10 maggio 2011

Teaser Tuesdays [6]

La scorsa settimana il capolavoro di Luchino Visconti, naturalmente Il gattopardo ha avuto la fortuna di passare sui canali televisivi.
Mi stupisce che un nuovo terremoto non abbia invaso il Giappone o qualche altra terra emersa, visto che la programmazione del palinsesto degli ultimi dieci anni sta evitando come la peste qualunque cose di minimamente educativo, culturalmente elevato, storicamente attendibile o, è il caso di dirlo, banalmente apprezzabile. Lo stesso giorno su Canale5 girava 17 Again, ritorno al liceo commedia pseudo-educativa con l'idolo delle folle Zac Efron, giusto per dare un paragone, e questo è ancora uno degli esempi più brillanti, visto che suddetto film è godibile e divertente fino ad un certo punto, ma altri sono veramente indigesti.

Comunque, divagazioni a parte, inneggiando al miracolo sono andata a ripescare dal polveroso scaffale dei super classici, una categoria di intoccabili e immortali come gli Highlander di Christopher Lambert, uno dei più alti esempi di letteratura italiana dell'Ottocento, Il gattopardo, appunto.
referisco Giuseppe Tomasi di Lampedusa rispetto a Verga perchè lui sa farmi sognare, mentre Verga riesce solo a deprimermi, non che non sia istruttivo, ma io credo che un libro possa insegnare senza far accadere ai propri protagonisti qualsivoglia tipo di disgrazie, malattie, morti, debiti, cattiva reputazione, miseria... certamente il mito di Verga era quello di dimostrare quanto in basso si può scendere se si cerca di sovvertire il naturale ordine di cose, così come di caste sociali, ma non trovandomi d'accordo con suddetto messaggio di fondo, ho finito per detestare a pelle Verga, non solo I Malavoglia, ma anche Mastro Don Gesualdo e tutti i suoi libri della trilogia dei vinti, che in realtà doveva essere una petalogia, ma lasciamo perdere.

Dicevo del Gattopardo, è un romanzo che mi ha fatta sognare perchè ha delle descrizioni splendide e non solo panoramiche, riesce a farti entrare nella routine di una famiglia nobile siciliana di due secoli fa così come ti abitueresti ad una conversazione sul pianerottolo con la vicina di casa, con la massima naturalezza e semplicità si viene trasportati in quel mondo e tradizioni e consuetudini, passati, presenti e futuri scorrono via tra le pagine sapientemente scritte.
I personaggi sono proprio tipici dell'Ottocento, pieni di vizi o virtù all'apparenza, ma che covano segreti e passioni nel loro animo, sono un ritratto della società in cui vivevano, dove la rigidità morale non era certo limitata ai paesi del Commonwealth, ma, precursore della moderna globalizzazione, era universalmente diffusa.

Per chi ancora non l'avesse fatto e come me fosse innamorato dell'Ottocentoe e delle sue usanze e volesse trovare una deliziosa finestra su quel mondo ormai passato, consiglio caldamente di accostarsi alla lettura de Il gattopardo, chi invece ha già avuto contatti con il nostro Tomasi di Lampedusa, spero gradirà il teaser odierno.


Scheda tecnica
Titolo: Il gattopardo
Autore: Giuseppe Tomasi di Lampedusa
Editore: Feltrinelli
Pagina della citazione: 167
Scheda aNobii
Il risultato paradossale di questi propositi, separati ma convergenti, era che la sera a pranzo i due più innamorati erano i due più sereni, poggiati sulle illusorie buone intenzioni per l'indomani, e si divertivano a ironizzare sulle manifestazioni amorose degli altri, pur tanto minori. Concetta aveva deluso Tancredi: a Napoli aveva patito per un certo rimorso nei riguardi di lei e per questo si era tirato dietro Cavriaghi col quale sperava di rimpiazzare se stesso nei riguardi della cugina;anche la compassione faceva parte della sua preveggenza. Sottilmente ma anche bonariamente astuto com'era, arrivando, aveva avuto l'aria di condolersi quasi con lei per il suo proprio abbandono; e spingeva avanti l'amico. Niente. Concetta dipanava il proprio chiacchiericcio da collegiale, guardava il sentimentale contino con occhi gelidi dentro i quali si poteva financo notare un po' di disprezzo. Quella ragazza era una sciocca, non se ne poteva tirar fuori niente di buono. Alla fine, cosa voleva? Cavriaghi era un belragazzo, una buona pasta d'uomo, aveva un buon nome, grasse cascine in Brianza; era insomma quel che con termine refrigerante si chiama un "ottimo partito". Già: Concetta voleva lui, non era così? Anche lui la aveva voluta un tempo: era meno bella, assai meno ricca di Angelica, ma aveva in sè qualche cosa che la donnafugasca non avrebbe mai posseduto mai. Ma la vita è una cosa seria, che diamine! Concetta avrebbe dovuto capirlo; e poi perchè aveva cominciato a trattarlo tanto male? Quella partaccia a Santo Spirito, tante altre dopo. Il Gattopardo, sicuro, il Gattopardo; ma dovrebbero esistere limiti anche per quella bestiaccia superba. "Freni ci vogliono, cara cugina, freni! E voi Siciliane ne avete pochini."
In cuor suo Angelica dava ragione a Concetta: Cavriaghi mancava veramente troppo di pepe; dopo esser stata innamorata di Tancredi sposare lui sarebbe stato come vere dell'acqua dopo aver gustato questo Marsala che le stava davanti.


Ci vediamo presto,
baci e buona giornata




Mauser

2 commenti:

  1. Mauser.. ecco un libro che adoro, che ancora non ho recensito e che mi riprometto sempre di vedere nella sua trasposizione cinematografica ^_^ ..
    Davvero un'opera piena di atmosfera...

    Ti segnalo con l'occasione che ho cambiato titolo e indirizzo al blog, http://metedinchiostro.blogspot.com/
    per il resto, sempre tutto identico, inclusa la mia voglia di sbirciare nelle meraviglie dell'Età Vittoriana grazie a te..

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  2. Amo il Gattopardo, sia il libro che il film, due capolavori^^ Gli ho dedicato anche io un post in occasione della festa dell'unità dell'Italia! Bellissimo commento^^

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