9 settembre 2010

After the party: il dipinto

Torniamo alla rubrica artistica, che mi sta appassionando sempre più, probabilmente per la bravura di alcuni artisti quasi sconosciuti che riesco a trovare in giro per la rete, che ritraggono scene di vita, costumi, usanze, dettagli e caratteristiche che mi affascinano.

Il quadro di oggi lo pubblicizzo principalmente per la sua particolarità e stravaganza, non mi fa impazzire, ma è un pezzo raro, soprattutto per il soggetto, e comunque dettagliato e interessante per una analisi.


Scheda tecnica
Titolo dell'opera: After the party
Traduzione: Dopo il ricevimento
Autore: Frederick Daniel Hardy
Anno: 1871
Tipo di pittura: olio su tela

Inizio subito col dire che la mia non simpatia per questo dipinto non è da ricercare principalmente nel fatto che so bene cosa significhi essere stanchi morti a causa del lavoro e preferisco quadri idilliaci dove i protagonisti giocano a carte, si riparano dalla pioggia o si corteggiano dolcemente, insomma, fanno la vita dei ricconi, roba che non mi ricordi che, magari, l'indomani sarà un estenuante lunedì in ufficio, il giorno della partenza per una trasferta oppure la data designata per una riunione pallosissima di quattro ore, di quelle che per reggerle hai bisogno di attaccarti una flebo e sperare che, nel mucchio, il capo non noti la tua faccia vegetativa nel mare di volti catatonici che ti circonda.
Va bene, divago, il sunto di tutto ciò è che, come la Libia e gli altri paesi desertici dell'Africa centrale hanno come colore simbolico il verde, io preferisco i quadri leccatissimi dove va tutto bene, dettaglio che si esprime anche in gusti letterari, cinematografici e di compagnie.

Passiamo oltre.
La particolarità del quadro è proprio il soggetto: due cameriere che, stanche morte, vengono inquadrate dopo un party, l'una seduta che sospira stremata, l'altra che le fa forza, probabilmente per il fatto che la parte più dura deve ancora arrivare, ovvero sgomberare tutte le stoviglie sporche, risistemare i mobili e spazzare, poi preparare la colazione prima che i padroni si alzino dal letto.
Voi penserete: infilano tutto in cucina e tanti saluti.
Eh no... come chi ha casa e famiglia sa bene, i piatti sporchi sono una brutta bestia da pulire e all'epoca non c'erano Svelto, Pril e sgrassatori vari sponsorizzati dalle star del cinema, nossignore, il miglior prodotto in circolazione era ancora il caro e vecchio olio di gomito.

Vero che la parte del lavoro pesante era fatta dalle sguattere di cucina, lavapiatti e assistenti che venivano piazzate davnti ad una conca e lasciate con le mani ammollo tutto il dì seguente a grattare avanzi di arrosto e pernice dalle stoviglie di limoges o dalle casseruole, ma volete mettere una festa da cinquanta persone? Volete mettere portare in cucina 50x3 piatti, 50x2 bicchieri e 50x6 posate? Facciamo un calcolo rapido (anche se la matematica non è il mio forte e quindi non garantisco sul risultato)
50x3=150 -> piatti (antipasto, primo e secondo)
The Kitchen Maid Washing-Up
by Victor Gabriel Gilbert
50x3=150 -> bicchieri (acqua+vino+liquore oppure aperitivo)
50x6=300 -> posate (2 coltelli, 2 forchette e 2 cucchiaini)
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600 stoviglie solo per gli ospiti!!!

Senza contare che probabilmente c'erano anche dalle 2 alle 4 zuppiere, 2 piatti da portata di carne e 2 di pesce, 2 insalatiere, 1 sottopiatto per i dolci ecc.
Ste poverette sollevavano più pesi di un culturista! [insomma, avete capito che la vera strada per perdere peso è farsi assumere a servizio, altro che Peso Forma e barrette ai cereali!].

Altra cosa molto particolare è l'atteggiamento estremamente umano e realistico che l'autore conferisce al suo dipinto: a differenza della maggior parte delle rappresentazioni dell'epoca, che ci forniscono visioni satiriche e grottesche della classe dei servitori, spesso raffigurati intenti ad emulare i loro padroni in abiti e gestualità, queste cameriere sono effettivamente stanche e si comprende a colpo d'occhio il duro lavoro che hano fatto e quello che dovranno ancora fare.
Era il ruolo dei servitori, ritratto con estremo realismo, senza fronzoli o bugie e con un set di attori estremamente limitato (2 figure e un mare di bicchieri e piatti sulle sedie).

I dettagli, cavallo di battaglia di un certo tipo di pittura romantica vittoriana che prese molto campo verso la metà dell'Ottocento, sono un'utilissima trovata pittorica e ci forniscono ancora una volta uno spaccato di vita e lo spunto per riflessioni, come quella sopra, sulla classe degli impiegati a servizio e sul loro lavoro [prima dell'arrivo di Emma della Mori]; ecco quindi che il personale non è solo desideroso di apparire come i loro padroni, irriverente e pronto a sparlare di questo o di quello alla prima occasione con ben poca considerazione per i datori di lavoro, ma è anche una classe di persone che lavorano, spesso il loro ruolo è duro e portarlo avanti comporta scene di sfinimento fisico e psicologico come quella descritta in questo quadro; non era una classe di lavativi, certo, i soggeti grami ci sono dappertutto, però ci sono anche i validi e volenterosi lavoratori che si rimboccano le maniche per i capricci e le esigenze sociali dei padroni e ne escono sfibrati.

