3 gennaio 2010

...e luce fu!

Letteralmente traducibile con "Una panoramica generale sui metodi di illuminazione utilizzati nelle case dall'epoca Georgiana fino alla fine dell'era Vittoriana".
Bel titolone, vero? Ma dopo i vari post sui saponi, se non avessi fatto qualcosa del genere non credo che mi sarei mai sentita all'altezza...

E dunque parliamo un pochettino di questa luce.
Non si può certo dire che dalla Preistoria ai tempi di Maria Antonietta si fossero fatti grandi progressi, in quanto a metodi, perchè si dipendeva sempre da quel famoso fuocherello.
Che poi questo fosse fatto con olio, petrolio, grasso animale, sego e stoffa, legna o chissà cosa, è un dettaglio trascurabile.
Eh già, quelli erano proprio gli strumenti utilizzati per le lampade di una volta, quando l'elettricità era ancora un optional da inventare.

Lampade a olio, petrolio e grasso
Le lampade di questo tipo erano senz'altro le più diffuse per via della loro fiamma che produceva una luminosità diffusa e abbastanza potente da rischiarare 1/4 di una stanza [caspita che percentuale!].
Oltre ad essere molto longeve, erano anche piuttosto economiche, visto che nei secoli passati, dagli animali macellati si recuperava assolutamente tutto.

La loro origine è antichissima e già greci e romani ne facevano uso; come combustibile veniva impiegato olio di oliva, mentre nelle popolazioni orientali e mediorientali, presumibilmente da dove greci e romani avevano importato l'invenzione, si utilizzava il petrolio.
Naturalmente nel bacino del Mediterraneo, per mancanza di questa sostanza, si dovrà attendere la seconda metà dell'Ottocento per un impiego diffuso del petrolio come combustibile, altrimenti considerato una mera
sostanza scura e dall'odore sgradevole, tipicamente estratta nelle regioni desertiche della Siria e della Persia

come riporta la definizione di un dizionario tardo settecentesco.
Non molto lusinghiera, come cosa, ma assolutamente veritiera.

L'evoluzione di questo tipo di lampada ha attraversato stadi diversi a seconda dei materiali adoperati come recipienti.
Se inizialmente la terracotta era considerata ideale per questo genere di luminaria (ancora molto adoperata nei paesi arabi più tradizionalisti), nel corso dei secoli venne soppiantata dal bronzo, dal ferro e dal rame.

La forma delle lampade di questo genere poteva spaziare dalla classica "lampada di Aladino", ovvero con un recipiente ovale o rotondo da cui partiva un beccuccio presso cui usciva la fiamma, oppure da forme più complesse composte da un serbatoio e più becchi nelle versione medievali e poi settecentesche. Saltuariamente, nei modelli "portatili", al tutto era fissato un lungo stelo con cui si poteva portare in giro la luce, oppure appenderla alle pareti tramite ganci e lunghe catenelle.

Quando l'arte della decorazione del metallo si affinò, a queste lampade vennero aggiunte figure cesellate e forme particolari.
La lampada a olio era anche la più adoperata nei lavori in miniera, ma sarà solo verso la fine dell'Ottocento che venne sostituita con un modellopiù sicuro per la salute dei minatori e degli altri lavoratori.

Al giorno d'oggi esistono ancora dell varianti di questo tipo di lampada che adoperano come combustibile il kerosene anzichè olii o petrolio.
Molto utilizzato era anche il grasso animale che, tuttavia, produceva un odore molto sgradevole e un fumo piuttosto scuro.


Le candele
La forma della candela è nota a tutti: uno stoppino di stoffa o canapa fuoriesce da una amalgama di combustibile solido.
Generalmente siamo abituati a vedere candele di cera e in effetti sono il tipo più diffuso.
La cera di una candela deve avere diverse proprietà, in modo che lo stoppino non bruci troppo rapidamente e non la consumi in tempi rapidi, ma allo stesso tempo deve permettere che si propaghi sufficiente fiamma da illuminare quanto richiesto senza affaticare troppo la vista.
La cera più pregiata per le candele è la stearina, di origine minerale, che tra le sue virtù consente anche di fare sì che la candela non coli; esistono comunque candele di cera animale, come la cera d'api, o vegetale, tratte da alcune proprietà della soia, diffuse molto in Oriente. La cera più comune però è ancora la paraffina.

