9 novembre 2011

Altri metodi di stiratura

Come sicuramente ricorderete abbiamo già approfondito il bucato e scritto un lungo post riguardo il ferro da stiro, così come anche sulle presse per la biancheria, mi dedicherò adesso ad un argomento simile, ma allo stesso tempo diverso, collegato ad entrambi: i sistemi di stiratura e lisciatura alternativi rispetto al ferro.

Perchè parlare di questo? E perchè esistevano questi sistemi?
È da premette che il ferro da stiro fu sì un'invenzione antica, ma era costoso e non tutti potevano permetterslo, occorreva del calore, tanto, e il metallo di cui era fatto non era approcciabile da chiunque, il che spiega perchè nel corso del tempo si siano venuti a creare altri sistemi ugualmente efficaci per ottenere lo stesso risultato; inoltre il ferro, anche se invenzione utile e geniale, non era applicabile a tutti i tipi di panni, esisteva una diversificazione importante a seconda della biancheria e di chi la adoperava.

Molti dei sistemi che andrò adesso ad illustrare potranno sembrarvi estremamente spartani e poco utilizzabili, in realtà non era così, come per tutte le cose la pratica rende tutto migliore e la pazienza e la costanza aiutano a migliorare, non c'è forse un proverbio che recita la gatta frettoloso fa i gattini ciechi? Vi chiedo solo di risparmiarmi, a questo punto, la battutina di Nedved che mi ripetono fin troppo spesso per non trovarla un po' irritante...

Ad adoperare questi sistemi erano principalmente i villaggi rurali e le donne di questi paesini si dividevano con attenzione i compiti della comunità perchè la vita nella loro cerchia sociale fosse sempre perfettamente organizzata, ci fossero provviste, abiti, il necessaire, insomma.
Dico donne perchè la stiratura, considerata uno dei mestieri domestici per eccellenza era apannaggio esclusivamente femminile e questo spiega anche il perchè, nell'anno Duemila, ci siano ancora uomini che non sanno neppure prendere in mano un ferro o che non hanno mai stirato una camicia in vita loro; se siete donne che stirano una volta a settimana e state alzando gli occhi al cielo, annuendo per provata esperienza, tranquille che non siete sole, mio papà è uno di quegli uomini che addirittura s'indigna che un altro del suo sesso possa interessarsi dell'organizzazione della casa, si abbassi a lavare i piatti, sgrassare il forno o, appunto, interessarsi del bucato.
E tanto per rimanere in tema uno dei miei colleghi mi ha confidato una settimana fa di essere stato costretto a stirarsi una camicia causa assenza della moglie: erano anni che non riprendeva in mano un ferro... credo che la mia costernazione, certamente riconoscibile nell'espressione, mi abbia depennata dalla sua lista di confidenze per i prossimi tre secoli.

Ma vediamo nel dettagli questi altri tipi di stiratura così rudimentali cercando di raggrupparli in categorie.


Battitura dei panni
Gli strumenti per la battitura delle lenzuola
La battitura aveva diverse varianti, ma principalmente consisteva nello stendere il tessuto o la pelle da lisciare su una superficie dura (mi raccomando che se viene teso tra due supporti, lasciandolo in bandolo a modello tamburo il risultato non si vede) e picchiettato con media forza tramite bastoni in legno levigato o pietre.
Metodo ancora utilizzatissimo nell'Ottocento rurale, nelle campagne italiane e nell'Asia centrale, era una delle mole varianti impiegate per i panni di grandi dimensioni come tende, lenzuola, copriletti, drappeggi, ecc.
Il supporto migliore per questo genere di lavoro era un tombolo di forma cilindrica, dove il tessuto era progressivamente avvolto, in questo modo le parti già battute che finivano sotto quella in lavorazione erano stirate una seconda volta.
Per maggiore chiarezza figurativa sul metodo rimando alle immagini allegate dalle quali si capisce come era svolto il procedimento.

