9 luglio 2011

Quando il vampiro si fa donna: Carmilla

La svolta Twilight, è innegabile, ha cambiato un po' i gusti letterari e gli stereotipi della narrativa fantasy mondali. Che il romanzo piaccia o no, è stato grazie a lui che qualcuna delle case editrici ha cominciato ad interessarsi ad una particolare declinazione del fantasy che viene denominata urban fantasy caratterizzato da uno scenario metropolitano e da creature fantastiche che circolano con più o meno nonchalance nel sottobosco della vita cittadina.
Il fascino dell'occulto che si insinua nella normale quotidianità, senza tuttavia generare scalpore evidente, ha la sua parte di fascino, così come l'idea di poter accidentalmente entrare in contatto con tutto ciò o di far vivere il mito che anima molti:
redimere il mostro.
Le creature dell'urban fantasy moderno sono pericolose, forme di vita diverse spesso nate per combattere e uccidere e provenienti da un passato dove ciò era comune: l'idea di riuscire a mutare la loro natura da efferati predatori a signorini da salotto in completo Brooks Brothers esercita un discreto ascendente, infatti i libri di quel genere sono molto apprezzati, forse perchè gratificano l'ego del lettore e il suo
potere che, a differenza di quello dei mostri, non deriva solo da forza e magia, ma da coraggio, volontà, costanza, buoni sentimenti... il classico amore che salva il mondo, insomma.

Ecco, tutto questo che sembra il ritratto di molta narrativa contemporanea (Ward, Cole, Adrian, Harris) fa parte di quel ciclo di
ritorno della moda che tanto viene citato nelle riviste femminili su abiti e accessori, ma che, a mio avviso, si può applicare ad ogni aspetto "commerciale" della vita.
Libri compresi.
Nel
1872 vede la luce Carmilla e sono certa che sentendone parlre, a parte un pizzico di old school, lo troverete un romanzo attualissimo.
Carmilla non manca nulla di quello che si può trovare nel romanzo moderno, nemmeno la componente sessuale, compresi i riferimenti a rapporti illeciti, lo scandalo, il voler salvare il male a tutti i costi.
Con un paio di scene spinte in più credo che potrebbe essere stato scritto senza problemi da
Kersley Cole... beh, forse la Cole non avrebbe saputo creare qualcosa di così eterno...

A differenza dei romanzi moderni, a partorire il vampiro femmina più famoso della letteratura non è stata una donna, ma un uomo,
Joseph Sheridan Le Fanu.
Carmilla ha in sé la maggior parte degli elementi del romanzo gotico, sia nella struttura che nell'ambientazione, mantenendo però una sua identità, una sua coerenza e raffinatezza stilistica che si esprime principalmente nella caratterizzazione dei personaggi.
Rimane fisso l'assioma ottocentesco che i
vampiri sono creature sanguinarie e malvagie, questo è importante non dimenticarlo, offuscato dai vampiri glitterati moderni che non hanno nulla a che vedere con l'efferatezza dei loro compari più antichi: come si suol dire, anche loro si sono abituati alle comodità del XX secolo e solo Jean-Claude, a quanto pare, ha mantenuto una certa continuità nel vestiario misto Ward e Lady Oscar.


La trama
*** d'ora in avanti potranno riscontrarsi spoiler ***

Siamo nella Stiria autriaca dell'Ottocento, la giovane Laura vive insieme al padre in un isolato castello, attendendo trepidante l'arrivo dell'unica amica che ha per trascorrere le sue noiose giornate, la nipote del generale Spielderof.
La ragazza, tuttavia, muore improvvisamente mentre si trova ancora a Vienna, infrangendo tutte le speranze della povera Laura, che si ritrova sola e senza compagnia tranne quella del genitore.

La sua solitudine, tuttavia, viene parzialmente alleviata quando una notte giunge al castello una carrozza sconosciuta che trasporta una donna e la figlia di lei, svenuta.
In cerca di riparo e assistenza, le due sconosciute si fermano presso il padre di Laura, ma dopo i primi soccorsi la madre riparte improvvisamente adducendo impegni improrogabili, lasciando la ragazza nelle mani di Laura e del padre.
Carmilla, questo il suo nome, è una creatura bellissima, ma di salute cagionevole e nervi deboli. Nonostante le poche cose che sanno l'una dell'altra, Laura e Carmilla stringono una forte amicizia, ma la nostra protagonista, che non è certo una stupida, comincia a notare alcuni comportamenti particolari, anche se non sospetti, nell'amica: le sue abitudini notturne, il fatto che non sopporti i
canti religiosi e che assomigli in maniera poco comune alla contessa Mircalla che duecento anni prima fu signora di quella terra.

