24 febbraio 2010

Come si parlava due secoli fa: Tu, Lei e Voi

Su suggerimento di Nari, ecco che mi lancio nella contemplazione di come si parlava e discorreva un po' di secoli fa.
E per l'occasione inauguro anche la nuova rubrica Come si fa? con relativa iconcina, dedicata a come facevano le cose i Victorians.

Si tratta di un argomento complesso perchè le lingue hanno molte sfumature, proprio del periodo in cui vengono utilizzate, così se noi "parliamo come mangiamo", come si suol dire, a volte abbiamo difficoltà a comprendere il linguaggio forbito e rocercato che tanto si utilizzava una volta.

Ovviamente la lingua che parliamo è anche figlia del mestire che facciamo e della nostra classe sociale, ecco quindi come un linguaggio commerciale sia privo di ridondanze di sorta per quanto riguarda il discorso in sè, ma cerimonioso oltre ogni dire nella fase dei saluti.

Un giornalista, invece, deve avere un tipo di prosa accattivante per il lettore, diretta ed immediata, spesso sacrificando un po' la forma in favore dello stile [con questo non voglio dire che essi siano tenuti a fare un fascio di tutti i congiuntivi della nostra bella lingua e mandarlo al rogo: ASSOLUTAMENTE NO! Le costruzioni alla Fantozzi sono deprecabili in bocca a chiunque, ma bisognerebbe multare chi scrive di mestiere perchè, a mio avviso, con questa pubblicità di congiuntivi inesistenti e gerundi pesanti non si fa altro che ammazzare la grammatica e la lingua stessa, rendendola inutile].

Insomma, ciascuno deve esprimersi secondo estrazione e professione e lo stesso era per il passato, dove, era in voga dire, un gentiluomo lo si riconosceva dal suo modo di parlare. Ecco come mai un sacco di ladri riuscivano ad infiltrarsi ai balli spacciandosi per il Visconte di qualcosa o il Baronetto di qualcos'altro, svaligiando la cassaforte.

Come si parlava quindi era un fattore soprattutto sociale e variava da uomini e donne e, soprattutto, dal proprio interlocutore.

Il desueto Voi
Dare del Voi nella società di oggi è come prendere per i fondelli qualcuno.
Nel passato, invece, fin dal Medioevo, esso era la forma di corteria per antonomasia. Il Lei, che vedremo più avanti, non aveva lo stesso significato di rispetto e reverenza.

Il Voi era usatissimo da tutte le classi sociali, ma nello specifico, era strausato dalla nobiltà e nell'alta borghesia, dove ci si rivolgeva abitualmente ad altri con questa forma così cerimoniosa. Nello specifico era cosa comune che un uomo e una donna parlassero dandosi del Voi anche se si conoscevano da tempo, soprattutto nel caso uno dei due fosse di classe decisamente superiore, ad esempio la figlia di un vicario e il conte, oppure la marchesa e il nipote.
Saltuariamente era utilizzato anche il Lei, ma a differenza di oggi, era proprio questa forma a sembrare una presa in giro per il suo stare a metà tra formale e informale, senza delineare confini certi.

Il Voi era anche adoperato a iosa nelle case, tra moglie e marito non era cosa rara che i due si chiamassero per cognome, ad esempio la signora Bennett si riferisce costantemente al consorte chiamandolo Signor Bennett.
Questo è spiegabile anche con la poca confidenza che si aveva con il proprio sposo o la propria sposa, visto che la maggior parte dei matrimoni delle classi alte era combinato dalle famiglie e non certo nato per amore.

L'utilizzo del Tu era riservato ad ambito esclusivamente privato, ad esempio se marito e moglie stavano discutendo da soli in una stanza.

L'ironico, nobile Lei
Il Lei era la forma di cortesia "di mezzo". Esso si sviluppò tra Quattrocento e Cinquecento nelle cancellerie europee, supportato dalla forte influenza nelle corti del cerimoniale spagnolo.
In lingua inglese, tuttavia, il Lei, che si esprime con His/Her era adoperato esclusivamente in ambito di titoli nobiliari e reali, è ancora utilizzata, infatti, la forma Her Majesty con cui ci si rivolge alla regina Elisabetta (HRM -> Her Royal Majesty, ovvero Sua Altezza Reale), oppure anche His Grace, forma adoperata per i duchi che ricevono l'appelletivo di Sua Grazia.

