4 dicembre 2010

Oltre la porta della stanza da bagno

Che titolo discutibile...
Lo devo ammettere, il titolo è sicuramente la parte peggiore di questo post, non sapevo davvero che caspiterina metterci!
Di solito titolare a destra e a manca non è un'operazione particolarmente difficile, per la sottoscritta, ma visto l'argomento delicato più mi ci spremevo le meniningi e più non trovavo il colpo di genio.
Tanto per la cronaca vi informo che vi siete risparmiati quanto segue, che all'atto del ballottaggio era in lizza assieme a quello che alla fine ho scelto:
Perchè cesso è una parola classica!

In effetti lo è davvero, lo dice anche Philippe Daverio, il conduttore della trasmissione Passpartout della domenica su RaiTre (sebbene io sia una aficionados di Melaverde) il tutto viene da recesso, che, come tutti saprete, è un posto angusto e seminascosto, il che ci lascia intendere in che condizioni fossero i bagni in passato.
Poi però la mia vena raffinata e snob si è manifestata e col cavolo che sarei stata disposta a mettere una parola che non mi piace nel titolo di un mio post!
Già, io sono fatta così, ho simpatia e antipatia per le parole e se una parola non mi va, difficilmente la sentirete uscire dalla mia bocca o, in alternativa, dalla mia tastiera.
Quindi ho optato per la seconda voce in lista.

Finita questa digressione senza senso sui sentimentalismi e filosofeggiamenti della scrivente su un gabinetto, vado ad illustrarvi il motivo per cui mi accingo a parlare, con spero sufficiente finezza, di un argomento delicato. Ebbene, signori, un commento.
Trovo oltremodo stimolante scrivere post su suggerimento, nel senso che vado un po' oltre la classica linea che mi contraddistingue, provando l'ebbrezza dell'ignoto, dello sconosciuto e dell'impreparazione.
Forse penserete che io sia malata, ma trovavo sempre estremamente stimolante quando, prima di un compito, venivano distribuite le tracce su cui basare il componimento, era affascinante l'idea di cimentarsi con qualcosa di imprevisto e la sfida di dare il meglio di sé anche quando, magari, l'argomento non era quello su cui si era più ferrati. Scrivere mi piace, non lo nascondo, per questo ero l'incubo vivente e incombente di tutte le professoresse che mi hanno seguita dalle medie in poi , perchè, almeno la mia maestra elementare, era orgogliosa di leggere alla classe i miei temini, che poi tanto -ini non erano, considerando che di media scrivevo un protocollo di papardella infinita. Ecco, entrata nella vita adulta e nel frenetico mondo del lavoro, una sola cosa rimpiango di quando andavo a scuola: non le aule con l'intonaco che si staccava, non le ore buche e non la mia sviolinatissima prof d'inglese in minigonna e zeppe leopardate (vi assicuro che veniva a scuola con quelle scarpe, altro che Provaci ancora prof!), bensì i temi di italiano che, per i miei gusti, erano troppo pochi.
Ecco il commento/traccia-scritta-di-prima-prova e che condurrà voi, come me, in tre post correlati che riguarderanno il concetto di stanza da bagno (post presente), l'igiene personale e il rapporto dei victorians con il loro corpo.
Ringrazio Sara per avermi fornito questo interessante spunto di riflessione:
Carissima,
dopo la richiesta di un approfondimento su Giorgio III torno con una serie di curiosità di natura parecchio diversa. Dato che i Georgiani e i Vittoriani tacevano completamente sulle questioni "sconvenienti", come è possibile risalire alle abitudini igieniche che avevano? Ho letto, per esempio, il tuo bellissimo post sulla cura dei capelli e so che prima di ogni ballo si facevano un bagno e accurate pulizie, ma come funzionava nel quotidiano? E poi. In Jane Eyre si parla dei lavabi per la pulizia del mattino, ma come si espletavano le funzioni fisiologiche? So che la mia può sembrare una richiesta morbosa; in realtà sono solo curiosa di sapere ciò di cui non si fa mai menzione (o dovrei dire MINZIONE! ahahah) E come si comportavano le donne quando avevano il ciclo? Ne Le Relazioni Pericolose ho letto l'unico accenno all'argomento mai trovato finora, ma non viene spiegato se la piccola Cécile faccia uso di panni a mo' di tamponi. Infine, la depilazione. Non credo che all'epoca esistesse la ceretta e probabilmente le donne non si curavano di qualche pelo in più, ma nei dipinti sembrano sempre perfettamente glabre! Sai dirci qualcosa a riguardo?

