30 luglio 2010

Cipria e Merletti

Volevo segnalare questo blog, Cipria e Merletti, tenuto da due mie lettrici, Irene e Alessia, che adoro moltissimo e spero che cresca con la sua atmosfera spensierata, con i suoi approfondimenti e la fragranza di romanticismo che vi si respira.

Se loro non me l'avessero segnalato per prime, probabilmente avrei vissuto tutta la vita senza conoscerlo perchè ormai i blog italiani mi disperano così tanto che passo direttamente a quelli d'oltralpe, invece questa è proprio una chicca che consiglio a tutti di visitare e di leggere, di seguire.

Leggere i loro post, le recensioni, le rubriche è rilassante perfino per una pazza supersclerotica e criticona come me che torna serena e in pace con il mondo.

Il link di questa lepisma è
http://cipriaemerletti.blogspot.com/

E mi sento estremamente fiera e lusingata di essere stata la prima follower di questa creatura ancora piccola, ma che sta mettendo le ali per spiccare un bel balzo e per volare.

Raramente faccio pubblicità a qualcosa, sia esso libro (dove di solito sono acida come un limone), sito (che non ho mai tempo di leggere fino in fondo), blog (di cui dopo un po' riesco addirittura ad ammucchiare feeds), forum (la cui impresa di following richiede mente lucida e tanto tempo) o quant'altro, ma penso che Irene e Alessia si meritino questa mia digressione per la passione e la spontaneità che leggo in Cipria e Merletti e che spero coinvolga anche voi.

Lo faccio perchè stimo e apprezzo il loro salottino e perchè desidero (egoisticamente) che il loro progetto decolli in modo che loro continuino a scrivermi e a fornirmi utili spunti per i miei approfondimenti ed io possa continuare a rappacificarmi col resto del Creato dopo una giornata di stress in ufficio


Baci dalla vostra inviata su Internet,



Mauser

Royal Crescent in Bath

Sicuramente ne avrete sentito parlare: libri, film, cortometraggi, documentari... non riesco a credere che ci sia qualcuno che non l’ha mai sentito nominare, c’è stato un periodo in cui in televisione lo si nominava quotidianamente.

Eppure, a dispetto di questa sua popolarità, pochi sanno di che si tratta esattamente, cosa sia, dove sia.

Mi arrogo il diritto di scriverci sopra un post che, pur amando io moltissimo questo luogo, pur essendone estremamente affascinata, probabilmente non riuscirà mai a trasmettere la sua grandezza sia culturale che artistica e l’importanza sociale che ha avuto nei secoli passati.

Il Royal Crescent è un complesso residenziale composto da 30 abitazioni e situato a Bath, in Inghilterra.

Il nome caratteristico deriva dalla forma a mezzaluna (in inglese crescent) dell'intera costruzione.



È uno dei più splendidi esempi di architettura georgiana, riconoscibile nei frontali, negli ingressi e nella stessa forma delle costruzioni.

Per quasi 250 anni è stato la dimora di nomi illustri nella storia e nella politica, rappresentando il luogo di residenza estiva della créme inglese.

Attualmente sono stati apportati diversi rimaneggiamenti agli interni del complesso, mentre alcuni degli appartamenti sono stati convertiti in un lussuoso albergo a 5*; per chi fosse interessato a trascorrere una notte in questo splendido comprensorio, magari in luna di miele, diversi siti di prenotazione online offrono la possibilità di riservare con anticipo la suite, la camera o il sottoscala che vorrete occupare.

Oltre al servizio di mezza pensione o pensione completa, il Royal Crescent Hotel offre pacchetti speciali per gli sposi e gli eventuali pranzi di nozze e sale apposite per conferenze e meeting come la bellissima villa Serbelloni di Bellagio [a tal proposito ricordo un episodio di qualche anno fa, quando ero in vacanza a Como e sono andata a fare il giro turistico delle ville del lago, il Grand Hotel di Villa Serbelloni di Bellagio, tuttavia, quel giorno era riservato per un meeting del Governo, perchè sapete, in Italia i politici possono permettersi di prenotare per una settimana intera un grand hotel superlusso a Bellagio con i soldi dei cittadini al posto che vedersi per una proficua riunione in Parlamento...].

Ma tornando all’Hotel Royal Crescent di Bath, il prezzo di una camera (ricordo che all’estero i prezzi si fanno solo per camere matrimoniali, non esiste il matrimoniale-uso-singola) si aggira intorno alle 200£, tasse incluse.
Tutto considerato, è caro, ma non un’esagerazione.

Per ulteriori informazioni vi consiglio vivamente un giretto sul sito ufficiale dell’hotel
The Royal Crescent Hotel website
Che, oltre a suggestive immagini e spiegazioni dettagliate, offre anche utili spiegazioni su tutte le iniziative e le personalità che hanno frequentato l’albergo.

Insieme all’hotel superlusso, nel Royal Crescent ha sede anche un importante museo cittadino sponsorizzato dal Bath Preservation Trust, il comitato per la tutela della città, che ha al n°1 il suo simbolo più famoso e apprezzato.


Storia & Architettura
Il nome della costruzione era inizialmente solo The Crescent, ma venne successivamente aggiunto l’aggettivo “Royal” quando il Principe Federico, duca di York e Albany, risiedette per qualche tempo ai numeri 1 e 16.
Il progetto originario del Royal Crescent fu affidato al famoso e apprezzato architetto John Wood jr., che ne curò la parte artistica esteriore.
I lavori di costruzione durarono dal 1767 al 1774.

Nel progetto di Wood la facciata ricurva era formata dalle 30 facciate degli appartamenti; lo stile è in prevalenza georgiano-classicheggiante, con colonne ioniche del diametro di 76cm (30 inches) e alte fino a 14.3m (47 piedi).

La parte retrostante di ciascuna abitazione non fece parte del progetto di Wood e ciascun acquirente degli appartamenti del Royal Crescent potè erigerla a proprio piacimento, naturalmente mantenendo una certa continuità stilistica.
Quindi, se la facciata è completamente lineare, ordinata e simmetrica, il retro risulta grandemente più disordinato, con case di differenti altezze e con finestrature di stile diversi e bow-windows.

Questo particolare tipo di architettura “bifronte” viene chiamata “Queen Anne fronts and Mary-Anne backs” e il Royal Crescent non ne è l’unico esempio a Bath, dove lo si ritrova in diverse opere famose.


La struttura originale del Crescent fu parzialmente rovinata durante i massicci bombardamenti tedeschi avvenuti durante la Seconda Guerra Mondiale, che danneggiarono in particolare gli appartamenti 2 e 17 con bombe incendiarie.
Le due abitazioni vennero ripristinate e ricostruite nel rispetto dello schema originale.


Davanti al Royal Crescent si trova uno splendido prato verdeggiante, contornato da un ha-ha; purtroppo questo termine non ha un corrispettivo italiano che lo spieghi con più facilità, ma a grandi linee si tratta di un piccolo fossato di qualche decina di centimetri che separa due o più zone di giardino. Per maggiore chiarezza ho lasciato sul nome il link alla pagina di Wikipedia che ne spiega la forma e l’uso, purtroppo esiste solo la versione inglese.

L’utilizzo di questo espediente in un giardino è tipico delle grandi magioni del centro dell’Inghilterra, contornate da immensi prati e giardini rigogliosi.

Solitamente un ha-ha è posto ai piedi di una collinetta artificale e serve per il drenaggio delle acque piovane, che altrimenti rimarrebbero ad impantanare il terreno, che in Inghilterra, come si sa, è particolarmente umido; la sua struttura è fatta apposta per non interrompere la distesa visiva di verde dei prati e fornire una splendida visione d’insieme.


Personaggi illustri
Il primo residente del Royal Crescent fu Thomas Brock, cognato di John Wood jr, che si stabilì al n°1 del complesso.

Dopo la sua morte, nel 1785 l’appartamento passò di proprietà a Maria Luisa, Principessa di Lamballe, un'italiana della famiglia reale Savoia-Carignano che in precedenza aveva abitato a Versailles negli ultimi tempi della monarchia francese; la principessa venne poi massacrata durante il truculento Periodo del Terrore, durante il quale alcuni antimonarchici si accanirono particolarmente contro di lei per la sua vicinanza con la Regina Maria Antonietta (qualcuno sostiene addirittura che la Regina e la Principessa avessero una relazione saffica O.o, ma sua Maria Antonietta si è sentito davvero di tutto e io continuo a preferire la versione che coinvolge l'affascinante Conte Hans Axel di Fersen).

Dopo la Principessa di Lamballe, nel 1796 la casa passò di proprietà al Principe ereditario Federico, duca di York e d’Albany.

Il n°1 del Royal Crescent fu senz’altro la residenza che accolse il maggior numero di personalità, ma anche negli altri appartamenti si possono ritrovare diversi nomi altisonanti.
Per esempio al n° 4 si stabilì per qualche periodo lo scrittore, per l’epoca molto affermato, Christopher Anstey, la placca con il suo nome, tuttavia, è stata apposta per errore al n° 5.

