25 ottobre 2010

Le scarpe

Forse una delle invenzioni più importanti della storia del costume, le scarpe tra Sette e Ottocento saranno al centro dell'approfondimento di questo post riguardante la Storia del costume.

Le scarpe in passato erano un accessorio molto diverso da come lo intendiamo noi, per questo dovremo fare lo sforzo di calarci in una mentalità differente, dove un paio di scarpe erano un bene di lusso. Difficile da credere, ma, ahimè, la maggior parte delle persone camminava scalza per strada, i piedi fasciati in bende di stoffa, oppure calzando i caratteristici zoccoli che sono diffusi in quasi tutte le culture e che, mi viene suggerito da chi li ha calzati, sono estremamente comodi.

Dal film Marie Antoinette di Sofia Coppola


Settecento
Il popolo
Le scarpe, come si è detto, erano un bene di lusso, esse quindi erano appannaggio esclusivamente di chi poteva permettersele.
Le scarpe dei poveri
I poveri, che di soldi da buttare non ne avevano, compivano grandissimi sacrifici per riuscire a comprarsi un paio di scarpe in tutta la vita, solitamente di fattura e materiali scadenti come pelle conciata male, di animali poco idonei alla realizzazione (leggere: cane, gatto o capra).
Le scarpe dei poveri erano scure, in modo che si sporcassero poco, ed erano indossate fino a prenderci la pelle, come si usa dire dalle mie parti, cioè fino a che erano portabili. Molto in voga erano le scarpe e gli stivali di pelle di cane che non raggiungevano le cifre esorbitanti di altri tipi di pellame.

Per le scapre non esisteva una taglia come si usa adesso, ma si creavano modelli di varie dimensioni sfruttando dei particolari supporti sagomati di grandezza standard, l'acquirente sceglieva poi il modello calzava meglio.
Dal film Oliver Twist, notate le condizioni dei piedi del bambino, la maggior parte delle persone camminava scalza perchè non poteva permettersi l'acquisto di un paio di scarpe.
Per le scarpe da poveri non aspettatevi chissà quale foggia, la forma era la classica a stivaletto che arriverà fino all'epoca vittoriana, la punta era piuttosto lunga e quadrata, la tomaia era cucita con filo molto forte e il tutto era fissato da lacci di corda o di cuoio che dovevano stringere saldamente all'altezza della caviglia perchè la scarpa non sfuggisse, il che era piuttosto normale visto che la dimensione non era mai ottimale o su misura, inotlre capitava assai frequentemente che le persone si passassero le scarpe di generazione in generazione, tra prenti, amici o dalle dame di carità finchè queste duravano, col risultato che erano sempre troppo grandi o troppo strette, con le cuciture che spellavano e irritavano la pelle e la suola che si staccava.
Il modello a stivaletto era unisex, indossato da uomini e da donne, sebbene nei paesi più meridionali d'Europa, quindi Italia, Francia del Sud, Spagna e bassa Germania, le donne portassero anche i sabot, zoccoletti a punta di legno e stoffa e con un po' di tacco che scimmiottavano nella foggia le scarpe dei nobili.

I nobili
Nell'aristocrazia, invece, le cose erano moooolto diverse.
Scarpa rococò in velluto con ricami in filo d'oro
Al giorno d'oggi le scarpe sono un bene di medio consumo, la loro qualità non sempre è eccellente e sono abbinabili, ovvero un paio di scarpe può essere portato con diversi vestiti: pantaloni, gonne estive e invernali, maglie grigie, maglie nere...
Una volta non era così.
Le scarpe era un accessorio del vestito come il cappello e la borsetta che, messi insieme, costitutivano il set indispensabile con cui uscire. È curioso vedere come tutti e tre questi oggetti in epoca moderna siano poi diventati creazioni a sé stanti, senza legami con l'abito indossato, mentre una volta erano realizzati nello stessa stoffa, oppure con colori che ne riprendessero motivi e rifiniture.
Le scarpe in particolare erano costosissime anche per l'applicazione di guarnizioni pregiate, pietre preziose, passamaneria e rifiniture di classe; realizzate in seta o damasco, velluto o altri tessuti carissimi, erano costituite da una suola rigida, una tomaia in stoffa decorata e un tacco di media altezza in legno, a sua volta rifinito con pitture e decorazioni oppure rifasciato dello stesso tessuto della stoffa.

