26 agosto 2010

Giorgio III - condotta politica e gestione del potere

Continuiamo il nostro approfondimento sul nostro amico Giorgio III.
Nel post precedente, Giorgio III, generalità e vita privata, avevamo parlato della sua storia personale, delle date che avevano caratterizzato la sua vita e di ciò che l'aveva segnata.
In questo cambiamo completamente registro e ci dedichiamo ad una analisi approfondita della sua linea di condotta politica e di governo.

Ho volutamente lasciato trascorrere un paio di giorni tra il primo post e questo perchè possiate metabolizzare bene tutte le informazioni che vi ho passato, alcuni riferimenti della vita di Giorgio avranno riscontri sulla sua condotta politica ecc.
Eppoi anche perchè questo post è stato così lungo da scrivere che di fare le cose di fretta me ne scappava la voglia, sebbene l'argomento sia veramente interessante e mi abbia dato modo di fare riflessioni ed approfondimenti sui quali non mi ero mai soffermata, specie sulla giustificazione di alcuni comportamenti di Giorgio.
Quindi... cominciamo!


King George III
by Matthew Brown
Giorgio III viene spesso ricordato dalla storia solo per due eventi abbastanza disastrosi: la Guerra dei sette anni e la dichiarazione d'indipendenza delle colonie americane, che all'epoca della salita al trono del re erano ancora proprietà inglese.

Ma in realtà Giorgio III ha fatto da protagonista a molte altre vicende storiche importanti, ad esempio le campagne contro Napoleone, il congresso di Vienna, il Royal Marriage Act, l'Atto d'Unione con cui Inghilterra e Irlanda si unificarono definitivamente, ecc.

L'ascesa al trono di Giorgio fu molto benvoluta dalla popolazione inglese, che vedevain lui un sovrano nuovo e INGLESE; il fatto che i suoi predecessori fossero entrambi di nazionalità germanica, nati e cresciuti su suolo tedesco, con una mentalità molto crucca, non aveva contribuito a renderli amati dal loro nuovo popolo, per questo la casata di Hanover salita al trono britannico aveva riscosso tiepidi festeggiamenti in occasione delle grandi ricorrenze reali.
Ma Giorgio III era inglese e, come si è detto, questo fatto lo rese benvoluto e acclamato e il popolo, felice di questa svolta, fu più propenso a perdonare in lui alcuni errori di gioventù e alcuni comportamenti impulsivi e non ragionati, come non aveva fatto con gli agi e i lussi di cui si erano contornati Giorgio I e Giorgio II; anche Giorgio IV per la sua vita dissoluta e la sua condotta menefreghista non riscosse la popolarità del genitore, con cui vi furono continui contrasti.

A dispetto di ciò, però, i primi anni del governo di Giorgio vennero contraddistinti da un'instabilità politica notevole, soprattutto originatasi a causa della partecipazione alla Guerra dei Sette anni al fianco della Prussia e dai comportamenti del re, che era senz'altro giovane e inesperto nella guida di uno stato.


Politica accentratrice
Di orientamento apertamente Tory (cioè tradizionalista), cosa della quale non mi stupisco affatto, Giorgio III cercò in ogni modo di favorire il partito radicale piuttosto che la sua controparte Whig (riformisti), arrivando addirittura quasi ad estinguere questi ultimi dalla politica inglese.
King George III
by Thomas Gainborough
Questo lasciava presagire già da allora quale sarebbe diventata la linea politica del re (peraltro influenzata dalla madre); Giorgio infatti cercò di accaparrarsi il controllo totale della politica inglese, sebbene non sempre con mezzi lgittimi. Corrompendo i ministri in Parlamento e i personaggi più influenti della scena politica, Giorgio si aggiudicò il supporto necessario a far passare qualsiasi legge e riforma [questo non vi dice nulla??? Non vi ricorda una certa situazione italiana...], come il Royal Marriage Act, che a conti fatti non aveva il quorum necessario per essere approvato alle Camere.
Oltre alla corruzione, non proprio un comportamento esemplare, Giorgio III si dimostrò abile nello scegliere ministri affidabili (nel senso di affidabili per lui, che facessero ciò che volea), ma anche retti di spirito e capaci di gestire situazioni spinose e delicatissime.
Tra questi Frederick North e William Pitt il Giovane.
Alcune volte Giorgio III, nella sua frenetica ricerca di personaggi che lo assecondassero e supportassero incondizionatamente nelle sue idee politiche e nelle sue manovre, fu vittima di inetti senza capacità che lo lecchinarono perbene, ma che all fine non conclusero seriamente nulla che aiutasse o lui o la nazione, finendo per fare grandi pasticci burocratici e attirarsi il malcontento popolare.


