21 dicembre 2009

Il lavoro nelle miniere

Ciao a tutti, mi dispiace che in questi giorni non abbia trovato il tempo di scrivere, ma tra Natale e il lavoro sono super-impegnata e quando arrivo a casa dopo una giornata passata davanti ad un monitor a controllare numeri su numeri stile Matrix, accendere il pc non è sempre il primo pensiero che mi coglie ^_^

Ad ogni modo, almeno fino alla prossima trasferta, sono tornata e sono felice di poter scrivere di nuovo qualcosa, mi mancava questo passatempo...

Argomento del giorno è il lavoro in miniera nell'epoca Georgiana e Vittoriana.
Un titolo senz'altro altisonante che spero di riuscire ad esprimere come vorrei, parlando di tutto quello che c'è necessità di sapere sulla questione.


Innanzi tutto, non è difficile intuire che lavorare nei secoli passati era l'occupazione più umile delle varie classi sociali perchè "lavorare per vivere era considerato volgare".
Niente di più diverso dal mondo moderno dove, forse a torto, il lavoro viene considerato una forma di indipendenza dagli altri, specialmente dal loro denaro: il primo passo verso la vita adulta.
Bene, i minatori erano la più umile delle classi lavoratrici.

Anche le condizioni di lavoro erano molto diverse da quelle a cui siamo abituati: gli scioperi e le associazioni sindacali sono storia recente, così come le manifestazioni dei lavoratori, i loro diritti alla malattia, alla maternità, al lutto e alle ferie.
Nel Settecento e nell'Ottocento poi questi concetti erano assolutamente inesistenti.
Un lavoratore doveva lavorare più che poteva per ripagare il padrone di fare lo sforzo di mantenerlo (!!!).
Non erano considerati molto diversi dagli schiavi, in sostanza.
Perfino le dimissioni erano un privilegio che non tutt potevano avere, tantomeno concedersi.

Lo sfruttamento di minerali era senza ombra di dubbio un'occupazione molto antica, si erstraevano materiali preziosi come marmo e serpentino, metalli come l'oro, l'argento, il rame e anche il ferro.
Gli Ittiti e il ferro sono storie di cinquemila anni fa, non credo sia il caso di stare a fare una lezioncina sulla questione ben sapendo che tutti conoscono la spettacolare battaglia di Qadesh tra Egizi e Ittiti (sono di parte, non ci posso fare nulla: tifo incondizionatamente per gli Ittiti).
Ma quindi come mai queste condizioni così arretrate dei minatori? E soprattutto, cosa spinse gli avidi impresari minerari a sfruttare in maniera tanto massacrante degli esseri umani?
Molto semplicemente, quello che chiamiamo progresso, o meglio: la Rivoluzione Industriale.

Con l'avvento dei telai meccanici, delle macchine a vapore e di altri macchinari atti ad aiutare l'uomo nei suoi compiti come gli spostamenti, la tessitura piuttosto che l'industria siderurgica, i ritmi di produzione accelerarono violentemente, richiedendo materie prime in gran quantità per tre grandi motivi:
  • Produrre i macchinari
  • Mantenere i macchinari
  • Creare il prodotto finale
I macchinari erano infatti costruiti sì in legno, ma anche in metallo, molto metallo, specialmente se si pensa alle grandi industrie siderurgiche, alle locomotive di metà Ottocento, alle rotaie che correvano per centinaia di chilometri viaggiando per tutto il Paese e tutti i Paesi.

I macchinari, inoltre, avevano necessità di una fonte di energia.
Inizialmente questa fonte era data dall'acqua e dalla pressione che generava se portata ad ebollizione (pensiamo al concetto base della macchina a vapore, dove la pressione dell'aria evaporata spinge i pistoni e mette in moto); vi erano poi macchinari che necessitavano di una "iniezione", ovvero di una scintilla, per questo credo che l'esempio del motore a scoppio sia calzante.
Ma per far bollire l'acqua e accedere la scintilla, cosa serviva se non materiale infiammabile? E, specialmente nel primo caso, in grandissima quantità! E il carbone non cresce certo sotto i funghi...

Per finire, anche il prodotto finale, generato da tutta questa catena di produzione, sia esso una lamiera, una rotaia, ingranaggi o motori, è fatto di un materiale che difficilmente era legno, ma più spesso metallo.

