28 febbraio 2011

Struttura e architettura della casa vittoriana

Seguendo il suggerimento di una lettrice, ho deciso di approfondire un po' la disposizione delle stanze nella casa vittoriana e l'architettura tipica di questo periodo.
Bozzetto di un quartiere popolare di Londra
Secondo me si tratta di un argomento molto affascinante, spero che piaccia a tutti voi, ho però deciso di dividerlo in due post differenti, uno per quanto riguarda la struttura esterna e l'architettura (presente post) e uno per le stanze e la loro disposizione all'interno dell'edificio, cosa che vedremo nel prossimo intervento; l'ho fatto per una questione di chiarezza espositiva e per non allungare troppo lo scritto che altrimenti sarebbe diventato terribilmente pesante per chi legge.


Disposizione delle case
Londra e le grandi città vittime dell'inurbamento dovuto alla seconda rivoluzione industriale hanno avuto tutte lo stesso problema: la mancanza di spazio. Nelle aree strategiche della città, verso la metà del secolo erano nate le fabbriche e i magazzini, per il grande stoccaggio di merci: con la tecnologia sempre più avanzata e la rapidità nei commerci e negli spostamenti tutto ciò che era stato creato per il trend commerciale di prima era troppo ridotto, anche se nel Cinquecento tra Lega Anseatica e l'inizio della colonizzazione, l'Inghilterra aveva conosciuto un grande sviluppo.
A Londra questi nuovi magazzini erano situati nell'attuale zona dei Docks, vicino al fiume così da essere accessibili dalle navi in carico e scarico e allo stesso tempo non distanti dal cuore economico della City.
Oltre alla capitale, molti altri centri abitati costieri e industriali subirono questa sorte: Liverpool e Manchester sempre in Inghilterra, Dresda e Amburgo, San Pietroburgo, New York, Rotterdam...

Le fabbriche, si sa, non sono bei posti e abitarci vicino non è salutare, c'è inquinamento, polvere, rumore, traffico, passaggio di persone. Vicino all'industria non potrà mai esserci un quartiere residenziale e dove anche questo ci fosse stato in precedenza, l'industria o il porto facilmente ne affosserebbero la nomea. Basti vedere la periferia della mia città, Genova, prima del boom industriale della fine dell'Ottocento e dell'arrivo di Ilva e Ansaldo era tutta un susseguirsi di ville di villeggiatura per le famiglie ricche o patrizie della città, ma da quando l'industria pesante si è stabilita nel ponente, il bel quartiere attorno è diventato il più degradato della città, abitato da personaggi dubbi in quelli che una volta erano bei palazzi tardo-ottocenteschi o dei primi del Novecento con importanti modanature alle cornici delle finestre e maestosi poggioli. Villa Bombrini, sede del municipio di quartiere ha avuto per anni come sfondo una cisterna del gas, fortunatamente adesso abbattuta per il recupero dell'area industriale [non certo quella cittadina -.-].

Tutto questo per dire che vicino alle fabbriche non abitava la creme della città. Tracciate un cerchio con la fabbrica al centro e al perimetro più esterno troverete i quartieri di lusso. È come La regola dell'amico, non sbaglia mai.

Nei quartieri alti, altolocati, le case assomiglivano a ville, maestose, bianchissime e contornate da un curato giardino all'inglese con zone d'ombra e di luce, una serra di vetro e molte aiuole di fiori multicolori, gazebo e dondoli in metallo.
Ciascuna casa aveva a disposizione tanto spazio intorno, un piccolo parco, inoltre la strada di accesso era spesso un viale alberato tenuto con maniacale precisione dove si vedevano solo carrozze di lusso e, come dice Biagio, il Vagabondo del film Disney, i cassonnetti per l'immondizia avevano il coperchio e la gabbietta.