Sara


Trovo che il caso della parola "cesso" ia significativo perchè, se il nome è classico, ciò significa che Romani e antichi avevano comunque a disposizione una stanza dove seguire il richiamo della natura.
Nelle culture antiche, come quella romana o quella indù, l'igiene personale era un fattore importante della quotidianità delle persone, fossero esse grandi rajah o i più umili degli schiavi della Roma imperiale.
I romani, in particolare, oltre a grandissimi esempi di architettura classica, templi ed acquedotti, costruirono importanti complessi termali in tutta l'Europa (mai sentito parlare delle Terme di Diocleziano o le Terme di Caracalla?), disboscando mezza Italia e buona parte della Dacia per riscaldare l'acqua qualora non fosse presente una fonte riscaldata [per maggiori approfondimenti al riguardo si veda la sezione di Wikipedia sulle terme romane].
Per gli indiani, invece, è importantissimo bagnarsi nelle acque sacre dei loro fiumi almeno una volta nella vita (come per i musulmani fare almeno un pellegrinaggio alla Mecca) e giornalmente ragazzini delle baraccopoli intorno a Nuova Delhi o a Mumbai si lavano nel fiume principale, come insegna il film The Millionaire.

Tutta questa reverenza nei confronti di salutari abitudini quotidiane, abluzioni e simili si perse però nel corso del Medioevo, col quale sparirono la maggior parte delle innovazioni tecnologiche a riguardo: età nera in tutti i sensi, quindi non solo per il clima sociale cupo e opprimente o per la fuliggine dei geganteschi caminetti delle sale da pranzo dei castelli, ma anche per il fatto che la gente non si lavasse.
E purtroppo sarà così ancora per molto tempo, pensate che la Seicentesca favola del Gatto con gli stivali narra dell'episodio in cui il Gatto, per far salire Giacomino in carrozza con il Re e la Principessa, precedentemente circuiti da lui tramite doni, gli ordina di tuffarsi nel fiume, farsi un bagno e poi fingere di affogare per farsi salvare nelle vesti del Marchese di Carabas, appena assalito dai predoni e, a questa strabiliante idea dell'intelligente Gatto, Giacomino risponde con un:

Gatto: Padrone, tu hai bisogno di un buon bagno
Giacomino: Ma non dire fesserie, mi sono già lavato l'anno scorso

Il gatto con gli stivali
Da Le favole Elah

Deprimente, non trovate?


Versailles la porciliaia
E considerate che, all'epoca, i poveri erano ancora quelli che si lvavano più spesso, capitava sempre un tuffo improvviso nel ruscello o sciacquarsi le mani nell'abbeveratoio, sebbene le loro condizioni di vita non fossero migliori di quei poveretti che arrivano nel nostro Paese e sono costretti a stare in dieci nella stessa stanza senza bagno e senza luce...
Ma alla corte di Versailles le cose erano anche peggio.
A Versailles, fatta costruire dal Re Sole Luigi XIV, era usanza non lavarsi, bensì coprire i maleodoranti effluvi del proprio corpo con tonnellate di Chanel n°5 talco e profumi particolarmente aggressivi che solerti servitori spruzzavano a sguazzo sopra il loro padrone, fino a farlo sembrare un pout-pourri ambulante.
Con tutti i belletti che uomini e donne si mettevano per vivere a corte: bianco per l'incarnato, rosso per le guance, nei finti, ciglia finte, sopracciglia finte (le sopracciglia incolte erano considerate molto sensuali, mica come oggi che le estetiste ti strapperebbero anche quei tre peli che ti restano) questi non si lavavano! Non si struccavano! [avranno avuto sempre l'orzaiolo...].
Il massimo che facevano era spruzzarsi un po' di acqua sul volto, giusto per una "rinfrescatina", quando invece avrebbero avuto bisogno della striglia dei cavalli per togliersi tutto quel make-up che avevano in faccia.

Le uniche a non seguire questa politica erano le amanti reali, cioè le donne che stavano a corte per il piacere del re e che detenevano la carica ufficiale di maitresse-en-titre, che poi è il titolo che vuol dire amante ufficiale del re, come c'era la guardarobiera e il primo stalliere e, naturalmente, anche le amani non ufficiali: Madame Du Barry, ultima amante di Luigi XV, non era certo come la presenta Sofia Coppola, popolana e volgare, era sì una prostituta dei bassifondi, ma bionda, bellissima e molto aggraziata nei movimenti e, a dispetto delle sue umili origini, trovava talmente fastidioso avere sul corpo il residuo di tutti quei belletti che aveva l'abitudine di farsi il bagno due o tre volte a settimana. Chiamatela scema...
Oltremanica la situazione era minimamente migliore, nel senso che le cattive abitudini sono dure a sradicarsi, ma in Inghilterra era universalmente noto che ci si lavasse più spesso, anche perchè, col clima rigido, era piacevole crogiolarsi in un bagno caldo che ridestasse le membra intorpidite.

