Conosciuta la potenziale anima gemella, abbiamo analizzato qualche dettaglio su come corteggiare una dama, cosa era lecito fare o non fare, con quanta fretta procedere e siamo giunti al fantomatico momento del grande sì, con due giovani pronti ad iniziare una vita insieme.
Magnifico, siamo più o meno a metà strada, manca però ancora la parte fondamentale, ovvero il matrimonio vero e proprio, ottenuto oppure no il consenso da parte dei genitori di lei.
L'organizzazione di un matrimonio, si sa, è cosa assai grandiosa e piena di imprevisti, rappresenta anche una discreta spesa economica per chi pagherà ed un impegno sociale notevole nell'invitare al banchetto, nel caso se ne voglia organizzare uno, gli invitati in quantità sicuramente superiore a coloro che saranno stati presenti alla funzione religiosa.
Un matrimonio è sempre una questione che riguarda più persone oltre ai due sposi e forse è anche un bene, visto che gli occhi e i cervelli di chi lha già vissuto o chi sa come gira il mondo possono sicuramente aiutare nell'organizzare e programmare un evento simile.
Dove celebrare il matrimonio
Il luogo non è da sottovalutare, nello specifico, di solito l'unione di una coppia viene celebrata presso la residenza di lei, dei suoi tutori o amici presso cui risiede, oppure nella chiesa che è solita frequentare, con il rinfresco a casa di lei.
Naturalmente il tutto è fattibile esclusivamente se sussiste l'approvazione paterna, altrimenti non credo che la nostra bella potrebbe oranizzare qualcosa nella casa da cui è stata cacciata... in questo discorso parlerò prendendo per certo il consenso del padre, tanto per facilitare le cose, delle fughe d'amore parleremo più approfonditamente più avanti.
In alcune famiglie l'usanza è quella di sposarsi tra pochi intimi, amici e parenti, questa scelta è richiesta anche nel caso sussistano dei precedenti, come per i cosiddetti matrimoni riparatori, cioè se la ragazza e il fidanzato avevano già fatto l'amore, oppure lei era rimasta incinta o, ancora, nel caso lei non fosse più vergine e qualcuno si sia ugualmente offerto di sposarla.
In questi casi, pur di non rendere troppo pubblico lo scandalo, solitamente si preferiva una cerimonia ristretta.
Nelle famiglie più importanti e facoltose, invece, un matrimonio era sempre un fatto sociale (e lo è ancora oggi, basta vedere quanto vengono sponsorizzate dai mass media i matrimoni di vip e reali), la classica scusa per organizzare una festa grandiosa invitando tutte le personalità di spicco, anche perchè in una famiglia di antico lignaggio, se una ragazza decidesse di sposare un uomo di una classe inferiore verrebbe automaticamente radiata dall'albero genealogico, analogamente, se fosse il figlio maschio a perdere la testa per una donna non indicata al suo status, egli verrebbe estromesso dagli affari e dalla linea di discendenza, passando automaticamente la posizione di erede al fratello più giovane. Se questi non dovesse esistere, allora i piani della famiglia per ostacolare le nozze del primogenito sarebbero tanto machiavellici da impedirlo per certo.
Che io ricordi in tutta la marea di scartoffie che leggo quotidianamente, un solo caso mi ha colpita in tal senso, ovvero quello del fratello della Principessa Sissi d'Austria che, se rammentate il secondo film della trilogia, ha sposato una ragazza di umili origini e il padre, intercedento per lui presso l'Imperatore, ha fatto nominare la ragazza Baronessa Persico Reale per metterci una pezza.
Ma anche qui immaginiamo che tutto sia filato liscio, che la controparte del loro fanciullino adorato sia quella giusta per portare avanti l'antico nome della famiglia, in quel caso il banchetto che si sarebbe organizzato sarebbe stato qualcosa di grandioso e fantastico, fastoso e opulento.
Le partecipazioni
In entrambi i casi, sia che il matrimonio sia tra pochi intimi, sia che si tratti di un evento memorabile, è buona norma per la famiglia spedire agli invitati le partecipazioni di nozze.
Al riguardo esistono due scuole di pensiero sul modo di realizzazione: il primo, più semplice, prevede che la partecipazione sia stampata in una tipografia, con un metodo più o meno simile a quello moderno; nel secondo caso, invece,la partecipazione viene appositamente vergata e disegnata da bravissimi scrivani o calligrafi, il cui mesteiere era proprio quello di realizzare documenti ufficiali e simili per le occasioni più importaznti. Inutile dire che nella seconda casistica il risultato sarà grandemente migliore, ma decisamente più costoso.
