7 dicembre 2009

La scuola pubblica

Ciao e bentornati (comincio a parlare come i telegiornali... >_>), spero che il post di ieri non fosse troppo lungo e pesante perchè oggi ho intenzione di lanciarmi nuovamente nel campo della scuola e dell'istruzione, andando a parlare di una di quelle cose che fanno la grandezza di uno stato come la sua povertà: la scuola pubblica.

La scuola pubblica durante i secoli passati fu senza dubbio un servizio osteggiato, e da diversi tipi di persone per le motivazioni più svariate: era costosissimo rispetto alle entrate che produceva, inoltre rubava le braccia dei ragazzi al lavoro ed era considerato quasi totalmente inutile.
Col senno di poi si è visto che tanto inutile non fu, ma questo sarà un apprendimento di molto successivo.

La prima legge ufficiale inglese che obbligava i ragazzini a frequentare la scuola fu varata nel 1870 dal Parlamento ed obbligava i ragazzi dai cinque agli undici anni ad andare a scuola per un determinato numero di settimane l'anno; il periodo era breve, considerando che adesso i ragazzi vanno a scuola tutti i giorni, a volte col full time, ma per una volta era un gigantesco passo avanti e anche un onere piuttosto gravoso per le famiglie.

Due furono i motivi che spinsero il governo inglese a promuovere questa legge: l'altissimo tasso di analfabetizzazione della popolazione e la necessità di porre dei limiti allo sfruttamento minorile in fabbriche e miniere, dove era ancora largamete impiegato.

Il primo era senz'altro un problema: in un secolo che aveva fatto da erede alla cosiddetta Età dei Lumi, il Settecento, dove cultura e istruzione stavano rapidamente diventando gli aghi della bilancia con cui si giudicavano gli Stati, ma anche la produzione, avere un indice di analfabetismo alto era sinonimo di arretratezza non solo industriale, ma anche economica e questo l'Inghilterra non se lo poteva permettere, specialmente minacciata da vicino come era dalla nascente Prussia e dalla Francia, nemica storica, con cui non si erano mai abbassate le armi.

Fu proprio grazie a questa svolta molto tarda (ma non per questo ultima nella storia, tutt'altro!) che la scuola pubblica di epoca vittoriana cominciò il suo lento processo di crescita.
Non che prima non esistessero istituti preposti a questa funzione, c'erano eccome, ma la preparazione che contava era impartita da scuole private, mentre le scuole pubbliche di quartiere erano piuttosto snobbate.
Addirittura molti genitori, come si sa, impedivano ai figli più volenterosi di partecipare alle lezioni perchè dessero una mano nel lavoro dei campi o nell'industria, una triste realtà che, purtroppo, non deve scandalizzare.

La prima scuola pubblica di concetto moderno, come si sa, fu creata da Carlo Magno, la Schola Palatina, essa tuttavia perse ogni sua autorità e quasi tutto il suo significato già con la morte del grande sovrano, rimanendo esclusivamente un'istituzione ufficiale ben poco frequentata, di scarso livello rispetto agli insegnamenti che si potevano ricevere nei conventi e nelle scuole religiose.



E' vero, la scuola pubblica era poco frequentata, ma esisteva da tempo immemore, essa era presente nei villaggi e nei quartieri della grande città, vi insegnavano pochi maestri e le classi erano miste.

Struttura: l'edificio
L'edificio adibito a scuola per tutti era solitamente una costruzione in legno, come la maggior parte delle case e delle abitazioni, generalmente era costituita da uno o due piani con diverse aule, divise per stadio di apprendimento, e un ufficio per gli insegnanti.
Alcune scuole, verso la fine dell' '800 iniziarono ad essere costruite in mattoni per scongiurare quanto più possibile il pericolo di incendi, che all'epoca erano molto frequenti.
Intorno alla scuola, ove possibile, era un giardino dove i ragazzi potevano svagarsi durante l'intervallo e la pausa pranzo.
Tutto era fatto di legno, che era un materiale sufficientemente economico, compresi gli arredi interni come la cattedra, le bancate, la lavagna e il mobilio alle pareti.