Vialetto e architettura di una villetta vittoriana dei quartieri alti.
da notare il viale alberato e il grande giardino intorno all'abitazione

Erano i quartieri di Kensington, Chelsea e, ancor di più, Mayfair, contorati da splendidi parchi come Hyde Park, e strade del calibro di Regent Street, Bond Street (the old) e Piccadilly, la zona dello shopping di lusso (Piccadilly Circus si trova però nel quartiere di Fulham e Hammersmith).
Erano i quartieri preferiti dai borghesi arricchitisi con i commerci e sono tutt'ora rimasti il simbolo del lusso della capitale. Ogni casa è un'ostentazion di ricchezza e potere, cito da All'improvviso tu di Lisa Kleypas:
La carrozza si muoveva in direzione del quartiere alla moda di St. James. Anche se non era mai stata a casa di Jack Devlin, aveva sentito parlare di quel posto da Oscar Fretwell. Jack aveva acquistato la casa dell'ex ambasciatore francese, che per la sua vecchiaia aveva deciso di ritirarsi sul Continente e vendere i suoi possedimento sul territorio inglese.
La casa si trovava in un'area piena di dimore eleganti, appartamenti di scapoli benestanti e negozi esclusivi.
[...]
La casa era magnifica, imponente, una residenza in stile georgiano con mattoni rossi sulla facciata, colonne bianche, frontoni e file di finestre palladiane molto ampie. I lati dell'edificio erano coperti di diramazioni di tasso e faggio che riconducevano ad altri alberi sotto cui erano stati piantati decine di ciclamini bianchi.

Lisa Kleypas, All'improvviso tu
(forse qualcosa del genere)


Un'ottima rappresentazione del tipo di case di queste zone potrebbe essere quella della villa del film Disney Lilli e il Vagabondo, oppure quella dove vive la famiglia Banks di Mary Poppins, dopotutto il padre dei ragazzini non era uno qualunque, ma un alto funzionario di banca e la vicenda è ambientata proprio a Londra.

Un viale di raccordo per le ville dei quartieri alti
Scendendo nella scala sociale, i quartieri assumono forme meno signorili, più la classe scende e minore era lo spazio da dedicare alla casetta, si abbassava la qualità delle rifiniture, il giardino non era più un parco, la strada di fronte non aveva gli alberi e probabilmente non era neppure lastricata, ma in terra battuta come quasi tutte quelle della capitale. Le case rimanevano comunque separate le une dalle altre e con quel minimo di spazio vitale che noi abitanti delle periferie del terzo millennio non sappiamo più cosa sia [tutti i giorni sento la vicina del piano di sopra litigare col marito e quando affianco a noi abitava una coppia di pazzi era decisamente poco salutare sentire quando questi si tiravano l'un l'altro vasi e piatti che si infrangevano contro il muro...].

Emma, dall'omonimo manga, stende
i panni sul retro di una casa medio

borghese

Poi c'erano i quartieri medi, le case erano addossate le une alle altre, i muri confinanti, ma mantenevano la loro parvenza signorile, i loro scalini all'ingresso, le finestrature decorate e non si innalzavano mai più di quattro piani. Vi abitavano famiglie borghesi di basso livello, negozianti che non avevano fatto i milioni, contabili, notai. Erano comunque case degne e le persone che vi vivevano potevano permettersi del personale per i lavori domestici, magari una cuoca e due o tre cameriere. Ciascuna di queste case era abitata da una sola famiglia che occupava tutti i tre o quattro piani insieme alla servitù.
Queste case, sebbene non disponessero di giardino vasto come le dimore dei ricchi, avevano comunque a disposizione un fazzoletto di terra, di solito sul retro, dove si affacciava l'entrata di servizio e dove si stendevano i panni, si battevano i tappeti e, in generale, passava la servitù; questo era contornato da uno steccato in legno, non necessariamente dipinto, oppure da un muro di cinta in mattoni, non intonacato.

Passiamo poi ai quartieri commerciali, ormai eravamo quasi alla soglia della povertà degli abitanti: le case erano a tre o quattro piani, senza basamenti né rifiniture e al posto del signorile ingresso con gradini e portone, al piano terreno c'era la bottega.
Casa e negozio erano un tutt'uno e se il garzone del negozio dormiva nel retro, su un pagliericcio, i padroni ai piani di sopra non stavano certo meglio, ma almeno avevano la possibilità di essere all'asciuto (se andava bene) e al caldo (se potevano permetterselo).

La strada dei macellai a Whitechapel, il quartiere è dei più disagiati, ma esistevano
forme di ricchezza che si esprimevano nella casa privata, nella bottega o nei
minimali fregi alle finetre. Molte costruzioni erano in legno e bruciavano con facilità.
A Covent Garden le case del genere erano ovunque, non era una consuetudine così rara che i padroni del negozio vi abitassero sopra, si tratta di un'abitudine diffusa in quasi tutte le culture, sia europee che orientali (basti vedere Il profumo della papaia verde).
Questa particolare tipologia di case era cosiderata come "i quartieri alti della povertà", ad esempio fruttivendoli e macellai dei quartieri più disagiati potevano permettersi questi lussi, cioè di possedere il negozio e la casa soprastante, mentre tutti gli altri erano in affitto in bugigattolo.

