8 novembre 2010

La tenuta da amazzone

Suggerimenti musicali
Per la lettura di questo post è vivamente consigliato il sottofondo di: Samarcanda di Vecchioni e No reins dei Rascal Flatts. Plus... Let 'Er Rip delle Dixie Chicks dal sapore tipicamente country.




Carissimi e carissime,
come state?
Io bene, anche se sono esaurita al 100% come una pila zinco carbone; la scorsa settimana sono stata assegnata come partecipante e organizzatrice del Festival della Scienza di Genova e per circa sette giorni ho fatto a meno degli elementi basilari di un qualsiasi programmatore, vale a dire internet e pc e, capitemi, quando finalmente all'alba delle otto riuscivo a rimettere piede a casa i computer non erano precisamente il mio primo pensiero, o almeno non tanto quanto una bella dormita, lo dimostra il fatto che oggi mi sono cimentata nella cernita dei feeds che erano arrivati in questi giorni, saliti a quota 394 come non succedeva dai tempi delle vacanze estive, ogni volta la situazione peggiora, devo smetterla di abbonarmi a tutto quello che mi interessa ¬_¬
Ad ogni modo è stata una bellissima esperienza, molto istruttiva e divertente, anche se il mio lavoro era decisamente privilegiato rispetto a quello degli altri ragazzi presenti.


Detto ciò, sono rimasta un tantino indietro con gli aggiornamenti del blog ed è per questo che oggi mi sono rimessa a scrivere, argomento odierno: la tenuta da amazzone.
Vi ricorda qualcosa l'argomento? Sicuramente sì, qualche mese fa (forse addirittura l'anno scorso) avevamo affrontato la particolarità della cavalcata all'amazzone, di cui potete trovare i reperti al link sopra, oggi invece andiamo ad analizzare come le signore si vestivano per montare a cavallo.
Già perchè l'abbigliamento da cavallerizza era una parte fondamentale del guardaroba di una signora e anche delle signorine (sia nubili che zitelle), specialmente per quanto riguardava la borghesia industriale del nord e la gentry, la nobiltà terriera spesso distante dalle mode londinesi e dai modi di atteggiarsi composti e affettati.
Gli inglesi sono sempre stati amanti delle battute di caccia a fagiani, lepri, cinghiali e piccoli volatili, la loro passione per gli animali si trasmetteva quindi alle bestie utilizzate per questo genere di hobbies, vale a dire cavalli e cani.
L'antichita' classica credeva nell'esistenza di un popolo di guerrieri formato esclusivamente da donne che combattevano a cavallo. Erano le Amazzoni. Vivevano nella Cappadocia sulle rive del fiume Termodone, combattevano a cavalcioni, inforcando il cavallo ,come gli uomini per un'epoca in cui le donne non cavalcavano e basta.
Illustrazione tratta dal manga
Otoyomegatari di Kaoru Mori
La parola “Amazzone”, cosi' viene chiamata una donna a cavallo, sia che monti a cavalcioni sia nel modo tradizionale, non deriva, come comunemente si crede dal greco alfa privativo e “mazos”, seno, ma dall'ittita Zòna, cioe' “bella cintura”; il termine allude alla bellezza e alla ricchezza dell'abbigliamento e degli accessori della donna o alla sua bellezza fisica (per maggiori informazioni consiglio di consultare i seguenti manga, che oltre ad una bellissima storia possiedono anche la specialità di avere disegni raffinatissimi con cui ci si può fare un'idea: Anatolia story di Chie Shinohara, edito in Italia da Star Comics, ambientato durante l'impero ittita, e Otoyomegatari di Kaoru Mori della stessa autrice di Emma, che narra le vicende delle tribù del deserto, attualmente inedito).
L'espressione di “Montare all'Amazzone” ha fatto la sua comparsa soltanto alla fine del Medioevo, probabilmente nell'Italia del Trecento, prima le donne montavano a cavalcioni come gli uomini, famoso è l'esempio di Cesonia, quarta moglie dell'Imperatore Caligola, che cavalcava al fianco del marito dinnanzi alle legioni schierate; già, avete letto bene, proprio quel Caligola che fece provocatoriamente nominare senatore il proprio cavallo Incitatus, evidentemente marito e moglie avevano in comune la passione per le attività equestri... [poichè non vengo da studi classici, se ci fosse qualche imprecisione riguardo questo aneddoto vi pregherei di informarmi, è un episodio storico a cui sono affezionata].
Soltanto nella seconda meta' del Settecento viene introdotta in Inghilterra la sella da Amazzone, permettendo alle donne di guidare il cavallo, in posizione avvenente, con le gambe coperte, quasi altrettanto bene quanto l'uomo, questo è da ricercarsi prevalentemente anche nella mentalità sempre più puritana e di fanatismo religioso che si stava sviluppando, che vedeva nelle gambe scoperte segni di peccato carnale, donne dissolute ecc.