Insomma, c'era una richiesta continua di materie prime, molte delle quali provenivano direttamente dal sottosuolo: carbone, metallo, zolfo, malachite, marmo, argento, rame, stagno e così via, la lista potrebbe allungarsi fino a domattina e noi staremmo qui a tediarci dietro una sfilza interminabile di nomi.

Ecco quindi spiegato come mai lo sfruttamento minerario ebbe un'impennata decisamente significativa verso la metà del Settecento, per continuare ad essere la più grande fonte si sostentamento dell'industria.

La cava e la miniera: ovvero il luogo di lavoro
Tutti questi minatori naturalmente avevano un luogo di lavoro ed era la miniera.
Le miniere del passato erano luoghi molto pericolosi poichè i ricercatori e i minatori scavavano alla ricerca della vena di minerale, spesso distruggendo i labili supporti che reggevano l'intera struttura: la volta, le pareti e così via. Per questo i crolli erano frequentissimi e la morte di lavoratori sul cantiere era all'ordine del giorno, avvenimento che non destava il minimo stupore.

Le miniere potevano essere a pozzo verticale o orizzontale: nel primo caso si scavava prevalentemente in profondità quando la parte scoperta era ultimata, scendendo lungo un cunicolo come una trivella e formando un grande carotaggio.
Queste miniere erano particolarmente anguste, si scendeva spesso per chilometri sotto la superficie, sopportando una pressione decisamente più alta rispetto a quella usuale e coperti da centinaia di metri di terra sopra le proprie teste, l'ideale per i claustrofobici. La luce era inoltre particolarmente fioca a causa della grandissima profondità e della mancanza delle moderne torce e luminarie che, a quel tempo, erano costituite esclusivamente da candele di cera di bassa qualità e lampade a olio e petrolio.
Quando la parte in cui si stava scavando aveva esaurito la vena, si procedeva scendendo ancora. Il tutto proseguiva fino al raggiungimento dello strato di ghiaia che indicava la fine del terreno argilloso e, quindi, anche della vena di materiale.

Nell miniere a pozzo orizzontale, invece, si procedeva prevalentemente estendendosi sotto la superficie come le radici di un albero.
La profondità, rispetto alle miniere a pozzo verticale, era decisamente ridotta, ma non per questo gli operai non erano costretti a lavorare sotto metri di terreno.
Questo tipo di miniera è particolarmente famosa, specie grazie ai libri e alla filmografia che l'ha spesso utilizzate come location, con protagonisti sballottati a destra e a manca su arrugginiti carrelli minerari. Era infatti struttura consueta della miniera un fittissimo reticolo di cunicoli che si estendeva sempre più, collegati tramite cordame e rotaie su cui venivano fatti scorrere i carrelli contenenti il materiale da portare in superficie.


Esistevano poi le cave di estreazione, in questo caso il material era accumulato direttamente all'aria aperta in un luogo spesso chiamato "il grande gorgo" per la caratteristica forma a spirale degradante. In questo gorgo i minatori lavoravano alla luce del giorno e scalpellavano le pareti per tagliare gigantesci pezzi di materiale.
Molto famose come cave sono quelle di Massa e di Carrara, tra la Liguria e la Toscana, caratterizzate da un paesaggio decisamente suggestivo, specie per quelle altissime pareti bianchissime di marmo pregiato.

I perseguitati dell'Inferno: ovvero i minatori
La vita dei minatori era breve ed intensissima. Molti di loro non raggiungevano i cinquant'anni di vita per svariati motivi: morti sul lavoro a causa di crolli o per essersi persi nel reticolo di grotte della miniera, deceduti a causa delle condizione malsane di lavoro come acqua, freddo, elementi cancerogeni, intossicazione polmonare e così via. Lo stile di vita era inoltre massacrante e per questo in pochi reggevano a sufficienza da entrare nella parte adulta della vita.

Quando si cominciava a lavorare in miniera? E come si evolveva la "carriera" di un minatore?

I bambini
Come si sa lo sfruttamento minorile e il lavoro di bambini, immagini più che terribili, erano una consuetudine considerata addirittura ottima!
I bambini, spesso orfani e figli di minatori, entravano in miniera da giovanissimi, tra i quattro e i cinque anni potevano iniziare a portare i primi carichi all'esterno, erano inoltre molto indicati per l'esplorazione dei cunicoli più piccoli alla scoperta di vene di materiale perduto.
Molti di loro morivano giovanissimi a causa del freddo o per essersi persi durante queste spedizioni.
Era tuttavia verso i sei, sette anni che diventavano veramente utili: erano sufficientemente robusti e formati per trascinare in superficie i carrelli con i minerali e anche altrettanto piccini da trascinarli attraverso i cunicoli più stretti.

