9 giugno 2012

Lo sfruttamento minorile

Qualche tempo fa (che per essere politically correct e mantenere il buon nome del blog non specificherò) mi è stato chiesto un approfondimento a proposito dello sfruttamento minorile durante l'epoca vittoriana ed è con grande piacere che mi accingo ad affrontare questo argomento, anche se estremamente dispiaciuta di aver lasciato trascorrere tanto tempo tra la richiesta e la sua conclusione: purtroppo, come vi accennavo nel post passato, sono un bel po' assillata dal lavoro, scadenze che incombono, progetti in partenza imminente (speriamo! incrociate le dita per me) e problemi gravissimi sono purtroppo all'ordine del giorno e mi portano spesso a viaggiare, sebbene sia sempre stata una persona piuttosto incline alla dormita, ormai convivo col sonno cronico e sto cominciando a trovare piuttosto comodi anche i sedili del treno o dell'autobus, ma se vi dicessi che mi sono letteralmente addormentata in piedi appoggiata ad una porta...


Un piccolo spazzacamino vittoriano
Purtroppo per lui non c'era proprio niente per
cui sorridere, ma nonostante ciò e la brutalità
dell'esistenza aveva ancora il coraggio (o
l'ingenuità) di farlo
Comunque sia è per altro che siamo qui oggi, sebbene sempre di lavoro si tratti, ed è un argomento davvero molto importante da affrontare con l'adeguata serietà che merita.
Quando si parla di sfruttamento minorile di solito ci vengono in mente molte immagini, i bambini mediorientali intenti sui tappeti che poi ci rivendono su Telemarket perchè le loro dita piccole e sottili riescono ad eseguire con più precisione e più fittamente i nodi, i ragazzini cinesi che cuciono le scarpe da ginnastica di importanti marche sportive, Nike una su tutte, e i bambini della penisola thailandese che fabbricano e cuciono sempre a mano i palloni di cuoio a cui spocchiosi e troppo pagati giocatori di calcio tirano pedate.
Parliamo dello sfruttamento dei bambini al passato come se adesso non fosse presente, ma in realtà si tratta di abitudini comuni a tutti i paesi in cui l'economia sta lentamente scontrandosi con qualcosa di trascinante, sia essa la Rivoluzione industriale o il consumismo occidentale.

Sebbene l'epoca vittoriana sia stata un perido di boom economico, abbiamo visto in diversi altri approfondimenti come questa crescita esponenziale e incontrollata abbia gravato in maniera drastica sulla popolazione e sulle sue condizioni di vita, andando ad essere la causa principale di una lunga sequela di problematiche che hanno afflitto l'Inghilterra ottocentesca e tutti i Paesi in corso di industrializzazione, criticità legate alle condizioni sociali e sanitarie, allo sfruttamento, alla logistica, all'inquinamento.

Tutta la vita in passato era più difficile, la mancanza di tecnologie e medicine, di conquiste sociali e di diritti rendeva l'esistenza una corsa alla sopravvivenza che solo in pochi riuscivano a portare a termine, era un grande torneo degli Hunger Games dove la vita altrui rappresentava un ostacolo per la propria.
Si nasceva in topaie senza alcuna prevenzione sanitaria, aiutati dalle levatrici dalla dubbia professionalità, si cresceva nella sporcizia, scalzi e spesso contornati dalla malavita e si proseguiva lavorando, sempre, fino alla fine, probabilmente sperando di non vivere troppo a lungo per non prolungare il periodo di sofferenza.
Niente feste, niente ferie, niente mutua, niente premio di produzione, carriera, gratifica, sindacato, questo quando si era fortunati, perchè senza un lavoro che potesse pagare il pane alla famiglia non rimaneva che la morte per indigenza ai margini della strada. Non era una cosa troppo rara.