Nel frattempo il generale Spielderof arriva al maniero e durante una gita insieme a Laura racconta alla giovane della tragica morte della nipote, avvenuta dopo l'arrivo in casa loro di una strana fanciulla, loro ospite, di nome Millarca: dopo la sua comparsa la ragazza aveva
incominciato a manifestare visioni e progressivi problemi di salute. Il tutt condito con un'ambientazione molto suggestiva visto che la gita che il generale e Laura stavano conducendo era alle antiche rovine del castello di Karnstein.
Arrivati ai ruderi, però, incontrano Carmilla. In lei il generale riconosce subito la terribile Millarca e cerca di ucciderla, senza successo.
Adesso tutti nel castello sono alla ricerca di Carmilla e il generale chiama anche un esperto, il dottor Vanderbug, perchè possa liberarli dalla presenza maligna del vampiro, responsabile tra l'altro delle continue sparizioni di giovani dal villaggio.

Laura però non riesce ad assimilare la notizia e, progressivamente la sua salute si indebolisce: il peggioramento delle condizioni della giovane spinge il padre di lei, Spielderof e Vanderbug ad agire con rapidità e si recano infatti senza la figlia alle rovine dei Karnstein alla ricerca della tomba di Carmilla per bruciarla, l'unico modo per eliminare definitivamente il vampiro. La tomba fu nascosta con attenzione proprio da un antenato di Vanderbug, che al tempo della morte della contessa Mircalla ne fu innamorato.


Tematiche
Come detto all'inizio, il racconto di Carmilla è molto attuale come tematiche trattate.
Vediamone alcune insieme.
Trattare l'antagonista cattivo

L'approccio che viene fatto all'anima crudele che viaggia sulla terra alla ricerca di sacrifici, quella di Carmilla, è molto diverso da quanto espresso fino ad allora.
La crudeltà del vampiro che fa da chiave di volta della vicenda, pur senza esserne ufficialmente il protagonista, è una forma di sopravvivenza e questo è un concetto più attuale che ottocentesco, è infatti solo col Novecento che si è sviluppata, specialmente nella narrativa e nella letteratura, la moda di dare ai propri cattivi delle motivazioni di profondo disagio o disadattamente nel mondo, si comincia già dagli anni Venti a dire che non tutti i cattivi sono omalvagi nell'animo, ma costretti alla sopravvivenza o traviati da una vita di difficoltà e privazioni (quello che poi si evolverà nel mito del dopoguerra de bambino con infanzia difficile che invece prima era trattato molto diversamente, si veda Oliver Twist).

Carmilla è un essere nato dal rimpianto di Mircalla e l'uccisione per lei è solo una forma di sopravvivenza: a differenza del Monaco, dove la crudeltà del religioso era insita della sua natura, qui la differenza è più sottile, forse più vicina al concetto di vampiro moderno modellato sul: «Io non sono cattivo, sono gli altri a che mi disegnano così».
Il raffronto con il romanzo gotico dei primi dell'Ottocento (Le Fanu, Stoker e compagnia vanno parte del revival del genere gotico) porta alla luce proprio questa contrapposizione.

Ho spesso sentito dire che un buon romanzo lo si giudica proprio dalla particolarità e dalle sottigliezze con cui vengono caratterizzati e motivati gli antagonisti e mi sento di dire che Carmilla, personaggio oscuro e crudele, non certo protagonista, è però al centro della vicenda e opportunamente corredato di motivazioni inattaccabili, a fronte di ciò, considerando il genere di romanzi in voga all'epoca, si può dire che sia stato un autentico precursore e innovatore nel campo della caratterizzazione dei brutti-cattivi-col-cappello-nero che rimase invece come inattaccabile baluardo della narrativa mediocre.

Insomma, arrivati alla fine, a parte l'efferatezza con cui commette i suoi omicidi e il velo di raggiri che avvolge Carmilla con la sua sensualità e sessualità dubbie, verrebbe quasi voglia di compatirla, costretta a crudeltà e orribili crimini perchè non riesce a dimenticare l'amore di gioventù.