Jean-Baptiste, Visconte du Barre risiedette per diverso tempo al n° 8, dove organizzò una vera e propria sala da gioco e di scommesse molto frequentata.
Il visconte fu poi ucciso in duello a Claverston Down, liberando l'appartamento.

Il n° 9 fu abitato per qualche tempo da Philip Thicknesse, eccentrico autore satirico della fine del Settecento.

Il n° 11 era abitazione della famiglia di Thomas Linley, musicista e direttore di cori e orchestre; la sua secondogenita, Anne Elizabeth Linley, cantante di talento, fu compagna e amante del poeta Richard Brinsley Sheridan.
A questo punto mi permetto una piccola divagazione: non vi dice niente il nome di quest’uomo? No? Non era forse Sheridan il cognome da nubile di una certa misconosciuta Caroline Norton?
Yes, Richard Sheridan non era altri che il padre di Caroline, quello stesso padre che lasciò lei, le sorelle e la madre praticamente sul lastrico condannandole a cercare l’aiuto di alcuni amici di famiglia per sopravvivere.
Come vedete il mondo è piuttosto piccolo...

Tornando a noi, l’abitazione centrale del Royal Crescent fu utilizzata per molto tempo come sede dei ricevimenti e degli eventi della Blue Stockings Society, un movimento inglese per l’istruzione femminile sponsorizzato da alcune donne passate poi alla storia tra cui Elizabeth Montagu ed Elizabeth Carter.


Dopo il periodo di grande splendore del Settecento e dell’epoca Regency, Bath perse gradualmente la sua rilevanza, finchè, circa negli anni venti del diciannovesimo secolo, tornò a fare storia e le terme romane di Bath riemersero a nuova vita.

Ricordo, per chi non lo sapesse, che il nome Bath deriva proprio dalle famose terme della città, scoperte già al tempo della conquista romana dei primi secoli dopo Cristo; Bath, che in inglese significa “bagno”, più precisamente l’atto di immergersi, prende il nome proprio dalla possibilità di bagni termali, la cosa non deve sorprendere visto che anche in Italia abbiamo località dai nomi pittoreschi come Acqui Terme o Montecatini.

Nel 1822 il Royal Crescent era abitato da Francis Burdett, politico e riformista, padre di Angela Burdett-Coutts, considerata la donna più ricca d’Inghilterra grazie all’eredità ricevuta di tre milioni di sterline; Angela fu una famosa filantropa del suo tempo, dedicataria del libro di Dickens Martin Chuzzlewit; inoltre, nel romanzo Flashman viene considerata una delle amanti di James Brooke, quest’ultimo Rajah di Sarawak soprannominato il "Rajah Bianco", è famoso in Italia come l’acerrimo rivale di Sandokan grazie ai libri di Emilio Salgari.

L’ammiraglio William Hargood della Marina di Sua Maestà Britannica abitò per dirverso tempo al n° 9 del Crescent e dopo di lui la stessa abitazione su acquisita da Edward Bulwer-Lytton, politico, poeta, drammaturgo e novellista.

L’esploratore del Sud America e dell’Australia Thomas Falconer ufficializzò la propria residenza al n° 18 fino al 1882, dopodichè l’appartamento passò a Isaac Pitman, inventore di uno dei metodi di stenografia e scrittura veloce più utilizzati prima dell’avvento dei computer, conosciuto proprio come metodo Pitman.


In tv e al cinema
Il Royal Crescent è stato location di numerosi film e period drama, principalmente per la sua caratteristica facciata, visto che gli interni sono a tutt’oggi abitati da civili.

In particolare La cassa sbagliata, lungometraggio britannico ispirato all’omonimo racconto di Robert Louis Stevenson, ha moltissime location nel Royal Crescent e nei suoi esterni.

Oltre a questo, alcune scene del film americano Prova a prendermi con Tom Hanks e Leonardo Di Caprio sono girate al Crescent.

Ne La duchessa con Keira Knightley abbiamo il Crescent come location di alcuni ciack.

Per quanto riguarda i period dramas, nell’ultimo adattamento di Persuasione la famiglia Elliot risiede nella costruzione per il tempo di soggiorno a Bath e alcune scene d’esterno sono girate davanti alla famosa facciata.

Nei telefilm contemporanei, invece, i protagonisti della serie BBC1 Bonekickers risiedono al Crescent.


Spero davvero che questo post sia stato interessante, ci tenevo molto a scrivere qualcosa sul Royal Crescent perchè era stato uno dei primi argomenti a cui avevo accennato quando ho aperto il blog e scritto i primi post di introduzione, in particolare quello in cui parlavo per la prima volta dell’Epoca Georgiana.


Mi era sempre un po’ dispiaciuto aver fatto degli accenni al riguardo senza aver mai approfondito realmente l’argomento, dopotutto la rubrica sui Luoghi Famosi è un bel po’ sfruttata, perchè quindi dimenticarci sempre del Royal Crescent?

Indubbiamente è un argomento complesso e lungo da approfondire, con l’aggravante che sia online che nel cartaceo ci siano davvero poche informazioni e le uniche cose che si riescono a trovare, Wikipedia a parte, sono tratte dal sito dell’hotel del Royal Crescent.

Beh, sto sviolinando come al solito, quindi penso che tornerò alle mei impellenti scadenze.
Spero che continuiate a seguire il blog,
a presto



Mauser






28 luglio 2010

Mr Darcy Vampyre: recensione

Ciao a tutti, come va?
No, non sono affondata assieme al Titanic, sono ancora [abbastanza] viva e sto soffrendo terribilmente per i caldo terrificante che si sta abbattendo sulla mia città. Giugliacci e colleghi non mi aiutano, ma per la mia salute mentale il meteo di Google (rigorosamente truccato) ha dato pioggia da domani e questo mi rincuora un minimo, naturalmente sperando che tutta l'acqua che scenderà dal cielo non si trasformi istantaneamente in umidità rendendo impossibile la vita.

Sto divagando e non dovrei perchè per la giornata d'oggi ho solo il compito di introduttrice, visto che la recensione che leggerete non è mia, niente farina del mio sacco, ma di una carissima lettrice che si è sottoposta al supplizio e ha scritto per me le sue impressioni su questo volume di cui noi avevamo parlato diverso tempo fa qui.

Quindi bando alle ciance, da questo momento quello che leggerete è il frutto delle letture di Laura e della sua difficoltosa conclusione del romanzo in oggetto.
Visto che sono una ficcanaso per natura, certi commenti caustici sul romanzo non potevo proprio trattenerli, li troverete quindi in corsivo lungo la narrazione.
Sono certa che apprezzerete la recensione come me ^__^ ci vediamo in fondo!

Dalla scrivania di Laura: Mr Darcy, Vampyre

Proviamo ad immaginare l'impossibile.

Che anche Jane Austen avesse fatto parte della chiacchieratissima compagnia di Lord Byron, ed in quel freddo e piovoso giugno del 1816, seduta accanto alla futura Mary Shelley, avesse raccontato anche lei il suo personale racconto dell'orrore. Mr Darcy sarebbe potuto esserne l'oscuro protagonista?

Credo proprio che Amanda Grange risponderebbe affermativamente. Il titolo infatti, vampyre, è lo stesso della breve storia del Signor Polidori, ideata durante quel soggiorno.


Nota storica: ci riferiamo alla vacanza che Byron, Polidori, Percy Shelley, Mary Shelley (all'epoca non ancora signora Shelley) ecc fecero nella villa del primo e, per ammazzare il tempo duraqnte le giornate uggiose, inventarono dei raccontini del terrore: in quella occasione nacquero Frankestein e Dracula, il cui personaggio originale era il vampiro di Polidori prima ancora che di Bram Stroker.


Tutto sta a questo punto nel saper mantenere le aspettative di una tale fantasia. Temo che in questo caso, per fare centro, non sia bastato scagliare la maledizione più in voga del momento [quella dei mash up] ad uno dei più affascinanti gentiluomini della letteratura inglese [sigh, me li stanno uccidendo tutti... =( ].

Il romanzo della Grange attira l'attenzione con il ritratto di copertina del pallido giovane zannuto con la camicia macchiata di sangue [vado controcorrente, ma continuo a preferire la versione straniera con la copertina bianca, il medaglione con nastro nero e il cammeo macchiato di sangue] ma già dai primi capitoli ci si rende conto che non basta utilizzare i nomi di personaggi già noti per farne un buon racconto. [sante parole!]

Probabilmente avrebbe ottime recensioni in un sito di fanfiction ma una volta pubblicato su carta stampata non sono più perdonabili assurdità storiche e leggerezze nel delineare la trama [chiamatemi rompiscatole, ma io le tollero poco anche nelle ff] Ed il mio giudizio sarebbe stato sicuramente meno duro se non avesse manipolato proprio il mio romanzo preferito, ma sono sicura che sapesse già con che esigenti lettori avrebbe avuto a che fare.

Mr Darcy, Vampyre inizia proprio da dove Jane ci aveva lasciato: le agognate nozze.