Poichè gli stipendi erano iniqui se paragonati agli orari di lavoro, tutti in casa lavoravano: le donne non impiegate in fabbrica eseguivano lavoretti di cucito e bucato, prestavano servizio nelle case, facevano le pulizie; entrare in una fabbrica era dire addio alla propria vita e identità, ma soprattutto alla propria dignità: avete presente riempire le scatolette di tè, quel tè che ci piace tanto, quattordici ore al giorno senza poter allontanarsi dal banco, sedersi o andare al bagno? E subire le angherie dei capireparto, le loro battute volgari, a volte le loro violenze fisiche e sessuali senza poter fare nulla? Senza che, nonostante apparisse ingiusto, ci fosse una legge che proibiva questi abusi? Bene, è ora che qualcuno si ricordi come era la vita, cari lettori, cosa rappresentano davvero le conquiste dei lavoratori, perchè io ci tengo tanto a ricordarle una volta in più, rispetto ai nostri avi noi, tutti noi, siamo cresciuti nel lusso e nel vizio e spesso diamo per scontati dei benefit che ci derivano dalle lotte e dal sacrificio altrui, proprio per questo il posto fisso, il diritto alla malattia, al periodo di maternità, all'aspettativa, la possibilità di ribellarsi ad una ingiustizia subita sul posto di lavoro non sono lussi che non possiamo permetterci e dovremmo e dovrebbero ricordarsene tutti un po' più spesso. Specialmente quelli che sguazzano in questo genere di privilegio, ma lo denigrano agli occhi altrui.

Anche i bambini lavoravano in quelle stesse condizioni di degrado e sfruttamento, sia i maschietti che le femminucce, la classe proletaria era così povera e la vita tanto degradante che spesso gli stipendi dei due genitori non erano sufficienti per mantenere i figli o gli eventuali anziani e ammalati (molto frequenti erano i malati cronici e gli storpi), inoltre l'istruzione elementare non era obbligatoria e non lo sarebbe stata fino al 1870. Si cominciava intorno ai cinque-settee si proseguiva fino a che ci si poteva permettere di non lavorare più.
Per quelli di voi che sono genitori, riuscite ad immaginare di mandare i vosti bambini che stanno per concludere l'asilo a lavorare in fabbrica dodici ore al giorno?

Quegli uomini e quelle donne che avevano lasciato la povera campagna inglese o irlandese in cerca di un futuro, attirati dalla promessa di guadagno e vita sicura si erano presto scontrati con la realtà: la vita nelle metropoli industriali era ben peggio di quella nei campi perchè il lavoro altrettanto duro, se c'era, e mancavano sia il vitto sia l'alloggio e per pagarlo quegli uomini e quelle donne erano costretti a mandare al macello i loro stessi bambini.


Contesto sociale
Come mai questa proliferazione di bambini che lavoravano non destava scandalo tra i perbenisti victorians? Lo faceva, ma solo tra gli idealisti e gli intellettuali che, dalle colonne dei periodici e dai salotti bene lanciavano invettive contro un governo poco attento.
Oltre al già citato Charles Dickens, che si batterà tutta la vita contro lo sfruttamento denunciandolo in ogni sua novella, fu della stessa ideologia anche il poeta romantico William Blake, tra l'altro autore dell'opera poetica Lo spazzacamino e coniatore della metaforia delle macchine industriali come dark satanic mills, ovvero oscuri macchinari infernali. Si può inoltre conteggiare la poetessa vittoriana Elizabeth Barret-Browning: entrambi importanti esponenti della lirica anglosassione, consideravano il lavoro minorile uno dei mali del loro tempo.

Oltre la ristretta cerchia dell'intellighenzia non si ponevano neanche il problema. Erano poveri, erano diversi, erano altri e non avevano nulla a che spartire con loro. Erano indegni di stare al mondo, per questo erano stati condannati ad una simile esistenza, esseri tanto inferiori da non potersi chiamare neanche uomini e che, quindi, era giusto soffrissero la fame e il freddo, come espiazione delle loro colpe.

Due signore passeggiano per la strada ignorando il piccolo e dimesso spazzino che ha pulito per loro e per le loro gonne costose e raffinate.
E le tante opere pie spesso erano solo un paravento, le persone che davvero prestavano aiuto e servizio per aiutare i più bisognosi erano la vergogna dei loro pari perchè si mescolavano agli ultimi, rischiando di "contaminarsi", come se la loro fosse una malattia contagiosa, basti ricordare il film Hysteria di cui abbiamo parlato qualche mesetto fa e nel quale l'intraprendente Charlotte, volontaria presso uno dei molti ospizi che si occupavano di anziani e bambini, viene raffreddata dal padre e dalla sorella che la considerano inadeguata al ruolo che dovrebbe ricoprire.