Amori tormentati
L'amore è l'altra tematica del libro.
Come nella maggior parte delle opere romantiche (in senso narrativo, non letterale) dell'Ottocento, l'amore è tragico e non coronato dal lieto fine, spesso distrutto dalla malattia e dalla guerra. Insomma, finisce in tragedia. Viva l'allegria.
Il che offre uno spaccato della vita dell'epoca, dove la mortalità era molto più diffusa di quella moderna a causa delle condizioni di vita, difficili anche per i più abbienti, e dell'arretratezza della scienza medica, priva di pietre miliari come gli antibiotici o i disinfettanti.
Nel romanzo di Le Fanu è comunemente accertato che i tipi di amore di cui l'autore racconta sono due, sebbene non tutti siano concordi nel classificarli insieme perchè uno di questi risulta un po' scomodo ai benpensanti e so che qualcuno è già arrivato a capire di quale sto parlando.

Il primo è l'amore di Mircalla e Vanderbug, una storia di duecento anni prima conclusasi a causa della morte di lei che ha dato inizio alla tremnda sequela di ragazze scomparse per l'arrivo della figura di Carmilla la vampira, altri se non lo spirito tormentato della contessa.
L'amore di Mircalla e Vanderbug ha tutte le caratteristiche per essere un amore da romanzo gotico, ambientato in un castello solitario della Stiria, ammantato di leggende e tradizioni sul vampirismo e finito male.
Non solo, ma anche il comportamento dell'amato è egoista e deviato, come per alcuni protagonisti gotici non esattamente eroici.
Vanderbug sr. infatti, ossessionato dal non voler perdere l'amata una seconda volta, fece in modo di nascondere la tomba di lei in modo che la ragazza che continuava a vagare sulla Terra come un'anima in pena non dovesse patire nuovamente la sofferenza della morte. Sarà solo in vecchiaia, con la saggezza di una vita e, forse, il senso di colpa per tutte le morti che ha visto a causa della nuova Carmilla che deciderà di lasciare scritto come ritrovare la tomba della contessa Mircalla, indicazioni poi riprese dal suo pronipote.
Da vero bohemien Vanderbug sr. muore solo e con il cuore nella morsa del del senso di colpa. Se non è amore tragico questo, dove i due innamorati muoiono entrambi tra mille sofferenze fisiche e psicologiche... sì, lo so che in confronto all'Adelchi è poca cosa, ma a me pare già più che sufficiente.
Pure Mircalla fa di tutto per mantenersi in vita: scoperto che l'omicidio è l'unico modo per rimanere sulla terra, lei continua a perpetrare crudeltà, incapace, forse per amore folle, di separarsi dal ricordo dal sentimento col suo amato.
So che può avere poca attinenza, ma questa particolare metafora del riuscire a staccarsi dal sentimento, per quanto profondo, mi ricorda l'ultimo romanzo della Ward pubblicato da Rizzoli: Possesso che, guarda un po', parla anche lui di vampirozzi.
Quasi al termine la dottoressa Jane, protagonista femminile di quel capitolo della saga del Pugnale Nero dedicato a Vishous, viene messa di fronte ad una scelta difficilissima eppure simile a quella che Carmilla compie ogni volta che uccide: ritrovatasi nel limbo, viene esorta dalla sorella Hannah, morta molto tempo prima, a lasciare ogni legame con la sua parte terrena per iniziare una nuova vita nel Fado, altrimenti detto Paradiso dei Vampiri. Jane, che è una donna pratica, comprende l'importanza di quella decisione, ma la debolezza della carne non le concede di lasciare proprio tutto e infatti rimane sospesa per un certo perioco, incapace di lasciare l'amore che prova per il tormentato protagonista.


Jane, come Mircalla, deve abbandonare la sua vita terrena per cominciarne una dall'altra parte, eppure l'amore tanto cantato dai poeti, tanto fantastico si rivela un'arma a doppio taglio, impedendo loro di continuare una vivere una vita differente. È un guinzaglio, insomma, che lega alla parte più terrena dell'esistenza e, come tale, è sempre troppo corto per considerarsi liberi.