Scarpa francese 1760 in broccato con fibbia preziosa
Un paio di scarpe si indossava solo con un vestito e veniva commissionato al calzolaio portandogli la stoffa esatta dell'abito, ecco quindi che ritroviamo calzature dai colori e dalle fantasie spettacolari e molto vivaci.
Le ricche classi nobiliari d'Europa spendevano fortune per scarpe estrose e particolarissime che dovevano far parlare di sé, (cfr. Perchè la Francia fu la passerella d'Europa) un po' come fanno ancora oggi certe maison di moda proponendo creazioni al limite dell'inverosimile e praticamente importabili per più di cinque minuti (vedi qui, qui, qui e qui)


Epoca Regency
Dettaglio del ritratto di Mary Lodge
by Joseph-Francois Ducq
Questo periodo fu di transizione per le amanti delle scarpe perchè i prodotti particolarmente di lusso cominciarono ad essere meno esagerati, mentre con il consolidamento del potere borghese iniziarono ad assumere tratti meno creativi, mentre le fogge divennero più orientate al pratico.
È il periodo dello stivaletto unisex per tutte le classi sociali medio-basse, da indossare sotto i caratteristici abiti da giorno stile impero in cotone, lino e lana.
Per i ricchi e per la sera, invece, era un discorso a parte: inizia l'ascesa della ballerina.
Dettaglio Imperatrice Giuseppina by François Gerard
La ballerina era una scarpa femminile di foggia simile a quella attuale, era costituita da una suola piatta e da una struttura in stoffa o retina, satin o seta per i modelli più costosi e raffinati, ma era una autentica maledizione.
Già perchè la ballerina dell'epoca non aveva suola o, se l'aveva, era sottilissa, si sporcava quindi facilmente, era scomoda per camminarci e ballare, non avendo protezione sotto la pianta del piede, e si rompeva di nulla.

Mentre il popolo continuava a indossare scarpe al limite della tortura, i ricchi avevano trovato un nuovo modo per dilapidare le loro fortune nelle scarpe, la ballerina fu una di queste scuse. Una scarpa stupida al 100% e inadatta all'epoca.
Peccato che rimase di moda fino agli anni '50 del XIX secolo.
Era l'usa e getta del momento, insomma.

Dettaglio di The First Quadrille at Almack's



Epoca Vittoriana
Tipico stivaletto vittoriano da bambini borghesi (vedi punta lucida)
L'epoca vittoriana fu un tripudio delle scarpe quasi al pari del Settecento, con qualcosa di differente, specie nella mentalità di costruzione.
Esisteva sempre la distinzione tra classi sociali, espressa dal tacco: il tacco era sinonimo di una scarpa mediamente costosa, i poveri continuavano a indossare gli stivaletti di riciclo di parenti e amici, ma anche il costo per l'acquisto stava calando e, bene o male, anche una famiglia operaia poteva permettersi, con qualche sacrificio, di mettere ai piedi dei suoi componenti un paio di scarpe.

Tipico stivaletto vittoriano da donna, pelle nera con lacci, tacco e sagoma della gamba
La calatura per eccellenza del periodo vittoriano fu lo stivaletto femminile, caratterizzato dalla classica foggià che inizia a discostarsi dalla classica caviglia dritta per avvicinarsi maggiormente a quella della gamba, con una sagomatura più raffinata.
Gli stivaletti vittoriani potevano essere chiusi sia coi lacci che coi bottoni, erano più comodi e morbidi dei loro predecessori, tinti in prevalenza di nero e venduti in appositi negozi di scarpe, non più dal sarto o dall'ambulante. Le scarpe, inoltre, diventano intercambiabili dai vestiti, un accessorio diverso e indipendente.

Mentre gli uomini avevano a disposizione tre tipi di scarpe in base all'altezza (stivali alti, stivaletti e mocassini), per le donne si distingueva solo tra due altezze, visto che solo di recente si vedono in giro signore con stivaloni chilometrici al limite del porno-soft.