Poi bisogna considerare che in altre realtà lavorative, ad esempio le botteghe degli artigiani o i campi dei contadini, l'inizio della "carriera" avveniva prestissimo, intorno ai sette anni i bambini delle città pre-Rivoluzione industriale erano mandati ad imparare il mestiere "a bottega", come i pittori, i calzolai, i tintori, i figli dei contadini, invece, fin da piccoli aiutavano con il lavoro dei campi e da adolescenti erano già inseriti nella routine della vita dei campi, quindi si considerava perfettamente normale impiegare giovani vite anche nelle fabbriche, peccato che il lavoro tra macchine e magazzini fosse decisamente più logorante e che il progredire dei tempi stesse rendendo necessaria non solo una maggiore alfabetizzazione del popolo, come conseguenza del suffragio universale maschile che chiedeva a tutti gli uomini di votare e, quindi, di saper leggere, scrivere e avere idee e conoscenze.
Alcuni bambini all'opera in una fabbrica tessile mentre
manutengono macchinari in lavorazione

Molte famiglie erano letteralmente costrette a far lavorare i bambini di casa per non finire in prigione, i salari, come già detto, erano tanto iniquamente bassi da non permettere ad una persona di sfamare i propri cari e non parlo di mantenere uno stile di vita, ma solo di sopravvivere.
Un caso emblematico è quello di Charles Dickens, di certo l'autore che più di tutti gli altri del suo tempo si è soffermato su questa problematica, il piccolo Charles, infatti, a 12 anni fu costretto ad impiegarsi per poter pagare i debiti della famiglia e questa esperienza lo segnerà moltissimo nella sua crescita e nella sua formazione e ideologia: Dickens, infatti, si batterà sempre contro lo sfruttamento di cui egli stesso fu vittima, rappresentandolo nelle sue molte e subdole forme in quasi tutti i romanzi che scrisse.


Aree di impiego
L'impiego più ambito era a servizio presso le dimore di chi poteva permettersi della servitù: paggi, lacchè e aiuti stallieri consentivano di avere uno stipendio ottimo per l'epoca ed essere vestiti (si portava la divisa, quindi non si consumavano i propri abiti), oltre che vitto e alloggio, con l'unica pecca che di solito si cominciava ad assumere dagli 11 anni e quindi, prima di allora, il ragazzino era costretto a destreggiarsi in altre opportunità di mercato.

I bambini più fortunati lavoravano come garzoni delle consegne per le varie attività della città, macellai, fruttivendoli, sarti, calzolai, cappellai, guantai, avevano tutti il loro bravo fattorino.
Alcune attività come quella degli strilloni (paperboy) o dei lustrascarpe (shoeshine), entrambe rimaste in voga fino agli anni Cinquanta, erano estremamente ambite perchè dandosi opportunamente da fare permettevano un modesto guadagno senza sfiancarsi. Queste figure sono rimaste impresse nella cultura collettiva grazie a film e libri.

The hungry chimney sweeper
by Aurelio Zingoni
L'indimenticabile Oliver Twist, protagonista dell'omonimo romanzo di Dickens cambierà diversi impieghi tra quelli usuali per i bambini, diventerà prima apprendista del viscido e tirannico Mr Soweberry, costruttore di bare, e poi spazzacamino con Gamfield, uomo violento e senza scrupoli.

Quella degli spazzacamini (chimney sweeper) è un'altra figura famosa nell'immaginario moderno e, purtroppo, largamente idealizzata. Mary Poppins l'ha reso più famoso, ma anche più roseo, della realtà. Gli uomini che praticavano questo mestiere erano pochi perchè i comignoli delle case erano stretti e angusti e difficilmente una persona matura si sarebbe riuscita ad infilare in un simile passaggio stretto. I bambini invece erano perfetti, piccoli e agili potevano salire e scendere con facilità come dei gechi sui muri, poco importa che rischiassero di morire bruciati o soffocati dalla fuliggine, quando non precipitavano a lungo nella canna fumaria, erano piccoli ed erano tanti, il che li rendeva perfetti.

Fare lo spazzacamino era un lavoro tutt'altro che piacevole e in Parlamento nel 1825, ben prima di emanare una legge che proibisse il lavoro minorile nelle fabbriche, dovettero mettere mano alla cosa perchè l'altissimo numero di vittime stava cominciando a gravare pesantemente sulla nostra amata Inghilterra, creando una ferita profonda nella società e nel pensiero collettivo.

