9 agosto 2011

La casa vittoriana - primo piano

Con molta fatica (e il solito ritardo, naturalmente) ecco che mi accingo a postare nuovamente.
Vogliate perdonarmi per questo mostruoso lasso di tempo trascorso dall'ultimo aggiornamento, la scorsa settimana, l'ultima prima della chiusura estiva, è stata delirante e oltre a diverse trasferte mi è toccato più di una volta rimanere in ufficio fino a sera (generalmente un'ora in cui i miei genitori avevano ormai finito di cenare da un pezzo ed era terminato pure DaDaDa). Come se non bastasse ieri, che era il primo giorno ufficiale di ferie, mi è toccato tornare in ufficio a causa imprevisti assortiti. Sto cercando di godermi un po' di sole, non tanto per abbronzarmi, visto che sono una mozzarella, quanto per assorbire un po' di vitamina D di cui avrei parecchio bisogno.
Cercherò, per questo periodo di riposo dal lavoro, di essere più costante =)

In passato abbiamo approfondito con dovizia di particolari la questione riguardante la casa vittoriana, ci siamo soffermati sul suo aspetto esteriore, abbiamo approfondito qualche particolare architettonico come ingresso e comignoli attraverso illustrazioni d'epoca e ci siamo avventurati all'interno esplorando il piano terreno.
A questo punto siamo pronti per proseguire, saliamo lentamente la scala contornata da dipinti e fotografie e addentriamoci nell'esplorazione del primo piano.

La casa che andiamo ad analizzare non è certo una reggia, ma si tratta di una dimora borghese senza pretese, la casa che poteva possedere un medico, per esempio, piuttosto che un notaio o un commerciante.
Come visto in precedenza, al pianterreno si concentravano tutte le stanze di rappresentanza, c'erano salotti e salottini, studi, sale da pranzo e, sul retro, la maestosa cucina.
Ecco quindi che al piano superiore solitamente si potevano trovare tutte le camere destinate alla vita più intima della famiglia, sicuramente c'erano le stanze dei padroni di casa e la nursery dei bambini dove questi trascorrevano il tempo giocando o studiando, poi c'erano le camere da letto dei ragazzi.
Immancabili, viste le destinazioni delle stanze, erano madie e ripostigli, dove venivano conservati lenzuola, asciugamani e ricambi. In alcune case, se magari al pianterreno non vi era posto, al piano superiore potevano trovarsi le già nominate stanze della musica o del cucito, specialmente in quelle dove le amiche delle donne di casa raramente sarebbero venute per una sessione di cucito collettiva, come invece accadeva tra le persone più facoltose che, tuttavia, abitavano in sontuosi palazzi pieni di camere inutili.ù
Vediamo nel dettaglio le stanze di cui abbiamo appena parlato



Anticamera o stanza della vestizione
Sulle stanze da letto dei padroni ho scritto un apposito post per poter approfondire l'argomento senza tralasciare dettagli importanti o interessanti. E' il caso di ricordare che erano rigorosamente separate, spesso composte da una stanza principale e da un vestibolo o anticamera, simile ad un piccolo salottino dove i due padroni si vestivano e lavavano.
L'armadio inteso come mobile presente nella stanza da letto sarà un'introduzione tarda, prima di allora esistevano solo bauli, cassettiere e cabine armadio.
La cabina armadio era pensata come un prolungamento dell'anticamera, specialmente di quella della signora, ma tenete conto che solamente i più ricchi potevano permettersela, la maggior parte delle persone piegava i propri vestiti, anche quelli da ballo, e li riponeva ordinatamente in appositi bauli. Se ammirate con attenzione il dipinto di Francesco Hayez intitolato Il bacio, un autentico capolavoro di raffigurazione dei minimi particolari dei due coinvolti, potrete sicuramente notare che la gonna della ragazza presenta evidenti segni di piegatura in orizzontale. Al giorno d'oggi per noi è impensabile piegare un vestito ingombrante o prezioso, ma all'epoca era la norma, le custodie portavestiti non esistevano e la piegatura della biancheria e degli abiti era uno dei compiti più importanti della cameriera della padrona, in quanto bisognava fare sì che la maggior parte del bagaglio richiesto riuscisse  ad entrare nel minor numero possibile di bauli senza rovinarsi o sgualcirsi.
Anticamera degli appartamenti di Alberto di Sassonia-Coburgo-Gotha (consorte di Vittoria)
by James Roberts

