14 dicembre 2009

La vita sulle coste

Parlando di epoca vittoriana molto spesso tendiamo a credere che essa sia rappresentata esclusivamente dalla City e dagli sfarzosi ricevimenti, dai pettegolezzi delle ragazze durante i periodi di inattività e dai continui flirt di queste con baldi giovanotti.

Probabilmente voi siete molto più intelligenti di me che ci ho messo una vita ad accettare il fatto che l'epoca vittoriana non fosse solamente quello, ogni tanto sono un po' ottusa, specialmente perchè, per quanto mi riguarda, i romanzi della Austen, della Simmons e di molti altri autori, che mi forniscono una visione parecchio romanzata, mi avevano sempre dato tutto quello di cui avevo bisogno per affezionarmi ad un'epoca senza provare troppa repulsione per il modo di vivere (per esempio, so che mi odierete, ma io e il Rinascimento italiano viaggiamo su strade completamente diverse).

Ma come dicevo, non c'erano solo le mondanità londinesi e le estati a Bath a fare l'epoca vittoriana, così come non bastavano le sedute in parlamento.
Esiste un aspetto di quest'epoca assolutamente scialbo e "qualunque" che era sempre stato così dalla notte dei tempi, prima ancora dell'ascesa di Vittoria al trono britannico, e lo sarebbe stato ancora per un bel po'.
Se l'agricoltura stava cambiando per via delle innovazioni tecnologiche e molte città di periferia si stavano trasformando nelle sedi di mostruose fabbriche paragonabili all'inferno o di piccole industrie manifatturiere, lo stesso non si poteva dire della vita sulle coste, in quelle città non proprio conosciute.
Non c'erano porti e commerci importanti, quindi non vi vennero installate insutrie siderurgiche e metallurgiche, ma erano borghi dimenticati con un pugno di abitanti che faceva quello che aveva sempre fatto [no, non conquistare il mondo ogni sera...>_>], ovvero pescare.

Questa particolare fascia della popolazione, che rappresentava una vera minoranza, era forse l'unica a sfamarsi di carne quotidianamente: la sua sopravvivenza dipendeva dal mare, dove gli abitanti pescavano e traevano le loro fonti di ricchezza, come il commercio con altre cittadine o, in alcuni casi, il contrabbando.
In queste zone l'industrializzazione arrivò con un po' di ritardo perchè... erano state dimenticate.
Nessuno provava interesse per un borgo rurale che viveva di pesca e non aveva attrattive per impiantarvi una fabbrica, pertanto erano semplicemente ignorati, per questi motivi alle persone che vi vivevano era concesso di continuare a fare ciò che si faceva da generazioni: pesca e caccia alle balene.

Quest'ultima tradizione, che ai nostri occhi moderni risulta barbara, era invece molto importante per l'economia familiare e del villaggio di pescatori.
Una balena, infatti, rappresentava un ricco bottino per i cacciatori, che potevano sfamare con essa un intero villaggio.
Della balena erano utilizzate tutte le parti: la carne da essiccare e da bollire (come si usa con lo stoccafisso e il baccalà), i fanoni erano adoperati per cordame e altre parti della barca, il grasso era ideale per scaldarsi e bruciato nelle lampade rischiarava l'ambiente. Insomma, non si buttava nulla, la balena aveva i suoi antagonisti naturali che le impedivano di proliferare eccessivamente e allo stesso tempo permetteva la fiorente vita delle coste.
Sarà solo verso la metà del secolo che la caccia di veri e propri bracconieri metterà in serio pericolo di estinzione questo animale magnifico, ma non certo la caccia oculata di poveri pescatori.

Oltre alla balena si raccoglievano i frutti di mare, soprattutto i molluschi che si riproducevano vicino agli scogli e che i bambini andavano a raccogliere per poi vendere sul ciglio della strada ai passanti. Di sicuro era merce freschissima, visto che il pesce avariato è riconoscibile ad un miglio di distanza per il suo fetore.

Molto importanti erano anche le alghe, impiegate sia negli impiastri medicamentosi (ricordiamoci che la medicina era una scienza che aveva ancora molto in comune con l'erboristeria e i rimedi naturali, dato che i primi farmaci come la pennicillina saranno scoperti molto più avanti), in particolare erano un ottimo rimedio contro ustioni e ferite profonde e purulente, in quanto cicatrizzanti (anche grazie all'acqua salmastra e all'alto contenuto salino delle foglie) e disinfettanti per le molte proteine e proprietà della pianta. A differenza dell'Oriente, dove le alghe fanno parte della dieta quasi quotidiana dei paesi in riva al mare (mi riferisco al sushi giapponese o al kimpap coreano), qui in Occidente difficilmente venivano impiegate come alimento, ma erano piuttosto essiccate al solo e utilizzate come disinfettanti, magari sminuzzate finemente in un mortaio e impastate con altri ingredienti che le rendevano un ottimo unguento.


