ormai i pantaloni lunghi, le breeches mantennero il privilegio di essere considerati una specie di abito da sera per gentiluomini. Naturalmente si trattò di una fase di passaggio dopo la quale vennero ritenute adeguate solo per le occasioni eccezionalmente formali.


Le brache erano molto aderenti sul davanti e sul retro, avevano la vita alta e l'abbottonatura a patta con doppia fila di bottoni. Il tessuto di cui erano fabbricate poteva essere sia chiaro (generalmente varie tonalità di grigio e beige) oppure scuro (blu, verde bosco, nero e marrone).
Le brache erano chiuse sul ginocchio da un cinturino fissato con dei bottoni in coordinato.
Il colore chiaro era particolarmente indicato per le occasioni diurne, ad esempio picnic all'aperto, una tenuta estiva, visite pomeridiane. Alla sera era invece d'obbligo la tenuta scura.
In particolare, per le occasioni come balli e ricevimenti il tessuto di questo capo d'abbigliamento poteva essere particolarmente lucido.

Poi vi erano i Pantaloons che dovrebbero richiamare i cosiddetti pinocchietti moderni.
Questa particolare categoria di pantaloni era lunga fino alla caviglia o al polpaccio [insomma, la moda da acqua in casa non riusciamo proprio a levarcela...] ed erano molto aderenti sulle cosce. Generalmente erano di colore piuttosto chiaro e fabbricati in pelle di daino o altri animali; erano molto morbidi.

Vennero introdotti dai rivoluzionari francesi, ma si trattò di una moda passeggera che si spense presto e non riscosse molti consensi: la pelle di daino, infatti, non era proprio il massimo dello chic per i salotti londinesi così snob o le sedute in Parlamento dei nobili pari del regno.
Insomma, arrivarono e se ne andarono nell'arco di un sol giorno, come usava dire la mia cara prof di italiano.
Rimasero comunque come ottimo capo d'abbigliamento per cavalcare, oltre che il costume preferito di Davy Crocket =P

Infine troviamo i pantaloni veri e propri, quelli che gli inglesi chiamano e chiamavano anche all'epoca Trousers.
Arrivati in Inghilterra nel periodo della Reggenza, i pantaloni di questo genere conquistaron fin da subito una buona fetta di aficionados, erano infatti un'equa via di mezzo tra i pantaloons e le breeches e avevano anche molti aspetti positivi in aggiunta.
Dalle breeches ereditano la vita alta, almeno fino all'ombelico, l'abbottonatura a patta con doppia fila di bottoni e le varie colorazioni, oltre che i materiali di fabbricazione.
Dai pantaloons, invece, prendono la lunghezza, generalmente fino alla caviglia che era molto stretta.
I trousers si portavano quasi sempre abbinate alle ghette e ai soprascarpe per non macchiarli e preservare le scarpe dalle pozzanghere e dal terreno accidentato.
In aggiunta potevano essere portati decisamente più larghi, rendendo quindi i movimenti più sciolti e meno legati; erano ottimi per i viaggi lunghi, in cui la costruzione della stoffa stretta creava problemi di circolazione, inoltre bisogna tenere conto che quando ci si spostava generalmente i viaggi erano lunghi e scomodi.

La diffusione dei trousers fu immediata e, benchè inizialmente fossero un capo esclusivamente diurno, presto si diffusero e vennero accettati anche per le occasioni mondane, i balli e i ricevimenti. Naturalmente con le dovute eccezioni che contraddistinguevano le occasioni particolarmente eleganti o i locali più chic; da Almack's, la famosa sala da ballo londinese, ad esempio, non si poteva entrare senza le regolamentari brache da sera, ovvero: o le breeches oppure potevi andare a ballare altrove.

Bene, credo che l'argomento per questa sera si possa concludere qui.

Io auguro a tutti buon weekend, ciao!

PS: vi lascio un video con dei gentiluomini in marsina e camicia. Personalmente è il mio peferito, spero che piaccia, è fatto con gli spezzoni degli sceneggiati televisivi della BBC tratti dai romanzi inglesi ottocenteschi e alcuni film ambientati in quell'epoca ^_^





Mauser

30 ottobre 2009

Le visite ~ breve vademecum su come fare visita a qualcuno

Ammetto che quando ho aperto la rubrica delle Buone Maniere mi sono chiesta quanto sarebbe durata. La mia mente, che lavora sempre troppo, ha cominciato a fare una lista delle cose che si potevano elencare, ma ho esaurito in fretta gli argomenti, oggi invece ho scoperto che ci sarebbero molte cose di cui discutere in questo spazio.
Ecco quindi che vi parlerò del protocollo delle visite in epoca Regency, ovverossia, sul modo di fare e rendere una visita in maniera conveniente senza dare adito a pettegolezzi e maldicenze (quelle però non mancano mai, anche se si rispettano tutte le regole del mondo).

Allora, innanzi tutto distinguiamo le visite in base al periodo della giornata (mattina o sera) oppure alla compagnia (padrona di casa, figlie, gentiluomini ecc.).

Per quanto riguarda le visite durante la giornata, esse potevano essere svolte di Mattina oppure di Sera.
Senza fare confusioni eccessive, va detto che erano considerate visite mattutine quelle fatte dalle undici del mattino fino alle tre del pomeriggio, quindi forse sarebbe meglio distinguere tra visite Diurne e Serali.
Come tutto nel periodo della Reggenza, soprattutto tutto ciò che era legato all'interscambio di cose tra le persone, c'era un preciso e rigido protocollo da seguire.

VISITE MATTUTINE
Innanzi tutto essere ammessi in casa aveva tutta una sua procedura: gli invitati suonavano o bussavano alla porta, che veniva spalancata dal personale di servizio, solitamente il maggiordomo, dopodichè gli si consegnava il proprio biglietto da visita, un cartoncino color crema recante il proprio nome.
Il servitore sistemava il foglietto su un vassoio e lo portava in visione ai propri padroni di casa che, a quel punto, potevano autorizzare gli ospiti ad entrare oppure rifiutare la visita. Era cortesia, in questo caso, accampare qualche scusa credibile.
Se, tuttavia, non ci si trovava in rapporti amichevoli con l'arrivato, si poteva anche scacciarlo senza motivazione.
Se i padroni non erano in casa, il maggiordomo lasciava i biglietti sul vassoio per il rientro dei signori, che li avrebbero controllati al loro rientro.