È curioso vedere come oggi ci siano ragazzi e ragazze che  non sanno neanche ripiegare una maglietta e qualche tempo fa, invece, tutto veniva meticolosamente riposto... molti libri sia del passato che ambientati nelle epoche passate sono un continuo susseguirsi di fai i bagagli oppure disfa i bagagli, la stessa Lizzie Bennet, che non viene certo da una famiglia abbiente, quando va a far visita all'amica Charlotte parte con i bauli, le due disfano insieme tutto il bagaglio, salvo poi ricominciare subito dopo a causa della nuova partenza a causa della fuga di Lydia. Non mi soffermerò sulla questione bagagli e partenze perchè mi piacerebbe approfondirla meglio separatamente.
Vi consiglio di dare un'occhiata alla stanza della vestizione del Duca di Orlov presso il Palazzo Gatchina, lo stile è rococò, ma credo che renda l'idea dello sfarzo delle corti reali.


Stanze da letto dei bambini
I bambini di casa avevano una o più stanza dedicate a loro. A seconda della ricchezza della famiglia, i bimbi dormivano nella stessa camera o in stanze separate. I bambini che dormivano insieme condividevano lo stesso letto, che era matrimoniale a differenza di quelli dei genitori la cui grandezza era specchio dello status della famiglia. Tre o quattro bambini potevano anche dormire tutti insieme, questo era fatto soprattutto perchè, noto che la famiglia non nuotava nell'oro, dormire tutti insieme avrebbe fatto risparmiare sul riscaldamento o, in alternativa, avrebbe fatto sì che i bimbi soffrissero meno il freddo.
I bambini dormivano tutti insieme nello stesso letto
Patire il gelo invernale non era una cosa soltanto da poveracci: con i tipi di case che si costruivano, il poco calore fornito dai camini e il rigido clima inglese, piovoso per buona parte dell'anno, anche i re soffrivano di questo male; se andate a rivedere il primo film storico di Romy Schneider, La giovane Regina Vittoria (conosciuto anche come L'amore di una grande regina), in una scena la sovrana che si lamenta del freddo col fido cameriere, fino all'ora sordo alle suppliche di accendere i camini in quanto ciò sarebbe andato contro i protocolli di palazzo.

L'usanza di dividere il letto, comunque, si perse verso la fine del XIX secolo, quando il progresso tecnologico fece in modo che riscalamento e coibentazione fossero degni di questo nome e il materiale prodotto in serie avesse prezzi accessibili per permettersi un letto per ogni figlio.
Illustrazione di Jill Barklem per la collana di libri per bambini Boscodirovo
A parte i topolini antropomorfi, l'autrice ha ricreato con precisione gli interni delle case di campagna e dei cottage inglesi per le sue vicende.


Poichè in passato in famiglia si avevano molti figli, anche nelle più ricche, era consuetudine che le stanze dei bambini fossero due: una per i maschietti e una per le femminucce, dove questi dormivano, si lavavano e vestivano, era invece in comune la nursery, cioè la stanza dei giochi e dello studio.


