10 marzo 2010

Il cappellaio

Ispirata dal trailer di Alice in Wonderland che ho visto venerdì scorso al cinema, ecco che mi accingo ad andare a rimpinguare le fila delle professioni del passato aggiungendone una nuova: quella del cappellaio.


Johnny Depp come Cappellaio Matto
Scrivendo e cercando informazioni varie per questo post, mi sono sorte spontanee due considerazioni, la prima è vedere come nei secoli prima del nostro fosse molto comune avere professioni diversificate per il target, specialmente in base al sesso. Questo lo posso comprendere in un mestiere come quello del sarto, dove le differenze tra il formare un abito da uomo e da donna fossero molteplici, ma in una cappelleria? Insomma, mi è parso quantomeno particolare scrivere un post sul cappellaio e scoprire che dovrò scrivere una sezione anche per la cappellaia...


La seconda osservazione è: ma perchè accidenti tutte le informazioni che si trovano in giro sul cappellaio riguardano esclusivamente il Cappellaio Matto di Alice?
Più precisamente, col nuovo boom di Tim Burton's Johnny-Depp-Pirata-dei-Caraibi come Mad Hatter pare che non ce ne sia mai stato un altro... non ce ne saranno stati nel passato, di cappellai?


Vabbè, sorvoliamo su questi pensieri da mente malata e parliamo un po' del personaggio.
La figura del cappellaio era molto importante nel passato, questo perchè il cappello non era esclusivamente un vezzo, un accessorio non indispensabile come oggi, ma una parte fondamentale del vestiario.
Il cappello aveva tre funzioni:
  • Abbellire e/o ostentare ricchezza
  • Proteggere
  • Simboleggiare sottomissione e rispetto
Ma di questo parleremo in un post dedicato.

Essendo un particolare fondamentale della vita sia per i poveri che per i nobili, naturalmente esisteva un vero e proprio commercio di cappelli.
Le donne borghesi compravano dalle cappellaie supporti e materiali per la fabbricazione, poi confezionavano i loro copricapi a casa, adornandoli come preferivano, seguendo o meno i dettami della moda e del proprio gusto, guarnendoli con fiori, rami, piume e nastri; per le occasioni più formali, invece, acquistavano modelli già confezionati da professionisti.


Per gli uomini invece la questione era più complessa. Nello specifico per i benestanti perchè non indossavano un cappello floscio di stoffa confezionabile a casa, bensì un cappello rigido di difficile produzione casalinga.
I cappelli da uomo, se di alta qualità, erano creati su misura, appositamente prendendo le misure della testa come si fa per i vestiti o per le macchine fuoriserie.
Le grandi maison e le cappellerie di classe londinesi, come quelle di Bond Street, avevano anche la particolarità di numerare le loro produzioni ed inventarono le targhette del negozio, piccole strisce di seta o cotone ricamate con il nome dell'attività e l'indirizzo; al giorno d'oggi pare comune che tutti gli abiti abbiano l'etichetta, soprattutto con la produzione seriale di capi d'abbigliamento, ma in passato questa caratteristica non era così comune.
Ma a parte qualche caso di super lusso con creazione su misura come accade ancora adesso, la cappelleria fu una delle prime espressioni della produzione in serie di capi d'abbigliamento e accessori: esistevano (ed esistono ancora adesso) misure standard per la circonferenza cranica, il cliente si provava il cappello, sceglieva quello che calzava meglio e poi lo acquistava.
Questo però prevedeva che tutte le decisioni sul cappello fossero prese dal cappellaio: tessuto, guarnizioni, forma, altezza, ecc. Tutto era a discrezione del cappellaio.


Le cappellerie impiegavano da una a molte persone, a seconda di quanto erano prestigiose, dei prodotti che vendevano e della loro posizione e clientela.
Rivista femminile dell'Ottocento
I cappellai che lavoravano i cappelli erano una figura professionale interessante che sfortunatamente è quasi estinta nella nostra società: compito loro era creare tramite strisce di tessuto, legno e stoffa, cappelli favolosi, cilindri, fedora, borsalini, copricapi deliziosi per ogni occasione.