Se i padroni erano particolarmente snob, al momento dell'entrata dell'ospite potevano sistemare i cartoncini con le visite ricevute in maniera "casuale" mostrando in particolare le visite altolocate o significative per una qualche ragione, per esempio una proposta di matrimonio.

A questo punto iniziava la visita vera e propria.
La conversazione per prima, che in genere è quella che determina il divertimento in compagnia d'altro, era costuita secondo forme precise.
Introdotti nel soggiorno bisognava innanzi tutto informarsi sullo stato di salute dei familiari della padrona di casa, tutti, nessuno escluso. Se la padrona era una persona loquace o che godeva del compatimento delle persone questa prima fase poteva essere molto lunga e monotona e gli ospiti erano costretti a sorbirsi noiosissimi discorsi sullo stato di salute dei membri della famigla,
Anche la padrona di casa doveva ricambiare la cortesia chiedendo come stessero i familiari dell'ospite, se ne possedeva.

Passato quindi lo scoglio dell'incontro, si poteva procedere con i discorsi standard e neutri, cioè condizioni del tempo, inflazionatissimo come argomento anche nei momenti di imbarazzo e mancanza di argomentazioni, per esempio tra estranei; si aveva poi lo stato delle strade.
Benchè ai nostri occhi quest'ultimo possa apparire quantomeno stupido, bisogna tenere in dovuta considerazione la situazione dell'epoca: l'unico mezzo di trasporto era la carrozza, i treni saranno inventati solo più tardi e inizialmente avranno prezzi esorbitanti, inoltre ci si spostava unicamente con cavalli o a piedi, è quindi facile capire come mai le condizioni del terreno fossero così importanti.

Chi ha visto lo sceneggiato della BBC del 1995 Orgoglio e Pregiudizio (quello con Colin Firth nei panni di un magnifico esemplare di Mr Darcy NdS), magari rammenta quando Lizzie fa visita a Jane ammalata a Netherfield e Caroline Bingley parlotta con Darcy sulle condizioni del suo vestito e sull'avventatezza della ragazza a mettersi in viaggio "con le strade in quello stato" dopo l'acquazzone che aveva fatto ammalare Jane Bennett.
A questo punto della visita si avevano due possibilità, a seconda dell'intimità con cui ci si trovava con i propri ospiti o riguardo la piacevolezza della compagnia, in entrambi i casi era la padrona di casa a dirigere i fili del discorso:
  1. Se la padrona e i suoi ospiti erano in grande affinità si poteva passare allo stadio successivo della conversazione scambiandosi pettegolezzi e malizie sui propri conoscenti.
  2. Altrimenti, se si trattava di una visita puramente di cortesia, si poteva procedere ancora con argomenti colludati senza cercare di vivacizzare la conversazione, si poteva tentare di parlre di qualche conoscente in comune senza, tuttavia, aggiungere dettagli e pettegolezzi.
Poichè le visite erano, in genere, si breve durata, era facile portare avanti anche una conversazione puramente educata come nel secondo caso.
A proposito dell'orario, la visita doveva avere un tempo prestabilito, solitamente non ci si tratteneva più di mezz'ora e mai meno di un quarto d'ora.
Se le persone erano amiche da tempo e l'amicizia era molto stretta, allora era consentito trattenersi più a lungo.

Durate la visita poteva essere offerto qualcosa da mangiare, magari della frutta o piccoli dessert. Anche qui sia gli ospiti che la padrona avevano un protocollo da rincorrere: gli ospiti non dovevano ingozzarsi come se non mangiassero da una settimana, ma sbocconcellare quanto servito con grazia, evitando di sbriciolare il cibo sugli abiti; la padrona doveva essere pronta a offrire ai suoi protetti cibi commestibili e non gli avanzi del dolce della sera prima.
Sempre nel libro Orgoglio e Pregiudizio Georgiana offre ad Elizabeth un piccolo rinfresco a base di frutta per la sua visita pomeridiana a Pemberly.

Le visite erano solitamente scambiate tra le signore e le signorine, difficilmente gli uomini erano parte di queste, specie se a maggioranza femminile.

Un gentiluomo non faceva visita ad una signora o signorina a meno che non fosse un parente oppure non fossero legati sentimentalmente da un fidanzamento.

Oltre a questo va detto anche che, seppure egli avesse deciso di farle visita, sarebbe comunque stata necessaria la presenza di uno chaperon poichè alle signorine non era concesso di rimanere sole con un uomo, a meno che non si volesse gridare allo scandalo.
Se ricordate, infatti, Jane Bennett e Charles Bingley sono sempre insieme a qualun'altro che faccia loro da accompagnatore [io direi cane da guardia, avevano paura che si imboscassero in qualche cespuglio per una sveltina?] indipendentemente che fosse la sorella Lizzie oppure Darcy.
Inoltre sempre Jane e Charles rimangono soli esclusivamente quando lui le fa la sua proposta di matrimonio e, in quel caso, è la madre di lei a creare la situazione richiamando ad una ad una le figlie rimaste nella stanza [della serie: non se ne accorge nessuno >_>].
Non ci fu scandalo tra Lizzie e Mr Darcy esclusivamente perchè il fatto che loro due fossero rimasti soli era mutuato dalla proposta di matrimonio di lui e [anche questo aiutava] perchè a conoscenza del fatto erano veramente in pochi e fidatissimi amici.

Se una visita veniva accettata, questa doveva essere restituita entro pochi giorni (solitamente una settimana); una mancanza in questo senso poteva rappresentare la fine dei buoni rapporti tra due persone, a meno che chi doveva restituire la visita non avesse una giustificazione sufficiente.
Quando si lasciava la città era consuetudine mandare il proprio biglietto da visita ai propri conoscenti siglato con PPC, ovvero "pour prendre conge", una forma cortese per informare della propria partenza. Anche in questo caso il mancato recapito del biglietto PPC poteva significare la fine di una conoscenza.
Jane rimane molto traumatizzata dall'improvvisa partenza di Bingley da Netherfield, ma ancora di più dal fatto che sia Caroline Bingley ad informarla della cosa e non Charles stesso, che aveva manifestato un certo apprezzamento per lei.