Per i bambini delle famiglie povere, la vita era molto difficile.
Non andavano a scuola, eccetto la domenica, non avevano tempo per giocare e, lavorando così duramente senza essere ben nutriti e senza aria salubre, crescevano malaticci e gracili.
Non c'era, comunque, scarsità di lavoro, i proprietari delle miniere e gli altri datori di lavoro erano felici di assumere i bambini, perché non dovevano pagarli quanto un adulto.

I Trapper
Confrontato con altri lavori, lavorare sottoterra in una miniera di carbone, era un lavoro relativamente pagato bene. I bambini più giovani spesso lavoravano come "Trapper" (chiudi porta) che voleva dire che si occupavano delle porte sotterranee. Queste porte portavano l'aria fresca dall'esterno all'interno della miniera, così nonostante fosse un lavoro molto semplice era vitale per i minatori.
I "chiudi porta" spesso stavano seduti in una buca scavata apposta per loro e tenevano in mano una corda attaccata alla porta. Quando sentivano arrivare il vagone del carbone tiravano la fune per aprire la porta. Rimanevano a lungo al buio perché le candele erano troppo care da usare regolarmente.


Questo era uno dei lavori più semplici della miniera e non richiedeva molta forza, ma era uno dei più solitari e il luogo dove i bambini si sedevano era spesso umido e esposto alle correnti d'aria. Era come stare per 12 ore al giorno in una prigione sottoterra. I bambini non vedevano mai la luce se non la domenica.

Gli adolescenti e le donne
Da asolescenti la vita dei ragazzi non erano molto diversa: il loro compito continuava ad essere quello di trascinare fuori dal "buco dell'Inferno" i carrelli che a volte pesavano molte volte loro, senza contare che questi ragazzi, oltre ad essere stremati dal lavoro, erano anche percorri selvaggiamente dai più grandi e denutriti a causa delle condizioni di terribile povertà in cui versavano i minatori.
Avevano però la possibilità di rifarsi a loro volta sui più piccoli, una specie di rivincita per tutte le botte che avevano dovuto subire in giovane età.
I ragazzi lavoravano come trasportatori fino ai sedici anni, le ragazze fino a diciannove, quando generalmente si sposavano e, quindi, lasciavano il lavoro, oppure erano passate ad altre occupazioni.

In molte regioni i bambini più grandi, soprattutto le ragazze, e le donne venivano impiegate come trasportatori di carbone,e portavano carichi di carbone sulla schiena in grosse ceste. Spesso lavoravano per 11/12 ore al giorno. Dovevano trasportare i loro carichi su per scale e lunghe distanze prima di raggiungere la galleria principale da dove raggiungevano l'uscita della cava.
Il loro compito era quello di riempire quattro o cinque vagoncini ciascuno dei quali teneva 50 kg. Normalmente riempivano cinque vagoncini in 20 viaggi. I cesti potevano essere così pesanti che occorrevano due uomini per caricarlo sulle spalle di una donna.

Fino al 1842, uno dei più comuni lavori sottoterra per le donne e i bambini era sia il "facilitatore" che lo "spingitore", ovvero uno tirava da davanti il vagoncino, l'altro lo spingeva dal retro. Uno "spingitore" poteva spingere il vagone carico di carbone o i vagoncini dalle profondità della miniera fino all'uscita della miniera mentre i "facilitatori" lo tiravano da davanti.
Avevano poco tempo per riposarsi e dovevano vivere con la paura costante di esplosioni o cadute del soffitto.
Le lunghe ore di lavoro e le povere condizioni di lavoro condizionavano la salute e le forze dei lavoratori.

Gli adulti
Dai sedici anni i ragazzi cominciavano ad essere impiegati come picconatori assieme agli uomini adulti. Da quel momento la loro vita era, per così dire, in discesa. La vita del picconatore, rispetto a quella dei trasportatori era, paradossalmente, molto più rosea.
Il ritmo e gli orari di lavoro erano comunque massacranti, c'erano minatori che riposavano solo 4 ore per notte, una condizione assolutamente disumana, lavorando le altre venti con una pausa nel mezzo della gionata per il pranzo e, alle volte, una per la cena.

