19 marzo 2012

L'evoluzione dei "costumi" propriamente detti

Ovvero: come si andava alla spiaggiatra il XVIII e il XX secolo


Si appropinqua l'estate.
Queste le parole cariche di cinismo che una mia amica mi ha rivolto la scorsa settimana.
Nel suo vocabolario ciò ha un solo sinonimo: dimagrire.
Buttare giù la pancetta dell'inverno opportunamente coperta da maglioni e collant contenitive, fare un bell'abbonamento di tre mesi in palestra e andare a sudare sui tapis roulant, sgranchirsi la schiena alle lezioni di pilates, rassodare glutei e addominali con infiniti crunch e privarsi di qualunque cibo non appartenga agli ultimi due gruppi alimentari.
Nel mio vocabolario invece quest'affermazione è sinonimo di: "addio serate con le amiche". Le poche volte che sarò in città mi toccherà salutare mestamente le uscite pizza&cinema (perché la pizza è off limits), i filmacci romantici sul divano con nutella o gelato in grembo (la nutella è il male) e sbocconcellare i biscotti col tè della domenica pomeriggio (avete presente il numero di calorie contenute in una singola ostia?! Beh, io no).
Per una che tocca il suolo della sua città una volta alla settimana sono privazioni di notevole portata e il problema delle mie amiche, tra universitarie e stanziali, non mi tocca perché non avrei né il tempo né lo spirito per iscrivermi in palestra. E comunque da adulta ho un rapporto decisamente migliore con me stessa e tutto il surplus.

Donne di metà Settecento abbigliate per
una passeggiata sulla spiaggia
(non si nota la differenza, potrebbero
trovarsi a Piccadilly)

Ogni tanto mi dico che era meglio quando gli esseri umani andavano al mare vestiti, almeno non si preoccupavano della ciccia di troppo.
Poi però, ricordando il quanto andavano vestiti, cambio sempre idea.

Quando si dice che l'eccesso è sempre un male...
Durante il Settecento, secolo dei Lumi, della frivolezza, del rococò, andare a nuotare alla spiaggia era considerato primitivo, l'usanza era lasciata i popolani che si spogliavano e usavano quell'immensa distesa d'acqua come una specie di vasca da bagno gratuita. I ricchi non amavano particolarmente l'aria salmastra che rovinava il trucco delle donne (vi rimando al video contenuto in questo post), il vento quasi sempre sferzante disfaceva le elaborate e impomatate parrucche e il sole della canicola rovinava la pelle e l'effetto del cerone. La spiaggia era piuttosto snobbata.

Verso fine secolo le cose cominciarono a cambiare, cominciò a diventare abituale una passeggiata presso la spiaggia e un soggiorno nelle località marinare, specialmente per rinvigorire la salute che non traeva certo giovamento dai piatti eccessivamente proteici della tavola dell'epoca, dalla vita condotta quasi sempre al chiuso, dallo scarso movimento fisico e dall'aria poco salubre delle città. Proprio per gli stessi motivi anche le vacanze in località termali o nelle zone del Mediterraneo erano estremamente quotati.
Le località marine erano considerate dei grandi sanatori, insomma.

Gli uomini iniziarono ad "andare al bagno" in questo periodo, cioè andare alla spiaggia per nuotare, erano abbigliati con dei costumi interi piuttosto larghi e ingombranti che ricordavano le tutine da neonato integrali e comprendevano anche elementi impensabili come giacche o cappelli; per le donne servirà almeno un secolo prima di ottenere lo stesso diritto. Sebbene le passeggiate fossero loro concesse era bene che queste non si esponessero troppo a lungo ai raggi del sole che, secondo l'idea del tempo, erano portatori di malattie della pelle (in parte vero, ma decisamente eccessivo) e secchezza, inoltre il canone estetico prevedeva un incarnato diafano e quasi trasparente e, di conseguenza, l'abbronzatura non era mai una virtù, neanche se la donzella abitava i soleggiati paesi delle colonie del centr'America ancora sotto la protezione della corona britannica, anche se in quei casi, a causa della vita che si conduceva, era tollerato avere un colorito più salutare e meno malaticcio.

Le donne passeggiavano quindi sulla riva e alle volte cavalcavano, ma sempre munite di parasole o cappellino, naturalmente vestite, per prevenire l'abbronzatura. Essendo così candide di carnagione era facile che queste signore e signorine si bruciassero, per questo all'epoca esistevano molti rimedi contro le insolazioni, uno dei quali abbiamo già incontrato in un precedente post.
Probabilmente in futuro parlerò dei particolari cappellini che le signore usavano per ripararsi e che erano costituiti da lembi laterali particolarmente ampi che avvolgessero l'intero viso; la forma differiva in parte dalle sagome più cittadine e piumate che solitamente conosciamo grazie alle illustrazioni.