Una cosa analoga si faceva anche in caso di matrimonio. Biglietti per informare della cosa erano spediti a tutti i conoscenti esclusi quelli invitati al ricevimento.
Se non si riceveva un biglietto, si poteva concludere che la conoscenza era ufficialmente finita.


VISITE SERALI
Nel caso delle visite serali la faccenda diventava molto più complicata.
La lista delle regole da seguire si allungava a dismisura e, inoltre, le circostanze in cui creare scandalo aumentavano esponenzialmente, bastava una parola detta in più, una stretat di mano ed ecco che la ragazza era rovinata.
Bollata come una meretrice.
Certo in questo la nostra visione moderna e liberale del mondo non ci aiuta, insomma, è capitato a tutti di andare a fare un giro in compagnia di amici maschi senza che ci fosse del tenero e nessuno si è scandalizzato di questo. A quel tempo invece la mentalità era molto differente e decisamente più puritana.

La visita serale si faceva esclusivamente su invito specifico anche perchè implicava la cena compresa.
Gli inviti erano spediti da due giorni prima a una settimana, a seconda del numero di invitati.
Un invito fatto con poco preavviso dava quasi sempre esito ad un rifiuto, anche se l'invitato non aveva impegni perchè si trattava di una questione di buone maniere.
Ad un invito fatto in tempi accettabili bisognava dare risposta in tempi altrettanto accettabili, in modo che la padrona di casa potesse organizzarsi circa il menu, la tavola e la disposizione degli opsiti (da non sottovalutare).
Le cene non erano mai per un solo sesso, ma si doveva avere una compagnia mista e piuttosto eterogenea. Il numero degli invitati maschi doveva essere uguale a quello delle dame, in modo che non si creassero squilibri.

L'appuntamento era solitamente per le sette di sera, in questo caso, a differenza dei balli di cui si è parlato nel post riguardo le buone maniere (qui), la puntualità era apprezzata anche per non servire la cena fredda. Un'ora di ritardo era considerata inaccettabile.

Prima della cena si chiacchierava in anticamera.
I fuochi dell'anticamera dovevano essere accesi sia d'estate che d'inverno e lo stesso doveva essere per i caminetti delle stanze in cui sarebbero passati gli ospiti.
Quando tutti i membri della cena erano presenti, si procedeva alla marcia verso la sala da pranzo: il padrone di casa, accompagnato dalla dama di rango più elevato e la padrona con il cavaliere più importante procedevano in capo verso la tavola, seguiti da tutti gli altri.
Nell'ordine venivano prima i titolti e poi i non, prima le persone sposate e poi quelle nubili. Prima gli uomini e poi le donne.
Chi rimaneva scompagnato chiudeva la fila. Essere senza compagno a questo punto della cena era considerato mortificante perchè sottolineava quanto fosse insignificante agli occhi dei padrone quell'ospite rispetto agli altri.

La dama più importante sedeva alla destra del padrone e così a seguire gli altri invitati alternando un uomo e una donna. La moglie era posizionata all'altro capo del tavolo.

La conversazione a cena era fatta quasi esclusivamente tra vicini di posto poichè il servizio da tavola e i candelabri al centro (non c'era luce altrimenti) impedivano spesso di interloquire agevolmente con chi stava seduto di fronte.
Dopo la prima portata i gentiluomini erano obbligati a parlare con la dama alla propria destra, mentre dopo le portate successive la conversazione era più libera e si poteva chiacchierare con chi si voleva.
Se qualcuno ha letto il libro della Kleypas All'improvviso tu avrà notato come il protagonista, Jack Devlin, durante una cena guardasse assiduamente al posto riservato alla sua conoscente Amanda Briars, ecco, una cosa del genere sarebbe stata altamente intollerante circa vent'anni prima in epoca Reggenza, questo perchè la sua compagna di tavolo si sarebbe lamentata della mancanza di attenzioni, inoltre si sarebbe considerato scandaloso che un uomo fissasse la sua attenzione solo una giovane (benchè zitella). Naturalmente questo non vale per l'epoca Vittoriana, dove le regole erano simili, ma taluni comportamenti erano volutamente ignorati.

Tornando però alla cena.
Il servizio a tavola poteva essere alla francese o alla russa. Il servizio alla francese prevedeva che la portata fosse disposta a centro tavola e ogni commensale si servisse da sè, questo creava non pochi disagi tra gli ospiti e svariati passaggi di vassoi dall'aria poco raffinata (come accade alle volte ai compleanni o alle feste di Capodanno).
Successivamente il servizio alla francese venne soppiantato da quello alla russa, dove il cameriere serviva le pietanze agli ospiti senza che questi dovessero toccare il vassoio di portata.

Durante la cena era possibile organizzare piccoli brindisi con i propri vicini di posto, ma questo era un comportamento solitamente tollerato esclusivamente se a proporlo erano gli uomini, inoltre, dato che le vicine di posto di un gentiluomo erano soprattutto donne, questo sottintendeva grande amicizia o intimità.

Al termine del pranzo le donne e gli uomini si separavano.
I gentiluomini si recavano in una stanza a parte dove bevevano il porto e fumavano (non si fumava mai di fronte ad una signora), mentre le signore si ritiravano in un'altra camera a discutere; la padrona di casa, per vivacizzare un po' la situazione, poteva anche eseguire qualche brano al pianoforte oppure recitare qualche poesia o versi composti.
Se aveva figli piccoli era consuetudine mostrare alle altre donne i pargoli e la stanza dove dormivano e giocavano (e dove la servitù adibita a quello aveva adeguatamente istruito i bambini sul come comportarsi).

Dopo mezz'ora gli uomini e le donne si riunivano e quello era il momento per lasciare la casa e recarsi ai balli, magari quelli della Stagione.

Bene, qui concludo questo intervento, spero che non sia stato eccessivamente noioso.
Ringrazio moltissimo il sito dedicato a Jane Austen per le informazioni che mi hanno aiutata nella stesura del pezzo: Sito Jane Austen

Noi ci salutiamo, spero che continuerete a seguire numerosi i miei interventi.