Il Lei era la forma per i titoli nobiliari quando si parlava di qualcuno al di fuori della conversazione, per esempio l'annuncio dell'arrivo del Re o della Regina in Parlamento, oppure mentre si discute si Sua Grazia il duca.
Quando invece si stava discorrendo con qualcuno si adoperava la forma colloquiale, ovvero il Voi.

Ecco quindi che in una conversazione qualcuno poteva rispondere ad un complimento come
Sono lusingata dell'invito, Vostra Grazia
Oppure
Vostra Altezza è troppo buono con me

Mentre gli ospiti avrebbero commentato la cosa dicendo
È lusingata dell'invito di Sua Grazia
e ancora
Sua Altezza è troppo buono con lui

Altre forme poi cadute in disuso erano Their Gracious Majesty, tradotto come Le loro graziose maestà, adoperata al tempo di Enrico VIII che amava circondarsi di titoli pomposi ed altisonanti [appuntino: graziose non nel senso di carine e femminili, bensì con l'accezione di "pieni di grazia", ovvero di benevolenza da parte del Signore].

Ricordo che i titoli ecclesiastici come Eminenza o Eccellenza, che in italiano vengono coniugati a seconda della persona e sempre con la forma Lei, in inglese non sono preceduti dal relativo pronome possessivo, un po' perchè i titolari generalmente fanno poca vita di società e sono presenti in numero decisamente inferire a quello di altri Paesi di Fede cattolica piuttosto che anglicana.

Il colloquiale Tu
Il Tu era utilizzato solo negli strati più bassi della popolazione, dove tante cerimonie erano inutili, un mero spreco di energie e riverenze quando non ce n'era bisogno.
A parte tra il popolo, esso era adoperato anche in famiglia in ambito privato, come si è detto sopra tra coniugi oppure con i figli Tu sei il sangue del mio sangue!
Per il resto era poco usato perchè qualsiasi altro impiego era considerato una mancanza di rispetto che provocava lo sdegno dei presenti, dire
Sei sempre bella come un fiore
Alla propria zia era imperdonabile, ma bisognava invece dire
Siete sempre bella come un fiore
Specialmente in abiti particolarmente formali.
In quel caso, però, la zia poteva rispondere informalmente con un
Sei sempre stato un adulatore, Robert
Riferendosi al nipote, perchè lei era la più anziana e anche una parente.
Mentre se a parlare fosse stato un conoscente, allora lei avrebbe dovuto rispondere sullo stesso tono con un
Siete sempre stato una adulatore, Robert

Belle complicazioni, vero?
L'età e la gerarchia erano cose che non andavano mai dimenticate. MAI.
Il tutto si pul schematizzare con un: il più anziano usa la forma meno cerimoniosa verso il più giovane.
Il più importante fa lo stesso verso il meno.
Il meno importante o il più giovane era utilizzato ad adoperare quella forma particolarmente colloquiale solo su esplicita richiesta del proprio interlocutore [della serie: diamoci del Tu, ok?], ma era sempre preferibile che questi due mantenessero la forma rispettosa anche su richiesta; se avete visto Pirati dei Caraibi, di certo ricorderete che ad inizio film Will Turner ed Elizabeth Swan hanno una conversazione strutturata pressappoco come segue:

Will: buongiorno, miss Swan
Elizabeth: Will! Quante volte devo dirvi di chiamarmi Elizabeth?
Will: ancora una, miss Swan

Per rendere l'idea. Elizabeth si rivolge a lui con il Voi perchè lui è un uomo e non può mostrare troppa confidenza, ma l'utilizzo del nome proprio sottintende un legame duraturo e piuttosto profondo, cosa che naturalmente Will NON fa, visto che si tratta di un semplice fabbro innamorato della figlia del Governatore di Port Royal! Un disparità di classi abissale.

Di conseguenza, cosa se ne può trarre come insegnamento?
Che i Victorians erano inutilmente formali.

Poichè questo post si è rivelato più lungo del previsto, credo che a breve ci risentiremo con un post specifico sulle frasi utilizzate e un altro sui saluti, o almeno questa sarebbe la mia intenzione.

