30 aprile 2011

Euroflora 2011 omaggia Sissi

Cari lettori,
da orgogliosa genovese quale sono, non potevo perdermi una delle manifestazioni più importanti della mia città: no, non sto parlando dell'evento mediatico ottobrino chiamato Salone Nautico, dove i Tronchetti-Provera e i Briatore di turo vanno a scegliersi lo yacht su cui passare le prossime vacanze con la stessa nonchalance con cui noi guardiamo gli alberghi su Venere.com o Expedia, ma mi riferisco all'Euroflora.

Andare a questo evento, per un genovese, è un autentico fioretto, una specie di esercizio per il controllo della rabbia in quanto la città stravolta diventa a misura-Euroflora anziché a misura di cittadino.
Genova dovrebbe puntare di più sul turismo, lo ammetto, l'acquario e il Porto Antico sono elementi da valorizzare così come Via Garibaldi, i carruggi del centro storico, Patrimonio UNESCO, piazza De Ferrari (considerata una delle piazze più belle del mondo per via della sua stravagante prospettiva), via XX Settembre, Palazzo Ducale (già, non c'è solo quello a Venezia) e tutti i monumenti noti, ma i responsabili di logistica del Comune dovrebbero farlo in maniera intelligente e non da polli con la stessa maestria con cui gestiscono questi eventi straordinari che creano un sacco di disagio al cittadino che non sa più come circolare nelle strade che una volta conosceva tanto bene e si ritrova a posteggiare a duemila chilometri di distanza perché nella riorganizzazione dei parcheggi non sa dove lasciare la macchina.
A Genova bisognerebbe girare solo coi mezzi pubblici, ma coi biglietti a 1.50€ (e ci tengo a sottolineare che a Milano costa 1€), gli autobus vecchi e scalcagnati, la metropolitana-lumaca, il traffico perenne e i treni da deportazione, la macchina diventa l'elemento indispensabile del cittadino che, in media, impiega dai 20 ai 40 minuti di strada per arrivare in ufficio la mattina, tempo che, mi diceva un mio amico emiliano, lui adopera solo nei week end quando dall'Università di Bologna ritorna a Reggio Emilia: per lui si tratta del viaggio della settimana, i miei colleghi invece fanno i pendolari tutti i giorni dalla città a Milano per la bellezza di 2 ore di treno/carro bestiame e tre abbonamenti (AMT Genova, Trenitalia, ATM Milano).

Ma tornando all'Euroflora, le cose si fanno in grande, sebbene non mi abbia esaltata al punto da non capire più niente: indubbiamente molto scenografica, è stata però poco innovativa preferendo puntare sul classico e assicurarsi l'approvazione di una grossa fetta di pubblico, che in periodo di crisi come questo non è poco, piuttosto che tentare qualche strada rischiosa.

Tra gli stand delle regioni e quello dedicato all'Unità d'Italia sono rimasta colpita dalla dedica che è stata fatta alla Principessa Sissi, una delle nostre beniamine che si contende il posto di favorita insieme a Jane Austen.
Naturalmente ci ho fatto una foto, perché io quando viaggio sono una giapponese con fotocamera alla mano e ho scattato circa 200 fotografie (già epurate degli orrori sfuocati, mossi, con teste varie e con mani vaganti).
Ci tenevo a mostrarvela perché Sissi è uno dei personaggi simbolo dell'epoca che tratta questo blog e perché, lo confesso, volevo parlare con voi della mia amata e odiata città.
Un genovese, alla fine, mugugna tanto della sua Zena, ma alla fine non riesce a integrarsi davvero da nessun'altra parte: dove altro troveresti persone che non prendono sul serio tutte le tue lamentele, ma lasciano correre considerando ciò lo sport cittadino insieme alla gara di pestaggio nel mortaio?


Dalla vostra inviata a Zena è tutto, passo la linea alla redazione.





Mauser

26 aprile 2011

Teaser Tuesdays [4]

Eccoci al nostro consueto appuntamento settimanale che mi permette di non lasciare il blog quasi in disuso mentre sono appresso alle ricerche dei miei post. Spesso infatti capita che mentre scrivo di qualche argomenti io mi documenti con molto materiale, non sempre questo traspare, ma vi posso assicurare che la quantità di documentazione a cui mi dedico è notevole.

Il libro di questa volta è un titolo che ho apprezzato molto, una delle mie letture 2010 che ho anche citato nel MEME letterario passatomi da Irene e Alessia.
Il titolo di cui sto parlando è L'arciere di Azincourt, ultimo romanzo uscito del prolifico Bernard Cornwell.
Comprarlo mi è costato davvero una fortuna, allergica per principio alle mie prime edizioni, sostenendo che un libro non possa effettivamente costare quasi venti euro nonostante sia il capolavoro del secolo (e comunque la Divina Commedia, I Promessi Sposi o la Austen non costano così tanto), confesso di averlo fatto, innamorata dell'inusuale ambientazione e della trama.

Siamo infatti nel 1413 e non si può dire che sia un secolo che ricorra spesso... i libri o sono ambientati nel Medioevo, oppure dal Settecento in poi, sembra quasi che nel mezzo non sia avvenuto nulla di rilevante, chessò, la scoperta dell'america, i turchi che arrivano a Vienna.... nisba. E dire che invece il periodo è densissimo di avvenimenti interessanti che offrono spunti altrettanto succulenti, in questo Cornwell ha colto nel segno, decidento di ambientare la sua vicenda nella sanguinosa guerra, una delle tante, che vide contrapposti gli inglesi di Enrico V e i francesi durante la sanguinosa battaglia di Azincourt, o Agincourt, dove l'esercito del re di Francia venne sbaragliato da un esiguo numero di soldati inglesi, dando una bella batosta al regno del giglio dorato (lo so che sembra un nome da libro della Bradley, ma era così che veniva chiamato il regno di Francia).
Tanto per intenderci, Shakespear ci ha scritto sopra uno dei suoi drammoni storici e nel film Sherlock Holmes 2009 viene citata una frase della piece, vediamo se la ricordate:
Questo è l'ordine, e ora gridate: "Dio per re Enrico! Inghilterra e San Giorgio!"

Do you remember?
Passiamo adesso al libro, che a me personalmente è piaciuto molto e consiglio a tutti i lettori del blog, sperando che certe descrizioni un po' truculente di battaglie e guerre non sconvolgano troppi animi, purtroppo la guerra è terribile, lo è oggi e lo era secoli fa, non c'è mai stato un periodo in cui le guerre non sono state sanguinosi scenari di tortura, depravazione e sopruso contro i più deboli e gli indifesi, anche se a qualcuno piace pensarlo. Il libro, nella sua crudezza descrittiva indubbiamente ci rammenta questo concetto importante.

Scheda tecnica
Titolo: L'arciere di Azincourt
Titolo originale: Azincourt
Autore: Bernard Cornwell Editore: Longanesi Pagina della citazione: 165
Scheda aNobii: http://www.anobii.com/books/Larciere_di_Azincourt/9788830427143/017f1502af921e61d4/

Erano stati incarucati di tagliare le enormi querce che crescevano sulla cresta più vicina e asportarne i rami più diritti, segarli in modo che avessero la lunghezza del listello di un arco e caricarli su un carro. La giornata era tremendamente calda. Mentre alcuni arcieri attendevano in strada con le ingombranti seghe a doppia impugnatura, gli altri si sparpagliarono lungo la cresca. Peter Goddington segnò gli alberi da tagliare e ne affidò uno a ogni coppia di arcieri. Hook e Will del Dale si ritrovarono quasi all'estremità sud del crinal, quella verso il mare. Dopo di loro c'erano soltanto i gemelli Scarlet. Mélisande teneva compagnia a Hook. Aveva le mani screpolate per il gran lavare che aveva fatto e non aveva ancora finito di bollire indumenti e sfregarli per eliminare qualsiasi macchia, ma lo scudiero di Sir John le aveva permesso di lasciare l'accampamento per stare con Hook. Portava sulla schiena la piccola balestra, non si allontanava mai dalla compagnia di Sir John senza la sua arma. «Se quel prete mi mette le mani addosso, lo uccido».