Servirà il vaiolo che distruggerà quasi completamente la casata degli Asburgo d'Austria di Maria Teresa e i progressi apportati dalla nascente Età dei Lumi ad aprire gli occhi alle persone, mentre la scienza apporterà nuove credenze mediche e sanitarie tra le persone, migliorando l'intero inesistente sistema igienico.


I Victorians e il vaso da notte
Il miglior amico di un victorians in una camera da letto non era il preservativo, come dice una recente pubblicità progresso (?) del Ministero della Salute, bensì il vaso da notte.
Il vaso da notte era un oggetto a forma di grossa tazza con un manico per agevolare l'impugnatura e un coperchio per non far fuoriuscire gli odori, in questa tazza venivano fatti i propri bisogni durante la notte e la mattina dopo il vaso veniva svuotato nelle condutture di scarico davanti casa o, come si vede in alcuni documenti, dal terrazzo verso i vicoli più bui e malfamati della città, che erano lerci e puzzolenti anche per questo motivo.

Il vaso da notte, che prendeva anche il nome di pitale, era un oggetto indispensabile; sebbene usato fin dal Medioevo per la mancanza di servizi igienici facilmente raggiungibili nottetempo,;nel periodo ottocentesco consolidò sempre di più la sua presenza di terzo incomodo dentro la stanza da letto.

A differenza di quel che possiamo credere guardando i moderni film, non stava piazzato in mezzo alla stanza, sul tappeto, come alle volte si vede: se presente, il vaso era sistemato nel comodino, che aveva nella parte più bassa un'apertura apposita, ancora dopo la Seconda Guerra Mondiale se ne fabbricavano del genere e nei vecchi mobili dei miei nonni si riconosce proprio questo spazio.
Se, altrimenti, il comodino non era provvisto, il vaso era messo sotto il letto, ma sempre e comunque fuori dai piedi dove, altrimenti, ci si sarebbe potuti inciampare alzandosi di fretta dal letto e purtroppo tra parti, morti, incendi e compagnia, era cosa assai frequente.

Sul vaso da notte, comunque, vorrei ritornare in futuro per approfondire meglio quest'oggetto assieme ai suoi simili, in particolare il bordaloue, una specie di vaso portatile per signore.

Un annedoto divertente sul vaso da notte, riguarda una mia esperienza da bambina: nel dialetto della mia zona, il vaso si chiama caciùccio, un nome abbastanza ridicolo. Quando avevo cinque o sei anni ed ero ignorante e un po' svitata già all'epoca, in televisione hanno cominciato a mandare gli spot pubblicitari dei surgelati, c'era la paella, c'era il passato di verdure e c'era il caciucco, sponsorizzato da Diego Abatantuono.
Il caciucco, ho imparato da grande, è un piatto a base di pesce, ma per almeno cinque anni della mia esistenza, ogni vola che passava in televisione quello spot, io mi mettevo a ridere come una scema senza motivo per il fatto che una pietanza da consumarsi a tavola avesse lo stesso nome del pitale.
Credo che, quando mia madre l'ha scoperto, abbia seriamente pensato di portarmi da un analista e posso affermare che, ancora adesso, quando mi capita di sentirlo nominare mi faccia spuntare almeno un sorrisetto beffardo. Per quanto mi riguarda, credo che non toccherò mai quel piatto, per quanto buono possa essere, il condizionamento psicologico è troppo radicato.


