30 dicembre 2011

Storia di una vedova

Cari lettori del Georgiana's Garden, siamo quasi a Capodanno e un 2012 carico di aspettative, previsioni, giornate da vivere ci attende proprio dietro l'angolo.
Nella mia personale classifica di Capodanno, la parte migliore continua ad essere quella in cui si indossano calze e mutandine rosse, la peggiore quella di un cenone in cui tra una portata e l'altra ci si strafoga di frutta secca e arachidi che finiranno per richiedere una certa dose di Digestivo Brioschi [quello col cinghiale].
Madame Clicquot con la nipote
Ma una festa, a quanto pare, non è una festa senza un buon champagne per celebrarla a dovere ed ecco da cosa ho preso spunto per il post di oggi su Madame Barbe-Nicole Ponsardin, vedova Clicquot.
Metaforicamente parlando, certo, perchè io sono un'inguaribile astemia e quindi non mi avvicinerò mai ad una bottiglia della Vedova.

La storia di uno degli champagne più famosi del pianeta si colloca esattamente nel periodo di cui noi parliamo di solito, in particolare la data ufficiale della nascita dell'impresa vinicola Clicquot risale al 1772 ad opera di Philippe Clicquot-Muiron, ricco esponente della borghesia di banca francese e appartenente all'imprenditoria e al commercio tessile.
La famiglia Cliquot aveva, nel corso della sua scalata ai vertici del commercio, accumulato molti territori nella regione della Champagne francese, questi vennero riorganizzati da Philippe che possedeva una grande passione per il vino e che, nel 1772, decise di aprire il suo primo négoce de vin. Benchè Philippe fosse coinvolto in altri affari era il commercio del vino e, in particolare, dello spumante prodotto nelle sue regioni che lo interessava maggiormente, tanto che nel corso degli anni abbandonò quasi tutti gli altri suoi incarici per dedicarsi totalmente al nuovo business che divenne parte del brand Clicquot già attivo nel tessile e nel bancario.

Come testimoniano i registri meticolosamente redatti all'epoca [quando, grazie al Cielo, SAP era solo un futuro troppo lontano] le vendite furono buone fin dall'inizio dell'attività e nel 1775 venne effettuata la prima spedizione di champagne rosé all'estero, per la precisione a Venezia, mentre è del 1780 il primo commercio della maison con la Russia, che rimarrà, nel corso della storia, la principale acquirente di questo prodotto.
L'espansione verso l'estero segue la filosofia di Philippe Clicquot che aveva intenzione di espandere il suo commercio vinicolo al di là di ogni confine.

Ma cosa c'entra tutto ciò con la Vedova?
Madame entrerà in scena più tardi come moglie del figlio di Philippe, François Clicquot che sposò, nel 1805 la ventiduenne Barbe-Nicole Ponsardin, proveniente da una delle più in vista famiglie borghesi di Reims; dotata di un grande senso per gli affari, un'eredità paterna, Barbe-Nicole acquisì una grande conoscenza del vino e delle metodologie proprio durante il periodo del suo breve matrimonio con François il quale aveva in comune con il genitore una grande passione per il vino, un certo senso per gli affari, una volontà di ferro e la ferma intenzione di portare i vini Clicquot in tutte le corti d'Europa.

François realizzò questo suo proposito aggregandosi alle spedizioni napoleoniche in giro per il continente, grazie alle quali riuscì a far conoscere il nome Clicquot al di fuori del confine francese, realizzando il sogno suo e di suo padre, ma sarà proprio la sua vedova che, dopo la sua morte, contribuirà a far sì che lo champagne Clicquot acquisisca fama e notorietà in tutto il mondo, rendendolo famoso per la sua qualità e la particolare limpidezza ottenuta tramite metodi da lei brevettati.


Barbe-Nicole, nata Ponsardin
Barbe-Nicole nacque a Reims il 16 dicembre 1777, quando il commercio Clicquot di vini era ad appena cinque anni dalla sua creazione, era una delle due figlie di Jean Nicholas Philippe Ponsardin, uno dei maggiori commercianti della città, e di Jeanne Josephe Marie-Clémentine Letertre Huart.