Spero che anche questo Teaser Tuesday vi sia piaciuto, noi ci rivediamo presto

ciao





Mauser

24 aprile 2011

Moglie per corrispondenza

Qualcuno una volta mi chiese come mai sono così ostinatamente femminista, su questo blog, da mettere sempre in luce gli aspetti più o meno eroici delle donne del passato trascurando quelli degli uomini, non solo, ma mi è stato fatto notare che tratto quasi esclusivamente di problematiche delle donne e mai di quelle degli uomini.
Scena romantica nel Far West
Vero.
Ho le mie motivazioni, o meglio le ha il mio genere, ovvero alla prima questione posso rispondere che l'uomo, inteso di sesso maschile, ha avuto a disposizione migliaia d'anni di prosa che ne cantasse le gesta e le lodi e solo nell'ultimo secolo si è visto soffiare il primato, dovendo spartire fifty-fifty con la sua Eva il posto al sole.
Detto ciò, non è assolutamente mia intenzione fare del favoritismo, leggendo sulla rete trovo spesso molti aneddoti interessanti con protagoniste delle signore, li trovo tali perchè spesso sono inusuali rispetto all'epoca a cui sono riferiti ed essendo in molti casi semi sconosciuti, mi fa piacere sponsorizzarli al grande pubblico [se grande si può definire la platea di lettori del GsG].
Per quanto riguarda invece diritti e doveri, soprusi e violenza, la mia motivazione nasce dall'orgoglio: in passato il sesso femminile non era solo considerato inferiore, ma come tale era trattato, condannato ad essere senza diritti, ma calmita dei doveri più assurdi che portavano a situazioni di paradosso tali per le quali davvero non si può tacere oltre (cfr. Come vendere una moglie), perchè la conoscenza è un bene importantissimo dell'umanità.
L'accanimento con cui ci si lancia contro una categoria di persone, in questo caso il genere femminile colpevole di ispirare il peccato, di essere privo di anima, amorale, condotto dall'istinto e sudicio (mi riferisco al periodo mensile in cui una donna non è fertile ma espelle addirittura la fonte della vita dal suo organismo) è proporzionale al numero di casi di degrado che si possono incontrare, inutile dire che per una questione di mera percentuale è più facile trovare detti casi riferiti a donne piuttosto che a uomini.

Con questo preambolo, non ho alcun rimorso di coscienza nell'esporvi l'ennesima forma di avvilimento femminile, la sposa per corrispondenza.

Voi credete che si tratti di un fenomeno antico?
Vero.
Credete che si tratti di qualcosa relegato al passato?
Falso.
Mettetevi innanzi tutto nell'ottica che ancora oggi esiste un commercio di vite legate ai matrimoni per corrispondenza e moltissimi uomini ordinano le proprie mogli per posta, una volta era la posta tradizionale (snail mail), ora ci serviamo di mezzi più tecnologici come internet, dove i portali dove è possibile scegliere e ordinare la propria moglie fioccano come nespole ed io stessa, nella stesura del presente, mi ci sono imbattuta svariate volte con un autentico rigurgito d'orgoglio al vedere lo smercio che si fa dell'esistenza di queste ragazze.


Storia
Il fenomeno della moglie per corrispondenza è piuttosto antico.
Perlopiù interessa uomini incapaci di costruire una relazione stabile con una donna, sia questo per lavoro, carattere, denaro.
Indubbiamente quello di sposarsi dopo aver creato un minimo di relazione con la futura sposa è un aspetto della vita popolana, inquadriamo quindi il presente fenomeno nella fascia medio-bassa della popolazione.
Ecco quindi che privi delle doti necessarie a intrattenere una signora o per mancanza di queste, gli uomini iniziarono a ordinare le spose ad amici e conoscenti in trasferta fuori città come noi ordiniamo cartoline e souvenirs agli amici in vacanza.
«Trovami una moglie disponibile ed io me la sposo» era pressappoco la richiesta.
Questi amici fuori sede, chiamiamoli così, intrallazzavano presso le loro conoscenze della città di destinazione, si informavano se una qualche fanciulla fosse disponibile, dopodichè prendevano accordi con la di lei famiglia circa il mantenimento, la dote e la forma legale del matrimonio.
The Dutch Bride by George Hitchcock
Siamo nell'Antica Grecia e questi amici, che si facevano garanti per i due sposi, cioè giurando che il futuro coniuge fosse in ottima salute, fertile, lavoratore, con il sostentamento necessario a mantenere entrambi, si chiamavano paraninfi, una tradizione che non venne abbandonata e che in Irlanda rimase molto diffusa, basti vedere il film con John Wayne e Maureen O'Hara Un uomo tranquillo. All'epoca quest'usanza era per tutte le classi sociali, anche se i ricchi faticavano meno ad accasarsi per il potere d'acquisto della moneta che, a quanto pare, oltre il pane compra anche l'amore e il futuro, l'ambizione guarda oltre la mancanza di affetti e l'agio e il lusso sono un'ottimo schermo che occulta i vizi.

Passano i secoli, nel Medioevo la situazione muta e si dirama in due categorie, da una parte i nobili cominciano ad organizzare sistematicamente i matrimoni tra i loro figli ed eredi, dando l'avvio al mercato dei matrimoni celebrati con sposi in culla, dall'altra negli strati inferiori della popolazione la mancanza di donne o le eccessive pretese di queste nei confronti dei maschi disponibili fecero sì che moltissimi incominciassero a guardare altrove in altri villaggi alla ricerca della moglie di una vita.
Moglie e buoi dei paesi tuoi, oppure Moglie e ronzino, pigliali dal vicino dice il proverbio, ma allo stesso tempo, sono entrambi detti medievali che esortavano i futuri mariti a dedicarsi a donne della loro terra o regine in quanto difficilmente avrebbero avuto sgradite sorprese circa usi e costumi della moglie, non solo ma di una ragazza che la si conosce da quando era bambina è più facile conoscere tutti gli aspetti e le abitudini, i suoi pregi e i suoi difetti.

Il vero boom dell'ordinazione per posta, comunque, si ebbe quando i Paesi europei iniziarono il loro processo di colonizzazione selvaggia dei terrotori scoperti, vale a dire l'America del Nord (USA e Canada), l'Australia e la Nuova Zelanda, l'Africa, come periodo ci troviamo pressappoco nel 1630.
Nello specifico il destinatario maggiore di questo genere di commercio era il Nord America.
Non solo, ma passato il boom della scoperta e cementata la società che si era andata creando (Guerra d'indipendenza americana), si ebbe un nuovo ritorno del fenomeno durante la seconda metà dell'Ottocento con la progressiva espansione verso il West, terra selvaggia e poco ospitale, e successivamente con le due corse all'oro della California prima e del Klondike poi.


Le navi delle spose
Il fenomeno delle navi delle spose era una consuetudine molto praticata, specialmente durante il periodo di colonizzazione delle nuove terre scoperte, le già citate America, Australia, Nuova Zelanda, ecc.
Siamo pressappoco alla metà del Settecento, le terre erano state parzialmente esplorate e coltivate, si erano instaurati piccoli centri abitati specialmente lungo la costa e il corso dei fiumi navigabili e si stava lavorando per rendere quella terra selvaggia e incontaminata la miglior macchina per fare soldi del mondo.
C'erano però ancora molti problemi, la vita nelle colonie era durissima, non esistevano tutti i confort della madrepatria, bisognava procurarsi tutto, il cibo scarseggiava, la natura era ostile e ancora incontaminata e gridava la sua libertà, gli inverni erano rigidi, le estati calde e umide con insetti fastidiosi che potevano provocare influenze, febbri o malaria.
The phantom bride
In questo clima sia meteorologico che naturale così difficile la vita era una continua lotta alla sopravvivenza, la durata della vita era molto inferiore rispetto all'Inghilterra, uomini, donne e bambini morivano in continuazione, le malattie e gli stenti erano cause fondamentali e più si era indeboliti più questi si accanivano.
Inutile dire che le fasce per natura più esposte, giovani e donne, erano decimate, non solo ma dalla stessa madrepatria si cercava di mandare nelle colonie soprattutto uomini forti e robusti che potessero lavorare i campi, disboscare e costruire abitazioni ed elementi commerciali, a parte i volontari, che erano spesso spinti dalla promessa di avere intestata una parte del territorio, erano mandati oltremare soprattutto carcerati e galeotti, la cui mancanza non si sarebbe sentita e avrebbero potuto portare vantaggi economici per riscattare la loro libertà o i loro debiti.

In questa strategia mancavano però le donne: le indigene non rientravano nel conteggio, anche se un numero molto esiguo di coloni prese moglie o compagna tra le indiane (ad esempio John Smith), ma la donna in quanto padrona di casa che si occupasse della quotidianità e del benessere della dimora e della vita era una figura rara; molte di quelle che partivano insieme ai parenti poi morivano nel viaggio o durante la dura vita laggiù e quindi la disparità tra i sessi era altissima.
Per questo in Parlamento si decise di prendere due piccioni con una fava e di combinare il problema della mancanza di femmine nelle colonie con quello dell'eccessiva popolazione femminile in madrepatria.
Vennero quindi istituiti bandi di concorso per partire come spose alla volta delle colonie. Le donne reclutate viaggiavano verso il nuovo continente e lì cercavano di prendere marito tra i coloni. Era un'occasione importante per quelle signorine che non avevano possibilità di sposarsi in patria per vari motivi, ad esempio una dote scarsa e la mancanza di parenti, oppure lievi imperfezioni fisiche, debiti da riscattare, povertà.
Partire era un azzardo, è vero, una roulette russa perchè chi partiva non solo non aveva la certezza di arrivare, ovunque fosse la meta, ma neanche sapeva con certezza cosa la attendesse nelle colonie, visto che le testimonianze non sempre erano fedeli.
Bisognava pregare che la buona stella assistesse la propria vita dalla partenza in poi, augurarsi di arrivare in un posto civile con uomini educati e credenti, ci fosse da mangiare e il clima fosse mite. Non solo, ma una donna che arrivava nelle piccole comunità delle colonie non aveva certo la possibilità di fare la schizzinosa, vero che a volte anche le donne meno avvenenti avevano la possibilità di scegliere il partito migliore, ma con così poco preavviso non si sapeva mai a chi si andava in sposa, se si trattava di un uomo timorato di Dio, rispettoso, lavoratore, oppure un marito rozzo e violento.