Darcy ha sopportato per amore della promessa sposa il poco piacevole vicinato di Meryton ed Elizabeth anela ogni giorno di più il momento di trasferirsi a Pemberley [chi non vorrebbe trasferirsi a Pemberly con le descrizioni che ne fa la Austen e e bellissime imamgini che ci regalano i molteplici sceneggiati tv?].

Lizzie ha avuto la sua bella cerimonia in comune all'amata sorella maggiore [felice lei di dividere la gloria della festa di nozze assieme alla b(u)onissima Jane e all'insipido Bingley...] e sta finalmente per visitare il Distretto dei Laghi, tutto sta andando come previsto... almeno fino a quando non scorge lo sguardo tormentato nel volto nel marito. E' durato solo un momento ma è bastato a sbriciolare ogni sua certezza.

Basta così. Ho tentato di rileggere il romanzo per ricordarmi come si sviluppa e quali sono i personaggi più interessanti ma è stata una faticaccia.

Più voltavo pagina e più ricordavo perché ci ho messo tanto a finirlo la prima volta. Non mi dilungherò quindi nel riassunto, vi basti sapere che Darcy decide di cambiare destinazione della luna di miele in un precipitoso Gran Tour nel continente [io continuo a preferire il tour dei laghi]. Ed ecco che la povera Elizabeth si trova sballottata in carrozza per ore, amareggiata dal fatto che il novello marito non abbia neppure una volta diviso con lei il talamo nuziale [a questo punto permettetemi una cattiveria: visto che l'attendibilità storica è andata a farsi un giretto già da un po', perchè non fare anche una Lizzie anticonformista che seduce il povero Darcy? Dopotutto a questo punto poteva quasi essere più tollerabile! Per essere invece storicamente attendibili bisogna precisare che le ragazze erano piuttosto terrorizzate dall'atto sessuale, figuriamoci una come Lizzie con una madre come la signora Bennet! Naaa, a quel tempo le ragazze non erano precisamente entusiaste di unirsi al loro consorte].


Incontra vecchie amicizie del marito di una levatura sociale superiore alla propria con le quali ha solo in comune la conoscenza di un uomo che sente sempre più lontano.

Oh, andiamo! E questo sarebbe un racconto sui vampiri? Dove sono gli efferati delitti ed il terrore? Ma soprattutto che ne è stato di Lizzie? Di sicuro la protagonista della Grange non è la stessa donna che in tutte altre pagine aveva avuto la forza di rivolgersi a Lady de Bourgh come nessun altro prima. Quella Lizzie sarebbe stata decisa nell'esprimere rabbia per l'offesa subita, se ne sarebbe uscita con una delle sue battute impertinenti per ricordare al marito dei doveri matrimoniali ma sopratutto avrebbe notato molto prima le strane bizzarrie di quella nuova compagnia, così legata ai tempi che furono e tanto refrattaria alla luce del tramonto.

E' chiaro in ogni caso che questi vampiri sono davvero diversi dall'immaginario collettivo, sono integrati alla buona società, restii all'omicidio anche per sopravvivere ed orribilmente scandalizzati dal matrimonio di un consanguineo con un umana. Farà la sua dovuta apparizione la cara zia Catherine sempre più indignata e persino il tranquillo cugino Fitzwilliam avrà da rimbrottare il povero proprietario di Pemberley [in realtà il libro originale doveva intitolarsi: Insultiamo Mr Darcy].

Mi sarei facilmente immaginata invece un viscido Mr Collins tentare di avventarglisi contro per succhiarne il sangue, perlomeno qualcuno gli avrebbe rigirato un doveroso pugno in faccia.

Invece il viaggio continua con Eliza solo più depressa per la propria virtù intatta ma per nulla impressionata da un assurdo nuovo parente rintanato in castello in rovina, che odia gli specchi e indossa ancora parrucche incipriate. Eppure è questo il momento del terrore: da asce ornamentali poste sopra le porte che evitano di mietere vittime di davvero poco, presagi di morte, oscure letture del palmo della mano e una bella folla inferocita che spinge i portoni costringendo alla fuga per un passaggio segreto ed infine all'imboscata. Finalmente è giunto il momento di mostrare la vera identità del vampiro! Ecco ci siamo!

No... è inutile. Tanto è normale che qualcuno scompaia all'improvviso ricomparendo con la bocca insanguinata. Eggià, cose di tutti i giorni... [sai, a quel tempo non avevamo mica Twilight e Darcula sottomano, dovevano accontentarsi dei romanzi gotici... i vampiri non facevano parte dell'esistenza quotidiana come Edward Cullen & co tanto da essere mimetizzati, ma riconoscibilissimi].


Il romanzo continua in questo modo: nuova città, nuovi conoscenti, strane ossessioni per il passato, presagi, scuse e fughe. Ma non temete, tutta questa oscura avventura si concluderà con il dovuto happy ending, il non ben inquadrato cattivo di turno avrà quello che si merita e grazie ad un'antica ed dimenticata cerimonia cancellerà la terribile maledizione.

Non sia mai che Pemberley ospiti ancora a lungo un vampiro e che la nuova padrona rimanga vergine un giorno di più.

Ecco cosa penso del romanzo della Grange: che adesso è andato a far compagnia ad “Orgoglio Pregiudizio e Zombie” e “Shopping con Jane Austen” relegati senza ripensamenti nella seconda fila del ripiano dedicato a Jane.


Da Lalla è tutto

passo e chiudo



Bene, chiudo anche io,

saluti e a presto!


[Adesso finalmente posso dirlo ^___^, non sono più l'unica artefice di questo blog]

Da...





Lalla










Mauser

19 luglio 2010

Trifle, english traditional pudding

Ah, quanto tempo che non aggiorno più la rubrica di cucina... sarà che tra i fornelli non sono tanto a mio agio, sarà che con questo caldo l'idea di accendere un fuoco mi traumatizza, sarà quel che sarà... però a volte ritornano.

Eccomi a parlare di una ricetta tradizionalissima del periodo georgiano e vittoriano inglese, parlo del trifle, un tipico pudding, cioè un dessert abbastanza fresco e, a giudicare dalla ricetta, anche commestibile.
La ricetta, un vero must di metà Settecento, venne espostata in America con grande successo e ancora oggi il trifle è uno dei dessert preferiti degli stati del Sud.
Il risultato finale è costituito da diversi strati di pan di spagna ammorbiditi di sherry e guarniti di marmellata o gelatina di frutta o frutta fresca, il tutto ricoperto di panna.
Come quasi tutte le ricette settecentesche, le sue calorie equivalgono a quelle di un pranzo di nozze, quindi occhio alle quantità!


Ricetta per 8 Winter Trifles, i trifles vengono benissimo nei bicchieri da cocktail, questi vanno riempiti per 2/3 o 3/4 dell'altezza, a seconda della capienza.

Cosa occorre per 1 trifle:
1 porzione di crema pasticcera
1/2 fetta di pound-cake
1/3 di trifle di succo d'arancia
1 tazza di marmellata di fragole congelata
1 tazza di panna montata fatta con 1 cucchiaio di zucchero e 1/2 cucchiaino di vaniglia.

La crema pasticcera
1/4 di tazza di zucchero
1/4 di tazza di farina per tutti gli usi (il tipo 00 andrà benissimo)
1 pizzico di sale (1/8 di cucchiaino)
4 tuorli d'uovo
2 e 1/2 tazze di latte
2 cucchiaini di vaniglia o vanillina

In un pentolino a bagno maria mescolate insieme zucchero, sale e farina in modo che si mescolino in modo omogeneo. Dopodichè aggiungete il tuorlo e amalgamate accuratamente, successivamente incorporate poco a poco il latte, possibilmente non freddo di frigorifero.

Continuate a rimescolare e accendete sotto l'acqua in modo che il calore emanato dall'ebollizione serva da catalizzatore per i vari ingredienti e questi si amalgamino bene.
Rimestate con cura durante tutto il processo che dovrebbe durare circa 10 minuti, oppure finchè il composto non inizierà ad addensarsi.
A quel punto rimuovetelo dal fuoco e aggiungete la vaniglia. Continuate a girare per un paio di minuti così che la vaniglia venga ben assorbita e l'intero preparato abbia modo di raffreddarsi un minimo.
Sistemate il pentolino in una ciotola di acqua ghiacciata (una specie di bagno maria al freddo) e procedete col resto della ricetta, mescolate saltuariamente.

Il pan di spagna
Mentre la crema si sta raffreddando, tagliate una mezza fetta di pund cake (anche pan di spagna di quello del supermercato, se non avete voglia di prepararne) in 8 parti uguali, ciascuna non dovrebbe essere alta più di 1,5 cm.

A questo punto misurate le quantità di succo d'arancia o di marmellata ghiacciata di fragole.

Assemblare il tutto
Posizionate davanti a voi il bicchiere prescelto e riempitelo con (nell'ordine)
- 1 cucchiaino da caffè di succo d'arancia.
- Aggiungete 1 cucchiaio di marmellata.
- Poi incorporate 2 cucchiai di crema pasticcera.
- La fettina di pan di spagna
- 1 cucchiaino di succo d'arancia
- 1 cucchiaio di marmellata
- 3 cucchiai di crema pasticcera

Se preferite non lasciare secca la fetta di pan di spagna potete bagnarla con del succo d'arancia prima di posizionarla, in modo che rimanga più morbida.