Nursery o stanza dei giochi

Qui incomincia una bella diatriba dialettica: nursery con i letti o senza i letti?
La nursery vittoriana era una stanza separata da quella/e da letto dei bambini ed era costituita di due ambienti separati o, in alternativa, l'ambiente veniva modificato con l'aumentare dell'età dei rampolli, se questi erano compresi tutti nella stessa fascia generazionale [non era sempre detto, quando una figli aveva vent'anni poteva anche avere sorelle di cinque o sei].
La stanza dei giochi era una specie di piccolo mondo perfetto dove i bambini venivano cresciuti ad agire e comportarsi come nel mondo vero. La nursery era il regno incontrastato della balia, una figura che abbiamo già incontrato in passato e che si occupava dei piccoli dalla nascita fino all'età adulta.
Bambini che giocano
I giochi più in voga per chi poteva permetterseli erano le bambole per le femmine e i soldatini per i maschi, entrambi avevano una seconda finalità oltre a quella ludica, cioè insegnare un minimo di comportamento e organizzazione ai piccoli di casa, le bambine infatti servivano il tè alle loro bambole imitando i gesti della madre mentre i ragazzi organizzavano campagne militari e di conquista.
Se la famiglia non era così ricca da tenere un'intera stanza da dedicare ai giochi, allora la strada antistante l'abitazione o il giardino potevano benissimo sopperire. In campagna era molto più facile che in città vedere bambini anche di famiglie ricche giocare all'aperto.
Superata la decina d'anni, i bambini uscivano dalla stanza dei giochi e partivano per i collegi o per entrare nel mondo degli adulti, se rammentate Peter Pan all'inizio della storia il signore e la signora Darling stanno discutendo della possibilità di non lasciare più Wendy nella nursery insieme ai fratellini a giocare a Peter Pan, ma di darle una sua stanza e di insegnarle i mestieri da donna.
La nusery era per sua stessa natura una stanza confusionaria, anche i bambini migliori dimenticavano i giocattoli o lasciavano i propri libri in tessa o sui tavolini: nel film Disney Mary Poppins, ma portentosa tata mette ordine con un solo gesto e una canzoncina allegra =)
[ce ne vorrebbero di più di bambinaie come Mary Poppins, ma come avrebbe fatto la nostra tata se al posto di Jane e Michael le fosse toccato un bambino stonato come la sottoscritta?]


Nel video di cui sopra si vede molto bene come era la distinzione tra zona notte e stanza dei giochi.


Stanza studio
Deborah Kerr nel film
Il re ed io dove interpreta
la parte dell'istitutrice inglese
per i figli del Re del Siam
Era costituita da un grande tavolo dove i ragazzi si sedevano per ascoltare le lezioni dell'istitutore oppure dell'istitutrice. Come già detto, la professione era spesso ricoperta da donne in quanto gli uomini che intraprendevano la carriera d'insegnamento avevano più facilitazioni a trovare impiego negli istituti e a persegurie quindi una carriera.
Il romanzo di Johanna Spyri Heidi ci mostra come questi metodi didattici non fossero precisamente apprezzati dai piccoli, ma in alcuni casi i bambini riuscivano a vedere al di là della severità dell'insegnante e, da adulti, ad apprezzarne il lavoro.

Nelle famiglie ricche, si studiava in casa fino a dieci-dodici anni, dopodichè i maschi erano mandati in collegio e le ragazze rimanevano in casa [doveva essere una tale noia!], era cosa rarissima che le bambine venissero mandate a studiare in scuole speciali.
Alle ragazze di casa, oltre a qualche nozione generale di letteratura, matematica, poesia, ecc. era insegnato principalmente come diventare una brava padrona di casa, ballare, cantare, suonare, avere un buon portamento, ecc.

Le ragazze di casa stanno studiando per conto loro matematica


Nelle famiglie alto borghesi i bambini maschi spesso venivano mandati a studiare negli istituti anche se più piccoli dell'età di 10 anni, principalmente perchè il costo di un precettore non era sempre sostenibile, al di sotto di questi i ragazzi frequentavano la scuola del villaggio.