Scendiamo infine inesorabilmente verso Whitechapel, una delle zone più degradate della città situata vicino al porto e al puzzo del Tamigi, all'epoca forse più inquinato di oggi. I magazzini del fiume e le fabbriche erano poco distanti, le persone che ci abitavano autentici poveracci.
Il degrato e la povertà del quartiere di Whitechapel
intorno al 1850. Acquaforte.
Le case erano anche a quattro piani, ma vi abitava una famiglia ciascuno e spesso lo spazio era sacrificato tra la zona per dormire e la cucina. Ricordiamoci com'erano le famiglie del tempo: povere e numerosissime, con quattro o cinque figli minimo, spesso troppo piccoli per lavorare. Quasi tutti quelli che abitavano queste zone erano impiegati nelle fabbriche di tè o negli scaricatori del porto, ma alcuni avevano la fortuna di poter lavorare nell'indotto del quartiere, ad esempio nei negozi di prima necessità come verdurieri e macellai, era una fortuna perchè di queste cose c'era sempre bisogno e la gente non poteva fare a meno di comprare da mangiare, quindi si avevano più possibilità di mettere da parte il denaro con costanza. Il sogno di molte persone dei quartieri poveri era aprire un proprio negozio e poi fare fortuna, basti vedere Fiona e Joe, i protagonisti de I giorni del tè e delle rose, che all'inizio del libro stanno risparmiando per aprire una propria drogheria con spaccio di tè.
A Whitechapel la gente era così povera che si comprava carne solo per metà della famiglia, tipicamente gli uomini perchè andavano a fare i lavori di fatica, e si viveva tutti insieme, anche più famiglie per volta per risparmiare sugli affitti che, per quanto miserabili, per quelle persone erano esorbitanti e spesso dovevano rimandare di mese in mese, procrastinando finchè non avessero trovato un lavoro abbastanza remunerativo oppure finchè i padroni di casa non li sfrattavano per inquilini più rapidi nei pagamenti.

In questo post mi soffermerò particolarmente sulle abitazioni di città dei victorians, trascurerò quindi temporaneamente le ville di ristoro fuori Londra per dedicarmi alla struttura delle prime. Lascio da parte anche le case dei poveri: erano così modeste che non c'è davvero molto da dire.


L'architettura esterna
Come per la moda, per l'arte, la musica ecc, l'architettura delle case vittoriane non rimase la stessa durante tutto il periodo ottocentesco, ma mutò diverse volte nel corso del secolo, dando vita a scenari e costruzioni dallo splendido al mediocre.
Non solo, per tipologie di case diverse si impiegavano stili diversi, ad esempio nella prima metà dell'Ottocento lo stile preferito per le grandi ville fuori città, nelle Midlands inglesi, era il palladiano, oppure lo stile italiano, che poi era una copiatura del rinascimentale fiorentino, entrambi appartenenti alla corrente neoclassica; nelle abitazioni private cittadine, invece, si preferiva un neogotico abbastanza moderato per le villettine e uno stile semplice e lineare di tipo nordico per le case a schiera.

La struttura architettonica delle case singole vittoriane prevedeva che l'abitazione si sviluppasse nella maggior parte dei casi su tre piani; il pavimento della casa, in legno, non posava mai sul terreno, ma si ergeva di circa mezzo metro grazie ad un basamento anch'esso in legno o muratura che correva per tutta l'aria dell'edificio; questo poteva essere costituito da assi incrociate, mattoni, cemento oppure solo il perimetro in mattoni e il resto riempito con materiali edili di scarto (muri sbriciolati, materiale di scavo, sassi, ecc.).

Il basamento di una casa vittoriana
Il basamento permetteva di arginare i danni provocati dall'umidità che filtrava dal terreno e che andava a corrodere la struttura della casa, in gran parte di legno, esso permetteva inoltre di tenere la casa più calda e di ricavare spazi utili come cantine o ripostigli nel sottosuolo.