Cita Lisa Kleypas, Sognando te.
Mentre i signori svuotavano le bottiglie, la conversazione si soffermò su una legge che era stata da poco discussa in Parlamento. Avrebbe abolito la pratica di usare i bambini per la pulizia delle canne fumarie. Però Lord Lauderson, un conte grasso e verboso che aveva l'abitudine di trasformare qualsiasi argomento in fonte di ilarità, aveva fatto qualche battuta umoristica alla Camera dei Lord, affossando la legge. Furono ripetute alcune delle sue freddure e molti signori risero di gusto. Fiero della propria arguzia, Lauderson si illuminò fino ad avere la faccia rosa come quella di un cherubino. «Già, ero proprio in forma l'altro giorno» sghignazzò. «Mi fa piacere intrattenervi, cari amici... come sempre».
Derek appoggiò con cautela il bicchiere per impedire che gli si frantumasse in mano. Aveva sostenuto quella leggere con un sacco di soldi e manovre sotto banco. Con tutte le sue macchinazioni, aggiunte al sostegno dei Raiford, gli era stato garantito che la legge sarebbe passata... fino alla spiritosa arringa di Lauderson. Di colpo le sue vanterie gli furono intollerabili.
«A quanto pare, siete un vero spasso, caro signore» disse Derek. Il suo tono era commesso, ma troncò le facezie che circolavano vivaci intorno alla tavolata. «Eppure dubito che i piccoli spazzacamini avrebbero apprezzato la vostra sagacia quanto il Parlamento.» Sul tavolo calò il silenzio. Molti sguardi si appuntarono sul volto imperturbabile di Derek. Craven dava sempre l'impressione di essere al di sopra di tutto... ma sembrava che per lui quella questione fosse più di un interesse passeggero. Molti ospiti ricordavano le voci secondo le quali lo stesso Crave da piccolo aveva fatto lo spazzacamino. I sorrisi si spensero in un baleno.
«È chiaro che quei ragazzini godono di tutta la vostra simpatia» commentò Lauderson. «Compatisco anch'io quei poveracci, ma purtroppo è un male necessario.»
«Il lavoro che svolgono potrebbe essere eseguito con spazzole a braccio lungo.» disse Derek in tono piatto
«Ma con minor efficacia. E se i camini non vengono puliti a dovere, le nostre preziose case rischiano di prendere fuoco... Preferireste che mettessimo a repentaglio le nostre proprietà e le nostre stesse vite per il bene di qualche moccioso dei bassifondi?»
Derek fissò la lucida superficie del tavolo di mogano. «Con quell'esilarante discorsetto, caro signore, avete condannato a morire migliaia di bambini innocenti. Anzi, qualcosa di peggio della morte.»
«Sono figli di operai, signor Craven, non di nobili. Farebbero comunque una pessima fine. Perchè non sfruttarli per qualcosa di utile?»
«Craven» mormorò Alex Raiford, temendo che fosse sul punto di avvenire qualcosa di irreparabile.
Ma Derek alzò gli occhi e puntò «Mi viene quasi la tentazione, caro singnore, di restituirvi la vostra fuliggine.»
«Cosa intendete dire?» chiese Lauderson
«Intendo dire che la prossima volta che provate ad affossare con uno dei vostri frivoli monologhi da snob una legge che mi sta a cuore, vi imbottirò la gola di fuliggine e polvere da sparo e infilerò il vostro culone nella cappa del camino. E se rimarrete incastrato, accenderò un po' di paglia alla base, oppure vi ficcherò qualche spillo nei piedi per obbligarvi a muovere le chiappe. E se vi lamentate delle bruciature perchè la canna fumaria scotta, oppure temete di soffocare, vi farò annusare la frusta. È questo che deve subire uno spazzacamino ogni giorno della sua misera vita, caro signore. È questo che la legge avrebbe impedito.» Indirizzandogli uno sguardo gelido, Derek si alzò e uscì dalla sala da pranzo. 
Pensate che Derek Craven, il protagonista del libro sia duro? Pensate che sia volgare? Beh, dopo aver fatto per un po', ma anche solo per un giorno una simile vita credo che si possa perdonare quasi tutto.
Questo è un libro, vero, ma non si tratta di esagerazioni.

