18 ottobre 2009

Il Corsetto

Cominciamo col primo dei grandi approfondimenti sul costume dell'epoca che, spero, diventeranno una delle abitudini di questo blog (salvo mancanza di tempo).
Quindi inauguro la nuova rubrica contrassegnandola con un'iconcina che ci renda possibile riconoscerla a occhio, quindi eccola qui a sinistra ^_^

Ma passiamo adesso all'argomento vero e proprio di questo post.
Fin da quando progettavo questo blog pensavo di voler fare un intervento sulla moda dei busti perchè sono una parte del vestiario che affascina, forse per la sua mancanza nella cultura contemporanea.

Il corsetto entra come parte della moda già nel 1500, ma era piuttosto diverso da quelli che conosciamo attraverso libri e film, essi servivano per appiattire la figura sul davanti, terminavano con una lunga punta sul davanti ed erano chiusi sul retro tramite chiavi e molle.
Poi, durante il Settecento, quest'usanza conobbe un periodo di esclissi fino a tornare in auge durante il periodo della Reggenza per subire poi, durante l'epoca Vittoriana, pesanti modifiche soprattutto dal punto di vista strutturale.

Il motivo per cui il corsetto ottenne un così ampio consenso durante il regno della Regina Vittoria fu l'ideologia comune che considerava la "donna angelo" quasi alla maniera stilnovista; l'essere femminile, debole per natura e quindi inferiore, era inadatto al lavoro, poteva praticare soltanto le professioni di insegnante o cameriera/governante (naturalmente qualcuno disobbediva vista la quantità di osterie, postriboli e donne di malaffare che si contavano nella capitale), inoltre non poteva possedere libretti bancari o conti correnti, divorziare, votare o esercitare diritti legali. Non si poteva neppure avere un'istruzione superiore, insomma, alle donne era negato tutto ed erano relgate al ruolo di madri e figlie, angeli del focolare dal quale, bisogna dirlo, si allontanavano ben di rado.
Le donne viaggiavano poco perchè era considerato scandaloso, inoltre non potevano farlo da sole, ma dovevano necessariamente essere accompagnate da dame di compagnia o serve; una donna che viaggiava con un uomo era considerato il massimo dello scandalo.

Ma sorvolando sulla condizione femminili, che approfondiremo più avanti, con il concetto della donna-angelo si venne a formare l'idea che il suo corpo fosse un tempio sacro da sorreggere e assolutamente inviolabile. L'aiuto, a quanto descrivono al tempo, era dato proprio dal corsetto che aiutava la colonna a rimanere dritta e conferiva al busto la classica forma a 8 che era così in voga, esaltando le qualità di una madre (petto e fianchi) e limitando invece la circonferenza della vita perchè non raggiungesse una dimensione superiore ai 40 cm.
Un numero davvero sbalorditivo! Si diceva infatti che una bella donna avesse una vita che un uomo poteva circondare con due mani. Penso che questo sia sufficiente a descrivere quale fosse l'ideale di bellezza e quali, invece, le torture che le ragazze cominciavano a sopportare dall'età della pubertà fino alla vecchiaia.
Il busto è sostanzialmente uno strumento di mutilazione al fine di ridurre la vitalità del soggetto e di renderla evidentemenete inadatta al lavoro.
Certo esso menoma le attrattive personali di chi le porta, ma la perdita subita in questo senso è compensata dall'evidente accrescimento del suo valore di mercato.
Thorstein Veblen, ritrattista dell'epoca.
Il corsetto spingeva il seno verso l'alto, regalndo un decolleté florido o, come si usa dire oggigiorno, prorompente, allo stesso tempo snelliva la vita e stringeva i fianchi, regalando una figura ad S considerata il canone estetico per antonomasia.