Le classi
Le classi erano miste e convivevano nella stessa ragazzi di età differenti a cui veniva contemporaneamente impartita una lezione diversa, magari nel tempo che un gruppo svolgeva un compito gli altri studiavano una determinata materia.
Molto famosa è la descrizione che Anne Shirley fa della sua nuova classe una volta giunta ad Avonlea, lì vi erano ragazzi e ragazze dell sua età che studiavano sui banchi, curvi sui compiti assegnati, mentre il professore si dedicava all'insegnamento di una singola allieva in fondo all'aula, preparandola personalmente e rivolgendole attenzioni quasi morbose.
Solitamente le classi erano tre ed erano seguite per tutto il loro corso di studio da un unico insegnante che si occupava di tutte le materie: lingua, matematica, storia e geografia.

Gli studenti
Coloro che frequentavano questo tipo di scuola provenivano, quasi totalmente, dalla classe più bassa della popolazione: chi poteva permetterselo mandava i propri pargoli in un collegio, magari religioso, dove potevano avere una preparazione di livello più alto rispetto a quello della scuola pubblica; dove invece non era possibile tutte le classi del paese si incontravano nell'aula, mettendo a confronto, spesso con risultati molto tristi, mondi completamente diversi (a tal proposito, sebbene non ambientato in quell'epoca, vorrei consigliare di vedere il film Il ritorno di Don Camillo con Gino Cervi e Fernandel, dove il figlio di Cagnola fa a botte con il figlio di Peppone a causa di una divergenza di opinioni determinata dalla differente classe sociale di appartenenza: proprietà terriera il primo, classe operaia il secondo).

I ragazzi utilizzavano un libro come abbecedario ed eseguivano i compiti su una lavagnetta grossa quanto uno dei nostri quadernoni, questo era molto comodo perchè permetteva di riutilizzare sempre la stessa superficie senza dover sprecare la carta che era, invece, molto costosa.
La carta era utilizzata solo per i compiti in classe e mai per gli esercizi, per questo ogni bancata era munita di un porta calamaio dove si intingeva il pennino, visto che le penne a sfera dovevano ancora essere inventate.
Qualcuno probabilmente ricorderà con nostalgia quei banchi che sono rimasti ancora per molti anni nelle classi, privi certo del calamaio, ma caratterizzati col foro centrale [io che ho terminato la scuola da non molti anni ricordo molto bene che il mio banco alle elementari aveva due fori dove si poteva sistemare il calamaio: certo non era un banco vittoriano, probabilmente di fine della guerra, ma senz'altro un ricordo nostalgico e piacevole].
Oltre a questo materiale, in alcune scuole gli alunni potevano utilizzare un pallottoliere per i calcoli più complessi, in altre dove lo stile di vita era molto povero, esso era disposto in aula, uno per tutti.

Il libro e la lavagnetta degli studenti, compresi i gessi e le penne, erano portati a scuola giornalmente, tenuti legati dalla famosa cinghia, anzichè inseriti nelle cartelle e negli zainetti che erano troppo costosi.

Era compito degli studenti presentarsi "in ordine" a lezione, ovvero con la faccia e le mani pulite, senza sangue addosso, con i capelli puliti e pettinati e le unghie e le orecchie linde.
In caso mancasse qualosa all'appello, si procedeva con una bella punizione.

Maschi e femmine
Era un bel problema, con la società puritana dell'Ottocento...
Dove possibile si facevano classi separate, ma per le scuole più piccole o più sperdute o troppo frequentate si passava oltre questo piccolo sacrilegio sessuale, e si consentiva agli studenti di andare a scuola insieme.


Le classi miste ufficiali, a quanto posso dire per esperienza personale, sono state un'introduzione piuttosto recente, almeno in Italia: io stessa quando ho iniziato le elementari e poi le medie mi sono sentita rivolgere da mia nonna, all'epoca ottantenne, la domanda "E' una classe mescolata? Che cose..." ovviamente il tutto in dialetto perchè lei non parla quasi mai in italiano, ai suoi tempi a scuola si insegnava ancora il dialetto ^__^ E lì mia madre iniziava a spiegarle che al giorno d'oggi le classi miste sono normalissime, ma tant'è anche lei ha frequentato classi separate.