Un'acquaforte raffigurante il giovane spazzino
che pulisce la strada perchè la nobildonna non
abbia a sporcarsi le scarpette e l'orlo della gonna.
Un'altra posizione molto in voga all'epoca era quella degli spazzini degli incroci (crossing sweeper).
Poichè i cavalli sporcavano e il letame andava rimosso dalle strade, moltissimi ragazzini venivano armati di ramazza e mandati a sgobbare sul selciato per rimuovere tutto il letame, altrimenti gentiluomini e gentildonne, quelli che troppo spesso vediamo come emblema dell'epoca vittoriana, abbigliati in cappeli a cilindro e crinoline, si sarebbero certo sporcati le scarpe e gli orli di gonne e pantaloni passeggiando o sarebbero stati investiti dagli schizzi di cassa di animali quando le carrozze in corsa passavano a gran velocità sopra un monticello "fresco fresco".
Considerando che suddette ben-signore si facevano la cacca addosso perchè non c'era bagni adeguati e con tutta la crinolina non sarebbero mai riuscite né ad entrarci e tantomeno a sedercisi, forse una bella spruzzatina non sarebbe stata poi tanto male, peccato che il loro cattivo umore avrebbe rappresentato solo una giornata d'inferno per le cameriere e ulteriore lavoro per le lavandaie.
Quello dei victorians, diciamocelo, era un mondo con poca giustizia. Specialmente per i meno fortunati.
Ricordiamoci sempre che il bel mondo è solo una minoranza dell'immagine di quel periodo, un'immagine fortunata. La vita vera era distante dai balli con le candele, dai cavalieri galanti e dai parquet tirati a lucido.

La prostituzione era un altro degli impieghi a cui i bambini erano forzati, ma per i dettagli al riguardo vi rimando all'apposito post di qualche tempo fa che era sicuramente più "sul pezzo" e più esauriente, ho citato l'argomento solo per ricordare che più del 50% delle prostitute a Londra aveva un'età compresa tra i 15 e i 22 anni, forse non erano bambine, ma certo neppure adulte e dubito che fossero tutte lì per "vocazione", ma più spesso per debiti contratti dai genitori o dai parenti, mandate a battere i marciapiedi, insomma; alcuni parenti sfruttavano le giovani figlie e nipoti per una vita più lussuosa, molti nobili decaduti svendevano le figlie e le mogli ai loro ex amici e pari grado pur di mantenere lo stile a cui erano abituati o pagarsi i debiti. I bambini erano molto richiesti perchè si credeva che un rapporto con loro potesse curare la sifilide, che era l'AIDS del tempo: si credeva che il bambino avrebbe assorbito in sé la malattia prosciugandola dal corpo del malato, a pochi interessava che,guariti loro (comunque una palla colossale) quei poveri figlioli fossero costretti alla morte al posto del malato originario.
Una donna "vende" il proprio figlio ad uno spazzacamino.
Da quel momento il piccolo (scheletrico) lavorerà come "schiavo" del suo nuovo padrone
infilandosi in comignoli e canne fumarie strettissime per pulirle e sistemarle, taglieggiato dall'uomo
che gli rinfaccerà di averlo tolto dalla strada e dalla miseri.

Per avere rapporti con i bambini (sotto i 9 anni) esistevano appositi bordelli, ma era concesso di tutto ai paganti, comprese orge e orribili pratiche BDSM che a volte sfociavano nella morte del piccolo. Superati i 10 anni i bambini erano equiparati agli adulti e non c'erano limitazioni a quello che si poteva richiedere.
Ad essere impiegati nella prostituzione minorile erano spesso ragazzini poverissimi provenienti dalle regioni rurali, letteralmente rapiti dalla loro casa o scambiati dai parenti a commercianti di vite senza scrupoli che li rivendevano ai detentori dei postriboli, un po' quello che accade a Chiyo e Satsu in Memorie di una geisha, la prima, essendo graziosa, viene acquistata dall'okiya, ovvero la casa di geishe che non sono prostitute, mentre la seconda, meno avvenente e "particolare" (Chiyo aveva gli occhi celesti mentre Satsu no) finisce in un bordello di infimo livello dal quale scappa senza esitazione a costo di lasciare indietro la sorellina.

Poi c'erano le fabbriche.
L'inferno senza via d'uscita a parte la morte.
Difficilmente oggi riusciremmo a immaginarci una fabbrica dell'epoca. I figli degli operai diventavano operai a loro volta, cominciando da piccolissimi perchè proprio col fisico snello e dinoccolato erano perfetti per infilarsi in mezzo agli ingranaggi e ai macchinari.
Uno dei compiti più spesso assolti dai bambini era quello di pulire i macchinari, ma poichè il fermo produzione era impossibile, e questo era uno dei motivi per cui le macchine erano subentrate agli uomini, la cosa era fatta mentre queste erano al lavoro, il che, lo capirete, contribuiva enormemente ad accrescere le tristemente lunghe statistiche delle morti sul lavoro, aggravate dalla giovane età della vittima. Non erano casi isolati.
I bambini erano sottili, agili e potevano infilarsi tra i macchinari, sistemare gli ingranaggi, avvitare, svitare e stringere viti, dadi e bulloni. Inoltre erano molto più economici perchè i datori di lavoro sostenevano che non riuscissero a fare lo stesso carico di lavoro di un uomo. In realtà i lavori erano diversificati, così come tra uomini e donne, perciò il tipo d'impiego era diverso ma né una donna né un bambino lavoravano poco e neanche meno di un uomo. Direi che sedici ore fossero troppe per tutte e tre queste categorie di, chiamiamoli, impiegati.
Senza contare che, per paura che non lavorassero il giusto, i bambini erano incatenati ai loro banchi di lavoro, ecco una citazione utile per rendere l'idea
Chained, belted, harnessed like dogs…black, saturated with wet, and more than half-naked, crawling upon their hands and knees, and dragging their heavy loads behind them
La pratica di incatenare i ragazzini era specialmente diffusa per quelli che erano nuovi del mestiere, sconvolti dalla novità o che erano già fuggiti in passato. Per chi scappava c'era la prigione.