Ciao ciao



Mauser

29 ottobre 2009

Pund Cake limone e zenzero

Oggi, parlando di ricette tipiche dell'epoca vittoriana, vorrei lasciare quella della caratteristica torta limone e zenzero.
So per certo che qualcuno sta pensando: che barba questa, ma solo di dolci parla?
In realtà a me piacerebbe mettere anche qualche ricetta più complessa, tuttavia un po' che le ricette vittoriane sono rare e un po' che il mio inglese non è proprio un bijoux, sono costretta a mettere quel che passa il convento, ma questo weekend probabilmente avrò un po' più di tempo a disposizione per cercare qualche succulenta ricetta per un primo o un secondo.

Ma torniamo alla nostra torta, ecco gli ingredienti:
* 3 cucchiai di zenzero grattugiato
* 3/4 di tazza di zucchero in granelli
* 2 cucchiai di zucchero semolato
* 1 tazza di farina tipo 00
* 1 cucchiaino di lievito per dolci
* 1/4 di cucchiaino di zenzero macinato
* 1/4 di cucchiaino di sale
* 1/4 tazza di latte intero
* 1/2 cucchiaino di vaniglia
* 1/2 tazza di burro ammorbidito
* 2 cucchiai di scorza di limone finemente grattugiata
* 2 grosse uova
* 2 cucchiai di succo di limone fresco
* 1/2 tazza di zucchero per marmellate
* 1 1 mezzi cucchiai di succo di limone fresco
Ecco quindi la preparazione del dolce...

Preriscalate il forno a 160°C circa.

Frullate assieme lo zenzero fresco e 1/4 di tazza di zucchero (la miscela diventerà umida).
Poi sbattete insieme la farina, il lievito, lo zenzero e il sale.
Mescolate da parte il latte e la vaniglia in una ciotola.

A questo punto sbattete insieme il burro, la mezza tazza di zucchero rimasta più 2 cucchiai e la scorza di limone in una grande ciotola con un miscelatore elettrico finchè il composto non diventerà morbido e omogeneo. Aggiungere un uovo per volta assicurandosi di far amalgamare bene la pasta dopo ogni aggiunta.
Incorporare anche tutti gli ingredienti preparati prima, ovvero la miscela di latte e vaniglia e lo zucchero con zenzero.

Lasciate riposare qualche minuto in modo da far fermentare il lievito.

Dopodichè stendete il composto in uno stampo per plumcake o per ciambelle, livellando bene i bordi.
Ricordate di imburrare e infarinare il fondo della teglia in precedenza, questo eviterà che l'impasto si attacchi ai bordi e bruci. In alternativa potete utilizzare della carta da forno.
Se avete lo stampo apribile questo problema non si presenterà.

Mettere in forno per 40 min circa, la torta sarà cotta quando, inserendo uno stuzzicadenti, questo verrà estratto dall'impasto completamente pulito.
La cottura può richiedere da 40 minuti ad 1 ora, a seconda del forno, se è ventilato e dalla densità del composto.

Mi raccomando, aprite il forno solo a cottura inoltrata, in modo da non alterare l'effetto del lievito che serve per rendere soffice la pasta. La pasta della Pund Cake ha sempre un'altezza ragguardevole rispetto alle altre torte.

Quando l'impasto è cotto, toglierlo dal forno e rovesciare la teglia in un piatto, lasciando raffreddare il tutto.

La glassa

Mescolare insieme lo zucchero a velo, e 1 cucchiaio di succo di limone finchè il composto non sarà omogeneo senza grumi e bolle d'aria.
Nel caso fosse troppo denso allungarlo con qualche goccia di limone, ma non esagerare per non dare alla torta un gusto di agrumi troppo accentuato. Ricordiamo che si tratta di un dessert per il tè del pomeriggio, quindi il gusto deve essere morbido e appena accennato per non coprire quello della bevanda.
A questo punto decorare lo strato superiore del dolce con la glassa e aspettare che si addensi.
Quando la glassa sarà pronta terminare la decorazione e servire fredda.

Variante
E' molto diffusa la variante di questo dolce che prevede tanti muffin al posto del recipiente unico. Può essere un'idea per delle merende o come dessert di un pranzo.
Attenzione però che questa torta è piuttosto pesante, quindi è sconsigliabile al termine di una cena elaborata. Alcuni cuochi suggeriscono di servirla accompagnata dal marsala, dal porto o da qualche liquore dal sapore arrotondato.

Ecco terminata la ricetta della torta a limone e zenzero.
Spero piaccia, ammetto di non averla mai provata, anche se mi ispirava parecchio quindi può essere che quest'inverno mi appropri di una cucina e mi metta a spignattare.


Noi ci salutiamo, ciao ciao



Mauser

28 ottobre 2009

Regole di base sul comportamento ai balli sociali

Nuova icona e nuova rubrica, inauguriamo oggi le Buone Maniere dell'epoca vittoriana e georgiana, incominciando sul comportamento da tenere ad un ballo sociale.

Perchè iniziare proprio con questo argomento? Beh, dopo aver parlato di Almack's e dei suoi famosissimi balli del mercoledì, mi sembrava importante fare una piccola digressione sul COME ci si comportava a questi eventi e cosa fosse conveniente e cosa no. Incominciamo dunque la nostra lista!