Bacile e brocca
Trovandoci in un'epoca storica dove i progressi della scienza erano piuttosto limitati, anche l'acqua corrente era un lusso per pochi.
In mancanza, quindi, di un vero e proprio lavandino, tantomeno di una stanza da bagno in senso moderno completa di tutti i sanitari, che arriverà solo nella metà del secolo, esisteva l'indissolubile duo composto da brocca e bacile, che, anche con l'introduzione dell'acqua corrente, continuò a riscuotere grande successo tra amatori e retrogradi, oppure nelle zone rurali dove la tecnologia faticava ad attecchire per evidenti difficoltà geografiche, culturali e tradizionale: Si è sempre fatto così, perchè adesso bisogna cambiare?.
Entrambi in ceramica o metallo, bacile e brocca erano quanto di più simile ad un lavandino si potesse immaginare: sistemati su trespoli in metallo, incassati in mobiletti di legno o spaiati, in modo da essere sistemabili su qualsiasi superficie, possibilmente vicino ad uno specchio, venivano adoperati per lavarsi mani e faccia e per rasarsi in casa.
La brocca veniva riempita la sera precedente, col risultato che, d'inverno, fosse sempre mezza gelata, veniva versata nella bacinella, sciacquandosi sotto il getto le mani, poi con l'acqua raccolta e un bel pezzo di sapone si procedeva a lavarsi la faccia, sfregando bene.
Il più delle volte il lavaggio era fatto senza sapone, quindi come i gatti, per dirla alla maniera della mia nonnina.

I più fortunati, cioè coloro che disponevano di personale di servizio, potevano permettersi di farsi portare bacile e brocca al mattino, così che la cameriera avesse il tempo di riscaldare l'acqua su una stufa, fatto che, specie per la rasatura, era estremamente importante perchè permetteva di allargare i pori, purificando la pelle, un problema, comunque, solo dei ricchi borghesi, che si radevano in casa da soli o con l'aiuto del valletto, mentre molti uomini andavano a farsi radere o a radersi dal barbiere (Sweeney Todd, ad esempio), che non era solo un misero parrucchiere come succede oggi, ma aveva il compito di sbarbare per bene questi orsi bruni che si presentavano da lui prima della messa o il giorno precedente con la barba di una settimana, per poi andare puliti e profumati in chiesa, dove ci si presentava sempre al meglio.


La vasca da bagno
La vasca da bagno era un lusso, un lusso estremamente costoso e che potevano permettersi solo le persone di una certa levatura sociale.
Innanzi tutto l'acquisto di una vasca, spesso in rame o ottone, era molto oneroso, in secondo luogo la vasca andava riempita di acqua calda, procedimento che si eseguiva portando, uno dopo l'altro, secchi pieni prelevati vicino al camino, quindi occorreva personale, tempo e, soprattutto, il camino e acqua in abbondanza.
Ma volete mettere la pace dei sensi nel rilassarsi immersi nel tepore dell'acqua e rimanerci a lungo, rilasciando i nervi tesi e i muscoli contratti?
Brandon esitò un attimo sulla soglia, osservando compiaciuto la scena deliziosamente domestica e oltremodo attraente. Heather sedeva eretta nella tinozza con le braccia piegate pudicamente sul seno, gli occhi azzurri sbarrati e solo ora accennava a riprendersi dalla sorpresa. La sua pelle umida baluginava e mandava riflessi alla luce calda della candela, e con i capelli raccolti sulla sommità del capo, qualche ricciolo sparso che le sfuggiva sulle spalle, era una visione incantevole, di gran lunga la cosa più amabile che Brandon avesse visto quel giorno.

Kathleen E. Woodiwiss, Il fiore e la fiamma

Un passatempo costoso, quindi, ma di cui ne valeva la pena.
La vasca da bagno aveva però un grandissimo pregio: era portatile.
Già, infatti sarà solo un'invenzione successiva quella di sistemare questa grossa bacinella in una stanza e fissarla al pavimento, prima la vasca era portata direttamente nella stanza padronale o nello spogliatoio, lì riempita (il procedimento andava fatto in quest'ordine, mai portare la vasca piena!) e poi, con l'aiuto di un servitore, il signore o la signora si immergeva, operazione che le signore facevano vestite della propria camiciola, senz'altro non nude, come le eroine dei romance che, anacronisticamente, non fanno altro che spogliarsi e farsi trovare mezze svestite dai loro eroi; questo tipo di pudore, comunque, è una cosa tipicamente inglese perchè all'estero, in Germania ad esempio, le donne facevano il bagno svestite senza problemi (cfr. Emma di Kaoru Mori, dove Dorothea Molders, di origini tedesche e trasferita in Inghilterra, cita Sogno di una notte di mezza estate mentre si trova a Londra e il Big Ben rintocca l'ora, link qui).