Spesso i minatori lavoravano a cottimo, molti facevano intere giornate sotto terra a spalare e picconare come bestie, a volte incitati o insultati dai sorveglianti. Molti padri di famiglia morivano giovani e lasciavano dietro di loro una moglie e dei bambini piccoli che, quasi sicuramente, finivano a loro volta nell'indotto della miniera, diventando a loro volta minatori.

Non c'erano vecchi nelle miniere, a parte i padroni, questo perchè le condizioni di lavoro erano così disumane che difficilmente si superavano i cinquant'anni di vita.
La vita era talmente dura che molti trentenni sembravano molto più vecchi della loro reale età.

Le condizioni di lavoro
Un argomento molto difficile da trattare e senza dubbio non dei più allegri.
I minatori lavoravano in condizioni terribili, non ricevevano né aiuti né sostegni. L'orario li obbligava a circa quindici ore di picconaggio giornaliero, ma spesso queste si protraevano oltre le venti. Alcuni uomini facevano ritorno a casa esclusivamente nel weekend, mentre gli altri giorni dormivano all'aperto fuori della miniera o addirittura all'interno. Il riposo concesso era minimo, quanto bastava per non farli crollare di stenti.

Anche le razioni del pranzo erano ridicole, spesso a base di minestrone e pane duro.

La miniera era un luogo infernale per via dell'umidità che trapelava fin troppo spesso dalle pareti, mentre alcuni minatori erano costretti a picconare o trascinare i carrelli all'esterno con l'acqua fino alle ginocchia.
Ricordiamoci che nel Settecento e nell'Ottocento il raffreddore era una malattia quasi sempre mortale, il che spiega l'alissimo numero di morti per malattia.
Le condizioni malsane non erano ottimali.
La mancanza di luce favoriva inoltre lo sviluppo di malattie della pelle e degli occhi, rendendo uomini e donne quasi completamente ciechi.

Anche le poche lampade piazzate nella miniera assieme alle torce rappresentavano più un pericolo che un aiuto, bruciando infatti elementi come il legno, il petrolio o l'olio, la combustione generava elementi cancerogeni molto dannosi per i polmoni.

La polvere di pietra e minerale era inoltre terribile per i polmoni, essa andava infatti ad ostruire le vie respiratorie dei minatori, costringendoli praticamente alla morte per asfissia.

C'erano poi le ferite non curate e infettate a causa della polvere e dell'acqua sudicia in cui lavoravano.

Le condizioni di sicurezza, inoltre, erano una pura utopia: molti rimanevano ciechi a causa delle schegge di materiale che saltavano dalla roccia quando la si martellava con il piccone, altri inveci morivano a casua di crolli improvvisi della volta o delle pareti.


Le disumane condizioni dei ragazzi ne conducevano molti al Regno dei Più ben prima della loro ora e anche quelli che avevano la fortuna di sopravvivere si ritrovavano, per lo più, storpi o deformi a causa della vita terribile che avevano vissuto. Alcuni erano completamente calvi a causa del continuo sfregamento della cute con il soffitto basso dei cunicoli in cui trascinavano i carrelli di pietre.

Non era, insomma, una società che faceva invidia.
Era l'apoteosi stessa del degrado umano a cui erano condannati i più poveri.
Particolarmente famosa nel nord dell'Inghilterra e al confine con la Scozia, essa rappresentava la triste quotidianità per moltissime persone e altrettante generazioni.

E oltre ad essere una condizione fisicamente e psicologicamente distruttiva, essa costituiva anche motivo di vergogna e disprezzo da parte del resto del mondo, perfino dalle altre classi sociali meno abbienti.

Perfino i lavoratori dell'industria siderurgica, la più dura e massacrante, volgarmente definiti "rigetto dell'Inferno" per le condizioni in cui vivevano si consideravano migliori e manifestavano aperto disprezzo verso i loro fratelli minatori.
Alcune ragazze, passati i quindici anni quando non erano più abili per il lavoro in miniera venivano mandate a lavorare in fabbrica, esso era infatti considerato un lavoro più leggero (?!)

Leggi, Norme e il Miner's Friend
Il Factory Act del 1833 stabilì il numero di ore e l'età nella quale i bambini potevano essere impiegati nelle fabbriche.
Molte fabbriche però, non erano incluse in quelle che limitava l'Atto, per cui nel 1840 una Commissione Governativa fu incaricata di investigare le condizioni di lavoro dei bambini in questi altri settori.