Regole del ballo
  • E' considerato sconveniente che una dama o un cavaliere balli sempre con lo stesso partner. E' comunque consentito chiedere ad una dama un secondo giro di danze, ma più di due sottintendono un certo coinvolgimento sentimentale.
  • Ogni ospite al ballo deve tenersi disponibile a ballare con chiunque si trovi scompagnato e fare buon viso a cattivo gioco.
  • Alle ragazze è richiesto di ballare con altri partner e non solo con quello che l'ha accompagnate al ballo.
  • E' consuetudine lasciare spazi liberi nel proprio carnet in modo da poter accettare richieste dell'ultimo momento.
  • Quando una nuova danza viene annunciata, l'accompagnatore deve ringraziare la propria dama per il ballo concesso e cederla al nuovo cavaliere, oppure scortarla verso un posto a sedere nel caso ella non desideri continuare le danze e non abbia segnato sul carnet un nome specifico per quel ballo.
  • Il cavaliere che prende "in consegna" la dama, deve scortarla verso il proprio posto se questa non desidera ballare, altrimenti iniziare il ballo partendo dalla cerchia più esterna di ballerini.
  • All'inizio della danza il partner maschile fa un inchino e le dame rispondono con una riverenza.
  • Quando un gentiluomo diventa cavaliere di una dama per il ballo, è responsabile del suo benessere e della sua soddisfazione. E' compito suo guidare il ballo ed evitare collisioni con altri danzatori nella stanza.
  • Per l'organizzazione delle fila delle quadriglie e delle contraddanze (o country dance) si inizia dalla posizione della banda a seguire fino ai posti allineati.
  • Quando ci si unisce ad un gruppo di ballerini per una quadriglia o una contraddanza, posizionarsi in fondo all fila e mai a metà.
  • Non lasciare il proprio posto prima dell'inizio delle danze, questo causerebbe molta confusione negli altri ballerini che si erano precedentemente organizzati per i movimenti. E' consentito lasciare la danza a musica iniziata.
  • Se è necessario allontanarsi lasciando la propria dama, assicurarsi che qualuno prenda il proprio posto, in modo da non lasciarla sola e non scoordinare gli altri danzatori.
  • La quadriglia e la contraddanza sono guidate dalla prima coppia o coppia #1, questa è generalmente quella più anziana e con maggiore esperienza nelle danze.
  • Quando si balla, è importante sorridere e dire o far finta di essere affascinati dalla conservazione o dalla propria compagnia, anche se non è così.

Richiedere e Rifiutare le danze
  • E' buona educazione richiedere un ballo alla dama con un certo anticipo, mai con meno di 15 minuti di anticipo. Il ballo deve essere segnato sul carnet della ragazza (un piccolo blocchetto che ella tiene legato al polso, a volte assieme al ventaglio).
  • La richiesta di balli specifici alle dame deve essere fatta prima della danza, per esempio ad inizio serata, nel cosiddetto pre-ballo.
  • Tradizionalmente è il gentiluomo che chiede un ballo alla dama.
  • Il contrario accade solo se la padrona di casa ha dichiarato la "scelta alle dame", solo in quella circostanza è considerato accettabile che una ragazza richieda un ballo ad un gentiluomo
  • Il gentiluomo che tradizionalmente accompagna la dama ha anche il diritto a segnare il primo ballo sul carnet della ragazza, gli è inoltre consentito di danzare con lei l'ultimo ballo prima della cena e la danza preferita della giovane.
  • Se non si è in grado di ballare con decenza una danza senza arrecare imbarazzo al proprio partner, non ballarla. Rifiutare gentilmente l'invito nel caso della dama adducendo la propria scarsa esperienza; se si tratta di un cavaliere, non richiedere quel ballo alle dame.
  • Quando si rifiuta una danza, preoccuparsi di fornire una motivazione di cortesia. Trattandosi di un atto di gentilezza, non è il caso che questa sia eccessivamente elaborata, sono consentite motivazioni frivole.
  • E' considerato maleducato rifiutare una danza e, dopo averlo fatto, precipitarsi a ballare con un altro partner alla danza successiva.
  • Per richiedere una danza alla dama, utilizzare le forme collaudate: oppure Posso avere l'onore... oppure Mi concedete l'onore... o ancora Posso avere il piacere... e ancora Oso sperare che accetterete la mia proposta...

Accompagnatori e Accompagnatrici
  • E' l'escort, ovvero l'accompagnatore della dama al ballo, ad accompagnarla in sala da pranzo dopo il primo giro di danze. Le variazioni sono consentite solo sotto suggerimento dei padroni di casa o degli organizzatori della festa.
  • Non è necessario arrivare puntuali all'invito. Un'ora di ritardo è considerata accettabile.
  • Le dame sposate arrivano accompagnate dal proprio consorte
  • Le ragazze non sposate hanno come accompagnatrice la madre o chi ne fa le veci (per esempio zie o parenti presso cui si soggiorna, i propri tutori ecc) oppure l'escort.
  • Per le donne sposate o particolarmente giovani, è vietato lasciare il ballo non accompagnate. E' consentito lasciare l'evento solo con il proprio accompagnatore per entrambe le categorie.

Apparenza, abito e toilette
  • La propria toilette per il ballo deve essere adeguata alla propria età, al proprio stato (sposata, nubile, zitella ecc) e al proprio rango sociale.
  • Seguire la moda non è l'obbligo, l'importante è vestirsi e comportarsi con decoro e senso del gusto. La stravaganza degli invitati è accettata quando non rappresenta un'offesa ad altri o ne definisce il proprio modo di essere.
  • I gentiluomini devono indossare i guanti bianchi per tutta la durata della festa. Essi vanno tolti solamente per la cena.
  • Quando si balla il ventaglio va tenuto con la mano sinistra; la mano destra deve essere tenuta libera per accettare l'escort.
  • L'eleganza con cui si tratta il ventaglio determina la propria personalità, il proprio stile e le proprie mosse future (incoraggiare un flirt, impegnata, interessata ecc).

Quando non si balla
  • Quando non si danza, fare conversazione con gli altri ospiti.
  • Una ragazza non deve attraversare la sala da ballo da sola, ma passeggiare solo accompagnata.
  • Le danze sono il divertimento della serata, evitare quindi di essere particolarmente critici, rischiando di rovinare il divertimento degli altri ospiti.
  • Un gentiluomo non deve sedersi in un posto libero accanto ad una dama se questa è una sconosciuta. Se non vi sono altri posti vacanti disponibili, chiedere educatamente alla dama del posto libero.

E' buona norma parlare degli eventi a cui si è partecipato con gli amici, decantandone gli aspetti positivi. L'educazione prevede che si tralascino quelli negativi, ma non è considerato sconveniente discuterne con gli amici intimi.

E' educato mandare un biglietto di ringraziamento per l'invito o fare una visita in tal senso non più di una settimana dopo l'evento.

Per le dame non è conveniente invitare gentiluomini a casa dopo un ballo.