Stanze degli ospiti 
in numero assortito da 1 a
[per citare La bella addormentata nel bosco della Disney "minimo 50 camere da letto"]
Le stanze degli ospiti, a differenza della nostra idea moderna, erano un accessorio indispensabile per una casa, in epoca vittoriana, infatti, era consuetudine che amici e parenti residenti in città facessero da "nodo" per quelli di passaggio, a cui fornivano ospitalità per un certo periodo.
Durante la sua permanenza a Bath presso
la dimora degli zii, Catherine legge in
segreto appassionanti romanzi gotici
Il detto l'ospite è come il pesce, dopo tre giorni puzza, non era certo tenuto in considerazione, in quanto tutto era organizzato per fermarsi a dormire a casa di Tizio e Caio, solitamente zie, cugini, sorelle maritate...
Questo era fatto principalmente perchè i viaggi erano lunghi e stancanti e anche per mantenere i contatti con i parenti di città. Se ricordate Orgoglio e Pregiudizio, Jane si trova a Londra dagli zii quando Lizzie è a Rosings, oppure in Ragione e Sentimento, dopo la tremenda delusione ricevuta da Willoughby, Marianne va in città dai parenti per cercare un nuovo marito. Analogamente Miss Morland, dal libro L'abbazia di Northanger è ospite dai parenti di città per la Stagione.
Era quindi evidente che gli ospiti rimanevano in casa a volte anche per mesi, il che a volte rendeva problematica la convivenza in caso di incompatibilità caratteriali, ma si cercava di mediare.
Proprio per questo ogni casa rispettabile aveva almeno una stanza degli ospiti la quale era tenuta in perfetto ordine dal personale, in caso di arrivo di gente, poi, venivano fatte ulteriori pulizie, le tende potevano essere sostituite e le lenzuola cambiate.
Ovviamente più l'abitazione era grande e più stanze degli ospiti si avevano e, ovviamente, con più probabilità queste erano occupate. In occasione di ricevimenti, queste potevano essere assegnate precedentemente a quegli ospiti che sicuramente non avrebbero fatto ritorno alla loro casa dopo la fine della serata, ad esempio personalità che venivano da fuori città, persone anziane, ecc.
Per mantenere un grado accettabile di raffinatezza, le stanze destinate agli invitati erano arredate con gusto abbastanza asettico, sebbene comunque di un certo livello, tinte pastello che andassero bene sia per uomini che per donne e un limitato numero di stucchi.
In Inghilterra ancora oggi le case indipendenti come cottage fuori città o le ville sono dotate di queste stanze e in molti libri e racconti si parla di una fantomatica stanza degli ospiti da sgomberare in vista dell'arrivo della madre o della sorella della protagonista piuttosto che di una inquilina.


Madie e dispense a muro
Le case vittoriane erano il regno incontrastato delle dispense e delle madie, almeno quelle di una certa dimensione media. L'armadio, inteso come mobile in cui venivano appesi gli abiti sarà un'invenzione del Novecento, bisognava quindi ovviare in qualche modo e le cassettiere, con i loro spazietti angusti non erano una soluzione accettabile.
Una dispensa con la biancheria da casa
ordinatamente riposta