Scorcio delle cantine Veuve Clicquot Ponsardin
con le bottiglie inclinate in fase di remuage
I Ponsardin, come afferma la stessa Barbe-Nicole in alcune lettere e memorie, erano una famiglia con un grande senso per gli affari e ciò li portò anche ad essere estremamente lungimiranti in fatto di politica, così suo padre Nicholas, che a soli ventott'anni era entrato nel comitato per l'incoronazione di Luigi XVI, allo scoppio della rivoluzione aveva tagliato tutti i rapporti con l'aristocrazia, riuscendo a salvare sia la testa [che per l'epoca non era poco con la raffica di condanne alla decapitazione che seguì quella di Luigi XVI]. Divenne un giacobino così credibile, afferma la nostra vedova, che Napoleone lo nominò addirittura suo barone presso Reims.

Il matrimonio con François Clicquot è il primo episodio conosciuto della sua vita, in circostanze diverse, afferma Barbe-Nicole, suo padre avrebbe organizzato per lei un importante matrimonio con qualche aristocratico, ma si era nel pieno furore rivoluzionario, Napoleone non era ancora salito al potere e, al tempo, gli unici partiti considerati passabili per possedimenti e ricchezza erano i borghesi che erano riusciti a scampare alla furia.
François Clicquot, titolo mancante a parte, era un ottimo giovanotto per Barbe-Nicole, la sua famiglia di imprenditori tessili era ricca e contava notevoli altre attività di dimensioni più ridotte (tra cui quella vinicola), inoltre possedeva moltissimi territori nella regione di Champagne e la terra non era mai un male possederla.
Il matrimonio tra Francçois e Barbe-Nicole si tenne nel 1798, all'epoca la sposa aveva 21 anni e l'unica erede della famiglia, Clémentine, nacerà nel 1799.

Durante le campagne napoleoniche che si protrassero fino al 1815 François seguì l'esercito napoleonico lungo il suo peregrinare europeo tra Germania, Italia, Austra e Russia, nella speranza di realizzare il sogno di suo padre e diffondere il nome Clicquot al di là di ogni confine, ma l'Europa era devastata dalla guerra e François comprese che ciò che avrebbe fatto la differenza non era il vino torbido che commerciavano, bensì un prodotto diverso, realizzato nei vigneti francesi che possedeva e secondo criteri molto selezionati.

L'idea di François Clicquot era certo quella vincente, ma il giovane non ebbe il tempo di vederne la riuscita in quanto venne stroncato da una febbre tifoide nel 1805, anche se alcuni storici affermano che si trattò di suicidio.
Con la morte dell'erede, Philippe Clicquot decise di mettere una pietra sopra il suo sogno di viticoltore, ma la temperanza e l'ardore dimostrato dalla giovane nuova, all'epoca avvena ventisettenne, nei confronti della sua stessa passione lo convinse a mantenere aperto il business, rifiutandosi però di sovvenzionarlo oltre.
Barbe-Nicole si ritrovò a quel punto a dover attingere alle proprie personali scrte di denaro che la famiglia le aveva dato come "uscita" dalla casa paterna, un'usanza simile alla dote di cui la nostra ormai vedova beneficiava ancora, provenendo da una famiglia molto agiata.
Con il denaro a sua disposizione, poco ma presente, Barbe-Nicole rinnovò il contratto che aveva stipulato suo marito con Louis Bohne, un commesso viaggiatore che per tutti quegli anni aveva viaggiato per l'Europa tastando il mercato e mietendo anche qualche successo nell'area dei Paesi Bassi e del Belgio. La vedova decise inoltre di restringere la produzione prevista da suo marito ad un unico prodotto, lo champagne, introducendo e commissionando migliorie per renderlo quel prodotto speciale che François era certo avrebbe mandato in visibilio l'Europa.