Nel caso, il gentiluomo ha l'obbligo morale di rifiutare educatamente la proposta, adducendo una scusa credibile.


Per oggi credo sia tutto.
Noi ci vediamo presto!

Ciao ciao!



Mauser

27 ottobre 2009

Almack's

Almack's, il simbolo della Stagione.
Almack's, il circolo di eventi più sospirato della Londra ottocentesca.

Almack's, dove l'etichetta è d'obbligo.

Almack's, dove chiunque vorrebbe partecipare.


E' con Almack's che inauguro oggi una nuova sezione del blog dedicata ai grandi e famosissimi posti di ritrovo.
E per cominciare in grande stile ho deciso di descrivere il luogo dove ogni ragazza vittoriana sognava di essere condotta per il suo debutto in società, dove la presenza equivaleva ad avere un posto tra la gente che "conta".



Almack's Assembly Room, questo il suo nome ufficiale, era il luogo di ritrovo mondano più famoso dell'intero Regno Unito.
Citato in ogni romanzo Regency, in ogni romance vittoriano, rappresenza l'essenza stessa delle persone che fanno parte della società bene.

I suoi sospirati battenti aprirono il 20 febbraio 1765 in King Street, nel quartiere di St. James, rispettabilissimo, famosissimo e, soprattutto, ben frequentato.
La sua collocazione strategica è la prima carta vincente di questo club quasi privato che diventerà, col tempo, il luogo più sognato dalle ragazze per un ballo durante la Stagione londinese.

Almack's è ad un passo da tutto ciò che rappresenta il mondo dei ricchi, ma allo stesso tempo ne è in parte fuori, soprattutto perchè non sono solo i soldi quelli che garantiscono l'accesso a questo centro di riunioni.

Ma che cos'era davvero Almack's? E cosa vi si faceva?
Beh, lo si può definire una specie di centro dei divertimenti.
Da Almack's venivano organizzati importanti e sontuosi balli, era frequentato promisquamente da uomini e donne e si poteva giocare d'azzardo come al casinò.
In effetti le case da gioco non erano una cosa disprezzabile, per l'epoca, e molti locali alla moda sfruttavano le loro sale per spillare danari ai loro ospiti. Il gioco era una grave piaga per la società e in ogni casta sociale si contavano decisamente troppi casi di famiglie ridotte in miseri a causa del vizio del gioco.



Tutto questo agli occhi delle persone del Duemila appare ben poca cosa, ma i balli erano considerati un evento sociale importantissimo e un ottimo mezzo per la socializzazione dei sessi, generalmente costretti a comportamenti e frequentazioni molto diversi. Era anche un'ottima scusa per provare un po' di contatto fisico (ricordiamo lo scandaloso valzer che creò indignazione per il modo in cui il cavaliere stringe la propria dama).

Poichè Almack's era politicamente corretto, per diversi decenni dalla sua apertura le uniche danze consentite furono i reel e i minuetti; solo successivamente vennero introdotte le quadriglie e, ancora più tardi, la mela del peccato, il valzer.

La casa da gioco era, come si è detto, cosa comune, un ottimo mezzo dove divertirsi in compagnia, quindi.

Per finire era un posto famoso e l'accesso era consentito solamente ad una ristretta cerchia di ammessi che creava invidia tra gli altri partecipanti alla Stagione.
Sicuramente un ottimo terreno di caccia per le giovani damigelle in cerca di marito che potevano puntare da Almack's a prede di un certo calibro.

L'accesso iniziale al club era molto semplice: gli ospiti maschi proponevano una rosa di nomi di damigelle da invitare e altrettanto facevano le signore già membre, in questo modo si garantiva un discreto rimescolo di personaggi e visi, ma soprattutto di chiacchiere.



Questa procedura subì un colpo d'arresto quando Almack's cominciò ad essere rigidamente regolato dalle cosiddette Patrone o Patronesse, le signore di Almack's, insomma. Le dame col pedigree più scintillante che organizzavano gli eventi, discutevano dei temi delle loro feste, sceglievano i menu e, anche, gli invitati.

Ma come si poteva entrare da Almack's?
  • La strada più semplice era quella di essere soci, quindi amici delle Patronesse, con reputazione irreprensibile e ottime frequentazioni, oltre che una altisonante genealogia. Ben pochi potevano vantare questo privilegio, nel vasto numero di nobili e nobilastri che si affollava nella capitale in primavera.
  • Secondo caso era essere invitati da un socio. Come si è detto, inizialmente i maschi sceglievano le dame e viceversa. Con l'avvento delle Patronesse, sebbene non funzionasse proprio così, i cavalieri potevano portarsi una dama per la serata, a patto che questa avesse buona reputazione e fosse accettata dalle Patrone stesse.
  • Invitati speciali dalle Patronesse. Un grandissimo onore.
    Le ragazze (pechè prevalentemente si trattava di loro) venivano scelte durante gli altri balli della capitali e chi meritava davvero riceveva il tanto sospirato invito. Questo ad opera delle Patronesse che avevano occhi e orecchie dovunque e conoscevano tutto di tutti. Questo rappresentava l'invidia di ogni altra ragazza da marito della capitale.

Se la presenza era gradita alle Patronesse o si era soci fondatori, si poteva tornare al club a piacimento senza ulteriori inviti, salvo richiesta esplicita delle Matrone di lasciare la sala o il club, magari a causa di uno scandalo.
Nel caso invece si fosse invitati da un membro, il ritorno non era così scontato.



Ma chi erano queste Patronesse che governavano la vita delle giovani dame e avevano tanto potere fino a rendere Almack's un'istituzione?
Esse arrivarono ai vertici del potere di Almack's come socie fondatrici, erano mogli o sorelle di uomini illustri che avevano tentato di costituire una valida concorrenza ai balli mascherati di Mrs. Cornelys, all'epoca molto in voga.