Casa in stile coloniale, probabilmente sita negli Stati Uniti del Sud
Prospicente alla casa c'era la veranda, anch'essa rialzata e sormontata da un colonnato che costituiva il basamento della balconata del primo piano. questa caratteristica è particolarmente accentuata nelle case in stile coloniale americane, dove l'intero edificio è preceduto da un largo portico ombreggiato dove la famiglia si sedeva nelle ore più calde della giornata.
L'idea del colonnato così comune nelle case coloniali e in quelle vittoriane è un'eredità del Neoclassico, a sua volta ispirato dall'arte e dall'architettura ellenica e classica, dalla quale aveva copiato la struttura dei templi degli dei pagani.
Le larghe colonne lignee delle case coloniali, tipicamente pitturate di bianco come i templi, in America rimasero immutate nel corso dei secoli e divennero l'emblema della casa tipo, sopravvivendo a stili diversi e culture differenti, basti prendere come esempio la Casa Bianca dove la facciata richiama chiaramente il timpano e l'ingresso del Partenone dell'Acropoli.
In Inghilterra, invece, lo stile si barcamenò tra alterne vicende, modificandosi e adattandosi al neogotico che era entrato nel gusto collettico, ecco quindi che due stili si miscelano armoniosamente e le colonne di uno si affusolano fino a diventare sottili e filiformi per adattarsi ai canoni dell'altro dando vita ad un'idea nuova, ma esteticamente molto gradevole. la casa neogotica vittoriana con colonnato e portico sarà uno degli emblemi architettonici della seconda metà del XIX secolo.

L'ingresso con gradini all'abitazione
L'ingresso dell'abitazione poteva essere sia dalla veranda o dal porticato che da una porta posta affianco. In entrambi i casi, comunque, bisognava salire alcuni gradini per via del basamento di cui abbiamo detto sopra, e la porta si apriva rigorosamente verso l'interno, ciò spiega come mai sotto questo punto di vista il manga Emma sia poco attendibile: quando la nostra cameriera apre l'uscio e manda a gambe all'aria il protagonista William Jones, peccato che se lo sfortunato spigolo non fosse andato a collidere con la fronte del "signorino", non avremmo avuto i presupposti per la bella storia narrata, ma questo è un particolare di cui la stessa Kaoru Mori parla nelle sue note a fine volume.


Il tetto
Due tipi di tetto in voga durante il periodo vittoriano
Il tetto era tipicamente spiovente, una caratteristica nata dalle condizioni climatiche della città, gli inverni continentali tipici dell'Inghilterra portano infatti neve in abbondanza e la neve appesantisce molto la struttura della casa che rischia di crollare sotto il peso aggiuntivo, mentre se il tetto è in discesa, l'accumulo è distribuito in maniera omogenea sui muri perimetrali e non sul centro del tetto, mentre la forza di gravità attira inesorabilmente la neve facendola scivolare al suolo. questo è anche il motivo per cui le case di montagna hanno sempre tetti a capanna dalla pendenza molto elevata e in alcuni casi, specialmente dei paesi scandinavi, questi sono acuminati e coprono l'intera struttura abitativa, arrivando fino a terra ed innalzandosi di molto sopra la fine della dimora per ottenere l'inclinazione necessaria.
Nel caso di tetto a capanna la parte superiore poteva essere sia a punta che tagliata, ovvero oltre una certa altezza questi era piatto o sormontato da un terrazzino, dettaglio tipico della cultura germanica dove è molto diffuso.
Oltre a queste si potevano trovare anche tetti a guglia in esperiementi particolarmente vicini al neogotico, oppure a cipolla, sebbene questa particolarità sia visibile solo in rari casi e soprattutto in America, raramente in Inghilterra.
Una caratteristica molto comune era una torretta laterale, ripresa tipicamente dal gotico, qui spesso si avevano il salottino o lo studio di casa per via dell'esposizione particolarmente luminosa.
Al seguente link troverete una panoramica dei tetti in voga durante l'epoca vittoriana
Victorian Roof and Gable Shapes


Le finestre e la porta
Varie tipologie di cornici per finestre
in stile neoclassico
Le finestrature potevano essere sia a sesto acuto che rettangolari, spesso incorniciate da infissi in legno; la forma più comune era quella a scorrimento: la finestra era costituita da due componenti distinte che costituivano la parte superiore e inferiore del riquadro e si sovrapponevano solo a metà, in quel caso la parte inferiore scorreva verso l'alto lasciando filtrare l'aria all'interno.