Tra monarchia assoluta e monarchia parlmentare
Il controllo totale che Giorgio III cercò di avere sulla politica inglese è un segno evidente di quanto fosse difficile mantenere un paese costituzionale in un mondo ancora governato dall'Ancien Regime, in Inghilterra qualsiasi riforma, per quanto proposta con la migliore delle intenzioni, corretta o scorretta che fosse, passava dal Parlamento, il che è uno dei fondamenti della democrazia. Tuttavia il resto del mondo politico era ancora assestato sulle basi di una monarchia assoluta, dell'Ancien Regime, che per quanto distorto dai capricci di sovrani e ministri, consentiva una flessibilità di idee e di interventi superiore a quella di una nazione Parlamentare.

Mi spiego meglio: se in Francia c'era da prendere una decisione riguardo le tasse sul grano, ne avrebbero discusso tra loro i ministri preposti e la firma finale sarebbe stata del re. La legge doveva essere controllata e approvata da un numero minimo di alte cariche, il che snelliva, se non la burocrazia, almeno i tempi, che si assistevano sui 3 mesi di discussione e approntamento.
La stessa legge in Inghilterra, doveva essere presentata ai ministri che l'approvassero, visionata dal re e dal Parlamento e approvata da DUE Camere!
Signori... conoscendo i tempi della burocrazia, specie di quella italiana, è evidente che il processo avrebbe richiesto almeno 6 mesi tra tempi costituzionali e tempi morti, sempre che andasse tutto liscio e che la suddetta legge non andasse modificata e ridiscussa.

In un mondo governato dalla monarchia assoluta, un paese a monarchia parlamentare si trovava svantaggiato dal punto di vista del "tempo", solo contro tutti.
È vero che l'Inghilterra era stata l'unico paese con un Parlamento per diversi secoli, o comunque uno dei pochissimi, ma nel Settecento il ruolo di monarchi vari mutò rispetto al passato e tutti sappiamo che la lunga mano della monarchia non fu mai tanto lunga come in questo periodo, intrallazzando e gestendo le cose come pareva e piaceva ai re, tanto che qualcuno disse basta (ogni riferimento alla Rivoluzione Francese è puramente casual =P), insomma, per qualche tempo la tentazione assolutista ci fu, ma non fu neanche presa in considerazione.

Per spiegare la cosa vi riporto un esempio: il confronto che farò adesso non è molto pertinente con Giorgio III, ma lo è per spiegarvi la situazione politica in cui ci stiamo muovendo e il perchè non dovremmo condannare duramente Giorgio III per la sua politica accentratrice; l'esempio è quello del caso della nave Amistad, su cui è stato fatto anche un bel film piuttosto realistico con Anthony Hopkins, Morgan Freeman e Matthew McConaughey.
C'è una parte del film in cui la Regina Isabella II di Spagna (l'ambientazione è il 1837) si lamenta via lettera con il Presidente degli Stati Uniti per la lentezza burocratica che il caso Amistad sta avendo, quando in Spagna sarebbe stato risolto in brevissimo tempo secondo i suoi desideri, mentre là si dava ancora ascolto ai cavilli e alle proteste di un avvocatuccio di provincia, di un gruppo di schiavi e di alcuni abolizionisti senza rilievo.