Divisa sì, divisa no
La divisa è sempre stata la chiave di volta che ha separato le mentalità di madri, padri e insegnanti dall'inizio della scuola fino ai giorni nostri, quando nella scuola elementare è stato reintrodotto il grembiule nero uguale per tutti.
Anche al tempo della Regina Vittoria il dibattito infuocava: le scuole private, specialmente le più rinomate, avevano già da tempo introdotto l'obbligo dell'abbigliamento uguale per tutti, in modo da non creare distinzioni di rango in base al vestiario; questo tuttavia non era applicabile alla scuola pubblica dove la divisa rappresentava un costo decisamente eccessivo sia per la scuola che per le famiglie, è per questo, quindi, che molte scuole non richiedevano questo tipo di abbigliamento ai loro allievi.

In alcuni istituti particolari, magari di periferia, essa era stata introdotta su modello dei college e delle scuole private e aveva riscosso un discheto numero di opinioni favorevoli.

La divisa poteva essere di vari tipi, sia per i maschi che per le femmine:
- Maglia scuola e pantaloni corti o alla zuava per i ragazzi
- Grembiule nero o abito grigio per le bambine
Esisteva poi la variante della "marinaretta" che oggi siamo abituati a vedere esclusivamente negli anime giapponesi, ma che in epoca vittoriana era molto diffusa.
Lanciata dai collegi degli orfani di mare (bambini che avevano perso il padre mentre prestava servizio in marina o sulle navi mercantili), la divisa alla marinaretta era costituita da un abbigliamento chiaro corredato da un fazzoletto blu, nero o celeste che i ragazzi fissavano al collo, come quello dei marinai, con due strisce bianche che lo percorrevano per tutto il bordo.
Anche in questo caso le ragazze indossavano giubba e gonna, mentre i maschi pantaloni e casacca.

Le scarpe erano un problema ancora più grave perchè molti bambini non potevano permettersele, essendo costose, quindi giravano scalzi.
Sarà solo dopo la metà degli anni '20 dell'Ottocento che questo accessorio diventerà quasi universale. Nella fascia contadina, tuttavia, la gente continuò a lavorare e spostarsi scalza per ancora molto tempo.

Corredo dello studente
Come si è detto, oltre all'abbecedario (che di solito era la Bibbia, l'unico libro presente in ogni famiglia) gli studenti dovevano acquistare una lavagnetta, questa poteva essere stata precedentemente di altri in famiglia, ad esempio i genitori o i fratelli maggiori che avevano terminato la scuola. La lavagnetta diventava in classe anche un'ottima arma di offesa da scagliare sulla testa dei compagni insolenti.

I ragazzi dovevano avere inoltre il necessario per scrivere, quindi inchiostro e pennino, ma erano utilizzati raramente per via del loro costo elevato e solo sul finire del secolo divennero lo strumento per eccellenza della scuola.

Caratteristica famosa era la "mela", ovvero il dono di ringraziamento che i genitori assegnavano ai figli da dare all'insegnante per prendersi cura dei loro pargoli e per insegnare loro le aste.
Alcuni maestri lo pretendevano, altri lo vedevano come il sacrificio di quella famiglia, il che lo rendeva un dono doppiamente gradito.

Gli insegnanti
Erano pochi e malpagati e svolgevano il loro compito con durezza e rigidezza per inculcare nelle teste dei ragazzini le nozioni di base della scrittura e della matematica, operazione non semplice visto che i bambini di allora, come quelli di oggi, di solito in testa hanno tutt'altro che numeri e date storiche.

Le pene corporali non erano uno scandalo.
Gli insegnanti erano tenuti ad esercitare sui ragazzi un'autorità di gran lunga superiore a quella necessaria, potevano picchiarli sia con le mani che con frustini o canne, potevano tagliare loro i capelli, se lo ritenevano opportuno, bacchettarli, prenderli a botte con un ramo e umiliarli di fronte alla classe con il temutissimo "cappello da somaro", un copricapo di carta lungo che veniva posto sulla testa dello sfortunato studente, con sopra scritto Io sono un asino e poi esposto al pubblico ludibrio davanti ai compagni e nei corridoi.