Le mogli a catalogo
Questo fenomeno, a differenza del precedente, si diffuse durante la seconda metà dell'Ottocento, quando cominciò la grande conquista del West.
Siamo nei tempi di Tex Willer, di Trinità e Bambino, di Ombre Rosse, della Casa nella Prateria e di El Grinta.
Tre fenomeni spinsero i più ambiziosi a spostarsi verso una vita diversa in cerca di fortuna, la già citata conquista del West, che portò una progressiva colonizzazione della zona centrale degli USA tra canyon e praterie e altipiani, successivamente la corsa all'oro della California fece da esca per un movimento di colonizzazione e sfruttamento di massa delle terre californiane, infine una seconda corsa all'oro, la corsa all'oro del Klondike, nelle remote regioni del nord al confine tra Canada e Alaska.
Annie Oakley una delle donne più famose del West dal Buffalo Bill Wild West Show
In entrambi i casi, scoperte e conquiste portarono moltissimi uomini a spostarsi verso le mete di ricchezza e sperata prosperità. In molti si spostavano con tutta la famiglia al seguito, come accade nel telfilm Alla conquista del West oppure in un altra produzione per la televisione, La casa nella prateria, ma se si viaggiava leggeri c'era più possibilità di guadagnarsi il proprio pezzetto di terra, tanti scapoli, infatti, riuscivano ad aggiudicarsi le poche concessioni terriere di scavo che gli Stati Uniti, all'epoca neonati, metteva in palio per costruire il proprio personalissimo ranch di allevamento oppure cercare l'oro nel proprio tratto di fiume (cfr. La saga di Paperon de' Paperoni - L'argonauta del Fosso dell'Agonia Bianca, anche Paperone fa storia).
Ma se la velocità non premiava, c'erano altri sistemi per poter acquistare terreno, con la dovuta quantità di denaro era possibile ungere i dovuti cardini e farsi concedere una licenza, oppure si poteva ereditare la terra da parenti defunti o, cosa ancora possibile, vincerla al gioco, d'azzardo naturalmente, dove incauti proprietari opportunamente spennati mettevano sul tavolo verde anche le loro proprietà terriere nella speranza di rifarsi del denaro perduto.
Questi giovani avventurieri e intraprendenti, pieni di sogni per il futuro, erano un po' gli immigrati dell'epoca, ma una volta sistematasi mancava ancora la parte fondamentale, secondo Freud, ovvero portare avanti la specie, nello specifico nella figura del figlio che porta avanti il cognome.
Facile a dirsi, un po' meno a farsi, soprattutto se mancava la materia prima: le donne.
Come nelle colonie del Settecento, anche nel West e nella corsa all'oro le candidate a diventare buone mogli scarseggiavano, non che non ci fossero donne, c'erano le classiche baldracche da saloon, le vedove avanti con gli anni di cercatori periti e le zitelle tanto bistrattate in Europa, nel West erano ambitissime; come dice Adamo Pontipee nel film Sette spose per sette fratelli al proprietario dell'emporio

«Non avreste anche una moglie?»
«Avete preferenze»
«Sì, meglio se vedova e con voglia di lavorare. Siamo in sette, io e sei fratelli, la casa è uno schifo, viviamo come bestie»

Suscitando l'indignazione della moglie del commerciante e la risata di quest'ultimo.
Situazioni del genere non erano in usuali, nel paese di Adamo, territorio dell'Oregon, ogni ragazza aveva a disposizione circa sette buoni partiti con cui poteva sistemarsi.
Ma gli uomini che necessitavano di una moglie non sempre vivevano vicini alle città, i ranch erano spesso distanti diversi chilometri, alcuni li si incontravano solo in occasione di fiere e mercati, non andavano a messa e si presentavano all'emporio ogni sei mesi. Questi come facevano a sposarsi? Per corrispondenza.
Un uomo che non può lasciare il proprio terreno, che spesso era preda ambita tra insidiosi vicini di terra, né corteggiare una ragazza del villaggio che avrebbe irrimediabilmente preferito qualcun'altro si affidava ai mezzi tecnologici e spediva via telegrafo un annuncio a diversi giornali che avevano un'apposita sezione destinata a questo particolare genere di "posta del cuore". In questi annunci il candidato elencava le sue caratteristiche salienti, ovvero corporatura, mestiere, luogo e aspettative, era gradita anche l'età, dopodichè attendeva.
Sebbene possa sembrare strano, molte donne rispondevano in quanto la situazione sulle coste, a differenza del West, assomigliava sempre più a quella dell'Inghilterra vittoriana e poi c'era sempre qualche signorina con scandali da coprire e un posto da dove fuggire...
Le ragazze interessate contattavano la redazione che a sua volta si prodigava per informare il pretendente e metteva in contatto i due. Era usanza che prima dell partenza di lei alla volta del futuro marito i due sposi si scambiassero una certa corrispondenza, giusto per chiarirsi le idee circa le rispettive manchevolezze, che poi erano i motivi per cui nessuno dei due era sposato e non lo faceva dalle proprie parti; inutile dire che i nodi venivano al pettine solo quando ci si incontrava di persona, ma evitiamo l'argomento, ciascuno cercava di tirare l'acqua al proprio mulino.
Bene, chiarite le rispettive intenzioni serie di matrimonio la ragazza partiva con armi e bagagli alla volta del West, della California o dell'Alaska. Viaggi estenuanti la portavano dal futuro marito che spesso era un ragazzone sulla ventina tutto casa e bestiame, sparava con la pistola, aveva colbacchi di pelliccia di castoro e viveva in una catapecchia cadente; il locale pastore celebrava il matrimonio e poi cominciava la vera avventura, quella che si chiama matrimonio e che era irta di difficoltà allora come oggi.

NOTA: sebbene si sia trattato di un fenomeno raro, ci sono stati anche alcuni casi di ordine di marito per corrispondenza, cioè il fenomeno inverso.
Più o meno la dinamica era la medesima, ma in quel caso era la moglie a candidarsi mettendo l'annuncio e il futuro marito che la cercava trovandola adatta al ruolo di consorte.



Motivazioni sociali

A spingere tanto l'espansione di questo fenomeno, sia quello settecentesco che quello ottocentesco, furono diversi fattori.
Innanzi tutto il viaggio e l'avventura verso terre nuove e inesplorate, ostili e selvagge, bellissime, che necessitavano di duro lavoro di braccia per essere abitabili e produttive e che impiegavano tutte le forse dell locale popolazione che non poteva permettersi il corteggiamento che da sempre precedeva l'inizio di una vita a due. Gli uomini diventavano ruvidi e pratici, degli autentici orsi, da questo genere di vita difficile e oltre ad essere incapaci di quel genere di maniere che piace tanto alle signore, compresa la sottoscritta, non avevano il tempo e l'intenzione, visto che non ne vedevano l'utilità pratica, di abbandonarsi a romanticismi e smielatezze assortite e pretendevano che le loro donne fossero, come loro, pratiche e lavoratrici, non bamboline di ceramica da tenere sotto una teca perchè c'era bisogno di persone con grinta e forza di volontà.
Peccato che, grinta o no, le donne mancassero lo stesso.
E allora bisognava procurarsele... il mezzo aveva poca importanza purchè fossero disposte a lavorare sodo e ad affrontare una vita simile, se c'erano signore disposte a questo, i coloni le accoglievano volentieri.

Le donne che motivo avevano per scegliere una simile esistenza?
Intanto il fatto che una vita dedicata al lavoro e alla famiglia non fosse poi così male, rispetto al lavoro in fabbrica, per esempio, e dava delle soddisfazioni, inoltre era perfettamente in linea con la condotta religiosa che voleva la donna come angelo del focolare che badasse alla casa e ai bambini e non impiegata oppure dedita al supporto di movimenti femministri.
La Madonna della Prateria by W.H.D. Koerner
Molte donne, inoltre, avevano qualche piccolo scandalo in passato dal quale scappare, un primo marito che le aveva abbandonate, un amante che si era preso la loro importantissima verginità, debiti, scarse aspettative.
Senza contare la scarsa avvenenza che da sempre fa. I coloni non erano ciechi, ma con la necessità di avere femmine a disposizione a volte passavano oltre a certe imperfezioni come lo strabismo, i capelli albini, sei dita e quant'altro, caratteristiche che in città avrebbero rovinato la vita di una ragazza, ma che nel selvaggio West facevano poco la differenza.
Sempre parlando di scarsa avvenenza è da dire che la bellezza è, in alcuni casi, oggettiva, ma in altri no. Una ragazza dai tratti marcati, naso greco e seno generoso, con fianchi larghi e spalle ampie era destinata all'umiliazione, ma altrove poteva essere apprezzata proprio per gli stessi motivi che ne testimoniavano la sua solidità non solo fisica ma anche morale, oppure, come i muscoli di gambe e braccia, erano sintomo di duro lavoro.
Forse le donne del West non erano delle miss, di solito quelle belle non facevano le mogli, ma si può davvero dire che fossero persone peggiori delle altre? Non credo.