L'ambasciatore spagnolo riferisce, in merito:
Ciò che più sconcerta sua Maestà è tutta questa indipendenza dei tribunali americani

Ebbene, in quel frangente Anthony Hopkins, che interpreta il 6° presidente USA, ormai in pensione, John Quincy Adams, dice una cosa molto realistica:

Ciò che sua Maestà desidera è un tribunale che si comporti come fanno i suoi.
I tribunali con cui questa bambina di undici anni si balocca nel suo magico regno chiamato Spagna. Un tribunale che fa ciò che gli viene ordinato, un tribunale con cui si giocherella come si fa con una bambola.
Un tribunale, caso bizzarro, del quale il nostro Presidente andrebbe fierissimo.

Un tribunale che segue il suo volere ignorando la legittimità delle azioni compiute.

Questa era la monarchia assoluta, dove una bambina (Isabella II ha una dozzina d'anni) gestisce la politica spagnola e fa il bello e il cattivo tempo su questioni internazionali che coinvolgono la vita e la libertà degli uomini.
Non confondiamo quindi l'assolutismo di Giorgio III, per quanto egli fosse un re da tacchi rossi con quella che era davvero la monarchi assoluta; Giorgio non tentò mai di cambiare la natura politica inglese, cercò semplicemente di indirizzarla in una strada unita, perchè troppe fazioni e troppe linee di pensiero e di condotta, nel clima che regnava, avrebbero distrutto il Paese.

Egoista sì, quindi, ma non perchè fosse stupido, diciamo che le intenzioni di fondo potevano essere scusate.
Naturalmente si finisce sempre nel vecchio adagio il fine giustifica i mezzi, con la conseguente risposta che ciascuno di noi vuole dargli, in un caso o nell'altro svilupperemo una certa affinità con Giorgio III o un'antipatia senza eguali.
Ma di certo non lo si può definire un sovrano assolutista al pari di Luigi XVI, Ferdinando di Napoli, Federico di Prussia.


Il caso della Dichiarazione d'Indipendenza Americana
Drafting the Declaration of Independence
by Jean Leon Gerome Ferris
Oltre a questo, Giorgio III è speso ricordato per la Dichiarazione d'Indipendenza delle colonie americane, che all'epoca erano 13.
L'espempio di poco fa ha sovvertito un po' l'ordine degli avvenimenti, avendo parlato noi prima di un avvenimento accaduto quando l'America era già una piccola e arrancante federazione e lasciando a seguire la vicenda della sua nascita e indipendenza, certamente difficoltosa e travagliata come ogni indipendenza conquistata fino ad oggi, da quella dalla dittatura all'uscita serale dopo mezzanotte [non le metto sullo stesso piano, ma sempre d'indipendenza si tratta e, soprattutto, di dimostrare che si è maturi a sufficienza].

Gli stati del Nuovo Continente, durante il regno di Giorgio III, erano vessati da una politica inglese tendente a sminuirne il valore e la produzione e tassati nelle esportazioni e importazioni fino al furto; essi si ribellarono contro il governo britannico (famoso l'episodio del Boston Tea Party, quando per protesta contro le leggi del Tea Act, vennero gettati a mare casse e carichi di tè inglese) dando vita alla Guerra d'Indipendenza Americana, targata 1775, che cessò solamente nel 1781 dopo la sanguinosa battaglia di Saratoga, con il riconoscimento degli USA, all'epoca non ancora USA ma vabbè, da parte del Parlamento inglese e la stesura di quella che poteva essere considerata una prima bozza della carta dei diritti dell'uomo.

Molti criticano la linea durissima di repressione sia delle colonie che dell'insurrezione che Giorgio III mise in pratica contro le sue colonie, respingendo le richieste di maggiore libertà di scambio e di commercio e, invece, punendoli con ulteriori tasse, dazi e balzelli, scatenando proprio quello che aveva temuto: una seprazione definitva con guerra annessa e conflitto politico.

Effettivamente una linea più moderata, leggi meno intransigenti, definite dai coloni addirittura Intolerable Act, forse avrebbero condotto ad uno sviluppo storico differente, ma rimuginare sul passato è inutile e troppo spesso dimentichiamo che, per quanto il re fosse sempre il re, stiamo parlando di una monarchia parlamentare [torniamo al discorso di prima], la prima della storia, costituitasi nel 1244 con la stesura della Magna Charta quando, per essere cattivi, gli altri stati si stavano ancora dondolando sugli alberi mangiando banane.