A questo punto congelate il tutto dalle 8 alle 24 ore.
Attenzione, non si tratta di una variante, ma è un must della ricetta che altrimenti, dicono gli esperti, viene piuttosto schifosa.
Io credo che mettendolo in frigo 24 ore possa essere sufficiente.

Trascorso il tempo necessario, il trifle è pronto per essere servito.
Prima di portarlo in tavola ricordatevi di guarnirlo con una dose abbondante di panna montata e aggiungervi una fragola per completare l'opera.

VARIANTI: nel caso adoperiate bicchieri da whiskey, non a calice come ho detto all'inizio ma old style particolarmente alti, viene molto bene guarnire la panna con abbondante frutta che ben si sposi con la marmellata scelta. In questo caso ho optato per una marmellata semplice alle fragole, ma naturalmente l'sipirazione è sempre ben accolta! Specialmente dagli assaggiatori...

Un'altra variante è rappresentata dall'adoperare dei savoiardi al posto del pan di spagna... per quelli che li amano potrebbe essere uno spunto interessante.

NOTA: in origine al posto del succo d'arancia, che è politicamente corretto, veniva usato lo sherry che, tuttavia, è molto alcolico e quindi non adatto a tutti.

ALTRA NOTA: in origine non si trattava di un piatto singolo preparato nei bicchieri, ma di una specie di torta gelato di grosse dimensioni, come in alcune foto che ho postato.
Ho scelto di mettere la ricetta singola perchè è più pratica, più "risparmiosa" in termini di ingredienti ed effettivo consumo ed occupa meno posto.
Oltre al fatto che il trifle originale alla fine sembra sempre un grosso pasticcio di vari ingredienti buttati in una ciotola, mentre l'effetto di questi piccoli trifle è sicuramente grazioso, ideale per una cena tra amici o un capodanno, magari.

Si ringrazia il blog The Delightful Repast per la ricetta in inglese, thank you!



Mauser





18 luglio 2010

A Summer shower: il dipinto

Ciao, come va oggi?
Spero tutto bene... sto scrivendo post con un po' d'anticipo, così da portarmi avanti col lavoro e non lasciar correre troppo tempo tra una pubblicazione e l'altra.

Quello di oggi sarà un post brevissimimissimo perchè voglio solo mostrarvi un dipinto.
Vi ricordate il post sul volano che avevo scritto qualche tempo fa?
Sicuramente, altrimenti col link allegato potrete rinfrescarvi la memoria e andare a riscoprire i segreti degli sport di qualche secolo fa.
Ma non divaghiamo, oggi volevo mostrarvi un quadro che ho trovato gironzolando per i siti di arte inglesi, eccolo di seguito:


Scheda tecnica:
Titolo dell'opera: A Summer shower
Traduzione: Una doccia estiva
Autore: Charles Edward Perugini, pseudonimo di Carlo Perugini
Anno: 1888
Tipo di pittura: olio su tela

Trovo che sia un quadro molto grazioso e giovanile, descrive con minuzia di particolari queste tre giovani di epoca Regency costrette a ripararsi sotto un albero a causa di un improvviso acquazzone estivo che le ha sorprese mentre giocavano a volano nel prato.
Sembra quasi di essere con loro, tanto dettagliata e curata è la pittura, sentire il profumo dell'erba, la terra bagnata e lo scroscio della pioggia sulle foglie dell'albero; e ancora i sospiri delle tre affannate dopo la corsa, una ancora con la racchetta da gioco in mano.
Apprezzo molto questa pittura.

Charles Edward Perugini fu un artista inglese di origini italiane che lavoro moltissimo in Gran Bretagna dipingendo ritratti e scene quotidiane, come questa.
Nato a Napoli, fu allievo di due importanti pittori di bottega: Giuseppe Bonolis e Giuseppe Mancinelli, rimanendo presso i loro studi dall'età di sei anni fino ai diciassette.
Successivamente si trasferì a Parigi, dove divenne collaboratore di Ary Scheffer e poi la sua carriera proseguì in Inghilterra sotto la protezione di Lord Leighton.

Benchè non sia molto famoso, pochi sanno che Perugini sposò la figlia minore di Charles Dickens, sì, proprio il famoso novellista.
Kate, che diventerà a sua volta famosa come artista, firmerà i suoi dipinti come Kate Perugini. I lineamenti di Kate, che fu dipinta dal marito in uno splendido ritratto, li si ritrovano anche nel quadro che vi ho mostrato sopra, più precisamente nella figura centrale delle tre "grazie", quella con i capelli rossicci raccolti alla greca.

Beh, spero che il dipinto sia piaciuto, a me senz'altro sì e questa ricerca mi è stata molto utile per incrementare un po' le mie scarse conoscenze artistiche e anche letterarie (neppure io sapevo che Perugini avesse sposato una delle figlie di Dickens @_@).

Adesso vado, a presto e buona serata!



Mauser

17 luglio 2010

Mr Darcy, Vampyre: il libro

Tanquilli, non si tratta dell'ennesimo approfondimento sui mash-up su cui mi sono dilungata già fin troppo, per quello che meritano, ma una mera comunicazione di servizio agli appassionati del genere storico.

Anche in Italia l'invasione delle porcherie classiche in salsa vampiresca sta infestando gli scaffali delle librerie, come se non ci fossero già abbastanza schifezze su carta stampata, come se certi pseudo-romanzi non fossero già una vergogna quando altri grandi autori giacciono nell'anonimato, non tradotti, non considerati e non sponsorizzati.

Il titolo di cotanto accanimento è:
Mr Darcy, Vampyre, scritto da Amanda Granger, ormai una habitué del genere "pasticciamo i classici".

Ma, opinioni personali a parte, il mercato editoriale nostrano gira ed ecco che molto presto potremo avere un incontro ravvicinato del terzo tipo con un mash-up pregevole, dico pregevole perchè è senz'altro il romanzo del genere minestrone-storico-classico-gotico che, in edizione
originale, aveva la copertina migliore (non vogliatemente, anche l'occhio esige la sua parte ;)
Non altrettanto posso dire di alcune scelte stilistiche, a cominciare da quella Y di troppo anche nel titolo inglese: l'autrice voleva forse sottolineare la virilità di Darcy? Nel caso quello fosse il suo intento, credo che un breve scorcio di Colin Firth nei panni dell'orgoglioso Fitzwilliam possa bastare allo scopo (per facilitarle il compito, ecco la foto incriminata del bel protagonista di O&P).

Per carità, poi prendete con le pinze i miei consigli letterari, io sono quella che per quasi due anni ha snobbato Twilight e poi ha finito per innamorarsene (puntualizzo: solo del primo).
Però un commento su Anobii, la libreria virtuale mondiale, mi ha definitivamente convinta a non aggiungere il romanzo alla mia chilometrica wish-list, dove infilo quasi di tutto; vi riporto il testo perchè lo ritengo significativo e piuttosto articolato nelle sue parti, mentre altri citano soltanto che si è trattato di una storia mortalmente noiosa:

Fin dalle sue prime apparizioni nella storia della letteratura il gotico ha avuto due punti di forza e allo stesso tempo di debolezza: usare ogni tipo di cliché e muoversi nell'inverosimile fino al limite del ridicolo. Poche davvero le eccezioni a queste regole.Sono tollerante nei confronti dei cliché, perchè c'è chi ha scritto capolavori usandoli in maniera originale, ma il ridicolo ha ferreo limite: non deve mai essere involontario. All'apparire dei pirati ho scosso la testa, Darcy che manda in bianco la sua dolce sposa ogni due pagine è stato seccante, ma una Elizabeth, che si suppone donna di castissima età previttoriana, che si confida in merito a problemi di coppia assai intimi con ogni sconociuto gli capiti a tiro, persino di sesso maschile, concretizza a pieno il superamente del limite di cui sopra. Ma naturalmente questo è nulla rispetto a "dracula" (si capisce chiaramente che è lui) che esige lo ius primae noctis da Elizabeth: qui non si parla più di limiti superati, qui siamo nel mistico, forse si è raggiunta una nuova vetta. In un certo senso questo libro potrebbe essere persino considerato affascinante, ma bisogna avere gusto per queste cose: in teoria, in chiave comica, Amanda Grange avrebbe potuto scrivere le stesse cose ottenendo un buon risultato, quindi può essere letto proficuamente da chi si diletti di studiare l'animo umano. Quale perversa spirale autolesionista può avere infatti spinto l'autrice a tentare la strada del romanzo "serio"? O in realtà era davvero un romanzo comico, ma solo mal riuscito? Ho solo una certezza: è di una noia mortale.
bluewill su Mr Darcy, Vampyre by Amanda Grange


Con questo vi abbandono, come avete visto sono stata breve e poco invadente, una rarità!

Ringrazio il blog Isn't it romantic? per la segnalazione sulla pubblicazione che mi ero (volutamente? inconsciamente?) persa.