L'etichetta di una bottiglia di champagne Veuve Clicquot Ponsardin

Madre di un impero
I primi anni di Barbe-Nicole a capo della casa vinicola Clicquot furono molto difficili, il denaro della sua rendita personale non bastava a sovvenzionare la nuova produzione di champagne che stava realizzando, il suo millesimato, una ricetta che aveva deciso di produrre era ancora in fase di realizzazione e anche se la sua annualità era di circa 100.000 bottiglie (di cui circa un quarto dedicate al mercato russo) le banche dell'impero si rifiutavano di concederle prestiti per via del fatto che fosse una donna a capo di un progetto folle che avrebbe dovuto dirigere un uomo (e averne uno altrettanto forte a tenere a freno la sua brama) ma forse e più probabilmente sobillati dal suo eterno rivale nel campo degli champagne: Jean-Rémy Moët che al tempo intratteneva ottimi rapporti coi ministri delle finanze. La cosa più triste, al giorno d'oggi, è che il Moët e il Clicquot appartengono allo stesso gruppo imprenditoriale, che tra l'altro possiede anche il brand Louis Vuitton, senza nessun rispetto per la secolare faida che divideva le due maison.
Altra aggravante per le produzioni di Barbe-Nicole fu la tensione politica che si aveva in Europa: il clima di guerra e i blocchi doganali, le tasse di importazione ed esportazioni massacravano costantemente il prodotto che subiva questa specie di embargo continentale estremamente limitante.

Tra molte difficoltà, il 1810 è senz'altro l'anno della consacrazione di madame a madre di un impero imprenditoriale, principalmente per la produzione del primo millesimato da lei fortemente voluto e seguito.
In quello stesso anno, mentre sta imbottigliando e fermentando lo champagne che la renderà una vera donna di successo, madame decide di cambiare definitivamente il nome della maison attribuendosi il merito di essere arrivata fino a quel punto, da Clicquot la maison cambia ufficialmente nome in Veuve Clicquot Ponsardin. Era certo una scelta coraggiosa attribuire ad uno champagne e ad una produzione vinicola non solo il nome di una donna, ma soprattutto l'appellativo di vedova, quasi che il successo fosse giunto proprio grazie alla sparizione degli uomini che imponevano a madame le lo sciocche decisioni, ma Barbe-Nicole disse sempre che la sua decisione dipese dal fatto che desiderava che ciascunp bevesse il suo champagne avesse percezione di quante erano state le difficoltà e di quanto lei, una donna, aveva dovuto lottare per affermarsi, sacrificando la propria fortuna e rischiando la propria indipendenza, quella condizione ambitissima dalle donne dell'epoca che si ottiene soltanto con la vedovanza. Madame affermò inoltre di avere massimo rispetto delle decisioni intraprese da tutti i Clicquot e che fu in loro onore che mantenne quel cognome nel nome del prodotto piuttosto che sostituirlo solo con il suo nome da ragazza.

Il successo di madame si replica l'anno seguente con il Vin de la Comète, un successo dovuto ad un'ottima vendemmia che produsse un'altrettanto eccellente annata. La specialità era dovuta al clima favorevole e, si dice, dal passaggio di una cometa fortunata sul cielo della Champagne che diede il nome anche all'annata: 1811.

Alcuni tappi marchiati dello champagne
Veuve Clicquot Ponsardin
Nel 1814 madame aveva sfidato l'embargo ed era riuscita a raggiungere San Pietroburgo per consegnare il suo champagne alla nobiltà russa che lo considerava il non plus ultra dei beveraggi. Barbe-Nicole alla conquista della Russia rimase negli anni una delle sue più grandi imprese e la sua definitiva consacrazione, ma se il suo impero commerciale, specialmente in Russia, ebbe così tanto successo fu anche grazie a Louis Bohne che nel corso degli anni era diventato il suo braccio destro, che non perse mai la fiducia in lei e che dalla Russia scrisse a madame
La zarina è incinta. Se nascerà un erede maschio, in tutta la Russia si berrà champagne a galloni. Non ne fate parola, o i nostri concorrenti saranno qui da un momento all'altro