Vita in fabbrica
Ellen Clark iniziò a lavorare per una fabbrica di sigari e sigarette all'età di 10 anni, il suo mestiere era rollare le sigarette in modo che il tabacco fosse in quantità e disposizione perfetta, il suo turno iniziava alle 7 di mattina e si concludeva alle 20.30 la sera con due pause di mezz'ora alle 8.30 di mattina (colazione) e alle 17.00 (il tè), c'era inoltre 1h a disposizione per il pranzo a mezzogiorno.
Anche una delle mie zie lavorò in una manifattura tabacchi durante il periodo post-bellico e qualche volta raccontava di come erano le condizioni in cui lei e le altre ragazze (tutte femmine perchè costavano meno) erano impiegate: sono sempre rimasta inorridita dai suoi racconti, ma dovevo ancora scoprire come era la situazione PRIMA. Ora nella manifattura tabacchi dove lavorava lei hanno costruito una biblioteca: l'ho sempre considerato un grande segno di vittoria della cultura sul materialismo e l'avidità delle persone che sfocia nello sfruttamento.
Una bambina in mezzo ai macchinari di una industria tessile

Forse quello di Ellen non era un lavoro faticoso, ma di sicuro spossante e distruttivo dal punto di vista psicologico quanto una catena di montaggio: tutto il giorno, tutti i giorni a compiere sempre gli stessi gesti, tutta la vita e per un tozzo di pane. Bella gratifica, dovrebbero portarlo come esempio quando, all'orientamento scolastico delle scuole medie parlano del percorso di vita e di tutte quelle altre affermazioni idealiste.

I primi a boicottare il lavoro dei ragazzini per un proprio guadagno erano proprio i datori di lavoro e i loro tirapiedi, uomini e donne impiegati per controllare il lavoro degli altri e, per questo, estremamente detestati dagli impiegati.
Una violazione dell'orario era severamente punita e i ragazzini che rimanevano oltre la chiusura picchiati per ammonimento, si diceva.
Jonathan Downe, interpellato dalla Commissione di Sadler (vedi più avanti) disse al riguardo
When I was seven years old I went to work at Mr. Marshalls factory at Shrewsbury. If a child was drowsy, the overlooker touches the child on the shoulder and says, "Come here". In a corner of the room there is an iron cistern filled with water. He takes the boy by the legs and dips him in the cistern, and sends him back to work.
-------------------------------------------------------------------------
Dei piccoli lavoratori dall'aria provata e dal
volto emaciato.
A sette anni andai a lavorare presso la fabbrica di Mr Marshalls a Shrewsbury. Se un bambino era assonnato il supervisore gli toccava la spalla dicendo "Vieni qui". In un angolo della stanza c'era un bidone di ferro pieno d'acqua, lui prendeva il ragazzo per le gambe e lo calava nella cisterna, dopodichè lo rimandava al lavoro.

Quando si faceva tardi la mattina, oltre ad una punizione fisica, il tempo perso era decurtato dalla paga (settimanale o giornaliera, a seconda), ma questo atteggiamento estremamente fiscale (e brutale) era appositamente studiato perchè, mancanti di orologi e segnatempo, carissimi per le finanze dei salariati, era praticamente impossibile conoscere l'orario.
I worked from five in the morning till nine at night. I lived two miles from the mill. We had no clock. If I had been too late at the mill, I would have been quartered. I mean that if I had been a quarter of an hour too late, a half an hour would have been taken off. I only got a penny an hour, and they would have taken a halfpenny
------------------------------------------------------------------------
Lavoravo dalle 5 di mattina fino alle 9 di sera. Vivevo a 2 miglia dal mulino. Non avevamo orologi. Se facevo tardi  mi venivano trattenuti dei soldi. Cioè, se fossi stata in ritardo di un quarto d'ora loro mi avrebbero tolto mezz'ora. Io guadagnavo solo 1 penny l'ora e loro me ne prendevano mezzo per 1/4 d'ora di ritardo.

