3 gennaio 2011

Ikoku Meiro no Croisée

Recentemente, cari lettori, mi è capitato di imbattermi in questo particolarissimo manga.
Come lettrice di questa categoria di letteratura, perchè tale essa è nella mia concezione, posso dire che in tutto l'Occidente, e in Italia particolarmente, le produzioni a fumetti giapponesi e coreane sono grandemente sottovalutate, oltre che opportunamente dimenticate.

Con questo non voglio dire che tutto ciò che proviene dal Paese del Sol Levante o dalla Corea del Sud, così come da Hong Kong e Taiwan sia oro colato, ci sono porcherie come ci sono dappertutto, però non penso che si debba cadere nel tranello di pensare ai loro prodotti come a sciocchezze per bambini: ve lo dice una appassionata di Sailor Moon e che sostiene fermissimamente che Laputa, Nausicaa della Valle del Vento e Il castello errante di Howl non siano film adatti a dei bambini anche se sono indubbiamente cartoni animati, i significati e i messaggi che trasmettono sono decisamente troppo elevati e filosoficamente complessi perchè siano recepiti.

Come vedete, c'è un po' di tutto: il prodotto per ragazzi, Sailor Moon o Naruto, il prodotto per l'infanzia, ad esempio Guru Guru oppure Principesse Gemelle, e anche prodotti per adulti, Hataraki Man ecc.

Mi ritengo una persona fortunata a non avere pregiudizi in merito, perchè in questo modo posso godere del piacere della scoperta di piccole chicche che altrimenti mi perderei, Ikoku Meiro no Croisée è senz'altro una di queste.
Si tratta di un manga storico dall'ambientazione particolarissima e molto singolare che, fino ad oggi, avevo visto analizzata solo di sfuggita e tratta in maniera accurata e gentile dell'integrazione di due culture, quella europea di fine Ottocento e quella giapponese, con tutti i problemi che essa può avere, a cominciare dalla lingua, per passare al cibo e successivamente alle abitudini.


Trama
Il Giappone, Paese del Sol Levante, con la restaurazione Meiji del 1866 l'Impero del Crisantemo si è aperto ai contatti con l'Occidente, chiusi dai tempi dei commerci coi portoghesi, permettendo scambi commerciali e culturali.

In Europa cominciano a trapelare informazioni di usanze e costumi particolari e cresce la curiosità verso la cultura di questo Paese, così come le abitudini e gli oggetti: scoppia il boom delle giapponeserie, Puccini compone la Madama Butterfly e tutti si mettono in casa almeno una lampada di carta di riso o un paravento giapponese.

A Parigi, nella prestigiosa galleria di negozi per la promenade di lusso, si trova la bottega Enseignes du Roy, gestita dall'anziano Oscar e dal nipote Claude. Questo negozio di oggettistica e piccola meccanica (orologi, carrillon, ecc.) appartiene alla famiglia da molte generazioni e i vari membri sono molto orgogliosi di poter dare il loro personale contributo all'attività, così, mentre Claude si occupa di mandare avanti gli affari e le riparazioni, il nonno Oscar viaggia per il mondo alla ricerca di pezzi unici e rarissimi che possano attirare la clientela e fare dell'Enseignes du Roy un negozio alla moda, ricercato ed esclusivo.

Proprio di ritorno da uno dei suoi viaggi, questa volta nel Giappone appena aperto al pubblico, Oscar porta con sé, oltre a molti oggettini tipici della cultura nipponica, anche qualcosa di molto speciale, la cultura stessa di questo Paese, impersonata dalla gentile e dolcissima Yune.
Yune viene da una famiglia giapponese che da secoli è a servizio di grandi casate, come è tradizione: arrivata all'età del primo impiego e affascinata dal mondo occidentale che conosce solo per dicerie, accetta di diventare la tuttofare di Oscar e della sua famiglia ed egli acconsente a farla viaggiar con sé fino in Francia.

Il primo incontro tra Claude e Yune è particolarissimo perchè la differenza culturale, notevole, impatta subito il ragazzo con l'inchino di cortesia che Yune rivolge al suo nuovo padrone e l'ignoranza di Clude in materia lo porta a travisare quel gesto di saluto.
Dopo diversi problemi iniziali, Claude, che alla fine è il titolare del negozio, acconsente a tenere con sé la piccola Yune, iniziando ad affezionarsi a lei, alle sue maniere e al suo svolazzante kimono dai colori vivaci che compare e scompare dalle porte nonostante sia un tantino pericoloso, così come particolare è l'usanza che ella dorma sul pavimento in un improvvisato futon anzichè sul letto che le è stato assegnato, oppure la sua avversione per il caffè, così come anche il fatto che abbia assaggiato solo raramente latte fresco o prodotti caseari in genere, che in Giappone non erano molto diffusi (l'unico formaggio prodotto è il tofu ed è preparato col caglio del latte di soia, non con quello vaccino o caprino).