Bacioni e buona giornata!



Mauser

19 commenti:

  1. E' fantastico, grazie! *__________* Tutto ciò è così inutile, ma a lo stesso tempo fantastico. X°D

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  2. silvia: divertentissimo e molto istruttivo! ^^
    Se mai dovessi cimentarmi nella scrittura di un romance storico, so già dove prendere buona parte delle informazioni!! (si strofina le mani con fare calcolatore)

    Scherzi a parte, la storia del riferirsi in modi diversi quando uno è presente, o quando viene menzionato, nei romanzi ho sempre faticato a digerirlo (cioè, non lo capivo proprio!) adesso invece un angelo buono mi ha aperto la via! *_*

    Oh! Oh! Oh! Oh! Oh! (alza la mano, sbracciandosi come una disperata)
    Se cerchi qualche spunto su quali post scrivere, io ne ho la testa piena!!!! XD
    Il periodo georgiano è uno di quelli che mi preme di più sapere, e i sui quali si ambientano molti pochi romanzi. Strano, però. Insomma, va bene, la Reggenza è stata durante il periodo di Napoleone, le omonime guerre, quindi ci sono spunti per ambientare i romanzi durante la guerra napoleonica, a Waterloo, parlare di spie che cercano di fermare la Francia, ecc. ecc.

    Ma caspiterina, nel Settecento c'è stata la Rivoluzione americana, quella francese, prima di queste la disfatta di Culloden, e negli anni 60 di questo stesso periodo la guerra dei sette anni! Insomma, credo che come periodo storico, per via dei cambiamenti, fattori bellici e non, sia stato molto più... interessante, per così dire, che il fin troppo abusato periodo Regency.

    Perché invece si possiedono così poche informazioni?

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  3. Silvia Hai sollevato un quesito davvero molto interessante. Personalmente mi piacciono i libri Vittoriano & Georgiani, ma non stravedo molto per quelli Regency perchè ho un rifiuto per la moda dell'epoca che faceva tutte le ragazze obese e sgraziate con quegli abiti tubolari informi. Proprio non mi va giù di vedere le mie eroine abbigliate con tanta poca grazia e poco buongusto, è terribile!


    Sul perchè poche informazioni... beh, è un periodo che ha visto pochi sostanziali cambiamenti: c'è stata la guerra d'indipendenza americana, sì, ma alla fine ha toccato poco la situazione europea, inoltre il periodo georgiano, oltre ad essere piuttosto esteso, non è stato caratterizzato da una filosofia dominante, si può dire che si facevano le cose come venivano, senza starci a pensare troppo, a meno che non ne andasse della vita... dociamo anche che quel periodo può generare una certa antipatia per il fatto che ciò che contava era l'apparenza, mentre in quelli successivi si cercava di dare maggior risalto allo spirito, almeno a parole (i Victorians predicavano bene, ma come tutti i bigotti razzolavano malissimp >_>); inoltre l'epoca georgiana è stata fondamentalmente decadente, se hai visto il film Barry Lyndon capisci cosa intendo, c'erano pochi principi, valori inesistenti ecc. Era un periodo così... quindi comprendo che ambientarvi un romanzo, e un romance soprattutto, possa essere difficoltoso e poco soddisfacente.


    Se hai idee invece, tanto per saltare di palo in frasca, sono tutte le benvenute, mi piacerebbe vedere le curiosità delle persone riguardo quelle epoche e imparare anche io al riguardo ^_^

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  4. silvia: un proposta? Lo stile di vita condotto da nobili e alto-borghesi in età georgiana :P

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  5. Ma lo stile regency è quello dei moscardini?


    "c'erano pochi principi, valori inesistenti ecc. Era un periodo così..."
    ...uguale al nostro?

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  6. Io non volevo dirlo... ma sì, direi come il nostro, dove la gente non ha aspettative e non si illude che i potenti facciano i loro interessi o si venga premiati per la propria bravura... e l'iniziativa personale era fine a se stessa.
    Uhm... forse sarei stata un'ottima georgiana...