Quindi, per quanto Giorgio III fosse pontente e accerchiato da fedelissimi che lo supportavano in toto, la guerra è comunque una questione che, perfino in un paese assoluto, non può decidere un uomo solo: quindi incolpiamo lui, ma con moderazione perchè una maggioranza di politici, parlamentari, senatori e quant'altro fu con lui e corrompere qualcuno per fare la guerra porta al successo solo se questo sulla guerra può specularci. Quindi chi ha deciso e approvato l'aggressione armata l'ha fatto per propria convenienza.

D'altra parte, come recita una frase scritta su uno dei palazzi più importanti della mia città:

La guerra e una lezione della storia che i popoli non ricordano mai abbastanza
Benito Mussolini


Triste constatare chi sia stato a pronunciarla.


La Rivoluzione Francese e il periodo bonapartista
Oltre a quanto citato sopra, era sempre Giorgio III sul trono inglese quando vi fu la Rivoluzione francese, quando l'Inghilterra divenne patria di rifugiati e disperati che scappavano dalla Parigi in tumulto o durante il periodo di repressione delle rivolte in Vandea.

Per finire, ancora lui sarà il re inglese al momento della salita al potere di Bonaparte e a onorare il Paese dopo la gloriosa (si fa per dire, una battaglia può essere considerata gloriosa solo fino ad un certo punto) battaglia navale di Trafalgar, al comando dell'Ammiraglio Horatio Nelson.

Horatio Nelson
by Lemuel Francis Abbott
Non parteciperà di persona alle trattative del Congresso di Vienna del 1815 che riorganizzeranno lo scacchiere europeo dopo il passaggio dell'Imperatore corso, che sotto questo aspetto può essere considerato un novello Attila, poichè già destituito dalla carica reale per infermità mentale (1811), il potere ormai passato a Giorgio IV, ancora Principe Reggente.


L'atto d'unione: nasce il Regno Unito
Come se tutto questo non fosse sufficiente per un uomo solo, c'è ancora un fatto storico, politicamente mastodontico che spesso ci scordiamo, ma che è fondamentale: l'Atto d'Unione.
Erroneamente anche io per comodità parlo di Inghilterra, quando invece bisognerebbe parlare di Regno Unito, perchè si tratta di una federazione (Inghilterra, Galles, Scozia e Irlanda del Nord), ma volete mettere scrivere tutte le volte sta pappardella di robetta quando capiscono tutti?

Il Regno Unito come federazione nasce proprio durante il governo di Giorgio III, nel 1707 per la precisione, quando Inghilterra e Scozia con i rispettivi Parlamenti votarono per l'unificazione. Ecco perchè parliamo di Atto d'Unione (che poi gli Atti d'Unione sono tre: con il Galles, con la Scozia e con l'Irlanda).
Le motivazioni che spinsero i due Paesi a intraprendere questa strada erano molto differenti:
  • L'Inghilterra spingeva per l'unificazione per assicurarsi di mettere sul trono un unico sovrano protestante che guidasse le due nazioni e non spingesse gli scozzesi ad una rivolta contro l'Inghilterra oppressiva, quest'ultima si era più vole dovuta guardare le spalle da questo genere di insurrezioni, l'ultima dell quali, guidata da Bonnie Charlie era stata l'ultima rivolta giacobita sedata da, guarda caso, Giorgio II.
  • La Scozia aveva ragioni diversissime: voleva assicurarsi una cerca stabilità politica ed economica, la prima delle due era perseguita da sempre, ma vista la natura un po' suscettibile degli scozzesi stessi, era sempre stata una mera utopia.
La parte più difficile, oltre a mettere d'accordo tutti i politici dei due schieramente, che come si sa cercano sempre di fare i propri interessi prima di quelli del popolo (chiamasi assioma della politica) fu conciliare le due diversissime professioni religiose.
Se l'Inghilterra era ufficialmente protestante dai tempi di Elisabetta I, derivante da una serie di misure di repressioni religiose durissime contro cattolici e papisti, la Scozia seguiva la Chiesa Scozzese, presbiteriana protestante di orientamento calvinista, figlia di un proprio scisma dalla Chiesa Cattolica romana.
C'era sempre stato attrito tra le due, ma adesso che il Paese era UNO, bisognava mettersi d'accordo e, soprattutto, essere tolleranti.
Il vero problema religioso, comunque, nascera con l'Atto d'Unione (chiamiamo Atto d'Unione II) del 1800 che annettè l'Irlanda.
Politicamente debole e incerta, la fase Parlamentare fu semplicissima, difficoltosa ancora più di quella scozzese la parte religiosa, perchè l'Irlanda, come tutti sappiamo, era ed è in prevalenza cattolica, non solo, ma cattolica romana, il peggio del peggio di quello che era stato violentemente represso in Inghilterra durante i secoli passati.
Si cercò di convertire l'Irlanda, ma l'attuale configurazione religiosa dimostra che i risultati furono piuttosto scadenti.
Come si evince dalle date, in entrambi gli Atti di Unione Giorgio III era ancora sul trono, abbastanza lucido e convinto della sua politica.