Amori proibiti
Gli studiosi non sono concordi nel riconoscere questo tipo di relazione, nel libro di Le Fanu, io credo che dipenda dalla sensibilità del lettore e, soprattutto, da quello che egli sta cercando nella vicenda.
Come molte storie ottocentesche, Le Fanu non si spinge troppo nei particolari, ma in più di un'occasione si sofferma sul rapporto tra Laura e Carmilla e anche su quello tra la nipote del generale Spielderof e la stessa Carmilla, che all'epoca era presentata come Millarca.
Niente scene spinte, sappiatelo, non si tratta di un romanzo sconcio, anche se usando la fantasia ci si può trovare di tutto, ma vi sono riferimenti più o meno casuali, scene orchestrate ad arte come già nel romanzo gotico per rendere il più possibile vicina al proibito la storia, senza tuttavia incorrere nella censura.
Carmilla che accarezza Laura con lentezza, che le sistema i capelli, che compare d'improvviso nella sua stanza, che la vezzeggia come una bambola...
Tutto questo è ancora più accentuato nelle trasposizioni cinematografiche, dove, chissà come mai, la camicia dell'eroina decide di slacciarsi proprio mentre la inquadrano con Carmilla, la sua spallina scivola sempre quando l'altra la sta accarezzando, le mani protese, il collo lungo, bla bla bla, sapete bene di cosa parlo.

Indubbio è che l'autore abbia voluto caratterizzare il personaggio della vampira Carmilla in modo quanto più ambiguo possibile. Inutile dire che il fascino e le sue attenzioni, le carezze forse di troppo, per Carmilla non sono altro che le sue armi per procurarsi la cena, così come lo sono le fauci di uno sqalo, l'agilità del leopardo, il veleno di certi serpenti. Ogni predatore ha la sua tattica e specialità.
Che poi queste arti e questi trucchi messi in atto dai predatori facciano a pugni con la moralità, è un altro paio di maniche.
Ma a parte peccando di ingenutià eccessiva (e ingiustificata), credo che nessuno si sentirebbe di condannare con durezza un lupo che sbrana una lepre, certo il leprotto magari è carino e puccioso quanto si vuole e magari il lupo sembra un mostro, ma il predatore caccia per sopravvivere, non per crudeltà d'animo. Io penso che solo l'uomo uccida per divertimento, se di divertimento si può parlare. Ma l'uomo come genere umano, non Carmilla, che invece è un vampiro ed è un predatore naturale, in quanto caccia per sfamarsi, per vivere, non per procurare deliberatamente dolore agli altri. In questo non è diversa dal camaleonte, che si finge immobile, che inganna la preda, che si mimetizza e poi l'attacca, è una tattica dei predatori meno possenti e la nostra vampira, dalla bellezza ammaliante come lo è quella di alcune specie coloratissime quanto velenose, non può permettersi un corpo a corpo con un uomo adulto, essendo, ce la descrive Le Fanu, fisicamente debole e pallida e di salute cagionevole.

Da cosa si vede, quindi, tutto questo amore lesbico per il quale Carmilla è famosa, a parte che le sue prede sono belle giovanette innocenti?
Forse dal fatto che la nostra vampira non abbia ucciso Laura, l'inerme e generosa protagonista romantica del romanzo, dotata dell'ingenuità tipica delle eroine ottocentesche. Perchè risparmiarla quando l'eroina le gironzola intorno per tutto il santo libro?
La stava cuocendo a fuoco lento oppure anche il sanguinario vampiro della Stiria si era affezionato alla giovane inglese? E allora la nostra vampira si è fatta deliberatamente uccidere, avendo ormai compreso di poter lasciar andare l'amore che la legava al suo antico amato?

E Laura?
Laura è tormenta da sogni e visioni, ha un certo timore dell'amica, giunta improvvisamente e ammantata di mistero, è attratta dalla sua malia, dai suoi movimenti, eppure è anche terrorizzata da quei gesti di troppo, mascherati di casualità, che Carmilla le rivolge.
Citando Twilight, appunto:
Sono il miglior predatore del mondo, no?
Tutto in me ti attrae. La voce, il viso... persino l'odore.
Come se ce ne fosse bisogno.
Come se tu potessi fuggire.
Come se potessi combattere ad armi pari.
Come Bella, Laura subisce il fascino naturale di Carmilla, un fascino che è quello che le permette di sfamarsi.

Riflettendoci, però, forse, come l'Edward Cullen del nuovo millennio, dopo duecento anni su questo pianeta anche Carmilla prova una certa rassegnazione al suo destino di predatore immortale e, allo stesso tempo, vorrebbe che qualcuno potesse eguagliarla e allora, poichè niente a quanto si dice è più letale di un vampiro affamato, si sminuisce a sua volta, indebolisce se stessa, si limita per fare in modo che il confronto tra lei e Laura possa essere pari.
Eppure Laura si è affezionata tanto alla sconosciuta che non riesce ad accettare il fatto di perderla oppure di considerarla un mostro. Laura comprende i sentimenti di Carmilla? Comprende la sua vecchiaia interiore, il suo tormento e l'angoscia?
Laura può essere in qualche modo associata a Bella, senza che il romanticismo ci sia di mezzo?
Forse no... forse è la profondità dei sentimenti che, all'atto della rivelazione dell vera natura di Carmilla, fa capire a Laura che tiene all'amica ben più di quanto tenga alla sua natura.
C'è bisogno di amore, per tutto questo? Amore lesbico?
L'amore, si dice dalle mie parti, ha tante facce. Indubbiamente quello tra Carmilla e Laura lo è, anche se forse non del tipo da matrimonio.