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  7. ...E non c'è pericolo che dopo un'epoca simile a quella Georgiana, secondo il principio dell'alternarsi delle condizioni e delle situazioni, ne venga fuori una che assomigli a quella Vittoriana?? ç___ç io ci farei un pensierino...
    Bellissimo intervento comunque, finalmente forse riuscirò a far capire al mio ragazzo che quando mi da del lei sbaglia e che deve darmi del voi! U_U tsk tsk

    Beatrice*


    p.s.: domanda: quando un/una nobile si rivolge a un suo sottoposto, ad esempio un maggiordomo, gli da del tu o del lei? e quello deve rispondere sempre dando del voi al padrone o agli ospiti? @_@ grazie per l'eventuale risposta X3

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  8. Bella domanda, forse dovrei farne un accenno, comunque intanto ti rispondo: allora un padrone che si rivolge al maggiordomo, essendo un suo dipendente, poteva chiamarlo come gli pareva, anche "tu con la giacca da pinguino che mi stai antipatico" e quello doveva muoversi.
    Comunque solitamente i padroni davano del tu ai sottoposti perchè il lei era troppo formale per dei sottoposti, mentre il maggiordomo e la servitù in generale era bene che desse del VOI ai padroni.
    Questa usanza si mantenne fino al Novecento, ma nei casi di rapporti particolarmente stretti, come nel caso di cameriere di camera, cocchieri e così via, era tollerato anche un LEI.

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  9. Visto che mi prudono le dita dalla voglia di scrivere (credo di averti detto qualche tempo fa che il motivo principale per cui sono qui è scroccare informazioni per dare un minimo di credibilità alle mie ambientazioni giusto un tantino ardite!) sto dando una sana ripassata a tutto quello che riguarda la sottile arte di parlarsi nell'Ottocento. Dovrò pur dare verosimiglianza a 'sti dialoghi, giusto?
    Tutto quello che ho da dire è: Che. Immenso. Pasticcio.
    Sto facendo una confusione veramente immane! Qualcuno mi aiuti!
    Con questo non intendo affatto dire che i tuoi post siano poco chiari, anzi, lasciati dire una volta per tutte che mi stai salvando la vita e che senza questo blog sarei ancora in alto mare (precisiamo: sono in alto mare comunque, ma forse grazie a te un po' meno), solo che il mio povero cervellino fuso non ce la può proprio fare. Ugh! L'epoca vittoriana mi affascina da matti ma sono perfettamente cosciente che se avessi a disposizione una macchina del tempo per visitarla non ci sopravviverei nemmeno per cinque miseri secondi!
    Marty

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  10. Ciao,
    complimenti per il meraviglioso lavoro. Sono capitata su questo blog per caso, mentre ero alla ricerca di informazioni per una fan-fiction che mi sto divertendo a scrivere, ed ho trovato una vera e propria miniera d'oro. Siete fantastiche. Grazie. Grazie infinite.

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  11. Cara Mauser... posso darti del tu?
    Ma sì! Mi prendo questa libertà (vorrai perdonarmi, spero) visto che ti seguo ormai da tempo con curiosità e simpatia crescente. =)

    Per dovere di cronaca devo farti una confessione: ho già letto e apprezzato questo post, a tempo debito, quando lo pubblicasti...
    ma oggi un vecchio tarlo, un dubbio finora irrisolto, mi ha spinto ad andare a ripescarlo.
    Stavo riflettendo. E forse tu potresti darmi una mano a sciogliere l'enigma.

    Il punto è questo: quando parliamo di Tu, di Voi e di formule di cortesia (nel caro vecchio mondo britannico) dimentichiamo, forse, che la lingua inglese non concepisce una formale differenza tra le "nostre" forme del Tu e del Voi.
    You(tu)e you(voi) si equivalgono; stando a quel che ci insegnano a scuola.

    Traduzioni zoppicanti e "oltraggiosi" adattamenti dei grandi Classici inglesi mi hanno fatto sobbalzare fin troppo spesso alla vista di un repentino cambio di persona (e di tono!), costringendo me e il "testo" a barcollare incerto tra un Voi e un Tu irrisolto...

    Insomma, faccio un esempio un po' scemo:
    presente quell'intima conversazione che Elizabeth Bennet e Mr.Darcy hanno sul finale del libro? Bene.
    Alcuni traduttori italiani propendono per il consueto Voi, e anche dopo il loro chiarimento/fidanzamento i due protagonisti continuano a parlarsi come hanno fatto per tutto il resto del libro; altri, invece, ritengono che lo sciogliersi della vicenda debba essere "chiarito" da un risolutivo Tu.