Foggia e materiali
I vesititi per cavalcare si assomigliavano un po' tutti, c'erano caratteristiche imprescindibili al punto da essersi mantenute per secoli.
La loro invenzione risale circa alla metà del Seicento, prima di allora le donne adoperavano i loro abiti quotidiani per montare, mentre da allora si iniziò a differenziare sempre di più questo genere di abbigliamento corredandolo di gonne, giubbe, cappelli e stivali appositi che nel corso dei secoli hanno subito via via sempre più midifiche, ma di cui è rimasta intatta l'idea di fondo.
Innanzi tutto, quasi tutti gli abiti per cavalcare erano formati da due pezzi, la parte soprastante era caratterizzata da una camicia di tessuto pesante come lana o vari strati di cotone, il più delle volte a collo alto per proteggersi da spifferi e correnti che avrebbero causato raffreddori e infreddature che, per l'epoca, erano malanni pericolosissimi che conducevano anche alla morte (cfr. La medicina), col passare del tempo il collo alto venne guarnito da cache-col, fazzoletti e cravattini da signora sempre più raffinati.
Sopra la camicia era saltuariamente portato un panciotto o una fascia per l'addome, per non prendere freddo durante la cavalcata, uno strato sopra ancora c'era la giacca; la blusa era di spesso tessuto coprente, velluto, lana, panno e feltro, era molto resistente e rigida, rimase di forma attillata per tutto il periodo che si conta dal Seicento al Novecento, tre secoli in cui la moda cambiò, ma non le parti di fondo.
Sentite cosa scrive Bertrice Small nel suo libro L'amante del re, certo un po' anacronistico considerando che è ambientato al tempo di Enrico VIII e quindi ben prima dell'invenzione delle tenute da amazzone in velluto tipiche dell'Ottocento, ma comunque una buona descrizione:
In fretta si liberò della gonna e del corpetto di tutti i giorni e indossò una camicia bianca pulita e una gonna da cavallerizza di velluto scuro, un po' consunta, ma resistente.
Qualsiasi ne fosse stato un tempo il colore, la stoffa era ora scolorita in una tinta indefinibile. Da un angolo tirò fuori gli stivali da cavallerizza e li infilò, storcendo la bocca per il fatto che le stringevano in punta, essendo stati fatti ormai da cinque anni, quando i suoi piedi erano più piccoli. Alzandosi le venne in mente che probabilmente lord Wyndham aveva fatto fare anche degli stivali nuovi per lei. Nuovi stivali e una gonna da cavallerizza di velluto blu con un corpetto intonato e un cappello con una piuma bianca!




Ed ecco un'altra descrizione tratta sempre dal libro di poc'anzi:
«Il conte vi manda anche un completo da amazzone, milady»
La voce di Heartha interruppe le riflessioni di Blaze.
«Ooh!», esclamò lei con palese entusiasmo «Velluto blu! Blu scuro! Ho sempre sognato di avere una gonna e un giacca da cavallerizza così! Come poteva saperlo?» I suoi occhi scorsero lungo il pesante velluto di cui era costituita la gonna fino all'orlo, vicino al quale erano posati a terra un paio di stivali di pelle nera.
«Ooooh», sospirò Blaze, sedendosi subito sul letto e togliendosi una scarpa per provare lo stival. Con delicatezza le sue mani accarezzarono la morbida pelle mentre infilava il suo piede slanciato dentro lo stivale, tirando lentamente lungo la gamba.




Inizialmente per cavalcare erano usati quasi tutti i colori, mentre sarà Maria Antonietta ad introdurre l'usanza dei colori scuri come verdone, marrone, blu, antracite e aranciato scuro, riprendendoli dalla moda maschile, che li impiegava da sempre al posto di rosso, giallo e bianco, poco pratici per la caccia dove ci si sporcava facilmente di erba, terra e sangue, senza contare che tinte tanto vistose avrebbero spaventato la servaggina a chilometri di distanza.