I materiali con cui erano prodotti dalle "bustaie" spaziavano dal semplice cotone (molto in voga durante la Reggenza) fino a stoffe più pregiate come seta, damasco o broccato; i busti potevano essere molto colorati ed elaborati, decorati con ricami, impunture, pizzi ecc., erano insomma dei piccoli capolavori, se si riusciva a passare oltre il fatto che fossero delle autentiche torture.
Il materiale di fabbricazione del corsetto era uno status come quello dell'abito e le donne ne discutevano con fervore durante i loro ritrovi; la scelta del busto, inoltre, era molto importante e questi venivano confezionati su misura e consegnati dopo ripetute prove: esso infatti andava portato per tutto il giorno, doveva quindi avere una certa comodità e non impedire eccessivamente i movimenti.
La sua scelta era qualcosa di analogo a quella moderna della biancheria intima.

L'intelaiatura era inizialmente morbida in cotone e lino durante il periodo Regency, quindi la sagoma era più libera e stretta semplicemente dai lacci, vennero successivamente introdotte listarelle di legno per rendere più longilinea la figura.
Durante il periodo vittoriano, invece, la più in voga era fatta di stecche di balena, ma alcune volte si adoperavano anche liste di legno o metalli (meno comuni per via del fatto che il ferro arrugginiva, rovinando quindi l'abito).
Il corsetto con stecche di balena era molto rigido, per questo alle volte vi si preferiva quello in legno, ma erano indumenti considerati "usa e getta" perchè il legno, con i lavaggi, marciva, rendendolo quindi inutilizzabile.

La difficoltà di indossare i corsetti era maggiorata dalla chiusura, una serie di lacci variamente incrociati; essi potevano essere annodati sul davanti (era tuttavia considerata una moda volgare per persone di basso rango poichè erano costrette a fervi ricorso le donne prive di servitù) oppure sul retro.
Dal 1850 circa in poi nei corsetti venne introdotta anche una seconda allacciatura a gancetti sul davanti, simile a qulla degli abiti, per facilitare le dame durante la vestizione e conferire all'indumento maggioire comodità e praticità [naturalmente nel possibile].

Molto famose sui corsetti sono le caricature che raffigurano giovani donne che trattengono il respiro mentre cameriere e serve si affaccendano intorno nel tentativo di tirare il più possibile i lacci del corsetto per darle l'aspetto desiderato.

In alcuni casi anche il marito della donna contribuiva poichè dotato di forza maggiore [io mi domando: ma le stringhe non si strappavano mai? Di che erano fatte, fibra di carbonio?].
Quest'usanza, che si diffuse poi nella classe borghese dalla metà dell'Ottocento, venne importata dalla Germania, molti commercianti tedeschi, infatti, erano immigrati in Inghilterra dove gestivano i commerci delle loro società.
La gerarchizzazione tedesca era infatti molto meno strutturata di quella britannica, era quindi pensabile che fosse il consorte ad aiutare la moglie, mentre lo stesso non accadeva in Inghilterra dove invece era compito delle cameriere. Servitù del genere in Germania era richiesta solo per nobili di alto rango quali regine e principesse.

L'uso del busto, comunque, poteva comportare anche tragedie, come quella riferita da un giornale parigino nel 1850 in cui si dichiarava che una giovane donna, morta durante un ballo, aveva indossato un corsetto talmente stretto che le costole avevano perforato il fegato.
Saltando le tragedie più evidenti e d'aspetto più macabro, il corsetto non era certo né un aiuto né un sostegno per la figura femminile, esso infatti modificava la struttura del corpo, restringendo le ultime costole e dando loro una forma innaturale, inoltre soffocava la capacità polmonare, provocando non di rado mancamenti e svenimenti [quindi quelle di libri e film non sono tutte invenzioni per creare qualche situazione diversa].
La figura della donna dall'aspetto fragile e facile allo svenimento è un'icona dell'epoca Vittoriana che è stata tramandata fino ad oggi e ben si accostava con l'idea di "angelo" delicato che era tanto cara all'ideologia dell'epoca.
Ma i danni provocati dal busto non si limitavano a questo, esso era infatti estremamente pericoloso durante la gravidanza perchè schiacciava il feto, deformandolo e altrettanto per l'utero; quasi tutte le donne indossavano il corsetto durante i mesi prima del parto, l'unica concessione fatta era un'allacciatura più lasca.
Mostrare il corpo eccessivamente gonfio per lo stato interessante della donna era oggetto di sdegno, un comportamento che cozzava, tuttavia, con l'idea fulcro della donna vittoriana, che da una parte era una madre amorevole e devota, ma dall'altra era costretta a tenere comportamenti molto nocivi al bambino.
Si può quasi affermare che i busti del tempo fossero una dell cause dell'elevatissima mortalità dei bimbi durante la gravidanza.