Creare un cappello
Il processo di creazione di un cappello era supervisionato interamente dal cappellaio, sebbene alcune parti più dure fossero svolte da alcuni assistenti o garzoni o apprendisti.

La creazione di un cappello prevedeva innanzi tutto la scelta del tessuto da parte del cappellaio che, come per tutti i mestieri analoghi, aveva un tatto e una sensibilità particolare verso le stoffe e il risultato che poteva scaturirne: la stoffa cambiava a seconda del tipo di copricapo e dell'uso che se ne voleva fare;
Come detto poco sopra, a parte rari casi tutte le decisioni erano del cappellaio e non del cliente.


Dal taglio originale di stoffa si ricavavano le parti per la tesa e per la "cupola" del cappello, ovvero la parte cilindrica o quella bombata, a seconda del modello.


Il tessuto andava poi trattato con sostanze rinforzanti o infeltrenti per dargli determinate caratteristiche di impermeabilità o infeltrimento, piuttosto che rigidezza e resistenza.
Il Cappellaio Matto e il Leprotto Bisestile
Gli effetti si ottenevano grazie a ripetuti bagni in pentoloni di soluzioni bollenti. Era a questo punto che si sceglievano colore 8se il tessuto non era ancora colorato) e grado di durezza del tessuto.

A quel punto era pronto per essere sagomato a mano dal cappellaio, generalmente il più anziano ed esperto della bottega; a seconda del tipo di tessuto e della foggia del cappello, si potevano adoperare dei supporti rigidi, come listarelle di legno molto flessibile e leggero (faggio o betulla, piuttosto che canna di fiume), oppre cartone, ma i veri cappellai, i maestri, preferivano dare la forma e la rigidezza al cappello esclusivamente con ripetuti passaggi in sostanze chimiche apposite, tra cui spiccava il mercurio, e una tornitura e sagomatura manuale.


Un'illustrazione della prima edizione di Alice di Carroll
Con una sapiente lavorazione manuale, il cappello a cilindro o la fedora, piuttosto che il bicorno o il tricorno prendeva forma sotto le abili dita del cappellaio, che lo rendeva perfetto per il cliente, terminando il suo lavoro con raffinate rifiniture in raso o velluto, foderando l'interno con stoffa pregiata ed applicando la targhetta distintiva della bottega dove era stato prodotto.
In alcuni casi, come nel campo militare, i cappelli erano guarniti con applicazioni e bottoni, passamaneria e cordoni che rispecchiassero il grado dell'ufficiale che li indossava.


Un po' di storia
Si calcola che i cappellai lavorarono moltissimo durante l'epoca napoleonica. poichè il Corso pretese per i suoi soldati divise nuove, cucite di tutto punto e, naturalmente, comprese di copricapo appariscente.
Sfortunatamente non fu per i cappellai un periodo di altrettante entrate economiche, visto che Napoleone pretese che lavorassero praticamente gratis, sostenendo che il loro lavoro fosse DOVUTO allo Stato e una specie di compenso per aver avuto il privilegio di abitare in un Paese come la somma Francia [altro che privilegio, quattro sberle dovevano dargli!!!].


Panoramica dei copricapi da 1700 a 1850
Ma il paese dove maggiormente i cappellai fecero affari fu l'Inghilterra che, come per molto altro, fu la vera locomotrice d'Europa durante l'Ottocento, povero e pieno di miseria, provato dalla sanguinosa guerra con Napoleone il cui fantasma aleggiò fino a metà secolo.

La moda dei cappelli e la professione dei cappellai è antichissima, greci e romani già la conoscevano e sperimentavano la loro maestria, ma fino al Seicento, Settecento, essa rimase indissolubilmente legata alla figura del sarto, che oltre alle vesti confezionava anche cappelli; dal Settecento in poi, con l'avvento dei cappelli rigidi come bicorno e tricorno, e la grande moda del lusso che investì le corti francese e spagnola, le due professioni cominciarono a distaccarsi: comparvero le prime cappellerie, mentre a corte compariva il ruolo di "cappelaio del re" non pià come un semplice sottoposto del sarto di corte, ma una professione di rilievo tenuta in grande considerazione.