Around the world
Ho citato molto spesso come casi il West e le due corse all'oro che si sono succedute in America, ma ci tengo a ripetere che questo fenomeno delle mogli per corrispondenza, e specialmente nella declinazione delle navi delle spose era particolarmente diffuso verso tutti i territori del Commonwealth inglese, ovunque insomma, cittadini britannici fossero mandati a condurre vita e terre e poi si trovassero nella necessità di donne.
Alla volta dell'Australia, dopo la marea di galeotti che finirono nelle prigioni e ai lavori forzati, approdarono anche moltissime navi di mogli.
Ancora oggi è usanza in alcuni stati dell'Asia questo comportamento e dalle zone più povere o rurali le donne vietnamite, cambogiane e del Laos vanno in sposa a coreani e cinesi della campagna.
Se poi, a solo scopo di ricerca, voleste scrivere mail order bride su Google, vi accorgereste subito della mole di siti che propagandano matrimoni fantastici con ragazze russe, ucraine, ceche... e addirittura italiane!


Link utili e approfondimenti
Charles e Caroline dal tf La casa nella prateria
Chriss Ens, Hearts West !!!consigliato!!!
Un affascinante libro ricco di testimonianze ed esperienze che racconta il tema delle mogli per corrispondenza durante la grande corsa alla conquista del West.

Deborah Hale, La nave delle spose
Paula Marshall, I Dillhorne, origine di una dinastia

www.farwest.it !!!consigliato!!!
Dove tra l'altro troverete interessantissimi approfondimenti riguardo la vita nel Far West, recensioni e commenti di film, note storiche e biografiche su personaggi e indiani, opere di cultura e ambientazione west, ecc.

Mail-order brides - definition
Mail-order brides (and grooms)
The women of Jamestown
Mail order brides in Jamestown
Leggi americane riguardo il matrimonio per corrispondenza
Top 10 facts about mail-order brides

Ciao e Buona Pasqua a tutti quanti!
Con affetto




Mauser

19 aprile 2011

Teaser Tuesdays [3]

Per questa terza edizione del Teaser Tuesdays ho scelto un libro a me molto caro: Vial col vento targato Margaret Mitchell.
Ho un affetto particolare per quest'opera per diversi motivi, innanzi tutto è un autentico precursore dei tempi, in quanto l'eroina per la prima volta non è una verginella angelica di imapreggiabili doti caritatevoli, ma una piccola sfacciata, interessata solo a divertirsi e a fare una vita agiata; tormentata da passioni contrastanti, sceglierà sempre la strada che porterà a lei il vantaggio maggiore, infischiandosene di tutti e solo alla fine comprenderà quanto l'amore e gli affetti siano più importanti del possesso, forse troppo tardi, visto che non ci è dato sapere se l'intrigante Rhett e la superba Rossella sarebbero ritornati insieme, a me piace pensare di sì.
Una Scarlett di tutto rispetto, a differenza di questa Rossella.
Insomma, come l'ha definito qualcuno, questo è il romanzo di un'anti storia d'amore.

Non solo, ma Via col vento è una vicenda raccontata in maniera sublime, che abbraccia un arco di tempo così vasto che i personaggi fanno tempo a crescere, sposarsi e morire.

Inoltre è anche uno spaccato di vita sulla Guerra di Secessione molto istruttivo, raccontato con competenza, ricco di saporiti dettagli storici e particolari di vita quotidiana di quelli che piacciono tanto a noi.

Per questo ho scelto Via col vento e amo il film tanto quanto il libro, anche se, lo confesso, sono due polpettoni disumani.
E per rendere omaggio ad una delle mie prose preferite, ho preso in mano il libro, che ormai è tanto consumato che anche aprendolo a caso ritorna sempre alla prima pagina. Il ragazzo ha imparato che non ci sarebbe gusto a cominciare dalla metà.
Ecco quindi, cari lettori, uno degli ìncipit più belli della storia, la presentazione di un'eroina che già dalla prima pagina diventa insopportabile ^__^

Titolo: Via col vento
Titolo originale: Gone with the wind
Autore: Margaret Mitchell
Editore: Mondadori
Pagina della citazione: 1
Scheda su Anobii: http://www.anobii.com/books/Via_col_vento/0192063f8a5113eae7/

Rossella O'Hara non era una bellezza; ma raramente gli uomini se ne accorgevano, quando, come i gemelli Tarleton, subivano il suo fascino. Nel suo volto si fondevano in modo troppo evidente i lineamenti delicati della madre - un'aristocratica della Costa, oriunda francese - con quelli rudi del padre, un florido irlandese. Ma era un viso che, col suo mento aguzzo e le mascelle quadrate, non passava inosservato. Gli occhi verde chiaro, senza sfumature nocciola, ombreggiati da ciglia nere e folte, avevano gli angoli volti leggermente all'insù'. Le sopracciglia nere e folte piegavano anch'esse verso l'alto, tracciando una strana linea obliqua sulla sua candida pelle di magnolia -quella pelle così apprezzata dalle donne del Mezzogiorno, che la riparano con infinita cura dai raggi ardenti del sole della Georgia mediante cuffie, veli e mezzi guanti.


Cari lettori,
buona lettura




Mauser

17 aprile 2011

Una mostra sui Preraffaelliti e il sogno italiano

Ribatto una splendida notizia letta sul bellissimo blog Piccolo sogno antico riguardante alcuni personaggi che noi del Georgiana's Garden, grazie all'aiuto di Lhoss, conosciamo molto bene.
Venus Verticordia
by Dante Gabriel Rossetti
Naturalmente sto parlando dei Preraffaelliti!

Sono certa che vi ricordiate di loro, Dante Gabriel Rossetti, John William Waterhouse, John Everett Millais, William Holman Hunt, James Collinson e Thomas Woolner; ma per coloro i quali li avessero rimossi oppure fossero arrivati dopo la pubblicazione del post a loro dedicato, poco sopra troverete il link di rimando.

Ebbene, i preraffaelliti in questione, come quasi tutti gli inglesi del loro tempo, erano particolarmente affascinati dalla bellezza della nostra Italia, alcuni tra loro e molti scrittori e poeti (Byron, per esempio) trascorsero periodi su suolo italiano e se ne innamorarono al punto da riportare questa bellezza e questo sogno italiano nelle loro opere.

A Roma,
dal 24 Febbraio al 12 Giugno 2011
la Galleria Nazionale di Arte Moderna
ospiterà una mostra dedicata proprio alla passione di questi artisti per il nostro Paese e intitolata
Dante Gabriel Rossetti, Edward Burne-Jones e il mito dell'Italia nell'Inghilterra vittoriana


Note tecniche

Ubicazione in Via delle Belle Arti, 131
Orario: Da martedì a domenica ore 8.30 - 19.30; lunedì chiuso. La biglietteria chiude alle 18:45 Costo biglietto: 10 euro, ridotto 8 euro
Sito della mostra: http://www.gnam.beniculturali.it/index.php?it/22/eventi/81/dante-gabriel-rossetti-edward-burne-jones-e-il-mito-dellitalia-nellinghilterra-vittoriana
Depliant della mostra

Niente di più simile, quindi, alle tematiche così rincorse da questo blog, non credete?
Sono felice di poter sponsorizzare la mostra in oggetto.
Lucrezia Borgia
by Dante Gabriel Rossetti
Per quanto mi riguarda, anche se mi piacerebbe da impazzire andarci, Roma non è esattamente dietro l'angolo di casa, tutt'altro, credo quindi che dovrò rinunciare a visitare la mostra e mi acconteterò delle vacanze che sto programmando a Vienna per quest'estate: il sogno di una vita (breve, ma pur sempre una vita).

Una nota maligna però la devo fare, specialmente dopo essere stata sul sito ufficiale della Galleria Nazionale di Arte Moderna e aver visto quanto poco curato esso sia.
Credevo ingenuamente che la rete, il blog, la web-graphic fossero le forme d'arte del nuovo moderno, concetto evidentemente non recepito dal museo che presenta un sito al limite dell'orrido con una locandina per la mostra letteralmente abominevole, roba che se la facevano fare ad un ragazzino di 11 anni probabilmente avrebbe saputo fare di meglio.
Sì, lo so, capisco che
1) Siamo in Italia
2) Mancano i fondi
3) Ci vuol tutta che si sappia che c'è una mostra in corso
Ma almeno rivolgetevi ad un grafico serio!
Scrivere il titolo della mostra con MS Paint (font standard Arial) su un dipinto di Rossetti è il livello più infimo di grafica pubblicitaria abbia visto fin'ora, solo il nostro grafico aziendale dell'ufficio dove lavoro sa partorire disgrazie peggiori!

Vabbè, questa era una cattiveria fatta e finita...

Ci sentiamo presto e spero che se passerete da Roma o se siete appassionati di arte vittoriana, romantica o preraffaellita andrete a visitare l'esposizione.


