3 dicembre 2009

Corteggiamento e regali d'amore

Torniamo a parlare di quell'argomento sempre attuale che fa la storia del mondo da un bel po' di millenni, quel sentimento mai dimenticato e sempre celebrato: l'Amore.
Naturalmente con la A maiuscuola, come vuole la tradizione più classica ^_^
Quanti modi di definirlo conosciamo? Un'infinità e proprio molti di questi risalgono al periodo vittoriano, magari presi in prestito dai poemi cavallereschi degli albori della letteratura, tra cicli bretoni e carolingi, mastri cantori e menestrelli di corte.

Naturalmente, se i modi di dire l'amore sono mille, dall'abusato "ti amo" moderno al linguaggio sms "tat" per ritornare alla "dolce melodioso apostrofo tra le parole t'amo", ma senz'altro altrettanti sono i modi per esprimerlo.
La storia del corteggiamento è vecchia come il mondo, ma l'argomento che vorrei approfondire quest'oggi riguarda i "regali d'amore".
Che si dona alla persona amata? Un pelouche? La sciarpa della squadra preferita? Un viaggio per due?
Una volta c'era la stessa scelta diversificata, anche se solitamente erano gli uominia fare presenti alle ragazze e, bisogna ammetterlo, i loro regali erano davvero particolari, alcuni addirittura grotteschi, al giorno d'oggi.

La vera storia del corteggiamento e dei regali inizia davvero nell'Ottocento con una vera e propria rivoluzione sentimentale: se prima gli sposi si incontravano solo a fidanzamento avvenuto e si riconoscevano tramite ritratti ritoccati ad arte (cioè Anna Maria Barbera diventa meglio di Megan Fox), passata l'epoca Georgiana le cose cominciano a cambiare; non solo la letteratura riscopre la sua particolare inclinazione al romanticismo e alla sensualità tra romanzi alla Austen, novelle delle sorelle Bronte e libri "gotici", ma anche le regole del gioco si modificano.

Fu quella l'epoca in cui ogni coppia di innamorati (eh già, gli innamorati ci sono sempre, ma in tempo vittoriano ad alcuni era persino consentito sposarsi, tra lo scandalo, l'indignazione e lo snobbismo generale che li definiva "provinciali") si sentì finalmente libera di esprimere i propri sentimenti e i profondi desideri [non correte troppo però, fu una rivoluzione tipo quella degli anni Sessanta, ma il motto "fate l'amore non fate la guerra" non era precisamente visto di buon occhio: i rapporti carnali rigorosamente dopo gli anelli e la cerimonia con tutt i parenti e magari anche un bel prematrimoniale scritto].

Le fanciule, il cui trucco le faceva pallide, fragili e svenevoli come piaceva agli uomini di allora [adesso vanno di moda i vampiri cadaverici, sono gli uomini a essere esangui ^_^] diventariono parte attiva nel gioco della seduzione. Non che Lucrezia Borgia e le sue degne compari non avessero fatto la storia, ma di solito le ragazze non avevano neanche la possibilità di mettere in pratica certi trucchetti, vivendo quasi segregate in casa (cfr. il film Casanova con Heath Ledger dove la bella Vittoria non esce mai di casa perchè è una ragazza "perbene" e la si intravvede solo dalla finestra perchè la sua vita è tutta tra le mura della casa e del giardino e la chiesa, ma non per questo lei è beno invasata >_>).
Per contro, accanto al modello maschile dominante del seduttore virile, magari patriota e rivoluzionario, si chiedeva agli aspiranti amanti di saper scrivere appassionate lettere d'amore e persino poesie. C'era anche chi arrivava a pubblicare le proprie dichiarazioni sulle gazzette cittadine.

Da allora è stata inventata solo una cosa: l'emancipazione femminile, che tuttavia arrivò solmente tra le due Guerre Mondiali.

I segreti del codice galante
Un ventaglio, un parasole o un fiore. Ma anche un guanto, un gioiello o un profumo. Ogni oggetto, dal '700 in poi, divenne un potenziale strumento femminile per inviare messaggi al proprio corteggiatore, di nascosto da sguardi indiscreti.

Il numero di stecche aperte di un ventaglio, per esempio, poteva indicare il numero di giorni prima del successivo appuntamento; aprirne tre voleva dire "vi amo" (mi raccomando il VOI!) e contarle con le dita "riparliamone più tardi".

Nel linguaggio floreale, accettare fiori di ibisco significava acconsentire a un corteggiamento.

Portare il parasole dritto sulla testa significava che il proprio amore era inalterato, farlo oscillare e tenerlo con la mano sinistra o appoggiato sulla spalla destra poteva significare "possiamo incontrarci".

Alcuni manuali nell'Ottocento spiegavano persino come incollare i francobolli su innocue cartoline: a seconda dell'inclinazione, indicavano il grado di innamoramento.

Anche i regali, come s'è detto, erano particolari, tra il popolino erano infatti particolarmente graditi come regali polli e lepri, che oltre ad essere un pensiero gentile rappresentavano anche un'ottima cena per la famiglia.

Tra le classi più nobili le ragazze apprezzavano particolarmente, oltre ai classici fiori, ombrellini e merletti, fazzoletti ornati di pizzo e cappellini così come carillon e spille.

E' però da dire che, se tra i poveri i regali non solo erano accettati, ma anche apprezzati, tra i ricchi difficilmente una ragazza poteva accettare cotali doni se non era ufficialmente fidanzata col corteggiatore, altrimenti era buona cosa rispedirli al mittente, specialmente se questi era un innamorato con gradito.

Nel Settecento l'inglese Congreve definì:
Il corteggiamento è un prologo molto spiritoso a una noiosa commedia, cioè al matrimonio.


E adesso se ne capisce il perchè *___*

Per la stesura di questo post mi sono servita di alcuni articoli contenuti in Focus Storia, numero 34 di agosto 2009 dove sono contenute, oltre che diverse informani molto utili sulla Guerra dei Sessi nella storia, anche curiosità che riguardano il corteggiamento, l'amore e i rapporti tra lui e lei.




Mauser

1 commento:



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