28 agosto 2011

La rotativa e il giornale "quotidiano"

Il lettore tiene ora in mano una delle molte migliaia di cope del giornale The Times tolte da un apparato meccanico.
Con queste parole contenute nel suo articolo di fondo, il 29 novembre 1814 l'autorevole quotidiano londinese annunciava la grande novità: l'uso della stampatrice meccanica a vapore.

Tra gli ostacoli maggiori che si erano opposti alla diffusione delle notizie e della stessa cultura era l'alto costo dei libri, che fin dalla meravigliosa invenzione di Gutemberg venivano stampati a mano: certo il progresso c'era stato, visto che prima erano addirittura copiati a mano uno per uno con tempistiche interminabili, ma i tipografi, la nuova professione che aveva visto la luce dopo l'invenzione della stampa moderna, ne componevano faticosamente ogni pagina, riga per riga, carattere per carattere e l'operazione richiedeva tempi lunghissimi, a tutto svantaggio del numero delle copie che potevano essere prodotte.

Tornio manuale per la stampa
Era dunque necessario trovare un metodo che, riducendo gli estenuanti tempi di composizione e stampa, che avveniva ancora con il torchio a mano, consentisse di aumentare le tirature.
Già nella seconda metà del Settecento il problema maggiore della produzione era quello di accaparrarsi il maggior numero di utenze possibili, contava la quantità e non più la qualità e bisognava fare in modo che in moli leggessero e, quindi comprassero e quelli che non lo facevano dovevano essere invogliati a cominciare.
Il Settecento inglese fu un secolo grandioso per l'Inghilterra delle lettere, nacque il romanzo in senso moderno, l'Ivanhoe di Walter Scott, nacque il quotidiano, lo Spectator e ci fu una proliferazione culturare di grandi autori di molti generi, basti pensare a Swift, Defoe, Fielding, Coleridge. Il cittadino medio, con un pizzico di istruzione in più rispetto alla generazione precedente, chiedeva non solo testi per studiare, ma anche per spiegare e per svagarsi, per la satira, per la politica, per le opinioni. La diversificazione del genere letterario fece la fortuna dello stesso e alimentò la sua stessa richiesta, facile quindi comprendere come mai ci sia tato questo balzo produttivo proprio a cavallo dri due secoli e come mai, ancora oggi, l'Inghilterra abbia un'altissima fetta di mercato letterario per quanto riguarda il numero di autori pubblicati; a batterla è solo l'America, ma per un motivo più statistico che talentuoso: in un grande numero di persone è più facile trovarne di valenti.
E comunque, il mercato moderno dei libri non si preoccupa neanche più di pubblicare bravi autori, ma chiunque possa avere successo o vendere indipendentemente dal metodo (propaganda, scandalo, tematiche oscene, singolarità del soggetto, letteratura impegnata, bastian contrari, teorie dei complotti).

La prima soluzione vera e propria al problema del tempo di realizzazione di un libro o giornale venne proposta da Friederich Koenig, tedesco come Gutemberg, quando nel 1811 inventò la prima stampatrice a cilindro mossa dalla forza del vapore.
Il funzionamento prevedeva un cilindro di metallo nelquale scorreva il foglio da imprimere sul piano di stampa, dove si trovavano i caratteri; in tal modo la velocità di stampa diventava molto maggiore rispetto a quella ottenuta col torchio, che doveva percorrere, alternativamente, un percorso dall'altro in basso e, per di più, veniva azionato a mano; era in uso anche il torchio meccanico, che però non aveva modificato sostanzialmente la situazione.

Stampatrice Koenig


La nuova stampatrice, che lo stesso Koenig dotò di un secondo cilindro, venne subito acquistata dal Times di Londra, che durante il collaudo riuscì a stampare 1100 copie in un'ora: con qualche modifica la stampatrice raggiunse, nel 1828 una tiratura oraria di 4000 copie finchè, trent'anni dopo, ne stampò ben ventimila.
In pratica era nato il prototipo della rotativa.

Come tanti uomini di genio, anche William Nicholson non riuscì a godere il frutto del proprio ingegno. Egli fin dal 1790 aveva brevettato una macchina stampatrice dorara d'un cilindro portacarta che rotolava sui caratteri, disposti in un piano e pennellati d'inchiostro; successivamente le aveva apportato una sostanzale modifica, fornendola di due cilindi di cui uno serviva a spingere la carta sull'altro, dove erano allineati i caratteri precedentemente inchiostrati, ma le traversie della vita lo avevano condotto sempre più in basso, fino a fargli provare la prigione, e lo sfortunato Nicholson aveva tristemente finito i suoi giorni nel 1815, proprio quando la stampatrice di Keonig dava i suoi primi, brillanti risultati. Pare, anzi, che il tedesco avesse preso spunto per la sua invenzione da un colloquio avuto con l'ingrese, che era andato a visitare in carcere.

Figlio di immigrati italiani, Ippolito Marinoni era nato e vissuto in Francia: là aveva intrapreso il mestiere di tipografo e già a 24 anni era diventato socio del proprio datore di lavoro; nel 1855, appena trentaduenne, si era meso in proprio aprendo una piccola fabbrica per macchine stampatrici, infine, nel 1872, ideò e costruì la rotativa Marinoni, capace di stampare oltre ventimila copie in un'ora.
Rotativa Marinoni
Il nuovo mostro meccanico si basava sullo stesso principio della macchina di Nicholson, i caratteri di stampa erano però disposti non su un piano orizzontale, ma su un cilindro metallico sul quale scorreva la carta, srotolandosi da bobine: è la cosiddetta carta continua, arrotolta in giganteschi rotoli che potevano contenerne centinaia di metri.

A seguire vi propongo il video di un restauro e una rimessa in opera di una rotativa Marinoni chiamata Presse Universelle, spero sia di vostro gradimento, a mio avviso è molto affascinante



La nuova rotativa Marinoni, l'ennesimo italiano protagonista di qualche invenzione rivoluzionaria, permise alla stampa di ogni tipo l'ennesimo balzo verso il futuro.
A questo punto, velocizzata la stampa di testi, occorreva però accelerare anche la loro produzione: il risultato sarà la linotype, una macchina che permetteva di creare automaticamente e di volta in volta la sequenza di caratteri necessaria, ma lei sarà protagonista di un altro post.


Baci





Monica

2 commenti:

  1. Quanto mi piace la storia della stampa! Trovo che abbia un fascino unico! Ti vorrei consigliare un libro che ho dovuto studiare per il mio esame di giornalismo: "La democrazia della stampa" di Oliviero Bergamini, volume che ripercorre tutta la storia della stampa, dai primi volantini di Venezia ai nostri quotidiani. Come per il tuo post è un viaggio piacevolissimo sulle pagine antiche!
    Grazie per questi post sempre così interessanti!! :)

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  2. Me lo procurerò sicuramente, la storia della stampa affascina moltissimo anche me, sono quindi molto curiosa di leggerlo =)

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