Nel 1815, ormai alla fine dell'epoca napoleonica che aveva guerreggiato per l'Europa per circa un ventennio, madame era a capo di uno dei primi imperi internazionali, la sua produzione vinicola raggiungeva 175.000 bottiglie annue, quasi raddoppiata rispetto ad un decennio prima, la sua esportazione toccava tutti gli angoli del continente.
Il problema, a quel punto, rimaneva uno solo: la quantità.
Produrre di più si pensava fosse impossibile, ma senza un dovuto apporto l'impero di Barbe-Nicole era destinato a rimanere sempre il #2, fanalino di coda di quel Moet che durante la sua carriera aveva cercato di boicottarne il business. Fu così che madame sviluppò l'idea della table de remuage, uno speciale sistema che prevedeva la bottiglia inclinata con il tappo verso il basso e una serie di fori con cui, progressivamente, era possibile variarne l'angolazione, in modo che i sedimenti si depositassero tutti nel collo e con l'apertura fuoriuscissero. Il processo era accompagnato, oltre ad una progressiva variazione di pendenza, anche da una rotazione della bottiglia di qualche grado in senso orario.
Con questo sistema in sei settimane era possibile produrre uno champagne eccellente e cristallino e ogni giorno le bottiglie sono ruotate manualmente di un quarto di giro per staccare i sedimenti dal vetro e farli scendere sul tappo, poi sostituito. È la méthode champenoise grazie alla quale il vino resta chiaro e limpido, e che Barbe-Nicole riesce a mantenere segreta per 15 anni in una città dove tutti si conoscono, forse perché condivide i profitti con il personale.
Nell'immagine a fianco viene spiegato come si realizza questa speciale metodologia dove si variano inclinazione e rotazione.


Il successo di vendita è immediato. Tornata la monarchia, Barbe Nicole dà la figlia in sposa a un poeta squattrinato ma di vecchia nobiltà vandeana, il conte di Chevigné, e comincia ad acquistare i migliori vigneti della regione per soddisfare la domanda crescente.
Nel 1821 prende in stage il giovane Edouard Werlé che ne diverrà l'erede spirituale e al quale nel 1841 lascia la direzione dell’azienda che ormai vende mezzo milione di bottiglie all’anno (alla morte di lei saranno 760.000). Barbe-Nicole esclude volutamente l'erede Clémentine dal comando della casa vinicola, capendo che la giovane donna non possiede la forza, la tempra e soprattutto l'intuito per rendere ancora più grande la maison. Madame Clicquot, ho letto in giro, è un po' la Regina Vittoria dello champagne e con ella condivide il piglio severo di una madre che più che mamma fu un generale, ma di certo, come la sua omologa inglese, non lasciò i figli a morire di fame (la figlia e tutte le nipote saranno accasate con conti o duchi francesi).

Esige la perfezione: «una sola qualità, la primissima» e rimarrà conosciuta col nome di La Grande Dame de la Champagne ad ulteriore rispetto della sua grandiosità.

Nel 1843 Barbe-Nicole si ritira nel castello neo-rinascimentale di Boursault (su copia di quello di Chambord) e lì muore a 89 anni. 

La storia della vedova Clicquot è arcana ai più nonostante il suo nome sia ancora orgogliosamente stampigliato sulle bottiglie che fanno il giro del mono in nome di una tradizione vinicola e di un coraggio decisamente fuori dall'ordinario.


Siti, fonti e link
Wikipedia IT | Veuve Clicquot
Wikipedia EN | Madame Clicquot Ponsardin
Wikipedia EN | Barbe-Nicole Clicquot-Ponsardin Veuve Clicquot
Enciclopedia delle donne | Barbe-Nicole Clicquot-Ponsardin
Women who launch | Barbe-Nicole Clicquot Ponsardin
Wine Doctor | Veuve Clicquot
Cortigianerie | Les femmes de la Champagne: M.me Clicquot
www.veuve-clicquot.com


Tilar J. Mazzeo - The Widow Clicquot, The Story of a Champagne Empire and the Woman Who Ruled It
The New York Times | A kick from Champagne (recensione del libro sopra) 
Quadrantonline | The Widow Clicquot (recensione del libro sopra)
Susan Vinnicombe, John Bank - Women with attitude: lessons for career management


Per chi apprezza il buon vino, comunque, credo che la miglior referenza rimanga un bicchiere adatto e un sorso di questo splendido champagne.

Buon Capodanno a tutti




Mauser

1 commento:

  1. Interessantissimo...come sempre complimenti cara. E dal momento che io non sono AFFATTO astemia...quanto mi piacerebbe assaggiare il contenuto di una di quelle bottiglie!!! Mmmmmh cosa darei.....!

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