Baci a tutti





Mauser

16 aprile 2011

Il mio blog aiuta l'ambiente

Cari lettori,
quello di oggi non è un approfondimento, ultimamente sono stata piuttosto occupata, sia per reperire le informazioni per la stesura del post sulla prostituzione in epoca vittoriana, che anche se non sembra è un argomento complesso e difficile e ho voluto trattarlo con la dovuta serietà, imparzialità e un minimo di competenza, sia perchè sto cercando di ripeter elo stesso lavoro per l'epoca georgiana.

Nonostante ciò, frequentando diversi siti e blog della blogosfera, mi è capitato di imbattermi in una splendida iniziativa che voglio sponsorizzare in quanto mi sembra ottima ed intelligente.

Il sito

è nato grazie all'iniziativa di un noto supermercato tedesco e di volontari e appassionati che hanno proposto il loro aiuto nel mantenimento del verde e delle foreste in cambio di un minimo di sensibilizzazione dei lettori verso il problema del verde.

Ritengo di dover fare anche io la mia parte per aiutare il nostro pianeta, penso ciò perchè sulla Terra ci abito e questo splendido posto è la mia casa, ci tengo che sia in ordine e pulita, al meglio e soprattutto che sia viva, non un ammasso di metallo e fumi inquinanti.
Purtroppo non tutti probabilmente la pensano come me, ma questo non significa che io non debba fare quello che ritengo un dovere morale, cioè cercare non solo di mantenere, ma di rendere migliore questo splendido posto ricco di natura e di storia.

Preoccuparsi dell'ambiente è, lo ammetto, a volte è autenticamente difficile, ci sono molti particolari che infastidiscono quando si è sensibilizzati a dovere e molti altri che non vengono recepiti a dovere, dalla gente che se ne infischia perchè troppo pigra per fare la raccolta differenziata, ai cafoni che gettano le cartacce dai finestrini delle macchine, sputano per terra, abbandonano la loro immondizia agli angoli della strada, buttano i sacchetti in mare o nelle piante, incendiano cassonetti, incidono gli alberi, calpestano le aiuole... ma le soddisfazioni che si ottengono nel veder crescere una pianta, vederle spuntare le foglie verdi in primavera e i fiori, frutti in autunno o estate, è una gioia simile al parto e il sentimento che scoppia dal cuore di sapere di aver fatto qualcosa di buono compensa lo sbilanciamento iniziale e fa pendere direttamente la bilncia, annullando l'insofferenza e la sfiducia.
Non tutti però hanno la possibilità di piante e occuparsi di alberi in prima persona, per questo ritengo l'iniziativa presente estremamente intelligente.

Nel mio blog mi occupo di storia passata, passata da almeno duecento anni.
Io penso che studiando il passato si accresca la sensibilità verso il presente e i suoi problemi e vedere i danni di oggi da dove sono partiti è estremamente istruttivo perchè ci insegna quali sono gli errori madornali da non ripetere.
Vorrei poter condividere con voi il mio impegno verso la Natura, per questo ho aderito all'iniziativa di Carbon Neutral, è un piccolo gesto che non costa nulla, ma aiuta tutti.

In Giappone esiste una splendida iniziativa per cui, una domenica all'anno, le famiglie sono chiamate ad armarsi di attrezzi di giardinaggio e andare a piantare un alberello nelle foreste, questo gesto di rispetto e devozione verso la loro terra li fa curare con dedizione le piccole creature che hanno piantato, tramettendo la sensibilità per il territorio e per l'ambiente non solo alle nuove generazioni, ma sensibilizzando anche gli adulti, che coinvolti nell'iniziativa, molto spesso scelgono di trascorrere i loro weekend lontani dalle metropoli inquinate per preoccuparsi degli alberi piantati, anche se non siamo nel famoso giorno dedicato all'ambiente.
Non pensate sia una cosa deliziosa?
Io credo di sì.

So che al mondo ci sono persone che si meriterebbero davvero di abitare in un pianeta distrutto, inquinato e innaturale come quello che stanno così volenterosamente costruendo, ma, forse per puro egoismo, perchè sulla Terra ci vivo anche io, anche se la mia non è che una piccola goccia nell'oceano, continuerò a fare la mia parte, dove possibile acquisterò elettrodomestici ecologici, sceglierò alimenti naturali cresciuti senza l'uso di ormoni, modificazioni genetiche e altre aberrazioni della natura, farò la raccolta differenziata del monte di rifiuti che produco nella mia vita quotidiana e sponsorizzerò tutte le iniziative a favore del verde e dell'ambiente che mi capiteranno sotto mano.

Carbon Neutral
è una di queste e sono orgoliosa di partecipare e di scrivere questo post.

Non solo, voglio anche ringraziarli per tutto il lavoro che hanno già fatto e che stanno facendo completamente gratis senza un minimo segno di gratitudine dalla maggior parte delle persone per cui lavorano, cioè tutti gli abitanti del pianeta.
Spero che la mia gratitudine basti per tutti, quindi GRAZIE a tutti i volontari, per l'idea e per la splendida iniziativa che hanno deciso di condividere con tutti noi blogger.


Spero che anche voi avvertiate il pressante problema climatico dato dall'abbattimento smodato delle foreste, sia europee che mondiali, e che decidiate a voltra volta di aderire.


Spero davvero che decidiate di condividere con me questa iniziativa, in particolare mi rivolgo a tutti i lettori che a loro volta possiedono un blog dove possono sponsorizzare questo impegno.

Con affetto.





Mauser

13 aprile 2011

La prostituzione in epoca vittoriana

Campaspe
(l'amante di Alessandro Magno)
by John William Godward
Mi è stato domandato a grande richiesta questo approfondimento, ma io sono sempre stata restia ad incominciarlo, l'argomento da trattare è vastissimo e comprende caratteristiche socio-culturali che non conosco e non capisco, abbraccia motivazioni molto difficili da condividere e consuetudini di un tempo ormai tanto scomparse da essere difficile figurarsi.

Indubbiamente la prostituzione era un problema enorme nell'epoca vittoriana, tanto da essere elencato nella lista delle piaghe della società insieme alle malattie, alla povertà e alla schiavitù.
Questo fenomeno era dilagante specialmente nelle città dove l'assortimento di casi di vita e depravazione era sterminato.
La prostituzione, non è il caso di essere bigotti e negarlo, è sempre esistita e a tutti i livelli: dalle amanti reali ai bordelli di paese, dalle donne dei marinai alle moglie scontente, dal commercio di ragazzine e ragazzini fin dall'età prepuberale alle donnacce di strada, ma non era mai stato tanto numericamente esteso e schiacciante per la società come accadde nel periodo del lungo regno della Regina Vittoria e, allo stesso tempo, strattato con un misto di disgusto e indifferenza, al punto che sembrava nessuno fosse mai ricordo alle prostitute, eppure il loro numero era esorbitante, in continua crescita, e la prostituzione legalizzata.

Vediamo insieme quali furono le cause maggiori di questo fenomeno.


Cosa spingeva l'uomo a cercare una prostituta
I victorians e il mito della donna angelo del focolare


Vorrei poter dare un'unica motivazione semplice e chiara, ma i fattori che hanno condotto a questo sono molteplici e alcuni complessi da spiegare.
Secondo gli storici più illustri, ciò è da ricercarsi nel cambiamento economico e sociale che investì il Diciannovesimo secolo.
Illustrazione del can-can
Quando si parla di Ottocento ci viene in mente la nascita e l'espansione dell'industria, il progressivo sbilanciamento di ruoli tra aristocratici e borghesi, la caduta dei valori di nobiltà terriera e antichità di lignaggio in favore di quelli prettamente mercantili di serietà di spirito, rettitudine, duro lavoro e ricchezza guadagnata col sudore e il sacrificio, il mito ottocentesco che è ancora presente nella nostra cultura e che ritroviamo in molti libri e film contemporanei.
Cosa comportò ciò? Tanto per entrambi i sessi:
  • per gli uomini il lavoro divenne un obbligo imposto e un sistema di ricatto, le funzioni che si espletavano non conducevano direttamente alla creazione/realizzazione/coltivazione/crescita di ciò che era necessario alla casa, ma un servizio o una produzione indiretti che aveva come scopo procurarsi il denaro, non i generi primari. Non solo, si aveva anche un aumento dell'ansia a causa dell'esecuzione di attività sedentarie e non strettamente correlate alla sopravvivenza: il mestiere di scribachino, con tutte le sue varianti, anche se non fisicamente spossante era psicologicamente stressante e non permetteva di sfogare la propria frustrazione nel movimento e nell'esercizio dei muscoli. Non solo, la continua ripetizione di gesti e abitudini era logorante dal punto di vista mentale (si vedano i danni dovuti all'impiego nelle catene di montaggio).