Il principio di funzionamento della candela prevede che la la cera che è sullo stoppino vaporizzi per il calore della fiamma.
Una volta allo stato gassoso, essa si combina con l'ossigeno dell'atmosfera formando la fiamma. Questa fiamma produce calore sufficiente a mantenere accesa la candela tramite la seguente catena di eventi: il calore della fiamma scioglie la parte superiore della massa di combustibile, che sale lungo lo stoppino per capillarità, ed infine il combustibile liquefatto viene vaporizzato e brucia all'interno della fiamma.
La cera posta sul bordo della candela è raffreddata dalla corrente ascensionale dell'aria richiamata dalla fiamma, in questo modo si forma uno scodellino di cera liquida contornato da una sottile parete di cera solida.

Prima della diffusione dell'elettricità, le candele erano una fonte comune di illuminazione, sia prima della lampada ad olio, che in seguito, affiancandosi ad essa.
Grazie alla disponibilità locale e al costo dei materiali, per molti secoli, fino al diciannovesimo, le candele furono più comuni nel Nord Europa, mentre le lampade ad olio d'oliva erano diffuse nell'Europa mediterranea.
Era quindi normale trovare candele per l'illuminazione anche nelle famiglie più povere dell'epoca Georgiana e Vittoriana, specialmente candele di sego.

Soprattutto nelle famiglie di minatori, le candele erano molto adoperate per illuminare l'abitazione: i datori di lavoro, infatti, erano soliti assegnare candele ai loro dipendenti, a volte per buon cuore, a volte come compenso extra (o perchè mancavano i soldi) e a volte sotto compenso.
Le candele date ai minatori erano spesso verniciate con colori riconoscibili, come il rosso o il blu, in questo modo si poteva sempre controllare che illavoratore non rubasse le candele che, invece, erano in miniera.

Illuminazione elettrica
La lampadina è un dispositivo elettrico specificamente progettato per produrre luce; a questo scopo può utilizzare differenti tecnologie, ma sono tutte basate sull'utilizzo dell'energia elettrica, ovvero l'eccitazione che si crea in un flusso costante di elettroni.

Certamente la lampada elettrica è la più giovane delle forme di illuminazione utilizzate nei periodi in analisi; la dimostrazione della prima lampada ad arco è del 1802 ad opera di Humphry Davy (ve lo ricordate? Abbiamo parlato di lui nel post dedicato alla Royal Society di cui è stato esimio membro), cfr. Royal Society e Invenzioni Georgiane.

I più famosi legati a quest'invenzione furono, tuttavia, Thomas Edison e Joseph Wilson Swan che nel 1880, cioè 76 anni dopo, brevettarono la lampada ad incandescenza con filamento di carbonio.
Un'invenzione giudicata dalla Scienza dell'epoca assolutamente inutile per la brevità dell'illuminazione che forniva.
Sarà solamente nel 1903, dioè due anni dopo la morte di Vittoria (quindi fuori dal nostro raggio temporale di studio) che Coolidge sostituirà il debole filamente di carbonio con uno di tungsteno (wolframio, se preferite), dando il via all'utilizzo e alla produzione di lampade a incadescenza di massa.

Le usiamo ancora oggi.
A tale proposito, visto che il mondo gira, vi segnalo che dal settembre di quest'anno (2010) le lampade a incandescenza (in special modo quelle con filamento di tungsteno) andranno fuorilegge per decreto del Parlamento Europeo. Si inizierà con quelle da 75W per proseguire, nel settembre 2011, con un voltaggio nferiore, 60. Il processo terminerà nel settenbre 2012, quando tutte le lampade a incandescenza di qualsiasi potenza verranno ritirate dal mercato e messe fuorilegge.

A causa del costo elevatissimo, soprattutto agli inizi, e della necessità di avere un impianto cablato e funzionante fino a casa, l'illuminazione elettrica non venne di fatto utilizzata massivamente fino a dopo la Seconda Guerra Mondiale.