Queste signore avevano reputazioni impeccabili e maniere ineccepibili e si occupavano di organizzare ritrovi mondani per signore e signorine che fossero accettabili per l'epoca, quindi all'altezza della reputazione delle loro organizzatrici.
I più famosi incontri di Almack's erano per i balli del mercoledì, sognatissimi da chiunque e che si protraevano fino al mattino.
Ma perchè i balli erano tanto importanti? Proprio per quanto detto sopra, ma specialmente perchè rappresentavano il modo migliore per fare colpo su un valido partito.
Le socie fondatrici di Almack's erano:
Mrs Fitzroy
Lady Pembroke
Mrs Meynell
Lady Molyneux
Miss Pelham
Miss Lloyd
Generalmente si avevano sei o sette Patronesse per volta che si occupavano dell'organizzazione dei ricevimenti e di supervisionare il loro operato, valutando i personaggi che partecipavano ai vari incontri, le loro accompagnatrici ecc.

Come riferisce la tradizione vittoriana più classica, erano a conoscenza di ogni dettaglio della vita dei loro ospiti, ogni minimo scandalo e ogni piccola macchia sulla propria reputazione. Ma alcune volte passavano oltre.

Almack's conterà molte donne illustri tra le proprio Patronesse, ma forse alcune sono diventate famose proprio grazie alla reputazione che questo locale ha dato al loro nome.

Le Patronesse del 1814, durante la Reggenza e il periodo di massimo splendore del club, furono:
  • Amelia Stewart, Viscontessa di Castlereagh
  • Sarah Villiers, Contessa di Jersey (da non confondere con la suocera, Frances Villiers, Contessa di Jersey, una delle più famose amanti di Giorgio IV quando era ancora Principe di Galles)
  • Emily Lamb, Lady Cowper, sorella del Primo Ministro Lord Melbourne e, successivamente, moglie del Primo Ministro Lord Palmerston
  • Maria Molyneux, Contessa di Sefton, moglie di William Molyneuz, secondo Marchese di Sefton
  • Mrs Drummond Burrell, il cui marito, famoso dandy, fu Barone Gwydyr dal 1816
  • Dorothea Lieven, Contessa di Lieven, moglie dell'ambasciatore russo; Principessa di Lievene dopo il 1826
  • La Contessa Esterházy, moglie dell'ambasciatore austriaco, il principe Paul Anton Esterházy; diventerà Principessa Esterházy dopo il 1833
Le Patronesse di Almack's erano i veri arbitri della Stagione.
I loro balli del mercoledì sera (erano l'unica attrazione del club in quel giorno) erano un tempio di esclusività dove solo le persone "approvate" potevano partecipare.
Non ricevere l'invito da Almack's significava essere carenti per quanto riguardava gli altissimi standard.
Quando ad una ragazza veniva rifiutato l'accesso da Almack's, questo era un autentico disastro sociale.
Almack's rappresentava infatti il giro di boa tra la società e la Società, quella che veniva comunemente chiamata ton.

La decisione dei partecipanti al ballo era fatta dalle Patronesse durante il consuetro ritrovo del lunedì.

Lo strapotere di queste donne durò fino al 1824, quando la rigidità delle regole e la complicazione del cerimonale richiesto cominciarono ad essere passati di moda e, quindi, anche Almack's dovette abbassarsi ad accettare tra i suoi ospiti personaggi meno nobili e dalla reputazione meno candida.
Ecco quindi che i nuovi ricchi, la cosiddetta gentry, fa il suo ingresso in società.

Come era strutturato Almack's?
Almack's era costruito su più livelli.
L'accesso, al livello della strada, comprendeva il salone di ricevimento e il guardaroba.
A salire c'erano le sale da gioco con i tavoli per il gioco delle carte, ad esempio il famosissimo faraone e, più in alto ancora, le sale da ballo, più di una, naturalmente.
Nonostante l'accesso limitato, Almack's era molto frequentato e non di rado vi si trovava un certo sovraffollmento.



Che ne è stato di Almack's?
L'intera struttura bruciò in un incendio nel 1871.
Invano si tento di ricostruire quanto distrutto, ma uno dei simboli dell'epoca Vittoriana era crollato e non si poteva ricrearlo uguale.
Adesso la struttura ospita uffici di alto livello ai piani una volta frequentati dalla créme inglese.

Bene bene, con questa nuova rubrica vi saluto.
A presto, ciao!



Mauser

26 ottobre 2009

Acconciature Vittoriane

Il post di oggi, per la rubrica Storia del Costume riguarda le acconciature vittoriane femminili.
Devo dire che io sono davvero innamorata di quello stile, molto più che delle semplici capigliature "alla greca" che utilizzavano durante il periodo Regency dove tutto era stato copiato pari pari dall stile classico, quindi abiti a vita alta, acconciature alte e con pochi fronzoli, decorazioni minimaliste e colonne doriche dovunque.

Nello stile vittoriano, invece, tutto questo viene dimenticato.
I soldi che circolano grazie al commercio e all'industria fanno sì che le signore abbiano voglia di spendere e, costrette dalla rigida etichetta che le perseguitava, sfogavano la loro frustrazione in abiti colorati, piege e volant civettuoli e acconciature eleganti e raffinate.
Lo stile greco fa presto a scomparire, sostituito da cascate di riccioli e boccoli più o meno artificiosi; vengono introdotte le prime tinture per capelli "commeciali", benchè la moda di decolorarsi o tingersi i capelli fosse nota fin dall'antico Egitto, dove le donne utilizzavano l'hennè per pitturarsi di scuro le chiome e le parrucche, oppure nella Venezia rinascimentale, dove le esperte cortigiane, affascinate dal biondo, avevano messo a punto una sofisticata mistura di erbe e minerali (tra cui anche lo zafferano) che schiariva i capelli donando loro la caratteristica sfumatura naturale.

Dopo lo sfarzo dell'epoca Georgiana, quando le pettinature stile Maria Antonietta (capelli chiarissimi di cipria e cotonati come nuvole) avevano assunto il rango di una vera e propria arte, il colore chiaro comincia a passare di moda, l'artificiosità viene bandita dalla cultura Napoleonica, che vuole la donna pura e casta, i capelli più comuni erano castani e ognuno doveva accettare il proprio colore naturale.
In epoca della Reggenza cambiare il colore dei capelli era considerato volgare e solo le prostitute d'alto bordo persistevano nella pratica di farsi bionde o rosse.
In epoca Vittoriana rimane il colore castano dominante sugli altri, benchè il biondo sia quello più affine all'idea di donna angelica che viene idolatrata.
Lo stile, benchè elaboratissimo, presenta un risultato quasi "naturale" e le preziose decorazioni dell'epoca Georgiana fatte di monili e preziosi sono sostituite inizialmente dai fiori e poi, via via, da piume e altri fermagli.