    Ora... con quale "oggettivo" criterio si può attuare una simile scelta? Certo si può obiettare che l'uso del nome proprio, invece del cognome o dei titoli di cortesia, diano una certa mano a sbrogliare la vicenda...
    Ma credo che nessuno possa dirci con assoluta certezza se la zia Jane "pensava" davvero quel dialogo nel primo modo o nel secondo. A rigore Darcy potrebbe chiamare la sua amata "Lizzy" ma continuare a darle del Voi. Giusto?

    Il mio dubbio amletico (e piuttosto inutile) è ora esposto. Aspetto con fiducia tue interessanti considerazioni in proposito e ti saluto. =)
    A presto, Olga.

    P.S. Perdona la mia logorrea.

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  12. Ciao Olga,
    innanzi tutto permettimi di salutarti, sono estremamente felice di conoscerti e sapere che questo blog ti appassiona, davvero ^__^

    Allora, per rispondere subito alla tua domanda posso dire che la traduzione corretta dei libri della Austen, così come di qualsiasi documento ufficiale inglese del famoso "you" dello scandalo è VOI.
    Perchè: perchè VOI è la forma prevista dalle traduzioni ufficiali inglesi di altre lingue, perchè sono stati loro a decidere che lo you adoperato fosse un VOI e lo hanno deciso diversi secoli fa, più o meno nel Medioevo.
    Ma comunque il motivo è diverso: tendiamo a dimenticarci che all'epoca non si parlva l'inglese che conosciamo oggi come non si parlava l'italiano di oggi, ma inglese e italiano arcaico.

    E in passato ogni forma era codificata perchè era il modo di parlare a fare la differenza tra un nobile e una lavandaia, per questo un ladruncolo bravo ad esprimersi che avesse appreso le raffinatezze di linguaggio avrebbe facilmente aggirato il problema di farsi riconoscere nella folla.

    Ecco, tenendo conto di questo ricordiamo, per tutti quelli che non lo sapevano, che c'erano DUE tipi di espressione DIVERSI:
    TU: Thou (singolare)
    VOI: You (plurale)
    Queste due forme piano piano si assimilarono perchè le persone iniziarono a dare del VOI (plurale) anche alle persone singole come forma di rispetto. Erano talmente rispettosi che davano del VOI è tutti, qui già si capisce perchè lo YOU della Austen debba essere interpretato come un VOI.
    Al tempo della Austen questa differenza tra thou e you si era già persa e il thou sopravviveva solo come forma arcaica.
    Lo YOU era talmente usato che cominciò a perdere il suo significato di rispetto e si iniziarono ad usare altre forme, principalmente di contesto e di lessico, tra le due thou e you sopravvisse solo la forma più usata: YOU, ecco perchè ne usiamo solo una e perchè lo YOU della Austen si deve tradurre come un VOI, anche perchè sarebbe stato impensabile per l'epoca che una ragazza nubile si rivolgesse ad un uomo, anche il suo fidanzato, in maniera tanto colloquiale come un TU, se Lizzie avesse detto "Darcy, come sono felice di vederTI" in mezzo secondo Meryton avrebbe inneggiato allo scandalo sessuale.

    Come dici tu, comunque, il contesto fa tanto. Già l'inglese della Austen è arcaico, ma la forma particolarmente rispettosa da lei usata è 100% sintomo di un VOI, così come il fatto che Darcy chiami Lizzie per nome solo un paio di volte e di solito le si rivolge come Miss Bennett in assenza di Jane (la maggiore e quella che aveva diritto a questo titolo).

    Spero di esserti stata d'aiuto, probabilmente il concetto è stato espresso in modo un po' confusionario...
    baci

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  13. Cara Mauser,
    grazie per avermi risposto con tanta celerità...

    Mi hai fatto rispolverare qualche importante nozione del Liceo (le lezioni sugli albori della Lingua e Letteratura Inglese, in effetti, le avevo un po' perse in soffitta... sapevo che c'erano, da qualche parte, ma non ricordavo bene dove =) ).
    Il caro vecchio "thou"... è riemerso come per magia!