La foggia tipicamente da maschile, per non dire militare, degli abiti da amazzone nacque con l'invenzione stessa di questi vestiti, ovunque troviamo infatti giacche bordate di passamaneria, galloni e alamari, bottoni in metallo, doppiopetto, marsine, ecc.
La moda femminile a proposito degli abiti da caccia fu inizialmente dettata dalla corte francese, più attenta e raffinata ai dettagli, principalmente per i motivi esposti nell'appofondimento intitolato: Sul perchè la Francia fu la passerella d'Europa, dall'Ottocento in poi, però, quest'usanza cambiò, iniziando a seguire i connotati della moda dettati principalmente in suolo inglese.


In questo campo la Regina Maria Antonietta fu un'autentica icona, essendo ella stessa molto appassionata di equitazione e caccia, è a lei che dobbiamo l'introduzione del tricorno come copricapo classico per la caccia (naturalmente ripreso dall foggia maschile), almeno finchè non fu soppiantato dal cilindro [qui si nota bene il passaggio dalla moda francese a quella inglese che soppiantò il cappello a tre punte, introducendo la tuba].




Come cambia la moda
Seicento
La moda delle amazzoni si modificò molto nel corso del tempo, ma come si è detto alcuni dettagli rimasero immutati per lungo tempo.
Nel Seicento la moda femminile per le cavallerizze prevedeva gonne voluminose, lunghe giacche fino alla coscia con maniche molto ampie e risvoltate, camicia e fogge prevalentemente militare.
Durante questo periodo la caccia dalla donne venne praticata esclusivamente in continente, in Inghilterra infatti, alle prese con il Protettorato di Cromwell, era considerato disdicevole da morire per una donna salire su un cavallo.


Rococò
Ritratto della giovane Maria Antonietta
Arrivati all'epoca di Maria Antonietta le cose cambiarono, l'Inghilterra si era finalmente liberata del periodo repubblicano, reintroducendo l'usanza della caccia anche per le signore.
La regina francese dettò la moda ridimensionando le gonne, mantenendo un alto numero di sottogonne, ma rendendo il tutto meno voluminoso, restrinse le giacche fino a renderle striminzite in modo che esaltassero la vita di vespa e il petto, introdusse i colori scuri, gli stivali da caccia e il tricorno anche per le signore; sotto i capelli erano modestamente intrecciati in stile mozartiano.
In questo periodo appare anche per la prima volta la redingote, il capo d'abbigliamento intramontabile, antenato del trench e dell'impermeabile, a quel tempo aveva ancora tre ampi colletti a mantellina che coprivano le spalle e proteggevano dalla pioggia, ma per maggiori informazioni vi rimando al post dedicato, sennò facciamo notte.


Periodo napoleonico e Reggenza inglese

Questo periodo vide un cambiamento drastico della moda per signore che si ripercosse anche nella linea degli abiti da cavallerizza; caratterizzato dalla vita particolarmente alta, l'abbigliamento da amazzone del periodo napoleonico è forse l'unico in cui non si ha il riscontro di un abito a due pezzi adoperato per cavalcare, esso era infatti costituito da un vestito di lana pettinata, spesso di colore chiaro e una giacca di lunghezza variabile, fabbricata nei colori scuri per la caccia e nei materiali pesanti, principalmente velluto, naturalmente corredata dall'immancabile cappellino a budino o bonnet.
In questo caso l'amazzone sotto la gonna chiara indossava pantaloni lunghi con la staffa.
Questi abiti erano decisamente meno voluminosi dei precedenti anche perchè non prevedevano l'utilizzo della sottogonna e la loro foggia non era scampanata come per tutti gli altri tipi di gonne, bensì lineare, a tubo, quindi difficile renderli ampi e svolazzanti come si era fatto con Maria Antonietta e come si farà in seguito.


Tenuta da amazzone
1830
Intermezzo
Si chiama intermezzo il periodo di passaggio che si ha intorno agli anni Venti dell'Ottocento.
Tempo di grandi cambiamenti, questo periodo privo di un'identità specifica è invece teatro del passaggio epocale dagli abiti stile impero a quella che diventerà poi la foggia vittoriana e, infine, quella moderna.
La vita dei vestiti infatti si abbassa drasticamente, andando a posizionarsi pressappoco all'altezza dell'ombelico e abbandonando la foggia tagliata sotto il seno [quella che fa sembrare ogni ragazza incinta, per intenderci, anche con i capi moderni].
Gli abiti per la caccia non sono esenti dal mutamento: le gonne che erano diventate minimaliste in epoca napoleonica tornando ad essere ingombranti e vaporose, le maniche dalla forma semplice e lineare, spesso neanche decorate da bottoni, cominciarono a diventare vaporose fino ad assumere la classica foggia a palloncino, come quelle adorate da Anne Shirley.