Le Fanu è stato magistrale, è riuscito a porre duemila quesiti senza fornire neanche una risposta a quelli più spinosi. Qualunque risposta avesse dato ai lettori, questa avrebbe affossato il suo romanzo, così ha deliberatamente deciso di tacere al riguardo e il Carmilla da lui scritto ha attraversato secoli e guerre mantenendo intatta sia la sua tormentata atmosfera che la sua malizia. Portando avanti domande e quesiti, tormentate relazioni, sentimenti poco chiari a noi lettori e a loro protagonisti.
Naturalmente ci sono varie speculazioni su un possibile sequel, ad esempio cosa ne è stato della donna che accompagnava la vampira in carrozza: chi era?
Ma credo che, con tutti i suoi misteri irrisolti Carmilla si completi da sé.




Mauser

9 commenti:

  1. Da molto tempo desidero leggere questo romanzo per quanto non abbia mai avuto interesse per il genere al quale sembra appartenere. Anche se, dopo aver letto questo tuo bel post, mi pare addirittura che sia più un fuoriclesse, addirittura un classico senza tempo, come la vampira di cui parla...
    Di certo, finisce nella mia lista desideri.

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  2. Oh... ma guarda un po'. Mi annoiavo a morte, sfinita da questo caldo, apro il tuo blog tanto per trovarmi qualcosa da fare (e magari per andare a ripescare quello che hai detto su "The Young Victoria" che hanno dato di recente su Rai Uno, ma quella è un'altra storia) e cosa ci trovo? Mi sono venuti due occhioni enormi che neanche nei cartoni animati. E' il mio giorno fortunato. *_*
    Prevedo già una gran pioggia di commenti che ti minacceranno di morte per aver osato paragonare anche solo di striscio un simile mostro sacro a Twilight, ma per fortuna almeno io, che amo i "grandi" per certi motivi e i "piccoli" per altri e so prenderli tutti per quello che sono, cioè romanzi e non questioni di Stato, non sono tra quelli. Sei mitica! :-)

    Marty
    PS: io in tutta la storia di Carmilla una cosa non ho capito... gli anagrammi del nome. Andiamo, sono ovvi da morire! Ci vuol tanto a capire che forse, ma forse, un collegamento tra "Carmilla", "Millarca" e "Mircalla" c'è?

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  3. È vero Marty,
    già tremo all'idea di cosa potrebbero dirmi, soprattutto per l'incipit del post! Rischio la radiazione dagli albi letterari ihihih

    Ad ogni modo, a te sembra ovvia tutta la faccenda degli anagrammi, ma quanto pare, per quanto lo sia (e lo è sicuramente), non riusciamo a liberarci di questa superficialità nominale.
    Spiegami perchè un ragazzo bello, biondo e occhi azzurri debba chiamarsi Gabriel e il tipo moro e occhi scuri Lucifer, andiamo lo capirebbe un bambino che sti due arrivano dalle cerchie angeliche e dalle demonarchie! E invece no, appartengono ad un libro scritto di recente.
    Ma gli esempi sono miliardi, sigh, non ne verremo a capo...

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  4. Molto interessante questo approfondimento su Carmilla. Non l'ho mai letto, anche se lo posseggo.

    Guarda, io non ci trovo alcunché di male a tirare in ballo Twilight: si parla di tendenza letteraria, non di grandezza letteraria.

    Il tuo post mi ha fatta pensare alla quantità di autori che hanno scritto di vampiri nel passato, nei secoli scorsi... mi piacerebbe prenderli in mano e vedere come affrontano l'argomento.

    Ludo.

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  5. @Ludo: considerando quanto scrivono e quanto hanno scritto di vampiri oggi e in passato, confrontare i due modi di parlarne è molto interessante, certo la sensibilità è un po' diversa e ci sono particolari comportamenti degli autori che col tempo si sono perduti, però è davvero un'operazione affascinante

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