  • per le donne le medesime condizioni portarono nella parte bassa della popolazione allo stesso tipo di stress, in quanto anche ragazze e bambine venivano impiegate nelle fabbriche, mentre salendo di livello ci troviamo di fronte alla creazione del mito dell'angelo del focolare tanto caro nel XIX secolo, la donna fragile ed eterea, delicata moglie e madre devota che in confronto gli stilnovisti non avrebbero saputo far di meglio, legata mani e piedi ad una casa e ad una routine familiare al limite della pazzia, completamente dedicata al benesse dei propri cari, siano essi genitori, fratelli, sorelle, marito e figli, poveri derelitti.
L'uomo, quindi, ancora sesso forte, creò un ideale di donna che fungesse da aiuto, non certo una sua pari, e costrinse le proprie mogli, figlie e sorelle ad adattarvici, sperando che un sesso debole e sottomesso che non avesse messo in discussione le proprie idee e il potere familiare sarebbe stata la scelta giusta da adottare per limitare i problemi di incertezza e poco equilibrio che si stavano riscontrando.
Questa è la tristissima condizione delle famiglie vittoriane.

Inutile dire che il sistema messo in piedi faceva acqua da tutte le parti.

Entrambi i sessi commisero degli errori, in particolare le donne, miti e sottomesse lo divennero al punto da non realizzare quanto questa condizione non solo fosse penalizzante per la loro salute psico-fisica, ma minasse la stabilità della famiglia stessa, completamente sbilanciata.
Ed eteree e impassibili, svenevoli e deboli, psicologicamente frigide, le donne del tempo difficilmente riuscivano a dare soddisfazioni ai mariti che vedevano la loro apatia come un accrescimento dell'ansia, l'ennesimo fardello da portarsi appresso, la donna era un essere da mantenere e proteggere.

Victoria (Emily Blunt) e Albert (Rupert Friend) dal film
Young Victoria
Se la comunione familiare era una pura utopia, l'amore tra le persone provinciale, il sesso era il punto di caduta, l'indicatore evidente che in quel sistema qualcosa in andava; esso era perpetrato unicamente al solo scopo di generare figli e veniva visto come un atto impuro dagli aspetti animaleschi (per via della sua caratterizzazione molto istintiva) che non doveva risultare appagante per i due coinvolti, in quanto ogni forma di istinto era repressa. La donna si sottometteva, rigida e immobile, rendendo quel gesto un supplizio per sé e per il proprio compagno che aveva a che fare con un pezzo di legno decisamente poco collaborativo e, soprattutto, poco eccitante.

[...] Solo lui l'avrebbe vista con i capelli sciolti e una sottile sottoveste bianca... Solo lui avrebbe provato la sensazione di sentirla dormire fiduciosa al suo fianco. Avrebbero fatto l'amore con il favore delle tenebre e sotto strati di lenzuola, gli occhi chiusi, i movimenti dominati dal pudore e dal ritegno. Nessuno avrebbe mai risvegliato la passione di Sara Fielding, strappandole via le inibizioni, provocandola e stuzzicandola.

Lisa Kleypas, Sognando te
Mondadori, pag.76

Una volta, colta da uno stato d'animo simile a quello, si era gettata tra le braccia di Perry. Nel bisogno disperato di sentirsi vicina a qualuno, lo aveva implorato di fare l'amore con lei. Perry si era rifiutato, facendo noare che non era il genere di donna da farsi prendere al di fuori del voto matrimoniale. «Prima o poi ci sposeremo» le aveva spiegato con un sorriso amorevole. «Non appena convincerò mai madre ad accettare l'idea. Non ci vorrà molto... e nel frattempo pregheremo il Signore di concederci la pazienza. Per me significhi molto di più che qualche ora di piacere illecito.» Naturalmente, Perry aveva ragione. Aveva persino ammirato la sua determinazione a fare sempre la cosa giusta... ma ciò non era bastato ad alleviare il disagio di sentirsi respinta.

Lisa Kleypas, Sognando te
Mondadori, pag.83

E cosa fare in quel caso?
Susannaby Frederick Goodall
Rivolgersi alle puttane.
Le prostitute non erano pagate per capire gli uomini, solo alcune amanti di alto rango svolgevano anche le funzioni di confidenti, ma riuscivano a dare libero sfogo a quegli istinti tanto violentemente repressi in una società innaturale fatta di costrizioni d'ogni genere, basti pensare alle gabbie più o meno metaforiche in cui questi victorians si rinchiudevano: corsetti, crinoline e manuali per ogni cosa.
Con una donna pagata per soddisfarti occorre preoccuparsi di essere troppo rudi, troppo animaleschi o istintivi, che poi era il modo per descrivere un certo impeto, ma bastava sfogarsi fisicamente senza pensieri.

Come al solito tra il pensare troppo e il troppo poco, la verità sta nel mezzo.


Cosa spingeva la donna a prostituirsi
Tra necessità, sostentamento, famiglia e ambizione

Quando c'è la richiesta, dice l'economia, aumenta il prodotto e diminuisce il prezzo.
Vedendo quanto si faceva uso delle meretrici, queste calarono a frotte dalle campagne o si convertirono da altre professioni, istituirono un vero e proprio commercio di vite giocando con l'esistenza anche di altre donne non propriamente impiegate per vocazione, ma più che altro per necessità e, non solo, anche con quelle di bambini e bambine, il cui rapimento era appositamente commissionato dalle zone rurali più povere, dove nessuno avrebbe sentito la mancanza di una bocca in più da sfamare.
Ragazze circuite con la promessa di un futuro roseo, di un impiego temporaneo, di un altro posto, di tutti i tipi di raggiro.
Addirittura donne vendute dai propri mariti e tutori, fratelli e zii ai bordelli in cambio dei soldi per giocare d'azzardo, pagari da bere o liberarsi dai debiti (cfr. Come vendere una moglie), il tutto in linea con la concezione vittoriana di "donna uguale essere inferiore e sottomesso del quale l'uomo suo tutore può disporre a piacimento", donna senza diritti, gravata solo dagli oneri.

La progressiva alienazione degli esseri viventi nella società vittoriana, tra costrizioni, soprusi e insoddisfazioni, sia per i borghesi che per i proletari, era solo una delle motivazioni di questo fenomeno di dilagante prostituzione particolarmente evidente nell grandi città come Londra, Manchester, Liverpool dove l'economia e il denaro faceva girare la vita a ritmo vorticoso grazie al commercio.
Un bagno a Pompei
by John William Godward
Un altro fattore importante di questo fenomeno di crescita delle impiegate nel giro di commercio del proprio corpo era il divario altissimo tra il numero degli uomini e delle donne, un problema già diffuso durante la fine del Settecento e gli inizi del XIX secolo di cui parlano sia Jane Austen che le sorelle Bronte.
L'Inghilterra aveva un numero esageratamente alto di donne rispetto ai maschi disponibili, il problema delle zitelle era all'ordine del giorno delle sedute in Parlamento rendeva instabile società che, invece, aveva bisogno di braccia e menti per produrre e lavorare (cfr. La zitella e Come diventare zitella) e le "navi delle spose" partivano periodicamente verso le colonie americane, il Canada e l'Australia (cfr. La saga dei Dillhorne, origine di una dinastia), zone dove invece c'era carenza.

Quinsi, se una donna non poteva lavorare e neanche sposarsi perchè non c'erano partiti disponibili sul mercato, come poteva mantenersi?
In un solo modo: vendendo l'unica cosa che le appartenesse davvero, il proprio corpo.
A dire il vero il corpo in mancanza di marito era proprietà del familiare maschio più prossimo, ma in assenza di questi o consenso di lui, una donna poteva disporne a piacimento, specialmente se suddetto parente ne traeva vantaggi (leggasi ruffiani).

Quando si entrava nel giro, poi, era difficilissimo uscirne e se una non moriva di malattie veneree o di gravidanze indesiderate, complicazioni e vari tipi di contagi, allora finiva come una pazza nei manicomi oppure rinchiusa negli ospizi dei poveri.


La vocazione
In tutto questo esorbitante numero di donne che si davano alla prostituzione, non tutte erano delle povere derelitte, sebbene queste fossero la maggior parte alcune sceglievano volontariamente di entrare nel giro.
Venere al bagno
by John William Godward
Perchè?
Perchè era conveniente.
In un'epoca in cui una donna non aveva diritti, ma solo doveri, e il movimento per l'uguaglianza dei sessi appena agli inizi, le possibilità di una donna senza essere affiancata da un uomo erano pochissime.
C'era il lavoro di fabbrica, uno sfruttamento fatto e finito, fisicamente mostruoso, mal pagato e pieno di soprusi e violenza, anche fisica.
C'era il lavoro di governante, ma solo chi aveva ricevuto una determinata educazione poteva aspirare a tanto e anche lì non mancavano le umiliazioni.
Quindi c'era l'impiego di cameriera, ma era mal pagato e poco gratificante.

La prostituzione, se praticata ad un certo livello, magari non in un bordello di infima categoria, concedeva uno stile abbastanza benestante alla donna, più di molti altri lavori.
Una notte con una vergine, la massima aspirazione di un uomo vittoriano, era pagata fino a 25£, che in termini attuali significherebbe quasi 2700€; la verginità non te la possono ricucire, si dice dalle mie parti (anche se ormai non vale più con la chirurgia), ma all'epoca una volta persa lo era per sempre: e quindi? Vero che si aveva una sola occasione, ma sfruttandola bene questa dava la possibilità alla ragazza di iniziare la carriera provvedendole quanto bastava per affittare una stanza e comprare vestiti adeguati.
Iniziata poi la giostra, una prostituta brava in un anno riusciva a guadagnare circa 62£ che per l'epoca era una cifra significativa.