Le miniere erano anche peggio delle fabbriche, oltre che altrettanto pericolose come qualità della vita e sicurezza. A tal proposito vi ricordo il post Il lavoro nelle miniere dei primi tempi di vita del GsG.
I bambini, per lo stesso motivo che li rendeva ideali come spazzacamini, venivano usati per portare il materiale estratto dal fondo della miniera alla superficie attraverso stretti cunicoli che risalivano, i cunicoli piccoli erano meno pericolosi delle grandi gallerie perchè non andavano a sottrarre della struttura portante, perciò c'erano meno rischi che la volta o l'intera caverna sotterranea crollasse, seppellendo il giacimento e costringendo i minatori a scavare da capo la strada verso il filone. Verga ci descrive nella sua novella Rosso Malpelo la vita di alcuni bambini nella solfatara, la miniera di zolfo, in particolare della loro quotidianità e i come la durezza della vita avese contaminato anche il loro carattere rendendoli non solo degli adulti in miniatura, ma anche cattivi e cinici.
Un piccolo minatore trascina il suo pesante carico fuori dalla miniera. I cunicoli erano così stretti che anche i bambini camminavano carponi, ma essendo sottili e deboli il carico per loro era doppiamente pesante.
Molti, a furia di passare rasenti ai muri si consumavano nel corpo, oltre a soffrire di malattie legate alla carenza di luce e di nutrimento in alcune zone della testa dove sfregavano sul soffitto non crescevano più i capelli. Erano trattati come bestie da soma e nulla di più e ratamente sopravvivevano dopo i vent'anni.


Un'altra novella che parla di giovani minatori che sicuramente ricorderete dai tempi della scuola è Ciaula scopre la luna e si sofferma in particolare su come un'esistenza vissuta sotto terra, come le talpe, fatta di routine estenuanti e sforzi fisici dolorosi abbia tolto ai minatori qualsiasi contatto con la realtà, trasformandoli in robot senza coscienza, almeno fino a quando Ciaula, il giovane ragazzo che trasporta in superficie il carico,  si accorge della luna nel cielo. Questa nuova consapevolezza fa scattare qualcosa dentro di lui, cambiandolo definitivamente. Lo stampo della novella è tipicamente pirandelliano, con la scoperta improvvisa e devastante di una consapevolezza che cambia la propria esistenza, ma solo temporanemanete (si veda Il fischio del treno, Il fu Mattia Pascal, ecc.).


Con la prossima tabella, dove finalmente potrete leggere i numeri di questa mostruosità, intendo concludere questo post, l'argomento proseguirà a breve nel post dedicato alle riforme sociali che si sono succedute per regolamentare l'impiego dei minori.

Child Employment, 1851-1881
Industry & Age Cohort
Mining
1851 1861 1871 1881

Males under 15
37,300 45,100 43,100 30,400
Females under 15 1,400 500 900 500
Males 15-20 50,100 65,300 74,900 87,300
Females over 15 5,400 4,900 5,300 5,700
Total under 15 as
% of work force

Textiles and Dyeing
13% 12% 10% 6%

Males under 15
93,800 80,700 78,500 58,900
Females under 15 147,700 115,700 119,800 82,600
Males 15-20 92,600 92,600 90,500 93,200
Females over 15 780,900 739,300 729,700 699,900
Total under 15 as
% of work force
15% 19% 14% 11%
Source: Booth (1886, 353-399).

Poichè la bibliografia di questo post potrebbe essere considerata un post a se stante, ne scriverò uno apposito in modo da non occupare troppe pagine.
I bambini più piccoli erano affiancati ad altri più grandi come aiutanti. L'industria tessile rappresentava circa il 60% dell'industria inglese, la popolazione impiegata nel settore superava il milione.
 