Baci e a presto



Mauser

16 luglio 2010

The Storming of the Bastille

Con un po' di ritardo, come al solito perchè il mio tempismo è pessimo e non intende migliorare, anche io mi accingo a ricordare questa giornata (che poi sarebbe ieri); quanti nomi si danno a questa famosa giornata?

- Festa Nazionale Francese
- Presa della Bastiglia
- Storming Bastille
- Quatorze Juillet
- Inizio della Rivoluzione Francese

Si potrebbe andare avanti all'infinito e non credo di averne né voglia né intenzione perchè sono esaurita completa, cotta come un prosciutto Rovagnati.

Scrivendo queste poche righe mi sento un po' come se stessi facendo un piccolo tradimento perchè noi di solito parliamo d'Inghilterra e del mondo anglosassone, divagando raramente verso i lidi tedeschi e qualche volta francofoni.
Io, almeno storicamente, sono tanto filobritannica che più filobritannica non si può e mi manca solo una Union Jack da appendere alla porta di camera mia per essere una vera Made in UK, ma mio padre me l'ha proibito e quindi mi devo accontentare del magnete sul pc.
E proprio io tanto british mi ritrovo a ricordare questo 14 Luglio, questo 14 Luglio 1779.

Digressione storica:
Passiamo quindi alla Rivoluzione Francese: in questo periodo il bar ebbe veri momenti di fulgore. I nobili vi passavano quasi tutta la giornata. [...] I nobili francesi, come detto, davano triste spettacolo di sé passando tutto il tempo al bar e divertendosi a sputare i semi delle olivi in testa al Terzo Stato. Il popolo fremeva, e Parigi era ormai una polveriera. La scintilla fu data da un episodio avvenuto al bar "Le Canard muscleton"; il marchese di Poissac, noto libertino, buttò una palla di gelato nella scollatura di una cameriera, e il marito di questa lo inseguì tra i tavolini e lo uccise. Subito il popolo armato di forconi, scese in strada e si mise a fare scempio di aristocratici. Il re, dato che la CIA non era ancora stata costituita, fu costretto a fuggire. Ma mentre stava già con una gamba sul davanzale della finestra, gli giunse la notizia che i rivoluzionari si erano riuniti nella sala della pallacorda. Allora si precipitò trafelato, e infatti li trovò che giocavano, e stavano litigando perchè Robespierre aveva sbagliato una schiacciata. "Voglio giocare anch'io", disse il re, e tutti gli piombarono addosso e lo portarono alla ghigliottina.
Stefano Benni, Bar Sport-Introduzione


Questa credo sia una vivace ricostruzione della Rivoluzione Francese ad opera di Stefano Benni, un bravissiomo scrittore italiano, molto ironico e divertenti, ma che vi sconsiglio di incontrare di persona (non è proprio la simpatia fatta persona), meglio mantenere un sano rapporto lettore-libro.

Questo invece ci dice Giobbe Covatta, altrettanto ironico autore altrettanto italiano

Finalmente, nel Settecento si torna al passatempo preferito dall'uomo: fare a mazzate. In Europa tre guerre si succedono una dopo l'altra, infatti si chiamano Guerre di Successione, e anche la scienza si adegua al nuovo secolo: vengono inventati infatti la polvere da sparo, i cannoni e la pistola.
Ma alla fine, dopo tante mazzate, prevale la ragione: inizia il periodo dell'Illuminismo, e con esso le riforme verso una società più giusta e l'uguaglianza di tuti i cittadini. In nome di queste idee si arriva alla Rivoluzione Francese da una parte e a quella Americana dall'altra. Gli esiti di queste due rivoluzioni furono molto diversi: in Francia la Rivoluzione del 1789 finisce con la firma della Dichiarazione dei diritti dell'uomo e del cittadino, ma dopo solo dieci anni, la liberté, l'egalité e la fraternité si scamazzano contro la feluca di Napoleone.
Anche in America la Rivoluzione del 1776 dinisce con la fima di una dichiarazione, ma essa ha vita molto più lunga di quella francese. È la Dichiarazione di Indipendenza, un testo che problama "la libertà degli Stati Uniti d'America e il loro pieno diritto di muovere le guerre a proprio piacimento". Da quelgiorno gli Stati Uniti d'America non hanno mai rinunciato a tale sacrosanto diritto.

Giobbe Covatta, Corsi e ricorsi ma non arrivai - La storia moderna


Forse non sto rendendo tanto un bel servizio alla causa rivoluzionaria scrivendo di questo genere di cose, ma volevo alleggerire un po' la situazione perchè la Rivoluzione Francese è stato un periodo dolorosissimo per la storia, pieno di morti ingiuste, sangue versato e troppa violenza e quando se ne parla bisogna cercare di essere piuttosto estranei, o si rischiano furori di spirito poco adatti alla circostanza, in qualsiasi caso.

Il caso della Rivoluzione Francese non è stato come ne Il tulipano nero - La stella della Senna, che si è concluso con semplicità mentre i protagonisti si baciano, magari ci sono stati gli amori tragici ammantati di idealismo e giuste cause come in Lady Oscar, ma ci sono troppe persone dimenticate.

Mi piacerebbe approfondire la cosa, ma devo essere sincera, la violenza storica non fa proprio per me, troppo complessa e ancora di più analizzare le menti, le motivazioni che hanno spinto interi movimenti di popolo a gesti estremi. Non ne sarei capace e rimarrei schiacciata sotto il peso di certe consapevolezze che di solito tendiamo a non vedere o facciamo finta di ignorare.

La storia è fatta più di pagine tristi e dolorose che altro, pagine scritte col sangue di chi le ha attraversate, scritte dai vincitori, pagine scritte sulla pelle d'altri, scritte in maniera distorta rispetto alla realtà perchè, ad una prima analisi superficiale, è solo di potenti, militari e guerrafondai che parla la Storia.

E invece no! E sta a noi andare oltre!

Ma poichè questo non è il mio campo, essendo io solo un'autodidatta dilettante animata da grande passione e non essendo proprio io in grado di approfondire in maniera lucida e obiettiva tutto quanto, lascio il posto ai più esperti, sperando che qualcuno segua le mie orme e quelle di molti altri e decida di non fermarsi all'apparenza, ma anche di spiegare questa non apparenza, questa profondità delle situaizoni storiche del periodo rivoluzionario.

Perchè questo pensiero, queste conoscenze, non rimangano in una mente o su un pezzo di carta dimenticato, perchè girino, circolino tra le persone e le verità storiche si facciano finalmente strada nel mare di pregiudizi che ci avvolge, che avvolge il nostro mondo.
Chiamiamo bigotti i Victorians, siamo davvero meglio di loro e degni di usare questa parola nei loro confronti?
Spero di sì, ma ci sono dei momenti in cui me lo chiedo e la risposta non è un .

Insomma, da momento commemorativo del 14 Luglio è diventato una riflessione sul significato del perchè scrivere e parlare e studiare di storia.

Vi lascio un quadro che, nella sua anima distruttiva, è comunque bellissimo.
Pensate che si tratta di un acquerello, incredibile come una cosa tanto delicata possa dare vita a questo capolavoro di distruzione, incendio, rivoluzione, insurrezione, violenza, panico e quant'altro.
Io posso solo dire di guardarlo e riflettere senza altre parole.


Jean-Pierre Houël, Prise de la Bastille, 1789


Con affetto,



Mauser

15 luglio 2010

Behind the Palace Doors by Michael Farquhar

Miei cari, mie care, segnatevi immediatamente questa data sul calendario!
8 Marzo 2011.
No, non c'entra niente con la festa della donna, o meglio, potrebbe essere correlato se un'anima pia per questa ricorrenza decidesse di fare verso la sottoscritta un'opera di bene...
[dimmi che hai capito, annuisci con aria intelligente, darling]

Scusate, stavo sviolinando come al solito.

Sì, se non si fosse capito dall'euforia più o meno latente, sto parlando di un libro.
Raramente aspetto le uscite in libreria, intanto perchè poi finisce che non escono mai, e in secondo luogo perchè preferisco di gran lunga andare alla cieca e prendere quel che viene. Naturalmente ciò non vuol dire che io NON arrivi tutte le volte in libreria con la lista della spesa e, come dal macellaio, dica saputa «Voglio questo, questo, questo e quest'altro», il classico tipo che sbava per i commessi da libreria con la faccia da nerd e che loro odiano di riflesso perchè interrompe il loro momento di quiete, visto che le librerie sono sempre oltrepassate senza troppe occhiate.

La data, ho controllato, non dovrebbe essere un problema, dopotutto se il mondo dovesse davvero finire nel 2010 abbiamo tutto un anno per leggere ^_____^

Ma torniamo al libro, sono arrivata alla sua descrizione per caso perlustrando l'etere...
Mi piacerebbe che l'aver rintracciato questo titolo fosse così degno del film Serendipty, ma in realtà la cosa è molto meno romantica: la mia casella dei feed RSS stava esplodendo e ho dovuto cernire qualcosa, cosa tenere, cosa oltrepassare dopo il primo colpo d'occhio se non volevo riempirmi il disco fisso di temporanei senza senso.
Nel mare di "rumenta" che seguo e che dovrei tralasciare, c'era anche questo [rullo di tamburi....]