Donne coreane della prima metà del Novecento (1910 ca.)
che
battono i panni sull'uscio
In questo caso forse la parola stiratura non è proprio adatta, in quanto implica che il tessuto sia teso, anche il corrispettivo inglese ironing non è corretto, perchè non venivano usati metalli.
Battitura è la più corretta e se vi sembra un'impiego bizzarro vi chiedo di fare mente locale e riportare alla memoria qualche immagine della vostra infanzia o della mttina quando uscite: non ci sono forse ad alcune finestre le lenzuola distese e i cuscini a prendere aria?
Esatto, le massaie di una volta impiegavano questa particolare declinazione della stiratura tutti i giorni, sventolavano i panni perchè si arieggiassero e poi li battevano col battipanni per eliminare le pieghe formate durante la notte. Qualcuno (pochi) lo fa ancora oggi.
Un dipinto tradizionale illustra come
la pratica venisse svolta in passato
Inutile dire che per ottenere un risultato accettabile bisognava darsi da fare a lungo e con una certa lena, sennò la biancheria rimaneva tutta a bitorzoli. Olio di gomito era la parola chiave, come ricorda l'eccentrico vicino di casa dei Banks nel film di Mary Poppins.
L'origine storica di questo metodo è universale, in tutto il mondo questo è stato il primo esempio per lisciare vestiti e pelli e non si può risalire esattamente a chi per primo lo adoperò, ma ci sono dipinti sia egizi che cinesi che raffigurano questa scena per la bellezza di più di 8000 anni a.C.
Ancora oggi questo sistema è il metodo di stiratura nazionale coreano.

Se vi sentite tanto superiori, impugnando la vostra Stirella, il nuovo Rowenta o chissà quale ammenicolo moderno, forse è il caso di darsi una ridimensionata: in Estremo Oriente il metodo della battitura non è certo abbandonato, ma lo si adopera ancora nelle campagne cinesi, del Laos, Vietnam, Cambogia, Thailandia, Indonesia, Mongolia, Corea e Giappone, dove continua ad essere l'unico consentito per la sistemazione degli abiti tradizionali delle cerimonie sacre shintoiste. In Paesi dove la tradizione ha molta più rilevanza che da noi, relegata al ruolo folkloristico, poco importa che ci siano sistemi più efficaci, moderni e comodi, quella è la metodologia designata dai saggi, dagli antichi su come vanno fatte determinate cose e così sono espletate ancora oggi.

Donne giapponesi in una pittura antica che le ritrae durante la stiratura dei panni




Lisciatura dei panni tramite pestello
Pestelli in vetro per la lisciatura
Altra variante ancora impiegata, generalmente considerata di origine vichinga, è la lisciatura dei panni tramite appositi pestelli o pietre di fiume arrotondate. Si hanno comunque tracce di questo genere di utensili per la lisciatura anche in Oriente, dove i pestelli erano realizzati in giada.

Il panno poteva essere sia fissato ad una superficie dura, possibilmente teso come nella descrizione di prima, sia disteso nel vuoto a modo di tamburo; le donne, che operavano una o due per volta, tracciavano col pestello o la pietra levigata ampi cerchi, distendendo la stoffa ed eliminando progressivamente le pieghe.
Anche qui siamo di fronte ad un'operazione lunga e noiosa e per quanto i risultati fossero buoni, occorreva lavorare davvero molto, pensate che dopo aver eliminato le pieghe da quella piccola porzione che si aveva davanti c'era ancora i restanti 9/10 di lenzuolo da stirare, aiuto!
Il procredimento poteva essere fatto sia con il panno asciutto che ancora umido, ma mai bagnato.

Una curiosità è data dal pestello che ho nominato.
Tanti tipi di pestello e sassi usati per la lisciatura
Inizialmente si trattava di sassi di fiume levigati, si preferivano le forme arrotondate così da adattarsi meglio alla superficie sottostante il bucato e non rischiare di strappare la stoffa con punte ed angolature acuminate che si impigliavano durante i movimenti; successivamente i sassi vennero sostituiti da utensili di pietra, metallo o vetro creati ad hoc, simili ai moderni perstacarne che abbiamo in cucina. Come i pestelli erano costituiti da un'impugnatura per facilitarne la presa, mentre la parte sottostante, larga circa un palmo, era levigata e leggermente concava per ricreare le rotondità del sasso, che aiutavano anche a tendere il lenzuolo.