La moda predilige i riccioli, o meglio, i boccoli.
Fino ad allora questo tipo di acconciatura era stata portata solamente dai bambini, adesso invece viene utilizza anche dalle donne e perfino dagli uomini! (famosissimo lo stile Tito).

Prima di parlare delle acconciature in sè, tuttavia, è necessario fare una piccola distinzione tra donne sposate e donne nubili.
Le donne nubili erano generalmente costrette a portare tagli e acconciature molto meno raccolte, i capelli, a seconda di come venivano arrangiati, dovevano comunque ricadere sulle spalle in un effetto finto naturale.
Il capello sciolto, infatti, era sempre stato, fin dall'antichità, simbolo di purezza e verginità.
Solo le donne sposate, quindi, avevano il permesso, nella ridigissima etichetta vittoriana, di portare pettinature che non prevedessero ciocche sparse e libere.
Una eccezione erano le zitelle.
Una ragazza diventava zitella piuttosto presto, ventisette anni era l'età del turn-over, ma di solito, se la fanciulla non aveva riscosso grande successo a due Stagioni, questa cominciava ad essere etichettata come tale.
Le zitelle che avevano superato il ventisette anni avevano il permesso di portare i capelli raccolti.

Un altro caso erano le domestiche: la gente del popolo portava i capelli decisamente più corti dei borghesi e della nobiltà per questioni pratiche (pulizia, pidocchi ecc), inoltre i capelli lunghi o le acconciature con molti riccioli creavano intralcio tra le mani quando si lavorava, le ragazze a servizio, quindi, portavano i capelli raccolti già dalla metà del Diciannivesimo secolo.

Ma torniamo alle acconciature.
Tipiche delle donne sposate erano le acconciature "intrecciate" dove i capelli venivano via via girati e rigirati per formare delle onde e poi erano fissati sulla nuca.
Lo stile si evolverà molto nel corso dell'epoca, inizialmente i capelli vittoriani delle donne sposate saranno portati piuttosto bassi, magari raccolti con una retina all'altezza delle spalle, successivamente, verso il termine, le donne porteranno chignon molto alti sul capo al quale venivano fissati i caratteristici cappellini.
L'acconciatura era fissata con una miriade di forcine e pinzette o pettinini che servivano anche come decorazione.
Sissi, Imperatrice d'Austria, sarà la prima a lanciare la moda dei fiori tra i capelli, ma questa attecchirà soprattutto tra le ragazze, che tra le matrone.
La moda dello chignon girato e rigirato e poi fissato sul capo prende il nome di Gay Nineties.

Le donne non sposate, invece, avevano i capelli fermati sulla smmità del capo da pettini e fermagli multicolori, perline e fiorellini, dalla coda principale, poi, si allargano tanti boccoli di varie dimensioni per dare un effetto naturale.
Questa particolare acconciatura, molto in voga negli anni '40 dell'Ottocento, veniva chiamata Barely Curls oppure Sugar Curls per rendere l'idea della dolcezza che donava al viso e, allo stesso tempo, della civetteria.

I boccoli erano il grande dilemma delle ragazze. C'erano quelle che li avevano di natura, e lì bisognava solo ringraziare la propria buona sorte, c'erano quelle che li creavano attraverso trecce strettissime e c'erano infine quelle che ricorrevano ai soliti trucchi del mestiere e i vari stratagemmi.
Ecco che fanno la comparsa, quindi, i cosiddetti diavolini, ovvero strisce di cotone lunghe dai cinque centimetri in su, su cui venivano arrotolate le ciocche e poi annodate; con questa "permanente" le ragazze andavano a dormire, svegliandosi la mattina dopo con tanti ricciolini molto naturali.
La dormita non era molto comoda, ma dava un effetto garantito.

Il giornale femminile americano Harper's Bazaar, che avevano una tiratura speciale per l'Inghilterra, propinava mensilmente consigli su come arricciare i capelli e come rendere l'acconciatura fantastica.

Nel 1872, poi, verrà inventato il "ferro arricciacapelli", un cilindro riscaldato sul quale venivano attorcigliate le ciocche e fermate per qualche istante. Il calore del ferro aveva la proprietà di spezzare i legami delle fibre e crearne di nuovi, facendo quindi in modo che, per una giornata almeno, la ragazza potesse sfoggiare un'acconciatura da favola.
E' anche da aggiungere però che, con l'avvicinarsi del nuovo secolo, il numero di boccoli richiesti alle ragazze si ridusse sempre più: inizialmente erano una vera e propria cascata che, piano piano, si ridusse solamente a due ricci che scendevano lungo le spalle.
Verso gli anni '80 verranno aboliti i riccioli anche per le ragazze, a cui sarà permesso di fissare i capelli in chignon anche sul capo.

Il modo di intrecciare i capelli, sia per le donne sposate che per le ragazze nubili, era molto vario; tutte le signore e le signorine portavano infatti i capelli molto lunghi.
Sissi aveva i suoi meravigliosi capelli, passati alla storia, che le arrivavano fino alle caviglie, ma questo non deve assolutamente stupire.
La lunghezza media, comunque, era intorno al bacino, centrimetro più, centimetro meno.
E' quindi facile immaginare che, con una tale quantità di materiale, la creatività poteva sbizzarrirsi in intrecci, onde, pieghe, attorcigliamenti vari ecc.

Ai link che seguono potrete trovare i vari step per preparare un'acconciatura tardo vittoriana (quasi edoardiana)
Chignon 1880 circa
Altre acconciature tardo-vittoriane & edoardiane

Qui invece troverete una serie di illustrazioni d'epoca tratte dai vari numeri di Harper's Bazaar, rivista femminile molto in voga (scorrete le illustrazioni con la freccia)
Harper's Bazaar Hairstyle Illustrations Collection

Per finire, una raccolta di capelli in stile Vittoriano



Noi ci salutiamo qui, per oggi
Spero ci rivedremo presto, baci!


Mauser


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