In entrambe le scelte, la scritta era realizzata su cartoncino bristol sottile di dimensioni rettangolari o quadrate, ma questa moda e le dimensioni al riguardo variarono moltissimo nel corso del tempo; da un certo momento in poi divennero particolarmente utilizzati rilievi a pressioni.
Oltre alla partecipazione di nozze, nella busta erano contenuti anche i rispettivi biglietti da visita.
In ogni caso e stile si voglia realizzare la propria partecipazione, lo schema con cui disporre nomi, date e quant'altro era comunque molto rigido.
Nello specifico, nella metà superiore del foglio era sistemato il monogamma, questo era composto dall'iniziale del cognome dei due sposi, intrecciate insieme. Questo monogramma veniva stampato anche sulla busta che contiene la partecipazione, sull'aletta di chiusura.
Sotto il monogramma, nella parte inferiore, era la causa dell'invito, fatta da parte dei genitori di lei, quindi, facendo un esempio, si sarebbe potuto trovare
Mr. & Mrs. Collins, in occasione del matrimonio della loro figlia M. Louise con Jay H. Sabray; La cerimonia si terrà alle ore 12.00 presso la loro residenza
Seguivano una lista di note, ovvero se era gradito l'abito da sera (per i matrimoni e i banchetti che si protraevano oltre la cena), se erano ben accetti i regali e quant'altro.
Accompagnavano il tutto due nuovi biglietti da visita firmati, rispettivamente
Mr. & Mrs. Jay H. Sabray
Cioè quello che da quel momento sarà il biglietto di famiglia degli sposi, e un secondo, quello con il nome e cognome da nubile della ragazza, nel nostro casoM. Louise Collins
Organizzazione e spese
Le spese del matrimonio, così come quelle dell'acquisto di abiti e accessori e per l'intrattenimento degli ospiti erano interamente sostenute dallo sposo o dalla di lui famiglia, secondo il pensiero che saebbe stato proprio lui ad avere, poi, il premio, cioè la ragazza, ed era quindi buona cosa che pagasse per averlo.
Come richiedono sia la religione che la legge, il matrimonio era usanza che fosse celebrato da un prete o pastore oppure da un magistrato. In entrambi i casi i due sposi firmeranno poi gli atti perchè l'unione sia valida e vincolante sia legalmente che religiosamente.
Nel caso fosse un religioso a celebrare la cerimonia, era usanza, sebbene non scritta, che si versasse a lui un piccolo contributo, questo andava non solo al pastore, ma anche per il sostentamento della parrocchia.
All'epoca era pensiero comune che i due novelli sposi non iniziassero subito la loro esistenza insieme in maniera troppo ricca e dispendiosa, ma piuttosto che coltivassero la ricchezza anno dopo anno, imparando ad amministrare con giudizio le loro finanze e i loro beni.
Il giorno del matrimonio
Il giorno del matrimnio era il giono più felice della vita di una ragazza dell'epoca vittoriana, dovrebbe esserlo ancora oggi, ma i fatti tristemente smentiscono quest'idea, suggerendo invece che matrimonio e cerimonia stiano diventando sempre più una scusa per organizzare una specie di "festa in costume" con poca valenza religiosa.
Più ancora del giorno più felice della vita di una ragazza, il dì del matrimonio era il giorno più felice della vita di una madre, finalmente certa che la sua figliola non solo si sarebbe sposata (cosa non da poco vista l'inflazione di femmine in Inghilterra, come Elizabeth Bennet ci ricorda più e più volte), ma lo avrebbe fatto "bene", con qualcuno in grado di proteggerla e mantenerla nella vita che aveva condotto fino ad allora.
Sposarsi, è proprio il caso di dirlo, era l'ambizione femminile di allora.
La scelta del mese e del giorno del matrimonio è sempre qualcosa di difficile, nella società vittoriana questa scelta era ponderata da mille tradizioni provenienti sia da credenze popolari che da miti religiosi.
Il mese più comune per i matrimoni era Giugno, questo perchè è il mese dedicato alla dea romana Giugnone, patrona della famiglia e del matrimonio, oltre che portatrice di fertilità e prosperità.
Se il matrimonio era fertile e benvoluto, la sposa avrebbe partorito il primo figlio a primavera [questi Victorians non perdevano proprio tempo, eh -.- al giorno d'oggi di solito si aspetta qualche anno prima di mettere su famiglia, intanto per vedere se l'unione funziona e poi anche per avere una certa stabilità economica].