Granduchessa
Maria Nikolaevna
Vittoriano
La moda vittoriana la conosciamo tutti, è seguendo i suoi dettami che si modificano anche gli abiti per cavalcare, si ritorna alla vita sottile, ad una altezza accettabile, le donne mantengono comunque una certa sobrietà con colori scuri o spenti, le maniche a sbuffo tipiche degli anni 20-30 lasciano il posto ad una linea più classica e maschile, vengono introdotte giacche a coda, colletti alti per le camicie, cravattini e il cilindro, che si portava fissato al capo con spilloni, contornato da tulle o sciarpe di seta e broccato che dovevano svolazzare intorno al capo dell'amazzone.


Famosissima esponente della moda vittoriana e fautrice a sua volta di questa fu Elisabetta di Baviera, imperatrice d'Austria, per gli amici, Sissi, che anche nei film ci viene riproposta con la sua grandissima passione per la caccia e l'equitazione.


Imperatrice Sissi d'Austria,
nata Elisabetta Wittelsbach
È importante ricordare che nell'abbigliamento delle amazzoni non vennero mai introdotte sottogonne rigide come crinoline oppure tournure, questo perchè sarebbero state estremamente scomode e poco pratiche durante la cavalcata, si preferì quindi adottare supporti morbidi come sottogonne di stoffa e imbottiture, ma evitare legno, metallo e stecche di balena.
Immancabile era il bouquet all'occhiello con sei fiori diversi non doveva essere più grande d'un Luigi d'oro.


Edoardiano
L'epoca edoardiana segna la fine dell'evoluzione della moda dell'amazzone, non perchè Edoardo e compari abbiano distrutto tutto ciò, bensì perchè con l'invenzione dell'automobile e di altri mezzi di trasporto, con l'urbanizzazione massiccia si iniziò a cavalcare sempre meno anche tra gli habitué; qui gli abiti della fine dell'Ottocento, striminziti, attilati e che segnavano tremendamente il fisico della cavallerizza si assestano su una foggia ancora più maschile, le gonne perdono il soto substrati di pizzi, tulle e supporti, diventando solo tessuto con sottoveste, le giacche rimangono strette sul petto, ma si modificano le maniche, diventando strette all'avambraccio, ma a sbuffo tra le spalle e il gomito. I colletti delle camicie sono ora rigidi e altissimi, abbinati a cravattini da uomo, così come maschile è la foggia dei fuanti e dei polsini spessi e inamidati.


Per rendere un'idea, comunque, di quanto ancosa ci fosse da fare per quanto riguarda abitudini ed emancipazione, aggiungo solo che bisognerà aspettare la fine della Prima Guerra Mondiale perchè anche le donne inizino a cavalcare abitualmente con la sella da uomo senza che questo sembri uno scandalo.




Curiosità
Gli abiti d'Amazzone piu' eleganti erano quelli del celebre sarto parigino Humann, i cilindri quelli di Gibus il piu' noto cappellaio di quei tempi, l'ombrellaio Verdier vendeva graziosi bastoncini da Cavaliere combinati con un minuscolo parasole.


Le signore per bene preferivano vestirsi in blu scuro mentre le donne di facili costumi salivano a cavallo in abiti verdi o celesti e con cappelli Rembrandteschi a piuma ondeggiante.




Link interessanti
Side Saddle Museum - History of Riding Habits
I Like Historical Clothings - Paintings Riding Habits
I Like Historical Clothings - Paintings Riding Habits part 2
I Like Historical Cothings - Fashion Plate Riding Habit


Kristina Harris - Authentic Victorian Fashion Patterns: A Complete Lady's Wardrobe


Beh, spero che l'approfondimento sia stato interessante.
Ci sentiamo presto,
ciao!









Mauser

9 commenti:

  1. Senza seno? Cioè si riteneva che una donna a cavallo fosse talmente poco femminile da perdere addirittura i suoi attributi?

    In quanto a Caligola, doveva essere senz'altro parecchio affezionato al suo cavallo, se "era solito portarsi a cena uno dei suoi cavalli, che aveva chiamato Incitatus, e gli offriva orzo e beveva vino alla sua salute da calici dorati"
    http://www.ilpost.it/2010/06/26/caligola-cavallo-senatore-antica-roma-leggenda/

    Sono pazzi, questi romani!