Gli insegnanti, viene spesso ricordato, davanto prove di accanimento nei confronti di determinati studenti a causa della loro fisionomia o del loro carattere irrequieto, insomma, il metodo Montessori era anniluce distante da quello impiegato dagli allora maestri e insegnanti.
A tal proposito, il libro (sebbene più tardo) di Bianca Pitzorno, Ascolta il mio cuore rende bene il comportamento di un'insegnante tirannica nei confronti della classe e le sue punizioni.
In particolare come questa fosse oltremodo gentile con le persone ricche e molto crudele con chi, invece, non poteva permettersi offerte strabilianti alla scuola, un fenomeno molto diffuso.


Questi erano sia uomini che donne: Anne Shirley, Jane Eyre e Mary Finch hanno insegnato nelle scuole pubbliche di periferia, oppure in quelle più povere della città cercando di dare ai loro alunni un buon esempio in contrasto con quello che avevano ricevuto.
Anche Marcus, il padre di Cerynise Kendall, la protagonista di Tempesta d'amore di Kathleen E. Woodiwiss era un insegnante, piuttosto giusto, ma molto severo coi suoi allievi.

L'arredamento
Se avete visto il film Mathilda 6 mitica che periodicamente riproiettano in televisione (con mia grande gioia) avete più o meno presente come fossero le scuole: l'arredamento, si è detto, era tutto di legno.
Lo spazio disponibil era occupato quasi totalmente dalle bancate che potevano essere digradanti come quelle dell'università oppure pari.
I banchi erano sia tutti uniti che per due o tre studenti per volta, qui prendevano posto gli allievi che erano moltissimi, con classi molto superiori ai 30 regolamentari oggi.

Il banco era inclinato verso lo studente, perchè fosse più facile scrivere, in cima era incisa una scanalatura per posarvi le penne, mentre sulla destra era sistemato il calamaio (tutti erano rigorosamente destrosi, i mancini venivano corretti al primo accenno della loro deformazione diabolica ).
Il piano di lavoro rappresentava il "pianale", ovvero il coperchio per lo spazio sottostante dove erano sistemati i libri, i fogli e i tesori degli studenti. Violare quello spazio era come dichiarare guerra aperta perchè rappresentava un luogo sacro.
Chi è andato a scuola negli anni Sessanta dei Novecento di sicuro ricorda ancora quel tipo di bancate mostruose, che incutevano molto timore, io le ho viste e credo che rendano bene l'atmosfera non proprio allegra che la scuola possedeva a quel tempo (a differenza di quella fin troppo permissiva dei giorni nostri).

Parte dell'arredamento erano anche le mappe dell'Inghilterra e del mondo, con cui si insegnava la geografia agli allievi, i mappaomondi, dove era possibile averne (perchè erano cari) e le raffigurazioni delle lettere dell'alfabeto.

Gli orari
Si faceva il full time, ovvero il tempo pieno.
Si studiava al mattino quattro ore e altre quattro al pomeriggio.
In alcune scuole gli studenti pranzavano in aula o nel giardino, in gruppetti, in altre, invece, questi facevano ritorno a casa, per rientrare a lezione verso le due del pomeriggio.
Per casa si avevano dei compiti che costringevano gli allievi a studiare fino alle sei di sera.

Destrosi e mancini
Era un problema più grande di quanto si credesse.
La società vittoriana ottocentesca, infatti, profondamente religiosa, era fin troppo fedele agli insegnamenti e alle Scritture e, come tale, considerava diabolica la mano sinistra, tributata al diavolo.
Impensabile, quindi, che con la sinistra si scrivesse e si facesse di conto.
Gli ebrei contano con la mano sinistra
Era un frase tristemente famosa.
Oltre a questo scrivere con la mano sinistra era considerato "contronatura" perchè con il dorso si ripassava sopra lo scritto e, con gli inchiostri e i gessi dell'epoca, fare un pasticcio del proprio compito era cosa fin troppo facile, macchiando irrimedibilmente anche le maniche e le braccia.
Leggenda metropolitana voleva inoltre che chi scriveva con la mano sinistra fosse sodomita (???).
Cosa si faceva, dunque, quando un bambino dimostrava predisposizione alla scrittura con la mano sbagliata? Semplice, una bella punizione e poi lo si correggeva.
Questa pratica è stata portata avanti fino alla metà del secolo scorso, la mia stessa mamma è stata corretta perchè scriveva con la mano "sbagliata".