Nel film La carovana dell'alleluia l'intrepido gruppo di donne delle
Dame della Temperanza partono per fermare 40 carri di alcolici, il veleno
dell'uomo e naturalmente non partono sguarnite!
(Guardate il film, è da morire dal ridere! Specialmente se avete visto qualche Western)

Senz'altro ricorderete, nella recente trasposizione di Sherlock Holmes il fatto che il Gran Maestro dell'Ordine del Tempio di Gerusalemme, Sir Thomas, nella persona del padre del cattivo Lord Blackwood, venga assassinato nella sua vasca da bagno tramite un particolare composto chimico che induce la paralisi e reagisce venendo a contatto con acqua e rame, il materiale della tinozza.
Scena della morte di Sir Thomas da Sherlock Holmes


La stanza da bagno
La stanza da bagno è molto antica come nascita e lusso di pochi ricchi.
Inizialmente non era altro che un ripostiglio con una seduta in legno o muratura da cui partiva una tubatura che portava all'esterno, magari senza una vera rete fogniaria, semplicemente scaricando in strada quanto appena fatto.
Esistente già nei castelli medievali, ma rimase in questa forma embrionale fino al Settecento, con ben poche modifiche.
Visitando diverse residenze reali o imperiali, tra cui anche Versailles o Nymphenburg del casato Wittelsbach bavarese, le guide ci mostreranno un sedile ricavato nel muro, poco più di un'intercapedine, che rappresentava il massimo lusso della stanza da bagno dei sovrani, che in questo modo potevano tranquillamente fare a meno del vaso da notte perchè avevano il gabinetto proprio nella loro camera.
Saltuariamente nella stanza da bagno era sistemata la tinozza, sempre in rame od ottone: iniziava a costituirsi l'arredo tipico di una camera destinata alla pulizia, ma vaso da note, bacile e brocca rimanevano ubicati nella stanza da letto; leggete questo passaggio tratto da un altro libro della Woodiwiss:
Le fiamme crepitavano intorno a un grosso bollitore appeso nel camino dello stanzino da bagno, sprigionando un piacevole tepore nell'ambiente angusto. Quando però saggiò con la mano l'acqua, Adriana ebbe un gemito di protesta perchè era appena tiepida. Tutto stava a indicare che il piacevole bagno si sarebbe trasformato in una rapida immersione nell'acqua quasi fredda.
Con un sospiro di rimpianto, si accostò alla grande vasca su cui era appoggiata una caraffa vuota, e quello che vide le strappò un'esclamazione di piacere, perchè un bagno caldo era già pronto per lei.
"Oh, Helga, sei un tale tesoro", trillò, proponendosi di ringraziare la cameriera alla prima occasione. La donna doveva essersi ritirata da poco perchè l'acqua fumava ancora, e accanto alla vasca aveva lasciato un grande telo da bagno.
Nella sua infanzia, Adriana aveva spesso utilizzato la grande vasca di ottone come nascondiglio, quando giocavano a rimpiattino. Parecchie volte si era sdraiata sul fondo mentre Samantha la cercava ovunque. Era abbastanza profonda da nasconderla completamente e, anche adesso, per entrarvi doveva ricorrere ad uno sgabello.
Finì di spogliarsi in fretta e lasciò cadere alcune gocce da una fiala di olio di rose. Un sospiro di puro piacere le sfuggì dalle labbra mentre si calava nell'acqua profumata. Era più calda del solito, ma era un cambiamento che Adriana apprezzò. Maud, la sua cameriera a Wakefield Manor, non avrebbe potuto fare di meglio.

Kathleen E. Woodiwiss, Il fiore sbocciato

Solo durante l'Ottocento, la crescente pulizia e igiene cominciarono ad intaccare gli antichi schemi architettonici, costringendo i progettisti ad includere nelle mura di casa prima un locale destinato alla pulizia e all'igiene e, ancora successivamente, le tubature necessarie allo scarico delle acque sporche e, visto che ormai la tecnologia c'era, anche per portare l'acqua corrente nelle stanze: iniziarono così ad arrivare in casa dei più facoltosi, oltre all'acqua corrente, anche lavandini, vasche da bagno e gabinetti con lo sciacquone.
A fine Ottocento, comunque, per una persona di bassa estrazione le cose non erano molto differenti da come erano state nel Medioevo e una stanza da bagno completa destava grandissimo stupore:
Acqua calda che usciva direttamente dal rubinetto. Nessun riflusso dalla fogna. Era davvero sorprendente. Joe immerse il rasoio in una bacinella di acqua calda e saponosa, meravigliato dai miracolo delle comodità moderne. Un lavandino. Una vasca da bagno. Un gabinetto con lo sciacquone. Tutto dentro casa!

Jennifer Donnelly, I giorni del tè e delle rose

Solitamente l'unica stanza della casa dove che fino ad allora aveva avuto l'acqua corrente era stata la cucina, per tutte le altre si riempivano grossi secchi al pozzo più vicino e li si portava dove c'era necessità.