Pericoli
A causa, tuttavia, della combustione che dà luogo alla fiamma, candele e lampade a olio erano tra le principali fonti di pericolo per incendio.
Era infatti estremamente facile rovesciare un portacandele o una lampada, magari per disattenzione, inoltre è da considerare che la maggior parte delle abitazioni era all'epoca fatta di legno, materiale che, come si sa, è facilmente infiammabile.
In Giappone i molteplici incendi della capitale Tokyo durante l'Ottocento a causa di illuminazioni a fiamma vengono chiamati "I fiori di Tokyo", soprattutto per la rapidità con cui scoppiavano (dopo la restaurazione Meiji o Restaurazione Imperiale, 1868).

Anche Londra è stata teatro di grandi incendi, sebbene nati per cause sconosciute, come quelli che nel Seicento distrussero più volte la città.

Candele e lampade a olio erano inoltre parzialmente pericolose per la salute a causa dei vapori tossici che producevano, dei prodotti della combustione CO e CO2 e, in alcuni casi, delle esalazioni tossiche, come nei modelli di candela che impiegavano piombo, fuorilegge dal 1970.

Oltre a questo le candele e le lampade erano particolarmente dannose per l'ambiente, rovinando muri e stanze con la loro fiamma che lasciava aloni scuri e ingialliva le camere, specialmente se erano applicate carte da parati.

C'erano inoltre molti disturbi della vista che sorgevano a causa dello svolgimento di lavori in condizione di luce non adeguate.
Lavorare dopo il tramonto, infatti, era piuttosto comune, ma l'illuminazione a disposizione spesso non era sufficiente, in questo modo la vista veniva notevolmente sforzata nel tentativo di mettere a fuoco particolari in ombra, facendo quindi sorgere malattie di vario genere, soprattutto miopia, una condizione quasi totale nelle persone oltre i cinquant'anni durante l'Ottocento.


Da quanto ho letto e scritto posso dire che il processo di diffusione della luce per la strada e nelle case è stato lento, ma fondamentale.
Attraverso lo strumento delle lampade e delle candele si poteva prolungare il tempo di lavoro dopo il tramonto e nelle giornate piovose, particolarmente frequenti in alcune stagioni.

Ciao a tutti



Mauser


5 commenti:

  1. Bellissimo post!!
    Posso aggiungere soltanto che la prima città (europea, suppongo) dotata di illuminazione notturna fu la Parigi di Napoleone III, chiamata poi per questo la Ville Lumière ^__^
    Fino a quel momento i poveri parigini brancolavano nel buio dopo il tramonto... (u.u come tutti del resto!)
    Se non sbaglio questa innovazione fu consequenziale a quella della creazione dei famosi Boulevard... ma non vorrei dire scemenze X3

    RispondiElimina
  2. Ho una domanda: che tu sappia, se una lampada ad olio cadeva e si rompeva, poteva in un certo senso "esplodere"? Nel senso, se si rompeva era possibile che l'olio sparso potesse prendere fuoco facilmente?

    RispondiElimina
  3. In effetti sì, era cosa abbastanza frequente, infatti cadendo l'olio o il combustibile liquido si allargava sulla superficie ed era facile che lo stoppino lo infiammasse cadendo a sua volta. Gli incendi domestici dovuti a questo tipo di incidenti erano molto diffusi, altrettanto disastrosi visto che le case erano fatte di materiali come legno e paglia, quindi prendevano fuoco facilmente.
    Però non credo che "esplodessero", questo perchè si trattava di combustibili che emettevano una minima dose di gas incombusti quando bruciavano: ad esempio la benzina è molto pericolosa perchè invece emette gas incombusti che a contatto con l'aria o un catalizzatore (solitamente una fiamma o una scarica elettrica) prendono fuoco.

    RispondiElimina
  4. Ti ringrazio. ^^ Mi sei stata di grande aiuto! :)

    RispondiElimina
  5. Mi rendo conto che non mi ero mai chiesta come funzionasse di preciso una candela, mi sembra una cosa così banale, e invece...
    Post interessantissimo! Come sempre, del resto, su questo blog! :)

    RispondiElimina



Hai qualche idea?
Vorresti approfondire un argomento particolare?
Ci sono curiosità di cui vorresti scrivessimo?

Manda una mail a
georgianagarden@gmail.com