Storicamente parlando
Il problema della prostituzione, come si è visto, è tipico della classe medio-bassa della popolazione, ma non ne viene da lì.
All'inizio infatti quella della prostituta era una professione abbastanza importante, solo i ricchi potevano permettersi di pagare una donna con cui avere rapporti, tutti gli altri si accontentavano della moglie, non avendo soldi da spendere.

Il mantenimento di una o più amanti era uno status di aristocratici e sovrani, basta fare qualche nome: Diana di Poitiers (amante di Enrico di Valois), Madame de Pompadour (amante di Luigi XV), Madame Du Barry (ultima amante di Luigi XV), Lady Castlemain anche conosciuta come Barbara Palmer (amante di Carlo II), Nell Gwyn (amante di Carlo II), la Contessa di Castiglione (amante di Napoleone III), ecc.
Queste donne costavano dei capitali.

Lo specchio
by John William Godward
Successivamente il ruolo cambia e da amante fissa, quasi una seconda moglie, questa si trasforma in una donna da rapporti occasionali e tra chi paga e chi riceve non si instaurava nessuno o quasi tipo di rapporto sentimentale, limitandosi ad un mero accoppiamento per non rivedersi più.
Pagare una donna per mezz'ora di sesso era diverso dal mantenerla come si fa con una consorte e il prezzo della prostituta si abbassa notevolmente, divenendo accessibile anche molto al di sotto della classe nobile, ecco quindi che il problema si estende a macchia d'olio per i problemi elencati sopra anche alla borghesia, che frequentava bordelli più o meno di lusso, e al proletariato, che non disdegnava una sveltina nei vicoli bui e puzzolenti dei quartieri disagiati dei Docks o di Whitechapel.


Le chiamavano donne perdute...
Non bisognerebbe mai aver paura delle parole, ma considerando l'epoca in cui ci troviamo è inevitabile che ci fosse un modo per aggirare l'argomento, con tutte le etichette e restrizioni che c'erano, dopotutto sono stati proprio i victorians ad inventare la dicitura carne bianca per non dover dire petto di pollo in quanto petto era da considerarsi una volgarità.

Parole come prostituta, meretrice, puttana, sgualdrina, erano tabù. Le usavano gli uomini, a cui era permessa un gamma di espressioni decisamente più volgari e rozze e che non dovevano arrivare alle delicate orecchie delle dame, ma il termine con cui queste donne erano più conosciute era quello di perdute.

Le chiamavano così perchè i più bigotti pensavano che costoro avessero perso la loro purezza di spirito decidendo di svendersi a pagamento, quindi avere rapporti al di fuori del vincolo matrimoniale sancito dalla Bibbia e commettendo peccato (cfr. Non commettere atti impuri), ma era una visione parziale e ingiusta e non teneva conto di quanto disgraziata fosse la vita di costoro prima e durante e, soprattutto, delle motivazioni che le avevano spinte a finire nelle spire della prostituzione. Non c'erano solo ninfomani tra le donnacce.
La maggior parte di loro non faceva quel mestiere di vocazione, ma per costrizione, denaro, obbligo, necessità... tanti erano i motivi.
La schiava bianca
by Henrietta (Ernest) Normand
Alcune erano finite male per errori di gioventù, eccesso di ambizione, ma la maggior parte erano ragazze colpevoli di essere state violentate e raggirate e di non essere riuscite a tirarsi fuori dalla melma che si era appiccicata loro addosso insieme all'indelebile etichetta di puttane.
Forse avevano perduto la loro purezza, di sicuro sogni e speranze, fiducia nella vita e nel futuro, ma non si può neanche fare loro una colpa di ciò, con le prospettive che suddetta società offriva.

Non solo questo, ma le donne che erano nel giro della prostituzione erano anche evitate e disprezzate da tutte le altre persone, che giuravano e spergiuravano di non aver nulla a che fare con loro, anche quelli che le frequentavano un giorno sì e l'altro pure.
La Società per la protezione delle donne e dei bambini, un'istituzione caritatevole, era cieca di fronte al problema, così come pure quello degli orfani, si trattava di una mera facciata per dare la possibilità ai nomi in lista di dire che si era fatto del bene, ma a riceverlo erano categorie di persone già privilegiate rispetto a coloro i quali, invece, ne avrebbero avuto davvero bisogno.
Tutti fingevano di non vedere quanto grande, dilagante e scandaloso fosse il problema, lo ignoravano per ipocrisia, non per ignoranza perchè era inevitabile non sapere.


Il posto di lavoro
Con quasi 55.000 prostitute in giro per le strade è evidente che il problema dell'alloggio e del luogo di svolgimento della professione non era indifferente.
Poichè la prostituzione era legale, secondo la moralissima legge vittoriana, lo erano anche bordelli e case di tolleranza varie.

Le prostitute di strada erano le più povere, giravano per le strade e ciascuna ne aveva a disposizione una: incroci e crocicchi erano molto ambiti in quanto c'era più passaggio, lavoravano ai margini della strada o salivano nelle carrozze e facevano una vita durissima, sia per le condizioni di vita che per i guadagni.
Anche la loro definizione, chiamiamola ufficiale, era miserabile come la loro condizione, venivano definite infatti "low prostitute, infesting low neighbourhoods".
A questa categoria appartengono le donne di Whitechapel uccise da Jack lo Squartatore.

Le prostitute per debiti erano delle donne veramente sfortunate. A causa di un capitale di cui erano debitrici, principalmente per colpa di altri (mariti o familiari) da cui avevano ereditato l'esorbitante cifra da risarcire, erano costrette a servire uomini veramente vergognosi e dovevano farlo per tutta la vita, specialmente con certi ammontare, a volte gonfiati a dismisura, che avrebbero dovuto restituire. Non avevano speranza di libertà, di rendenzione né di fuga e tutto ciò che avevano era di possesso del padrone.

L'Oracolo di Delfi
by John William Godward
I bordelli di bassa lega erano situati nei quartieri meno ricchi, vicino al porto e ai mercati e offrivano ragazze e servizi a poco prezzo. Potevano essere gestiti da uomini o donne ed erano costituiti da palazzine come quelle di tutti gli altri, dove venivano condotti i clienti e dove si consumavano i rapporti.
L'igiene e la qualità dipendevano dalla lega della zona e della struttura. Le ragazze di queste case venivano etichettate come "well-dressed, walking the streets", in quanto adescavano i clienti per le strade ed erano abbastanza note alla polizia.

I bordelli di alto livello erano quelli destinati ad un pubblico più abbiente di borghesi e commercianti abbastanza danarosi. Le ragazze erano lavate e pulite, profumate e presentabili e l'intero atto si svolgeva in case di un certo livello, con una minima parvenza di decoro, perlopiù gestite da donne che erano state o erano ancora, le amanti di personaggi importanti e sfruttavano la posizione e le conoscenze per fare del commercio nella professione che conoscevano bene.
Le ragazze che vi lavoravano erano chiamate "well-dressed, living in lodgings".
I prezzi erano alti, ma si cercava di procurare qualunque genere di richiesta per il cliente, compresi bambini o fantasie particolari; questo articolo apparve sulla Pall Mall Gazette nel 1885 firmato da W.T. Stead e intitolato Maiden Tribute of Modern Babylon

(non leggete se non avete lo stomaco forte!!!)

Flogging or birching goes on in brothels to a much greater degree than is generally believed. One of Mrs. Jeffries' [the pimp of the most exclusive brothel in London] rooms was fitted up like a torture chamber... There were rings in the ceiling for hanging women and children up by the wrists, ladders for strapping them down at any angle, as well as the ordinary stretcher to which the victim is fastened so as to be unable to move. The instruments of flagellation included the ordinary birch, whips, holly branches and wire-thonged cat-o'-nine-tails.

[Traduzione]
Le sevizie sono molto più presenti nei bordelli di quanto sia generalmente credibile.
Una delle stanze [del bordello] di Mrs Jeffries, il più esclusivo di Londra, era arredata come una camera delle torture. C'erano anelli e catene alle pareti per appendere donne e bambini per i polsi, scale ad ogni angolo e tavoli dove la vittima era immobilizzata, incapace di muoversi.
Gli strumenti di flagellazione includevano, oltre all'ordinario frustino, anche spine, fili, catene e gatti a nove code.


W.T. Stead
Maiden Tribute of Modern Babylon

Pall Mall Gazette

1885



Spesso questo tipo di bordelli di lusso erano mascherati sotto altre attività, per non dare nell'occhio, oppure erano abbinati a case da gioco o sale da ballo.

Bordelli non propriamente detti. Mole donne svolgevano altre professioni oltre a quella della prostituta, non necessariamente di copertura, ma più per necessità. Attrici, venditrici di fiori o sartine avevano a volte una seconda identità e le loro dimore erano frequentate da ammiratori o clienti. Molte sartorie fornivano uno svago anche per gli uomini che accompagnavano le dame alle prove degli abiti, interminabili per definizione, ma le donne tendevano a ignorare o fingere di ignorare, questi bonus per i propri escort (che all'epoca non era la professione delle donnacce, ma era usato per i disponibili cavalieri delle dame che scortavano queste a balli o impegni).