Behind the Palace Doors: Five Centuries of Sex, Adventure, Vice, Treachery, and Folly from Royal Britain

by Michael Farquhar
288 Pagine
Edizioni:
Random House Trade Paperbacks
Lingua: Inglese

E al primo che mi dirà: "Sei una pettegola! Hai la lingua lunga un metro!"
Risponderò: "E quindi? Problemi?"

Perchè non sono mai acida come quando mi si toccano i gusti letterari, dopotutto sono gusti, no?
Eppoi perchè oltre che un'inguaribile romantica, pettegola storica lo sono davvero *____*

Ma tornando alla consueta serietà, come se si potesse averne con un libro del genere, se siete malate di gossip storico come la sottoscritta, amate alla follia la/le storie delle varie case reali, compresa quella del Principato di Seborga, se siete affamate di storia e di intrighi di palazzo, allora questa è la pubblicazione che fa per voi!


Lo avrete già capito dal titolo, stiamo parlando della famiglia reale inglese, di tutti gli intrallazzi non solo sentimentali, ma anche economici e storici della suddetta casa, cinque secoli di pettegolezzo succulento che non aspettanno altro che di essere divorato da noi lettori digiuni.
Cinque secoli! Ma ci rendiamo conto?

Io non so come farò ad aspettare fino a marzo! Sono qui che non riesco ad aspettare neanche gli aggiornamenti settimanali, figuriamoci 8 mesi!
Smanio dalla voglia di poter curiosare tra quelle pagine e q
uasi rimpiango di essere andata a spulciare le news e di averlo trovato con tutto questo largo anticipo! Ad ogni modo, ricomponiamoci, sono molto felice che abbiano deciso di pubblicare questo libro; potrebbe non piacere, ma sono sicura che sarà un discreto successo, almeno in madrepatria, in Italia... ehm, non credo che lo vedremo, almeno non tanto presto.

Cosa mi piace dei britannici è che fanno della satira su tutto, anche sui loro governanti. E non solo satira! Ricordo qualche titolo che sicuramente avrete sentito nominare: Ho servito il re d'Inghilterra, una specie di diario giornaliero di uno dei servitori di Sua Maestà Giorgio V, cioè
il sovrano che ha preceduto l'attuale Elisabetta II. Oppure le interminabili biografie zeppe di rivelazioni ad effetto su Lady Diana, su Carlo e sull'intramontabile Camilla: oh oh, cavallo, oh oh... [ehm, scusate, Vecchioni e Samarcanda potevo anche risparmiarmele, è di cattivo gusto... >_>]

Satirica, comunque, è anche la copertina del libro che ci propone un gruppetto ridicolo di re e nobili accalcati intorno al trono e abbigliati con le mode dei secoli, atteggiati a pose ridicole o drammatiche a seconda della situazione.
La cover è a lato, dateci un'occhiata ^_^


Se non si fosse visto, oltre ad impaziente sono estremamente curiosa su quello che ci proporranno in questa pubblicazione, l'autore, Michael Farquhar è già conosciuto nel mondo per altre pubblicazioni analoghe come:

A Treasury of Great American Scandals

A Treasury of Royal Scandals

Che io mi sto procurando perchè, come si è visto, sono peggio di una scimmia.

Ok, lo so che questo post tocca solo di striscio l'argomento del blog, ma mi sembrava una lettura da condividere con voi e altrettanto condividere l'attesa della pubblicazione.
In realtà in quei cinque secoli inclusi nel titolo del libro rientrano anche Settecento e Ottocento, che poi sono quelli che interessano a noi, ma penso che se qualcuno è interessato a quello che si dice in questo blog allora dovrebbe esserlo anche a qualcosa di vedute leggermente più ampie, tipo un paio di secoli prima... sapete com'è, tutta questione di punti di vista.

Bene, ripeto un'ultima volta di segnare la datadell'8 Marzo 2011 sul calendario e attendere con me l'uscita di questo interessantissimo libro.

Baci e a presto



Mauser

13 luglio 2010

Acconciature: Gibson Roll

Carissime!
Dico carissime al femminile perchè penso che questo post sarà letto e, forse, apprezzato per lo più dalle ragazze e dalle signore che mi seguono, visto che tratta un argomento prettamente muliebre, ovvero gli step per realizzare una delle tante acconciature vittoriane in voga all'epoca.
Si farà inoltre riferimento ad esperienze femminili che credo avremo condiviso quasi tutte: tortura da parrucchiere, code di cavallo, lacca e bigodini.
Uomini avvisati...

Molte di voi mi avevano chiesto qualche approfondimento sui consigli di bellezza, una rubrica che aggiorno di rado perchè non sono una patita di bellezza ad ogni costo, anzi, alle volte ammetto di uscire in modo piuttosto trasandato, comunque avevo fatto qualche approfondimento, ma attratta com'ero da altri argomenti ho finito per dedicarmi alle altre più che a questa.
Per farmi perdonare mi sono dedicata ad una bella ricerca sul tema.

Sarà che son due settimane che provo ad andare dal parrucchiere senza molto successo (dopo il lavoro non ne ho voglia e di sabato c'è sempre il mondo perchè tutte le vecchine che non hanno niente da fare aspettano il weekend per prendere l'appuntamento), sarà che comunque è una cosa affascinante e interessante, fatto sta che mi ero messa in testa di cercare qualcosa su come ricreare le pettinature.

Ritrovare certi trucchi è stato difficile, a quanto pare si trattava di segreti tramandati di madre in figlia e da parrucchiera a parrucchiera che si sono dimenticati nel tempo, ma alla fine ho recuperato qualcosa e sono riuscita a trovare un blog dove si descrive come creare il Gibson Roll, una pettinatura semplice ma d'effetto assicurato.
Conosciuta anche col nome di Gibson Tuck, è una pettinatura alla Anne Shirley che adoro e che si accorda anche benissimo con quel personaggio.

NOTA: pettinatura indicata per capelli lunghi.


Come procedere
1. Legate i vostri capelli in una coda bassa che scenda morbida sulla schiena, abbiate cura di fissare tutti i riccioli che di solito scappano con delle forcine, in modo che sul davanti l'effetto sia ordinato. La frangetta lasciatela libera sulla fronte.
Con le dita praticate una scriminatura proprio sopra l'elastico, accertandovi che sia più o meno a metà, dopodichè fate scendere di un centimetro l'elastico, prendete la vostra coda di cavallo e fatela passare nella fessura creata, facendola passare dall'alto vero il basso una sola volta, ottenendo l'effetto in figura.
























2. Fatto questo, afferrate la coda e fatela ripassare nella fessura, ma questa volta dal basso verso l'altro [vedi figura sotto].
Attenzione, la coda non deve passare tutta, ma solo fino a formare un'asola sulla nuca, mentre dalla fessura deve spuntare quello che avanza.
Sagomate bene l'asola in modo che non sia troppo lasca e ricordate che devono esserci ancora abbastanza capelli per ripetere l'operazione una seconda volta.
La grandezza dell'asola dipende dal gusto personale, particolarmente piccola conferisce una certa serietà alla pettinatura, mentre più larga dà ai capelli un'aria morbida e femminile.
























3. Molto bene, se siete arrivate a questo punto siete quasi alla fine (quasi!).
Ripetete l'operazione descritta sopra una seconda volta, ovvero fate ripassare la coda rimasta nella fessura, andando a "ricoprire" il primo passaggio.
Questo serve per dare corpo all'asola, che altrimenti sarebbe troppo molla e si sfalderebbe in un effetto disordinato poco apprezzato in tempi vittoriani; inoltre al tempo le donne avevano quasi tutte capelli molto lunghi e bisognava fissarli in qualche modo, altrimenti sarebbero ricaduti sulla schiena.
Al termine del secondo passaggio nella fessura, dovrebbero rimanere liberi circa 5-10 cm di capelli; assicurateli bene al resto con forcine in abbondanza e fate altrettanto con il resto della pettinatura perchè sia bene in ordine, se volete ricorrere a qualche trucco moderno, date una passata di lacca ai lati e sull'asola, ma non sulle punte ancora libere!
























4. Molto bene, se siete arrivate a questo punto siete state più brave di me che ho provato la pettinatura, ma non avendo i capelli sufficientemente lunghi ho rinunciato a metà strada promettendomi di continuare quando avrò sufficiente materiale per le mani =P

Bene, adesso arriva la parte meno divertente e più lunga: i bigodini.
Già, mica possiamo lasciare quei ciuffetti come erba nei campi! No no, i ciuffetti evono essere delicatamente arrotolati sui bigodini. Attenzione a non tirarli troppo per non rovinare l'effetto d'insieme, per questo prima di avevo detto di fissare il tutto con silicone e colla Saratoga... ehm, con forcine e lacca.
Bene, mettere i bigodini che preferite: i folletti rossi che si scaldano in acqua bollente, i classici bigodini da signora con lo spillone di plastica nel mezzo [che di solito le parrucchiere ti piantano direttamente nel cranio] oppure quelli moderni morbidi che si usano al giorno d'oggi e che sono molto comodi.
Se occorre, per facilitare la piega potete inumidire le punte con acqua.
Ripeto l'avvertimento per chi non l'avesse visto: non tirate troppo!
