Curioso è anche notare come è avvenuta l'evoluzione del corsetto da mero accessorio della biancheria a indumento dell'erotismo moderno.
Un uomo che vedeva una donna vestita solo del corsetto (e naturalmente di quello che si aveva sotto, perchè non lo si indossava sulla pelle, ma sopra una camiciola o camise) era considerato in grande intimità con questa, il privilegio di tale vista era concesso esclusivamente ai mariti e, naturalmente, nel caso si trattasse di prostitute, ai clienti.
In una casa perbene, come poteva essere quella dei Bennett di Jane Austen, vedere una ragazza abbigliata solo con la biancheria intima, quindi calze, sottoveste, corsetto e camiciola, poteva portare ad un immediato matrimonio riparatore, come se questa poveretta avesse commesso chissà quale peccato di carne.
Il privilegio di vedere una donna così abbigliata non era concesso neanche ai fratelli e neppure ai padri: per una ragazza farsi vedere deshabillé da un uomo che non fosse il consorte era assolutamente impensabile e poco importava che fosse un parente strettissimo. Questo comportamento era determinato anche dal fatto che, nelle famiglie, il padre e le figlie trascorrevano poco tempo insieme e anche quel poco era regolato da norme molto rigide anche a causa della differenza di stato, gli uomini erano sempre un gradino più in su di qualsiasi donna.
Quindi il privilegio di una donna abbigliata solo con il corsetto era qualcosa legato ad una grande intimità, soprattutto fisica.

Penso che per questo post sia tutto, ma credo proprio di non aver esaurito quello che c'era da dire, quindi potrebbe essere che ritorni in futuro sull'argomento ^_^
Nel frattempo posto un video sui corsetti vittoriani:



Ci vediamo presto, ciao ciao dalla vostra


Mauser

2 commenti:

  1. Ciao, sono una studiosa di storia del costume e collezionista di abiti antichi (in particolare abbigliamento femminile dal 1750 al 1930. Puoi vedere una selezione della mia collezione qui: http://www.abitiantichi.it ).
    Ho scoperto per caso questo tuo blog ed è stata una piacevolissima sorpresa: sono cosi' pochi i siti italiani dedicati, anche solo in parte, alla storia del costume! E' un argomento che qui da noi è decisamente trascurato.
    Ho scritto in risposta a questo post perchè volevo segnalarti un libro di relativa recente pubblicazione, opera di una storica del costume e di un medico, che ha analizzato i busti vittoriani dal punto di vista dei danni arrecati alla salute. Questo studio ha dimostrato come la maggior parte delle colpe che gli erano e gli sono attribuite, siano infondate. Il busto in media pare non venisse affatto indossato stretto come si pensa, e inoltre non è in grado di arrecare quasi nessuno dei danni di cui è stato accusato, se non rendere difficoltosa la respirazione provocando svenimenti nel caso di esercizio fisico (come ballare per esempio). E' una lettura molto interessante ;-).
    Si tratta di "The Corset: A Cultural History", Valerie Steele, Yale University Press, 2001
    Vorrei poi chiederti un'informazione: citi come materiale delle stecche dei busti vittoriali balena, metallo e legno. Io ho trovato stecche di balena e metallo, ma non legno (al limite canne di palude, ma non oltre il '700). Mi potresti indicare la fonte di questa informazione? Mi piacerebbe approfondire.
    Ti saluti lasciandoti il link ad un mio pezzo sui busti ^_^:
    http://www.abitiantichi.it/storia/biancheria.html#busti

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  2. Ha ragione Mauser, il legno si trova in molti pezzi indicato come "cane", ma moltissime parti di questo articolo sono scorrette e si riferiscono a credenze in voga all'epoca, grazie alla scarsa conoscenza dell'anatomia (ad esempio ballare non fa svenire, la scorretta nutrizione sì, i moderni tight lacer infatti sono correttamente nutriti e non svengono)

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