Venere si acconcia i capelli
by John William Godward
Amanti di lusso. Donne di un certo livello che si davano alla prostituzione per necessità. Raramente erano ragazze che avevano fatto strada partendo dal basso, altre si era di fronte a vedove piene di debiti per la condotta del defunto o per il loro tenore di vita o, ancora, mogli insoddisfatte che intrattenevano relazioni extraconiugali.
A questo livello la prostituta si fa chiamare amante e torna alla figura antica di bene di lusso da sfoggiare, a cui il patron pagava gioielli, carrozze, abiti e divertimenti; spesso venivano installate in una casa di proprietà del protettore o in affitto da lui pagato.


I problemi della prostituzione: il degrado del corpo e della mente
Nell'Ottocento, in un perioco così puritano da risultare quasi di estremismo, la prostituzione così diffusa e così praticata e sfruttata era non solo una piaga, come veniva definita, ma anche un bello smacco. Tutti sembrano santi, la frase della Bibbia Chi non ha peccato scagli la prima pietra improvvisamente assume un nuovo significato e in molti si dicono privi di macchia, ma alla fine non sono tanto sicura che fossero tutti in buona fede.
Se davvero nessuno ricorreva alle prostitute allora queste sarebbero dovute essere in numero decisamente inferiore, invece toccavano le 50.000 anime, 80.000 secondo fonti un po' meno attendibili.

Oltre allo schiaffo morale, al quale comunque si poteva sopravvivere, c'erano diverse altre conseguente, una su tutte l'incidenza delle malattie veneree, come sifilide e gonorrea, che colpirono la popolazione e esponevano il soggetto al pubblico disprezzo, come se uno si apprendesse al collo il cartello vado a puttane e tutti gli altri con la coda di paglia fingevano di indignarsi davanti alla cosa, i padroni di casa lo sfrattavano, la moglie l'abbandonava, ecc.
La percentuale di affetti da malattie a trasmissione sessuale era ai picchi storici, neanche le orde di Lanzichenecchi che saccheggiarono l'Europa e l'Italia con l'invasione di Carlo V avevano prodotto risultati tanto allarmanti, il Parlamento inglese, infatti, promulgò diverse normative per il controllo sanitario delle donne ufficialmente iscritte al mestiere di prostitute (c'erano appositi elenchi tenuti dalle Camere di Commercio e dalla polizia) e dei bordelli.

Tutti i provvedimenti che si presero, comunque, non riuscirono ad arginare di molto il problema, che non era causato dalla postituzione in sé, ma da un marciume collettivo di falsa apparenza e rettitudine che nascondeva un marciume di spirito e di comportamento e una depravazione senza fondo.
Particolare de La visita della
Regina di Saba by
Edward John Poynter
Adesso non dobbiamo generalizzare, non è che tutti i victorians fossero dei pervertiti di prima categoria, c'erano davvero quelli che seguivano fin troppo alla lettera le regole morali imposte dal sistema da loro stessi costruito, ma la maggior parte era di quelli che predica bene e razzola male, nel senso che fingevano di essere praticanti e osservanti delle più rigide norme per il quieto vivere (gli estremisti c'erano e, come oggi, erano sempre pronti a cercare gli untori), ma poi trasgrediva a molte di queste e non per cattivera, ma semplicemente perchè erano innaturali.

Una società troppo rigida e poco adattabile è destinata al fallimento e il fallimento di quella vittoriana fu proprio il dilagare di problemi dei quali la popolazione media, quella che avrebbe dovuto occuparsene e preoccuparsene in qualche modo, giurava di non sapere nulla negando l'evidenza.

In aggiunta a tutto questo il degrado morale e fisico dei luoghi di pratica non aiutava certo la società. Sevizie, angherie e prostituzione minorile non erano novità, visto che una delle credenze più diffuse sosteneva che ci si potesse librerare delle malattie veneree avendo rapporti con ragazzini o ragazzine e che si trasmettesse una qualche forma di immunità contro suddette malattie se la propria partner era incinta.
Mi perdonerete se non approfondisco quanto detto, il disgusto ch mi pervade anche al solo nominare queste pratiche è indicibile.


In letteratura
Uno degli attori che maggiormente si è soffermato sulla caduta morale delle donne durante quest'epoca è senz'altro Charles Dickens.
L'approccio che Dickens fa alla professione è molto particolare, quasi un'indagine per ogni libro in cui proprone un personaggio del genere, un approccio diversissimo da quello che si faceva invece prima di lui nella letteratura ottocentesca.
Durante il Settecento libri diversi ebbero come protagoniste o comprimari delle donne dedite alla prostituzione e alla vendita delle proprie grazie, molto famoso fu (ed è ancora) Fanny Hill, memorie di una donna di piacere che divenne uno dei libri all'indice più letti di sempre e scandaloso addirittura per i nostri liberali princìpi sui comportamenti sessuali.

Altra opera conosciuta è Moll Flanders, dove la scandalosa ragazza protagonista non solo intreccia relazioni con vari uomini allo scopo di ricevere in cambio denaro, ma finisce addirittura per avere un rapporto con il proprio fratello.

Susanna al bagno
by Hugues Merle
Anche Henry Fielding, celebre fondatore dei Bow Street Runners, scrisse di alcune di loro al preciso scopo di mettere in evidenza quanto l'elevatezza morale non abbia a che fare con i comportamenti che si perpetrano per necessità. Fielding appositamente scrive nel suo romanzo Joseph Andrews di due tipologie di donne: la prima, la zia di quel Mr B. protagonista del Pamela di Richardson che aveva già parodizzato nel suo Shamela è una donna di un certo livello sociale e culturale, ma che tiene comportamente non diversi da una sgualdrina, la seconda è una ragazza che lavora all'osteria e che, come ci dice l'autore, non è avara né del suo corpo né del suo denaro, metafora per dire che si concede facilmente, ma, aggiunge, con il ricavato oltre a mantenersi aiuta i poveri e gli orfani.

Nell'Ottocento si fronteggiano due tipi di romanzi: i romanzi d'insegnamento e i romanzi di tratteggio. I primi raccontano storie atte ad insegnare qualcosa ai lettori, ad esempio tutte le vicende narrate da Charles Dickens, i secondi si prefiggono di descrivere la decadenza e la bassezza dei comportamenti umani, tra questi Thackeray ne è un buon esempio sia con Barry Lyndon che con La fiera della vanità.

Oggigiorno è particolarmente di moda parlare di donne che cercano di cavarsela, è il mito della donna indipendente nata dopo gli anni Sessanta, figlia del baby boom. Quanti libri conosciamo al riguardo?
Una marea.
Uno su tutti che credo riassuma bene il genere è Il petalo cremisi e il bianco, di cui è stato tratto anche un adattamento televisivo dal medesimo titolo con Romola Garai, già Emma Woodhouse per la BBC.



E con tanta fatica siamo giunti alla fine anche di questo post.
Ho omesso molte cose che volevo dire, particolari, dettagli, aneddoti, significati. Purtroppo non c'è posto per tutto e ho preferito tagliare alcune parti a mio avviso meno significative.
Il problema della prostituzione era vastissimo e parlarne in poco meno di un saggio credo sia in parte riduttivo rispetto alla rilevanza che ricorprì per la gente di quel tempo. Spero solo di non averlo trattato con troppa superficialità, anche se sono certa che riguardo al mio scritto ci saranno molte critiche.


Particolare de L'amore sacro e
l'amore profano

by Tiziano
Una nota doverosa la devo fare circa il corredo di immagini che ho messo al post: poichè non volevo incappare in nessun tipo di volgarità che potesse in qualche modo offendere la sensibilità dei lettori, ho preferito scegliere immagini molto classiche con nudi abbastanza casti, alcune sono ispirate dalla Bibbia (in almeno metà dei dipinti con donne provenienti dalla Bibbia queste sono nude e con forme alla Rubens che non lasciano molto alla fantasia), mi piacerebbe poter parlare di nudità e arte, specialmente in ambito vittoriano, ma essendo digiuna di conoscenze artistiche, temo che non potrò mai approfondire seriamente l'argomento.

In compenso spero che il post sia stato interessante e scusatemi se mi sono dilungata così tanto.


Links e approfondimenti
Judith Walkowitz, City of Dreadful Delight: Narratives of Sexual Danger in Late-Victorian London
Judith Walkowitz, Prostitution and Victorian Society: Women, Class, and the State
Nina Attwood, The Prostitute's Body: Rewriting Prostitution in Victorian Britain
Trevor Fisher, Prostitution and the Victorians
Paula Bartley, Prostitution: Prevention and Reform in England, 1860-1914
Anne M. Butler, Daughters of Joy, Sisters of Misery: Prostitutes in the American West, 1865-90
Deborah Anna Logan, Fallenness in Victorian Women's Writing: Marry, Stitch, Die, Or Do Worse
Drew D. Gray, London's Shadows: The Dark Side of the Victorian City
Philippa Levine, Prostitution, Race and Politics -Policing Venereal Disease in the British Empire





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