I decori esterni delle finestre erano quasi tutti in stile neoclassico palladiano. La finestra poteva essere sormontata da un timpano triangolare oppure rettangolare; spesso questi due erano entrambi presenti e le finestre erano alternate.
In mancanza di terrazzi, che non fanno parte della cultura anglosassone, specialmente di quella abitativa, esisteva un effetto ottico per cui nella facciata era inserita la ringhiera del poggiolo, ma questa era attaccata alla parete, non sporgente.

La porta di casa era anch'essa in stile palladiano come gli infissi delle finestre, poteva essere sia sormontata da timpano, sia ad arco a tutto resto, oppure arco a botte e in molti casi era contornata da due colonne doriche molto lineari e non troppo sporgenti. La porta aveva un colore decisamente più vivido rispeto al resto dell'intonaco, spesso sui colori pastello o sul rosso mattone, mentre questa era blu, marrone scuro, verde, ecc.


La porta sul retro
Era un passaggio di cui non dobbiamo assolutamente dimenticarci.
La porta sul retro, o porta di servizio, era adoperata dal personale di casa e adoperata per tutto quell'andirivieni informale della casa che non stava bene comparisse sotto gli occhi di tutti.
Servitori e cameriere passavano da qui, da qui venivano fatte le consegne di frutta e latte a domicilio, così come la posta per il personale e per i padroni che arrivava attraverso il comune sistema postale. Mentre se la posta era portata da un valletto, questa passava dalla porta principale sul davanti.

Le cameriere della padrona erano autorizzate ad adoperare l'ingresso principale solo quando uscivano con lei e la accompagnavano per spese, in carrozza o nei viaggi, altrimenti passavano da dietro.
Alla porta sul retro si consumavano anche gli amori dei domestici, tra cameriere, garzoni, postini e ragazzi delle consegne, e ci si scambiavano pettegolezzi con i servitori della dimora affianco.

L'ingresso sul retro riservato al personale di servizio.
Era molto più dimesso e disordinato rispetto a quello principale.
Anche la porta sul retro era dotata di scalini, ma questi spesso scendevano perchè la cucina era l'unica stanza che in alcuni casi era costruita a livello del terreno e non sopra il basamento, per una questione di sicurezza, così quando si accedeva si doveva scendere in una specie di seminterrato.
Se la casa era tutta allo stesso livello, invece c'erano tre o quattro gradini a salire come per l'ingresso principale, ma meno signorili, spesso contornati da cassette di frutta vuote o ciocchi di legna per il camino e la stufa della cucina, in modo che fossero a portata di mano senza andare nella legnaia tutte le volte.



Spero che il post sia stato interessante, ci vediamo presto con un nuovo approfondimento sulle stanze e la loro disposizione.

Baci




Mauser

5 commenti:

  1. Interessantissimo! Soprattutto la divisione sociale...davvero complimenti come sempre. Un abbraccio

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  2. Interessante ^^ mi chiedo a questo punto come vivessero gli aristocratici in bancarotta XD (ok come ne "la sposa cadavere" col padre di Victor che dice "la vostra casa sembra più sacrificata della nostra").
    No scherzi a parte mi sono sempre chiesta come potessero pagarsi la magione di famiglia (pazienza per i mobili e le suppellettili ma l 4 mura non si pagavano?) Tempi felici senza tasse sulla casa? *O*

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  3. Beh, c'era l'ICI e l'imposta sulla seconda casa anche all'epoca, niente di nuovo, specialmente sulle grandi ville patrizie palladiane nella brughiera inglese, oltre una certa dimensione della casa o del parco, poi, le tasse erano esorbitanti, ma erano fatte apposta, all'epoca era vero il principio più sei ricco e più paghi.
    I nobili decaduti vendevano tutto: gioielli di famiglia, tutte le ville, di solito mantenevano solo una dimora signorile per tenere la parvenza di ricchezza, oppure una casa a Londra che sfruttavano nel tentativo di maritare le figlie. Nessuno teneva la villa, era troppo dispendioso mantenerla e solo i ricchissimi potevano permettersi di pagare le tasse per un posto abbandonato e cadente dove non andavano tipo eroi da romance.

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