In tutto questo Yune è spaesata e disorientata dalla differenza che riconosce tra Giappone ed Europa, la libertà è differente e anche i concetti di famiglia sono particolari: se per lei gli altri lavoratori del negozio rappresentano una famiglia come quella che l'ha messa al mondo, alrettanto non direbbe Claude, se non per il fatto che legami di sangue lo avvicinano a Oscar.


Rappresentazione della cultura
Il progetto che l'autrice, Hinata Takeda, si presuppone con questo manga dal tratto semplice e gentile, grazioso e femminile che richiama al primo sguardo Emma, è ambiziosissimo.
Il confronto culturale è sempre difficile da eaffigurare con obiettività, maggiore è l'ostacolo se le culture sono tanto diverse quanto radicate, partiolari e decorative come quella europea e quella giapponese, entrabe ricche di storia e di tradizioni, orgogliose del loro passato, e delle loro conquiste, dei concetti e delle idee che hanno costruito, ma allo stesso tempo affascinate le une dalle altre.

A mio avviso tutto questo è difficile da rendere senza scadere nel moralismo, privilegiandone l'una piuttosto che l'altra o dando più spazio a determinati clichè.
Certo che non poteva mancare la baguette, così come il kimono, ma per quel poco che ho avuto la possibilità di leggere, l'autrice fin'ora è stata dignitosissima in questo tratteggio, un balletto pari senza prevaricazioni.

Il sincero entusiasmo di Yune, la nostra piccola protagonista, è frutto del desiderio giovanile di conoscere, conoscere tutto: lingua, cultura, mondo... Yune non si propone di abbandonare il suo modo di essere giapponese, ma allo stesso tempo comincia ad assorbire dalla cultura francese che incontra, impara l'alfabeto e le parole, mantenendo sempre, però, le particolarità della propria.

Allo stesso modo il reticente Claude, troppo assorbito dal lavoro, dalle responsabilità e dalla routine del negozio che gli è stato lasciato, vede in questa novità una ventata d'aria fresca e un modo molto particolare di imparare, sebbene il suo orgoglio gli impedisca di ammetterlo apertamente.
Piano piano inizia a scoprire le tradizioni giapponesi di casa e famiglia, di proprietà e di regalo, di ciò che si è disposti a dare o fare per gli altri e, sebbene inizialmente critichi e giudichi duramente questo modo di comportarsi e agire, tacciandolo di arretratezza e barbaria, lentamente comincia ad assorbirne il significato più profondo, sicuramente tradizionale, ma soprattutto ideologico che determinati comportamenti hanno nella cultura orientale, come quello di ringraziare e scusarsi in continue manifestazioni fisiche di ciò, come l'inchino o il sorriso, pratiche non molto adoperate nel tardo Ottocento popolano e, tristemente, neppure oggi, ma che forse dovrebbero essere riscoperte.

Lo sconforto è di entrambi i protagonisti di fronte alla propria incapacità di capire, determinata dall'ideologia e dalle abitudini radicate dalla nascita, ma entrambi sono determinati ad esercitarsi nell'andare oltre quest'apparenza e, bisogna darne atto a questa mangaka, il prodotto che propone è delicatissimo, dolcissimo, sicuramente realistico e molto curato, non risulta offensivo o stereotipato, sebbene i cliché ci siano, ma quelli non sono un problema, se adoperati con parsimonia.


Rappresentazione della realtà
In Giappone, si sa, hanno sempre avuto un debole per l'Europa e le sue tradizioni e la sua storia, basta guardare ai manga "storici", nel senso che hanno fatto la storia di questo genere: Lady Oscar, Georgie, Heidi, Caro fratello, La valle dell'arcobaleno, Faustine.
In questo filone di appassionati filoeuropei, proseguito negli anni Duemila dalla bravissima Kaoru Mori col suo Emma, si colloca anche Ikoku Meiro no Croisée, dove, ancora una volta, la rappresentazione fedelissima della realtà, dei personaggi e del modo di fare che si vuole trasmettere è fatta con maestria, cura ed attenzione, frutto di un lungo e significativo processo di ricerca antecedente alla stesura della sceneggiatura.

La dedizione della mangaka per i dettagli del negozio di Claude, per le abitudini di Yune, per i piccoli oggetti disposti per casa è sublime e non passano neanche inosservati altri particolari come le fantasie sui vistosi cappelli delle signore a passeggio, oppure i fiori multicolori che adornano molte scene, diffusissimi come lo erano nell'Ottocento europeo agli angoli di strade e piazze, così come i variopinti decori dei kimono della ragazza: fiori, pesci, fantasie geometriche.

Il tratto dell'autrice è pulito e gentile con i suoi personaggi, di lei sappiamo che è ancora agli inizi della carriera e questo può scusare certi background un po' poveri, quando non completamente bianchi, a confronto con scene, invece, molto affollate di puntualizzazioni sceniche e retini, ma l'effetto finale è sicuramente piacevole e per nulla manchevole.