(non chiedetemi come facessero a piegare tutto
così bene, io sono una disordinata cronica)
I ripostigli a muro erano la salvezza dei più, in quanto venivano costruiti scavando un'intercapedine nella parete, che era piuttosto spessa, circa un metro di larghezza, oppure "rubando" un poco di spazio tra due stanze e ricavando una sottile zona franca da adibire agli attrezzi dei domestici.
Si trattava di veri e propri stanzini con una specifica destinazione (alimenti, biancheria), disposti strategicamente lungo i corridoi. Solitamente contenevano biancheria da casa, vale a dire lenzuola, copriletti, tendaggi, federe, ecc. da distribuirsi per le varie camere del piano, oppure valigieria (all'epoca si avevano bauli e valigie in gran quantità) comprese le famose cappelliere da signora, piuttosto che sali da bagno e saponi.
Il bucato contenuto in questi ripostigli veniva inizialmente lavato ai piani bassi della casa, dopodichè era stirato con l'ausilio di presse per i panni e infine inventariato dalla governante che si preoccupava di tenere un apposito registro con la rotazione delle lenzuola, questo era fatto perchè tutta la biancheria si consumasse con costanza e non sempre le solite paia.
Le dispense e le madie erano presenti in tutti i piani, strutturate a strati e sistemate con appositi criteri, ad esempio le polveri, che notoriamente non dovevano entrare in contatto con l'umidità, erano riposte ai piani pià alti, notoriamente più asciutti, mentre il bucato ancora da lavare era sistemato in basso, a volte ammonticchiato sul pavimento
Nel caso non fosse possibile adibire un simile spazio, il problema era ovviato con appositi stipi disposti lungo le pareti dei corridoi, questi erano costituiti dal mobile formato da ripiani, protetti da un'anta richiudibile (cfr. L'armadio della biancheria by Pieter de Hooch, sebbene il quadro sia seicentesco rende bene l'idea); con ordine cameriere e governanti sistemavano lì il bucato, cercando di farsi bastare il poco spazio a disposizione, ricordiamoci infatti che lo spazio comincerà a diventare un problema degli abitanti di città già dal Settecento e nell'Ottocento eravamo alla fame di qualche metro quadrato da contendersi tra i più ricchi.


Cosa manca?
Naturalmente i servizi igienici!
Beh, incominciamo subito col dire che non tutte le case li avevano, divennero un obbligo morale dopo la metà del XIX secolo, ma prima tutte le componenti che noi siamo abituati a trovare in un normale bagno, saldamente ancorati al pavimento, erano mobili trasportabili che i domestici sistemavano nell'anticamera o nel vestibolo, venivano opportunamente adoperati e poi sgomberati in un processo simile alla sistemazione del palcoscenico durante una diretta.
Un antico bidet trasportabile e
richiudibile
La vasca era in metallo, dotata di manici e portata vuota, il bidet, per quei pochi francesi che lo usavano [l'ispettore Japp di Agatha Christie ne scopre l'uso proprio quando si trasferisce per un breve periodo a casa di Poirot], era poco diverso da un comune sgabello e l'apertura era coperta da apposito coperchio, il lavandino era sostituito da brocca e bacile in ceramica, porcellana o metallo, alloggiati su un apposito trespolo o sul tavolo da toeletta o ancora sul comodino, infine il gabinetto era sostituito da pitali di cui abbiamo già visto in passato.
Questa mobilità dei sanitari era dovuta alla mancanza di acqua corrente nelle case dove, al massimo, si aveva una pompa manuale in cucina o un pozzo all'esterno e con i secchi, stile l'Apprendista Stregone, trasportata ai piani da solerti uomini di fatica.
I servizi fissi in muratura erano appannaggio solo dei palazzi reali, dove il sistema di tubature di scarico era più evoluto che altrove, raramente li si poteva trovare altrove.
Sebbe i ricchi le disdegnassero con sussiego, i bagni pubblici erano ancora la miglior opera di bene che il governo avesse messo a disposizione.

Bene, con questo la casa vittoriana è praticamente conclusa, mancano ancora gli alloggi dei domestici, ma con quelli si fa presto =]
Ci sentiamo al più presto,
baci e buona serata





Mauser

2 commenti:

  1. Ciao carissima! Ho sempre amato girando per l'europa visitare le case d'epoca, soprattutto se ancora ammobiliat, e posso dire che leggere questo post è stato come seguire una dettagliatissima e favolosa visita! Quanti dettagli e che meraviglia! Tranne ciò che concerne il problema del riscaldamento sarei pronta a trasferirmi! :)
    Complimenti!!

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  2. Questo post è interessantissimo. Ogni cosa che leggevo, la associavo ai fascicoli della casa delle bambole che fatto pezzo per pezzo...veramente bello!

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