Quindi...
Insomma, tutti ne dicono peste e corna, ma questo re non è stato né migliore né peggiore di altri, visto che la somma delle sue vittorie militari e politiche bilancia quella delle sconfitte e umiliazioni.
Senza contare che, per una questione di fortuna/sfortuna, si è trovato in un momento storico davvero densissimo di avvenimenti di rilevanza internazionale!
Poveraccio, tutte a lui sono capitate le questioni spinose su cui vertevano i dibattiti filosofici dell'epoca e lui che ha fatto? Le ha risolte secondo la tradizione.
Ritratto di Giorgio III
by Allan Ramsay
(da notare i tacchi rossi alle scarpe)
Al riguardo, penso che il sottotitolo di uno dei libri riguardanti Giorgio III, che cito anche nelal bibliografia, sia significativo: A personal history, 'sto qua da solo ha condensato metà della storia moderna! L'ha fatta, vissuta al comando!
Io la chiamo jella, ma qualcuno potrebbe essere di parere opposto, certo si trattava di una responsabilità non irrilevante.

Sono dell'opinione che il grande accanimento che si fa contro questo personaggio sia da ricercare nel fatto che agli inglesi pesi ancora non poco di aver perso le colonie americane, tra l'altro in modo tanto disonorevole, per una quantità di motivi politici, economici, geografici e quant'altro, oltre allo smacco di aver dovuto concedere l'Indipendenza DOPO aver perso una battaglia, quella di Saratoga, contro un esercito al limite del ridicolo, che tuttavia era molto più motivato dei soldati britannici [al riguardo vorrei dire agli inglesi che, se l'Italia è riuscita a prenderle nella Battaglia di Adua, in Etiopia, contro un gruppo di guerriglieri poco più armati di bastoni e frecce, loro non devono assolutamente preoccuparsi di dover "salvare la faccia", tanto noi di figuracce storiche pessime ne abbiamo fatte a bizzeffe,tra voltabandiera, Re Lazzaroni e quant'altro].

Concludo qui, sperando che queste ultime considerazioni non vi abbiano urtato pià di taqnto e augurandomi di non aver sollevato un vespaio.

Ci si vede presto per il terzo e ultimo approfondimento: quello che mi preoccupa adesso è che, se ho fatto 3 post su Giorgio III, dovrò scriverne 4 su Giorgio IV... mamma mia, sono terrorizzata: che dico su 'sto tipo ora?

Baci





Mauser

1 commento:

  1. Neanche un commento a questo post! Perdonami, sono arrivata solo adesso (e sì che te lo avevo chiesto io!) Penso che tu abbia trattato abilmente l'argomento, di cui infine mi sono fatta un quadro più chiaro, e concordo pienamente con le tue conclusioni. Di certo si è trovato "nel posto sbagliato al momento sbagliato" e tutte quelle responsabilità avrebbero fatto impazzire chiunque!

    Sara

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