5. Splendido, siete alla fine!
Lasciate in piega il tutto per il tempo necessario (direi 2h), poi sbigodinatevi e aggiustate l'effetto complessivo con qualche forcina, sistemando i riccioli appena creati proprio sopra la parte centrale dell'acconciatura.
Spolverate il tutto con abbondante lacca se, come nel mio caso, i capelli fanno le bizze.
Et voilà! Ecco il risultato ultimato!
























Carino vero?
Si ringrazia di cuore il blog Rapunzel's Resource per l'idea e le foto illustrative della pettinatura.
Penso che in futuro attingerò spesso a questa risorsa per proporvi nuove ed interessanti acconciature.
Ah... avere i capelli lunghi e poter fare questo... ci andrei volentieri in giro!


Baci a tutte



Mauser

10 luglio 2010

Attorno al piano prima della cena: il dipinto

Carissimi,
dopo il post dell'altro giorno dove avvisavo della mia nascita virtuale su Twitter (cosa c'è di bello nella rete è che uno nasce una volta e rinasce quante ne vuole), non ci eravamo più sentiti. Spero che tutto stia andando bene, personalmente andrebbe meglio se il caldo sahariano si spostasse in qualche altra zona, per quanto mi riguarda sono la classica persona a suo agio in maglioni di lana shetland, scarponi e neve tutt'attorno.

Oggi vedremo un quadro che ho scovato in giro per internet, un dipinto che ci illustra un poco come si passava il tempo prima dei ricevimenti ufficiali, magari prima della classica cena e della partenza per le danze durante la stagione.
Ecco il quadro:


Scheda tecnica:
Titolo dell'opera: Round the piano
Traduzione: Attorno al piano
Autore: Hassam Childe
Anno: 1893 (?)
Tipo di pittura: olio su tela

Come si evince dai costumi sfoggiati, il dipinto è chiaramente di ambientazione vittoriana e, a giudicare dalla moda in voga, potrei azzardare che sia ambientato verso la metà dell'Ottocento, direi 1840/1850 ca. La crinolina delle signore in scena è ancora in voga, non sostituita dalla seguente tournure che inizierà a diffondersi dal 1860, ma risulta leggermente allungata sul retro, segno che la moda stava già mutando.
I gentiluomini ritratti sfoggiano mise a brache lunghe, frack e code di rondini, hanno pose molto sciolte da fine secolo, il che spiega l'ambientazione diversa dall'anno di realizzazione (1893).

Perchè ho deciso di presentare questo quadro?
Innanzi tutto perchè adoro i dipinti di sconosciuti che ritraggono scene di vita quotidiana e rappresentano ciò di cui solitamente parlo nei miei post, in secondo luogo perchè questa particolare esecuzione mi è molto utile per discutere del classico prima-della-cena ai ricevimenti mondani. E non è tutto! Mi permette anche di fare un raffronto su quello che accadeva oltre la sala da musica dove si ritiravano gli ospiti perchè, se siete osservatori attenti, avrete senz'altro notato nel fondale un servitore e una cameriera che stanno sparecchiando la tavola.
Per comodità dividerò il quadro in due parti distinte, il primo piano rappresenta i giovani inquadrati davanti al pianoforte, mentre con secondo piano mi riferirò alla scena di fondale con i domestici.


Primo piano
Questo quadro fornisce un ottimo spunto. Il dipinto mostra infatti un gruppo eterogeneo di giovani, adeguatamente posati e vestiti, che stanno assistendo all'esecuzione al pianoforte di una ragazza.
Questo rappresenta uno dei più comuni intrattenimenti dell'epoca Vittoriana.


La musica era un ottimo diversivo, prima della cena permetteva agli ospiti di socializzare e fare conoscenza, evitando quindi figuracce a tavola, dove magari un gentiluomo non avrebbe potuto conversare con la sua vicina perchè non presentato ad ella, ma la parte del leone l faceva quando, terminata la cena, bisognava intrattenersi in qualche modo prima di partire per la serata danzante, magari da Almack's o un qualsiasi altro ritrovo mondano della Stagione, oppure prima di accomiatarsi definitivamente.

Perchè parlo necessariamente del prima-della-cena e non di un qualiasi dopocena? Non potrebbe essere un ritratto fatto dopo?
Assolutamente no e vi spiego perchè: era usanza nel dopocena che uomini e donne si ritirassero separatamente: gli uomini consumavano sherry e altri superalcolici, fumando in compagnia sigari costosi, mentre le signore si ritiravano nella stanza dei bambini per mostrare la propria prole alle altre, oppure nella stanza del disegno o della musica, mostrando alle presenti i propri progressi nel ricamo così come qualche esecuzione.

Questa separazione breve solo nel caso di cene poco formali o tra pochi amici, come accade nel caso di Lizzie Bennett a Netherfield quando Jane s'ammala, altrimenti i due gruppi rimanevano separati.
Se il gruppo si riuniva a causa dei pochi invitati, uomini e donne si rincontravano trascorrendo insieme il resto dell serata programmata, uscendo se si avevano impegni mondani, oppure giocando a carte, leggendo in compagnia, spettegolando, anche suonando. Ma il drappello di baldi giovani e donzelle ritratti difficilmente sarebbe stato considerato una compagnia tanto esigua -.-

Palesemente i soggetti del dipinto sono tutti giovani, ecco quindi che si può inquadrare il tutto nella classica atmosfera da mercato dei matrimoni, con i ragazzi che cercano di fare colpo sulle signorine al debutto e queste che propagandano le loro buone qualità e l'educazione ricevuta eseguendo qualche motivetto al pianoforte.

Come senz'altro ricorderete, l'esibizione in pubblico non era cosa sconosciuta o inusuale.
Maria Antonietta di Francia era solita tenere per gli ospiti piccoli spettacoli teatrali, cantando ed esibendosi [ma lei era una regina e nessuno le avrebbe detto che era ridicola], mentre nel libro di Jane Austen Orgoglio e Pregiudizio, la terzogenita delle sorelle Bennet, Mary, esegue diversi intrattenimenti accompagnati dal canto alle feste, si ricorda nello specifico quella a Netherfield Park, dove le sue scarse attitudini canore attirano le malignità di Caroline Bingley e della signora Hurst, sua sorella (ed ex signorina Bingley anche lei), tanto che proprio quest'ultima eseguirà per gli ospiti un brano piuttosto difficile per sottolineare ancora di più la differenza di cultura ed estrazione tra i Bingley e la gentry di campagna a cui appartengono i Bennet.
Anche Elizabeth a Rosings, dà sfoggio della sua media bravura come pianista e di nuovo a Pemberly assieme a Georgiana, quest'ultima eccelle particolarmente nell'arte musicale, come Caroline sottolinea a Darcy durante una conversazione.

Il video che segue è tratto dalla versione O&P del 1996 con Jennifer Ehle nella parte di Lizzie Bennett, l'esecuzione dura fino a 2:42



La musica era uno dei grandi intrattenimenti del passato per trascorrere piacevoli serate in compagnia, esistevano differenti tipi di esecuzioni e di musica, motivetti, ballate, musica da camera, ciascuno sceglieva quel che preferiva.

Solitamente erano le donne ad esibirsi nel canto o al pianoforte, oppure l'uomo suonava e la donna cantava, il tutto contornati dagli altri ospiti. Benchè le musiche fossero spesso dolci, ma quasi mai malinconiche, lo stesso non si poteva dire delle parole delle canzoni che spesso narravano di amori infelici, morti giovani e speranze di gioventù infrante.

Che io rammenti, solo la versione 1996 di O&P presenta un motivo cantato delle esecuzioni di Lizzie, mentre sia in quella del 1940 che del 2006 non rammento che Lizzie cantasse, anche perchè Keira Knightley è per sua stessa ammissione un po' stonata, mentre Greer Garson non so se avesse doti canore nascoste.

Nel libro, sempre della Austen, Ragione e Sentimento, Marianne riceve in regalo un pianoforte nuovo e sono riuscita a reperire una scena in cui lo suona e canta con voce molto gradevole, anche qui tutto materiale di studio sulla musica antica, argomento di cui, devo essere sincera, non sono ferratissima.



Naturalmente suonare non era l'unico modo per intrattenersi, ma rappresentava una percentuale discretamente alta nella classifica dei più impiegati perchè oltre ad essere ludico e ricreativo, dava modo alle ragazze di mettersi in mostra.
Nelle case più ricche alle volte si invitavano importanti musicisti di fama, un'abitudine settecentesca e precedente, che tuttavia si perse verso un'esecuzione di padroni ed ospiti.

I motivetti allegri ed orecchiabili erano inoltre un toccasana contro la noia delle conversazioni che languivano e dei commenti standard e insipidi sul tempo e sulla condizione delle strade (gli unici consentiti). Si trattava per lo più di minuetti vivaci, qualche gagliardella semplice e alcuni degli svergreen dell'epoca, come la Marcia Turca di Mozart che Mrs Hurst suona a Netherfield Park. Anche allora avevano titoli sempre in voga ed apprezzati.