Si considera l'inizio dell'arte dei cappellai con l'avvento delle prime botteghe dedicate, per questo dovete immaginare un negozio simile ad una grande merceria, completamente pieno di eleganti cappelli riposti sui supporti e sui servi muti, oppure adagiati con cura sugli scaffali.
E in tutto questo mondo, il cappellaio che si muove tra le sue creazioni come Ollivander's tra le sue bacchette magiche, conoscendole una per una perchè è stato lui stesso a crearli.
Trovo molto affascinante il lavoro dei cappellai che riassumevano in loro la figura degli scienziati pazzi, dei chimici, dei sarti e degli artisti e allo stesso tempo anche quella dei commercianti.


Vita sociale di un cappellaio
Rappresentazione di una cappelleria
A differenza dell'importanza delle loro creazioni, i cappellai non erano tenuti in grande considerazione nella società media sia di epoca Georgiana che Vittoriana, questo perchè, sebbene possa non sembrarlo, facevano un lavoro molto duro e le sostanze tossiche con cui erano continuamente a contatto incrinavano la loro sanità mentale, rendendoli un po' matti e senza dubbio svitati.


Molti cappellai terminavano la loro carriera soli e abbandonati da tutti per via della loro eccentricità causata dalle sostanze tossiche o cancerogene con cui erano a contatto; alcuni, vittime di pesanti fumi tossici, erano addirittura rinchiusi in manicomio a causa delle loro manie e stranezze e del loro aspetto senz'altro singolare.


Cappelleria da donna
Cappelleria femminile
La cappelleria femminile, corrispettivo di quella maschile, era uno dei centri mondani delle città e dei paesini, dove le signore si incontravano e chiacchieravano, guardando i cataloghi di modelli provenienti da Parigi o da Londra,scegliendo i modelli come in sartoria e chiedendo abbinamenti più o meno vistosi per i cappellini esposti.
Il cappello femminile merita senz'altro più posto di qualche riga a fine post, specialmente nelle sue fogge più particolari, come quella definita bonnet, il cappellino che tanto siamo abituati a vedere nei period dramas e nei film in costume.


La cappelleria femminile, tripudio di fascino e femminilità, era un luogo sacro per le signore, sede di succulenti pettegolezzi e di notizie e scandali.


Come per la cappelleria maschile, dovete immaginare un negozio invaso di cappelli e cappellini, a tesa larga o stretta, bonnets, fedora da donna, cilindri femminili, copricapi e decorazioni, piume, fiori, ornamenti.
C'erano sia cappelli di stoffa flosci, simili ai moderni bachetti, sia rigidi, tricorni, bicorni ecc.
In cappelleria, inoltre, si compravano anche i guanti che, come si sa, erano un accessorio fondamentale in epoca georgiana e vittoriana.

Bacioni a tutti e a presto!



Mauser






Sophie, la protagonista de Il castello errante di Howl fa la cappellaia

2 commenti:

  1. Ahahahah stavo rileggendo l'articolo su Samuel Blackall e Jane Austen quando per sbaglio ho aggiornato la pagina e ho visto che avevi appena aggiunto un nuovo articolo!! XD
    Bellissimo articolo fra l'altro, è affascinantissimo davvero questo mestiere, che per i nostri tempi è quanto mai bizzarro ma che una volta era davvero "vitale" per tutti, e che fra l'altro aveva un prezzo di salute così alto... suppongo che in realtà fossero pochi a lavorare così per scelta, ma è molto triste lo stesso. Come al solito il 1800 è teatro di grandi contraddizioni, con le solite piccole, grandi cose che erano parte integrante di quell'universo speciale e che tuttavia andavano a discapito di chi le produceva...
    Grazie mille, è stata una lettura istruttivissima!!!


    Beatrice*

    Ps.: ti dirò il cappellaio matto di Burton non mi piace, è davvero -troppo- matto o.ò''' lol

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  2. questo Blog è meraviglioso, tanta ammirazione per chi lo cura, davvero...

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