Il bidet
Per quanto georgiani e victorians facessero grandi passi avanti nell'igiene personale, tanto da passare dal grado di porci a quello di capre, erano comunque ben lungi dai moderni concetti di pulizia, in particolare di certe zone del proprio corpo, ma questo deriva più da un tabù culturale che da un problema di natura materiale...
Il bidet, comunque, non era certo un'invenzione che si riscontrasse nelle case ottocentesche. Ancora nel Novecento, cito un libro di Agatha Christie, l'ispettore Japp temporaneamente ospitato presso la casa di Poirot e di Miss Lemon, domanda al suo ospite la funzione di quello strano aggeggio con l'acqua che viene proiettata direttamente sulla faccia: parlava del bidet.

Il primo bidet famoso, il cui nome significa anche pony in francese, fu quello della Regina di Napoli Carolina d'Asburgo Lorena, figlia di Maria Teresa d'Austria e sorella della nota Maria Antonietta; Carolina era tanto ossessionata dalla pulizia da voler far installare uno di questi accessori della stanza da bagno nella Reggia di Caserta.

Bisogna dire che i bidet originali erano un po' diversi da quelli moderni in ceramica e metallo, innanzi tutto erano in legno e ceramica e trasportabili, fatti, appunto, a forma di cavallino, con un'incavo centrale che andava riempito d'acqua.
Il bidet, come il vaso da notte, non si trovava nella stanza da bagno, dove invece c'era la vasca, bensì in camera da letto, non senza continui scempi di preziosi tappeti persiani ad opera degli schizzi d'acqua.
Diciamo però, non senza un po' di schifo, che il loro utilizzo non solo era poco diffuso, ma anche osteggiato perchè non stava bene che una signora si toccasse le parti intime, fosse anche solo con una pezza: che schifo! [in sottofondo la pubblicità della FIAT dove l'uomo nudo scende nel campo da calcio e lo speaker esordisce con la frase di cui sopra].
Con l'avanzamento tecnologico in campo edile e idraulico, a partire dalla metà dell'Ottocento l'introduzione di una stanza dove far arrivare le tubature per l'acqua corrente costrinse gli architetti e gli arredatori a spostare la location del suddetto mobile, trasportandolo e fissandolo in bagno.

Ancora oggi, comunque, il bidet risulta un elemento poco diffuso tra i sanitari anglosassoni, mentre è comune nei paesi dell'Europa meridionale e dell'Estremo Oriente. Questo scrive Wikipedia al riguardo:
Gli abitanti di paesi nei quali le case private non dispongono comunemente di un bidet (Germania, Regno Unito o USA ad esempio) non hanno familiarità con questo accessorio e, spesso, non hanno alcuna idea del suo utilizzo nel caso lo incontrino in viaggi all'estero. Questo è sovente causa di ilarità sulla loro igiene personale da parte degli abitanti di altri paesi dove tale sanitario è comunemente diffuso.



L'acqua corrente
Il progresso dell'acqua e della pulizia va di pari passo, incerto è l'ordine di queste due cose, se fu la sempre maggiore richiesta di acqua nelle case a portare ad uno sviluppo edile ed architettonico che comprendesse meccanismi e tubature per farla arrivare dove era necessario o se fu, invece, l'acqua corrente disponibile ad indurre le persone ad usufruirne e, quindi, a lavarsi e pulirsi di più.

Indubbiamente il progresso tecnologico che permise di portare l'acqua corrente nelle case, fu un aiuto non da poco per lo sviluppo dei sanitari e delle stanze da bagno, un bel passo avanti per l'igiene personale, per la quale, prima, bisognava arrangiarsi a braccia con brocche, secchi e tinozze.