Rappresentazione dei sentimenti e delle emozioni
Trasmettere allo spettatore o al lettore emozioni e sentimenti è un'arte difficile e ciascuna ha dalla sua pro e contro.
Lo scrittore, molto avvantaggiato, può elencare parole su parole di sospiri, incertezze, sorrisi, ghigni, battiti di ciglia, descrivendo con minuzia ogni granello di polvere che cade (tipo Proust).
L'attore, a sua volta artista (la radice della parola è la stessa), ha dalla sua la mimica: bisogna essere bravi per impersonare certe emozioni, ma, se lo si è, un labbro sporgente, un broncio o un tic nervoso possono compensare fiumi e fiumi d'inchiostro.
Poi c'è il disegnatore, che deve coniugare le due cose insieme: non può scrivere più di tanto, un manga o un fumetto non è un romanzo, ma non ha a sua disposizione la dinamicità continua dell'attore, dovendosi accontentare di sequenze statiche con vari movimenti, dove però non posso proseguire all'infinito sempre uguali. Qui sta la grandezza di chi si dedica a questo mestiere e, specialmente in questo caso, la bravura del saper trasmettere le varie emozioni che si susseguono nel giovane e affascinato cuore di Yune: eccitazione, sconcerto, incertezza, curiosità, dispiacere, soddisfazione, rammarico, tristezza, senso di colpa, solitudine, felicità.
Ciascuna, con poche pennellate, ci viene proposta attraverso una smorfia o un gesto, talora con una descrizione e l'autrice è stata brava, bravissima a dispetto della sua giovinezza stilistica.

Non so ancora se questa storia prevederà un innamoramento, con conseguente storia lacrimevole in pieno stile fuilletton di fine secolo, ma mi piacerebbe riconoscere una Madama Butterfly migliore di quella operistica, meno straziante, dove l'integrazione culturale è non solo possibile, ma assimilata dai protagonisti come sublimazione del loro amore.


Ho molte aspettative per quanto riguarda questa vicenda che attualmente sto seguendo in inglese sull'ennesiomo sito di scanlations, poichè in Italia non è ancora stato pubblicato e, probabilmente, non lo sarà mai [massì! Facciamo spazio alle opere-fotocopia della Shinjo, tanto vanno anche se sono tutte uguali].

È mio personalissimo consiglio di assumerne la lettura, qualora decidiate di imbarcarvi, a piccole dosi, poichè l'eccesso potrebbe portarvi a noia, a volte capita con i prodotti storici, parola di esperta ^__^

So che alcuni di voi storceranno il naso di fronte a questa mia ennesima segnalazione, principalmente perchè si tratta di un manga, alcuni lo faranno perchè sostengono che un libro non sia un approfondimento: ebbene, a costoro posso dire in assoluta pace del mio spirito che i libri di narrativa mi hanno insegnato tanta storia quanta i saggi.
Se i manga non vi fanno schifo e le letture in lingua non vi spaventano, allora leggete almeno un capitolo di quest'opera e poi fatemi sapere, non pretendo di dire che piacerà a tutti, l'apprezzamento è soggettivo, tuttavia i consiglio di provare, poichè senza provare è difficile esprimere un giudizio e, ribadisco, un pregiudizio non lo valuto come un giudizio vero e proprio.

Qui il promo dell'anime, data da definirsi, che però vi presenta un po' i disegni (è in giapponese, ma per guardare non serve capire che si dice)

Comics blog - Promo anime

Con affetto, vostra





Mauser

6 commenti:

  1. Mi hai messo addosso curiosità, sai? :D

    Vedo se riesco a trovare qualcosa, grazie!

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  2. carinissimo! viene proprio voglia di seguire la storia.. adoro i manga e gli anime ma qui in italia scarseggiano e soprattutto nel paesino dove vivo..=( mi sa di aver letto nel video 2011 ma non sapendo la lingua non so a cosa si riferisse..

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  3. 2011 è la data di messa in onda dell'anime di Ikoku meiro no croisee, perchp ne stanno realizzando anche una versione a cartoni, mentre il manga sta andando avanti da un po'

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  4. silvia: carino questo manga! *-*
    Essendo appassionata di tutto quello che può essere collocato all'interno della seconda metà dell'Ottocento, non posso che amare questo manga, che per la prima volta, come hai detto tu, unisce due mondi completamente diversi per cultura e tradizione, ma entrambi particolarmente interessati l'uno all'altro.
    Sono davvero curiosa, mi sa che andrò a cercarmi le scanletion!

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  5. la Jpop ha annunciato che farà uscire il manga a breve :P

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  6. Ho letto la notizia e mi fa molto piacere, spero solo che la jpop sia un po' più costante nelle sue pubblicazioni, alcuni suoi manga hanno un ritmo decisamente TROPPO discontinuo

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