Se fate un minimo di mente locale, senz'altro rammenterete la canzone del musical Sette spose per sette fratelli con la brava Jane Powell nei panni di Milly e una miriade di fratelli Ponthypee dai capelli rossi. La canzone che cantano le ragazze mentre sognano l'amore nella soffitta fa pressappoco così:
LIZA
Oh, they say when you marry in June,
You're a bride all your life.
SARAH
And the bridegroom who marries in June
Gets a sweetheart for a wife.
RUTH
Winter weddings can be gay
Like a Christmas holiday.
MARTHA
But the June bride hears the song
Of the spring that lasts all summer long.
DORCAS
By the light of the silvery moon
Home you ride, side by side
LIZA
With the echo of Mendelssohn's tune
LIZA, SARAH & ALICE
In your hearts as you ride
ALL BRIDES
For they say when you marry in June,
You will always be a bride.
LIZA
The day a maiden marries is a day she carries through the years
MARTHA & DORCAS
The Church is full of flowers, bridal showers all passe
ALL BRIDES
The groom's waiting at the altar, here comes the bride,
They're each promising to love and obey.
LIZA
There's madness celebrating
Every bridesmaid waiting
Just to see which one of them will catch the wedding bouquet.
ALL BRIDES
For they say when you marry in June,
You will always, always, always, be a bride.
ALICE, SARAH & DORCAS
In November, the snow starts to fly,
Piling up, ankle-high.
LIZA, MARTHA & RUTH
Come December, it's up to your knee,
Still a bride's a bride-to-be.
ALL BRIDES
January, higher still,
To the parlor window sill.
MILLY
February finds a drift
And the storm that seems never to lift.
LIZA, SARAH & DORCAS
March comes in like a lion, what else?
Still the snow never melts.
LIZA & ALICE
April showers will come, so they say.
LIZA
But they don't, and it's May.
ALL BRIDES
You're about to forget the whole thing,
All at once, one day, it's Spring.
Mese scelto è già un passo avanti, ma manca ancora il giorno!
Ultimamente è usanza sposarsi di sabato, ma all'epoca sarebbe stato considerato un segno di malaugurio perchè il sabato era il giorno che si festeggiabano i sabba demoniaci; una rimetta ottocentesca ci insegna quali sono i giorni favorevoli per un matrimonio:
Marry on Monday for health, Tuesday for wealth, Wednesday the best day of all, Thursday for crosses, Friday for losses, and Saturday for no luck at all. The Sabbath day was out of the question.
È una rimetta che, con qualche variazione linguistica, ho sentito recitare anche in Italia, sebbene nessuna delle mie amiche mi voglia credere quando le dico che il sabato sarebbe un giorno decisamente poco fortunato...
Scelto mese e giorno, era compito della sposa informare il futuro consorte delle proprie decisioni e attendere la sua approvazione al riguardo, ottenuta la quale poteva passare alla parte più importante: la preparazione del corredo nuziale, la cui parte fondamentale ed imprescindibile era l'abito di nozze.
L'abito per le nozze
In passato le spose non si sono sempre vestite di bianco come è usanza moderna (sebbene alcune volte certe scelte andrebbero riprese: un matrimonio in marrone continua a sembrarmi poco appropriato, per non parlare del viola!).
Nel XVI e XVII secolo, per esempio, era usanza che le ragazze che si sposavano adolescenti vestissero in verde chiaro, come segno di fertilità (ricordiamoci che alcune ragazze si sposavano veramente presto, per esempio appena quattordicenni).
La ragazza "matura" nel fiore dei suoi vent'anni si sarebbe sposata di marrone, mentre una donna "stagionata" ovvero passati i trenta, era usanza che portasse il nero [come ai funerali???].
Fin dai tempi antichi dei sassoni (quindi prima dell'invasione normanna del 1066 d.C.), solo le spose più povere si sarebbero sposate in bianco, questo avrebbe rappresentato che non portavano nulla con sè nel matrimonio, erano quindi prive di dote.
Tutte le altre ragazze avrebbero indossato il loro abito migliore (di solito quello della domenica), poco importante il colore.
Ecco quindi perchè molte "spose in bianco" di romanzi e film sono un tantino anacronistiche, ad esempio nel telefilm della BBC Orgoglio e Pregiudizio del 1996, Lizzie e Jane si sposano entrambe lo stesso giorno, nella stessa cappella e vestite di bianco...
In epoca vittoriana il colore della gonna della sposa può portare fortuna o sfortuna alla sua futura vita, esattamente come è manifesto della sua posizione in quell'unione (ricordiamoci che non tutte le ragazze sarebbero state felici di sposarsi, magari con un uomo che non amano, decisamente più vecchio di loro da essere loro padre).