Dopo un'esecuzione era sempre buona cosa congraturalrsi con l'artista per le sue doti musicali, esaltandone quanto più possibile i pregi, pratica assai ardua in alcuni casi in cui la ragazza in questione avesse steccato una mezza dozzina di volte con un tono gracchiante di voce, per dirla con le parole de La Sirenetta, "Qualcuno dovrebbe mettere fine alle sofferenze di quel povero animale", come sottolinea il principe Eric in riferimento alla serenata del gabbiano.

Ecco un montaggio fatto con molti spezzoni tratti dai period dramas della BBC in cui le protagoniste o i protagonisti suonano qualcosa sui tasti, la canzone è moderna, ma le immagini sono di ambientazione passata:




In giro per internet ho trovato qualche documento e brano interessante sulla musica del periodo Vittoriano.

Quest'esecuzione contiene la versione completa del brano suonato da Georgiana Darcy nella versione 2006 di O&P (link alla scena originale), personalmente è un brano che apprezzo molto per la dolcezza della musica e che ricorda particolarmente le melodie dell'epoca, ci possamo quindi fare un'idea del genere di brani che venissero eseguiti:



NOTA: l'attrice che recita la parte di Georgiana Darcy, a cui questo blog è ispirato e dedicato [non a Georgiana duchessa del Devonshire, come qualcuno ha supposto, ihihihi] è Tamzin Merchant, che a breve ritroveremo in una parte anche nel recente adattamento di Jane Eyre di cui abbiamo parlato.

Un altro brano moderno, ma che riprende i motivi dell'epoca è Menuet for Emma, closing, cioè sigra di chiusura, dell'anime Victorian Romance Emma, tratta dall'omonima opera di Kaoru Mori, edita anche in Italia col nome di Emma da Dynit.



Personalmente preferisco la opening, trovo che sia davvero allegra e originale e che renda bene l'atmosfera della grande città e il ritmo frenetico a cui si viveva già a quel tempo.
Se posso consigliarvi un ascolto, vi direi di sentire tutto il cd di original soundtrack dell'anime di Enma, sia la prima che la seconda serie, sono entrambi lodevoli.
Gli strumenti impiegati nella realizzazione sono pianoforte e violoncello, i più adoperati in epoca vittoriana. Ascoltando il brano di cui sopra troverete nei video correlati anche le altre tracce di cui sto parlando.

Secondo piano

La parte più interessante del quadro, comunque, non è rappresentata dal capannello di giovanotti e signorine in sgargianti abiti da sera che si dilettano ad amoreggiare e a suonare, ma dalla scena in secondo piano che ritrae i domestici intenti ad apparecchiare e che, forse, ad una prima occhiata fugace del dipinto sfugge.
Ritrarre la servitù, a meno che questa non fosse il soggetto del dipinto, non era cosa usuale, specie perchè li si affianca a dei signori rispettabili e di buona famiglia. Molte case commissionavano quadri e riproduzioni, così come ritratti splendidi in olio su tela dei membri della famiglia, ma mai nessuno si sarebbe sognato di affiancare il personale di servizio ai padroni; anche questo è un dettaglio che dice molto su quanto sia tardo in realtà il periodo di creazione della tela, quando ormai il tremendo pregiudizio delle rigide caste sociali era in decadenza.

In particolare, in questo quadro, sullo sfondo si può notare uno scorcio della sala da pranzo ancora in fase di preparazione prima che la cena fosse servita; a popolare la stanza un impettito maggiordomo in abito scuro e vassoio di bicchieri in mano e una cameriera in pettorina e cuffietta che sta sistemando l'argenteria in tavola prima di chiamare la padrona di casa.
Dietro di loro, appena accennate dal pennello dell'artista, altre due domestiche in divisa e cuffietta stanno sistemando e confabulando.

Il quadro ci permette uno spunto su quanto solitamente non si dice delle cene: non lo si dice adesso e non lo si diceva allora, ovverossia la parte di sistemare adeguatamente la tavola e, ancora meno poetico, il dopocena, quando il personale di cucina faceva la conoscena di stoviglie da sparecchiare, teglie da grattare con tanto olio di gomito e una pila di piatti e porcellane da lavare a mano, perchè la lavastoviglie non era stata ancora inventata.

Certo era lavoro dei servi e anche coloro che erano poveri, per poter organizzare almeno una cena decente tra conoscenti, dovevano possedere una cuoca. Benchè alcuni lavori domestici, nelle piccole famiglie, specie borghesi, fossero svolti dalla padrona o dalle figlie, lavare i piatti e sparecchiare non era mai tra quelli, anche perchè si presupponeva che, all'atto, la padrona fosse ancora impegnata ad intrattenere gli ospiti, mentre ogni buona casalinga sa che certi resudui di cibo vanno eliminati subito prima che si incrostino e siano guai.
Nelle grandi case di campagna verso il nord dell'Inghilterra, quelle che impiegavano tranquillamente una cinquantina di cameriere come se niente fosse, sostenendo che c'era anche carenza di personale, di solito c'era una figura specializzata in cucina per i lavori pesanti, cioè quella della sguattera o del lavapiatti, stereotipo anche molto famoso ai primi del Novecento come l'impiego tipico degli immigrati italiani all'estero e protagonista, per esempio, del film Disney Ratatuille, con l'ingegnoso topo gourmet Remy, accompagnato dall'imbranato umano Alfredo Linguini.


La musica tutti i giorni
La musica rimase il divertimento serale per eccellenza fino all'invenzione della televisione.
Nelle famiglie numerose, dopo la cena si improvvisavano quartetti di strumenti, solitamente liuti o chitarre e, se si era fortunati, un pianoforte.
Tutti cantavano, a qualsiasi età, questo inoltre permetteva di migliorare notevolemente l'impostazione della voce che, orecchiando intonazioni fin da bambini, rendeva davvero difficile produrre timbri veramente stonati come invece accade oggi.
Nelle famiglie dei miei nonni, entrambe, ogni tanto capita di raccontare delle serate trascore in quel modo; nella famiglia di mia nonna paterna, che contava 7 figli, tutti sapevano suonare uno strumento, violino, chitarra, pianoforte, e spesso questo loro divertimento serale coinvolgeva anche i vicini di casa.

Riguardo la musica è doveroso ricordare le donne popolane che cantavano ballate romantiche, campestri o licenziose svolgendo i loro lavori, per esempio mentre lavavano al trogolo o cucinavano oppure facendo il bagno nei ruscelli; uno dei titoli sempreverdi della musica britannica è senz'altro Greensleevees, una melodia che si dice sia stata composta dal re Enrico VIII per l'amata Anna Bolena [suppongo prima che scoprisse che lei lo tradiva con mezza corte reale, fratello George compreso ^_^].
Se avete visto la rappresentazione del 1993 de Il giardino segreto, senz'alto una produzione eccellente come qualità, immagine, fotografia e recitazione, ricorderete una scena, mentre Mary esce in giardino, in cui viene inquadrata la cuoca che canta mentre prepara il pane e canta proprio Greensleeves.

Tra il popolo, inoltre, la musica era una parte fondamentale delle feste popolari organizzate per il raccolto, per la semina o per il taglio della legna; quest'usanza è diffusa in tutto il mondo e credo che non esista cultura in cui le celebrazioni non siano accompagnate dalle melodie tipiche.
Calendimaggio, la tipica festa di primavera, San Michele, la festa del raccolto e la Notte di Mezza Estate erano ricorrenze tipiche in cui si festeggiava bevendo e cantando allegramente. Per l'occasione anche molti carrozzoni di zingari si radunavano e suonavano i loro strumenti esotici o si esibivano in numeri di destrezza.

I divertimenti della nobiltà erano più raffinati, ma non tanto diversi, se si vuole cercare il pelo nell'uovo; c'erano teatri e concerti e serate danzanti. I giardini di delizie (cfr. Vauxhall, Ranelagh), come venivano chiamati, offrivano spesso occasioni di balli e danze all'aperto e nei piccoli gazebo si sistemavano orchestrine che eseguivano motivetti graziosi.
Quest'usanza inglese, diffusa anche in Germania, non è ancora scemata del tutto, tanto che in alcuni parchi delle città, nel bersò principale si possono trovare suonatori che allietano il passaggio con le loro melodie.
Un esempio ce lo fornisce il film La carica del 101, questa volta la magia è vera, con Glen Close nel ruolo di una fascinosa Crudelia deMon. In una delle prime scene del lungometraggio vediamo sia Rudy che Anita che passano per il parco in bicicletta e girano intorno ad una specie di palchetto dove sono sistemati i suonatori.
Io stessa ricordo da un viaggio in Svizzera, una scena analoga, cosa che qui non penserei mai di vedere.
Ecco il filmato, la scena si trova al minuto 8:20



Ora scappo davvero, spero che il post sia stato interessante, come avete visto ha dato lo spunto per un discorso più ampio.



Ciao!



Mauser


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