Nel primo Ottocento, ancora in epoca regency, abbiamo l'avvento delle prime frequentatrici della spiaggia.
Ovviamente erano ancora vestite fino a morire di caldo, ma era comunque un notevole passo avanti nel concetto di "possibilità e libertà" e le basi erano state gettate, bisognava solo raffinare il tutto.
L'abbigliamento da spiaggia era, se vogliamo, anche più stratificato di quello da giorno perché spesso prevedeva al di sotto della gonna un paio di brache lunghe e larghe (alla moda turca) e una cuffia.
1810
Pronta per la
notte...
Ecco come La belle assemblee fashions descrive la moda marinara (che non aveva niente a che spartire con colletti alla Sailor Moon, pantaloni al ginocchio, fazzoletti blu e cappelli piatti).
A gown of white French cambric, or pale pink muslin, with long sleeves, and antique cuffs of thin white muslin worn over trowsers of white French cambric, which are trimmed the same as the bottom of the dress. A figured short scarf of pale buff, with deep pale-green border, and rich silk tassels; with gloves of pale buff kid; and sandals of pale yellow, or white Morocco, complete this truly simple but becoming dress.

Un abito di bianca batista francese o mussolina rosa con maniche lunghe e decorazioni arricciate in mussolina bianca sulle maniche e sopra i pantaloni in batista francese bianca, rifiniti come la parte superiore del vestito.
Una sottile sciarpa rifinita ai bordi di verde chiaro e arricchita con seta; guanti chiari di pelle giovane e sandali giallo chiaro o "bianco marocchino" completano questo semplice abito.


A fianco trovate anche una rappresentazione dell'abito in questione che, a mio parere, ricorda più un pigiama che un vestito da giorno, ma che ci permette una prima, grandissima conquista: i pantaloni femminili.
A differenza di quel che si crede i pantaloni entrarono nel guardaroba delle signore con gli abiti da bagno, non con quelli da equitazione, e a lungo rimarranno l'unico impiego di questo indumento nell'ambito muliebre.

1858
Ideale per una notata in libertà
L'evoluzione dell'abito da spiaggia, andò di pari passo con quella della moda quotidiana, si potrebbe dire che l'idea di fondo di questi vestiti da bagno rimase la medesima: un surrogato dell'abito da passeggio, in pratica fu variata la forma estetica, ma con tutti gli strati che si contavano difficilmente si potrebbe parlare di veri costumi... gli inglesi che sono pignoli, infatti, si riferiscono a questi vestiti come bathing suit, cioè completi da bagno che indica chiaramente che non si trattava di straccetti microscopici di stoffa come i nostri...

In epoca vittoriana si riconosce esattamente come la foggia del vestito fosse allineata con quella della moda, ma l'idea di fondo dell'abito da spiaggia non era cambiata da quando Napoleone scorrazzava per l'Europa. Le signore avevano una lunga palandrana che arrivava fino ai fianchi e l'unica differenza dagli abiti londinesi era che sotto si scorgevano dei larghi pantaloni "alla turca" stretti alla caviglia piuttosto che le crinoline rigide. Il tutto era fabbricato di flanella, il che, capirete, non era il massimo per comodità e freschezza e, inoltre, quando si bagnava si trasformava in un peso morto di una certa portata aggravato dal sempre presente corsetto che comprimeva il petto e smorzava il respiro: risultato?
Gli incidenti in acqua erano frequentissimi anche a riva.

Ma come sappiamo l'Ottocento fu secolo di cambiamenti, il ritmo della vita, con il progredire dell'industria, aumentò rapidamente e così anche le mode cominciarono ad avvicendarsi con sempre maggiore frequenza. Analogamente la progressiva emancipazione, la riduzione di stoffe e vestiti anche nelle donne e il distacco dai valori tipici di femminilità fino ad allora accettati comportarono un rapido mutamento degli abiti da vere e proprie armature da palombaro a qualcosa di più umano.
1860 circa
Le armature da palombaro
Gara della più veloce...

Intorno agli anni 70-80 dell'Ottocento era diventata usanza comune per i ricchi frequentare il mare e le spiagge dove gli stabilimenti balneari erano attrezzatissimi per fornire ai loro ospiti ogni genere di comfort, come le cosiddette macchine da bagno o bathing machines, delle cabine come quelle che noi conosciamo dalle nostre gite al mare munite però di ruote da carro e trainate in acqua da cavalli. Era infatti considerato sconveniente che le persone si bagnassero tutte insieme o ci fosse una certa promiscuità, quindi questa invenzione garantiva la possibilità di un solitario e riservato bagno. Le macchine sopra citate consentivano ai bagnanti un vero e proprio "tuffo" e una nuotata un po' più distante dalla riva.
È anche da ricordare che, per quanto popolari, le spiagge dell'epoca non avevano nulla a che spartire con le nostre assolatissime e affollatissime, dove lo spazio vitale è di circa mezzo metro per mezzo e si deve stare accucciati in un autentico carnaio.