Bianco - la scelta corretta
Blu - vero amore
Giallo - vergognosa della propria scelta
Rosso - preferirebbe essere morta
Nero - vorrebbe tornare indietro e cambiare le cose
Grigio - desiderio di viaggiae lontano
Rosa - lui ti pensa sempre
Verde - vergognosa di essere vista
Solitamente una donna avrebbe riadoperato l'abito da sposa per la sua presentazione a corte dopo il matrimonio, ma con un altro corpetto.
Il bianco divenne la scelta per eccellenza nei matrimoni da quando, nel 1840, la Regina Vittoria si sposò indossando questo colore e con un analogo bouquet.
Un abito da sposa era costoso allora come lo è adesso; i primi abiti da sposa vittoriani erano formati da un corpetto piuttosto attillato ed una vaporosa gonna fatta di organza, tulle, merletto, seta, lino o cashmere. Il velo era fabbricato in fine garza, cotone o merletto.
Pressappoco i prezzi di un abito da sposa nel 1850 si aggiravano intorno ai 500$, che per l'epoca era una vera esagerazione, specie se si fa qualche paragone sul costo della vita, che ho descritto in un post di qualche tempo fa. Il velo da solo costava circa 125$.
Nel 1861 gonne decisamente più elabrate, ricamate e ornate di merletti potevano arrivare a costare addirittura 1500$.
In epoca vittoriana, quasi tutti gli abiti da sposa erano ormai bianchi, compresi quelli per le damigelle [all'estero è usanza che le damigelle della sposa siano vestite con colori e fogge in tema all'abito principale e, tristemente, avrebbe quest'idea anche una delle mie amiche, che vorrebbe infilarmi in un abito verde sedano come se fossi un salame]; il velo sul capo era fermato da una coroncina di fiori, più spesso fiori d'arancio per la sposa e roselline o fiori di stagione per le damigelle.
Oltre al velo, il corredo del vestito comprendeva dei corti guanti bianchi, un fazzoletto ricamato con le iniziali da nubile della sposa, calze di seta ricamate e scarpette basse ornate di ricami e fiocchetti.
Per le vedove
Una vedova che si fosse risposta in epoca vittoriana non avrebbe indossato l'abito bianco né i fiori d'arancio (segno di purezza e verginità) così come non ci sarebbero state damigelle nel suo corteo. In quel caso la donna avrebbe portato un abito color perla o lavanda e non ci sarebbe stato il velo.
Con il passare del tempo vennero fatte diverse concessioni alla regola e verso fine secolo una vedova poteva risposarsi con damigelle e paggetti, così come indossando colori chiari tipo avorio o salmone, ma le erano ancora peclusi veli e fiori d'arancio [sai com'è... dalle mie parti si dice che la verginità non te la possono ricucire =P].
Gioielli
I gioielli, e i diamanti nello specifico, sono sempre stati di moda. Quando, a metà dell'epoca vittoriana, i matrimoni in bianco cominciarono ad essere la regola, divennero di moda interessanti combinazioni di perle e diamanti. Anche una piccola tiara o coroncina in diamanti per il matrimonio poteva essere concessa, nel caso la famiglia fosse sufficientemente facoltosa da potersela permettere.
Tradizionalmente, i gioielli indossati dalla sposa durante il matrimonio erano un regalo del futuro marito.
Qualcosa do veccio, qualcosa di nuovo...
La classica rima in voga tra le spose che dice
Qualcosa di vecchio, qualcosa di nuovo, qualcosa di prestato, qualcosa di blu e 6 pence nella scarpa
E' ancora adesso tenuta in grandissima considerazione e molte spose anche italiane la seguono con rispetto.
Qualcosa di vecchio solitamente era una cosa di famiglia e rappresentava il legame con il passato.
Qualcosa di nuovo poteva essere il vestito o i gioielli regalati dallo sposo.
Qualcosa di prestato era un favore fatto da qualche damigella, per esempio un velo o un cappellino imprestato e andava restituito dopo la cerimonia.
Qualcosa di blu, rappresentante sinonimo di fertilità come augurio che la sposa possa al più presto mettere al mondo un erede maschio, era di solito un fazzolettino ricamato. Qualcuno però non è d'accordo con l'interpretazione che se ne dà e sostiene che il blu stia a rappresentare la fedeltà nella coppia e l'augurio che ci sia sempre.
Infine, i 6 pence nella scarpa sono un augurio di prosperità per il futuro.
In Italia i 6 pence di solito sono sostituiti da 1 cent di euro.
Il vestito dello sposo
Anche gli uomini avevano particolari esigenze di vestiario per il matrimonio.