Spero che l'approfondimento sia ugualmente stato interessante e all'altezza delle aspettative, vorrei ringraziare tutti voi che continuate a leggere il Georgiana's Garden nonostante la sua webmistress sia veramente un pessimo soggetto e non rispetti mai i tempi di consegna e a volte sia superficiale e frettolosa.
Grazie del sostegno e dell'appoggio che avete dimostrato al mio progetto quando ho accennato alla possibilità di chiuderlo definitivamente, come detto all'inizio stringerò i denti e tirerò avanti come posso, cercando di ritagliarmi qualche ora anche per il GsG, purtroppo trattandosi di un blog di approfondimento qualche minuto per parlare della mia giornata o del mio ultimo outfit non sono sufficienti come accade invece per i fashion blog, aggiornati giornalmente e a volte con più post per ciascuno. Spero comprenderete che i mestieri, sebbene fatti sulla stessa piattaforma, sono un po' differenti, solo per recuperare tutti i libri e i siti che ho visitato al riguardo ho impiegato due pomeriggi, certo più del tempo che qualcuno usa per copincollare il proprio testo su Google Translator e piazzarlo in un post.

Grazie a tutti
con molto affetto,





Mauser

11 commenti:

  1. Ottimo articolo, grazie! Infatti, non dobbiamo mai immaginare l'800 solamente come l'epoca di Jane Austen, le Bronte, i balli etc ma ricordarci sempre che i privilegiati erano molto, molto pochi...

    RispondiElimina
  2. Se te lo stai chiedendo: sì, l'approfondimento è stato all'altezza e interessante (come un po' tutto in questo blog). Almeno per me =D

    RispondiElimina
  3. Beh, definire 'stupendo' questo post è un po' fuori luogo, visto il tema... ma illuminante sì, sicuramente. Dettagliatissimo e interessantissimo come sempre.

    RispondiElimina
  4. Ed ancora una volta, da storica, rompo le scatole (scusami). Si può leggere la bibliografia di riferimento da cui hai tratto l'articolo? Grazie :P

    RispondiElimina
  5. E' facile idealizzare un'epoca. Spesso ci si sofferma sui lati 'belli' e/affascinanti di un certo periodo ma non si pensa al 'rovescio della medaglia'; questo tuo post è un'ottima riflessione su un argomento molto scottante e tristemente reale come lo sfruttamento minorile, che ancor oggi, in alcune parti del mondo, viene perpetrato su piccoli innocenti. Grazie Mauser per questi approfondimenti sempre avvincenti e molto curati.

    RispondiElimina
  6. @Rryl: come ho detto, per la bibliografia ho scritto un post a parte, era talmente lunga che mi pareva troppo aggiungerla alla fine =)
    Arriverà a breve, se non ho contrattempi direi stasera
    Grazie di ricordarmela sempre, non penso che sia una rottura, ma un modo di migliorarsi

    RispondiElimina
  7. Questo commento è stato eliminato dall'autore.

    RispondiElimina
  8. stupendo! l'ho letto tutto d'un fiato =) grazie per aver trovato il tempo di scrivere

    RispondiElimina
  9. probabilmente sei in vacanza in questo periodo ma mi chiedevo se sai qualcosa riguardo le adozioni in epoca vittoriana... era regolamentate da qualche legge? Oppure semplicemente un ricco s'imbatteva in un "trovatello" per strada che gli stava simpatico e decideva di portarlo a casa? Insomma, come si procedeva?

    RispondiElimina
  10. Ammetto che vorrei essere ANCORA in vacanza, purtroppo non è così e a differenza degli altri anni non ho neanche scritto qualche post in più perchè la mia connessione non funzionava, sob...

    Detto ciò, le leggi sull'adozione erano abbastanza superficiali, una persona trovava un orfanello e se lo portava a casa come figlio. Se parliamo di alti gradi di ricchezza la cosa di solito era ufficializzata da un notaio e qualche documento altrimenti il parentado avrebbe fatto storie in caso di eredità, a volte i nobili adottavano i figli della seconda moglie, se erano poveri, oppure i figli di fratelli e sorelle defunti, succedeva molto spesso. In tutti i casi, comunque, i figli adottivi potevano ereditare beni e patrimoni, ma non il titolo nobiliare di qualcuno, anche se legalmente riconosciuti come figli dopo tutte le pratiche, anche nel caso di figli naturali, cioè nati da amanti e fuori dal matrimonio, e neanche se dopo il padre e la madre si sposavano.
    Triste destino il loro...

    RispondiElimina
  11. eh già mannaggia... grazie mille sei preziosa come sempre ^^

    RispondiElimina



Hai qualche idea?
Vorresti approfondire un argomento particolare?
Ci sono curiosità di cui vorresti scrivessimo?

Manda una mail a
georgianagarden@gmail.com