    In sostanza, però, confermi cioè che ho sempre pensato: gli inglesi sono tanto carini, precisi, educati e non usano mai il Tu. Punto.
    (Però non sapevo che il Regno Unito avesse anche "codificato" in materia di traduzione. Buono a sapersi...).

    Comunque, con buona pace dei traduttori, il Voi - almeno fino all'epoca contemporanea - regna sovrano. Il nostro colloquiale Tu semplicemente non esiste. E non c'è modo di forzare le cose.
    Il povero "thou" è scomparso e rimane confinato nell'angolo, insieme agli altri arcaismi letterari.

    Ma veniamo alla nostra Jane Austen...
    L'abbiamo già detto: il suo "you" è sempre è solo un Voi. Anche perché, in realtà, un vero Tu non esiste...
    Eppure io ti confesso una sfacciata simpatia per quel Tu finale (ma il mio è solo il capriccio di una romanticona con qualche fisima di troppo)!

    La nostra "chiacchierata" credo mi abbia definitivamente chiarito le idee in proposito...
    ... come direbbe Obelix: «Sono pazzi questi Britanni».

    Bacio anche a te, Olga.

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  14. Beh, magari dire che usano solo il VOI è un po' eccessivo, in realtà è davvero come ci insegnano a scuola: dipende dal contesto, ma anche in Italia abbiamo un sacco di parole che devono essere lette "nel contesto" sennò possono avere più significati...STATO, ad esempio
    - lo stare in un luogo
    - modo di essere, di trovarsi
    - condizione economica, posizione sociale
    - comunità stanziata permanentemente in un territorio politicamente organizzata sotto un governo sovrano
    - la forma stessa del governo
    - part.pass. del verbo essere

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  15. Oh beh... non mi sono spiegata correttamente =)

    Diciamo che nell'inglese corrente non esiste "formalmente" un vero è proprio TU nell'accezione italiana (il TU vero e proprio sarebbe quel "thou" buonanima...).
    Esiste invece uno "you" imperante che, per contesto, può assumere un significato più formale (il VOI vero e proprio; quello della Austen, delle Brontë, di Dickens ecc.) oppure un significato meno cerimonioso e più colloquiale che traduciamo con il nostro bel TU.

    "Formalmente" quindi - dal punto di vista grammaticale - le due forme dello "you" (i nostri TU e VOI) si equivalgono. O meglio: il TU è stato assorbito dal VOI.
    Dunque concretamente TU e VOI, in English, sono una questione di lessico e di contesto...
    Giusto, più o meno?

    Un abbraccio, Olga.

    P.S. Le questioni su polisemia e omografia/omonimia che hai sollevato sono frutto di un equivoco... Non mi riferivo a questo tipo di tema, ma mi sono espressa in modo un po' scombinato. =)

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  16. Probabilmente non sei stata tu ad esprimerti male, ma io a comprendere... quando arrivo alla fine della mia giornata d'ufficio sono assolutamente cotta come un prosciutto @_@

    Ad ogni modo è verissimo come hai detto tu: in inglese Tu e Voi dipendono dal contesto, d'altra parte non so se apprezzare questa lingua dove la formalità è data da queste cose, oppure una come il coreano, dove di gradi modi di esprimere ciascuna persona ce ne sono due o tre e faccio sempre confusione...

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  17. =)

    Accidenti... il coreano no, ti prego!
    Credo cadrei tramortita al suolo, senza star troppo a confondermi.

    Ma per tornare alla nostra dissertazione... credo di aver capito, finally.
    Abbiamo sviscerato il problema ;) e trovo che la nostra conversazione sia stata molto istruttiva e piacevole, almeno per me.

    Non esiterò a "romperti le scatole", su altri temi.
    Baci e abbracci, Olga.

    P.S. A me il prosciutto cotto piace ;)

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  18. ciao! devo interpretare una dama di un castello medievale, dove posso apprendere un po di parlata di quei tempi e soprattutto ad usare bene il voi? grazie

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  19. Appena ho iniziato a leggere l'articolo mi è apparso in mente quel film "Pirati dei Caraibi" esempio lampante del parlato di quell'epoca.Grzie per le tue curiose parole, ma potresti darmi una spiegazione più dettagliata del linguaggio usato nella bassa borghesia?

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