I colori per la giacca, rigorosamente a coda, erano sui toni del blu, mentre i pantaloni grigi o tendenti al lavanda; il nero era fuori discussione per qualsiasi capo d'abbigliamento e non solo per un fatto estetico.
Il panciotto dello sposo doveva essere bianco, decorato o damascato, a seconda.
Successivamente, verso la metà del secolo, il nero cominciò ad essere accettato, così come la giacca a coda cominciò a passare di moda in favore di giacche dal taglio più classico; con quell'abbinamento erano spesso adoperati pantaloni grigi.
La moda comunque cambiava rapidamente; nel corso dell'Ottocento si alternarono diversi periodi dove erano di moda, rispettivamente: guanti perlati, giacche a coda di colore nero, panciotti chiari decorati con ricami neri. La cravatta era quasi sempre scura, mentre i pantaloni variarono la loro tonalità tra diverse gradazioni di grigio; naturalmente dopo la metà del secolo il cilindro divenne un must dello sposo.
Per quanto riguarda gli altri uomini: il padre della sposa doveva essere vestito come lo sposo e anche i valletti o i testimoni.
Damigelle, testimoni, ecc.
Il vestito delle damigelle doveva essere splendido, ma pratico allo stesso tempo perchè dopo la cerimonia sarebbe dovuto entrare a far parte del guardaroba della ragazza, che lo avrebbe indossato per altre circostanze formali.
A seconda dell'età le bambine potevano essere damigelle che spargevano fiori per la chiesa oppure portatrici degli anelli (in quel caso in coppia con qualche paggetto); se erano troppo grandi diventavano damigelle d'onore.
Per lungo tempo i matrimoni si celebrarono tutti i bianco, ma dopo qualche decennio la moda cominciò a cambiare e decretò che nel mare di candore ci fosse anche qualche nota di colore.
I vestiti dei bambini e delle bambine erano usualmente di colore bianco, fatti in mussolina e fermati in vita da una sciarpa colorata.
Bene, la parte della cerimonia vera e propria, del rifresco e, naturalmente, della luna di miele alla prossima puntata.
Tra l'altro stavo riflettendo che l'argomento matrimonio è proprio indicato al momento. Non che io stia per sposarmi, per carità, sono ancora troppo giovane e soprattutto mi manca la materia prima (qualcuno che voglia passare tutta la vita con me e io voglia fare lo stesso O.O, praticamente inesistente), ma piùche altro perchè ho avuto più amiche che hanno organizzato fidanzamenti e matrimoni di recente che negli anni passati, a cominciare da quello appena finito (sabato) a quello che deve ancora arrivare (il 29).
Speriamo bene. Certo è che come invitata quest'anno ho speso un bordello di regali e dovrò tirare un po' la cinghia...
Ora vado davvero, baci!
Mauser
bellissimi i tuoi ultimi post!
RispondiEliminaè molto importante per capire meglio i romanzi e il contesto dell'epoca! grazie ...!
Oh, finalmente riesco di nuovo a commentare!
RispondiEliminaA parte la risata regalatami con quel "praticamente inesistente" (mi associo, mi associo...), anche su questo post non posso che ringraziarti dell'impegno.
Ho però una domandina...che chiesetta é quella ritratta nella fotografia? Ho l'impressione di averla già vista, magari in qualche film, ma non ne ricordo la locazione.
Se avevo già un'idea piuttosto chiara delle dinamiche sulle unioni, la parte dedicata all'aspetto pratico é deliziosa, con quelle piccole chicche (che sembrano dettagli, ma possono davvero cambiare molto all'atto pratico di scriverne o simili) come le partecipazioni, i costi, i celebranti e persino i colori degli abiti da sposa (e con tanto di prezzi!).
Bello, bello :)
@Lhoss: sorry per il disagio, colpa mia che nella fretta di pubblicare mi era partita una ditata su un paio di opzioni che di solito non guardo neanche...
RispondiEliminaScrivere di questo argomento è stato piacevole e interessante, ci sono molti aspetti da curare in un matrimonio.
Per quanto riguarda la chiesetta è la parrocchia di St. Peter, nel villaggio di Sawrey, nella parte sud del Distretto dei Laghi.
Probabilmente l'hai riconosciuta per il film di Beatrix Potter con Renee Zellweger, Beatrix Potter infatti, dopo essersi allontanata da Londra ha abitato a Sawrey e, naturalmente, ha frequentato la locale parrocchia ^___^
A proposito di matrmoni ho scoperto che adesso esistono le partecipazioni nozze con la realtà aumentata, cioè partecipazioni che vengono scannerizzate con lo smartphone e fanno partire automaticamente un video personalizzato, molto carine.
RispondiElimina