11 marzo 2010

Essere matti come un cappellaio

Conseguenze e malattie dalla vita di un cappellaio
Oltre ad essere un lavoro difficile dove si richiedeva grande maestria, quella del cappellaio era anche una professione non molto salutare e diciamolo pure, abbastanza ingrata dal punto di vista sociale.
Per creare un cappello, infatti, venivano impiegate sostanze altamente nocive per l'organismo, tra cui mercurio, arsenico, antimonio e malachite.

A causa di questi composti, specialmente dei vari metalli pesanti adoperati nella realizzazione, si avevano conseguenze non da poco, come una sinistra colorazione arancione fosforescente dei cappelli, l'irroramento eccessivo degli occhi, il cambiamento di colore delle iridi ad un verde accesso e, naturalmente, non pochi segni di pazzia.

Vediamo qualche dettaglio e le conseguenze che poteva avere...

Mercurio: adoperato per dare al cappello un particolare tipo di durezza del tessuto ed impermeabilità, è una sostanza altamente tossica [lo sanno anche i bambini dell'asilo, che probabilmente hanno conoscenze di chimica ben più avanzate delle mie], specialmente se ingerita o messa a contatto con la pelle.
Gocce di mercurio
Poichè spesso i cappellai provavano sulla loro stessa testa i cappelli che fabbricavano senza che questi fossero ancora stati incerati e foderati di raso e seta (che dovevano proteggere sia il cappello che la testa dell'indossatore), il mercurio depositato nella stoffa entrava spesso a contatto coi capelli del cappellaio.
Il mercurio era il principale responsabile della stravagante colorazione aranciata della chioma dei cappellai, che rasentava la fosforescenza, proprio a causa della nocività del mercurio.

Oltre a questo l'avvelenamento minimo ma prolungato da mercurio genera anche diversi scompensi psichici, causando un alternarsi continuo di umori, in una malattia indotta simile al bipolarismo: questa malattia è chiamata proprio Sindrome del Cappellaio o, in inglese, Mad-Hatter Disease.


Malachite
Malachite: la malachite è una pietra dura di colore verde estratta in cave. Assieme all'antimonio e all'arsenico entrava a far parte di preparati molto comuni per la colorazione della stoffa e, nello specifico, del feltro. Molti metalli pesanti come il piombo erano adoperati per questo compito.
La malachite, tuttavia, se tenuta eccessivamente a contatto con l'organismo ed inalata, oltre ad essere radioattiva (sebbene in quantità limitatissima) creava anche significativi impedimenti alle vie respiratorie e conferiva alle iridi del soggetto una caratterista colorazione verde acceso.
Cristalli di antimonite
Si può dire che tutto ciò che sia fosforescente abbia un fondo di radioattività o sia cancerogeno...


Antimonio: sebbene la chimica mi piaccia, temo che il mio gergo scientifico sia piuttosto carente, preferisco quindi riportare la definizione delle problematiche che ne fa Wikipedia:
A piccole dosi provoca mal di testa, confusione e depressione; a dosi più alte provoca attacchi di vomito violenti e frequenti e porta alla morte nell'arco di pochi giorni.
Anche l'antimonio era utilizzato nella produzione di cappelli come infeltrente e rinforzante delleproprietà del tessuto, questa proprietà si è trasmessa nel mondo moderno come effetto ignifugo, cioè repellente al fuoco e alla fiamma.


Arsenico: l'arsenico e molti dei suoi composti sono veleni particolarmente potenti. L'arsenico uccide danneggiando in modo gravissimo il sistema digestivo, inutile dire che non faceva di certo il bene dei cappellai che lo impiegavano sempre per la produzione dei cappelli.