Panoramica di scarpe vittoriane
La moda delle scarpe maschili non è cambiata molto nei secoli, salvo liberarsi della noiosa fibbia da scarpa in funzione di lacci e bottoni; gli stivali vengono relegati per la caccia e la figura delle calzature assume più o meno i connotati a cui siamo abituati, mutamento forzato anche dalle innovazioni in campo di vestiti: erano infatti ormai arrivati ai pantaloni lunghi anche i più retrogradi e tradizionalisti.

Nel 1894 nasce Bata, ilcalzaturificio che tutti conosciamo per esperienza personale, cartelloni pubblicitari e slogan.
Con Bata e con altre produzioni, nascono le scarpe in serie. Se fino ad un decennio prima si continuava a pensare che la produzione delle scarpe fosse una cosa fattibile solo a mano e su misura da artigiani, ci si deve presto ricredere.

Negozio di stivali a Manchester
La scarpa in serie comincerà il suo ingresso a inizio secolo e già dopo la Guerra sarà una cosa che avranno tutti, principalmente per la sua economicità, relegando il ruolo dei calzolai ad un business di lusso per i più esigenti o per chi necessita di scarpe particolari.
Ultimamente si sta cercando di riscoprire l'importanza dell'abbigliamento e delle calzature fatte a mano e su misura, anche per rilanciare la qualità dei prodotti che, nel mercato rivolto alle grandi masse, è sempre più discutibile.
Le sarte e le camiciaie così diffuse negli anni Cinquanta e che negli anni Ottanta hanno chiuso bottega, iniziano a riaprire con una clientela limitatissima, ma comunque dei coraggiosi: devo ancora trovare cei calzolai che abbiano riaperto l'attività, ma la mia città è piccola e poco a la page, quindi forse devo andare alla ricerca dalle parti di Torino, Roma e Milano.


Links e approfondimenti
Al seguente link troverete il making of di una scarpa della metà dell'Ottocento. Una scarpa da poveri semplicissima, ma il procedimento è davvero interessante
http://www.thegracefullady.com/1860sShoes/

Qui un altro link, il tipo di scarpa è differente (col tacco, foggia da uomo e provvista di fibbia) perchè parliamo del Settecento americano, quindi Padri Pellegrini, Mayflower ecc.
Crafting shoes for a 18th century lady

Al seguente link troverete un interessante approfondimento in inglese che spiega come venivano realizzate le scarpe e da chi
Jane Austen's World - Fashionable Shoes of the 18th and 19th Centuries and How They Were Made

The Costumer's Manifesto - 18th century shoes
Miss Shoes - Shoes in 18th century Europe (1700's)
Thoght Patterns - Shoes
Victorian Ladies shoes & boots


Ciao e a presto!




Mauser





Dal film Marie Antoinette di Sofia Coppola

Panoramica di scarpe tra Settecento e Ottocento

7 commenti:

  1. Era da un po' che non passavo e mi chiedo come ho fatto a stare via per tutto questo tempo!

    Sara

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  2. Ciao Mauser, a quanto pare io fino ad oggi sono stato malinformato, credendo a wikipedia (e lo so che non bisogna mai fidarsi della wiki)... dove affermano che i tacchi da donna sono stati inventati in Italia negli anni 50.

    Invece a quanto pare c'erano già anche nel 1760.
    Parlando di date: sai per caso se i tacchi alti (per donna) esistevano anche nel 1600 o magari anche prima?

    Grazie!

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  3. Ma certo che c'erano nel Seicento! E Anche prima!
    In effetti stavo scrivendo un post proprio al riguardo, ma per mancanza di tempo non sono ancora riuscita a terminarlo, se riesco spero di pubblicarlo questa sera.
    Comunque non credo che wiki dica che i tacchi sono stati inventati negli anni Cinquanta, i tacchi a spillo sì, sono made in italy al 100%, ma ti assicuro che il tacco è cosa ben piùantica e, come leggerai nel prossimo post, ci sono prove documentate!
    Quindi in cambio mi aspetto un commento anche là, ihihihi ^__^

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  4. perchè non si vedono le immagini??? T_T

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  5. Ciao! Complimenti, articolo molto interessante!
    Ascolta, sai mica dirmi dove potrei trovare stivaletti stringati simili a quelli delle prostitute della vera storia di jack lo squartatore, per rendere l'idea? Stivaletti simili a quelli vittoriani stringati? Grazie mille in anticipo!

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