Il risultato fu che venne stabilita a dieci anni l'età minima per assumere bambini nelle miniere, e stabilì invece che le femmine non avrebbero più potuto lavorare sottoterra.

Questa riforma ebbe molti effetti, ma non cambiò la vita ai bambini più grandi e agli uomini che continuarono a lavorare nelle miniere.

A seguito di alcuni incidenti avvenuti nelle miniere di Felling nel Tyne e a Wear il 25 maggio del 1812, Humphry Davy venne chiamato nelle miniere del Nord Est per mettere a punto un tipo di illuminazione che non costituisse pericolo per i minatori come accadeva invece con le candele di sego, particolarmente pericolose perchè causavanoe esplosioni se venivano a contatto coi molti gas esplosivi o infiammabili del sottosuolo: radeon, neon e così via.
Fu così che nacque la lampada salva fiamma, quella con il contorno di vetro e l'intelaiatura in metallo che tutti conosciamo e associamo al mondo minerario.

Bibliografia e approfondimenti
Molto è stato detto e si è scritto sulla questione: il problema delle difficilissime condizioni di vita non è stato scoperto oggi, ma era già lampante ai tempi di Verga e di molti altri scrittori.
Quest'ultimo ha ambientato diverse sue novelle in miniera, mi riferisco soprattutto a Rosso Malpelo, forse uno dei simboli del verismo italiano, ma molto significativa è anche la novella pirandelliana Ciaula scopre la luna che tratta tra l'altro dello strano rapporto dei minatori con il mondo di fuori.

Molto interessante è anche una pubblicazione di Ken Follett, Un luogo chiamato libertà, dove proprio il protagonista rappresenta la classe dei minatori e sarà per difendere i loro diritti contro un padrone schiavista e autoritario che si caccerà nei guai e metterà in moto tutto il meccanismo della vicenda, facendo anche conoscere alla protagonista, proveniente da una famiglia ricca, le difficilissime condizioni di vita della miniera.
Benchè l'ambientazione sia di poco precedente a quella analizzata in questo blog, Un luogo chiamato libertà rappresenta un utilissimo mezzo di conoscenza sull'argomento e ne descrive con minuzia e approfondimento gli aspetti vari della vita.

Interessante dal punto di vista dell'evoluzione della condizione dei minatori è confrontare quanto detto in questo post con Billy Elliott, la storia è infatti ambientata in un modesto paesino minerario dove sia il padre che il fratello di Billy, appassionato di danza classica, fanno gli scavatori in una miniera durante una violenta rivolta sindacale.

Metto inoltre il link ad un interessante documento (disponibile dei docs online senza bisogno di pagare) scritto da Federico Engels sulla condizione dei lavoratori inglesi. Il documento è tratto da un libro di più ampio respiro edito inizialmente da Lipsia e disponibile anche in italiano:
Minatori inglesi

Interessante è anche questo dossier sulla lotta dei minatori inglesi per il riconoscimento del loro essere uomini e dei loro diritti, nello specifico ecco un sunto del
Movimento operaio britannico
Grande lotta dei minatori inglesi
che riassume anche le tappe e le conquiste fatte dagli operai di fabbrica.

Per oggi credo di aver concluso, ma penso proprio che sull'argomento ci sia ancora molto da dire, quindi non considerate chiuso questo capitolo.

Ciao e un bacio a tutti quanti



Mauser

11 commenti:

  1. mi sei stata di grande aiuto, grazie mille!

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  2. Bravissima, stile e linguaggio molto semplici... mi sei stata di grandissimo aiuto, grz ancora!! =D

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  3. grazie tantissimo per quello che hai scritto! erano giorni che cercavo informazioni come quelle che hai riportato per la mia tesina d' esame di terza media ed ero disperata!
    grazie ancora :)

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  4. grz mille!!!mi serviva proprio questo x l' esame di terza media!!:))

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  5. pensano che sia il libero merkato a risolvere i problemi, no la Troika introduce il nuovo schiavismo

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  6. sei stata davvero brava grazie mille!! Spiegazione molto esauriente e dettagliata.

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  7. Grazieeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeee. L'esame di terza media lo farò cosììììììììììììì. Thank you so much.

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