Pesca a parte, nei villaggi non vi era molto altro, a parte tutto l'indotto che costruiva barche e navi di piccole dimensioni, adatte a salpare le ancore per periodi piuttosto brevi e commerci ridotti, poco indicate per l'attraversamento dell'oceano Atlantico. Vi erano i lavoratori del pesce, i produttori di lampade, i commercianti e i contrabbandieri. E le mogli che aspettavano i mariti alle finestre pregando che non fossero morti in mare.
Eppoi vi era il contrabbando.
Spercialmente in Scozia questa era una piaga non da poco, si racconta infatti di un villaggio dove, dopo una rappresaglia particolarmente aspra del governo britannico contro i contrabbandieri, tutte le donne del paese fossero diventate vedove.


La gente in riva al mare, nell'Ottocento, non viveva molto diversamente da come viveva nel Medioevo, salvo un paio di incursioni vichinghe in meno.
Già, i vichinghi... avevano lasciato il loro segno sulle coste, tanto che nella parte orientale dell'Inghilterra, solle coste, era ancora parlato un dialetto che aveva più assonanza con lo svedese che con la lingua corrente inglese.
I villaggi sulla costa avevano infatti la caratteristica di essere quasi completamente isolati perchè autosufficienti. Si dice che in un villaggio di pescatori della Scozia si parli l'inglese più puro di tutto il regno ancora ai giorni nostri, questo perchè non si è imbastardito con parole estere, non è stato contaminato nel corso dei secoli, ma è rimasto tale e quale a quando è stato introdotto, più o meno intorno all'Atto di Unione.

Pure oggi, con tutta la tecnologia che è stata creata nel frattempo, recarsi nei villaggi scozzesi (e non mi riferisco solo ai fiori più sperduti delle Highlands) o sulle coste gallesi è come fare un tuffo nel passato. Un po' come una gita a Carloforte in Sardegna, dove si parla il più puro dialetto genovese con la cadenza di Pegli. I villaggi marinareschi hanno sempre avuto questa tradizione di saper mantenere bene i loro legami col passato perchè erano una piccola autarchia che bastava a sé stessa senza aggiunte esterne.

Tipico di diversi villaggi di pescatori del centro Inghilterra è il forte contributo dato alla Marina di Sua Maestà durante i suoi secoli di servizio, la parte gallese e quela a sud, vicino Plymouth e nella contea del Devon hanno rimpinguato le fila di marinai partiti alla scoperta dell'America e delle Isole del Pacifico, come le Cook o l'Isola di Pasqua. Molto famosa è la figura del capitano Horatio Hornblower, parzialmente ispirata alla figura di Nelson: Hornblower rappresenta l'ascesa di un uomo senza conoscenze dal rango più basso di una nave, il mozzo, fino a diventare Ammiraglio. Gira il mondo e vede posti esotici, racconta di avventure per mare, battaglie sulle onde, tempeste. A lui è dedicata una omonima serie interpretata da Ioan Gruffudd (nome e cognome tipicamente gallesi, che rendono bene le origini del capitano), poi conosciuto sul grande schermo come il Lancillotto che accompagna King Arthur nel film filo-romano insieme a Clive Owen.
Anche Gregory Peck ha vestito i panni dell'intrepido capitano, in un film meno avventuroso e più romantico.

Spero di aver dato una panoramica di come era tranquilla in epoca vittoriana la vita sul mare, come questa non fosse toccata dall'industria e dalla corsa all'estrazione mineraria, nel nord del Paese, ma fosse rimasta l'ultimo baluardo della vita naturale.

Lascio un libro della casa editrice Shire secondo me molto interessante sull'argomento
Britain Working Coast
Naturalmente è inglese perchè in Italia certa roba non si sognano neppure di pubblicarla...

Beh, questa è una piccola curiosità...
Ora scappo veramente (sarà la quarta volta che me lo ripeto) altrimenti domattina mi ci vuole il paranco per scendere dal letto e andare a lavorare...

Ciao ciao a tutti e buona notte!



Mauser

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