1876
Il cambiamento è notevole ¬_¬
Anche la moda pretese la propria quota in questo delirio di popolarità.
Le lunghe giacche e palandrane che coprivano le camiciole di metà secolo si ridussero ad un unico top a mezze maniche, abbottonato sul davanti e lungo fino alle anche la cui parte inferiore formava una specie di gonnellino corto e vaporoso sopra un paio di calzoni al ginocchio. Tutto rigorosamente blu o nero [OMG!]
Completavano il tutto calze scure e coprenti e speciali calzature chiuse, ma legate alla caviglia come i sandali alla schiava.

Niente shorts, vero, niente canottiere e niente petto scoperto, ma rispetto a vent'anni prima era una rivoluzione! Immaginate le facce scandalizzate delle signore con bambini che vedevano queste disinibite ragazze così svestite!
Per loro erano svestite, noi non ci sogneremmo mai di andare così coperti d'estate...  ma era un po' come certe mamme che si sistemano ben alla larga da quelle donne che al mare girano in topless, col perizoma o con bikini eccessivamente striminziti, forse un giorno sarà normale, forse anche io diventerò così... 

Da allora in poi fu una vera e propria riduzione progressiva della stoffa.
Nel 1900 si andava al mare con un vestito lungo fino al ginocchio, collant e apposite calzature. Le maniche a sbuffo e le gonne non erano il massimo per nuotare, ma alle ragazze era consentito esclusivamente bagnarsi nella risacca e rotolarsi nel bagnasciuga, ovviamente si mantenne l'usanza delle bathing machines, presenti in gran quantità e disponibili anche per le persone della borghesia.

1906
Trasgressione made in Calzedonia
Nel 1910 la rivoluzione era quasi completa, il gonnellino era stato completamente abbandonato (sopravviveva un piccolo sbuffo intorno ai fianchi) e ne rimanevano solo i pantaloni al ginocchio; le mezze maniche erano diventate spalline e finalmente si poteva riconoscere una sagoma che vagamente ricorda il costume intero moderno.

Nel 1915, a ritmi sempre più vertiginosi ci si riduce ancora, l'input più grande lo dà senz'altro il nuoto agonistico dove uomini e donne cominciano ad avere lo stesso tipo di indumento, che non era poi così diverso da quello di oggi: il tessuto divenne più attillato per favorire la velocità, i colori più chiari e si accennano le prime fantasie (a righe).
Sebbene popolare tra gli atleti, bisognerà attendere altri cinque anni perché quello diventi la forma base del costume, le gambe sono ancora lunghe fino a metà dell'anca, ma la scollatura diventa sempre più profonda e a metà degli anni venti anche la parte bassa del costume si restringe fino ad assumere le dimensioni delle odierne coulotte.

Saranno gli americani durante la II Guerra Mondiale ad inaugurare l'epoca del due pezzi, imponendo dal governo alle donne degli States di risparmiare sulle stoffe e loro toglieranno e toglieranno accorciando le gonne sopra il ginocchio e tagliando la parte centrale del, finalmente, costume, ma sempre mantenendo coperto il simbolo del peccato: l'ombelico.

1906
Qualcuno ha detto picnic?
Per tutto ciò che viene dopo vi rimando ad un ottimo servizio che vidi qualche mese fa su Rai5 e che trattava appunto della nascita del due pezzi, il programma contenitore si chiamava Love/Lust e l'argomento era trattato in maniera estremamente interessante ed accurata; se non rammento male fece un altro interessante reportage sui tacchi alti che, come sapete, sono una delle mie molte passioni.



Link utili e sitografia:
Victoriana | Fashionable Bathing Suits
Rai5 | Love/Lust
Fashion Era | Swimwear
Berkeley University of California | History of women's swimwear
Capitola Museum | By the sea


Sarah Kennedy, The Swimsuit 
Daniel Delis Hill, History of Men's Underwear and Swimwear

Richard Martin, Splash! A History of Swimwear
Patrik Alac, The Bikini: A Cultural History
Mary L. Martin, Tina Skinner, Naughty Victorians & Edwardians: Early Images of Bathing Beauties




...e come dice la protovalchiria Nix: "Heels tall... bikini small" giusto per riunire un po' gli argomenti.
Un bacio a tutti





Mauser

5 commenti:

  1. Anche io voglio andare in spiaggia vestitaaaa! xD

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  2. I tuoi post sono sempre interessantissimi! Per esempio non sapevo che esistessero le bathing machines, e nemmeno che i primi abiti da bagno fossero in flanella (non oso pensare al caldo e al peso degli abiti bagnati!).

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  3. silvia: a me sarebbe andato più che bene andare al mare vestita così! Tanto in Inghilterra il tempo oscilla sempre tra nuvoloso e pioggia!XD

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  4. Bellissimo articolo Mauser!!!!! Peccato solo che il video che citi relativo al trucco non sia più funzionante :-(

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  5. Davvero bravissima come sempre: un articolo completo ed esauriente. Un abbraccio cara

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