Ecco un inno alla classe dei servitori, delle cameriere e dei maggiordomi, dei paggi, delle sguattere e delle cuoche
che, anche se non compaiono tutti direttamente, sono i veri protagonisti del party appena concluso, non soltanto nomi e celebrità altolocate.
Loro hanno costruito le bontà gustate, il servizio ricevuto, l'accoglienza, loro hanno pensato ai dettagli che fanno la differenza, loro hanno fatto sì che tutto ciò che altri si sono goduti fosse, effettivamente, godibile.


Dettagli da notare
Guardate quanto sono raffinati questi particolari che ci indicano molte cose, ma che nel complesso si notano appena...

Le candele consumate

Sono molto significative, segno che sono rimaste accese per tutta la serata mentre gli invitati cenavano, conversavano e ballavano e si tessevano le relazioni sociali.
Le candele nel candelabro sono ormai dei mozziconi, ma sono state la luce della serata, ricordiamoci che, ancora nel 1871, anno di realizzazione del dipinto, l'illuminazione pubblica era agli albori e l'energia elettrica in casa per l'illuminazione decisamente in fasce. Senza di loro, la festa non sarebbe stata tale.

Piatti, bicchieri e posate da sparecchiare
Notate che amore che è questo tavolo ancora da sistemare!
Ci sono i bicchieri già utilizzati e poi dimenticati dagli ospiti, lasciati dopo che la bevanda era terminata, oppure lasciati a metà mentre i cavalieri erano stati attratti da un compagno del White's, da una graziosa fanciulla a cui essere presentati, da una parente non vista da tempo o qualche conoscenza con cui si doveva fare conversazione.
Ci sono i piatti mezzi pieni o mezzi vuoti del piccolo buffet sempre allestito per i balli e anche la grande coppa del punch. Più realistico di così c'è solo un viaggio nel tempo fino al 1871.

Il piatto sulla sedia
Su una sedia dell'inquadratura compare un singolare piatto lasciato sul sedile, anzichè riposto sul tavolo come tutti gli altri.
Benchè in un buffet sia comune che gli invitati consumino le loro porzioni seduti sulle sedie, chiacchierando con altri invitati, rappresentava comunque una norma di educazione dare il proprio piatto al primo cameriere di passaggio o appoggiarlo su un ripiano, di certo non su di una sedia, che non è precisamente adibita allo scopo. Il dipinto ci mostra uno dei dettagli più comuni delle feste, senza cadere nella trappola del romanticismo raffigurando allegri ospiti intenzi a chiacchierare e ballare, ma facendoci vedere il dopo, dal quale emerge anche la maleducazione di alcuni invitati e i loro comportamenti più bizzarri o poco raffinati e la loro pigrizia.

Il ventaglio dimenticato
Rimaniamo nell'inquadratura delle poltroncine e spostiamoci a quella accanto, dove noteremo un ventaglio dimenticato, appeso per il nastrino al pomello dello schienale e, sulla seduta, un guanto lasciato.
Non vi immaginate la scena di qualche ragazza, magari tesa e imbarazzata, al primo debutto in società, che viene invitata a ballare da un corteggiatore e, nella fretta e nell'agitazione, lascia le sue cose, dimenticandosene poi a fine festa?
In quel caso, se si poteva risalire alla proprietaria degli oggetti smarriti (per i ventagli a volte era inciso il nome della proprietaria sulle stecche, mentre se si era fortunati sui guanti erano ricamate le iniziali della ragazza), la padrona di casa avrebbe preso con sé gli oggetti e, alla prima visita, li avrebbe restituiti.
Naturalmente ci sono, per ogni buona azione, cento malvagie; così in alcune scenette satiriche dell'epoca viene rappresentata la servitù che, a fine festa, mette in atto un'autentica opera di sciacallaggio degli oggetti dimenticati, appropriandosene seguendo la regola che se se ne sono dimenticati senza accorgersene, allora potevano anche farne a meno.
Le domestiche di questo quadro non sembrano quei tipi di servi, paiono più due cameriere stravolte che pensano al letto più che ad arricchirsi con le dimenticanze della nobiltà e della borghesia. I dipinto di Hardy non è quindi un'opera ironica e anche questa è una novità, se paragonata al soggetto raffigurato, che si sarebbe prestato alla perfezione per qualche genere di raffigurazione maliziosa.


Spero che il post sia stato interessante.
Per chi fosse interessato ad approfondire la biografia dell'autore, che io ho momentaneamente trascurato poichè priva di elementi particolarmente interessanti, questo è il link della sua pagina su Wikipedia
Wikipedia - Frederick Daniel Hardy

Ora scappo, baci a tutti





Mauser

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