    Sara

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  2. La tradizione dell'amazzone senza il seno, spesso identificato con il destro, era da ricercarsi nel fatto che fossero donne guerriere che combattevano a cavallo e, quindi, con arco e frecce, motivo per cui, per tendere meglio l'arco, il seno destro sarebbe stato d'impicco (O.O)

    Per quanto riguarda Caligola, io sarei più preoccupata dell'influenza che il cavallo poteva avere dalla presenza continua di un simile padrone... io sto dalla parte del cavallo.

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  3. Come sempre eccellente post! Anche se come hai ribadito te c'entra poco con le vere amazzoni, io ho cavalcato all'amazzone, e devo dire che benché scomodissimo ( non so come facessero) ha anche il suo fascino! Ti senti meno mascolina che non cavalcando normalmente... Prima certo era diverso, visto che non c'erano alternative che andare a cavallo, ma ora che è solo un hobby o uno sport, io personalmente mi sentivo perdere in femminilità andando a cavallo ( anche se ci acquisti in portamento) e devo dire che cavalcare all'amazzone è molto più da donna.
    Comunque bel post!
    Ah...tu vai a cavallo Monica?

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  4. La mia ultima esperienza a cavallo credo risalga ad una dozzina d'anni fa, mi facevano fare il giro del recinto in groppa ad una puledra mansueta, imbracata come neanche i paracadutisti, dopo di allora purtroppo non sono più stata, un po' perchè dalle mie parti è già qualcosa se abbiamo i giardinetti, figuriamoci un maneggio e un po' perchè anche in vacanza non sempre se ne ha la possibilità, ma mi sono ripromessa, se l'anno prossimo tornerò in montagna, di andarci assolutamente, forse non imparerò a cavalcare, ma fare i giretti mi piace da morire ^__^

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  5. Sono basita! E' un po' quello che mi sono sentita dire (chiaramente da un uomo) quando ho iniziato a suonare la chitarra: "vedrai che la posizione classica ti sarà d'impiccio, perché, essendo donna..." ti giuro che non capivo dove volesse andare a parare; poi me l'ha spiegato. Onestamente, la presenza del seno, destro o sinistro che fosse, non mi ha mai procurato disagio.

    In quanto al cavalcare, se mi posso permettere, mia cugina ha un maneggio e va a cavallo da una vita e conosco ben poche donne più femminili di lei! Che, naturalmente, è una patita di Jane Austen e del periodo Regency-Vittoriano. (ma il cosiddetto "intermezzo" quando è saltato fuori?)

    Sara

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  6. Cara Sara, comprendo la tua rustrazione nell'esserti sentita dire questo e non comprendo invece la visione che hanno gli uomini della cosa: ho tirato con l'arco e posso assicurare, il seno non mi ha mai dato problemi (orgogliosamente posso anche affermare di non essere piatta come una tavola da stiro), probabilmente la loro visione è determinata da qualche conclusione pregiudizievole o senso comune errato, non lo capisco. Certo il seno alle volte è fastidioso, io lo detesto quando mi costringe a prendere taglie in più delle camicie perchè sennò mi tirano i bottoni, ma non in quel caso!
    D'altra parte, considerando che c'è ancora gente che crede che essendo donne nella vita si sarà favorite (??? O.O) non mi stupisco più di niente.

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  7. Sorry, ne ho scordato un pezzo... l'intermezzo è il nome con cui chiamo l'anomalo periodo storico che va dal 1815 al 1831.
    Ufficialmente siamo ancora in pieno periodo Georgiano, con Giorgio IV a governare l'Inghilterra, tuttavia per la moda questo periodo è anomalo perchè ci si sta allontanando dallo stile impero che fino ad allora aveva dettato legge dopo l'ascesa napoleonica con i suoi canoni estetici.
    In questi anni la vita degli abiti si abbassa, le stoffe diventano coloratissime, piume e volant per ogni dove, fiocchi, ecc.
    Personalmente mi piace molto, ma non avendo un nome ufficiale l'ho appunto chiamato intermezzo per indicare la sua posizione tra il classico regency e il puro vittoriano.

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  8. Ma quella tenuta da amazzone non era del 1830? Hai scritto 1930! :D

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  9. Seguo con interesse il suo blog perchè ricco di particolari e ammiro la sua passione perchè conosco la fatica che comporta. Nei miei approfondimenti non dimentico mai di consultare le sue pagine. Complimenti.

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