Un po' come il primo cortometraggio dei fratelli Lumiere portò sconcerto e anche timore nelle persone quando videro la locomotiva che si dirigeva dritta nella loro direzione, così anche il primo sciacquone per il gabinetto destò qualche critica, molto scetticismo e sconvolse i più, ma di certo non ci mise molto ad entrare nell'uso comune, sebbene la tecnologia fosse agli inizi e andasse perfezionata e non di rado l'acqua che sgorgava nella tazza fosse quella sporca della fogna, piuttosto che del serbatoio.
Nel libro I segreti del visconte scritto da Anne Mallory, all'inizio la protagonista ha urgente bisogno di un bagno dopo un tortuoso e lunghissimo percorso in carrozza, riesce a rintracciare la stanza, ma questa sembra più il laboratorio segreto di qualche scienziato pazzo, tanto che è piena di manopole e cordicelle che fanno scorrere acqua, svuotano la tazza e fanno riempire il bacile posto lì accanto, dopo sciacquarsi le mani, come è buona abitudine [naturalmente la protagonista, Patience, ha incorporato il solito radar-trova-guai che la porta immediatamente nell'unica stanza che non avrebbe dovuto mai vedere].
Sicuramente una simile camera rappresenta una scena un po' anacronistica, visto che in epoca regency difficilmente sarebbero stati così lindi e puliti e desiderosi di esserlo, decisamente più in linea, invece, con gli standard moderni, ma che ci fornisce un interessante spaccato di come potesse apparire agli occhi inesperti un simile congegno:
Dopo aver girato due volte nella stessa direzione, decise che forse le conveniva smettere di cercare qualcuno e trovare il bagno da sé. Con sua grande gioia non ci mise molto.
Dopo essersi occupata dei suoi bisogni immediati, iniziò a guardarsi intorno con più attenzione. Nella stanza vi erano manigli, pomelli e corde. Patience allungò una mano e ne tirò una alla sua sinistra- Sentì uno scroscio. Possibile? Probabilmente era la pioggia, anche se le pareva piuttosto che il gorgoglio dell'acqua provenisse da qualche parte nelle pareti. Tirò di nuovo. Secondo scroscio. Provò ancora. Terzo gorgoglio. [ma le mani in tasca non te le tieni mai? Cos'è, si va in casa della gente ad aprire cassetti e a toccare tutto quello che capita sottomano O.O]
Che rumore bizzarro. Tirò la maniglia altre due volte: prima di concentrare la sua attenzione sul pomolo di destra lo fece roteare, ma non accadde nulla.I suoi occhi si spostarono su una corda attaccata almuro con un gancio. La tirò e udì un clic, ma con sommo disappunto, anche questa volta non le parve che succedesse nulla.
A quel punto vide un intricato conglomerati di meccanismi attaccato ad una sorta di braccio. Lo tirò. orpresa, si accorse di un piccolo getto d'acqua che cadeva nel catino per le mani. Ripeté svariate volte l'operazione, ponendo le dita sotto il cannello freddo. Vedendo che la vacinella era piena quasi fino all'orlo, smise di tirare il braccio e afferrò l'ultima maniglia.
Un tonfo sordo attirò il suo sguardo in direzione del gabinetto proprio nel momento in cui il fondo si apriva, lasciando scivolar via il contenuto. Patience fissò a bocca aperta il vaso. Un aggeggio del genere che si svuotava da solo? Sbirciò tutto intorno e armeggiò ancora un paio di volte con la maniglia, per cercare di vedere cosa accadesse sotto.
Scosse la testa. La luce era troppo bassa. Sarebbe dovuta tornare quando si fosse fatto giorno. Tirò per l'ultima volta la manopola dello scarico dell'acqua, arricciando l labbra al rumore del liquido che si spostava da una parte all'altra della stanza. Non era certo un argomento di cui si poteva conversare, ma avrebbe dovuto trovare la maniera adeguata per chiedere spiegazioni a qualcuno su quel marchingegno inconsueto.

Anne Mallory, I segreti del visconte

Bene, credo che per quanto riguarda la questione sanitari e utilizzo dovremmo essere a posto, presto scriverò qualcosa sulle abitudini igieniche quotidiane, anche se devo confessare che ci sono particolari che mi schifano notevolmente e anche raccontarli mi disgusta, i victorians non erano precisamente puliti, dopo aver letto di certe cose potrei cominciare a considerare un'immersione in candeggina.

Adesso scappo, baci a tutti!




Mauser

10 commenti:

  1. Ecco un altro post che elimina delle mie credenze errate :). Grazie mille!

    E volevo chiederti se puoi dirmi qualcosa di più sulle usanze del popolino (inteso per abitanti delle città o paesini del 1400-1600, Europa, classe sociale bassa).
    Usavano per caso latrine comuni?
    Oppure secchi che poi riversavano in strada?
    Insomma, mi domandavo se esisteva o meno una vaga idea di igiene cittadino da qualche parte.

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  2. Voglio subito ringraziarti per la consueta prontezza e disponibilità, anche a trattare un argomento così poco victorian! Appena possibile mi gusterò l'intero post e ti farò sapere quali sono le mie prossime curiosità!

    Sara

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  3. Se mi è concessa una battuta volgare, non trovo così singolare che il cacciucco porti lo stesso nome del pitale, in quanto entrambi si suppone che puzzino di piscio... pardon, di pesce.