Materie
Quattro erano le materie di base: lingua, matematica, storia e geografia.
Queste discipline erano insegnate con grande serietà, la lingua insegnata prevedeva le basi della grammatica e della composizione, ma oltre alle regole di sintassi e di punteggiatura agli allievi era insegnato anche a scrivere "bene", ovvero in modo graficamente leggibile, se infatti notate gli scritti di due secoli fa vi accorgerete che quasi tutti avevano una bella grafia (io ho fatto l'esperimento con mia nonna che scrive benissimo rispetto a me, ordinato e inclinato come si voleva un tempo), questo perchè essa era insegnata assieme alla lingua come parte integrante.

La matematica prevedeva le aste della disciplina: le quattro operazioni di base, problemi da risolvere con essere e così via, non c'erano potenze, binomi, quadrati, logaritmi, limiti né integrali. In compenso si studiavano le figure geometriche con le aree e i volumi.

Storia e Geografia erano due materie insegnate per "cultura generale", venivano insegnate a memoria le capitali d'Europa di Geografia, le provincie e contee inglesi e quelle indiane, si studiava la storia del Paese dall'invasione normanna del 1066 fino alla rivoluzione americana e così via. Perlopiù la storia e la geografia erano limitate ad una serie interminabile di date e luoghi da memorizzare.

Genitori e scuola
Alcuni genitori vedevano la scuola come una vera perdita di tempo e faceva di tutto per tenere il bambino a casa, ma se l'autorità chiamava... così molti fanciulli di tenerissima età erano costretti al doppio lavoro di seguire le lezioni ed aiutare la famiglia, arrivando magari tardi e buscandosi delle esemplari punizioni e lavate di capo a causa di una mancanza che non era loro.


Altre famiglie, invece, erano fin troppo iperprotettive coi loro pargoletti e si lamentavano con l'insegnante di ogni cose, specialmente dei compagni.

Per entrambi, comunque, c'era un momento dell'anno in cui gli insegnanti dei ragazzi andavano a parlare, si recavano direttamente a casa della famiglia e, una per una le abitazioni degli studenti, discorrevano coi genitori dei problemi dell'alunno, del suo carattere ed, eventualmente, del suo futuro.


Molto spesso le loro parole erano al vento, perchè i genitori, specialmente se avevano altri figli da mantenere, non potevano permettersi di dare ascolto agli insegnanti che consigliavano di continuare l'istruzione del ragazzo, oppure di non affaticarlo eccessivamente, ma in qualche caso proprio gli insegnanti si sono rivelati essenziali per la scoperta del talento di giovani che, altrimenti, sarebbero stati destinati ad una vita in fabbrica o nei campi, personaggi che sono poi diventati dottori, avvocati e notai.

Se si vuole approfondire l'ambiente della scuola Ottocentesca credo che sia i libri di Anna dai capelli rossi che la prima serie di La casa nella prateria rendano molto bene l'idea.

Lascio un video con immagini di come era la scuola vittoriana del "Victorian Day", ovvero quando le scuole britanniche organizzano una giornata dove gli alunni e gli insegnanti vivono come si andava a scuola due secoli prima.

Sennen School Victorian Day


Per oggi ci salutiamo, bye bye!



Mauser

2 commenti:

  1. I tuoi riferimenti a fil e cartoni animati sono stupendi! Complimenti per quello a "don camillo" grande!!

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  2. Nella mia scuola i bamnchi erano tutti scompagnati, avevano altezze, colori, dimensioni, anche materiali diversi. E alcuni avevano ancora il buco per il calamaio! E io speravo sempre di beccare un banco così, mi pareva una cosa così affascinante!!!!! :)

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