Come è facile notare, molte delle sostanze impiegate nell'arte dei mastri cappelli [sembrano i mastri chocolatier della Lindt =P] erano metalli pesanti. Questo non deve assolutamente stupire perchè nel passato era particolarmente comune, se non l'unica strada, ricavare le colorazioni resistente dai suddetti metalli, vista la loro resistenza all'acqua e alla corrosione o all'attacco di certuni agenti atmosferici.
Così il piombo o l'arsenico erano usati nella colorazione verde, chiamata brilliant green, adoperata per tappezzerie e rivestimenti murari e sulla cui confezione spiccava il teschio con le ossa incrociate simbolo di sostanze velenose: non male vivere in una stanza con le pareti che ti trasmettono continuamente radiazioni e sostanze che finiranno per ucciderti, davvero allegro! Ma sempre meglio averle le pareti e un tetto sopra la testa che abitare sotto un ponte e, diciamocelo, purtroppo in epoca vittoriana e georgiana la gente che viveva per strada era moltissima.

Una curiosità sul brilliant green è il fatto che esista un gruppo Jpop (cioè di musica pop giapponese ^_^) che si chiama proprio così e che io apprezzo abbastanza, nello specifico la vocalist Tommy Hevenly6 che ha una voce splendida.


Dalle riflessioni sul mestiere dei cappellai e sulle conseguenze che esso aveva sui suoi uomini è facile intuire che molte delle malattie e delle pazzie scaturite da questo mestiere nascevano da una impropria conoscenza chimica e dall'impiego di sostanze tossiche, oltre al fatto che i cappellai erano continuamente a contatto con le suddette sostanze: provandosi i cappelli, toccando la stoffa, immergendola continuamente nei calderoni di soluzioni di antimonio o arsenico, di certo non si facevano del bene.

Quando l'inevitabile epilogo non arrivava troppo presto a causa del prolungato contatto con metalli pesanti, e il resto dei preparati velenosi, la loro salute mentale era già logorata da un pezzo [la gente li tollerava perchè ciò generalmente non influenzava il loro lavoro, ma anzi li rendeva "creativi"].

Ecco quindi perchè si dice la famosa frase Essere matti come un cappellaio, perchè la professione rendeva necessariamente un po' tocchi, il contatto che non poteva essere evitato, anche se breve, lasciava comunque i suoi strascichi sulla psiche e, soprattutto, sulla stabilità di essa.


Riferimenti letterari
Il primo riferimento certo a questa frase è uno scritto del 1835 da parte dell'autore canadese Thomas Haliburton, il cui titolo è The clockmaker; or the sayings and doings of Samuel Slick of Slickville.

Il cappellaio matto Diseny
La frase è anche una delle più famose del lbro Alice nel Paese delle Meraviglie e del seguito Attraverso lo specchio e quel che Alice vi trovò di Lewis Carroll, dove viene spesso ripetuto che, per vivere in un posto come il Paese delle Meraviglie, dove Alice si ritrova, bisogni essere matti come una cappellaio.
[Inutile dire che bisognava essere un bel po' fuor di melone...].

Oltre a questo riferimento specifico alla frase, nel libro compare anche la figura indimenticabile del Cappellaio Matto, abbinato alla Lepre Marzolina, anche conosciuta attraverso il film Disney come Leprotto Bisestile (io preferisco questo nome, ihihihih).

Il Cappellaio, che ha avuto diverse trasposizioni in attori e animazioni, non brilla però certo per sanità mentale, sebbene sia estremamente lucido dall'inventarsi la festa del Non Compleanno, che si celebra 364 giorni l'anno contro l'unico del compleanno [mica scemo l'amico! Ma siamo sicuri che fosse matto???], insomma, alla fine lui e il Leprotto ci guadagnano.
Oltre a questo dettaglio, su cui si può discutere a lungo, ha però la mania di bere il tè versandolo nel colletto o nei polsini, adoperando strane teiere e addirittura il suo famosissimo cilindro 10/6, rimasto senza fallo nell'immaginario collettivo come uno dei simboli di Alice.