    Sara

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  4. @dr Jack: l'epoca rinascimentale e seicentesca, devo confessare, non è precisamente il mio forte ed esula un po' dal periodo che approfondisco di solito... comunque sia, a grandi linee posso dirti che se nel Settecento eravamo a questi punti, prima le cose non erano migliori, specialmente per il popolo.
    Condizioni igieniche disastrose erano la norma in città come in campagna, ci si lavava gettandosi nel fiume, smacchiando i vestiti con acidi naturali come la cenere di cui abbiamo già parlato.
    I contadini giravano scalzi e nessuno si sarebbe sconvolto per pulci, zecche o pidocchi che erano cosa assai comune anche tra i più ricchi (e uno dei motivi per cui in Egitto antico si portavano le parrucche); la latrina comune era presente nell'Ottocento, prima non saprei dirti, di sicuro c'era in epoca romana e medievale, ma non essendo io ferratissima sui secoli intermedi posso darti solo questa risposta, dopotutto le strade meno frequentate erano già di per sè delle latrine... comunque per molto tempo il massimo dell'igiene era rappresentato dai rimasugli delle grandi terme e dagli acquedotti romani, rimessi un po' a nuovo andavano benissimo, vedi caso Budapest o Bath.
    L'usanza dei secchi può essere assimilata a quella dei vasi da notte che esistono da ben prima del medioevo e che erano presenti quasi in ogni casa.
    Se hai altre richieste fammi sapere, cercherò volentieri di rispondere come posso, anche se temo di non essere granchè esauriente ^__^

    @Sara: a me il pesce non dispiace, ma posso assicurarti che il caciucco non lo toccherei neanche morta, mi sa troppo di vaso da notte...

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  5. @ Mauser:
    Ehi, grazie mille per la gentilezza e per la risposta, direi che mi basta ;).

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  6. Mi è venuta in mente un'altra cosa, da chiederti, sempre inerente l'argomento su cui ho deviato l'attenzione generale. E i denti? Di certo non si usavano gli spazzolini. Ormai non posso fare a meno di leggere della bella signorina Ingram e pensare che quando qualcuno le chiedeva di cantare lei sfoggiava un bel sorriso giallo! Per non parlare dell'alito del signor Rochester!

    Sara

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  7. @Dr Jack io sapevo che per esempio Caterina Sforza aveva un vasto ricettario di cure di bellezza e di pulizia:

    "Prendi dei grossi gambi di rosmarino e falli abbruciare sin che diventino cenere. Metti detta cenere in una piccola pignatta con qualche foglia di rosmarino acciocchè ne prenda l'odore. Con detta cenere sfrega spesso li denti con una pezza di lino".

    Per completare l'efficacia della cenere di rosmarino "et fermare li denti e le gengive, dopo averli sfregati con la cenere lavali con bono vino".

    Poi sapevo che si usava piscio di capra per schiarire i capelli, ci si rasava la fronte poiché fronte alta = persona colta, e qua ci sono altre ricette di Caterina, che venivano usate largamente anche dalle coetanee: http://www.elicriso.it/it/bellezza_cura/caterina_sforza/

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  8. Ogni tanto vado a adare un'occhiata a post più vecchi che mi sono persa, perché questo blog è veramente troppo interessante! Anche su un argomento così "delicato" :) non sei stata da meno! :)

    Domandina: ma è vero è una leggenda storico-metropolitana che nel Sei-Settecento non si lavavano perché pensavano che l'acqua portasse malattie, e che quindi fosse più salutare evitare bagi?

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    1. È assolutamente verissimo!
      Nel Settecento si era diffusa l'idea che l'acqua degli acquedotti e quindi delle fontane cittadine e dei pozzi fosse portatrice di malattie. In realtà a noi l'idea pare strana, ma per l'epoca era corretta infatti molte delle tubazioni erano in piombo, cosa che causava un costante apporto di questo metallo pesante negli individui generando un'intossicazione mortale, inoltre l'acqua era spesso stagnante in alcuni punti, quindi ricca di batteri nocivi che, priva di antibiotici, era particolarmente colpita dalle malattie. Inoltre nell'acqua venivano gettate immondizia, rifiuti e a volte anche cadaveri, cosa che la rendeva il veicolo principale di pestilenze e malattie assortite.
      Che poi da questi concetti si sia pensato che l'acqua fosse infetta il passo era breve ^^

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    2. Mamma che schifo! Bè, allora in effetti non avevano tutti i torti!

      Grazie della risposta! :)

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