Lisciatura tramite tavola
Nel caso di superfici di tessuto molto grandi, entravano in gioco le cosiddette tavole per la stiratura o mangle boards, niente a che vedere con la tavola da stiro (l'asse da stiro), ma un oggetto completamente diverso.
Alcune tavole vichinghe intarsiate
Dalla forma poteva trattarsi di un incrocio tra uno snowboard e una sega da legno, ma in realtà erano oggetti molto raffinati, costituiti da un'asse di legno di media lunghezza, lisciato a dovere e senza scheggie, corredato da un'impugnatura a volte decorata che doveva essere afferrata con una mano mentre con l'altra si esecitava pressione sulla stoffa spostando il peso sulla tavola per amplificarne l'effetto.
Il tessuto era avvolto su aspi fino a formare giganteschi rocchettoni, di quelli che ancora si vendono nelle telerie o negli studi di arredamento, e per ogni centrimetri girato sul rocchetto si davano energiche passate con la tavola che aveva questa forma ingombrante e questa dimensione per facilitare il compito, dovendo coprire aree tanto vaste, infatti con la battitura o l'uso dei pestelli ci sarebbero voluti anni, mente così le passate erano più rapide e meno faticose.

L'uso della tavola era diffusa in tutto il vecchio continente, dalla Norvegia all'Austria, alla Transilvania. In alcune aree la tavola non era perfettamente liscia, ma cilindrica, simile ai mattarelli, così da poter scorrere facilmente per una grande lunghezza, in altri casi la suddetta tavola aveva una pinna inferiore, una piccola cuspide in legno non tagliente inserita per tendere ulteriormente la stoffa.
Nel modello austriaco della foto si notano bene i due pomoli per l'impugnatura, quello laterale e soprastante, che permettevano un pieno controllo dell'utensile durante le operazioni; nell'illustrazione della tavola bosniaca, invece, è evidente la cuspide per la tesura del tessuto.
Diversi tipi di tavole per la stiratura provenienti da alcune zone dell'Europa centrale, da sinistra:
Transilvania - la forma era molto singolare
Bosnia - si noti la pinna o cuspide inferiore per tendere il tessuto senza strapparlo
Austria tedesca - dotata di un pomolo aggiuntivo per una maggiore maneggevolezza
Stiria - c'erano due impugnature e l'utensile assomigliava ad un mattarello fatto scorrere sul tessuto



Usanze nordice
Nella cultura vichinga queste tavole avevano molto significato e si diceva che fossero strettamente collegate alle proposte di matrimonio.
L'uomo innamorato, infatti, intarsiava per l'amata una mangle board, una tavola per la stiratura, incidendovi alla sommità scene raffinate o disegni geometrici, dopodichè avrebbe lasciato l'utensile sull soglia della casa di lei significando una proposta di matrimonio e attendendo una risposta.
Se la ragazza avesse accettato la proposta e avesse portato con sé la tavola in casa, allora a breve si sarebbe celebrato un matrimonio, analogamente se l'oggetto rimaneva fuori dalla porta, si doveva pensare ad un rifiuto.
In questo caso l'uomo non poteva adoperare la tavola per la prossima ragazza che avesse chiesto in moglie, ma avrebbe dovuto prepararne una nuova per l'occasione.
Semplice mangle board
In Italia esisteva un'usanza simile, ma l'innamorato preparava alla ragazza che gli stava a cuore un fuso e non una tavola per la stiratura; era un pegno d'amore molto importante e ambìto e ne abbiamo già accennato nel post circa la vita invernale in una baita di montagna.


Sperando che il post sia stata una curisità poco nota da scoprire sul mondo della stiratura, ci rivediamo al prossimo post

Baci




Mauser

6 commenti:

  1. Non conoscevo affatto la storia della battitura.. ottimo antistress direi.. ;p
    ..però forse eviterò di prendere a bastonate il mio armadio.. scherzo.. xD

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  2. Non so se sia un valido antistress, dopotutto bisognava starci delle ore, sai che noia! E neanche si poteva picchiare forte, mannaggia...

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  3. P.s ti sei persa un'acca in NordicHe ^^

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  4. Il post sulla battitura dei panni mi mancava ^_^ in effetti mi sono chiesta più volte come funzionasse la stiratura in Oriente; hai colmato questa mia ennesima lacuna, grazie =D

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  5. silvia: mauser visto che hai scritto tanti post sulla storia del costume, volevo sapere se conosci qualche sito specializzato sui vestiti (uomo e donna) della seconda metà dell'Ottocento inglese (dopo la guerra di Crimea, per essere precisi) su cui possa documentarmi per scrivere un racconto...

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