Tra i cappellai famosi ricordiamo, per esempio, la Sophie di Il castello errante di Howl, protagonista sia del libro di Diana Wynne Jones sia della trasposizione animata dello Studio Ghibli, diretta dal maestro giapponese Hayao Miyazaki [guardate qualsiasi cosa di suo, anche un filmetto, anche una scemata e vi innamorerete del modo di raccontare di quest'uomo! Parola di una supercritica come me...] che preferisco in tutto e per tutto. Sophie, infatti, prima di essere vittima di una maledizione e di incontrare Howl lavora come cappellaia nella bottega di famiglia, facendo un lavoro monotono e noioso, sebbene le piaccia abbastanza; il padre di lei, cappellaio a sua volta e proprietario del negozio, si sa che è morto e che la causa, probabilmente, è un avvelenamento da sostanze tossiche usate nella fabbricazione dei copricapi.

beh, ora scappo, bacioni



Mauser

5 commenti:

  1. silvia: Cara mauser, ti stupirò ma, ho un'altra domanda sulle zitelle.
    Mi è venuta in mente leggendo "Ho sposato un libertino" di Carolyn Jewel. Anne, la protagonista, amava da quattro anni, ed era ricambiata, da un uomo. Ai tempi però non aveva denaro, perciò il padre proibì il matrimonio, poi il tempo è passato, il vecchio si è ammalato, e lei ha dovuto accudirlo, rinunciando così ai sogni di matrimonio.

    Questa è la mia domanda: l'uomo in questione, ora, ha un titolo e molto denaro, e la sua intenzione sarebbe quella di chiedere nuovamente la mano della donna.
    Si potrebbe fare, o solo perché lei ha preso l'impegno di prendersi cura del padre, deve rinunciare a ogni cosa?

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  2. Cara Silvia, davvero una bella domanda, diciamo che le situazioni da romance sono sempre un po' forzati: come per la Anne di Jane Austen (Persuasione) la ragazza ha dovuto rinunciare all'amore dell'uomo per via delle pressioni della famiglia, che non erano indifferenti.

    Naturalmente coi soldi si poteva fare qualsiasi cosa, quindi se il gentiluomo in questione voleva sposarla, salvo reticenza di lei, poteva farlo, ma sicuramente ci sarebbe stato uno scandalo anche perchè si presuppone che ormai lei fosse avanti con gli anni per una donna (ricordiamo che i trent'anni in cui un uomo doveva prendere moglie erano la vecchiaia di una ragazza -.-''').
    Scandalo a parte, non credo che la situazione avrebbe richiesto particolari problemi, naturalmente le eroine dei romanzi hanno sempre una morale superiore e non chiedono mai all'eroe "usa i tuoi soldi per curare papà e io ti sposo seduta stante", ma devono sempre fare le vittime, sacrificarsi fino alla prostituzione e, spesso, sposare creature depravate quando potevano prendersi un bell'uomo qualche tempo prima.
    Io non credo che il fatto che lei dovesse prendersi cura del padre avrebbe significato problemi, naturalmente lo sarebbe stato se lei avesse dovuto cercarsi un marito di sana pianta perchè in quel caso non avrebbe avuto davvero il tempo di frequentare la mondanità, specialmente se il paparino era morente a casa (non è una cosa che fa bene alla coscienza).

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  3. silvia: okay, grazie mille.:)

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  4. Capperi! Non lo sapevo assolutamente! :D

    Che forza, davvero una cosa interessante! Ora capisco per quale motivo Jhonny Depp è stato truccato in quella maniera così stravagante rispetto al mio ideale di cappellaio.

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  5. Già, vabbè che Johnny Depp è specialista nell'interpretare ruoli da pazzoide schizzato, però in effetti nella parte del cappellaio sembra più fuori di melone di Jack Sparrow e Willy Wonka messi insieme!
    Ad ogni modo credo che sia un ottimo attore, bravo ad adattarsi ad ogni ruolo e interpretare i folli è sempre molto difficile, a mio parere

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